Via Foscarari, dal II volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via Foscarari comincia nella via del Pavaglione, e termina a quella dei Toschi.

La sua lnnghezza è di pertiche 55, 4, e la sua superficie di pertiche 43, 30, 6.

Anticamente questa via denominavasi via del Ballatoio. I ballatoi erano poggioli, o ringhiere che erano poste sulle sommità delle torri. Si disse dei Foscarari, per essere stata abitata da questa famiglia. Nel 1713 si chiamava via del Voltone Caccianemici. Si noti che nel 1636 questa contrada si conosceva per via Marchesana, e la Marchesana d' oggi per via di Santa Maria dei Foscarari.

Nel 1256 si pubblicavano i bandi nel Trebbo di S. Cristoforo, ov'era un pozzo. (Potrebbe essere il S. Cristoforo di Saragozza). Nel 1289 si pubblicavano nel Trebbo del Ballatoio dei Lainbertini.

Via Foscarari a destra entrandovi per la via del Pavaglione.

Dalla via del Pavaglione al vicolo della Scimia vi erano le case con torre dei Geremei. Credesi che questa famiglia si dicesse dapprima di Geremia, poi Geremei. Il primo ricordato negli atti pubblici è un Geremia filius Ramberti del 1103. Il secondo è Ramberto de Geremia, il terzo èPrimaticius de Geremia de Ramberto, e circa questi tempi un Rodulphus Henricus Geremiae de Ramberto. Un ramo Geremia aveva nel 1174 le sue case nella corte di Sant'Ambrogio. Il ramo di Baruffaldino passò dal Ballatoio ad abitare da S. Sebastiano nel 1128, e siccome nel suo testamento nominava un Baruffaldino Primadizzi suo cugino, che stava da S. Sebastiano, così questa nuova abitazione gli pervenne per ragione della madre che era dei Primadizzi. Nella casa vecchia vi restò un ramo che si chiamò Beccari, che veniva da un Beccaro Geremei. Nel memoriale sono chiamati Beccari de Militibus per differenziarli dagli altri Beccari popolari e potenti, che abitavano da S. Tommaso del Mercato. I Beccari della casa vecchia non seguivano neppure la fazion Geremea, ma invece la Lambertazza.

Nel 1194 la famiglia Geremei favorì il Vescovo Gerardo Gisla, e il 1° e 2 luglio venne alle mani nel pubblico palazzo colla fazione contraria con gran tumulto da ambe le parti. Nel 1258 i Geremei, per alcune parole riferitegli, si batterono per la prima volta coi Lambertazzi. Nel 1260 secondati dai Galluzzi, Larnbertini e Artenisi, si azzuffarono coi Lambertazzi, Carbonesi, Scannabecchi e Castel de' Brilti presso la Croce dei Santi, e continuarono a battersi per qualche tempo aiutati dai loro aderenti.

Nel 1279 i Geremei fecero lega coi Lambertazzi.

Gli storici raccontano che Bonifazio Geremei s' innamorò di Imelde Lambertazzi, e che fu ucciso dai fratelli d' Imelde nel 1275.

La famiglia principale dei Geremei era già mancata, ma la fazione opposta ai Lambertazzi continuò a dirsi Geremea. In proposito di questi partiti tanto fatali all'Italia, e a Bologna, cade in acconcio di riferire qui due decreti di quei giorni, l'uno delli 3 dicembre 1297, col quale Guido di Ubertino Poggietti da Val d' Arno, cognitor della guerra della parte ed università de' Lambertazzi esuli di Bologna, abitanti in Imola, e Andriolo Marescotti da Imola, pubblico banditore, ordina a tutti gli aderenti della fazione Lambertazzi di non molestare i beni del comune di Bologna, e loro aderenti, nè annegare le persone. Fatto in Imola a rogito di Ugolino di Moltobono Gottifredi.

L'altro delli 12 novembre 1301, del Consiglio del popolo e Comune di Bologna contro i magnati, nobili e potenti che ricusano pagare i loro debiti, e perchè siano posti nel bando del Comune di Bologna. Rogito Mattiolo d' Ardizzone.

