Miola, dal III volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via di Miola comincia in strada Castiglione, e termina a strada S. Stefano.

È lunga Pert. 41. 09. 0, e di superficie Pert. 74 P. 74. 5.

Che Miola si dicesse Guaita di S. Vito, come da un Rog. dì Raniero della Crovara non è ben certo, ma può essere probabile. Nel Secolo XIV si chiamò Via della Croce, poi Via del Miolo, Migliola anche dopo il 1527, finalmente si disse Miola.

Nel 1824 all'occasione dello scavo di fondamenta per colonne si trovò alla profondità di 4 in 5 piedi il selciato in sassi dell'antica strada. Questa strada presentamente ha subito una maravigliosa trasformazione da non lasciare di lei quasi più traccia veruna, dell' epoca in cui fu compilato questo compendio istorico, però non desisteremo dal rispettare l'ordine, che l'autore volle dare all' Opera.

Miola a destra cominciando da strada Castiglione.

La parte scoperta al principio di Miola, era il fianco della casa N. 380 di strada Castiglione. Un R. d'Ascanio Navi, o dalla Nave delli 17 Giugno 1516 descrive questo stabile situato sotto la parrochia di S. Giovanni in Monte come una stanza a terreno con colonne di legno circondato da murelli di pietra detta la Loggia dei Pepoli confinante di strada da due parti, e con Boncompagno dalla Zecca , o dalla Cecca. Questa loggia si estendeva per piedi 19 sul vicino numero 1063 ; e dicesi che servisse per quartiere alla guardia di Tadeo, quando essendo Conservatore di Bologna abitava nelle sue Case in Miola.

Li 13 gennaio 1629 Filippo del fu Francesco Ballattini comprò alla subasta a pregiudizio degli eredi del conte Pepoli, e ad istanza del conte Sigismondo Malvasia una casa ad uso di forno in strada Castiglione nell'angolo di Miola per lire 4000 rogito Giovanni Felina.

N.1063. Qualcuno ha detto che questa Casa sia stata dei Sala. Nel 1516 era di Boncompagno dalla Zecca, poi di Orso Orsi, la di cui vedova Camilla Bargellini promessa sposa a Giovanni Bolognini si costituì in dote li 24 marzo 1546 due case poste sotto S. Giovanni in Monte, una in strada Castiglione (N. 382) presso la Via Fregatette, presso Marco Tulio Simis (N. 381 in detta strada) e presso l' infrascritta casa posta in Miola (N. 1063) la quale confina, con Girolamo dal Ferro, Girolamo Gavazza, e la sumenzionata casa.

N.1070 Casa già dei Macchiavelli, le cui armi veggonsi incise nei capitelli delle due colonne del portico in confine delle vicine case. Quella a levante è dei Macchiavelli di Firenze, e l' altra a ponente e dei Macchiavelli di Bologna.

L'8 aprile 1507 Gioan Battista di Cristofaro Macchiavelli vendette questo stabile per lire 2200 come da rogito di Gioan Battista de Buoi , a Mastro Girolamo di Francesco Tostini medico rinomatissimo venuto da Fiorenzola (per cui li suoi discendenti si dissero dei Fiorenzola). Il detto Girolamo la rifabbricò nel 1514 ottenendo esenzione dai Dazi per materiali. Si maritò a Leona di Andrea Zecca, e mori del 1527. Li Tostini Fiorenzola si dissero poi Betti Fiorenzola , e l' ultimo fu Angelo morto li 27 aprile 1709 lasciando una sola figlia ed erede Anna Maria maritata in Giovanni di Marcant. dell' Armi della Via di Mezzo di S. Martino.

Un rogito di Antonio Marisaldi delli 1 dicembre 1615 ricorda la Casa grande di Guido del fu Filippo Fiorenzola sotto S. Giovanni in Monte con stalla nella Piazzola della detta Chiesa.

Li 1 1 marzo 1631 Guido d' altro Guido Tostini Fiorenzola vendette una Casa grande sotto S. Giovanni in Monte in Via Miola per lire 8500 al Canonico Annibale e a Fabrizio M. fratelli e figli del fu Marcello Garzoni. Rogito Gioan Battista Rossi.

Li 6 giugno 1631 li suddetti fratelli Garzoni cedettero la predetta Casa in prezzo di lire 10000 all' arte della lana , la quall' arte diede in conto per lire 9000 al Garzoni l'antica sua residenza nella Via del Ponte di Ferro N. 1061, come da rogito di Giacomo Mondini.

Nel libro degli Statuti del 1249, e 1250 in data del 1222 vi è la seguente ordinazione — Factores Panni Lanae; et Pignolati immunes sint a pubblicis factionibus. — Se nel 1222 l'arte della lana potè ottenere esenzioni convien credere che avesse già dato molte prove della sua utilità per meritarle, lo che fa presumere non pochi anni di esistenza.

Nei tempi antichi furono si numerosi li manufatturieri di lana , che in Città occupavano li Borghi dell' Oro , dell' Argento , delle Pallottè , e Orfeo , le Vie del Cestello, di Fiaccacollo, degli Angeli, dei Coltelli, e parte di strada Castiglione. Un breve di Sisto V delli 1 settembre 1589 dice, che negli antichi tempi l'arte della lana occupava da 15000 persone in Bologna, e nel suo territorio.

Un numero si prodigioso di fabbricatori bisognò dividerlo in tre classi , ciascuna delle quali costituiva da per sè un Compagnia , e cioè :

1. Arte di lana gentile, che fabbricava lavori alti di lana.

2. Arte di lana bassa, o Bisella, che si occupava di lavori bassi non vendibili al ritaglio, nè al minuto. Le sue manifatture dovevansi presentare alla Casa dell' arte, dove approvate per buone venivano consegnate ad un pubblico officiale detto il Mastro di Gargeria, il quale secondo il prezzo fissato dai padroni dei panni li vendeva ai Drappieri.

