Asinella (dall') o Asinelli

Pietro, che spesso occorre nelle carte bolognesi, è il primo indicato con tal cognome e condusse a termine la torre insuperata sul principio del secolo XII: non dovevano dunque mancargli nè le ricchezze, nè l'orgoglio. Nel secolo seguente però gli Asinelli avevano solo dieci servi della gleba. I figli e nipoti d'esso Pietro, cioè Munso, Bonacosa, Alberto e Ugolino pervennero sette volte al consolato, emulati in ciò da una sola famiglia.

Gli Asinelli fecero opera di buoni ed esperti cittadini, rappresentando il comune in due parlamenti di lega lombarda, a Lodi (1168) e a Bologna ( 1226), ed in missioni al papa Innocenzo IV che preparavasi a combattere Corrado (1254); a Carlo d'Anjou in procinto di scendere in Italia (1264), al marchese d' Este (1280), al conte della Romagna (1295), al cardinal Pelagrua (1310), a' Modenesi per trattar di pace (1318), e furono Munso, Alberto, Filippo, e Alessandro (1). Ressero Brescia, Pistoia, Forlì due volte, Modena quattro, Milano, Lucca, Orvieto, Arezzo, Ascoli, Faenza e Ravenna (2).

Alberto di Munso o Munsarello fu di coloro che nel 1217, giurata fratellanza di armi per andar a ricuperare Terrasanta, presero la croce da Enrico vescovo; Bonacossa, Munsarello, Rolandino, Orlando, Capoano diedero il braccio ed il sangue in pro del paese nativo. Così non avessero fatto i loro consorti in pro delle fazioni. Gli Asinelli in antico seguaci de' Lambertazzi son dati ad esempio dal Savioli (3) delle famiglie che, cambiata fede, avversarono quella setta che innanzi avevano caldeggiata. E veggonsi de' primi nel 1161 parteggiare in sedizioni e tumulti in cui fu ucciso Niccolò dei loro per mano d' un Ramponi, il quale inseguito nelle sue case dagli Asinelli li rintuzzò malconci. Fra le costoro famiglie fu nimicizia durevole (4).

Gli Asinelli con altri nobili rinnovarono la sedizione nel 1185 e dovett' esser grave, benchè ce ne siano pervenute scarse e oscure notizie, poichè la torre degli Asinelli fu presa ed arsa (5): e dovrà intendersi che ne furono arsi i tavolati e le scale. Era allora capo della famiglia Alberto, di Munsarello il crociato.

Nel 1201 presero le armi contro gli Scannabecchi e nel 1248 contro alcuni della propria famiglia, secondati dai Basacomari che anch' essi combattevan dei loro. Pagarono amenda di mille lire, due anni appresso, per aver fatta malleverìa di pace tra i Guidozagni e i Faffi che fu giurata e rotta (6).

Si mischiarono a ladroni nel 1260 e nel 1313, onde Delfino ebbe mozzo il capo e Andrea fu dichiarato lupo rapace e costretto ad abitare in città. Aggravati oltre misura di nuove multe nel 1267 dal pretore, per aver ricoverati ed aiutati a fuggire dei perturbatori, vituperarono esso pretore e lo costrinsero a cancellar le condanne. Ugolino del già Bonacossa fu ucciso da Guizzardino Prendiparte in una rissa .avvenuta nel 1272 (7).

Gli Asinelli neo-geremei giurarono la pace del 1279. Filippo, richiamato dal bando, e Dinarello cospirarono nel 1329 contro il legato cardinal Du Pojet, non per liberar Bologna, per darla anzi a Lodovico il Bavaro. Il perchè furono poi citati da Benedetto XII, che da Avignone cominciò un processo contro gran numero di Bolognesi. Gli Asinelli vennero meno in Niccolò, morto nel 1583 capitano a Forlì (8).

I cronisti non sono al tutto concordi nell'assegnare il compimento dell'eccelsa torre di questa famiglia fatta probabilmente a gara con quella dei vicini e poco fortunati Garisendi; ma la discrepanza non oltrepassa un decennio. I più, e tra loro l'antico Villola, l'attribuiscono al 1109, altri al 1111, al 1117, al 1119 (9); e potrebbe darsi che il primo di tali anni risguardasse il principio, e l' ultimo il compimento della fabbrica. La torre dei Bentivogli, certo di minor grandezza, richiese cinque anni di lavoro. Chi si piace d' origini favolose può pascersene in un racconto erotico di fra Leandro Alberti (10).