La chiesa dei SS. Cristoforo ed Erasmo dei Geremei, o del Ballatoio, è indicata dal N. 1172 di questa contrada. Il Ghirardacci la dà per esistente nel 1207, ed è certo che fu parrocchia; essendo nel 1408 notata nell'elenco di detto anno: — S. Cristoforus de Jereniis, alias de Balatorio — e si aggiunge: — Simon et Jacobus de Chalderinis faciunt se patronos. Istam tenet D. Petrus Schlavius. —.

Nel 1567 servì di riunione a diversi Genovesi che formarono una società sotto l'invocazione di S. Giorgio, i quali nel 1637 passarono alla chiesa dei SS. Pietro e Marcellino, che poi li 9 marzo 1687 si unì alla compagnia di Santa Maria delle Febbri a capo di Miramonte.

Rimasta libera la chiesa di S. Cristoforo, vi pose sede la compagnia dei Ciechi, che stava prima nella chiesa di S. Bovo presso Santo Stefano. La nuova compagnia aggiunse all'antico titolo di S. Cristoforo ed Erasmo, quello di Santa Lucia. L'unione dei ciechi non andò immune dallo scioglimento che nel 1798, ma dopo alcuni anni risorse nella capella sotterranea della chiesa di S. Bartolomeo di Porta Ravegnana.

La chiesa dei SS. Cristoforo e Lucia fu profanata, e ridotta a bottega da rigattiere. Questa chiesa si estendeva più verso mezzogiorno di quello che lo faccia la predelta bottega come si rileva nella parte laterale sul vicolo della Scimia.

Non si sa come le case dei Geremei passassero ai Bualelli, ma ricaviamo da un rogito di Martino di Nicola, delli 11 settembre 1326, che Marco di Marco Canetoli lasciò a Lambertino suo suocero una casa da esso comprata da Guido di Rambertino Bualelli, sotto la parrocchia di S. Cristoforo dei Geremei.

Alberico di Enrighetto Lambertini vendette li 28 maggio 1384, in unione di Angelino di Filippo Marsili, col consenso di Domenico di Benedetto Garganelli da Budrio. pure notaro, un torrazzo con case, casamenti ecc. , posto in confine della chiesa, ossia case di S. Cristoforo, dei Geremei, sive Ballatoio, per L. 600, a Daria di Bertone Roberti da Tripoli da Reggio. Rogito di Giovanni d' Angelino d' Alberto Angelelli. La detta Daria li 26 ottobre 1388 donò queste proprietà alle suore de' SS. Lodovico e Alessio. Rogito Azzo Bualelli.

Li 3 maggio 1392 la casa con torre sotto S. Cristoforo dei Geremei, già di Maria Roberti, fu dai Padri di S. Francesco concessa in enfiteusi per L. 36 a Gerardo Lambertini. Rogito Azzo Bualelli e Giovanni Moroni.

Li 12 dicembre 1500 nell' inventario legale dell' eredità di Ulisse del fu Guidantonio Lambertini, frate dell'Osservanza dell' ordine dei Minori di S. Francesco, si nota una casa grande in capella di S. Cristoforo del Ballatoio, sotto la quale sono sette botteghe, in confine dei beni della fabbrica di S. Petronio, e di detta parrocchia. Si noti che la chiesa di S. Cristoforo del Ballatoio nel 1502 è detta ancora dei Bulgari.

1506, 26 giugno. Cornelio Lambertini assegna la metà di tre botteghe sotto San Cristoforo del Ballatoio, poste sotto le volte delle scuole dello studio. Confinano la via pubblica, i beni della chiesa, e scuola di S. Petronio, il detto Cornelio Lambertini, e la via detta della Scimia.

1589, 11 settembre. Domenico Canobbi aveva casa grande ed edifizi annessi in via Foscarari. Rogito Baldassare Vornetti.

