Via delle Grade, dal II volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via delle Grade comincia dalla piazza dei Calderini, e termina al sagrato di S. Domenico.

La sua lunghezza è di pertiche 14, 09, e la sua superficie di pertiche 16, 89, 2.

Nel secolo XV si trova citato spesse volte un luogo detto presso i Gradi del cimitero di S. Domenico, del quale ne abbiamo l'ubicazione da un instrumento delli 29 settembre 1481, che dice essere contiguo alla sepoltura dei Foscarari.

Sembra probabile che nel passaggio alla via del cimitero vi fosse una gradinata, dalla quale avesse preso il nome di via dei Gradi, ora dalle Grade.

Nel 1505 si diceva via Santa, nel 1569 via della piazzola, nel 1585 via delle Grazie, nel 1596 via dell'Arca dal sepolcro Foscarari, finalmente fu detta via dei Fittoni da certe colonette dette volgarmente fittoni, che impedivano la comunicazione alle carrozze dalla via delle grade al cimitero.

Da un documento delli 26 marzo 1592 apprendiamo che una stamperia in capella S. Damiano confinava col cimitero e colla strada dei Fittoni, poi detta delle Grade.

Via delle Grade a destra entrandovi per la piazza dei Calderini.

N. 496. Casa di Andrea del fu Antonio Archi, marito di Laura del fu Bartolomeo Beccadelli, valutata, li 30 giugno 1525, mille durati d'oro, ed assegnata dai suddetti coniugi parte in permuta, e parte in dote a Ginevra unica loro figlia, e moglie del famoso dottor in leggi Agostino del fu Matteo Berò. Rogito Sebastiano Roversi.

La fronte della facciata era di piedi 34, aveva di profondità piedi 60, e confinava con vie pubbliche a levante ed a settentrione, con Vincenzo ed Alessandro Marchesini a mezzogiorno, e coi Nobili nella parte posteriore a sera.

La famiglia Archi, detta anche dall'Arco, terminò nella suddetta Ginevra, che testò li 9 febbraio 1573. Rogito Alessandro Chiocca.

1532, 28 settembre. Il dottor Agostino Berò compra da Vincenzo, Galeazzo e Lodovico, padre e figli Marchesini, alias dall'Olio, una casa posta sotto S. Damiano nella via delle Grade. Confina con Bonaparte Ghisilieri a mezzodì, con Andrea Archi a settentrione, e con una chiavica di dietro. Rogito Lattanzio Panzacchia.

Questa casa è l'annessa alla precedente di diversa facciata, e che in appresso furono unite ed incorporate, come dice il detto Berò nel suo testamento fatto nel maggio del 1553. Rogito del suddetto Panzacchia.

Il Berò morì li 14 settembre 1554.

Nel 1569 la porta della casa Marchesini era murata.

1556, 10 novembre. Marco Tullio, Carlantonio ed Ercole fratelli, figli del dottor Agostino Berò, comprano da Guglielmo ed altri della famiglia Nobili una casa antichissima e ruinosa posta sotto Sant'Andrea degli Ansaldi, con ingresso in Battibecco, per L. 2000. Confina colla via pubblica che va direttamente a S. Domenico (ora via Garofalo), coll'altra via pubblica che va alla piazzola dei Calderini, cogli eredi del fu Giacomo Ringhieri a mezzodì, e coi compratori di dietro, cioè a levante. Porzione di questa casa era ad uso di stalla con porta e finestre sulla via che va alla piazzola nel confine dei Berò. Rogito Lattanzio Panzacchia.

1570, 29 maggio. Il Senato concede a Marco Tullio Berò, che possa dirizzare il muro nel vicolo laterale dalla parte sinistra, (strada delle Scuole Pie), presso la casa dei Barbieri, collocandovi modioni esteriori, a condizione però che nella parte posteriore di detta sua casa non possa alzarvi muro sopra, oltre piedi 10, e se prima non sia demolito il vecchio muro in confine della casa di Domenico Maria Renghiera posta in via Garofalo.

Sull' origine dei Berò vi è fra i cronisti disparità di opinioni. Il Dolfi la fa di scendere da Riniero di Lamberto Berò (nota Breventani: che è de Bero o de Bejo), che nel 1133 donò una gran parte dei beni che possedeva sul colle di S.Vittore ad Alberio priore di quel monastero. Che questa donazione sia stata fatta non si mette in dubbio, ma che il donatore si chiamasse dei Berò nel 1133, e che fosse un ascendente della famiglia di questo cognome, non si può ammettere.