Delle vendite o divisioni di essa torre fatte tra consorti il primo atto pervenutoci è del 1269, benchè l' Alidosi citandolo lo attribuisca erroneamente al 1266 (11). Si ha da quest'atto che Ugolino del già Bonacossa, cioè colui che fu ucciso da un Prendiparte, vendette per 80 lire ad Alberto del già Cazza l' ottava parte della torre e delle contigue pescherie situate presso il trivio di Porta ravegnana. La quale ottava parte egli possedeva indivisa con Filippo e con altri della famiglia (12) e fu in seguito cagione di controversie, essendo stata assegnata ai Mezzovillani in restituzione di doti, siccome eredità d' Alverio Asinelli e di Iacopo suo figlio. Ma una convenzione del 1286 fece rientrare nella famiglia Asinelli la parte di torre distratta, stabilendo che gli eredi d' Ariverio e di Jacopo dovessero vendere ad Alberto e a Filippo, o ad altro maschio del loro casato, quell'ottava parte di torre, determinatone il prezzo da tre persone amiche della casa Asinelli e amanti dell' onore di essa. I Mezzovillani avrebbero inoltre una parte del danaro dotale (4).

Nello stesso anno il comune comprò molte case con lo sborso di 9,000 lire per formare la piazza di Porta ravegnana e per porre in isola le due famose torri (14), sì che resta distrutta l' asserzione, d' altronde poco credibile, del Ricci (15), che la torre Asinelli era in origine isolata. Fra le suddette case ve n' erano di appartenenti ad Alberto di Filippo, a Filippo di Bonacossa e a Giacomo di Cossa, tutti degli Asinelli, ciascun dei quali era padrone d' una terza parte della torre (16). II comune non ne possedeva dunque nè punto, nè poco.

Un ricorso, senza data ma certamente posteriore al 1312, fatto ai governanti da frate Andrea del già Bonifacio e da Righetto e Bartolommeo del già Capoano Asinelli, espone i dritti loro sulla torre, tanto per la locazione fattane nel 1312 dal già Filippo Asinelli anche in nome dei consorti Capoano e Bonacossa, quanto per successione ereditaria del già Ugolino padre di Bonifacio; nonostantechè i ricorrenti fossero privati della torre e di case durante il lungo bando di Andrea, per prepotenza dei Sabadini e de' Gozzadini e per soverchieria di Filippo Asinelli, le cui figlie continuano ad occupare tali stabili. Per la qual cosa i ricorrenti supplicano di essere rimessi e mantenuti in possesso della casa e della torre anzidetta (17).

La torre Asinelli, benchè certo non fosse in totale proprietà del comune nel 1356, doveva però o per locazioni o per altra guisa essere in sua podestà; giacchè in tale anno Giovanni Visconti da Oleggio tiranno di Bologna, affogata una congiura nel sangue, teneva prigioni nella torre Asinelli i figli del decapitato Galeotto conte di Panico. Ma poichè la chiave d' oro si usò assai prima d' essere appesa alle reni dei ciambellani, i da Panico se ne valsero a schiudere i chiavistelli della prigione e fuggirono insieme con le guardie (18). Dugento e più anni dopo una finestra di essa torre, dal lato di strada Maggiore, offriva il turpe ma non nuovo spettacolo nè qui, nè altrove, d' una gran gabbia di legno con entro un prete (19).

A conferma di ciò che ho detto poc'anzi, circa la proprietà della torre Asinelli, sta un libro di spese del comune del 1384, nel quale è notato il pagamento fatto in tal anno ad Azzolina di Delfino Gozzadini di lire sette, per pigione di metà della torre Asinelli a lei spettante (20). E sta altresì che il comune ebbe due terzi della torre medesima nel 1398 per lascito del vescovo Guglielmo Mezzavacca (21). È vero che in una di queste porzioni di proprietà dev' essere errore, perchè la somma è eccedente; ma tuttavolta pare che prima di quest' ultimo anno la torre Asinelli non passasse in proprietà assoluta ed intera del comune, benchè egli vi esercitasse prima atti di dominio.

