N.111 - Ospitale di S. Procolo

Dalle Cose Notabili di Giuseppe Guidicini.

Ospitale di S. Procolo. Nel secolo XIII esistevano in Bologna alcuni ospitali il cui instituto era di albergar pellegrini, di assistere gli ammalati e di raccogliere gli esposti. Eran questi intitolati della Carità di S. Martino, di S. Pietro, di S. Procolo, di S. Bovo, e del ponte di Reno presso Bologna. Ciascuno dei due primi impiegava due ottavi delle rendite, e un ottavo ciascuno degli altri quattro, per la conservazione degli infelici esposti. Le dette rendite col tempo furono concentrate ed unite in gran parte a quello di S. Procolo, che abbandonato l' uso di albergar pellegrini, e di curar ammalati, tutto si dedicò a raccogliere, nudrire, ed allevare i trovatelli della città, poi dell'intera provincia bolognese.

L' Oretti pretende, che l'ospitale dì S. Procolo fosse governato fino dal 1224 dai monaci Benedettini di Santa Giustina di Padova; si sa di certo che del 1297 sopraintendevano al medesimo l'Abbate ed in seguito anche i monaci di San Procolo che erano bensì Benedettini Neri, ma non della Congregazione di Santa Giustina, i quali ebbero la chiesa di S. Procolo temporariamente sui primi anni del secolo XV, indi stabilmente il 14 ottobre 1435. I monaci per il governo di detto ospitale servivansi anche dell' opera di secolari formati in compagnia come si vedrà in appresso.

Stante la detta unione i Padri concessero il loro ospitale detto di S. Procolo alle seguenti condizioni:

1° Bartolomeo Castagnoli rettore, debba essere amministratore dei beni sua vita naturale durante, contribuendo il necessario per mantenere gli esposti.

2° Che detti uomini debbano rifare di nuovo tutto l' ospitale ora angusto, rovinoso, vecchio e cadente; e ridurlo in buon stato.

3° Debbano render conto ogni anno ai monaci della loro amministrazione.

4° Siano tenuti a conservare, e mantenere i beni.

5° Non saranno tenuti a render conto ai monaci degli altri beni che potessero pervenire per qualunque titolo all' Ospitale.

6. Che debbano riconoscere il monastero di S. Procolo come padrone del diretto dominio presentando ogni anno un cereo, o doppiero del valore di soldi 20 per la festa di S. Procolo, prendendo la rinnovazione di 29 in 29 anni.

7° Mancando la compagnia, o riducendosi a soli 10 uomini, se fra anni cinque non si ricupera maggior numero, in tal caso l'ospitale e i suoi beni dovranno ritornare al monastero.

Il Padre Melloni dice che l' 11 aprile 1311 il rettore di questo ospitale presentò supplica al Comune rappresentando, che avendo edificato il medesimo sotto l'invocazione di S. Dionisio, e più avendo cominciato a fabbricare una Chiesa dedicata al detto santo sul terreno dello stesso ospitale rimpetto al monastero di S. Procolo erasi trovato in somma ristrettezza non avendo altre rendite che quelle provenienti da elemosine, per cui chiedeva un sussidio per terminar la Chiesa e alimentare l' ospitale, che gli fu accordato. Per l'unione d' altri Ospitali, e per lasciti fattigli divenne poi uno dei più cospicui e doviziosi della città.

1450 28 giugno. Gli uomini della compagnia di Santa Maria degli Angeli che stavano fra le porte di strada Stefano e di strada Castiglione determinarono di unirsi a quelli della compagnia di S. Spirito presso S. Procolo ritenendo il titolo di Santa Maria degli Angeli. Ciò rilevasi da rogito di Giovanni Maria Gambalunga che il Masini dice dagli annali della Porziuncola.

1450 2 settembre. Concessione fatta dai monaci di S. Procolo dell' ospitale da lunghissimo tempo da loro posseduto, in assai cattivo stato e quasi ridotto col solo nome di ospitale, che serviva particolarmente ai pellegrini meno l'ottava parte delle rendite che serviva a ricettare, nutrire ed allevare i bastardini della città. Tale concessione fu fatta per consiglio di Ser Bartolomeo Castagnoli notaio, rettore di detto ospitale e per la fama acquistata dalle compagnie della Vita, della Morte, di S. Biagio, del Baracano, di S. Bartolomeo di Galiera di Santa Maria della Selicata dei Minori in capo alla strada di S. Felice e del Borgo del Pradello. Al Massaro, priore e rettore delle compagnie di Santa Maria degli Angeli, di S. Sisto, di S. Eustachio e di Santa Maria Maddalena, soliti a radunarsi in un piccolo ed angusto oratorio, fu concesso l' ospitale suddetto, l' oratorio anesso, ed una piccola stanza, affinchè con comodità maggiore potesse attendersi al necessario di lui servizio.

