Via Toschi, dal V volume delle "Cose Notabili..." di GIuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Dal portico della casa a destra del Ponte di Ferro alle Chiavature.

La via Toschi o dei Toschi comincia dalla via Ponte di Ferro in faccia alla piazza dei Calderini, e termina a quella delle Chiavature.

La sua lunghezza è di pert. 46, 4, e la sua superfìcie di pertiche 61, 22, 5.

Nel 1256 si pubblicavano i bandi nell'Androna dei Toschi davanti la chiesa di Santa Maria della Chiavica, e nel 1289 davanti la casa dei Passipoveri.

Questa strada si disse anche Androna dei Toschi dalla famiglia di questo nome, nobile e florida, consorte dei Fagnani, Scannabecchi, Dalla Moneta, Preti, ecc. Useppo, o Giuseppe di Tommaso Toschi, e padre del dott. Viviano, fu capo della sollevazione seguita nel 1230, che diede luogo alla nomina degli Anziani fatta la prima volta in detto anno. Gregorio IX, in una sua lettera del 1231, fa menzione del magistrato degli Anziani, ma essi non erano allora al timone del governo. Questo fu il primo seme di un governo popolare, che poi cominciò nel 1245, e che produsse nel 1260 circa il magistrato detto il capitano de) popolo. Sopravvivono ancora in Bologna alcuni Toschi, di basso stato, ma non si si se abbiano relazione cogli antichi. Un Egidio Antonio di Ascanio, di professione speziale, ottenne nel 1734 il padronato di Santa Maria ad Nives nella chiesa di Sant'Agata.

Che i Toschi abbiano abitato in questa contrada, o nelle vicinanze della medesima, viene comprovato dal libro dei Memoriali di F. Giovanni notaro dell'anno 1299, dove trovasi il testamento di Rolando Giudice, figlio di Useppo, col quale dispone delle sue case con torre in domibus palatii et in torre, sotto Santa Maria della Chiavica presso l' Androna dei Toschi. (Veggasi il N. 1223 di questa strada). In altri tempi questa via era detta S. Silvestro, dalla chiesa dedicata a questo Santo, ed anche via dei Selici, per un marciapiede di selici trovato in uno scavo fatto nella casa dei Bovi.

Via Toschi a destra entrandovi per quella detta Ponte di Ferro.

NN.1228,1229. Li 16 febbraio 1470 Giovanni Enrico Orsi assegnò questo stabile a Lodovico di Battista Ramondini. per ducati 100 d'oro. Rogito Alessandro Buttrigari e Francesco Gozzadini.

Li 5 luglio 1474 il suddetto Ramondini la vendette a Giovanni di Bartolomeo Guidotti per L. 300 d'argento. Rogito Pellegrino Caravita.

Passò poi a Pellegrino Torri, al quale apparteneva nel 1536.

Il di lui figlio Giacomo Maria la vendette li 11 giugno 1544 ad Annibale di Ulisse Bovi, per L. 3000. Rogito Galeazzo Bovi e Giovanni Pulzoni. Si dice essere sotto la parrocchia di S. Damiano sopra l'angolo di sotto alla piazza Calderini, e confinare colla via da due lati, con Luca Beroaldi e con Scipione Vittori.

Li 29 gennaio 1573 Andrea di Mario Bovio l'affittò a Cornelio Berti per annui scudi 60 d' oro. Rogito Grazio Stanzani.

N.1230. Casa composta di più stabili antichi.

Il primo, aderente alla predescritta casa, era posto parte sotto la parrocchia di S. Damiano, e parte sotto quella di Santa Maria della Chiavica, e questo, Giovanna Orselli, con testamento delli 4 settembre 1360, a rogito di Giovanni Castagnoli, lo lasciò a Margherita sua figlia e di Almerico Castel de' Britti.

Appartenne in seguito a Girolamo Orsi, poi ai Guidotti, e li 24 aprile 1536 Aurelio Guidotti lo vendette a Serapione di Tommaso Vittori, per L. 1500. Rogito Gio. Andrea Morandi. Si descrive per casa con corte, posta sotto S. Silvestro, in confine di detta strada, degli eredi di Pellegrino Torri, di Girolamo Orsi, degli eredi di Virgilio Mutuia, e del condollo dell' Avesa. Li 17 aprile 1554 apparteneva ali' eredità del suddetto Vittori, e confinava con Vincenzo Bovio e con l' Avesa. Rogito Marcantonio Gulfardi e Tommaso Barbieri.

Il secondo stabile fu venduto li 12 febbraio 1549 da Lorenzo Orsi a Sebastiano Rinaldi, per L. 1450. Rogito Tommaso Scuderi e Lattanzio Panzacchia. Si dice posto in via Toschi sotto S. Silvestro, in confine di Pedrino Locatelli dalla parte delle Chiavature, di Serapione Vittori dalla parie di Ponte di Ferro, e dell' Aposa di dietro.