Li 19 giugno 1472 le case nell'angolo di questa strada e del Pavaglione, e le botteghe sotto S. Cristoforo del Ballatoio, in confine di detta chiesa e dei beni della chiesa di S. Petronio, erano dell' eredità di Gerardo Lambertini. Rogito Gio. Battista Cedropiani.

Porzione di questo stabile, cioè il piano superiore, fu ceduto dai Lambertini per la fabbrica delle pubbliche scuole, riservandosi la proprietà delle botteghe, le quali si estendevano a tutto il terzo arco del portico attuale.

La chiesa di S. Cristoforo nel 1502 era detta dei Bulgari.

Si passa il vicolo della Scimia.

N. 1191. Nell'angolo del vicolo della Scimia vi era l'osteria all'insegna del Leoncino, confinante con una casa che fu dei Canobbi, indi dei Bottazoni, poi venivano la casa dei Foscarari che aveva cinque finestre sulla strada.

La casa dei Bottazoni, li 11 settembre 1589 era di Domenico Canobbi, come da rogito di Vincenzo Balzani, in cui si dice che il detto Domenico aveva casa grande ed altri edifìzi in via Foscarari, in confine dei Foscarari, e che mettevano al vicolo della Scimia. Rogito Baldassare Vornetti.

Nel 1619 Giustiniano Stancari, alias Domenico Canobbi, vendette al senator Romeo Foscarari un guasto di due case poste rimpetto all' ospedale della Morte, rovinate da un incendio seguito li 11 agosto 1617, e una casetta ruinosa residuo di detto incendio, che distrusse i mobili di quattordici famiglie. Questi stabili confinavano a levante, mezzodì, e a sera altri beni Stancari, e a settentrione la via pubblica, per L. 4400, e che il Foscarari rivendette li 14 febbraio 1622 ad Astorre del fu Filippo Ercolani, Rogito Dionisio Miserotti, nel quale si dice essere una casa con quattro botteghe in confine della via della Scimia, e dei beni Canobbi. Nel guasto suddetto eravi compresa per conseguenza l' osteria del Leoncino.

La casa Canobbi Stancari confinava col vicolo della Scimia.

Venendo ora alla casa dei Foscarari, famiglia antichissima e senatoria, alla quale ritiensi appartenesse Fosco tesoriero di Federico Barbarossa per una favola del Rinieri, credesi venisse dai Guerrini, come suppone il Negri. Si assicura che Foscararius, come nome, si trova del 1000, che in quella data si trovano pure i Guerrini, e che gli uni e gli altri figuravano come due distinte famiglie. I primi abitavano nelle Chiavature rimpetto la chiesa della Vita, e i secondi stavano da S. Giobbe.

Li 9 agosto 1137 si trova che Pietro di Rustico di Foscherado vende a Giambone di Ramerio, e a Gisla sua moglie una pezza di terra murata attorno, posta in Bologna vicino i muri della città, in confine della strada che conduce sopra l' Avesa, per L. 3, 10 di denari Lucchesi. Rogito Gherardo.

Petrizolo d'Egidio Foscarari era della parrocchia di Santa Maria dei Carrari, poi chiamata Foscarari li 26 agosto 1286, ed a rogito di Giacobino Avvocati fa il legato di una casa vicina alla predetta chiesa, a Lasia sua figlia, ne ricorda una seconda, e parla di una terza detta la grande sotto la medesima parrocchia, in confine di due strade, e cioè della piazzetta della Scimia, della via detta oggi Foscarari, e delle case dei Passipoveri. (Via Toschi N. 1223).

Nel 1289 esisteva il Trebbo dei Foscarari, e vi si pubblicavano i bandi.

1404, 23 settembre. Raffaele Foscarari compra dal dottor Vincenzo d'Antonio di Vincenzo, una casa sotto Santa Maria dei Carrari, ed altra in forma di torre sotto San Remigio, per L. 350. Rogito Ugolino Benazzi, e Duziolo Piantavigna. S. Remigio era dov' è l'ospedale della Morte, e il Di Vincenzo sembra della famiglia dell' architetto della chiesa di S. Petronio.

