Strada San Vitale, dal V volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Strada San Vitale

La Strada di S. Vitale comincia dalla porta della città, e termina in Porta Ravegnana.

La sua lunghezza è di pertiche 207, 03, e la superficie di pertiche 420, 12, 2.

Nel 1256 in questa contrada si pubblicavano i bandi davanti l'androna di Bubu, e nel Borgo di S. Vitale dirimpetto la casa di Mons. Gio. Polo Pellizzari.

Nel 1289 poi si pubblicavano in faccia la bocca della via Caldarara, in faccia a quella della via dei Bagnaroli, in principio della via di lustolo sopra il ponte, innanzi la casa d'Alberto di Flesso, innanzi al campo de' Buoi, in bocca la via di Broccaindosso.

Fuori di questa porta evvi l'Ospedale di S.Orsola, il quale li i 7 novembre 1656 ottenne di poter costruire un portico che cominciava dalla porta della città.

Strada S. Vitale a destra cominciando dalla porta della città e terminando in piazza Ravegnana.

N.7 al 14. Chiesa di Santa Maria della Pietà e già ospedale di poveri orfanelli mendicanti.

Cornelio Pepoli fu il promotore di un reclusorio per mendichi, nella qual opera fu coadiuvato dal P. Teofìlo Galloni agostiniano predicatore in S. Petronio, che dal pergamo animò i cittadini a concorrere per un'impresa di tanto giovamento alla città, ed il Vescovo Gio. Campeggi somministrò L. 4000, e L. 5800 furon contribuite dalla popolazione per detta pia opera.

Sulle prime i poveri si radunavano settimanalmente nei conventi dei Serviti, dei Domenicani, degli Agostiniani, e dei Conventuali, dove ricevevano un'elemosina. In appresso si stabili di chiuderli in un apposito luogo, al qual divisamento fu posto mano li 24 marzo 1503, e la domenica in albis 18 aprile susseguente, in numero di 800, de' quali un terzo maschi e due terzi femmine, furono introdotti processionalmente in S. Gregorio fuori, dove si separarono i maschi li 20 gennaio 1567, e furon condotti in città presso la porta S. Vitale.

Moltiplicati gli oziosi e i bisognosi questuanti in Bologna, e resi importuni anche, colle loro insolenze e parole nelle stesse chiese nell'ora dei divini uffizi, si cominciò a trattare di chiudere i veri bisognosi in un reclusorio, e per tale impresa si tennero molte congregazioni davanti al Vescovo Gio. Campeggi, il cui risultato fu di ricorrere al Pontefice Pio IV, che con suo breve in data 27 novembre 1560 concesse che si applicasse all'ideato reclusorio quelle elemosine che dalle case religiose per obblighi, o per consuetudine si distribuivano ai poveri. Ottenuto questo breve si diede principio a provvedere i mendichi ogni settimana, soccorrendoli nei chiostri dei monasteri dei quattro quartieri, ma la pratica fece conoscere vari inconvenienti. Fu a quell'epoca che, come abbiamo detto più sopra, predicando in S. Petronio la Quaresima, frate Teofilo da Treviso persuase di raccogliere i mendicanti in un sol luogo, nel qual progetto concorse l'autorità del governatore di Bologna Donato Cesio, e il favore dei magistrati.

I primi statuti furon corretti li 19 aprile 1573 come si apprende da un rogito di Annibale Mamelini.

Gregorio XIIl con suo breve in dala 15 ottobre 1582 ordinò che i claustrati d'ambo i sessi somministrassero a questa istituzione le elemosine ordinate dai testatori a carico dei medesimi.

Nel 1502 le prostitute e le zitelle stavano in S. Gregorio fuori, gli orfanelli in Santa Maria dei Mendicanti, i decrepiti, gl'incurabili e i pazzi in Sant"Orsola.

Gli stabili acquistati per costruire questo locale furono i seguenti:

1566, 25 novembre. Alessandro di Alfonso di Tiberio Malvezzi, marito di gentile di Battista Sassoni, ultima di sua famiglia, vendette all'opera dei mendicanti una casa con orto nella via di S.Vitale, posta sotto la parrocchia di S. Leonardo, per L. 6000. Rogito Giulio Piacentini.

