Buvalelli

Era dell' illustre famiglia de' Geremei, e zio di Baruffaldino condottiere di crociati, il Bùvalo, detto Buvalello, che nel secolo XII diede il nome alla propria di scendenza (1). Al finire di quel secolo e al cominciar del seguente i Buvàlelli tennero quattro volte il consolato, poi furono non di rado tra gli anziani sino al 1368. Seguirono la parte capitanata da' loro consorti, e nel 1248 s'azzuffarono con la famiglia che reggeva la fazione contraria (2).

Ai due secoli sopraddetti, ma più specialmente al secondo appartiene quel Rambertino o Lambertino, figlio di Guido, detto talvolta, anzichè Buvalelli, Buarello, Boverello e provenzialmente Debuarel il quale meritò la somma podestà in città libere, ossia la carica più luminosa di que' tempi, e insieme fu uno di que' trovatori che in rime provenzali cantarono le armi e gli amori. Prima i Bresciani nel 1201 lo vollero concordemente pretore, benchè divisi in fazioni esacerbate da recenti lotte, nelle quali s' erano immischiati i Mantovani e i Cremonesi. Rambertino, fatto arbitro, pronunziò un lodo che ristorò la pubblica tranquillità (3). Resse Milano, Mantova, Parma e condusse le milizie di quest' ultima a Pontedusolo, per vendicare il parmigiano Vicedomini che vi era stato ucciso in un aguato, mentr' era podestà di Modena. Andò pretore a Genova nel 1218 e meritò per senno e per valore d' esser prorogato due volte in quell' ufficio.

Ricorse a Federico imperatore, sceso in Italia, per la conferma delle immunità genovesi, ma, benchè da lui e dal cancelliere lusingato, non la conseguì, sì che scontento s' a-stenne dal far codazzo a Federico (4). Indusse invece Marchisio Scriba, come questi racconta, a continuare gli annali del Caffaro. Anche i Modenesi lo chiamarono al loro governo mentre soggiacevano all' interdetto, quali aderenti all' imperatore (1221). Rambertino assentì, in onta del divieto fattogli da Onorio III, con breve pubblicato dal Fantuzzi, e incorse nelle censure (5).

Frattanto Rambertino trattò pel suo comune e convenne co' Parmigiani e co' Ferraresi il pareggio della moneta (1209) e dissuase in Modena dal venire a Bologna il legato del papa, che scorreva la Lombardia per distaccarla dalla causa di Ottone IV (1211) (6).

Ma Rambertino alternava a queste gravissime cure il poetare in lingua romanza, o provenzale, seguendo l' uso del tempo suo, come lo addimostrano dieci canzoni di lui ricordate dal Millot nella storia letteraria di que' rimatori: otto delle quali canzoni sono nel codice estense di Modena che ha rime di trobaadours, ed una di queste otto è in lode di Beatrice figlia del marchese Azzo d' Este, da lui conosciuta probabilmente nel 1209 quando andò ambasciatore di Bologna a Ferrara:

Beatrix d'Est la meilleur es q'anc fos,

E ja Deus noca m sal s'eu de ren men,

Q'èl mont non cren qe n'aia tan valen,

Qui vol gardar totas razos. (7)

E non solo fu trovatore, ma eziandio protettor de' trovatori ed in ispecie di Pietro Raimondo da Tolosa, il quale ne lodò la liberalità e le accoglienze:

Ser Lambertis de Bunarel acoill

Pretz e valor, et anc jorn non estai

De gran solatz et de joi mantenir. (8)

Tra gl' Italiani il Cavedoni (9) e il Bartoli (10) diedero miglior contezza di Rambertino o Lambertino Bualelli, ma l' indice compiuto delle sue poesie è opera di Karl Bartsch, il quale chiama lui erroneamente Lamberti Bonanel (11). Codesto trovator bolognese, uno dei venticinque italiani noti, era già morto nel 1229 (12).

Anche Buvalello dovett' essere uomo di molto senno e di molta autorità, poichè fu dal comune adoperato a comporre la pace co' Pistoiesi (1208) dopo lunghe guerre e poichè i Reggiani lo chiesero pretore. Nel 1257 i suoi figli Guido e Azzolino avevano ventisei servi. Guido di Rambertino fu uno degli arbitri fra 'l popolo padovano e il crudele Ezzelino, un altro Rambertino pretore di Genova (1248) e di Cesena (1271), ed ebbe quindici servi. Buvalello suo figlio fu condannato a confine in Alessandria e ad aver demolita la torre com'uno de' congiurati a dar Bologna al Marchese Azzo d'Este (1303); e i figli di lui incorsero nel bando per aver tentato di sottrar Bologna al legato del papa (1306). Tornarono tutti nel 1310 per un' amnistìa generale (13).