Il 11 ottobre 1450. I rettori di Santa Maria degli Angeli, di S. Sisto, di S. Eustachio e di S. Maddalena stabilirono l'unione delle quattro compagnie sotto il titolo di Santa Maria degli Angeli.

1454 agosto. Dall'Instrumento di rinnovazione enfiteutica dei monaci di S. Procolo a rogito di Albice Dugliolo, e di Delfino Landini sappiamo che la compagnia degli Angeli aveva comprato una casa per L. 30 enfiteutica da certo Baccio.

Li 22 ottobre 1450 fu preso il possesso dalla nuova compagnia di Santa Maria degli Angeli, dell' ospitale dell' oratorio e di una debole e piccola stanza annessa, come da rogito Bonfiglio Bonfigli.

1451 5 settembre. La compagnia avendo bisogno di denaro per la fabbrica dell' Ospitale vendette una casa della compagnia di S. Sisto nella contrada detta i Vignati sotto S. Procolo. Rogito Giacomo Scanalli.

1454 agosto. La compagnia ne aveva comprato una enfiteutica di S. Procolo. Rogito Albice Dugliolo, e Delfino Landini. Secondo una cronaca, la fabbrica si fece dalla parte di Val d' Aposa.

1456 30 marzo. Essendo seguita l'unione del priorato di Santa Maria di Montevia al monastero di S. Gio. in Monte il 30 gennaio 1456 rogito Rolando Castellani, ed annessi all' arcipretato della Pieve di Montevia l'ospitale, e la chiesa di Santa Maria della Carità, il qual ospitale alimentava esposti per quanto ritraeva da due parti delle otto dei beni di esso, D. Giovanni di Catania Vicario generale del Vescovo smembrò detto ospitale, e la chiesa parrocchiale della Carità, e sul riflesso, che la nuova compagnia degli Angeli godeva una delle otto parti delle entrate per gli esposti, divise i beni consistenti in 4 possessioni in diversi pezzi di terreno, e in varie case, assegnando le rispettive quote, ed unendo all'ospitale di S. Procolo la porzione di quella della Carità (Vedi Strada S. Felice numeri 35, 36, e 37).

1456 24 marzo. I canonici di S. Gio. in Monte rinunziarono la Chiesa, e l'ospitale della Carità. Rogito Rolando Castellani.

1456 20 aprile. L'ospitale, e i beni di Santa Maria di Piumazzo furono uniti a quello di S. Procolo, e di Santa Maria della Carità di Bologna conservando però in Piumazzo un sito per ricoverare i bisognosi. Rogito Giovanni Battista Grassi.

Il 31 marzo 1463 secondo un rogito di Baldassare Grassi fu dato l' Ospitale di Santa Maria della Carità a Zenobio priore della Chiesa e monastero di San Barbaziano essendo stato detto ospitale smembrato da quello di S. Procolo e dalla Compagnia di Santa Maria degli Angeli. Questo smembramento è riferibile al fabbricato e non all'instituto di raccogliervi pellegrini ed esposti.

1472 17 settembre. Donato Giovanni e Polidoro fratelli e figli del fu Guglielmo Sangiorgi vendono al sindaco, e uomini di Santa Maria degli Angeli degli esposti tanta rata e parte per indiviso con essi Sangiorgi di tre casette antiche, contigue e ruinose con due pozzi e due corti posto sotto S. Procolo o S. Mamolo, presso i beni dell' Ospedale, presso la Via pubblica di S. Mamolo, presso il Serraglio o Torresotto di S. Mamolo posseduto dai Padri di S. Procolo, presso Armelina Cimatori, per L. 203 rogito Nicolò e Raffaele Scardoi.

Nel 1475 sotto l'11 aprile il predetto ospitale confinava colla via di S. Mamolo davanti, con l' orto dell' ospitale medesimo, e mediante la via pubblica di sotto, con due terreni del detto ospitale, i quali assieme col predetto orto si concedevano in enfiteusi agli eredi di Giovanni del Ture, e dopo si acquistavano dalla compagnia degli Angeli assieme ai miglioramenti di due case poste sopra i stessi due terreni per L. 112, rogito di Carlo Poggi del mese di maggio 1453 e mediante detti terreni, la via pubblica detta Val d'Avesa di dietro, cioè a sera, poi presso tre case comprate da detta compagnia dagli eredi di Guglielmo Sangiorgi a mezzodì.

Una memoria del 1479 ricorda la compagnia di Santa Maria degli Angeli, che aveva la residenza nell' ospitale di S. Procolo posto in contrada S. Mamolo presso la via pubblica da tre lati e presso Giovanni da Milano Cimatore, al quale è unito la compagnia di S. Sisto di S. Eustachio e di Santa Maria Maddalena.