3. Li Drapprieri, che (che mancante nell'ed. orig. cosa sfuggita al Breventani) scavezzavano, e vendevano al minuto il suddetto panno ai compratori.

Ciascuna di queste tre Compagnie aveva il suo particolare Statuto, ma quella della lana gentile, e dei Drappieri teneva ciascuna la sua residenza in luogo appartato nel Magistrato dei Colleggi, e ciascuna faceva parte delle dodici Arti del Foro dei Mercanti. L' arte della lana eleggeva nelle Calende di Luglio d' ogni anno un Rettore , che doveva essere forestiero ed approvato dagli Anziani. Questi era un Giudice cui si pagavano annue lire 50 di onorario , e godeva della partecipazione di certa parte dei proventi delle condanne da lui fatte. Gli era dato un notaro che non poteva essere nazionale. La Compagnia aveva il Massaro e due Castaldi, ai quali unitamente al Rettore incombeva la custodia delle acque del canale di Savena, le riparazioni della Chiusa di S. Rufflilo, del canale, e della selegata dal serraglio di strada Castiglione (dal Torresotto) fino alla fine di detta strada , e siccome l' acqua che correva era mercè tributo pagata dai vicini, e quelli che ne traevan vantaggio, così il Rettore doveva invigilare acciò il canale non divenisse fangoso per il suddetto tratto inferiore.

Il Rettore era fornito di casa che colla riforma approvata dal Reggimento li 28 aprile 1665 gli fu tolta, ma in compenso gli fu aumentato il soldo di lire 100. Nella medesima riforma fu ordinato che il notaro dovesse essere bolognese.

Cominciò la decadenza dell' arte per cui bisognò permettere di lavorare promiscuamente di alto, e basso, e anche di vendere al minuto, e ai Drappieri stessi concedere la fabbricazione a modo, che un solo faceva quello , che già da tre era disgiuntamente esercitato. Non per questo le tre compagnie cessarono di nominare i loro Massari fino al 26 agosto 1599, nel qual giorno il reggimento unì la Compagnia di lana gentile a quella dei Drappieri, le quali nominavano un solo Massaro detto dei Drappieri, e di lana Gentile uniti.

Il luogo che occupava il Massaro dell' Arte soppressa nel Magistrato dei Colleggi fu passato al Massaro dell' Arte dei Pittori , e nel posto che godeva l' arte di lana gentile nel Foro dei Mercanti, fu collocata la Compagnia dei Salaroli. Finalménte nel 1609 all'arte dei Drappieri, e di lana gentile uniti fu aggregata quella della lana bassa.

La Compagnia dei Strazzaroli che soltanto poteva comprare , e rivendere robbe vecchie, e drappi logorati si volle intitolare Arte dei Drappieri. Contro questa usurpazione li veri Drappieri ricorsero al Senato nell' anno 1688 perché fosse proibito ai Strazzaroli di servirsi di tal nome, e perché fosse levato dalle lapidi, e dai pubblici luoghi dove indebitamente fosse stato posto. Questo ricorso fu sottoscritto dal dott. Luigi Camuncoli Rettore dei Drappieri, e dell' arte della lana gentile uniti.

L' Arte della lana gentile ebbe il suo statuto, e cioè il più antico che si conosca. Quello soltanto del 1304, vi ha molta probabilità che fosse preceduto da altro. Dal 1304 al 1521 si fecero cinque riforme statutarie. Il suo protettore fu sempre S. Giovanni Battista. L' ultimo suo Massaro nel quarto trimestre del 1599 fu Giulio Cesare Galassini, e il primo delle due arti unite nel primo trimestre del 1600 fu Gio Battista Pastalini. La

Compagnia dell' Arte di Lana Bisella, o dei Bisellieri ebbe li suoi Statuti nel 1288, e dal detto anno al 1422 furon rinnovati e riformati sei volte, poi stampati nel 1630. L' ultima sua residenza l' ebbe in strada S. Donato a sinistra entrandovi per Porta Ravegnana al N. 2606. Il suo ultimo Massaro fu Innocenzo Marzocchi nel secondo trimestre del 1784. Essendo ridotta l' Arte a tre soli soggetti fu aggregata a quella dei Drappieri di lana, conferendo in essa beni, e ragioni.

La Compagnia dei Drappieri sembra sostituita all'antica detta dei mercanti. L' ultimo Massaro dei Mercanti fu Gio. dalla Torre nel terzo trimestre del 1412 Nell' elenco dei Massari delle Arti che comincia dal 1378, e termina all'anno 1796 non si trova Massaro dei Drappieri che nel terzo trimestre del 1454. In quest' intervallo s' incontra però una lacuna di alcuni anni nei quali non si danno li Massari, ed in alcuni altri si danno non indicando a quell'arte appartengano , onde potrebbe essere che li Drappieri avessero avuto il Massaro prima del 1454 nel qual anno è segnato per la prima volta un Gasparo di Mino Scardovi Massaro dei Drappieri.

Stando al P. Orlandi, e a quanto dice nelle sue notizie dei scrittori bolognesi sembrerebbe che li mercanti fossero uniti ai banchieri, mentre a cart. 316 mette che li Statuti dei banchieri furon fatti nel 1245, e rinnovati nel 1345, 1385, e 1481 e sempre manoscritti, e poi soggiunge — Vedi Mercanti — e per questi a cart. 327 fa l'articolo — Statuti dei Mercanti, e Banchieri — ponendo per epoche dei detti Statuti gli anni 1273, 1289, 1329, 1333, 1400, 1436, 1460, 1468 e 1469 tutti manoscritti; ma se li mercanti cessarono dall'avere Massaro nel 1412, come potevano rinnovare li Statuti nel 1436, ed anni successivi.

