Oseletti o Uccelletti ed anche Ausilitti

Geremei nobili, assunti quattro volte al consolato nel secolo XII. Rappresentarono il comune al parlamento di Brescia (1252) convocato per opporsi al re Corrado, datosi a rivendicare il reame di Napoli. Militarono in Palestina ed in favore de' Fiorentini e de' Padovani; Ausilitto resse la pretura della montagna e sottomise la Sambuca (1212) (1). Suo figlio Rambertino aveva ventiquattro servi e Uguzzone tre. Si opposero nel 1193 a Gerardo vescovo e a' suoi fautori, che tramavano di sottrar Bologna alla lega per ritornarla nella soggezione imperiale. Appiccatasi una mischia, ebbero Ausilitto ucciso entro il palazzo del comune, le case guaste e saccheggiate. Nel 1248 vennero ripetutamente a conflitto insieme con alcuni dei Basacomare e degli Asinelli, contro altri di queste due famiglie (2). Lippo Oseletti fu uno dei trentotto, i quali, banditi e dichiarati lupi rapaci nel 1283, poscia contumaci chiamati dal podestà, furono condannati nel 1289 al bando perpetuo, alla confisca dei beni e alla distruzione delle case, torri e fortezze (3). La costoro famiglia svanì nel secolo XIV (4).

Aveva case e torri in via Altabella e in strada Maggiore. In via Altabella appo la chiesa gentilizia, ora distrutta di s. Maria degli Oseletti, casa segnata attualmente del n. 1626. Nel riedificarla l' anno 1817 fuvvi scoperta la base d' una grossa torre, formata da parallelepipedi di gesso, lunghi sei piedi (5). Non è accennata né dall' Alberti, nè dall' Alidosi, il che potrebbe indurre a credere non fosse più sussistita al tempo loro; ma nella pianta panoramica di Bologna, incisa da Floriano dal Buono nel 1636, vedesi delineata la torre degli Uccelletti presso la chiesa di s. Pietro, con tre ordini di finestre arcuate e molto alta.

Non so se a questa torre o ad una vicina si riferisca la vendita di una casa e di una torre, ossia tubata, in parocchia di s. Maria degli Ausilitti presso a Niccolò Tencarari; vendita fatta nel 1269 da un Niccolò di Guido a una Bonafiglia madre di Amore, pel prezzo di lire 380 (6). Dal nome del venditore non si può arguirne il casato. La compratrice sembra della famiglia Diolaiti (7).

Delle case degli Oseletti, in strada Maggiore, è ricordata quella con torre (n. 238) dall'Alberti (8) e dall'Indicatore, i quali aggiungono che vi abitavano allora (1540, 1582) li Favi. Infatti Romeo Fava, ossia Rameggia, comprò essa casa nel 1415 da Taddea Mogli, sposata a Niccolò Gozzadini (9). La torre sussiste in gran parte e n'è internata una metà nell' anzidetta casa di n. 238, l' altra metà è compresa nella casa n. 239 e le appartiene. È costrutta nella solita guisa, ma con più accuratezza e solidità. Sopravanza notevolmente le case essendo alta 31 metro; è larga met. 7, con muri grossi met. 2, il che induce a credere fosse altissima. Vi è una delle consuete finestre lunghe, arcuate a tutto sesto e ricordo di avervi veduta, or son molti anni, la base formata di parallelepipedi di gesso che sporgeva sotto al portico e che poi fu tagliata a linea del muro. Il volgo crede che in questa torre fosse sostenuto Procolo milite bolognese, prima di essere martirizzato.

(1) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 116, 295, 503, 559, 595. Savioli, Ann. v. 3, pag. 327, v. 5, pag. 253.

(2) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 133. Savioli, Ann. v. 3, pag. 186, 187; v. 5, pag. 213.

(3) Docum. n. 170.

(4) Savioli, Ann. v. 1, pag. 311.

(5) Guidicini, Cose not. v. 1, pag. 52.

(6) Docum. n. 34.

(7) Un Dominus Amore miles curie si trova nei memoriali di Bolognetto di Bonaventura del 1281, lib. 46, fol. 32 v. e lib. 48 del 1282, fol. 82. Ed è probabilmente quello stesso Dominus Amore qd. Domini Dolay della parocchia di san Niccolò degli Albari nominato nei memoriali di Bombologno di Giliberto lib, 91, del 1297, fol. 29. Certamente è il Dominus Raynaldus dictus Dominus Amore qd. Domini Delay che fece testamento nel 1298 e la cui moglie Diana, i cui figli Francesco e Palmeria, il cui nipote Amorino fecero divisione di case, nell' anno stesso, tra le quali è appunto domum unam positam in parecchia s. Marie Oxilitis juxta Dominum Jacobinum de Tencharariis (Lib. 95 memor. Laurentii Bonacatti fol. 87). Ora io credo che quel Dolay e Delay sia Diolaiti, antenato degli odierni Diolaiti. Un Rolandino di fra Deolay fu anziano nel 1304. (Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 458. Molinari, Anziani e cons., pag. 63).

(8) Histor. lib. 6, deca 1.

(9) Guidicini, Cose not. v. 3, pag. 21.