1570, 30 gennaio. La suddetta Opera comprò da Marco Tullio Migliorini una casa posta sotto S. Leonardo in Strada S. Vitale, per L. 1300. Rogito Giulio Tesare Accarisi e Annibale Cavalli.

1572, 16 gennaio. La medesima comprò da Francesco e Leonardo Segni, e da Elisabella Viazzi moglie di detto Leonardo, una casa posta in Strada S. Vitale sotto S. Leonardo, per L. 1450. Questa casa fu pagata con denari dell'eredità di Pietro Bonetti, la prima avuta da quest'opera pia. Rogito Annibale Cavalli.

1575, 27 agosto. L'opera suddetta comprò dai Padri Serviti una casa in detta strada e parrocchia, per L. 1250. Rogito Ippolito Peppi.

1602, 17 dicembre. Francesca Seda moglie di Gio. Battista Borghi, Paolo e fratelli Bretta, Domenico Sigismondi e Giacomo Nanni vendettero all'opera dei Mendicanti una casa sotto S. Leonardo in Strada S. Vitale, per L. 3000. Rogito Girolamo Teglia.

La chiesa dedicala a Santa Maria della Pietà fu cominciala li 30 giugno 1601 concorrendo per la fabbrica della medesima il Senato, e per le cappelle alcune compagnie d' arti. La cappella maggiore fu benedetta nel 1603 l'ultima Domenica dell'Avvento, giorno di S. Tommaso.

Nel 1653 si mantennero 1300 poveri ricoverati in tre case. Ogni giorno consumavano pel mantenimento:

Pane, corbe 10.

Vino, corbe 12.

Minestra, quando era miglio, libbre 510.

Carne due volte la settimana, per ogni volta libbre 510.

Ogni giorno per gli ufficiali ed infermi libbre 150.

Olio per le lampade della notte, oncie 40.

Li 5 luglio 1732 fu decretato di aggiungere un locale di correzione, che fu costrutto verso la mura tra strada S. Vitale e S. Donato, dove li 15 agosto 1737 furon racchiusi da circa 30 discoli, obbligandoli a filar cotone.

Nel 1736 un incendio consunse parte di quest'orfanatrofio verso la strada, che fu finito di ristabilire li 23 novembre 1760.

1798, 17 giugno. L'Agenzia Nazionale assegnò all'Opera dei mendicanti il soppresso convento di S. Leonardo per traslocarvi gli orfani e i condannati a correzione, e quello di Santa Catterina di Strada Maggiore per collocarvi le putte di S. Gregorio fuori, e le condannate a correzione. Rogito Luigi Aldini.

Nel 1809 questi orfani furono traslocati nel conservatorio di Santa Marta nella stessa strada, poi passati li 30 giugno 1813 nel convento di Santa Catterina di Strada Maggiore, indi restituiti in Santa Marta e Rocco uniti.

Nel 1818 la chiesa fu fatta parrocchia, e dall'Opera di Carità fu venduto il locale.

N.17. Casa dei Boiti, antica e illustre famiglia bolognese, di cui un Tommaso di Zamaone viveva nel 1312.

Li 12 novembre 1568 questa casa con magazzeno posta in Strada S. Vitale nell'angolo del Campo de' Buoi, fu venduta da Antonio Zavatteri del fu Cristoforo a Giacomo Chiesa.

Nel 1715 era dei Donduzzi, poi passò al Collegio Comelli.

Si passa il Borgo di S. Leonardo, alias Campo de' Buoi.

N.18. Li 12 dicembre 1544 il Senato diede licenza ad Alessandro di Domenico Picinini, che, riedificando la sua casa in Strada S.Vitale nell' angolo del campo de' Buoi, prendesse oncie 12 di pubblico suolo, in lunghezza di piedi 57, e vi erigesse colonne. Cristoforo di Lando di Floriano Carrati la fabbricò circa il 1547. In seguito in poi risarcita dalle suore di S.Lodovico ed Alessio, alle quali appartenne per quasi tutto il secolo XVIlI.

NN.19,20. Casa dell'orefice Vittorio Mengoli Maggi, che la possedeva nel 1715.