L' arte dei Drappieri congiunta a quella della lana fu soppressa li 28 dicembre 1797. Questo stabile fu comprato dal confinante Filippo Conventi li 31 maggio 1800 rogito Gio Battista Canali. Giulia del predetto Filippo Conventi la portò in dote ed Alessandro di Gio Baroni. Confinava a levante col compratore, a mezzodì colla piazzetta di S. Gio in Monte, a ponente col conte Filippo Bentivogli, e a tramontana colla Via Miola.

Vi erano altri mestieri attinenti all' Arte della Lana come — Li Tessitori di lana — Li Purgatori, e Rivedini — Li manifatturieri di lana detti Lanini — ed i Capellari.

Li Tessitori di lana scelsero S. Paolo Converso a loro Protettore. Si radunarono in S. Lucia ; poscia nel Borgo dell' Oro ove eressero un Oratorio dedicato a S. Paolo, che era dove è oggi giorno la Chiesina delle Suore di S. Maria Egiziaca. Ebbero i loro Statuti riformati li 24 luglio 1687 come da rogito di Domenico Castellani. Questa unione non aveva Massaro nel Magistrato dei Tribuni della Plebe.

I Purgatori , e Rivedini di lana facevano le loro adunanze in una capella dedicata alla Croce posta vicino alla Compagnia di S. Andrea del Mercato. I suoi Statuti furono confirmati nel 1568. Quest' arte fu istantaneamente unita all'arte dei Tintori, aggregando al Consiglio quel Purgatore, che era dell'arte sopressa come da rogito Angelo Michele Bacialli delli 5 luglio 1784.

I Manifatturieri di lana detti Lanini , sui quali non si hanno particolari notizie, furono uniti nel 1784 alla compagnia dei drappieri, della lana.

I Capellari facevano corpo coi manifatturieri di lana ed avevano il loro particolare Statuto stampato nel 1580. I Merciari, ed i Tintori pretesero obbedienza dai Capellari, e Manifatturieri uniti, che fu sempre loro negata. Il loro Protettore era S. Gregorio Taumaturgo, venerato in una Chiesa posta fino dal 1646 nella Via di S. Pietro Martire N. 161.

Li 5 luglio 1784 rogito Angelo Michele Bacialli ottennero li Capellari di far arte da se, assegnandogli il Senato i beni delle così dette quattro Arti , e cioè dei Tessitori, Purgatori, Lanini e Capellari, già soppresse, approvando come Consiglieri già ascritti alle dette quattro arti , e stabilendo il Consiglio della Nuova Arte di 12 fabbricatori, o Spacciatori dì Capelli, compresi sempre li sei suddetti Cappellari.

Rimane a dire qualche cosa dei Battilana o Cimatori e Sgardazini.

Li Battilana detti in oggi mattarazzari avevano Congregazione da se sotto la protezione di S. Biagio. I suoi statuti furono approvati nel 1492. S'ignora dove avessero la loro Residenza. Nel 1784 furono uniti ai -Strazzaroli.

I Cimatori avevano i suoi Statuti fino nel 1425 ma non formavano Società. Il loro Protettore era S. Tommaso Apostolo.

Li Sgardazini di lana non ebbero Statuto, e non si conosce chi avessero e se alcun protettore. Li 5 luglio 1784 gli esercenti, questo mestiere furono assoggettati all' arte dei Capellari.

N.1071 Casa con colonne di legno. Credesi che sia stata dei Cecca e dei Fiorenzola. Pare che passasse ai Conventi nel 1656 in causa di Leona del fu Guido Tostini Fiorenzola moglie del dott. Ippolito Maria Conventi. Vi abitò , e vi morì il pittore Giulio Cesare Conventi. Questa civile famiglia si estingue in Giulia moglie di Alessandro Baroni, in Claudia maritata nel notaro dott. Camillo Ambrosi, e in Valeria ammogliata nell' Avv. Francesco Gherardi Giudice d' Appello. Furon figlie di Filippo di Lucio Conventi , e nipoti di monsignor Conventi già Vicario generale dell' Arcivescovado di Bologna , e Primicero di S. Petronio che lasciò erede il Capitolo della sua Colleggiata. Ora appartiene al dott. Vincenzo Palotta che l' ha così magnificamente ridotta.

N.1072 Nel 1175 li 8 maggio. Antonia del fu Lambertino Sassoni moglie di Gio. Battista Seta alias Capelli vendette a Pasio del fu Giacomo strazzarolo una casa con corte, pozzo vecchio, e ruinosa posta sotto S. Giovanni in Monte in Via Miola, presso la strada, gli eredi di Giovanni Anelli , i beni di S. Giovanni in Monte per lire 280 di Bolognini d' Argento rogito Albice Duglioli.

Li 4 luglio 1199 rogito di Matteo, di Giacomo Zanettini, e di Antonio del fu Giacomo Cisti, comprò Lodovico Dolfi da Giacomo di Pasio alias Battaglini strazzarolo, una casa in Miola sotto S. Giovanni in Monte per lire 1107. 14 d' argento pari a lire 1200 correnti. Confina Migliola a settentrione , la Via che va a S. Giovanni in Monte a levante, Giacomo de Tobaloisa, e si nota nel rogito che aveva colonne di pietra.

1519 19 Novembre. Nelle divisione fra Taddea Dolfi Mammellini, e Francesca Dolfi Benacci, fatta a rogito di Lodovico Cartari si dà conto di una casa in Via Miola sotto S. Giovanni in Monte, confina davanti con Miola, a mattina colla strada che va a S. Giovanni in Monte, di dietro con Giacomo della Cecca mediante cloaca, e con Giovanni dalla Cecca.