1571, 2 giugno. Sebastiano Rinaldi comprò da Salvatore Guidotti una casa in strada e cappella S. Silvestro, per L. 5000. Confinava col compratore, con Mario Bovio e con Lodovico Giroldi. Rogito Achille Panzacchia. Nel!' inventario dell' eredità di detto Sebastiano Rinaldi, fatto a rogito di Sebastiano Campeggi, è detto che questo stabile confinava colla via pubblica, con Andrea Bovio, e coll' infrascritta casa, ed era valutato L. 5448, 11, 7.

Il terzo stabile era una casa vecchia che confinava colla suddetta, con Pietro Locatelli e coll' Avesa, stimata L. 5212, 18, 11.

Li 22 febbraio 1713 Antonio Rinaldi vendette le predette case, ridotte in una, a Ferdinando e Francesco fratelli Galli Bibiena. Rogito Angelo Michele Galeazzo Bonesi.

I Bibiena la vendettero al dottor medico Ferdinando e Giulio, fratelli Marchesini. Il detto dottor medico morì li 18 aprile 1789 in età d'anni 70.

1578, 13 novembre. Vincenzo Salimbeni comprò da Tommaso Barbieri una casa in parrocchia e Strada S. Silvestro, per L. 4500 di Bolognini. Rogito Camillo Bonasoni. Questa casa li 20 giugno 1595 confinava di dietro coll' Avesa, e in parte colla piazzola di Sant' Agata, coi Locatelli di sotto e con Galleazzo Marano di sopra.

Li 4 novembre 1582 gli assunti dell'Abbazia dei SS. Naborre e Felice comprarono dai fratelli Vincenzo e Gio. Battista, figli del fu Scipione Salimbeni, una casa sotto S. Silvestro. Confinava colla via pubblica, coi venditori, coi Marani e colla piazzola di Sani' Agata. Rogito Giacomo Maria Fava.

N.1231. Casa che li 14 maggio. 1547 era di Pedrino d'Antonio Locatelli, nel quall'anno Giovanni Lodovico di Bartolomeo da S. Marino permise loro di atterrare un muro che divideva le loro case sotto S. Silvestro, e di rifabbricarlo con alcune finestre. Rogito Bartolomeo Casali.

Questa casa appartenne poi ai Rinaldi, e da Carlo Rinaldi fu venduta a Sebastiano Zanetti per L. 3000. Rogito Giovanni Cilli delli 9 maggio 1663. Era posta nella via Toschi, dirimpetto a S. Silvestro, e confinava coi Bovi a settentrione, e con Francesco Scarani di dietro.

In seguito questa casa appartenne ai Tamigi, indi agli Ambrosini poi a Carlo Treati.

N.1232. Li 20 maggio 1556 D. Vincenzo di Giacomo Bovi comprò da Clearco di Giovanni Achillinl una casa ruinosa posta sotto S. Silvestro, che confinava di dietro coll' Aposa, cogli eredi di Pedrino Locatelli a mezzodì, e con Antonio detto Trinignate a settentrione. Rogito Galeazzo Bovi.

N.1233. Casa di Antonio Trinignate (Breventani).

NN.1234,1235,1236. Case dei Mamelini, da non confondersi coi Mamolini.

La prima notizia, dalla quale si può dedurre che quivi abitasse questa famiglia, si ha da un decreto emanato li 12 maggio 1472 dai Difensori dell' avere a favore di Matteo del fu Nicolò Avolei merzaro, col quale gli vien concesso di poter fare un ponte di pietra o legname sull'Avesa per fabbricarvi sopra stanze per suo comodo tra la sua casa posta sotto S. Silvestro e i muri della chiesa di Sant'Agata, in confine delle case di ser Nicolò Mamellini. Rogito Boattiero del fu Lorenzo Boatieri.

La casa dell' Avolei era il N. 1234.

Nel 1489 la casa dei Mamellini confinava a settentrione con una casa dei Caccianemici, e questa dei detti Caccianemici confinava pure a settentrione con la società dei Barbieri.

Dalla susseguente notizia si apprende che li 10 aprile 1482 il dott. D. Carlo del fu Fregerino di S. Venanzo, canonico e commendatario della Pieve e chiesa rurale di S. Giovanni Evangelista di Pastino, (alla cui chiesa fu unita quella di Sant'Agata di Bologna) diede licenza ai fratelli ser Tommaso e ser Eliseo notari, figli del fu ser Nicolò Mamellini, pure notaro dei Sedici Riformatori della parrocchia di S. Silvestro, di poter fabbricare sopra l' Avesa un voltone di pietra o legname, per farvi stanze. I Mamellini però avevano ottenuta questa licenza dai difensori dell'avere fino dal 1465. Rogito ser Pietro Macchiavelli.