In varii tempi vi furono fatte e rifatte le scale e le impalcature di legno consumate dagli anni e più sovente dal fuoco. Le quali nel 1306 erano rovinate e guaste così che erano impraticabili, a tal che volendo i Bolognesi festeggiare con un falò, lassù in cima perchè fosse veduto dai lontani, la ribellione di Modena ad Azzo d' Este loro nemico, fu ricorso ad uno spediente che parerebbe troppo meraviglioso per esser creduto se non fosse affermato eziandio dall' antico scrittore della cronaca bolognese (22). E fu che un Beccaro di Gozzo Beccari, altrettanto temerario quanto agile e vigoroso, pervenne all' alta cima valendosi di due stanghe progressivamente introdotte di ponte in ponte, ossia di forame in forame; accese il falò e nel mattino seguente discese in ugual modo, premiato dal comune di 100 lire secondo la cronaca miscella, di 10 secondo il Ghirardacci e l' Alidosi (23).

La torre munita di difese dall' Oleggio nel 1353 (24) ebbe destinati a guardia un capitano e quattro fanti nel 1382 (25). Insieme con la Garisenda fu recinta d' un muro nel 1403 e aumentatone il presidio fino a venticinque armigeri, temendo il cardinal Cossa non fosse sopportato il suo malvagio dominio (26).

Uno degl' incendii sovrindicati avvenne malignamente nel 1413 ed è il soggetto d'una misteriosa procedura criminale (27), la quale nella seguente narrazione dà i particolari d' un avvenimento raccontato dai cronisti.

Domenico Uccellatore detto el Portolana (28), capitano della torre Asinelli, per mandato ed istanza di certi ribelli di santa madre chiesa, i cui nomi sono taciuti per lo meglio, incendiò nottetempo la detta torre per eccitar tumulto in città e sovvertire il pacifico stato. Ma vedendo che il tumulto non nasceva, nè poteva effettuarsi il proposito suo e dei ribelli, risolvette di fuggire. Quindi, dopo appiccato il fuoco, andò tosto alle case dell' inquisito Niccolò de' Guidotti e lo chiamò molte volte, dicendo gli aprisse la porta. E come da Antonia, fantesca di Niccolò, era richiesto chi egli fosse, rispose esser Domenico Uccellatore, e domandato che nuove avesse, soggiunse: buone, e gli aprisse tosto la porta. Antonia andò a riferire al padrone che v' era Domenico Uccellatore, il quale recava buone notizie. Al che Niccolò, ingiungendo alla fantesca d' aprir la porta, sorse dal letto e andò alla scala dimandando a Domenico che nuove vi fossero: questi rispose: sono deserto però che io ho arso la torre degli Asinelli. Poi, presente ed ascoltante Niccolò, chiese una scala alla fantesca per fuggire di città: essa rispose che non ne aveva di sufficiente lunghezza e gli diede invece delle funi per poter scendere dalle mura e scampare. Domenico le prese, andò subito alle mura della città fra le porte Lamme e s. Felice, ed appendendo le funi avute ad un merlo, evase nottetempo. Per la qual fuga non si potè conoscere interamente e veracemente ad istanza di chi fosse appiccato il fuoco e solo si giunse a sapere cotesta narrazione, fatta da esso Domenico fuggiasco ad un suo amico rivelatore, il cui nome si tiene occulto. Durante e dopo l' incendio il Guidotti diede aiuto e favore a Domenico e serbò il segreto fino al dì seguente, e fino a che Domenico fosse in luogo ove non poteva esser preso. Da tutte le quali cose poteva nascer tumulto, ed il tumulto poteva turbare lo stato pacifico della città ecc.

La conseguenza di questo processo, fatto fare dal legato cardinal Fieschi, fu che Niccolò Guidotti ed altri cinque cittadini ebbero mozzo il capo. Altri tre Guidotti vennero imprigionati in Bologna ed uno a Roma, insieme con un Zambeccari, per comando di quel tristo che fu Giovanni XXIII. Il sincrono autore della Cronaca bolognese (29) conclude così il racconto : Disse la condanna ch' essi volevano togliere lo stato, ma non fu vero.

Nel 1488 la base della torre fu circondata da una terrazza ad arcate, da dentro le quali i ramai martellano tuttodì (30). Il violento tremuoto del 1505 provò l' incrollabile saldezza della torre Asinelli non offendendovi che la torricciuola della campana del fuoco. Onde il contemporaneo Zili (31) dopo aver registrato nella sua cronaca le innumerevoli rovine prodotte da quel fiero scotimento, dal quale « tutta bulougna remase conquasata » aggiunge « molto maggior miracolo mi parve, anzi voluntate divina, che la garisenda e l' asenela in tanto terribile tremare in li soi pristini stati remanessero ».