1567 21 Aprile. Girolamo del fu Alessandro Buldrini alias Carminati (Orig. Carmilani, corretto con il ? dal Breventani) compra da Andrea del fu Eliseo Mammellini una casa sotto a S. Giovanni in Monte nella via Miola por lire 7500 rogito Annibale Cavalli. Questa casa nel 1584 confinava con Francesco, del fu Giovanni Battista Betti Fiorenzola , colla ratta di S. Giovanni in Monte, e cogli eredi di Girolamo Fiorenzola.

Nel 1597 era di Girolamo Carminati milanese, la cui figlia ed erede Alessandra fu maritata a Marcant. di Cesare Bianchetti. Cesare di detto Marcant. a cui spettava questo stabile per eredità materna come da rogito di Orazio Montecalvi dei 29 dicembre 1640 lo vendette alle Suore di Gesù e Maria per lire 10000 compreso una pezzola di terra in Pizzocalvo rogito Francesco Tacconi dei 30 gennaio 1647 nel quale si dice confinare con due strade , e coi Fiorenzola. Nel 1758 fu comprato da Antonio Morini dott. di LL. nativo di Castel Bolognese, che la risarcì. Dopo la morte di Giuseppe del detto dott. Antonio fu venduta a D. Pietro Tinti, li cui eredi nel 1819 l'alienarono per scudi 2600 a Giuseppe Galletti Ragionato in capo della Legazione di Bologna. Nel 1828 fu acquistata dall' avvocato Fabio Ungarelli.

Via Miola a sinistra entrandovi per strada Castiglione.

N.1062. Numero che segnava una delle quattro Croci. Era dedicata alle SS. Vergini. Si disse Croce di strada Castiglione, di S. Damiano, e de Casali.

Nel 1303 fu rovinata per la caduta delle case di Gallesio da Vercelli. Li 20 novembre 1303 fu ordinato di riparar la Croce e di porla isolata, essendo prima appoggiata alle Case di Gallesio, che probabilmente erano nell'angolo di Miola con strada Castiglione dalla parte dei Casali.

Nel Libro Prov. segnato E legato in legno degli anni 1303, 1301 e 1305 fol. 158 verso si trova così scritto in proposito di questa Croce. — È una delle 4 Croci sacrate, edificate e fatte dai SS. Ambrogio, e Petronio di loro mano per difesa della Città. Se le 4 Croci furono piantate da Ambrogio non potè concorrervi Petronio, e viceversa. S. Ambrogio mori d' anni 57 li 4 aprile 397. La Chiesa di Bologna vacava nel 429 per la morte di Felice antecessore di Petronio, dunque S. Petronio fu vescovo di Bologna soltanto 32 anni dopo la morte di Ambrogio. Vedi Sigonio. Se poi si voglia stare alla vita di S. Petronio scritta dal Vaccari, S. Ambrogio fu a Bologna del 382 , Felice mori li 6 aprile 435 dunque passarono 53 anni dalla presenza d' Ambrogio in Bologna, alla possibile elezione di Petronio in nostro Vescovo.

Nel 1315 il Consiglio stabilì che nella Croce di strada Castiglione vi celebrasse ogni giorno un Padre Domenicano.

Li 7 marzo 1317 i PP. di S. Giovanni in Monte concessero al Massaro, e uomini della Compagnia dell'Arte della Lana gentile, di poter ritenere una campana sopra la Croce di strada Castiglione all'effetto di battere le ore per mutar li Maestri a lavorare in detta Arte di lana. Confina la Via pubblica da tre lati, e Bombologno Pèpoli. Rogito Guido di Zambonino.

N.1078. Casa compresa nella vendita fatta dai Pepoli ai Casali li 9 giugno 1475. Li 20 dicembre 1611 il conte Lucrezio d'altro Lucrezio Pepoli la ricomprò da Alessandro del fu Michele Casali. Nel contratto è qualificata per Casa grande sotto S. Giovanni in Monte in Miola. Confina Cesare, e Filippo Pepoli a levante, Ferrante, e Alfonso Casali a sera. Idem altra casa presso detto Ferrante Casali, per lire 2937. 07. Rogito Antonio Malisardi.

Si noti che Giacomo di Taddeo comprò sempre sotto la Parrocchia di S. Giovanni in Monte e sotto S. Agata, al contrario Giovanni di Taddeo fece sempre li suoi acquisti di case sotto S. Agata , o nei contorni della casa dei Pepoli, lo che fà sospettare che Giacomo abitasse in Miola, e Giovanni in strada Castiglione. — E siccome dicesi che Taddeo cominciasse i due palazzi sotto S. Agata nel 1345 — Vedi Palazzo Pepoli in Strada Castiglione — così pare che il poco che sopravisse al principio di detta fabbrica, non possa avervi dimorato, e che piuttosto abbia continuato ad abitare in queste case di Miola.

1485 15 Novembre Ambrogio Bargellini vendette a Bartolomeo Lupa una Casa in Capella S. Giovanni in Monte in Miola, presso la Via pubblica, il venditore verso strada Castiglione, Ambrogio Saraceni verso strada Stefano , Lodovico Cecca. Per lire 236. 15 d'argento rogito Vincenzo Mascari Budrioli L. 330. 13 d' argento.

1389 19 Agosto. Casa di Gerardo del fu Enrighetto di Alberico Lambertini posta sotto S. Giovanni in Monte presso il forno dei PP. di S. Giovanni in Monte venduta a Bernardo Bargazza , la quale apparteneva all' eredità di Cattarina Beccadelli.

1497 5 Dicembre Giovanni Ferri comprò da Ercole Agocchia una Casa in Miola per lire 1900 rogito Bartolomeo Zani. Era posta sotto S. Giovanni in Monte confinava Agostino Ursi da due lati, e Floriano Cedropiani.

1511 12 Febbraio Boncompagno Ferri pagò lire 364 ad Antonio Cedropiani in saldo di una casa vendutagli in Miola. Rogito Alessandro Stiatici.