Questi ebbe una sola figlia di nome Teresa Margherita, moglie del dottor in leggi Gaetano Gandofi morto nel 1780 lasciando due fìglie, cioè Flaminia nel dottor medico Gio. Filippo Tacconi, e Leonida nel medico Alessandro Bonzi, le quali furono eredi del padre e della madre. Nella ripartizione dell'eredità questo stabile toccò ai Tacconi. Trovasi che li 12 maggio 1528 Alessandro del fu Rizzardo Mengoli comprò da Francesco del fu Giacomo Spontoni, e da Camilla del fu Giacomo Gozzadini, coniugi, una casa con orto posta sotto S. Leonardo in Strada S. Vitale, per L. 1000.

Confinava con Andrea Bargellini, con Girolamo Parmi e con gli eredi di Bonaparte dalle Tovaglie. Rogito Gio. Battista Buoi.

N.23. Casa che fu dei Padri Serviti, poi di Cesare Branchetti, ma veramente Banchetti. Piacque ai Banchetti di aggiungere un R al loro cognome per farsi credere dell'antica famiglia Branchetti degli Andalò, l'ultimo dei quali fu Camillo di Cesare dottor in leggi che prese la laurea li 28 giugno 1604.

N.24. Casa di due archi e tre piani fabbricata da .Nicolò Borgia mercante di seta, che la possedeva nel 1715.

NN.25,26. Case già dei Sardelli, poi dello stato Masina, le cui rendile furono applicate per dar doti a ragazze della parrocchia di S. Biagio, ora Santissima Trinità.

Si passa il Borgo di Sant'Apollonia, alias Gattamarza

N.27. Stabile dei Verdoni, dove nel fianco in Gattamarza vi tenevano osteria Fu poi ridotta a decente abitazione con stalla e rimessa verso Borgo Cavicchio.

Falliti i Verdoni la comprò Antonio Gambi Negrini, e l'ampliò con una vicina casa della compagnia di S.Sebastiano, facendo i tre archi di portico in Strada S. Vitale nel 1776..

N.29. Li 9 aprile 1495 con sentenza del dott. Francesco Tonducci, Vicario del Podestà di Bologna, fu aggiudicata per secondo decreto a Melchiorre Bargellini. cessionario di Gio. Bongiovanni, una casa sotto S. Leonardo, in prezzo di L. 310, ed altra annessa, per L. 300. Rogito Gentile Zani. La prima confinava colla via pubblica da due lati, con Gaspare di Giovanni Biancbi, e cogli eredi di Benedetto Lasagna di Budrio. Rogito Francesco .Muletti. L'altra confinava colla via dei Vigncci, con Scaramuccia Armigero, e con Andrea Guidotti.

1575, 3 settembre. Francesco del fu Carlo Bargellini vendette a Melchiorre del fu Francesco Ramondini una casa con orto sotto S. Leonardo, per L.5100. Rogito Tommaso Passarotti. Confinava con Giovanni Bedolini da Correggio dalla parte inferiore, con Angelo Michele Albergati di sopra, e colla via dei Vinazzi di dietro.

1577,11 marzo. Melchiorre Ramondini e Leonida Fantuzzi, di Iui moglie, vendettero a Baldassarre del fu Giacomo Cantoffi la suddetta casa per L.6000. Rogito Carlo Oraboni e Annibale Cavalli.

1628, 7 marzo. Il dott. Tommaso di Pietro Ciani assegnò a Giacomo di Pietro Cantoffi una casa in Strada S. Vitale, per L. 4500. Confinava con Alfonso Vizzani. col dott. Mattesilani, e coi Cantoffi. Rogito Valerio di Achille Panzacchia.

1628. 15 marzo. lo stesso Cantoffi acquistò altra casa che fu già di Angelo Michele Zamboni, e nel 1385 di Virgilio Zamboni, per L. 1200. Confinava con Alessandro Mattesilani. coi Palma, e cogli eredi di Giovanni Giraldini. Rogito Silvio di Carlanlonio Costa.

1648, 23 giugno. Questa casa fu comprata alla subasta per L. 6000 da Giovanni Battista Ramondini. alias Beliossi. Rogito Francesco Gallerati.

La famiglia Cantoffi fu un tempo doviziosa, e terminò in Elisabetta moglie di Romolo GIovannetti, morta li 8 febbraio 1702.