Che Agostino di Matteo, giureconsulto famoso, dottor in leggi, colleggiato, lettor pubblico con 800 scudi d' oro di stipendio, fosse di oscura e bassa condizione, come qualcuno ha detto, è pure inverosimile, poichè un Tommaso di Giovanni era scrittore e notaro nel 1380, e forse da lui i Berò si dicevano alias Scrittori, sopranome poi abbandonato da Matteo padre del dottor Agostino.

Matteo di Tommaso e di Elena Sampieri, fu padre del sullodato dottor Agostino e di Girolamo. Dal primo discese il ramo da S. Domenico, terminato nel conte Ercole bastardo leggittimato di Gio. Francesco, che lasciò Olimpia unica figlia maritata nel conte Angelo Sacchi, morta li 14 giugno 1736. Dal secondo discese il ramo di Strada Castiglione, terminato in Ginevra Marianna del conte Gio. Agostino, moglie di Carlantonio di Guglielmo di Gaetano Dondini, morta li 11 ottobre 1761 nella sua villa fuori di Budrio.

Questo stabile passò al ramo di Strada Castiglione, e Gio. Agostino di Federico lo vendette li 19 settembre 1753 al conte Filippo Carlo Sacchi per L. 8700. Rogito Gaspare Sacchetti. Ultimamente era dei Casanova.

N. 502. Casa di Baldassare del fu Gio. Accursio, da lui venduta li 18 aprile 1482 ai Domenicani per L. 125. Rogito Girolamo da Fagnano. Si dà per posta sotto San Damiano, nella strada detta anticamente della Grata, rimpetto al sepolcro dei Foscarari, ed il prezzo fu sborsato da Antonio del fu Carlo Solimani per porzione di quello di due case poste sotto S. Procolo, al medesimo vendute dai Domenicani nel 1476. Rogito idem.

Via delle Grade a sinistra entrandovi per la piazza Calderini.

Lo stabile ora unito alla casa già Savi, poi Marulli, nell' angolo della via Poeti, li 21 ottobre 1505 era di Giacomo e fratelli, figli del dottor Calderino Calderini, quali eredi del fu Gaspare Calderini, e da essi venduta a Bartolomeo del fu Giacomo Bianchini per L. 1600. Rogito Lattanzio Panzacchia. Dicesi posta sotto S. Damiano, in confine della via pubblica che dal trivio, ossia piazzola dei Calderini, va a Strada Castiglione dalla parte anteriore, presso altra strada detta la via Santa, presso gli eredi e figli di Domenico Cattelani da due lati, e in loro vece con Giacomo Spontoni. Nel 1514 era dei Guidotti. Si noti che li Spontoni possedevano in via Poeti il N. 478, e forse avevano le stalle nella parte opposta della via dell'Orto.

Li 26 marzo 1676 la detta casa era ad uso di forno, che fu venduto da Alberto di Obice Guidotti a Francesco Boccaferri per L. 5000. Rogito Francesco Passarotti. È detto essere sotto S. Damiano, in capo alla piazza dei Calderini, in confine della via pubblica da due lati, di Tommaso Ghisilieri e del compratore.

N. 495. Casa di Matteo, Lodovico e Gaspare fratelli, figli del fu Domenico dall' Oro, venduta a Bonaparte del fu Giorgio Ghisilieri per L. 2800, rogito Giacomo Carlini delli 6 aprile 1514, posta nella via detta delle Grade di Mezzo, nel qual prezzo è compresa una casetta ad uso di stalla. Confina la prima la strada verso sera, Ercole Savi a mattina e a mezzodì, e i Guidotti a settentrione. La stalla, che è nella parte opposta, confina Alessandro Marchesini a settentrione, la strada a mattina, Zaccaria Celidoni e Girolamo Ringhiera a sera mediante Androna, e certa casa detta dei Sigli (pare a mezzodì).

I dall'Oro fu famiglia antica e nobile, che pare oriunda da Medicina da un Iacopo di Pellegrino nel 1294. Battista iuniore, canonico di S. Pietro, lasciò erede il capitolo della cattedrale nel 1596. Finì in D. Gio. Battista morto li 28 febbraio 1703 mentre era capellano degli Anziani.

1566, 31 ottobre. Adamantino Ghisilieri aveva casa sotto S. Damiano. Rogito Annibale Cavalli. Confinava Oppizzone Guidotti a settentrione, Vincenzo Savi a mattina e Giacomo Monoini a mezzodì. Idem, una stalla in faccia, in confine dei Berò, di Pietro Albergati, e di Domenico Maria Ringhiera. È probabile che questo ramo abbia abitato prima in via Poeti (Vedi N. 473).

