Famiglia Paleotti

Paleotti, famiglia di qualche antichità, ma non dell'origine favolosa riportata dal Campana. Il suo antico cognome era dalle Pallotte, o dalle Paliotte.

Tutti avevano sepoltura in S. Iacopo.

Nel 1453 Vincenzo di Bonaventura esercitava l'arte della strazzaria.

Nel 1497 alcuni dei figli del dottor Vincenzo erano banchieri, e nel 1499 trafficavano in frumento e biade.

Nel 1502 Astorre negoziava in sale, in società con Napoleone Malvasia tesoriere di Bologna.

Le case le ebbero, nel 1546, sotto la parecchia di S. Giorgio in Poggiale.

Nel 1551 Bonaventura di Floriano era della parrocchia di Santa Maria Maggiore.

Nel 1543 Lucrezio di Sigismondo era della parrocchia di S. Felice.

Nel 1569 Giulio era della parocchia di Santa Margherita.

Del 1580 Annibale e Francesco erano della parrocchia di S. Benedetto.

Il casamento, ultimamente di proprietà Benati, sotto la parocchia di Sant' Andrea degli Ansaldi, nel 1584 era dei Paleotti. Nel 1641 fu venduta ad Orazio Montecalvi causidico, per L. 25000.

Palazzo in Strada S. Donato, già senatorio, composto dell' antica casa di Vincenzo Paleotti I. C. e della bella casa già edificata dai Salaroli. Aveva annesse le scuderie di Giovanni II Bentivogli, che furon affittate al Monte della Canepa. Alla morte del senatore marchese Giuseppe, questo palazzo colla sua eredità passò al marchese Filippo Bentivogli. L' unica sua nipote ex figlio erede, la marchesa Lisabetta Bentivogli, vedova, senza figli, del marchese Paolo Magnani, instituì eredi gli ospitali Azzolini ed Abbandonati.

Di dietro al detto palazzo, rimpetto a S. Sigismondo, nella parte contigua al Monte della Canepa, vi abitava il ramo Paleotti di monsignor Alfonso Arcivescovo di Bologna.

Nel 1348 frate Francesco di Bonaventura aveva casa nel Mercato di Mezzo.

Avevano casa e bottega sotto S. Dalmasio de' Scannabecchi, venduta da Baldassare Leti al dott. Vincenzo e Sigismondo Paleotti, per L. 450, nel 1456.

Il ramo di Carlantonio, discendente da Stazio, uno dei figli di Vincenzo I. C. , abitava nel 1616 sotto la parrocchia della Mascarella.

Avevano un casamento sotto la parrocchia di S. Michele dei Leprosetti, che fu poi di Valerio Sampieri.

Nel 1511 Astorre del fu dottor Vincenzo Paleotti comprò da Agnolo di Abramo da Fano, ebreo, che teneva banco d' usura in Bologna sotto la parocchia di Sant' Andrea degli Ansaldi, detto il Banco della Schola, una casa sotto la parocchia de' Leprosetti. Confinava a mezzodì la Strada Maggiore, a settentrione Marcantonio e Annibale Fantuzzi, per L. 3000. Nel 1531 è detto che confinava colla casa di Antonio Galeazzo Malvasia.

Avevano pure un palazzo lungo il Guasto, di proprietà del ramo del marchese Bernardino, che nel 1494 abitava sotto la parocchia di S. Marco.

Il ramo di Sigismondo di Bonaventura abitava nel 1495 sotto S. Colombano.

Il ramo di Antonio di Bonaventura era della parrocchia di Santa Maria di Porta Ravegnana.

Il detto ramo possedeva tre casette contigue con orto e prato sotto la parocchia di Santa Lucia in Pozzo Rosso.

Scipione di Vincenzo nel 1519 abitava sotto S. Martino dell' Avesa.

Possedeva due case nel Borgo delle Ballotte, e Mirasol Grande.

Il ramo senatorio s' estinse nel senatore marchese Giuseppe morto senza figli, e in vigore di testamento la sua eredità passò al marchese Filippo Bentivogli, siccome figlio di Lisabetta Paleotti zia di detto marchese Giuseppe. Il marchese Filippo Bentivogli lasciò erede la sola figlia Lisabetta sua nipote ex filio, che sposò il senatore marchese Paolo Magnani. Costei morì vedova e senza figli nel 1766, e lasciò eredi i due ospedali Azzolini e Abbandonati. Poco dopo seguì una transazione fra i detti due ospedali e il senatore conte Gregorio Casali, sostituito nel testamento del marchese Filippo Bentivogli, nella quale transazione, del patrimonio Paleotti, fu assegnato agli ospedali il palazzo e annessi in Bologna, la tenuta e il palazzo Arienti, e il palazzino col fondo alla Madonna del Monte. Il senatore Casali ebbe la tenuta e il palazzo di S. Marino.