Ne furono in appresso proprietari i Macchiavelli, e poi Antonio Biondi figlio di Francesco, mercante di cavapa, e di Margherita Anselmi. Il detto Francesco mori li 22 agosto 1648 nella Mascarella in casa della moglie morta nel 1690. Il suddetto Antonio l'ultimo dei Biondi, e mori li 16 novembre 1689 lasciando erede intestata Giovanna Lucilla sua unica sorella, che mancò nel 1711, e fece eredi le suore di S. Bernardino, le quali nel 1712 la vendettero, per L. 12000, al dott. Andrea Bandiera curato di S. Nicolò degli Albari e Cancelliere Arcivescovile. Anche ultimamente questa casa continuava ad essere dei Bandiera.

Si passa la via dei Vinazzi.

N.33. Casa che pretendesi aver appartenuto ai Castellani, poi ai Pedocca. Sotto la data delli 17 agosto 1554 è annunziata per casa grande di Lodovico e Ippolito, fratelli Montecalvi, posta in via e parrocchia di S. Vitale nell'angolo dei Vinazzi.

Nel 1570 era dei Tovagli. Rogito Galeazzo Ghini.

Appartenne poi all'eredità di Gentile di Nicolò Montecalvi, moglie del conte lacopo Pepoli, che per errore è messa dal Crescenzio circa il 1370, ma viveva circa il 1590.

Il senatore Filippo Guastavillani, marito di Elena del predetto Iacopo Pepoli, nella sua qualità di procuratore anche di Vincenza Pepoli nel dottor medico Giovanni Agostino Cuccili Cartari, di lui cognata ed altra delle eredi della suddetta Gentile, vendette questa casa. con altre annesse, al dott. Angelo di Sabadino Passarotti nobile di Bologna,. abitante sotto la parrocchia di S. Vitale.

Il contratto è espresso nei seguenti termini:

1. Una casa grande in Strada e parrocchia S. Vitale, che confinava colla via dei Vinazzi da due lati, con Strada S. Vitale da un altro, e cogli infrascritti beni. Aveva bottega sotto da lardarolo, ed era abitata dal compratore e da D. Francesco di lui fratello.

2. Una casa in via Vinazzi sotto la predetta parrocchia, che confinava colla detta via, coi beni di Ottaviano Palma, e colla suddetta casa grande

3. Altra casa posta nella via Vinazzi. Questa confinava con Nicola Rabuini, e con Alfonso Grassi.

4. Altra casa posta in detta via e parrocchia, che confinava coi Grassi e colle predette case. Rogito Domenico del fu Giovanni Baldini, e Giovanni Lorenzo Muzza. Questa casa era valutala L. 18000.

N.41. Casa che fu abitata dall'avv. Domenico Comelli, fondatore del collegio che portò poi il suo nome, sotto la quale vi ora una bottega ad uso farmacia. Questa casa e l'altra piccola N.39, stimate ambedue nel 1663 dal perito Giuseppe Maria Toschi L. 9717, 8, toccarono a Lodovico Comelli figlio naturale dell'avvocato Domenico. Questo Lodovico vendette la bottega a Domenico Barbieri per L. 500, e li 6 febbraio 1674 la casetta a Giuseppe Billi per L. 600. L'una e l'altra furon poi comprate da Martino Otti svizzero, che le lasciò ai Padri Filippini, col vincolo che se entro cento anni si scoprissero suoi parenti, dovessero rinunziare all'eredità. La presente casa fu poi del dottor causidico Antonio Parisini in vigore di donazione di Antonia Francesca Comelli, vedova del succitato Lodovico, morta nel 1718. Il dott. Parisini la vendette a Domenico Ventura fornaio che abitava a Quarto di sotto. Passò a Luigi e fratello Giordani, nipoli ed eredi del detto Ventura, i quali nel 1759 la restaurarono. Ultimamente era posseduta da Giuseppe Stoffer Rubini.

N.42. Casa che appartenne ai Riguzzi, dei quali furono eredi i Beni, o Bini.

Li 28 aprile 1732 Giacomo Bini ottenne di sostituire quattro colonne di pietra in luogo di altrettante di legno del suo portico in linea di quello del confinante Grassi in Strada S. Vitale. L'ultimo dei Bini fu Vitale Agricola iuniore di Giacomo, morto li 22 febbraio 1815, che lasciò un'unica figlia erede, maritata in Carlo di Andrea Chiesa.