1601 6 Febbraio assegnazione di Giovanni Battista del fu Giovanni Bolognini a Pietrant. Ticinali alias Canobbi di una Casa sotto S. Giovanni in Monte per lire 2700 rogito Vincenzo Stancari.

1382. Nei libri degli Estimi si trova — Giorgio di Paolo di Castel S. Pietro, e Ugolina di lui Madre. Una Casa sotto S. Giovanni in Monte, confina Giacomo Mengozzi, Peregrino Mercante, la strada pubblica, e Andrea Trentaquattro. Valutata lire 600. Era un Sampieri. Vedi Casa dei Cospi.

1497 5 Dicembre. Giovanni Ferri comprò da Ercole Agocchia una casa in Miola per lire 1900, posta sotto S. Giovanni in Monte. Confinava Agostino Ursi da due lati, e Floriano Cedropiani.

NN. 1079, 1078 e 1077. Case antiche dei Pepoli. Che i Pepoli avessero possidenza sotto S. Giovanni in Monte lo sappiamo da un rogito di Rainiero dalla Crovara delli 22 gennaio 1231, che tratta della vendita fatta da Giovanni detto Zerbino, e da Bonora sua figlia a Berlimplana di Ramberto Bualelli di una casa con corte, e orto in Capella di S. Giovanni in Monte nella Guaita di S. Vito per lire 37. Confina Alberghetto Pepoli. È certo che del 1317 Bombologno di Bongiovanni, di Alberghetto, di Federico , di Pepolo, d' Uberto dalla Salustra in Iacopa di Lapo Loteri, che testò li 6 settembre 1320 ebbe qui le sue case come da rogito di Guido di Zambonino, e dicesi che Gera, o Zera di Romeo in Francesca di Giovanni Donato da Ignano avesse comprato nel 1292 una casa in Miola da Bonaventura Trentaquattro.

1322 17 Marzo. Zerra, o Gera di Romeo di Zerra Pepoli compra da Antonio e Giacomo padre, e figlio Trentaquattro una casa con piccola Corte nel mezzo posta sotto S. Giovanni in Monte in contrada di Bartiera per lire 50 con successiva locazione per anni 5, e per annuo affitto di lire 10. Rogito d' Isnardo.

1329 1 Aprile. Comprò Tommaso di Terzolino Beccadello da Cuminello Bencivenni una casa con suolo , e edifizio posta sotto S. Giovanni in Monte nella Contrada di strada Castiglione per lire 150 rogito Pietro del fu Giacomo Gabito. Questo stabile li 25 giugno 1339 fu venduto da Rizzardo , e da Giovanna del fu Tommaso di Terzolino Beccadelli a Giacomo di Tadeo Pepoli rogito Pietro d'Isnardo, nel quale vien detto essere una casa sotto S. Giovanni in Monte nella Contrada della Croce, e pagata lire 200. Potrebbe essere che questo stabile fosse quello che si crede abbia servito di Corpo di Guardia a Tadeo.

1338 12 Ottobre. Giacinto di Tadeo Pepoli compra da Contessa, e da Bittino Iugali Chiarisi una casa con suolo, edifizi , e con un torrazzo, ed altri edificii posti sotto S. Giovanni in Monte per lire 800 rogito Pietro Isnardi, e Bolognino Rizoli. Questo stabile li 3 marzo 1300 era di Gerardo, e Zoene fratelli e figli del fu Gerardo Contessa. Il rogito di Giovanni Bolognetti, dice che era posto sotto la parrocchia di S. Giovanni in Monte nella Via che da S. Tecla va alla Croce di strada Castiglione, e che confinava cogli eredi di Guido Cacciapreti.

1338 25 Ottobre. Giacomo di Tadeo Pepoli comprò dai figli di Obice d'Argenta una casa sotto S. Giovanni in Monte per lire 200, rogito Pietro d'Isnardo.

1339 30 Giugno. Giacomo di Tadeo Pepoli comprò da Branca, e da Masinella del fu Manno orefice, e da Fiordelisia Rossi una casa sotto S. Giovanni in Monte in contrada S. Croce. Rogito Pietro d' Isnardo.

Questo Manno orefice fu l'Autore della Statua di Bonifacio VIII nel 1301 nella facciata del Palazzo Pubblico ed ora conservata nelle Camere d'antichità dell' Istituto.

1339 30 Giugno. Il suddetto Giacomo di Tadeo comprò da Ugozzone, e sorelle Sunci una casa nella Via della Croce sotto S. Giovanni in Monte per lire 250. Rogito Piero d'Isnardo.

1339 29 Luglio. Lo stesso Giacomo acquista da Giovanni del fu Bongiovanni Pepoli, e da Margaritta di Bombologno Pepoli una casa sotto S. Agata, e San Giovanni in Monte, per lire 200. Rogito Pietro d' Isnardo -Vedi 1317.

1344 13 Marzo. Cessione di Giacomo Sunci a Giacomo Pepoli di una casa con suolo, e edifizio posta sotto S. Giovanni in Monte, per detto Sunci altra volta comprata con denari del detto Pepoli. Rogito Francesco di Lambertino da Castel Franco.

1346 24 Aprile. Rattifica di Rizzardo del fu Fra Artenisio Beccadelli a favore di Giacomo di Taddeo Pepoli della vendita fattagli di più case sotto San Giovanni in Monte. Rogito Andrea di Fra Belliotto.

Fin qui si sono prodotti i contratti di compre fatti dai Pepoli in questi contorni dove abitò il famosissimo Tadeo di Romeo. Si fa osservare che mentre egli viveva li di lui figli Giacomo e Giovanni fecero non pochi acquisti, ma il primo però sempre sotto S. Giovanni in Monte, e Giovanni sotto la Capella di S. Agata.

