Artenisi, detti anche da Bagno ed Albagni

Un atto del 1165 ricorda un Artenisio, probabilmente consolo, tra i nove treguani che vi son menzionati. Rolandino giurò in Reggio la lega rinnovata tra quel comune e il proprio nel 1219. (1) Altri degli Artenisi andarono podestà e ambasciatori segnatamente ad alcuni comuni lombardi per rannodarli in lega con Bologna. Alquanti di loro furono sovente anziani dal 1284 al 1370, e alcuni, ch' erano tra' Bolognesi pregiudicati ne' proprii commerci da' Veneziani, versarono danaro in copia nell'erario per allestire una spedizione contro i perturbatori (1270). (2)

Gli Artenisi, che secondo si narra presero parte a due crociate e che capitanarono milizie bolognesi, erano di fazion geremea e cominciarono a battagliare contro i Casteldebritti nel 1243. (3) Rappattumati indarno dal rinomato paciere di Paquara, si riattaccaron con loro nel 1258, attratti nella mischia suscitata tra Galluzzi e Carbonesi da nozze non consentite. Ripresero le armi più fieramente contro l'odiata famiglia nel 1260, e nel 1269 le volsero contro quelli da Sala. Due anni dopo si riazzuffarono con essi Casteldebritti seguiti od osteggiati da altre famiglie. (4) Uccisero un avversario ed ebbero Ricciardo malconcio da ferite. I frati gaudenti li indussero a conciliazione, ma cimentatisi due anni appresso co' Rizzi, fu morto Prinicivalle Artenisi.

Giurarono la pace del 1279; non ricompariscono più come perturbatori se non nel 1334, messi allora al bando, (5) e si dileguano prima della fine di tal secolo.

Il Ghirardacci (6) seguito dall' Alidosi (7) narra che nel 1141 gli Artenisi fecero costruire una tórre, veramente artificiosa, nella via Giubbonerie o Strazzerie, verso Porta ravegnana.

Questa torre era passata negli Alberici allorchè nel 1201 ai 7 di maggio repentemente precipitò in gran parte, fracassando con altre case quella degli Asinelli non che porta asinella. (8) Schiacciò trentasette persone, fra le quali un Pietro Asinelli ( forse quello stato console vent' anni prima ) e sua moglie ch' erano in letto. Questa rovina casuale fu cagione d' altre deliberate, imperocchè alquante torri furono allora mozzate dai proprietarii impauriti. (9)

Codesta torre è certamente quella di cui rimane un troncone in via Giubbonerie, nella casa la cui porta è in via Caprerie, col n. 1259, giacchè l' Alidosi (10) ci dice che a giorni suoi apparteneva alla commissaria di Tarlato Pepoli, come anche adesso si continua a indicarla. E questo è perchè, venuta con altri edificii in proprietà di Francesco Pepoli detto Tarlato, fratello di Taddeo signore di Bologna, egli ne dispose a pubblico beneficio, istituita un' amministrazione o commissaria di frati domenicani.

Il troncone di torre rimasto, che si vede da cima a fondo rispettato dalle decennali scialbature, è alto quasi 23 metri, largo metri 8,14 ed un poco inclinato a levante.

I muri del primo piano son grossi metri 2,14, in cima 1,93, quindi la torre dovev' esser molto alta. Vi sono dodici file di ponti aperti e lo spazio per altri sei con intervalli di circa metri 1,26 ma non offre nessun indizio della decantata artificiosa costruzione. Ha accanto un alto antico edificio a ponti che ha l' apparenza, ma non le grosse mura, d' una torre. Sarebb' esso l' avanzo d' una casatorre ?

Gli Artenisi avevano un' altra torre in una casa in strada s. Stefano presso la via Paese, via poc' oltre la Volta dei Sampieri andando verso la basilica stefaniana, e che fu compresa almeno in parte nel palazzo Pepoli. La casa Artenisi dev' essere o l'antichissima, ora ammodernata, che ha il n. 74, o l' altra antica, come appare tuttavia, che ha il n. 76: però non vi sono resti che si possano dire francamente di torre. Quella casa confinava con Guido Cattani e, mediante la via Paese, con Guido Corradi. Azzo del già Alberto Artenisi dopo averla affittata insieme con la torre nel 1283, per 29 lire annue, (11) le vendette ambedue l' anno seguente per lire 100 a Jacopino nipote del sopraddetto Corradi. (12)

Era un' altra torre, benchè situata nella medesima strada s. Stefano, quella originariamente dei Buvali di cui gli Artenisi comprarono la metà dai Zovenzoni nel 1276. — Vedasi Zovenzoni.

(1) Savioli, Ann. v. 3, pag. 354, 386.

(2) Ghirardacci, Hist. v, 1, pag. 444. Savioli, Ann. v. 5, pag. 432.

(3) Ghirardacci, Ann. v. 1, pag. 100, 121. Savioli, Ann. v. 5, pag. 177.

(4) Savioli, Ann. v. 5, pag. 321, 341, 422, 448.

(5) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 116. Savioli, Ann. v. 5, pag. 448, 471,

(6) Hist. v. 1, pag. 60.

(7) Instrut., pag. 190.

(8) Questa porta asinella era probabilmente quella del recinto urbano anteriore al secolo X, detta ravegnana, come lo sono tuttavia la piazzetta in cui metton capo cinque strade principali della città e la chiesa di s. Bartolommeo. Vedasi Gozzadini, studii archeologico-topografici sulla città di Bologna, pag. 9, n. 5.

(9) Villola, cron. ms. fol. 37. Histor. miscell, col. 248. De Griffonibus M. Memor. col. 108. Alberti, Hist. lib. 8, deca 1. Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 108. Savioli, Ann. v. 3, pag. 249. Guidicini, Cose not. v. 3, pag. 221.

(10) Instrut., pag. 190.

(11) Docum. n. 131.

(12) Docum. n. 135.