Li 7 settembre 1496 Pietro del fu Antonio Gombruti vendette ai fratelli e figli di Nicolò Mamellini una casa sotto Santa Maria dei Carrari in via Toschi, per L. 590. Rogito Bartolomeo Zani. Questa casa dovrebbe essere il N. 1235.

1507, 21 maggio. Il Rettore di Sant'Agata, D. Bartolomeo Stiatici, concesse ad Eliseo del fu Nicolò Mamellini di fabbricare sopra l' Avesa fra la sua casa e la .stalla di Rizzardo Pepoli, enfiteutica di Sant'Agata, la qual stalla era sollo S. Silvestro in confine dell' Avesa.

I Mamellini abitavano in questa casa nel 1465, e non sarebbe fuori di proposito che 53 anni prima fosse stata di loro proprielà nel qual caso vi sarebbe nata Santa Caterina da Bologna li 8 settembre 1413 da Benvenuta di Nannino Mamellini, sorella di Taddeo padre del succitato Nicolò. Benvenuta Mamellini, in seconde nozze, fu moglie di un cittadino ferrarese, e lo seguì andando ad abitare con lui in Ferrara, ed alcuni, per questo, coongetturarono che Santa Caterina sia nata in quella città (Breventani). Ma questa congettura viene atterrata dalla cronaca riportala nel Tom. XXIII — Rerum Italie. Script, col. 889 ad An. 1456. Quindecim sorores vitae regularis de Ferraria ad Bononiam ad dictun monasterium inhabitandum ductae sunt, quorum prima nuncupabatur soror Catherina de Nigris de Bononia. — Altra cronaca manoscritta d'autore incerto, conservata presso la famiglia dei Giusti, dice che li 20 luglio 1456 vennero da Ferrara a Bologna sedici suore di Santa Clara, fra le quali sor Caterina de Bartolomeo de Nigri. — L'Alberti nel T. IIl manoscritto, sotto l'anno 1456, noverando le suore venute da Ferrara a Bologna, dice "Suor Catherina di Bartolomeo de Nigri (che altri dicono di Vigri) bolognese". — Lo stesso autore, nella descrizione dell'Italia, come nelle storie di Bologna Lib. I D. 1, la chiama Caterina de Negri, o de Nigri. — La cronaca di Giacomo da Varignana, conservata nella biblioteca dell' istituto, sotto gli anni 1455 e 1459 dice: "Sore Cathelina de Bartolomio Negri da Bologna".

NB. Alla casa N.1236 fu posta l'epigrafe che ricorda il luogo della nascita di S. Caterina de' Vigri (Breventani).

NN. 1237, 1238. Li 4 maggio 1461 Antonio di Domenico Bonafede comprò da Floriano e Gregorio Archi, due case contigue poste nella via Toschi sotto Santa Maria dei Carrari, per ducati 100 d'oro. Confinava colla compagnia dei Barbieri. Rogito Matteo Curialti.

Da un rogito di Giulio Cesare Ascani delli 13 novembre 1578 (? Breventani) si apprende che questa casa era detta la vecchia, e che era posta sotto Santa Maria dei Foscarari alias dei Carrari, in confine della via pubblica che dalle Chiavature andava verso San Domenico, di mons. Bartolomeo di Visconti alias del Voltone di sopra, della casa della compagnia dei barbieri di sotto, e dei Volta di dietro. Lo stesso rogito dice che apparteneva a Gherardo Canali.

Li 24 gennaio 1549 la suddetta casa fu venduta dal dott. Agostino Berò a D. Giovanni Maria Canali per L. 1700. Rogito Lattanzio Panzacchia.

L' instrumento dice che era sotto S. Silvestro nella via dei Toschi.

1602, 29 ottobre. Gio. Andrea Canali vendette. a Marsilio Lombardi una casa posta in via Toschi sotto Santa Maria dei Foscarari, per L. 500. Confinava l' arte dei Barbieri. Rogito Cristoforo Guidastri.

N. 1237. Stabile che li 2 novembre 1409 apparteneva a Pellegrino Caccianemici, ed era posto sotto S. Silvestro, in confine dei Mamellini a mezzogiorno, della via pubblica a occidente, dell' Aposa a oriente, dei beni della società dei barbieri e di quelli dell'ospizio del Leone.

N. 1238. Residenza dell' arte dei barbieri, nella quale si leggeva in una lapide quivi murata: "L'annessa casa N. 1239 e la presente residenza fu comprata dall'arte dei barbieri li 22 settembre 1394. Rogito Gio. Domenico de la Brazzarola". L' instrumento poi aggiunge che fu venduta da Elena e Francesca del fu Guglielmo Cazziti per L. 410, che era sotto Santa Maria dei Carrari nell' Androna dei Toschi, e che aveva metà di un pozzo.

Li 8 dicembre 1455 Antonio di Domenico Bonafede comprò dalla compagnia dei barbieri due delle tre parti di una casa posta sotto Santa Maria dei Foscarari, in via Toschi e in confine dell' Avesa e di Giovanni Bruni, per L. 200. Rogito Bartolomeo e Cesare Panzacchi.