Diversi ristauri furonvi fatti in vari tempi ed in Specie per essere stata fulminata nel 1433, 1493, 1519, 1616, 1706, 1726, 1755, 1813, 1822. E da notificazione a stampa, per ristauri occorrenti nel 1755, risulta ch' essa torre era stata danneggiata dal fulmine per un tratto di piedi 158 (met. 60, 04) fino alla terrazza da basso, onde ben si provvide poi munendola di palo elettrico nel 1824, a cura del rinomato prof. Orioli.

Nei racconciamenti ordinati nel 1706 (32) il senato commise all' architetto Giannandrea Taruffi di determinare di quanto la torre era inclinata, giacchè basta l' occhio per conoscere ch' essa non è perfettamente verticale. E le osservazioni, come furono fatte, indicarono una pendenza a ponente di piedi bolognesi 3 e oncie 8 (met. 1,20) che non è la totale, ma che venne ricordata nell' epigrafe seguente posta sotto la statua di s. Michele, scolpita da G. B. Gnudi e prospettante il Mercato di mezzo:

D. O. M.

TVRRIM HANC

A SVPREMIS PINNIS AD SILICEM PAVIMENTVM

TRICENIS ET OCTO VNCIIS

OCCASVM VERSVS INCLINATAM

TEMPORVM ET FVLMINVM INIVRIA REFORMATAM

SENATVS BONONIENSIS

D.D. MVNIMINI PRAEFECTORVM ADMOTA CVRA

RESTAVRATAM VOLVIT

A. D. MDCCVI.

Le osservazioni rinnovate nel 1782 da Francesco Tadolini, architetto anch' esso del senato, portarono a concludere che la pendenza non era punto aumentata dopo i violenti tremuoti del 1779. E in pari tempo il Tadolini notò che la torre riconoscevasi costrutta a riprese specialmente al di sopra della risega esterna merlata, ch' è in circa a un terzo da terra. E di vero la costruzione non poteva non essere stata soffermata di tratto in tratto, per accertarsi della saldezza dell' edificio.

Ulteriori disamine, eseguite nel 1813 dal professor di fisica Bacelli e dall' architetto Giovanni Antolini, rilevarono una minima differenza che fu attribuita a minore esattezza nelle indagini anteriori (33). Ma si fu nel 1856 che il ch. matematico professor Respighi intese a determinare quella pendenza con quei metodi, con quegli apparecchi e con quella sagacia che la scienza indica ed esige per ottenere risultati positivi. Egli aveva fatti precedentemente degli studii per determinare la forma di questa torre, all' occasione di alcune esperienze da lui instituite relativamente al pendolo, dai quali studii dedusse che « la forma della medesima torre non è veramente, come sembra a prima vista, quella di un tronco di piramide regolare a base quadrata, ma bensì quella di un solido composto di diversi tronchi di piramidi più o meno irregolari e sovrapposti gli uni agli altri, in modo non simmetrico e aventi i loro assi situati in diversi piani verticali e più o meno tutti inclinati alla verticale; cosicchè a tutto rigore parlando, ad ogni tronco corrisponde una speciale pendenza ed un piano speciale. Queste irregolarità della forma della torre debbonsi in gran parte ripetere dalla diversità delle epoche in cui furono costrutti i diversi tronchi, poichè probabilmente nel costruire i tronchi superiori si cercò di correggere la pendenza già prodottasi (per la non uniforme resistenza del suolo su cui poggia la torre) nei tronchi inferiori, un poco più inclinati alla verticale che i tronchi superiori.

Queste irregolarità non sono però tanto sensibili da non potersi ritenere, in modo approssimativo almeno, la figura della torre come quella d' un tronco di piramide regolare a basi prossimamente quadrate e avente quindi per asse medio la linea che unisce il centro della sezione inferiore, fatta cioè al suolo, col centro della sezione superiore tracciata alla sommità della torre al piano del terrazzo su cui insiste la torretta che contiene la campana ».

Ommettendo la parte descrittiva dell' operazione riferisco i risultati e le osservazioni del rapporto del professor Respighi (34).

