N.713

Trovasi che addì 12 giugno 1464 (orig. 1764, corretto con il ? dal Breventani) Maddalena di Rodolfo Ramponi, vedova di Bartolomeo Bombaroni - premesso un legato di L. 25 a Giovanni di Tommaso Ugolotti figlio di una sua sorella per nome Costanza - faceva donazione inter vivos a Biagio Bombaroni, suo figliuolo adottivo, di una "Casa grande posta in cappella di S. Siro in Via del Poggiale, e di un'altra Casa annessa alla medesima, in confine della Via di Belvedere". Poi lasciava erede universale d'ogni altro suo avere la sua figlia Taddea, moglie a Simone di Donato Manfredi. E tutto ciò come da rogito di Cesare e Bartolomeo, padre e figlio, Panzacchia.

Dei Bombaroni poche memorie rinvengonsi, e queste poche altresì limitansi ad istruirci che si dissero Baroni, oltrecchè dai loro parentadi che additano, ci lasciano arguire che fu una illustre e nobile famiglia.

Del 1496, questo stabile, che constava, come superiormente fu accennato, di due Case, apparteneva ad un Marsilio Simoni, incisore in pietre.

Nel 1515, addì 10 marzo - Amadesio del fu Giorgio Ghisilieri comprava da maestro Marsilio del fu Antonio Simoni tagliapietre, per L. 700, una "Casa sotto S. Siro, nella Via per la quale si va a S. Giorgio" - come da rogito di Bornino Sala. E vi si dice che la Casa in discorso confinava sul dinanzi, o ad oriente, con la detta Via, a mezzodì con la Via Belvedere, ed a settentrione con altri beni del venditore. Questo Amadesio Ghisilieri è lo stesso che abitava in Via Val d’Aposa (vedi Casa Ghisilieri di detta Via) e che il 20 agosto 1518 comprò l’altra porzione di Casa del medesimo incisore Marsilio, per L. 200 - come da rogito di Giovanni Battista Pellegrinl.

Questa. Casa fu in seguito di Polissena d’Antonio Santi da Venafrio, moglie a Matteo di Bernardino Marescalchi come rilevasi da un atto di transazione fra il detto Matteo Marescalchi ed i parenti della stessa Polissena sua moglie mortagli senza prole - a rogito di Fabrizio Galletti, notaio di Roma, in data 12 agosto 1562.

In seguito questa Casa appartenne ad un ramo della famiglia Castelli detto dei Castellini. Trovasi infatti che nel 1586 non meno che nel 1643, i Castellini avevano Casa "sotto S. Giorgio, nel Cantone di Belvedere".

L'eredità di questi Castelli, detti Castellini, venne raccolta dai Torelli.

In una transazione di lite con Ercole e Vincenzo di Rodolfo Torelli-Castelli, Artemisia di Vincenzo Torelli-Castelli, vedova del cavaliere Dionigi Boschi, cedeva ai medesimi le sue ragioni sopra queste Casa, che vi è indicata come confinata da stabili degli Artemini e de’ Basenghi e come conosciuta col titolo di Casa del Cantone - come da rogito di Giovanni Battista Querzoli, in data 25 gennaio 1666.

Nel 1679 vi abitava Giovanni Angelo Belloni, quello medesimo che fecesi poi fabbricare un palazzo al canto fra Via Barberìa e Via dei Gombruti. E qui fu che allora quando s’ammogliò condusse la sua sposa Clarice Arrigoni. (1).

Questa Casa andò in seguito divisa e una parte ne passò ai Bargellini, mentre l’altra parte divenne proprietà del Cumulo della Misericordia.

Nel 1780 era de’ Tolomelli, poi di Luigi Bisteghi.

Notisi che di questa Casa avvene una porzione che ha ingresso dalla Via Belvedere di Borgo delle Casse, trovandosi segnata col N. 1439, tuttochè annessa come proprietà alla porzione prospiciente verso Via del Poggiale.

(1) Famiglia Belloni