Li 3 luglio 1418 Romeo, e Raffaele del fu Francesco Foscarari avevano una casa grande, e due a quella annesse, sotto Santa Maria dei Carrari. Confinava la grande colla via pubblica, cogli eredi e successori dei Passipoveri da due lati, colla piazzola detta Corte dei Bulgari (ora della Scimia), e colla casa detta del Forno di questa ragione, la quale confina anche con Gaspare Calderini.

1489, 12 dicembre. Astorgio e Lodovico Foscarari comprano da Ercole di Giacomo Dacchi, due delle tre parti di una casa sotto Santa Maria dei Bulgari, in confine dei compratori e dei Calderini, per ducati 100 d' oro larghi. Rogito Francesco Conti.

1541, 3 marzo. Convenzioni fra Romeo di Lodovico Foscarari, e Francesco Canobbi, sopra alcune fabbriche da farsi nelle loro case sotto Santa Maria dei Foscarari. Rogito Cesare Vallata Rossi.

1543, 2 gennaio. Concessione a Romeo Foscarari di suolo pubblico in lunghezza di piedi 39 da un lato, e di piedi 34 dall' altro, e largo circa piedi 13, posto nel campo della chiesa di S. Silvestro, cominciando dal filo della parte posteriore della casa di detto Romeo. Fu pagato L. 25 la pertica quadrata. Rogito Evangelista Mattusiani.

1570, 11 gennaio. Concessione al senator Romeo Foscarari, di chiudere un portico di dietro la sua casa sotto Santa Maria dei Carrari, dalla parte d'oriente di detta sua casa, e in certo vicolo dalla parte di mezzodì.

Finirono i Foscarari nel senator Gioseffo di Romeo, di Egidio, morto li 25 marzo 1713. Leonida di Romeo, sorella di detto Gioseffo, moglie di Francesco Agucchia, ebbe parte dell'eredità del fratello, ed il residuo andò alla fabbrica di S. Petronio.

1713, 20 dicembre. Paris Maria Boschi compra da Fabio Agucchi Giavarini, erede proprietario del senator Giuseppe Maria Foscarari, col consenso di Leonida Foscarari Agucchi, e delle suore di Santa Catterina per suor Maria Veronica Foscarari per il rispettivo usufrutto, una casa nobile sotto Santa Maria dei Foscarari, e due casette sotto Sant' Andrea degli Ansaldi nel vicolo della Scimia, una delle quali è di diretto dominio del benefizio semplice dei SS. Cristoforo ed Erasmo del Ballatoio, posta nella strada detto il Voltone dei Caccianemici. Confina a levante con Monari, e colla piazzetta di S. Silvestro, alias della Scimia, a mezzogiorno col vicolo della Scimia, a ponente con Francesco Burazzoni, o Buttazzoni, col SS. di S. Sigismondo, e col conte Alessandro Fava, e a settentrione colla strada, per L. 40000. Rogito Camillo Canova.

I Boschi aggrandirono questa casa coll'acquisto di quella del Bottazzoni. Nella parte destra dell' ingresso prossimamente alla strada vi sono muri di tal grossezza che indicano esser quelli di un' antica torre, probabilmente eretta dai Foscarari.

N. 1192. Casa che fu anch'essa dei Foscarari, e che forse è quella comprata li 18 settembre 1394 da Francesco del fu Simone Foscarari dalla congregazione dei barbieri, che si dice posta sotto Santa Maria dei Canari, in confine del compratore da due lati, degli eredi del fu Passipovero Passipoveri, e della strada. Pagata L. 300. Rogito Filippo di Pietro di Filippo.