1613, 14 marzo. Achille del fu Coriolano Ghisilieri, e Girolamo del fu Giovanni Maria Ghisilieri, donano a Carlo, naturale leggittimato di detto Achille, una casa grande sotto S. Damiano, nella strada che va a S. Domenico, e la stalla e rimessa in faccia alla predetta casa abitata da Achille. Confina a occidente la via pubblica, a mezzodì i Mondini, a oriente e a settentrione i Boccaferri. La stalla e rimessa confinava coi Berò a settentrione, cogli Albergati a mezzodì e colla via ad oriente.

Achille di Coriolano di Alessandro di Andrea di Nicolò Ghisilieri, morto li 22 marzo 1614, lasciò fra gli stabili della sua eredità una casa nella contrada che dalla piazzola dei Calderini va a S. Domenico, e una casa con rimessa rimpetto alla predetta. Rogito Girolamo Galeazzo Berò delli 22 dicembre 1614.

Il suddetto Achille, nel suo testamento fatto a rogito di Antonio Malisardi delli 10 febbraio 1614, ordina che nella sua casa, posta nella contrada dei Calderini si faccia una chiesa con quella magnificenza che potrà comportare la sua eredità. Questa sua disposizione non fu eseguita.

N. 494. Casa unita alla precedente, la quale appartenne ai Savi, e sotto li 31 ottobre 1566 a Giacomo Mondini, i cui discendenti acquistarono in seguito il precedente N. 495, e di due formarono una sola casa.

Lorenzo Mondini la possedeva li 17 luglio 1603.

Per la morte di Giacomo Mondini fu erede di questi stabili, li 15 dicembre 1660, Giacomo di Rodolfo Tortorelli.

Nel 1719 era affittata a Camillo Boccadiferro, e nel 1753 al cav. Lodovico Boccadiferro.

1793, 8 maggio. Il conte Giacomo Marulli compra da Antonio Tortorelli due case unite sotto S. Damiano, nella via dei Fittoni, per L. 11700. Rogito Filippo Tacconi.

Li 20 agosto 1793 la stalla nella parte opposta di questa strada, N. 497, fu venduta per L. 1500 al consultore Giuseppe Gavazza. Rogito dottor Filippo Tacconi. In appresso ambedue le case furono acquistate dall'avvocato Pigozzi di Crevalcore, e poco dopo da Michelini, i di cui figli le possedevano anche ultimamente.

N. 492. Li 6 aprile 1411 i Padri Domenicani comprano per L. 250, da Catterina del fu Francesco Alberti, vedova di Lorenzo da Galerate, due case presso il cimitero e il sepolcro dei Foscarari. Rogito Tommaso Gallisti.

La casa che faceva angolo col cimitero era stata di Pasio di Guido Mogli beccaro, il quale li 9 febbraio 1402 l'aveva venduta a Nicolisia di Ducio da Firenze, e a Catterina del conte Francesco dei conti di Verona, vedova di Lorenzola di Galerata. e confinava il sagrato di S. Domenico. Rogito Gaspare Sassoni.

I Domenicani la rifabbricarono ad uso di stamperia detta di S. Tommaso d'Aquino nel 1725 con spesa di L. 5000. Li 20 aprile 1731 fu affittata a Giuseppe Fabri e a Gaetano Rossi per L. 450. Nel 1734 era condotta da Costantino Pisarri per L. 150 senza i capitali e i torchi. Gli successe Tommaso Colli li 30 giugno 1747 che pagava L. 285. Li 2 giugno 1759 la conducevano per L. 550 D. Giuseppe e Giacomo Taruffi. Li 31 maggio 1777 la prese Petronio dalla Volpe per L. 600. Finalmente l'ultimo conduttore di questa stamperia fu Giuseppe del fu Petronio Lucchesini, morto li 13 gennaio 1820.

Aggiunte

1438, 6 dicembre. Compra Gio. Benedetto Barbieri una casa appresso le Grade del cimitero di S. Domenico, per L. 100. Rogito Antonio Arzeli.

1442, 15 luglio. Lippa Nappi, vedova di Francesco Grassi, compra da Lodovico e Francesco Muzzarelli una casa sotto S. Damiano in via Grade di mezzo, per L. 150. Rogito Fabrino Paci.

1509, 1 settembre. Compra Girolamo Ghisilieri da Enea Orlandini la metà di due case sotto S. Damiano, che confinavano di dietro coi Savi mediante Androna. Rogito Tommaso Grengoli.

1518, 11 settembre. Compra Girolamo Ghisilieri da Francesco Rubaldini una casa sotto S. Damiano nella via Santa, per L. 230. Confina Ercole Savi di sotto, i beni dei Padri di S. Domenico di sopra, Mauro Francesco Speciaro di dietro. Rogito Gio vanni Battista Pellegrini.