N. 1239. Casa della società dei barbieri, dove per qualche tempo vi si radunò la società dei pittori.

I pittori fecero parte delle quattro arti, e nel 1570 furono uniti ai bombasari.

Nel 1600 fecero collegio da sé soli, e fu allora che risiedettero nella predetta casa.

Nel 1710, quantunque istituita l'accademia Clementina, si continuò fino al 1722 a nominare il massaro, nel qual anno fu scelto Battista Bolognini.

Il giovedì 10 novembre 1509 i pittori furono separati dai sellari, guainari, e spadari.

L' Oretti ha lasciato scritto che i pittori nel secolo XIV chiesero ed ottennero di unirsi ai calzolari, a condizione di non coprir cariche. Dopo 100 anni furono uniti alle tre arti, cioè spadari, guainari e sellari, che per detta unione furon chiamati quattro arti.

Dopo si unirono ai merciari.

Nel 1071 i pittori risiedevano accanto al voltone de' Caccianemici.

Sino al 1781 si continuò a tenere nell'elenco delle arti quella dei pittori, quantunque non eleggesse il massaro. L'arte dei barbieri ebbe i suoi statuti nel 1288, riformati nel 1320, 1333, 1376 e 1400, e confirmati da Paolo V nel 1556, e poscia di nuovo riformati nel 1703, manoscritti e non mai stampati.

I SS. Cosmo e Damiano erano i loro protettori. Questa residenza che consisteva in due camere, confinava a levante e a tramontana col palazzo Pepoli, ad ostro coi Zanini, e a ponenle colla strada.

Li 26 febbraio 1694 il Senato incorporò a quest'arie quella dei parrucchieri.

Un Senato Consulto delli 20 dicembre 1743 separò affatto l'arte dei parrucchieri da quella dei barbieri. La compagnia dei barbieri consegnò questi stabili al Governo li 11 gennaio 1798, i quali furon loro restituiti nel 1800.

Via Toschi a sinistra entrandovi per la via Ponte di Ferro.

NN.1227,1226. Giacomo, Ulisse, Alessandro, Virgilio ed Ercole Bovi stavano sotto la parrocchia di Santa Maria di Castel de' Britti, alias la Ceriola, nell' angolo che faceva Strada Stefano con Cartoleria Vecchia, come risulta da un rogito di Gio. Battista dal Bue delli 19 agosto 1502.

Li 12 marzo 1543 il dotl. Gio. Lodovico di Giacomo Bovi comprò da Francesco e da Vincenzo di Annibale Musotti, e da Imperatrice, moglie di Marco Tullio Simii, loro sorella, una casa sotto S. Damiano nella viazzola detta Cui di Ragno (ora chiusa, vedi Borgo Salamo), per L. 3300. Confinava colla piazzola o sacrato di S. Silvestre, con Ruffino Ruffini, e con Lorenzo e fratelli Pietramellara. Rogito Galeazzo Bovi e Barlolomeo Casali. Nello stesso giorno comprò pure da Agostino Simii una parte di casa grande posta sollo S. Damiano nella viazzola detta Cul di Ragno, per L. 1546. Confinava con Ruffino Ruffini e coi fratelli Pietramellara di sopra, e colla piazzola di San Silvestro a sera. Rogito Galeazze Bovi.

L'inventario legale dell'eredità di detto Gio. Lodovico fu compiuto li 22 novembre 1563.

Li 6 agosto 1602 Giacomo dottor in leggi, figlio del predetto Lodovico Bovi, comprò da Lodovico d'altro Lodovico di Giacomo Zenzifabri una casa sotto S. Damiano dirimpetto ai Guidotti, in confine di due strade, e presso certa Androna detta dei Bonaveri; più una piccola casa contigua alla suddetta, il tutto per Lire 1500. Rogito Ercole Borgognini.

Con l'aggregato dei suddetti stabili fu fabbricata questa casa nobile nel 1620 dal senator Andrea di Mario. Si estinse questo ramo Bovio nel senator Rinaldo del senalor Gio. Lodovico, morto, ab intestato, in Castel Sant'Angelo li 27 giugno 1685. Vivevano quattro sue sorelle, suor Maria Cherubina, suor Maria Serafina e suor Maria Palma Corona, professe in Gesù e Maria, e suor Angela Teresa professa negli Angeli, come risulta da un rogito di Lodovico Barilli.

Il senator Andrea, l' abbate Guido, e il cav. Giulio d'Antonio Bovio da Santo Stefano avevano diritto alla successione.

Questa casa e l' altra dalla parte opposta nella via Toschi, siccome fidecommissarie, furono assegnale ai Bovi per transazione seguita li 17 novembre 1687. Rogito Lodovico Barilli, Lorenzo Garofali e Francesco Arrighi.