Li 20 luglio 1618 Romeo Foscarari per due terzi, e Orsina di Camillo Foscararij vedova di Galeazzo Fava, per l'altro terzo, vendono a Gio. Battista Mangini una casa sotto Santa Maria dei Foscarari dal Voltone dei Caccianemici. Confina la via pubblica, Romeo venditore, altra casa piccola dei Foscarari, i Locatelli (N. 1224 della via Toschi), Domenico Turrini (N. 1223 di detta via Toschi), e la piazzola di S. Silvestro. Item altra casa ad uso di stalla posta sotto S. Silvestro. Confina la piazzola a settentrione, Andrea Bovi a mattina, i Pietramellara a mezzodì e a sera. Il tutto per L. 18000. Rogito Antonio Malisardi. Vi era un' arma con due leoni in piedi che si abbracciavano. Questo stabile passò alla famiglia Monari dei notari, la quale lo vendette nel 1785 per L. 18600 ai marchesi Boschi.

N. 1193. Casetta che fu dei Foscarari, comprata per due terzi da Geminiano del fu Gio. Battista Mangini, e venduta da Romeo del fu senator Egidio li 2 gennaio 1632, che si dà per posta sotto Santa Maria dei Foscarari, in confine di altri beni del compratore a ponente, di Domenico Turrini a mattina, e di Domenico Griffoni a mezzodì, per L. 3333, 6. Rogito Lorenzo Righi. Fu legatata all' ospedale della Morte, poi passò ai Padri di S. Domenico, indi al conte Rossi.

Via dei Foscarari a sinistra entrandoci per la via del Pavaglione.

Portico attinente agli stabili dell' ospedale della Morte, che un rogito di Frigerino. Sanvenanzi delli 9 ottobre 1435 chiama portico nuovo verso la chiesa di S. Cristoforo. Nel 1819, in occasione di espurgare una cloaca e di profondare i fondamenti delle colonne di questo portico, si trovarono molte ossa umane forse di un cimitero del l' ospedale, od anche, di S. Cristoforo del Ballatoio.

N. 1171. Pretendesi che l'arte dei calegari, separata da quella dei calzolari nel 1380, abbia qui avuta la sua residenza, e la sua capella dedicata ai SS. Benedetto, Biagio e Giacomo protettori di questa società. Altri vogliono che abbia servito per lo stesso uso alle tre arti, e che del 1656 vi si radunasse la compagnia dei pittori. La compagnia delle tre arti fu detta delle quattro arti quando fu composta degli spadari, pittori, sellari e guainari.

L' ultimo massaro delle quattro arti fu Pietro delle Lame nel terzo quadrimestre del 1569, nel qual anno prese il titolo di tre arti, perchè furon staccati i pittori che vi erano associati fino del 1399. Siccome altra volta fu detto i pittori passarono a far parte dell' arte dei bombasari fino al 1600 in cui fecero congregazione da loro. Il primo massaro fu Gio. Battista Cremonini, e l'ultimo Francesco Bolognini nel secondo quadrimestre del 1722, quantunque la società si trovi notata fra le altre fino al 1742. Massari dell'arte furono Lodovico Carracci quattro volte, Guido Reni nove volte, Giacomo Cavedoni quattro volte, il Tiarini otto volte, Lucio Massari sette volte, l' Albani una volta, e Michelangelo Colonna quattordici volte. I suoi statuti furono approvati nel 1602, ed eran soggetti a quest' arte i pittori scultori, architetti, stuccatori, formetta, fabbricatori di carte da giuoco, indoratori, battiloro, ricamatori, venditori di disegni, di figure dipinte e stampate, di ventole, di maschere. I muratori che avrebbbero meritato più dei venditori di ventole e di maschere di far parte dell' arte dei pittori, non vi eran compresi, e mentre gli architetti ne fecero parte, convien dire che i muratori formassero un' arte separata nella quale gli architetti non vi fossero compresi. Se il Nadi fosse stato architetto, come alcuno fa crederci, avrebbe appartenuto alle quattro arti, e non mai a quella dei muratori.

Nel capitello della colonna ultima di questo portico, dalla parte del portone numero 1170 d'ingresso all'ospedale, vi era scolpita l'arma dei Leonori, la quale è ripetuta nei capitelli della casa di tre archi di portico sulla Seliciata di Strada Maggiore, già Legnani Ferri, poi Bianchetti.