N.43., Casa dei conti Grassi, probabilmente oriundi da Castel S. Pietro, i quali nel 1647 ottennero l'Anzianato.

Li 2 febbraio 1632 morì Giulio Grassi di Francesco paggio di Clemente VII, I' ultimo del ramo di Strada S. Vitale.

Furono eredi i Grassi che stavano nella casa N.134 di questa strada. L'ultimo di questo secondo ramo fu Gio. Battista del conte Scipione, la cui moglie marchesa Rosa del marchese Alessandro Paleotti si rimaritò li 31 marzo 1802 nel marchese Francesco Manzi, portandogli buona parte dell'eredità del premorto marito. Questa casa fu poi comprata da certo Persiani di Castel Franco, e già Commissario di guerra del regno d'Ilalia. Raccontasi che Antonio Grassi comprasse nel 1463 da certi Sapori uno stabile con bottega da lardarolo in Strada S. Vitale, e su di esso fabbricasse questa casa. L'autore di questa notizia, Galeati, aggiunge che nella chiesa del Carrobbio a destra vi era un sepolcro in cui era scritto : Sepul. Tomae, et Barth. de Gariardis alias Asapore civis, et Salarolus Bononiae Haeredunque suorum. Renovatum Anno Domini 1514.

.N.44. Casa dei Macinelli, la cui vendita fatta ad Angelo Michele e Pietrantonio di Gio. Battista Lini da Vincenzo, fu rettificata li 25 gennaio 1584 da Alfonso di Annibale di lui fratello. Nel rogito di Gio. Maria Brunetti si annuncia per casa con botteghe ad uso di spezieria e pellacaneria, posta sotto S. Vitale nell'angolo della via dei Pellacani, venduta per L. 12800.

1654, 24 novembre. Casa grande del fu Giuseppe del fu Vincenzo Lini che testò li 22 luglio 1654. Rogito Silvestro Zucchini. Era posta in Strada S. Vitale sul cantone dei Pellacani. Non si creda che questi Lini discendessero dal Lino alias Canelvari famiglia senatoria. Angelo Michele e Pier Antonio di Gio. Batlista Sterlini di Faenza furono dal senatore Antonio e lacopo, fratelli Lini, aggregati alla loro famiglia, concedendogli armi, cognome, e la cappella dei Mendicanti li 28 gennaio 1578. L'ultimo dei Lini Sterlini fu il conte Filippo di Vincenzo, morto li 23 febbraio 1813, lasciando erede la di lui moglie Anna de Arcangelis, che sposò in seconde nozze il conte Benati. Questa casa era ultimamente del rinomato professore di prospettiva Marconi.

Si passa Ia via dei Pellacani.

Dal N. 45 al 54 erano stabili delle monache dei SS. Vitale ed Agricola. .Nell'angolo dei Pellacani vi erano le case degli Alboni, che Gio. Battista con suo testamento fatto li 11 seltembre 1606 a rogilo di Gio. Battista Chiocca, lasciò alle putte di Santa Croce, e da queste vendute li 51 gennaio 1640 alle suore di S. Vitale, l'una per scudi 511, 3, 11 d'oro in oro, l'altra per scudi 320, 14, 2 della stessa moneta. Rogito Giulio Cesare Cavazza. La prima, con bottega da lardarolo, era contigua alla casa già dei Borzani, poi delle suore: l'altra con forno, che guardava nella seliciata di Strada Maggiore, confinava a oriente colla via dei Pellacani, e a settentrione col convento. Queste due case furono inchiuse nel monastero.

Dicesi che in questa situazione vi fosse nel 1378 la chiesa dei Battuti di San Giacomo Maggiore, quivi eretti nel 1371, poi traslocati in Strada S. Donato nel 1469. (Vedi Strada S. Donato N. 2522). Si ha memoria che la detta compagnia desse un convitto nella Seliciata di Strada Maggiore nella seconda o terza festa di Pasqua d'ogni anno ai Pellegrini: cosa che poi andò in disuso, ma si continuò a far la processione.