Li 3 febbraio 1738 morì il marchese senator Antonio Giuseppe d' Andrea Bovio, e con essa terminò la linea da Santo Stefano. Francesca Orsi, madre del predetto Antonio, rinunziò all' usufrutto dell' eredità del figlio, e volle la leggittima o la restituzione della sua dote calcolata L. 320,000. nelle quali fu compresa questa casa.

L'Orsi Bovio mori nel 1740 e furono eredi due sue nipoti, Lucrezia Orsi vedova Ercolani, e Catterina maritata nel senator Guidascanio Orsi, alla quale toccò in divisione questo stabile, che restaurò nel 1766 essendo vedova, e l'abitò fino alla morte. Il senator Camillo Orsi, di lei erede, lo vendette nel 1772 a Vincenzo Galli, e dopo di lui passò ai suoi eredi fratelli Contri.

N.1225. Qui fu già la chiesa parrocchiale di S. Silvestro della Chiavica, sottoposta all'altra, pure parrocchia, detta Santa Maria della Chiavica, con ingresso dalla piazzetta dei Bulgari, alias della Scimia. Il Masini dice che Santa Maria fu profanata nel 1571, e che la sua giurisdizione passò parte sotto Santa Maria dei Bulgari, e parte a S. Silvestro, che fu restauralo. Questa notizia però sarebbe infondata, stantechè Santa Maria dei Bulgari era già stata profanala nel 1547.

Nel 1256 si pubblicavano i bandi davanti Santa Maria della Chiavica. Per entrare nella chiesa di S. Silvestro conveniva discendere vari gradini a modo che questa potevasi considerare come il confessio dell' altra di Santa Maria, quantunque senza comunicazione fra le due chiese. La suddelta chiesa di S. Silvestro, che datava da un' epoca remotissima, fu soppressa nel 1792 per decreto del cardinal arcivescovo Andrea Giovanetti, ed il titolo e le rendite unite a S. Martino della Croce dei Santi. La sua giurisdizione parrocchiale fu assegnala a Santa Maria dei Foscarari, a riserva del N. 1228 della via Toschi, che fu aggregato a S. Damiano. La chiesa e la canonica furon comprate dal marchese Gaetano Conti Castelli per L. 7000. Nell'aprile del 1792 si trasferì in questa chiesa la compagnia della SS. Risurrezione, che abitava prima nella via Cento Trecento. (Vedi detta via N. 2872). Giuseppe Cantoni, ingegnere Mantovano, chiamato a Bologna dal Cardinal Legato Ignazio Boncompagni per compilare il catasto della provincia bolognese, comprò l' una e I'altra dai marchesi Conti, e le addattò ad abitazione.

N.1224. Dai confini del susseguente numero 1223 si apprende che nel 1489 eran quivi stabili di Antonio Luna. Rogito Gio. Battista Pellegrini.

Nel 1532 appartenevano ai Campeggi. Rogito Vincenzo Veli.

Nel 1436 eran passate ad Astorgio Paleotti. Rogito Tideo Fronti e Francesco Parolini.

Appartennero anche ai Gessi, dei quali fu successore qualcuno dei suindicati proprietari.

Li 14 maggio 1547 Pedrino di Antonio LocateIli possedeva uno dei suindicati stabili, e ciò risulta da un rogito di Bartolomeo Casali, dal quale si apprende che il Locatelli ottenne da Gio. Lodovico di Bartolomeo da S. Marino di atterrare una muraglia divisoria posta fra le loro case sotto S. Silvestro, e di rifabbricarla con alcune finestre.

Nel 1578 Giuliano di Antonio Locatelli, come risulta da un rogito di Marcantonio Balzani in data delli 4 aprile, aggiunse alla sua possidenza parte di una casa con corte, orto e stalla, che confinava colla piazzetta di S. Silvestro, ed era valutata L. 2591, 15, 4. Questa casa era stata venduta da Giulia Isolani vedova di Francesco Maria Caccianemici. La detta porzione confinava colla piazzola di San Silvestro, colla casa del compratore, cogli eredi di Gerardo Canali, e con Camillo Foscarari successore della predetta vedova Isolani Caccianemici.

Giovanni Giuliano di Antonio di Martino di Vitale LocateIli, mercante, fabbricò questa casa circa il 1580, e li 10 giugno dello stesso anno ottenne suolo pubblico nella piazzetta della Scimia per procurarsi comodo di sortire dalla sua casa colle carrozze. La discendenza di Giuliano .terminò in Antonio Lodovico suo nipote ex filio, ma continuò il ramo di Antonio di .Vitale, che terminò colla quarta generazione. (Vedi via Gombruti N. 1140).

Il suddetto Giuliano mori li 6 aprile 1592.