Il 12 novembre 1481 comprò il residuo delle tre casette Sangiorgi in parte, ed il 7 settembre 1482 pagando altre L. 82 rogito Nicolò Fasanini e Albice Duglioli.

1494 19 aprile. Concentrazione dell' Ospitale di S. Pietro e di S. Martino uniti a quello di S. Procolo colla condizione che i canonici di S. Pietro s' intendano sempre della compagnia degli Angeli e che tutti gli atti e congregazioni sieno sempre assistite da un canonico (Vedi via canonica N. 1719.).

Per questa unione cominciossi a dire Ospitale de' Santi Pietro e Procolo.

E perchè sopra le case dell' Ospitale di S. Pietro ad esso contigue, la fabbrica di S. Pietro aveva diritto a percepire annue L. 16 delle pigioni che di esse si ricevevano in compenso di tante case sul suolo delle quali fu fabbricato un gran portico ed altri edificii, ed acciò tutte le case contigue come sopra spettino a detta compagnia degli Angeli promette questa pagare L. 150 di Bolognini rogito Agamenone Grassi e Giovanni Battista dalla Schiappa 19 aprile 1494.

Li 14 maggio 1495 seguì l'unione dell'Ospitale di Mongiorgio, e di Savigno a quello di S. Procolo o Santa Maria degli Angeli col consenso dei canonici di S. Pietro. Rogito Agamenone Grassi.

La cronaca del Nadi dice, che il 7 marzo 1500 fu cominciato il portico degli Abbandonati in S. Mamolo da S. Procolo fatto in volto con archi di macigno e cornici dello stesso materiale. Narra il Ghiselli che del 1481 D. Lauro Vasselli nella sua casa fabbricò il portico e l'oratorio degli Esposti in S. Mamolo e che la sua effigie si vedeva nell' ancona della sua capella poi comprata dal marchese Cesare Marsili Duglioli (forse in S. Petronio) ma qui il Ghiselli è caduto in grave errore siccome nel nome del Vasselli.

Gli errori commessi dal nuovo Masini sono :

1° che fosse consegnato l'Ospitale nel 1450 a una compagnia detta del corpo di S. Procolo mentre fu a quella de gli Angeli.

2° Che D. Lauro Vasselli lasciasse i beni allo stabilimento mercè i quali si aumentò il fabbricato e nel 1481 si innalzò il portico.

Il Vasselli invece ebbe nome D. Donato, viveva ancora del 1505, non lasciò un obolo agl'esposti, e il portico si cominciò del 1500 soltanto.

1503 13 dicembre. D. Donato del fu ser Bartolomeo Vasselli che poi si trova il 25 maggio 1505 col titolo di canonico di S. Petronio e più tardi dello stesso anno anche con quello di rettore di S. Andrea degli Ansaldi, restando creditore di L. 250 per resto di certa fabbrica fatta nell' ospitale e di quella del portico, Floriano Dolfi e Bartolomeo Negri sindaci degli esposti assegnano a detto canonico Vasselli un terreno ossia casamento con più casette antiche con pozzi ed altre soprastanze dove era già l' Ospitale di S. Pietro presso la cattedrale di Bologna mediante la Via, presso la Via pubblica da tre o quattro lati, presso quelli dei Cortesi, e quelli dei Bucchi delle quali casette si ricavano L. 129 e ciò gli assegnano per anni 12 quelli dell' Ospitale, perchè il detto Donato si offre di fabbricarle. Rogito Antonio Cesti. Quest' atto distrugge l' asserto degli autori di cose patrie, che attribuiscono alla munificenza del Vasselli la fabbrica del magnifico portico dei bastardini. Il detto D. Vasselli fu rettore di S. Andrea degli Ansaldi.

1505 24 maggio. D. Donato del fu Ser Bartolomeo Vasselli canonico di San Petronio al quale spetta l'usufrutto di certe case nelle quali altre volte era l' Ospitale di San Pietro poste in Bologna sotto S. Giacomo e Filippo dei Piatesi presso le vie pubbliche a settentrione, occidente, mezzogiorno e parte anche ad oriente e presso gli eredi di Romeo Bucchi, rinuncia ad instanza degli Esposti i detti stabili, e ciò perchè i sindaci dell'Ospitale gli assegnano per anni 20 l'usufrutto di una casa con stalla, corte, pozzo ed orto ecc., posta sotto le Muratelle di Saragozza. Confina Saragozza a mezzodì, Borgo Ricco a occidente, i beni dell' altare di S. Tommaso nelle Muratelle tenuti dagli eredi di Galeazzo Marescotti, e i beni dell' altare esistente fuori di città, presso il monastero di Santa Margarita a mattina (altare Pepoli), e i beni degli eredi di Teseo Marescotti.