La famiglia Pepoli nobilissima per la sua antichità potente per le sue immense ricchezze , illustre per le sue alleanze, e per li sommi Uomini che ha dato alla Patria dà prove sicure di sua esistenza del 1144 con un atto conservato nell'archivio di S. Stefano, in cui si ricorda Pepulus, et Ioannes Uberti de Salustra comune nell'Imolese presso Dozza. La seconda memoria autentica sui Pepoli si trova nel Registro Grosso fol. 32 verso, ove è notato Pepolo di Ubertello intervenuto alla concordia degli Imolesi nel 1168. La terza prova dell'antichità dei Pepoli risulta dallo stesso Registro Grosso fol. 49 nel quale è detto che Ugolino di Pepolo, e Pepolo di Ubertello come principali di Castel d' Arbore vennero a Bologna a giurar fedeltà nel 1178. Per indicare prossimamente l'epoca in cui i Pepoli si stabilirono in Bologna si è ricorso al registro Nuovo, il quale a carte 357 dice che Zerra di strada Castiglione era presente al Consiglio nel 1223. Dunque i Pepoli si stabiliscono in Bologna fra il 1178, e il 1223 per non dire che prima del 1200 avessero già abbandonato Castel d'Arbore.

Difatti nell'Archivio Pepoli esiste un rogito delli 27 Giugno 1200 del Notaro Guido Veruli col quale Giacobino Pepoli anche a nome di Federico , Alberghino, Giacomino, Bonacursio, e Remeotto figli di Ugolino , compra da Guido di Bongiovanni da Corticella, tornature 40 di terra in Caverato a lire 9. 10 la tornatura. Il suddetto Giacobino era figlio di Pepolo di Uberto di Ugolino di Guido di Pepolo I, il qual Pepolo I viveva circa il mille.

In poco più di cent' anni superò la famiglia Pepoli per ricchezza , e per autorità, le principali di Bologna. Romeo dì Zerra di Ugolino di Romiolo di Ugolino di Pepolo di Uberto della Salustra riputato ricco di 75000 lire di rendita della moneta di quei giorni, fornito di non comuni talenti, contornato da un forte partito detto dei Scachesi sì rese quasi arbitro dei pubblici affari, e spinto dalla naturale sua intraprendenza , si accinse a cangiar governo alla Città, trasferendo il dominio del Popolo in mano dei nobili. Penetratosi tal progetto accadde che Giustinello da Fermo Podestà, fece carcerare Turola Albiroli notaro per certe falsità. Romeo che non lo credeva colpevole, voleva salvarlo, mentre i Beccadelli, i Rodaldi, i Boattieri, i Sabatini, e molti altri del partito dei Maltraversi volevano la sua morte, poi carcerato Giacomo di Valenza scuolaro per ratto tentato della figlia di Chilino Zagnoni , Romeo procurò di metterlo in salvo con dispiacere dei Maltraversi, pei quali scoppiò il furor della Plebe li 17 luglio 1321 contro Romeo, ed i suoi partigiani, li Scachesi rimasero soccombenti, il Pepoli e la sua famiglia furon forzati dopo lunga zuffa ad abbandonare le loro Case, e furono salvi, per accortezza di Romeo, che gettando oro in gran copia alla plebe, intenta questa a raccoglierlo, ebber tempo di rifugiarsi in casa di Alberto Sibaldino che quantunque nemico dei Pepoli, gli accordò ospitalità e salvamento; altri attribuiscono la loro salvezza a Gregorio Barisello compare di Romeo. I Pepoli furon espulsi da Bologna, e con loro anche Albicello Buondelmonte Podestà. Il Popolo saccheggiò, e rovinò le case loro. Il Consiglio confiscò li suoi beni , e quelli dei suoi aderenti, ed a salvezza della Patria creò il primo Gonfaloniere di Giustizia nella persona di Guido di Pasquale de Mastri nella fiducia di metter un freno ai nemici del Popolare Governo.

Romeo si ritirò in Avignone ove fini li suoi giorni, nel 1323.

Racconta il Dolfi, che da circa 40 anni viveva fiera inimicizia fra i Pepoli e i Tettalasini, in causa che Guido Pepoli era stato ucciso da un Tettalasini nel 1202, e che questa lunga inimicizia fu spenta dal B. Giovanni da Vicenza Domenicano che procurò il matrimonio di Romeo, con Biagia Tettalasini. Sarà vero il matrimonio, ma proverebbe che dalla morte di Guido a quella di Romeo passarono 121 anni, lo che converrà amettere che se vi fu inimicizia fra le due famiglie questa durò oltre li quarant' anni indicati dal Dolfi.

Tadeo , e Giovanni di Romeo coi suoi aderenti dopo sette anni d' esiglio furono richiamati in Bologna li 17 marzo 1328 dal Cardinale Bertrando. Finalmente il partito Scachese riuscì li 30 Agosto 1337 di mettere ad esecuzione il progetto del 1321. Nel dì suddetto il Consiglio del Popolo, e della Città di Bologna elesse il nobil uomo Tadeo del fu Romeo Pepoli dott. di legge Conservatore, e Governatore perpetuo del Comune, Popolo, Città, e Contado di Bologna. Rogito di Cristoforo di Filippo, di Giovanni di S. Miniato. Li votanti favore voli furono 908, e 10 i contrari.

1338 30 Marzo. Tadeo Conservatore della pace e della giustizia elesse Giacomo e Giovanni suoi figli in capitani della Montagna , i quali deputarono Francesco Chiari in Cassiere di Bologna, Bonifacio Magnani in notaro per sottoscrivere i mandati dei pagamenti , un Vicario e un Pro-Vicario. Rogito Giovanni Bonuccio Grafagnini.