Risultati

« Dall'esame della tav. IV (unita al rapporto) risulta:

1° che la parte superiore della torre si contorse alquanto sulla parte inferiore dall' ovest al nord ;

2° che il suo asse è inclinato alla verticale prossima mente al piano O. N. O. con una pendenza di metri 2, millim. 85 (2.085) tale essendo la distanza del centro della sezione inferiore alla proiezione del centro della superiore;

3° che l' asse della torre è inclinato alla verticale di un angolo di 1° 19' 46" avendosi la tangente dell'inclinazione uguale al rapporto della pendenza all' elevazione della sezione superiore sull' inferiore, che si è trovata di met. 89.84 e perciò

tangente inclinazione = 2.895. / 9.84

inclinazione = 1° 19' 46"

Si è approfittato di questa circostanza per determinare con tutta la possibile precisione l' altezza totale della torre dal suolo alla sommità del cupolino, la quale, non compreso il piedistallo che porta la palla, è risultata di metri 97,90 pari a piedi bolognesi 257 e once 6.

Osservazioni

Era mia intenzione di confrontare i risultati da me ottenuti con quelli che vennero ritrovati in proposito in epoche non lontane, ma non essendomi stato possibile di conoscere il modo con cui venne determinata altre volte la pendenza della torre e l'aspetto sotto cui è stata ravvisata la pendenza stessa, non posso in questo particolare dedurre alcuna conseguenza certa e risolvere di fatto il quesito se la pendenza della torre Asinelli aumenti o no. Però credo di possedere abbastanza motivi per affermare, almeno in via di probabilità che la pendenza attuale della torre rimonti all'origine della sua costruzione o ad un'epoca non molto posteriore e che la diversità nei risultati ottenuti nelle misure di questa pendenza in diversi tempi, e da cui è nato il sospetto di un aumento progressivo della medesima, non è che apparente, risultando dal diverso aspetto sotto cui è stata considerata la pendenza stessa.

Infatti trovasi registrato che nel 1706 si trovò la torre Asinelli inclinata verso ponente, cioè verso il Mercato di mezzo, piedi 3 e once 2; non trovandosi però indicata alcuna definizione esatta su questa inclinazione della torre, è a ritenersi che si volesse indicare che il muro della torre che guarda il Mercato di mezzo, nella sezione superiore esce di 3 piedi e once 2 relativamente alla sezione fatta al piano del terrazzo inferiore, e ciò combina perfettamente con quello che si è ottenuto nei rilievi ora fatti.

Dopo il terremoto del 1799 fu misurata nuovamente la pendenza della torre e fu trovata di piedi 4 e once 11 e in questa circostanza sembra sia stata veramente determinata la pendenza dell'asse, ma solamente dalla sommità della torre fino al piano del terrazzo che circonda il piede della torre, cosicchè non si ebbe la pendenza totale, ma solamente la pendenza del tronco superiore al terrazzo.

Nel 1829 fu determinata nello stesso modo la pendenza della torre e fu trovata di piedi cinque, e quindi maggiore d'un'oncia all'antecedente; questa differenza però, anzichè attribuirla ad un aumento avvenuto nella pendenza della torre, ritengo debba piuttosto attribuirsi alle molte cause che possono rendere inesatti i risultati di simili operazioni.

Secondo i rilievi da me fatti la pendenza della torre, dalla sezione superiore al piano del terrazzo inferiore, risulta di piedi cinque e un' oncia, perciò maggiore di un'oncia a quella . determinata nel 1829. Questa differenza però si ha dal non essere il lato di sezione superiore, che guarda il Mercato di mezzo, parallelo a quello corrispondente della sezione inferiore, e scompare quasi totalmente supponendo il parallelismo fra questi due lati, come supposero nelle determinazioni antecedenti. Nell' anno 1852 io trovai la pendenza della torre maggiore di un centimetro circa di quella ultimamente trovata. Siccome però nel 1852 si determinò quella pendenza per mezzo di verticali condotte internamente, e si dovette perciò determinare la pendenza da diversi tronchi separatamente, è perciò a ritenersi la medesima meno esatta di quella or ora determinata, che io ritengo dotata di tutta quella precisione che può ottenersi in simili operazioni ».

Recentemente il volgo impaurì sognando aumentata la pendenza di questa torre, ma fu confortato da apposite osservazioni scientifiche dei professori Respighi e Filopanti, enunciate pubblicamente dal delegato straordinario pel municipio di Bologna nel 1872 (35).