Gli Alboni erano antichi e benestanti. Rosa Alboni, distinta pittrice di paesaggi, fu moglie del dott. Lodovico Nobili, e morì li 8 marzo 1759, e sembra che con lei s'estinguesse la famiglia. Dalla predetta casa a tutto il Torresotto inclusivamente erano stabili di proprietà Borzani.

Simone Borzani li 11 luglio 1528 comprò da Evangelista Paltroni una casa dal Torresotto, per L. 4000. Rogito Vitale Bovi.

In una divisione seguita li 17 dicembre 1587, a rogito di Gio. Antonio Botti, si ricorda una casa grande con portico e torresotto, posta sotto S. Vitale, in confine delle suore, di Margo Gaggi, di Antonio e Gio. Battista Alboni, e di Alberto Montorselli.

1590, 19 luglio. Alessandro del fu Gabriele Borzani comprò da Bernardino del fu Antonio Castellini due case sotto S. Vitale nei Pellacani, l'una in confine degli eredi di Matteo, o Marco Gaggi, di Giovanna Salomoni, e di altri; la seconda in confine dei Salomoni e Gaggi, pagate L. 6500. Rogito Gio. Antonio Botti.

1608, 25 settembre. Le suore comprarono dal suddetto Alessandro del fu Gabriele Borzani la porzione posteriore della sua casa, che confinava col monastero di S.Vitale, per L. 15000. Rogito Vittorio Biondini.

1612, 28 novembre. Le stesse suore comprarono da Cesare Borzani l'altra porzione con torre, posta sotto S.Vitale, per L. 5500. Rogito Vittorio Biondini. E siccome questo acquisto fu imputato lesivo, aggiunsero le compratrici altre L. 500, con che la casa dei Borzani fu in tutto acquistata per L. 21000, e poi unita al monastero.

Il torresotto, ossia una delle porte del secondo recinto, fu affittato nel 1450 a Giacomo Pellegrino Magliatici, poi a Guido Gandoni, per 5 bolognini all'anno. Nel 1603 fu comprato dai Borzani, i quali li 28 luglio dello stesso anno fecero atterrare un volto e un corridoio dalla parte della Seliciata. Valerio Rinieri dice che nel secolo XV i Casali avevano casa in confine del torresotto di S. Vitale.

Chiesa dei SS. Vitale ed Agricola, che molte ragioni la fan credere una delle più antiche di Bologna, e particolarmente per il sotterraneo sul quale in parte è stata fabbricata questa chiesa, che dicesi servisse nel 1088 alle radunanze di una delle quattro tribù della città, e che a sinistra del suo ingresso presenta la gran cappella di ragione della parrocchia, della quale s'ignora l'epoca della sua edificazione.

Li 24 giugno 1805 la cura d'anime, assieme ai libri parrocchiali, fu unita a quella dì Santa Maria dei Servi. La chiesa doveva esser chiusa e profanata, ma è sempre rimasta aperta ed ufficiata. Anzi nel 1825 gli furono ridonati gli antichi diritti parrocchiali. Il monastero è considerato come il primo istituito in Bologna per donne, il quale in epoche diverse si è sempre dilatato.

1581, 8 maggio. Le suore di S. Vitale comprarono una casa dai Campeggi, che si dice fosse posta nella via delle Pellacanerie, in confine d'altri beni di dette suore, e della via pubblica mediante un andito. Rogito Ercole Castellani.

Nel luglio del 1756 fu compiuta la fabbrica di un pezzo di muro lungo la via dei Pellacani, chiudendo entro la clausura due case e un vicolo morto, e ciò mediante concessione del Senato.

Li 18 giugno 1798 fu ordinato che le monache di Santa Margherita si unissero a quelle di S. Vitale.

Li 31 gennaio 1799 fu soppresso questo convento, che servì per vari mesi a depositarvi quadri delle soppresse corporazioni religiose, oggetti di storia naturale e piante esotiche del disfatto giardino botanico del palazzo del Legato , i quali effetti furono in appresso trasportati a Sant'Ignazio nel Borgo della Paglia.

Il convento fu venduto all'architetto Gio. Battista Martinetti coi rogiti 10 e 22 aprile 1799 del notaro Luigi Aldini, e 6 aprile 1800 del dott. Serafino Betti.