Nicola andò ambasciatore a Firenze (1320) per sollecitare l' invio del contingente militare promesso dai Fiorentini, non chè da' Sanesi e Bolognesi, a Giovanni XXII e al re Roberto, per annientare il ghibellinismo in Italia (14). Filippo snidò dal castello di Panico i conti che vi si erano fortificati per ricondurre i Pepoli a Bologna. Azzo fu inviato ad Urbano VI per reclamare guarentigie di libertà al comune (1372). Ebbe poscia l'incarico di riformare i patrii statuti (1388), ed essendo correttor de' notari fu ucciso nella mischia, cui i Gozzadini e i Bentivogli attaccarono co' màltraversi nel 1399. Circa a quel tempo Paolo fu lettor pubblico di medicina (15) e forse degli ultimi di sua famiglia.

Guido, Rambertino e Buvalello (il congiurato per Azzo d'Este) figli di Rambertino (secondo pretore di Genova) fecero divisione delle loro case e torri urbane nel 1290. A Buvalello toccò una parte di torre e della casa contigua la quale confinava con la chiesa parocchiale di s. Cristoforo de' Geremei, con Azzolino Buvalelli e con la strada da due lati (16). E poichè il fabbricato di questa chiesa sussiste tuttavia in principio di via Foscarari al n. 1172 non è a dubitare che là presso sorgesse la casa e la torre anzidette, le quali passarono nei Roberti, poi ne' frati francescani e furono date in enfiteusi nel 1390 a Gerardo Lambertini, i cui discendenti ne fecero vendita per la fabbrica dell' archiginnasio. V'eran vicine altre quattro case altresì dei Bualelli, che furon vendute nel 1390 al prezzo di 700 lire al comune, per fabbricare la basilica di s. Petronio (17). E potrebb' esser questa la torre de' Buvalelli di cui fu decretata la demolizione, forse soltanto parziale, nel 1303.

Nella divisione sopraddetta toccò a Guido un' altra casa con diritti spettanti a tutti tre i fratelli sulla torre Maltagliata. — Vedasi Crespellano (da).

Ma questi tre fratelli serbarono indiviso e si obbligarono a non vendere senza il comune consenso il ballatoio ossia torre di loro proprietà, situato nella predetta parocchia di s. Cristoforo e tutto circondato da strade. Da questo ballatoio trasse anticamente il nome la via, che poi chiamossi de' Foscarari, e la chiesa di s. Cristoforo de' Geremei ebbe l' aggiunta di ballatoio. Con questo vocabolo si appellavan quei corridoi sporgenti e merlati che coronavano la cima di palazzi e delle torri, ma la carta della divisione sopraccitata dà il nome di ballatoio a tutto un edificio cinto da strade, ossia isolato, uguale, o simile almeno, ad una torre, ballatorium sive turrim (18).

(1) Savioli, Ann. v. 1, pag. 143, genealog. de' Geremei.

(2) Savioli, Ann. v. 5, pag. 213, 214.

(3) Savioli, Ann. v. 3, pag. 246.

(4) Savioli, Ann, v. 3, pag. 297, 335, 337, 352, 375, 386, 395, 400.

(5) Fantuzzi, Notiz. v. 2, pag. 351, 352. Savioli, Ann. v. 5, pag. 3, 6.

(6) Savioli, Ann. v. 3, pag. 304, 308, 317.

(7) Cod. est. fol. 195, n. VI: « Al cor m' estai l'amoros desirers. »

(8) Cod. est. fol. 315, 316.

(9) Ricerche stor. intor. ai Trovatori provenzali accolti ed onorati nella corte dei marchesi d'Este nel sec. XIII. Stanno nel v. 2 delle Memor. della R. Accad. di se. lett. ed arti di Modena.

(10) L' Italia sotto l' aspetto fis. stor. art. e stat. del dott. F. Vallardi, cap. 2.

(11) Alphabetisches Verzeichniss der lyrischen Diechter des 12 und 13 Jahrhunderts, aggiunto all' opera Grundviss zur Geschichte der provenzalischen Literatur (Elbenfeld Friederich 1872).

(12) Savioli, Ann. v. 3, pag. 250, 251. Fantuzzi, Notiz. v. 2, pag. 253.

(13) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 450, 488, 533, 545. Savioli, Ann. v. 5, pag. 71, 294.

(14) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 611. Muratori, Ann. v. 12, pag. 129.

(15) Ghirardacci, Hist: v. 2. pag. 67, 394, 428, 507. Mazzetti, Repert. pag. 72.

(16) Docum. n. 184.

(17) Guidicini, Cose not. v. 2, pag. 148.

(18) Docum. sopraccitato n. 184.