1338 31 Marzo Donazione fatta dal potente Tadeo Pepoli alli diletti suoi figli Giacomo e Giovanni, come benemeriti e difensori della Repubblica di Bologna, di tutti i beni e ragioni qualunque del fu Muzzarello del fu Gualtiero da Cuzzano, che possedeva all' epoca nella quale tentò di tradire detto Tadeo Pepoli, e il Comune di Bologna, comettendo nefandi delitti per cui fu bandito come ribelle e li di lui beni rimasero devoluti al detto Comune. Rogito Giovanni Bonucci Grafagnini.

Nel 1339 Benedetto XII, scrisse lettere da Avignone in data Idus Octobris, colle quali commette a Tadeo Pepoli la potestà del governo di Bologna per tre anni col titolo di Conservatore. Prima di questo il Papa aveva inviato Beltramino Parravicini vescovo di Como e suo Nunzio a Bologna per transigere col Pepoli, dal quale si volle la rinunzia alla elezione fatta dal Consiglio, e Popolo di Bologna, e l' obbligo di riconoscere tutto dall' Autorità della Santa Sede. Le formalità volute dal Papa furono eseguite li 3 , 4 , 5 e 6 Agosto 1340, e li 22 del mese stesso, il Pepoli fu ripristinato nella sua carica. Vedi P. Sarti. De claris Archigimnasii Professoribus - Art. Pepoli.

1343 19 Febbraio. Clemente Papa VI scrisse, che se Tadeo moriva entro il quadriennio conferiva il Governo ai di lui figli Giacomo e Giovanni, e Bornio, quest'ultimo morì di peste nel 1347.

Tadeo fu marito di Bartolomea di Bonifacio Samaritani, dotata di lire 600. Da un rogito di Bonrecupero Pascali, apprendiamo che Matteo di Ugoccione di Monte Fiore, e di donna Samaritana unica figlia, ed Erede di Matteo di Ridolfo, che con Rolando Guarini fu al Congresso della Pace di Costanza per la Città nel 1183, si stabilì coi fratelli in Bologna e si chiamarono dalla Madre Samaritani. Morì con dolore universale li 28 venendo al 29 settembre 1347 a due ore, e mezza di notte. La Città gli fece sontuosi funerali, e fu sepolto in nobile Avello nella Chiesa di S. Domenico.

1347 30 Settembre. Donazione della Città di Bologna suo contado e distretto fatta per il Consiglio Generale del Comune, e Università del Popolo della Città di Bologna a Giacomo e Giovanni fratelli, e figli del fu potente Tadeo Pepoli Conservatore della Pace e della Giustizia della moderna Città, spirato il giorno precedente 29 settembre ad ore 2 e mezza di notte.

In questo Consiglio intervenne il Podestà, il Priore degli Anziani , gli Anziani rappresentanti la maggior parte dei Consiglieri della Città, tutta l' Università, Comune e Popolo di Bologna, che approvarono assieme e confirmarono a tutte le Compagnie delle arti, e delle armi del Popolo e Comune di Bologna tal donazione, le quali Compagnie furono 46, conferendo facoltà a detti fratelli Pepoli di poter disporre a lor piacere, come roba propria, e patrimoniale, con causa e senza causa, con titolo e senza titolo, lucrativo e non lucrativo. Nella quale approvazione ebbero voti favorevoli 815 e 28 contrari. E tale donazione fu fatta subito morto Tadeo, che spirò li 29 settembre anno predetto. Rogito Francesco di Guascone Bonvisini Notaro degli Aziani e Consoli.

1350 16 Ottobre. Vendita della Città di Bologna fatta da Giacomo e da Giovanni del fu Tadeo Pepoli all' Arcivescovo di Milano per 170,000 fiorini, riservandosi i venditori la proprietà dei Castelli di S. Giovanni in Persiceto di Crevalcore, di Cento, di S. Agata e di Nonantola. Rogito Ipolito di Lanfranco e di Giorgio de Bolani di Milano.

I Pepoli ebbero Baragazza, e Bruscolo dai Fiorentini, Castiglione della Gatta da Ubaldino dei conti Alberti di Munzone. La prima investitura di questo feudo, fu riportata dai figli di Iacopo dì Tadeo nel 1360. Li 20 aprile 1700 Leopoldo I concesse il privilegio di batter moneta nel feudo di Castiglione. Li 18 giugno 1700 il Legato di Bologna, pubblicò un Bando ad istanza dei conti Pepoli, col quale dichiarava che la Legazione di Bologna non darebbe ricetto ai sudditi contumaci di Castiglione. Tutte le linee legittime discendenti da Tadeo erano investite di questo Feudo, ma la Reggenza per antico patto di famiglia si esercitava per tre anni da ciascun Colonello per turno. Il Palazzo Baronale di Castiglione era comune a tutti i condomini, usato però solamente da quello, che pro tempore era Reggente.

I Contadini dei Pepoli erano esenti dal comando del Reggimento anche in tempo di guerra. Le Case dei Pepoli in Bologna , e le loro estesissime tenute nel Territorio godevano di una specie di franchiggia.

Dopo questa digressione ritornando al N. 1079 della strada di Miola si trova che li 9 giugno 1475. Elisabetta del fu dottor Antonio Bentivogli vedova del dott. Romeo Pepoli, e li conti Guido e Galeazzo del fu Romeo Pepoli vendettero a Michele del fu Andrea Casali tre case contigue poste sotto la Capella di S. Giovanni in Monte in confine di Miola, di strada Castiglione, della Via del Vivaro dei beni Casali, degli Eredi di Tommaso Bazaleri, di Elena vedova ed erede di Nicolò Fornaro , di Albizzi Duglioli e di Aldrovandino della Fondazza. Per lire 3000. Rogito Alessandro Buttrigari.