Antonio Lodovico del fu Fabio del predetto Giuliano cedette questa casa io permuta a Domenico Fabri detto il Torrino, con scrittura privata delli 5 aprile 1613, e per rogito di Vincenzo Vasselli delli 19 febbraio 1620, nel qual contratto fu valutata L. 36000. (Vedi via Porta Nova N. 1180). Il conte Angelo Maria Gaetano di Antonio Camillo Turrini e di Ersilia del conte Luigi Rossi, erede della metà del patrimonio Rossi, assunse il detto cognome, ma questo ramo che fu anche senatorio si estinse nel conte Camillo del conte Domenico Luigi, morto al cominciare di questo secolo, lasciando una sola figlia ed erede, di nome Ersilia, moglie del conte Luigi del conte Filippo Marsili Duglioli (Vedi Strada Santo Stefano N. 91 ).

Continuò il ramo Turrini, e continua tuttora, nei figli del fratello del suddetto Camillo Rossi Turrini (Vedi Strada Castiglione). Questa casa colle sue adiacenze fu comprata nel 1827 da un figlio di Cesari De Maria.

N.1223. Casa detta del Voltone con torre che credesi dei Passipoveri.

Il Passipovero, Senator di Roma, è una favola, perché a quei giorni Roma non aveva un Senatore forestiero, ma un Senato di 40 o 50 membri instaurato nel 1130, ed il preteso Senatorato di Roma coperto da uno straniero altro non era che un Podestà, carica instituita alla metà del secolo XIV. Potè un Passipovero essere in Roma per tutt'altra causa quando l'Eremita a lui si presentò coll'Immagine della B. V. di S. Luca. Quello che diede il cognome alla famiglia viveva nel 1208, e lasciò discendenza in due suoi figli.

Nelle cronache antiche vien detto Pascens Pauperum, pasci poveri, per essere molto elemosiniere, non Passipoveri, come comunemente vien nominato. Sembra che i Pascipoveri, mancati nel secolo XIV, abitassero quivi nel 1160. Qualcuno ha detto che questa casa presso il voltone fosse nel 1268 di Rolando e di sei figli di Giuseppe Toschi, i cui discendenti diedero il nome a questa strada nel 1354. Aggiungono che sino al 1394 si trova che fosse dei Passipoveri, poi dei Caccianemici. Pare assolutamente che i Toschi non abbiano mai avuta proprietà sopra questo stabile, e ciò si prova da un rogito di Antonio di Nicolò Malabranca delli 17 agosto 1375, col quale Zera Passipoveri vendette a Federico del fu Bolognino Zambeccari una casa sotto Santa Maria dei Foscarari, per L. 200, e siccome un accurato investigatore di cose patrie ha stimato che la torre dei Toschi sia compresa nelle case dell' ospedale della Morte, perciò coll'appoggio del precitato rogito Malabranca abbracciamo il partito di negare che questo stabile sia mai stato dei Toschi.

La suddetta casa appartenne in seguilo ai Caccianemici discendenti da quel ramo che si disse prima degli Odaldi da un Odaldo da S. Pietro, perché abitava presso le case degli Scappi. Ignorasi il motivo del cambiamento del cognome Odaldi in quello di Caccianemici, e solo si sa che il primo ad addottarlo fu Braiguerra di Odaldo di lacopino d' Odaldo nel 1299, i di cui posteri si dissero Caccianemici di Braiguerra, e vennero ad abilar qui nel 1400, poi ebbero il senatoralo.

Frate Lucio Domenicano; dottore in teologia, inquisitore di Brescia, battezzalo col nome di Camillo d'Orso di Lodovico, morlo li 23 marzo 1603, e che stampò il supplemento del V libro e la tavola delle Deche di frate Alberti, fu uno degli ultimi di questa famiglia.

Sotto la data delli 23 marzo 1474 trovasi che il canonico Cristoforo Caccianemici, ritirato sul Mantovano, assolse Giovanni lI Bentivogli dell' incendio della sua casa posta sotto S. Silvestro e dei mobili che conteneva, il qual incendio era stato ordinato dal medesimo Bentivogli.

1489, 2 aprile. Un rogito di Gio. Battista Pellegrini descrive una casa grande posta sotto S. Silvestro, di proprietà di Pellegrino Caccianemici. Confinava a mattina e dal lato di sotto con strade e con certo voltone sopra la strada, a ponente coi Foscarari, colla corte dei Bulgari e colla stalla di questa ragione, e di sopra con Antonio Luna da due lati.

1532, 19 agosto. I figli di Pellegrino Caccianemici avevano casa sotto S. Silvestro, in confine della via pubblica, di Francesco Luna, degli eredi di Francesco Foscarari, della piazza di S. Silvestro e dei Campeggi. Rogito Vincenzo Veli.

1536, 10 aprile. Vincenzo del fu Pellegrino Caccianemici comprò da Ippolito del fu Paolo Fronti una casa sotto S. Silvestro, che pare fosse stata dei Gessi, per L. 3150. Confinava colla via pubblica dal lato superiore, con altra casa del venditore a settentrione, con Astorgio Paleotti a mezzodì, e con una piazzetta di dietro. Rogito Tideo Fronti e Francesco Parolini. Il Fronti si riservò la torre come annessa alla sua casa sotto Santa Maria dei Foscarari.

