Ariosti o da Riosto

Riosto, castello montano, di cui costoro furono cattanei e tali occorrono nel 1117. (1) Nel secolo XIV ebbero la signoria dei castelli di S. Martino in Soverzano e di S. Prospero, e nel XVI la contea di Castelfalcino. Tennero il consolato nel 1156, 1203, 1227; dal 1457 al 1774 furono anziani ottantacinque volte, e stettero in senato in principio e in fine di questa istituzione. Ebbero settanta servi della gleba.

Una propagine allignò in Ferrara e di essa fu l' insuperato che cantò

« Le donne i cavalier, le armi, gli amori »

non quelli però di Lippa sua antenata, famosa per avvenenza, amori che diedero dodici figli ad Obizzo II signore di Ferrara, onde fu continuata la casa d' Este, poichè Lippa al letto di morte fu sposata da Obizzo. (2)

Gherardo ebbe il vescovado di Bologna nel 1187 per la gherminella d' un canonico, il quale salito il pergamo della cattedrale annunziò al popolo affollato e in aspettazione che Gherardo era stato eletto vescovo. Non era vero ; ma poichè il popolo l'ebbe acclamato, il capitolo raccolto per l' elezione non volle o non osò contradire. (3)

Aldobrandino è uno de' crociati conquistatori di Damiata che accordarono nel 1220 alcune case di quella città allo spedale de' crociferi di Bologna, (4) e Niccolò, crociato anch'esso, capitanò de' concittadini nella difesa di Tolemaide investita dal soldano d' Egitto ( 1291 ). Ma le difficoltà e le discordie avendoli poi ridotti ad abbandonare la Palestina, perirono in mare, sommersa da una tempesta la nave che li riconduceva. Perirono in guerra Bonaventura che militava co' Milanesi nel 1236 contro l'imperatore Federico, e Pietro che difendeva Monza oppugnata dai Visconti ( 1323 ). Nembrot e Bonifazio morirono anch' essi combattendo, ma contro i concittadini di parte lambertazza ( 1274). E quando essa, espulsa e rifuggita a Faenza, fu attaccata da' Bolognesi ( 1281 ), Princivalle Aciosti era fra i dodici gentiluomini che avevano in guardia il carroccio. Tra coloro che giurarono la pace delle fazioni è Bonifazio che fu poi citato dal conte della Romagna e che andò a soccorrere Carlo I d' Anjou nella guerra contro Pietro d' Aragona re di Sicilia. (5).

Nella prima metà del secolo XV tre Ariosti insegnavan leggi nello studio. Uno di loro era Niccolò partigiano de' Canetoli, il quale fu dei XVI riformatori, poi degli VIII di balìa allorchè scacciato il legato cardinale di s. Eustachio dalla fazione de' Canetoli, furono sostituiti magistrati avversi ai Bentivogli. E quando Martino V, assoggettata Bologna, volle la conciliazione impossibile delle sette dei Canetoli e de' Bentivogli, l' Ariosti con focoso discorso eccitò per tal guisa i partigiani de' Canetoli contro i loro antagonisti, che ne seguì l' uccisione d' alcuni bentivoglieschi e la fuga del legato. (6)

Lorenzo per contro parteggiava pe' Bentivogli allorchè dominavano e fu complice di Ermete nel massacro de' Marescotti. Bandito co' Bentivogli nel 1506, rientrò e fu della congiura in pro loro e contro i Marescotti che prevalevano. Citato come uno degl' incendiarii delle case di questi ultimi da Giulio II, si fidò ed obbedì, ma dopo le moine ebbe la tortura e la prigionia in Castel s. Angelo. Ripatriato, contribuì molto a liberar Bologna dal legato cardinal Alidosi ed a rimettervi i Bentivogli (1511), esigendo però da loro che non molestassero verun cittadino. Fatto dei XVI riformatori, morì nel 1512. (7)

Un altro Lorenzo, mentr' era degli anziani ( 1580 ), fu accusato di complicità in un insulto fatto al legato cardinal Cesi, appiccando il suo sigillo alle forche. E venne sottoposto a crudelissimi tormenti che gli estorsero una confessione, ripudiata dopo la tortura. Non volle mai chieder grazia e fu posto nella rocca di Pisa. (8)

Azzone, arcivescovo e vicelegato di Avignone ( 1666.), è lodato per virtù e Corradino domenicano (1468) ha titolo di beato. (9)

Gli Ariosti si spensero prima in Ferrara, poi in Bologna nel finire del secolo scorso in Maria del conte senatore Niccolò, maritata al senatore conte Alessandro Gozzadini.

Fino dal 1143 avevano le case prospettanti la cattedrale (10) che occupavano gran parte dell' attuale seminario. Furono tagliate per fare un piazzale alla nuova fronte della cattedrale e comprese, insieme con la torre, nella fabbrica di esso seminario. La torre, adesso allineata con la parete del portico, è rimpetto al quart' arco movendo dalla piazza maggiore : è larga met. 5,95, per met. 6,77 ed ha muri grossi alla base da met. 1,32 a 1,38. Ora è adeguata al tetto circostante; non ha guari lo sorpassava alquanto. Il terribile tremuoto del 1505 ne aveva fatto crollare una parte (11) e Giovanni Ariosti. temendo ulteriori rovine, la fece abbassare di più. (12) In questo stadio fu delineata nella pianta panoramica della città, incisa da Floriano del Buono nel 1626, e la vi si vede emergere sopra i tetti circa come la vicina degli Scappi.

Credo sia la stessa torre quella in parocchia di s. Andrea de' Piatesi, nella via di s. Pietro, che fu affittata nel 1259 da Jacopina d' Albertinello Ariosti nei Piatesi a Imelda Perticoni, per lire 75. Anche una carta del 1454 menziona la torre grande degli Ariosti. (13)

(1) Savioli, Ann. v. 1, pag. 180.

(2) Litta, Famiglie illustri d' Italia — Ariosti.

(3) Lilla, Famig. Ariosti.

(4) Savioli, Ann. v. 4. pag. 433.

(5) Lilta, Famig. Ariosti.

(6) Litta, Famig. Ariosti. Mazzetti, Repert. pag. 29, 30.

(7) Litta, Famig. Ariosti.

(8) Litta, Famig. Ariosti.

(9) Litta, Famig. Ariosti. Dolfi, Cronolog., pag. ,56.

(10) Guidicini, Cose not. v. 4, pag. 271.

(11) Alidosi, Instrut., pag. 194.

(12) Ghirardacci, Hist. v. 3. ms. ann. 1505. Alidosi, Instrut., pag. 194.

(13) Guidicini, Cose not. v. 4, pag. 271, 98.