Gli stabili dei Casali in questa situazione descritti nella divisione seguita li 15 giugno 1517 erano i seguenti:

1. Casa grande quasi nuova con corte, e loggia sotto S. Agata. Confina con strada Castiglione, il Vivaro coll' infrascritta casa della Croce mediante chiavica.

2. Casetta ad uso di stalla in un chiuso consistente in 10 piedi, posteriore alla Croce posta sotto S. Giovanni in Monte. Confina Miola, e la suddetta Casa.

3. Casa senza portico sotto S. Giovanni in Monte. Confiina strada Castiglione, Miola, la Casa nuova, e grande.

4. Casa senza portico sotto S. Giovanni in Monte. Confina la sopredetta casa, e le infrascritte.

5. Casa in Miola. Confina la Via, e la casa abitata da Giuseppe Lambertini.

6. Casa con corte, portico, stalla, pozzo e torre in Miola. Confina la Via pubblica, la casetta ad uso di stalla e la stalla dei Pepoli.

7. Casa nel Vivaro con un Oratorio. Confina col Vivaro colla stalla dei Pepoli e colla casa grande e nuova.

Quest' ultima casa nel Vivaro sembra quella venduta da Aldrovandino Fondazza ai Casali per lire 2000, come da rogito Bonaventura Paleotti dei 26 agosto 1503.

Esistette in Bologna una famiglia Casali nel 1200 in cui viveva un Casalo Casali, il cui figlio Casalino fu ucciso nella guerra dei Milanesi contro Federico II nel 1237.

I Casali che qui abitarono oriondi di Cortona passarono ad Imola , e Andrea di Francesco si trasferi in Bologna nel 1434 , dove fu fatto cittadino nel 1454.

Il Senatore Andrea di Mario Casali, e di Barbara Malvezzi. Capitano delle armate del Re di Spagna, si disse morto il 19 luglio 1604 all' assedio di Ostenda, altri dissero che capitasse in mano degli infedeli , dai quali fosse liberato dai padri del Riscatto. Certo è che presentassi in Roma un tale , che diede qualche indizio di essre il suddetto Andrea, e per volere ciò sostenere , morì in galera condannato col nome di - Quidam homo-. Il Senatore Andrea partì da Bologna li 2 luglio 1603 di circa anni 20 , la nuova della sua morte pervenne alla di lui madre li 9 agosto 1604 ; era figlio unico. Erede delle sue facoltà che non eran meno di 3000 scudi di rendita , fu Michele di Gregorio Casali conte di Monticelli.

Si estinse la famiglia Casali di Bologna nel Senatore Gregorio , del Senatore Mario li 31 luglio 1802. Alfonso e Alessandro di Michele sul finire del secolo XVI si stabilirono in Piacenza, ed i suoi discendenti dovevano essere gli eredi del defunto Senatore Gregorio, ma non ottennero la successione per diffetto d' Albinaggio, per cui l' eredità Casali passò agli Isolani sostituiti, i quali per la stessa ragione non poterono ottenere l'eredita della famiglia Bajardi di Parma. Li 2 luglio 1803 si composero le due famiglie, dando gli Isolani ai Casali scudi 4000 come da rogito Parmiggiani.

N.1078. Casa compresa nella vendita fatta dalla vedova Pepoli ai Casali li 9 giugno 1475. Li 20 dicembre 1611 il conte Lucrezio d'altro Lucrezio Pepoli la ricomprò da Alessandro del fu Michele Casali. Nel contratto è qualificata per casa grande in Via Miola sotto a S. Giovanni in Monte. Confinava Cesare e Filippo Pepoli a levante, Ferrante e Alfonso Casali a sera ecc. Più altra casa presso Ferrante Casali, per lire 2939. 7. Rogito Antonio Malisardi.

1818 29 Maggio. Ignazio Borotta comprò dal marchese Giovanni di Giuseppe Pepoli una casa con fabbricato ad uso di scuderia posta in Miola N. 1078.

N.1077. La Scuderia confinava a ponente, col conte Isolani successore Casali, a mezzodì Miola, a levante col detto Isolani e Bovio e a settentrione col conte Odoardo Pepoli. Per scudi 1800. Rogito Dozzani. Li 10 novembre 1737. L' Ornato concesse al marchese Giuseppe Pepoli che avanti le sue scuderie in Miola, e cioè dall'angolo del suo muro verso la Croce dei Casali fino al pillastro del portico del Senatore Casali possa costruire un muro, che chiuda un suolo di piedi 180, once 2 pagando lire 25.

N.1076. Stalle dei Casali, ora Isolani, dove devonsi trovare li resti della torre citata nella divisione Casali delli 15 giugno 1517.

N.1075. Stabili dei Bovi , che corrispondono a tramontana colle case della della stessa ragione sulla Piazza di S. Stefano.

N.1074. Sembra che questo stabile fosse li 14 ottobre 1651 del conte Giovanni Pepoli, e da lui venduto a Bartolomeo Zanetti per lire 3000. Rogito Giovanni Battista Querzoli. Confinava a mattina i beni di Agostino Betti alias Guastamestieri, a sera li beni Vespa, e quelli che già furono Fantuzzi compreso la corte già venduta dai dì Fantuzzi. Sugli ultimi tempi appartenne alla Compagnia dei Fiorentini.

N.1073. M.a Cattarina Guastamestieri impose un censo sopra questa casa al favore del Senatore Antonio Bovio li 17 marzo 1713. Confinava i Beni Fava, il compratore successore Fantuzzi di dietro , e la via Miola. Forse in questa situazione vi fu un certo Ospitale detto di S. Cipriano fondato da Giovanni Senna che nel suo testamento delli 22 gennaio 1408, Rogito Giovanni Battista testimonio, dice essere in Miola, presso Pedizzone Beccadelli, e che lascia all'Ospitale della Vita assieme a tutta la sua eredità.