NN. 1170, 1169. Portoni che introducevano al locale delle infermerie, degli uffici e della ghiacciaia dell' ospitale della Morte.

N. 1168. Sono applicabili a questa casa le seguenti notizie:

1406, 19 aprile. Il dottor Giacomo del fu Ugolino Marescalchi compra da Romeo, e da Raffaele del fu Francesco Foscarari, una casa sotto Santa Maria dei Carrari, per L. 800. Confina Giovanni Foscarari, la via pubblica da due lati, una via vicinale esistente fra detta casa, e quella degli eredi di Nicolò Castelli. Rogito Guido Griffoni.

1421, 2 settembre.

Il dott. Filippo del fu Giovanni da Milano compra da Stefano e Nicolò, padre e figlio Gislardi, eredi di Elena del fu Giacomo Marescalchi, moglie del detto Stefano, una casa sotto Santa Maria dei Carrari, per L. 620. Confina la via pubblica da due lati, Egidio del fu Giovanni Foscarari, certa via vicinale esistente fra detta casa e quella di Valorina da Loiano, moglie di Minarino Sassoni (e cioè la casa degli credi di Nicolò Castelli). Rogito Francesco Bonazoli.

1422, 13 giugno. Il dottor Filippo del fu Giovanni da Milano compra da Egidio del fu Giovanni Foscarari due case contigue sotto Santa Maria dei Carrari, in confine di Raffaele Foscarari, e del compratore mediante chiavica, per L. 550. Rogito Alessandro Papazzoni.

1426, 10 marzo. Compra il dottor Filippo del fu Giovanni .da Milano, da Raffaello del fu Francesco Foscarari, due case poste sotto Santa Maria dei Carrari, una delle quali confina con Valorina Loiani, moglie del detto compratore, mediante certa viazzola, e Dorotea di Dino Castellani, e l' altra confina con Giovanni del fu Pietro Felicini, erede del fu Ligo Felicini, il compratore, certa torre posseduta da Costolotto, e la suddetta viazzola. Per L. 450. Rogito Pietro Pizzolpassi.

1431, 2 febbraio. Il Cardinale Nicolò Albergati, Vescovo di Bologna, esecutore apostolico di Papa Martino V, facoltizzò il dottor Filippo del fu Giovanni da Milano di chiudere e di servirsi del suolo di uno stradello in confine di una casa a lui spettante posta sotto la parrocchia di Santa Maria dei Carrari, ad effetto di poter unire detto stradello alla casa del suacennato dottor Filippo. Rogito Giacomo Sangiorgi.

1452, 9 ottobre. Licenza concessa dai difensori dell'Avere al dottor Filippo Pellizzoni di demolire certa casa grande ruinosa ed antichissima posta sotto Santa Maria dei Carrari nella via dei Foscarari. Confina i beni dell' ospedale e detto Pelizzoni, col patto però che debba lasciare il portico davanti detta casa per comodo di chi passa. Rogito Gio. Battista Castellani.

1458, 6 marzo. Il dottor Filippo del fu Gio. Pellizzoni da Milano lascia a Tommaso del fu Giorgio Bonsignori, e a Giovanna del fu Giovanni di Dino Manfredi, loro vita natural durante, l' usufrutto di una casa sotto Santa Maria dei Carrari, e di una torre vicina a detta casa, la qual torre il testatore l' aveva donata all' ospedale della Morte, gravandolo del godimento pei detti vitaliziati. Rogito Pietro Bruni. Il detto Pellizzoni lasciò poi erede l'ospedale della Morte. Rogito idem.

1566, 5 gennaio. Locazione dell' ospedale della Morte, a Cambio del fu Francesco Gombruti, di due case contigue sotto Santa Maria dei Foscarari, le quali confinavano a mattina, di sotto e a sera altri beni dell'ospedale, e di sopra la via pubblica, per L. 150 annue. Rogito Francesco Barbadori.

Questa casa fu risarcita nel 1779, e serviva d'abitazione al chirurgo maggiore, e allo speziale dell' ospedale.