1578, 4 aprile. Giulia Isolani, vedova di Francesco Maria Caccianemici, vendette a Giuliano del fu Antonio Locateli i e a Camillo di Andrea Foscarari, per L. 10500, una casa che confinava colla via pubblica detta del Voltone, con Gherardo Canali, con Camillo Foscarari, con Giuliano Locatelli, e colla piazzola di San Silvestro di dietro. Rogito Marcantonio Balzani.

Li 12 maggio 1578 i compratori ne vendettero una porzione a Gerardo Canali per L. 2151, lunga piedi 60 e oncie 6, larga piedi 13 e oncie 6 e un pezzo di corticella presso il Canali nella parte posteriore. Confinava colla via del Voltone e coll' orto e casa già di Giulia Isolani.

Li 23 ottobre poi dello stesso anno si d visero fra loro il restante. Toccò al Locatelli parte di detta casa colla corte, orto, e stalla, in confine della piazzetta di S. Silvestro accanto al muro divisorio già fabbricato, della casa del compratore, e di quella dei Foscarari da due lati. Questa porzione fu valutata L. 2391, 15, 4. Restò al Foscarari il residuo in prezzo di L. 5807, 04, 8. Rogito Marcantonio Balzani. Confinava il voltone Caccianemici e la parte venduta agli eredi di Gerardo Canali aderente ali' antica casa dei detti Canali.

Ai Caccianemici successero i Canali,. i quali la possedevano li 13 novembre 1578 come risulta da un rogito di Giulio Cesare Ascani, nel quale è descritta come casa di abitazione degli eredi Canali, posta in cappella S. Silvestro, in luogo detto il Voltone dei Caccianemici. Confinava a mattina colla strada che andava a S. Domenico, di sotto (a settentrione) con messer Nicolò Barbieri, a sera con Camillo Foscarari, di sopra, ossia a mezzogiorno, cogli eredi di messer Antonio Locatelli successore Campeggi e prima d'essi con messer Fabricio e monsignor Francesco Ramponi, modenesi, che la possedevano per la maggior parte, e per una parte verso il detto Foscarari con Camillo e Giuliano Locatelli, come da rogito di Gio. Lorenzo Villani notaro di Modena delli 22 maggio 1566.

Si trova un altro rogito in data 10 aprile 1610 del notaro Fabio Gremigio, il quale dice che la casa dal voltone dei Caccianemici fu venduta dai Canali e dai Galli per L. 9700 a Lodovico del fu Matteo Griffoni.

Il primo dicembre 1634 la casa detta del Voltone sotto la parrocchia di S. Silvestro era di Lodovico di Matteo Griffoni. Rogito Camillo Benni.

Questa casa nel 1636 confinava colla strada da due lati, con Girolamo Manzini di dietro, e con Domenico Turrini dall'altro lato.

Li 29 maggio 1641 Giacomo Filippo di Domenico Turrini comprò da Giovanni Galeazzo, Luigi e Matteo di Lodovico Griffoni una casa con torre, voltone, ecc. posta sotto S. Silvestro, per L. 10200. Rogito Vincenzo Vassalli. Confinava col compratore a mezzogiorno, cogli eredi di Girolamo Manzini a ponente, e con Domenico Maria Menzani a settentrione.

Il vicino voltone detto dei Caccianemici è giudicato da alcuni per il piede di una torre, da altri per una delle porte fatte fare dall' Oleggio per chiudere le strade immediate alla piazza, finalmente vi è chi lo stima costrutto per dar comunicazione alle due case di qua e di tà della via Foscherari.

Questa famiglia Odaldi, alias Caccianemici, che non aveva alcuna benché lontana affinità con quella dei Landolfi, e neppur con altra dei Caccianemici dall'Orso, terminò in Raffaele del fu Vincenzo morto li 9 novembre 1596 sotto la parrocchia di S. Giorgio, e fu sepolto in S. Pietro. Nel suo testamento fatto li 3 ottobre 1582, a rogito di Paolo Stancari, ordinava che tutte le linee della sua famiglia fossero messe in un' urna, dalla quale si estraesse l' erede. Mancate quelle di Bologna voleva che si mettessero a sorte le altre di Vercelli e d' Imola. Finalmente mancando tutte le linee mascoline comandava l' estrazione di un discendente per linea femminina coll'obbligo che assumessero il cognome Caccianemici. L' estrazione era affidata ai Padri Priori di S. Domenico e di S. Francesco.