1505 1 ottobre. Assegnazione fatta dal priore e canonici di Monteveglio (orig. Montevia. Già in altre parti dell'opera il testo riporta Montevia al posto di Monteveglio. In questo caso il Breventani non se ne accorse) all'Ospitale degli Esposti di annue L. 800 in transazione delle due delle otto parti del mantenimento de' fanciulli, che incombevano alla compagnia della Carità. Rogito Pirro Zanetti e Bartolomeo Baldi. In quel anno era proconsole della compagnia di Santa Maria degli Angeli monsignor Antonio Galeazzo Bentivogli.

1511 10 maggio. Unione dell'Ospitale per viandianti posti in Zapolino a quello degli Esposti fatta da Giacomo del fu Giovanni Marco Cerveti, e da Luca del fu Nicolò Cerveti suo nipote. Rogito Antonio Certi.

1516 6 agosto. Unione dell'ospitale di Santa Maria della Viola del ponte di Reno a quello degli Esposti. Incombeva al rettore di detto ospitale di riparare e conservare in buon stato il ponte di Reno, quand' anche fosse in parte dall' acque atterrato, e di più pagava L. 50 per il Palio di S. Pietro, che era di velluto con bandiera. Per questa unione un senatore estratto a sorte doveva intervenire alle sedute degli amministratori dell'Ospitale degli Esposti. Rogito Priamo Bailardi ed Ercole Borgognini.

Cessò la compagnia dall'amministrare quest' Ospitale nel 1519 nel qual anno fu nominata una Congregazione di gentiluomini, cittadini, e di un canonico di S. Pietro dalla quale venne regolato questo pio instituto soccorso annualmente dalla città e provincia di Bologna.

1540 22 dicembre. Un rogito di Matteo Gessi, e Alberto Budrioli annunzia l' unione già seguita dell' ospitale di S. Bovo a quello degli Esposti.

Nel territorio bolognese esistevano pure i qui sotto ospitali:

S. Alessio del Volè 1415, siccome da rogito Agamenone Grassi.

S. Antonio di Pianoro 1461, rogito Graziano Grassi.

Castagnolo. Santa Maria, o S. Bartolomeo della Fossa.

S. Giovanni Battista di Fossa Cavallina fuori di porta S. Stefano.

SS. Giacomo, e Filippo in Anzola 1300, rogito Ghirardacci.

S. Giacomo dell' Idice.

S. Lazzaro.

Santa Maria di Borgo Panigale.

Santa Maria del Corpo di Reno.

Santa Maria delle Tombe 1419 16 settembre, rogito Filippo Formaglini.

SS. Nicolò, e Ambrogio di Pontecchio 1532, rogito idem.

S. Pietro di Livergnano.

Della Scoppa in S. Giovanni di Persiceto.

Della Selva, laicale detto di Santa Croce con 4 letti per uomini, e 4 per donne.

Della Stella in Varignana.

1579 10 settembre. Decreto del vicario che ordina alla compagnia degli Angeli di strada Castiglione di intitolarsi puramente compagnia di Santa Maria degli Angeli, e quella di strada S. Mamolo di S. Maria degli Angeli, e ospitale dei Poveri Innocenti. Atti di Lodovico Cattani.

1583 13 settembre. Sentenza a favore dei bastardini contro Giovanni Battista e fratelli Landini in occasione della fabbrica dell' ospitale. Rogito Marc' Antonio Balzani.

1692 17 luglio. Bolla dell' unione della commenda di S. Lazzaro all'ospitale degli Esposti emanata dal Pontefice Innocenzo XII.

Finalmente nel 1798 l' ospitale fu traslocato nel vicino monastero di S. Procolo. (Vedi S. Mamolo N. 26 e 27).

Miscellanea: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie - per la parte antica - prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I

SS. Pietro e Procolo.

Chiesa ed ospedale degli Esposti contigua alla suddetta della compagnia degli Innocenti in Strada S. Mamolo.

Quest' ospedale nel 1297 si chiamava di S. Procolo, e serviva per gl'infermi e per i pellegrini. Era governato dai monaci Cassinensi, i quali il 27 ottobre 1450 lo rinunziarono alla predetta compagnia.

Il 24 marzo 1456 vi fu unito l'ospedale di Santa Maria della Carità già annesso a Santa Maria di Monteveglio dei Lateranensi.

Il 19 aprile 1494 gli fu unito l'ospedale di S. Pietro sotto la parrocchia di S. Sinesio e Teopompo vicina al Vescovato.