Dirimpetto alla chiesa di S. Vitale, nel mezzo della strada, vi era una cappella che racchiudeva una croce antica, che dicesi segnasse il luogo del martirio dei SS. Ermete, Aggeo e Caio nostri concittadini, ai quali era dedicata.

Nel 1303 Monso Sabbadini coprì la croce con cappella, alla qual opera vi concorse Attilia sua figlia, badessa di S. Vitale, regalata dal Senato di quattro colonne di marmo, che eran nella corte del palazzo, elevate sugli angoli della medesima. La piramide era coperta di rame dorato, che fu levato nella quaresima del 1773. Per decreto delli 12 gennaio 1798 del ministro della polizia generale della Romagna Cisalpina, questa croce subì la sorte di varie altre sparse per la città, e fu messa in S. Petronio. Il conte senator Lodovico Savioli, mandatario dei Zabarella di Padova, proprietari di questa cappella, volle che sotto la medesima si facesse un profondo scavo nella speranza di rinvenire lapidi e reliquie, come credevasi dal volgo, ma il fatto non corrispose alle diligenze dell'avveduto Savioli.

N.54. Portone comune ai due conventi di S. Vitale e di S. Giacomo, dove anticamente cominciava il vicolo detto Paradiso, che terminava in Strada S. Donato dove è il campanile di Santa Cecilia, e che era intersecato dall'androna dei Bagnarola, che cominciava nella via delle Campane, e terminava in quella dei Pellacani. Fu chiuso in gran parte nel 1300,

NN.55,56. Case che furono dei Sabattini, e che probabilmente estendevano fino al N. 54.

La prima compra fatta dai Padri di S. Giacomo di stabili appartenenti ai Sabadini in Strada S. Vitale, è quella in data 15 gennaio 1361, e cioè di un casamento di Guglielmo ed altri dei Sabadini, in via e parrocchia S. Vitale, in confine di una casa e guasto dei Padri Agostiniani, di Antonio Sabadini e dell'infrascritto casamento. Rogito Montanari di Bertolotto Guidi.

1361, 9 febbraio. I frati predetti comprarono da Bartolomeo e figli Sabadini una casa posta sotto S. Vitale nell'Androna dei Bagnaroli, per L. 300. Confinava coi frati da tre lati. Rogito Tommasino Tommasini.

1361, 11 agosto. I suddetti frati comprarono da Misina e da Antonia, sorelle Sabadini, un casamento sotto S. Vitale, per L. 30. Confinava coi compratori da tre lati e colla strada. Rogito Montanaro di Borlolotto Guidi.

1361, 7 settembre. I predetti frati comprarono da Luca e da altri dei Sabbatini un casamento sollo S. Vitale, per L. 25. Confinava col casamento già dei Sabbatini da tre lati, e con una strada detta via del cortile. Rogito Guidi.

1369, 11 febbraio. Gli Agostiniani comprarono da Pasio Sabbatini una terza parte di casamento posto in Strada S. Vitale, per L. 10. Rogito Nicola del Portico. In seguito questi frali comprarono le altre due terze parti della suddetta casa, pel prezzo totale di L. 20. Rogito Rolandino Baroni.

1369, 18 agosto. I Padri Agostiniani comprarono da Alberto, Gualfreduzzo, Ugolino e Giovanni Sabbatini tutto il terreno spettante a detti venditori, situato vicino al guasto e al cortile, e sotto la parrocchia di S.Vitale, per L. 400. Confinava col convento da tre lati e colla Strada S. Vitale. Rogito Bernardo Lamola.

La famiglia Sabbatini fu potentissima e numerosissima, di modo che per umiliarla ordinò il Podestà che fosse abbassata la loro torre di cinque puntate. Nel 1250 si trova un Tranchedino Sabbatini della parrocchia di S. Vitale, che ebbe sei figli che molliplicarono prodigiosamente la famiglia. Furon cambisti, e molti di loro cacciati da Bologna nel 1338 assieme ai Beccadelli. Un ramo si stabilì in Padova, dove cambiò il cognome in Zabarella, ignorandosi come ciò seguisse. Il cardinal Francesco Zabarella nacque nel 1339, e cioè un anno solo dopo esser stati cacciati i Sabbatini da Bologna. Fu al Concilio di Costanza, e mori li 23 settembre 1417 in età d'anni 78. Negli atti del Senato si trova che i Zabarella di Padova e i Sabbatini di Udine hanno dato prove irrefragabili di discendere dall'antica famiglia Sabbatini di Bologna. Lorenzo Sabbatini pittore, morto in Roma il primo agosto 1576, e che influì molto affinché il Papa istituisse una pubblica accademia di pittura, sembra discendente dagli antichi Sabbatini, come pure Grazio di lacopo dottore di teologia e vicario del Vescovo di Modena.