Girolamo, ultimo dei Caccianemici, mori li 30 gennaio 1749 mentre occupava la carica di bombardiere del Senato, ed esercitava il mestiere del tornitore in via Barbarla dirimpetto al palazzo Marescotti. Lasciò egli due nipoti di sorella, ed essendosi in detto Girolamo estinte le linee mascoline Caccianemici, avevan diritto alla successione le femmine, e trovandosi che il celebre dott. Luigi Palcani era nato da Maria Catterina figlia di Francesco Righi e di Maria Maddalena sorella del suddetto Girolamo della parrocchia di S. Giorgio, fu nominato erede fidecommissario di Raffaele di Vincenzo Caccianemici, come risulta da rogito di Domenico Schiassi delli 16 marzo 1752. La rendita di questo fidecommesso era di annui scudi 80. II Palcani assunse il cognome Caccianemici, e mori in Milano li 22 febbraio 1802 senza successione.

Si passa il Voltone dei Caccianemici

N. 1221. Li 21 gennaio 1695 Paolo e fratelli Salaroli comprarono da Elisabetta Bergamori Sforza la metà di una casa sotto Santa Maria dei Foscarari, per L. 800. Rogito Giuseppe Lodi. Era posta nella via Toschi di dietro alla Chiesa predetta e confinava coi beni di detta chiesa da una parte, e dall'altra colla casa dei Gilioli.

N. 1220. Li 30 novembre 1466 Antonio del fu Girolamo Luna comprò dal cav. Nicolò del fu Giacomo Sanuti, successore di Pietro da Bergamo, una casetta posta sotto Santa Maria dei Carrari, detta poi dei Foscarari, nella via Toschi, per L. 200. Confinava con Giacomino dall'Armi, e cogli eredi di Gio. Gotto. Rogito Zaccaria del fu Barlolomeo Enrighetti.

Questa casa, li 12 ottobre 1465, a rogito dello stesso, fu ceduta al dall'Armi in permuta della sua, che confinava col detto Giovanni Gotti.

Li 24 aprile 1406 i fratelli Tommaso e Giacomo, figli del fu Girolamo Luna, comprarono da Dorotea del fu Giacomino della Seta, vedova di Giovanni da Moglio, una casa con bottega ad uso di larderia, posta sotto Santa Maria dei Carrari nella via delle Chiavature dalla parte per cui si andava alla chiesa di S. Domenico, per ducati 250 d' oro. Rogito Bartolomeo Panzacchia.

Li 7 luglio 1531 era di Francesco di Antonio Luna, e confinava con Girolamo Pasi, con Ippolilo Frontoni, e colla via detta dei Toschi. Rogito Giovanni Andrea Morandi.

1536, 14 settembre. Antonio e Paolo di Francesco Luna assegnarono a Pietro di Giacomo Bonfigli la suddetta casa con bottega, posta sotto Santa Maria dei Carrari nelì'angolo delle Chiavature e della via Toschi, presso gli eredi di Giacomo Pasi e di Francesco da Canobbio.

Nel 1612 apparteneva a Paolo del fu Andrea Bonfigli, e confinava coi Canobbi, cogli AsiineIli e colle dette vie. Nel 1715 era di Francesco Bonfigli, poi dei Barbari speziali, indi dei suoi eredi Venturoli.

Aggiunte

1493, 16 aprile. Giorgio di Giorgio Guastavillani abitava in casa propria sotto S. Silvestro in via Toschi.

1496, 7 settembre. Pietro del fu Antonio Gombruti vendette a Nicolò Mamellini una casa posta sotto Santa Maria dei Carrari nella via Toschi, per L. 590. Rogito Barlolomeo Zani.

1520, 28 settembre. Si concesse licenza al dott. Virgilio Porta e a Galeazzo Malvasia confinanti colle loro case e col fiume Avesa, in cappella S. Damiano e S. Silvestro, di fare un ponte di pietra sopra detto fiume a comodo delle precitate loro case.

1560. Casa e casetta che Ifigenia Porla, vedova del cav. Dainesi, e Lodovico suo figlio vendettero a Lodovico del fu Girolamo Torelli li 10 gennaio del predetto anno. Rogilo Cesare Vallata e Luca Belvisi. Confinavano ambedue colla via pubblica a mezzodì, coi Serpa a sera, con Luca Beroaldi in parte e in parte coi Locatelli, coll' Avesa e coi Cospi.

1578, 13 novembre. Tommaso Barbieri vendette a Vincenzo Salimbeni una casa posta nella parrocchia e Strada S. Silvestro, per L. 4500 di Bolognini. Rogito Camillo Bonasoni. Nell' inventario legale dell' eredità del detto Salimbeni, fatto li 25 giugno 1595 a rogito di Cristoforo Guidastri, è detto che questa casa confinava con l' Avesa di dietro, colla piazzola di Sanl' Agata, con Locatello di sotto, e con Galeazzo Marano.

1594, 22 gennaio. Camilla Locatelli, vedova di Alessandro Bolognetti, assegnò a Lucrezia del fu Agostino Locatelli, moglie del conte Ippolito del fu Giulio Malvezzi, una casa in via Toschi in conto di dote. Rogito Ercole Fontana.