Le più strane discrepanze occorsero nell' assegnare l'altezza di questa torre, la quale, come risulta dal rapporto surriferito, è di met. 97,90, ossia di piedi bolognesi 157,6 fino al piedistallo che regge la palla. L'Alidosi la disse di p. bol. 260 (met. 98,80): l'architetto Taruffi la fissò in p. bol. 263 (met. 99,94).: fra Leandro Alberti l'allungò a p. bol. 316 (met. 120,08): il Masini la innalzò fino a p. bol. 376 (met. 142,88). Il qual ultimo scerpellone fu raccolto dall'incisore « Mitelli nella sua stampa delle sette torri d' Italia, da colui che lo segnò con lapida nel gran corridoio del già convento di s. Michele in bosco, ora villa reale, dal Gally Knigth (36) e da altri.

Ma che cosa è mai questo strafalcione a petto di quello della guida di Cremona stampata nel 1865 (37), il quale assegna alla torre cremonese l' altezza d' un poco più d' un chilometro (met. 1131) e la superiorità di quasi quasi mezzo chilometro (met. 432) alla guglia del duomo di Milano ed alla cupola del Vaticano? Ma poichè accanto agli strafalcioni non stanno male le stranezze, ne riferirò una riguardante cotesta torre e la sua celebre vicina, stranezze tanto più notevoli quanto che d' un nostro eruditissimo scrittore. Il quale nell' antologia romana (38) avendo pubblicato due articoli anonimi sul terremoto di Bologna del 1779 e toccato dei guasti recati altra volta da una di siffatte commozioni alla torre dei Bentivogli, inveisce contro quelle due torri di cui si vantano a buon dritto i Bolognesi e che sempre hanno eccitato ammirazione e meraviglia. « Sono elleno, egli dice, due torrioni quadrati di mattoni cotti, vuoti dentro e senza scale stabili, e che da sei e più secoli in qua stanno ad insultare la ragione e l'architettura nella patria delle belle arti e del disegno. L' Asinella non ha altro merito che una pericolosa pendenza ».

E qui do le misure particolareggiate tratte da quelle prese nel 1872 con grande accuratezza dal sig. Giovanni Falzoni assistente del genio militare.

La terrazza che occulta la base della torre è alta metri 10,16, compresa la merlatura ed è larga met. 15, per metri 14,75.

La base a scarpa della torre a parallelepipedi di gesso è attualmente larga met. 9,10, per met. 8,80, il che mostra che ne sono stati tagliati 36 centimetri da un lato. Sopra la scarpa la torre è larga in ogni lato met. 8 (39), rasente le caditoie sottoposte ai merli superiori è larga mei 6,50, ma un po' più alto della terza parte (a met. 34,40 da terra) vi è una risega esterna merlata che rientra per 40 centimetri.

Internamente vi sono altre diciasette riseghe a intervalli diseguali, mediante le quali i muri digradano da met. 2,68 e più, a met. 0,95 (40). L' altezza della torre fino alla cima della merlatura è di met. 91,96. La torricciuola che contiene la campana è larga met. 2,90, s' innalza sul piano della terrazza met. 7,83 e sovrasta i merli di met 5,33, onde la torre fino all' apice della torricciuola è alta met. 97,29.

I ponti, ossia le file dei fori per i ponti, dalla terrazza inferiore fin presso gli archetti delle caditoie sono cinquantasei e v' è spazio per altri due, onde ogni intervallo è di circa met. 1,40. Delle finestre ad arco semicircolare con aperture ineguali, due sono a levante, due a mezzodì, tre a occidente (41), una a settentrione.

La porta nella base, sulla via Maggiore, o a mezzodì, è tutt' intorno occultata da posteriori costruzioni, sì nell'interno che nell' esterno, e l' arco è interamente nascosto. Si vedono però i soliti grandi modiglioni di gesso all'entrata, sovrapposti a pilastrate poco sporgenti, e dopo un intervallo di 34 centimet. sovrastano a uguali pilastri altri due modiglioni che si prolungano sino alla parete interna pel tratto di met. 0,96. La luce della porta è di mét. 0,73, per met. 2,48.

Un' altra antica porta, superiore, con modiglioni ed architrave di gesso ad arco laterizio cieco a tutto sesto poco regolare, è quasi a livello del piano della terrazza inferiore dal lato del Mercato di mezzo o di ponente (fig. 9).