All'altare dell' Annunziata in S. Pietro avevano il padronato di un ricco benefizio.

Avevano pure i benefizi dei SS. Bartolomeo e Biagio, dell' Assunta e di S. Gio. Battista, fondati nella Metropolitana da Felisio Raimondi nel 1401, poi patronato dei Paleotti donatogli nel 1481.

Avevano capella e altare di S. Francesco con arca nel Corpus Domini.

Il senatore Giuseppe Maria obbligò il conte Filippo Bentivogli, suo erede, a terminare ed ornare decentemante questa capella entro un anno dal giorno della sua morte.

Capella dedicata a S. Gio. Battista con sepoltura in S. Iacopo.

Nomina di tre doti da dispensarsi il giorno di S. Pietro nella Metropolitana.

Padronato del benefizio semplice della SS. Annunziata nel 1669.

Nel 1581 D. Pellegrino e Filippo, fratelli Mazzini, cedettero le loro ragioni sopra la loro chiesa rurale di Santa Maria di Miserazano al senatore Camillo Paleotti.

Capella, altare e sepoltura in Santa Cecilia.

Dote annua a una zitella del comune di S. Marino.

Aveva beni ad Anzola, impresa degli Arienti della rendita di L. 9731, 19, 15. Armarolo, Bagnarola, Barisella, Co di Fiume, S. Benedetto, Bisano, Livergnano, S. Giorgio di Montagna, Scanello, Bonconvento, Borgo, Santa Viola, Spirito Santo, Caldarara, Budrio, Casal Fiumìnese, Casalecchio de' Conti, Castagnolo Minore, Funo, Castel S. Pietro, Castenaso, Fiesso, Corticella, Ronchi di Corticella, Crespellano, Calcara, Croce del Biacco, San Donino, Sant' Egidio, Galiera a Rovera, o Sant' Agostino di Galliera, Gaveseto, S. Giorgio di Piano, Longara, Marano, S. Martino in Casola, S. Martino tenuta, Soletto, Santa Maria in Dono. La tenuta di S. Marino era di semina corbe 127. S. Martino in Soverzano, Madonna del Monte, che nel 1564 il senator Camillo comprò da Alfonso Zani, e cioè i miglioramenti di tornature 16 di diretto dominio dei Padri di S. Procolo, Ozzano, Pianoro, Piumazzo, Pizzano, Pizzocalvo, Pradola, Quarto di sotto e di sopra, Sesto nell' Imolese, San Silvestro o Chiesa Nuova, Stiatico, Trebbo, Villafontana, Buda, Medicina, Ganzanigo, Zola Predosa. Non si desuma però una corrispondente ricchezza dal numero delle comunità nominate, poichè sono citate o per causa di contrattazioni, o di piccole pezze di terra possedute dai Paleotti per una lunga serie d' anni, ma in diverse epoche.

Ramo Paleotti superstite, che ultimamente si suddivideva in due rami. L' uno proveniente dal marchese Francesco, primogenito del marchese Andrea e di Felicita Lanzoni mantovana sua prima moglie, per cui ebbero I' eredità Lanzoni, quindi i suoi discendenti abitarono parte dell' anno in Bologna ove avevano un quarto del palazzo e beni nel territorio, e parte in Mantova dove avevano i beni Lanzoni.

L' altro proviene dal marchese Ferdinando, figlio del marchese Andrea e di donna Cristina Dudley dei Duchi di Northumberland sua seconda moglie, e possedeva pure parte del palazzo e beni nel territorio.

Questo ramo abitava da epoca la più remota nel palazzo lungo il Guasto, sotto la parrocchia di Santa Cecilia rimpetto al palazzo senatorio Paleotti , che Bernardino di Floriano rifabbricò nel 1587. Questo ramo è infetto perchè propagato da Carlo figlio naturale di Bernardino di Floriano nel 1587, che fu legittimato da monsignor Gio. Battista Campeggi Vescovo di Maiorica. Furon fatti marchesi nel 1622. Questi Paleotti, cui appartenne Antonio di Bonaventura, nel 1494 abitavano sotto la parrocchia di S. Marco, e nel 1496 Antonio, stipite di questo ramo, con Carlo e Andrea suoi figli sotto quella di Santa Maria di Porta Ravennate, più avevano bottega dell' arte della seta. I loro beni erano a Sant' Agostino, Badalo, Brento, Monterumisi, Scascoli, Vado, Budrio, Casaglia, Tavernelle Villafontana.

