N.657 - Palazzo dei Castelli

Cartigli

Palazzo Castelli

L'antico edificio quattrocentesco fu del tutto ricostruito nel 1770 su disegno di Francesco Tadolini, con statue di suo fratello Petronio, che ancora si conservano, restaurate, all'ingresso. L'interno venne completamente distrutto nell'ultima guerra. Nel retro dell'edificio si può ancora vedere, dei due Tadolini, una nicchia di fondale con statua.

Indirizzo:

via Montegrappa, 5

Guidicini

Palazzo dei Castelli, e suo ingresso antico prima che fosse fabbricata la facciata in Pietrafitta N. 647.

È probabile che i Castelli siansi chiamati Alberi da un Alberio, e ciò si desume da un instrumento dell’ archivio di S. Salvatore, che tratta della presentazione al benefizio curato di S. Martino di Casalecchio di Reno fatta da questa tamiglia nel 1217. Rogito Iacopo Nasi. In esse vengono nominati:

1. Zampolo de Castello

2. Geremia de Mattone

3. Geremia Parmesano per sè, e per Zaccaria, e Giacobino, e Gabriello suoi nepoti

4. Rainiero di Sighicello per sè, e per Zainpolino e Albirolo suoi fratelli.

Nello stesso instrumento si testifica da Bognolo di aver udito dire che da 100 anni gli Alberj fossero padroni di detta chiesa, e da Armandro altro testimonio indotto vien detto che da 40 anni egli sapeva che gli Alberi presenti erano padroni di detta chiesa.

Da altri pubblici instrumenti si rileva che oltre i quattro suddetti rami ve n‘ erano altri due, e così sei in tutto e cioè:

5. Bono e Castello,

6. Balado di Manfredino.

Si noti che i Castelli fino alla loro estinzione ebbero l‘alternativa della nomina alla chiesa di Casalecchio coi Padri di S. Salvatore.

Sembra dunque che un Alberio dasse il cognome a questa famiglia quando cominciarono ad usarsi i cognomi, i quali frequentemente si prendevano dal nome di uno degli antenati, e sembra che il Dolfi non faccia che congetture deboli e ridicole sull‘origine dei Castelli, come qualche volta gli avviene di altre nostre famiglie.

È indubitato che i Castelli, i Gabriozzi e i Perticoni erano una stessa fa miglia, ed è probabile che il cognome da Castello derivi dal luogo dov’ebbero le loro case, che il Gabriozzi provenisse da questo nome comunissimo agli antichi Castelli, e così del Perticoni.

I da Castello e i Gabriozzi ebbero le loro case in questi contorni, e i Perticoni in queste vicinanze.

Il più antico documento sugli stabili di Porta di Castello si è quello del 19 dicembre 1223, nel quale Matilde del fu Gerardino, o Gherardino, col consenso di Gisla sua madre, e coll’intervento di Bulgarino e Senzanome suoi tutori, retifica la vendita da lei fatta ad Enrichetto di Gabriozzo della metà per indiviso della sua casa, casamenti e torre in Porta di Castello. Rogito Buonaguida Argelerio.

1259 3 giugno. Giacobina di Albertinello Ariosti moglie di Dionisio Piatesi afittò ad Imelde, vedova di Azzolino Perticoni, la metà di una casa con torre sotto Sant’ Andrea nella via di S. Pietro, per annue L. 75 (somma raguardevolissima a quei giorni) la qual casa confinava con Benvenuto Perticoni. Rogito Deodato di Nicolò.

La via di S. Pietro era quella che in oggi conosciamo per Piazza di San Pietro, ed è presso che certo che si estendeva verso S. Tommaso del Mercato nelle cui vicinanze vi era la Porta di S. Pietro citata da un rogito di Iordato delli 24 marzo 1048.

Per la parrocchia di Sant’ Andrea devesi intendere quella dei Piatesi nella via Malcontenti N. 1803, la cui giurisdizione arrivava fino a Porta di Castello dove sbocca in Galliera.

Gli Ariosti poi ebbero le loro case dirimpetto a S. Pietro fino dall’ anno 1143.

1282 17 gennaio. Dionigio, detto Deso di Bittino, di Dionigio Piatesi comprò da Ugolino d’ Isnardino Perticoni una casa sotto Sant’ Andrea dei Piatesi. La compra fu fatta in prezzo di L. 75. Rogito Deodato di Nicolò.

1284 14 novembre. Possesso e tenuta data da Bittino di Dionigio Piatesi a Princivalle di Pietrobello Canetoli di una casa sotto Sant’ Andrea presso gli eredi di Ruggiero Perticoni, e un casamento di Nicolò Castelli Bittino di Antolino.

1285 13 novembre. Il suddetto Princivalle Canetoli comprò da Dionigio Piatesi una casa che fu di Ugolino Perticoni (vedi anno 1282 sotto Sant‘Andrea dei Piatesi) la quale è vicina a Zampolo Castelli, poi afittata per 100 soldi alla Dalbene vedova di Parisio. Questa casa fu pagata L. 50. Rogito Alberto.