Fig. 9

Il disegno ch'io do della torre Asinelli (fig. 10) è in una scala minore d'un quarto di quella delle altre torri che darò in seguito. Preso fotograficamente da un punto dal quale apparisce bene la pendenza della Garisenda, non può dare altresì una giusta idea della stupenda sveltezza della torre Asinelli. Per apprezzarla bisogna collocarsi in luogo da scorgere un lato solo della torre, cioè nel Mercato di mezzo. Veduta da quel punto la torre fa meraviglia (42). E quando da occasi canicolari è colorata in fiamma, fa correre alla mente la colonna di fuoco che guidò il popolo d'Israele. Poi in certi giorni autunnali dileguandosi nell' aere caliginoso, ha sembianza d' uno sterminato e infinito fantasma. Ma qual è Bolognese che passandole presso non v'innalzi lo sguardo con orgoglio, o quale che dopo lunga assenza la rivegga di lontan lontano senza emozione ?

Fig. 10

(1) Savioli, Ann. v. 3, pag. 2,; v. 5, pag. 37, 273. Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 205, 250. 325, 539, 599.

(2) Savioli, Ann. v. 3, pag. 284; v. 5, pag. 184, 249, 268, 287, 333, 362, 370, 381, 386, 412, 435.

(3) Savioli, Ann. v. 3, pag. 364; v. 5, pag, 62.

(4) Savioli, Ann. v. 1, pag. 336.

(5) Villola, Cron, ms. ann. 1185. Savioli, Ann. v. 3, pag. 132.

(6) Savioli, Ann. v. 3, pag. 256: v. 5, pag. 213, 241, 256.

(7) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 563. Savioli, Ann. v. 5. Ma il Savioli confondendo i nomi, come dimostrerò nei Prendiparte, dice che l'uccisore fu Guidottino vecchio Prendiparte (padre di Guizzardino) e l'ucciso Quizzardino degli Asinelli.

(8) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 84, 91, 136. Guidicini, genealog. ms.

(9) Villola, Cron. ms. ann. 1109. Histor. misceli, col. 245. De Griffonibus M., Memor. col. 105. Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 59. Savioli, Ann. v. 1, pag. 191.

(10) Hist. lib. 6, deca 1.

(11) Instrut. pag. 185.

(12) Docum. n. 45.

(13) Docum. n. 151.

(14) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 280.

(15) Stor. dell' Architettura, v. 1, pag. 624, nota 146.

(16) Ghirardacci, Hist. v. 2, pag. 281.

(17) Docum. n. 222.

(18) Historia miscell, col. 444.

(19) Alidosi, Instrut., pag. 187.

(20) Alidosi, Vacchettino 476, ms. nell'archiv. notar.

(21) Libro Rancio de' testamenti, nella fabbriceria di s. Petronio, fol. 136, v. citato dall' Alidosi nel Vacchettino 533 ms.

(22) Histor. misceli, col. 308.

(23) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 480. Alidosi, Instrut., pag. 185.

(24) De Griffonibus, M. Memor. col. 169. Historia miscell, col. 428. Guidicini, Cose not. v. 4, pag. 282.

(25) Alidosi, Instrut., pag. 185. Dal 1505 in poi il capitano della torre Asinelli, era nominato con breve pontificio, si importante e cospicuo era giudicato quell' ufficio.

(26) Alidosi, Instrut., pag. 186.

(27) Docum. n. 230.

(28) Porcellana, secondo la Historia misceli, col. 602.

(29) Historia miscell. col. 603.

(30) Alidosi, Instrut., pag. 186.

(31) Cronaca ms. all'anno 1505.

(32) Questi ristauri costarono 10,336 lire (Taruffi, Antica fondazione di Bologna pag. 76).

(33) Bianconi, Guida di Bologna del 1820, pag. 359.

(34) Comunicatomi dalla Giunta municipale.

(35) Nella relazione dell' avv. Lamponi, r. delegato straordinario pel municipio di Bologna (1872), si legge a pag. 49: « Ed è rispetto la torre stessa (degli Asinelli), per un momento di ansia che mi è grato dare alla città una tranquillante assicurazione. Essa non ha movimento progressivo nel suo strapiombo, essa è oggi qual era al XIV secolo! Tant'è risultato dalle osservazioni fatte a mia cura ripetere in concorso dell'ufficio tecnico dall'illustre prof. L. Respighi, osservazioni rese più autorevoli per avervi presa parte anche quell'insigne scienziato che siede fra voi, il prof. Filopanti ».