Quando cessò il ramo senatorio, il superstite pretese subentrare nelle nomine e nelle onorificenze, ma non ottenne che ben poco o nulla.

Nel 1599 ebbero l' eredità Meratti in causa di Congenua moglie di Carlo Paleotti.

L' arma del ramo senatorio inquartava i gigli di Francia, e tre leopardi d' Inghilterra frammezzando i quarti con tre fascie nere in campo d' oro, che sono del marchesato di Geva. Il ramo superstite porta la sola arma Paleotti.

Alessandro di Vincenzo dottor in leggi senator II fatto nel 1552 in luogo di Annibale suo fratello, morto fino del 1516, fu marito di Gentile della Volta. Morì li 13 settembre 1527, altri dicon li 8 marzo 1527, e il suo senatorato passò a Vincenzo Ercolani. Era lettore del Collegio de' giudici canonico e civile.

Annibale di Vincenzo senator I, marito d' Alessandra Marsili, nel 1512 fu carcerato per cospirazione e condannato a pagare 400 ducati. Nel 1514 fu fatto senatore in luogo di Ercole Felicini. Morì in Roma li 24 novembre 1516. Era notaro del 1500. Alessandra sua moglie si rimaritò con Giulio Bottrigari.

Camillo del senatore Alessandro, senator III, fatto in ottobre del 1541 in luogo di Bonaparte Ghisilieri, fu marito di Leona Leoni. Essendo Gonfaloniere processò gli Ebrei, i quali lo accusarono d' ingiustizia. Fu citato a Roma da Pio IV, dove si giustificò. Fu esso assolto e castigati i calunniatori. Nel 1572 fu ambasciatore a Gregorio XIII per la sua elezione. Nel 1580 fu ambasciatore residente in Roma. Fu poeta elegante. Leona sua moglie era figlia d' Ascanio con dote di scudi 400 d' oro. Per l' affare degli ebrei partì per Roma li 16 aprile, e fu sospeso dal senatorato per anni dieci, ma li 4 maggio 1567 fu rimesso in carica e assolto. Nel 1573 fu uno dei soci della stamperia Bolognese. Egli fece l'orazione a Gregorio XIII. Nel 1576 fu eletto ambasciatore per prestar obbedienza a Sisto V. Testò li 19 aprile 1 588 a rogito Gio. Battista Cevenini.

Marchese Camillo del senator Galeazzo, senator V. In aprile del 1621 sposò Lelia dei marchesi Malaspina. Fu fatto senatore nel 1628 in luogo del padre. Accademico Acerbo armeggiò nel torneo del 1628. Alloggiò in casa sua per alcuni anni l'Infante Maria di Savoia, per cui dal duca fu fatto marchese di Ceva in Piemonte e suo ambasciatore residente in Roma. Era pronipote del cardinal Gabrielle. Fu ambasciatore ordinario di Bologna a Roma dal 1668 al 1675. Morì li 30 marzo 1678.

Galeazzo del senator Camillo, senator IV, fu marito di Lucrezia Pepoli, e cavaliere di S. Iago. Sua moglie era figlia del conte Cornelio. In tempo del Legato Giustiniani diede un pugno in faccia ad un altro senatore in Reggimento. Il Legato volle iniziargli un processo per delitto di lesa maestà e confiscargli i beni, ma egli scrisse a suo zio benemerito del Re di Spagna, che energicamente lo protesse, per cui il Legato fu costretto desistervi tosto. Sua moglie morì li 6 settembre 1623 e fu sepolta nel Corpus Domini. Fu uomo di molto ingegno ed eruditissimo, risiedè ambasciatore in Roma, e fu commissario del Papa. Il cardinal Gabrielle, morto in Roma nel 1537, gli lasciò tutti i suoi manoscritti fra i quali l'originale del Concilio di Trento da custodirsi da esso e da' suoi eredi in perpetuo. Morì lì 10 gennaio 1640, e nel senatorato gli successe Camillo suo figlio.

Marchese Giuseppe Maria del marchese senator Camillo, senator VI, nacque li 21 luglio 1631. Sposò Angela Palazzoli romana, vedova di Pietro Androsilla, la quale morì li 11 febbraio 1702. Fu Gran Croce dell' ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Questi fu l' ultimo del suo ramo, e la sua eredità passò al marchese Filippo Maria Bentivogli figlio di Elisabetta Paleotti. Testò li 24 maggio 1690 a rogito Domenico Maria Boari.