1286 23 giugno. Pietro del fu Pietro Giacomo beccaro comprò da Pagano del fu Dionigio Piatesi una casa da Sant’ Andrea dei Piatesi per L. 60 di bolognini piccoli. Confinava Bittino del fu Dionigio suddetto, gli eredi di Grimaldino Castelli, la strada, ed altra ma comunale riservandone al detto Bittino l’accesso e il regresso per detta casa. Rogito Sardo Buschetti.

1295 11 giugno. Gabriozzo, Bìanchino e Tedisio fratelli, figli del fu Enrichetto di Gabriozzo, comprarono da Beatrice del fu Candeleone da Castello, vedova di Gabriozzo del fu Enrichetto di Gabriozzo, due parti per indiviso coi medesimi di una casa sotto Sant’Andrea dei Piatesi. Rogito Ubaldino di Stigliatico di Biagio.

1304 23 gennaio. Dichiarazione di Alberto del fu Tommasino Conoscenti, che la compra da esso fatta di una casa sotto Sant’ Andrea dei Piatesi, da Ricaldina del fu Perticone Perticoni, in confine degli eredi di Gabriozzo, e da due parti col Conoscenti, pagata L. 200, a rogito Ubaldino di Biagio da Stigliatico, aveva avuto luogo.

1315 16 aprile. Carlo di Bittino di Dionigio Piatesi vendette a Pietro di Pietro di Amadore Bianchetti, per L. 700, la sua casa posta sotto Sant‘Andrea dei Piatesi. Rogito Giacomo di Simone. Questo contratto fu annullato il 3 maggio 1317.

1392 20 giugno. Giacomo del fu Guido da Castello comprò da Mea del fu Tommaso Mezzavacca, vedova di Bianchino Gabriozzo da Castello’, una casa sotto S. Luca di Castello. Rogito di Nicolò d’ Argelata. Confinava la via pubblica, ed altra per la quale si andava al palazzo già del fu Alberto Conoscente, poi del Comune, e cogli eredi di Nicolò del fu Tisio di Castello. Questa casa fu pagata L. 200.

1432 11 ottobre. Comprò Tommaso del fu dott. Antonio da Castello da Rolandino e da Giovanni figli emancipati di Bartolomeo Tedrisi, o Tedrici, una casa con terreno parte coperto, parte scoperto, largo circa piedi 6, 2, posta sotto Santa Maria di Castello, in confine dei Castelli. Rogito Antonio della Ringhiera.

I Tederici si credono venuti dalla Toscana, e che esercitassero l’arte di linaruoli. Giovanni di Omobono dottore in leggi lettore nell’ anno 1290, era marito di Bartolomea di Bonaccursio Isnardi, la quale testò del 1300. Dopo il secolo XV non si trova più memoria dei Tederici.

1475 9 agosto. Fu data licenza dai Dazieri ad Antonio del fu Tommaso da Castello di condur materiali per fabbricare la sua casa.

Le famiglie consorti Castelli, Gabriozzi e Perticoni sembra che occupassero colle loro case quelle che poi furono Ghisellardi, Fava, Scala e fors’anche parte di quelle degh Ariosti.

Terminò la famiglia Castelli in quattro rami ad epoche diverse. Quello che abitava in questo N. 657 di Porta di Castello, e N. 647 di Pietrafitta s’estinse nel conte D. Castellano Francesco di Prospero morto li 26 luglio 1765 sopravivendogli tre nipoti sorelle e figlie del fu conte Giovanni Paolo di lui fratello. Anna nel conte Giosefio Maria d’ Amadeo Stella, Clarice Maria Eleonora nel conte Cassiano del conte Antonio Ginnasi d’Imola, e Ginevra nel conte Lucio Francesco d‘ Antonio Conti alias Rossi, le quali a comuni spese cominciarono la fabbrica della facciata in Pietrafitta il 7 marzo 1768, accordando al muratore L. 33000 come da rogito Gamberini, per includervi anche lo stallatico della Letica, in confine del palazzo Ghisilleri N. 648 di Pietrafitta. La facciata si vide finita il sabato 22 settembre 1770.

Nella divisione dello stato Castelli fra le suddette tre eredi toccò alla Stella questo palazzo, che fu continuato nobìlmente nel cortile e nelle scale. Dagli Stella questo palazzo passò a Felice di Amadeo Levi di Cento ebreo.

A capo di questo tronco della via Porta di Castello vi era ultimamente un cancello di legno il quale chiudeva la strada del Voltone dei Ghisilieri.

In faccia alle case dei Castelli evvi il N, 660 che fu un guasto formato dall’atterramento di case cedute dai Ghisellardi ai Castelli, e che poi fu soggetto di lunga lite fra le due famiglie, composta nel 1634. Questo guasto fu chiuso da muri nel 1768 e ridotto a giardino.

In un manoscritto di dotta mano (avv. Montefani) si trova la seguente notizia sotto la data del 1326: Bonaventura dott. Medico detto Tura da Castello, persona di bassa condizione, detto da Castello , o da S. Pietro , ebbe a sua casa presso S. Pietro verso Porta di Castello, ove è ora la parte di dietro del palazzo Ghisellardi. I suoi posteri erano però detti da Castello. Costui sotto pretesto di andare a medicare il Papa in Avignone, vi andò a nome di altri cittadini a trattare la dedizione di Bologna al Papa, come diffatti seguì poco dopo.