(36) The ecclesiastical architecture of Italy etc.

(37) Pag. 107.

(38) Vol. 6, pag. .337.

(39) Per confronto con le altre principali torri di Bologna noto queste misure :

largh. della torre sopra la scarpa grossezza dei muri sopra la scarpa

Toschi met. 6,50 met. 2,35

Oseletti » 6,70 » 2,10

Garisendi » 7,21 » 2,35

Asinelli » 8,00 » 2,68 (*)

Prendiparte .... » 8,36 » 2,28

Azzoguidi » 9,01 » 2,28

Scappi » 9,16 » 2,97

Galluzzi » 9,26 » 3,13

Uguzzoni » 10,08 » 1,61

(*) Può considerarsi come la grossezza normale.

(40) riseghe grossezza dei muri

18.» met. 6,02 . . . met 0,95 0,95 0,95 0,95*

17.» » 5,25 . » 1,00 1,10 0,96 1,05

16.» » 5,50 . » 1,05 1,11 1,02 1,10

15.» » 12,98 . » 1,12 1,30 1,17 1,17

14.» » 3,30 . » 1,40 1,50 1,44 1,48

13.» » 0,80 . ' » 1.56 1,69 1,60 1,68

12.» » 4,40 . » 1,65 1,73 1,66 1,74

11.» » . 4,11 . » 1,70 1,78 1,67 1,74

10.» » 4,70 . .» 1,70 1,75 1,65 1,75

9.» » 8.00 . » 1,74 1,85 1,78 1,75

8.» » 4,93 . » 1,80 1,90 1,84 1,84**

7.» » 4,70 . » 2,22 2,26 2,22 2,20

6.» » 3.30 . » 2,32 2^0 2,27 2,27

5.» » 4,59 . » 2,32 2,30 2,30 2,30

4.» » 5,25 . » 2,32 2,40 2,32 2,33

3.» » 2,15 . . » 2,46 2,50 2,48/2,30 2,40/2,60

2.» » 1,22 . » 2,59 3,10 2,49 2,80

1.» » 8,26. in alto/in basso 2,68/2,68 3,70/4,10 2,87/2,87 3,20/3,75 ***

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met. 89,46

* Piano della terrazza superiore.

** Risega esterna.

*** Suolo.

É notevole l'anomalia delle grossezze tanto in ciascuna delle pareti, quanto comparativamente in tutte quattro, onde la singolarità di intervalli da una risega all'altra più grossi in cima che in fondo, di guisa che, non ostante il rientrare delle riseghe, il muro è talvolta quasi grosso di sopra come di sotto le riseghe. Anzi uno di questi intervalli è più grosso di 18 centim. in alto di quello che lo è in basso. Ma nella parte inferiore della stessa parete ed in quella di contro pare che le grossezze anormali abbian lo scopo di correggere internamente la pendenza del primo tronco di torre e renderne il vano interno quasi verticale.

Fino poi oltre la quarta risega, cioè fino all'altezza di met. 18,50, il tronco di torre è assai più inclinato di quel che lo è la parte superiore, onde ne viene che il profilo fino alla risega esteriore anziché retto è spezzato, volgendo la punta dell'angolo verso il Mercato di mezzo, e basta guardare attentamente la torre per accorgersene. Ciò prova indubitatamente che il terreno cominciò a cedere sul principio della costruzione della torre e che ciò non ostante la si continuò, curando solo di non seguire l'avvenuta pendenza.

(41) altezza lunghezza

Finestra inferiore met. 1,50 met. 0,43

» mediana » 1,51 » 0,44

» superiore » 1,64 » 0,65

(42) Dalle misure comparative delle torri principali sussistenti in Bologea date nella pagina 109, nota 2, si vede che la torre Asinelli, quantunque sia d'un' altezza meravigliosa, pure è meno larga delle torri dei Prendiparte, degli Azzoguidi, degli Scappi, dei Galuzzi e degli Uguzzoni, le quali è a credere siano bensì state molto elevate, ma non tanto quanto la torre Asinelli. Codesta è sorpassata in larghezza eziandio da altre torri bolognesi d' assai minor conto, onde ben può dirsi di sveltezza stupenda, non solo assolutamente, ma anche comparativamente.