N.57. Li 18 novembre 1316 Giacomo, Vescovo Eremitano, donò ai frati di S. Giacomo una casa posta sollo S. Vitale, che confinava con Pietro, Bonvesino e Tranchedino Sabbatini, colla via pubblica e coi Corforati. Rogito Rolando del fu Petrizolo Malpigli.

N.58. Li 12 gennaio 1359 i Padri Agostiniani comprarono da Donzella Pipini il Torresotto detto di Culforà, e cioè la torre dei Corforati, posta in cappella San Vitale, per L. 300. Confinava con Strada S. Vitale, colla via detta Bagnaruo, e colla venditrice da due lati. Rogito Paolo di Bono.

1359, 12 gennaio. La stessa Pipini, in solido con Calorio Castagnoli, donò agli Eremitani un casamento posto sotto S. Vitale, in confine di detta strada, del tortesotto di Culfora, della donatrice, degli eredi di Giacomuzzo dello il Barba, dei Sabbatini e di Cursio Culforati; più una casa nella stessa parrocchia, in confine della via detta dei Bagnaruo, di una casa con torrazzo venduto ai detti frati, del convento di S. Giacomo, dell'Androna di dietro, che sembra quella dei Bagnaroli e del suddetto casamento.

La detta torre si spaccò fino ai fondamenti per il terremoto delli 7 aprile 1365, e fu abbassata perché non rninasse le case dei Sabbatini. I Corforati si domiciliarono in Bologna dopo la distruzione della Quaderna.

Si passa la via delle campane.

NN.59,60. Pretendono alcuni che quivi fossero le case della famiglia nobile Bagnaroli, che diede il nome alla vicina strada, e che fioriva fino nel 1195. Gli Orsi però vi avevano il loro domicilio da remotissima età, anzi alcuni vogliono che abbiano sempre abitato in Strada S. Vitale, e che nel 1289 fossero della cappella di Santa Tecla dei Guezzi. La sola notizia che siasi rinvenuta sul suolo di questo stabile è la permuta seguita li 2 luglio 1425, colla quale Giovanni Malvezzi cedette a Giacomo Ursi due case contigue con due orti, due corti e due pozzi, poste sotto la cappella di S.Vitale. Rogito Paolo Orsi. (Vedi Strada S. Donato). Questo palazzo con due porte fu fabbricato da Vincenzo, Gio. Battista, Giacomo e Alessandro, fratelli Orsi, nel 1549, altri dicono nel 1564. L'antichissima famiglia Orsi era diversa affatto dai Caccianemici dell'Orso. Quelli negli istrumenti sono sempre chiamati de Ursis, e gli altri de Urso. Le loro armi diferivano in questo che i Caccianemici avevano un orso nero in campo bianco o d'argento, e gli Orsi avevano un orso d' oro in campo azzurro contornato di rosso sparso di bisanti d'oro, ed alcuni aggiungevano l'aquila imperiale. I Caccianemici erano magnati, e gli Orsi popolani. Qualcuno ha preteso che fosse un ramo degli Orseoli di Venezia, e che nel 1193 fossero demolite le loro case e torri. Nel 1160 sembra che fosse nominato un Orsi quando seguì la consegna dell'immagine della B.V. di S.Luca fatta dall'eremita. Nell'atto si legge Angelettus de Ursis. Ma comunque sia gli Orsi erano nobili e antichi, e lacopo d'Alberto è il primo di cui si abbia memoria nel 1179. Questa famiglia che fu molto diramata, era ultimamente ridotta a due soli colonnelli.

N. 61. Portone delle stalle Malvezzi del portico buio, dove aveva il suo sbocco il vicolo chiuso, che si è detto cominciasse anticamente in Strada S. Donato fra le case dei Renghiera e dei Bianchetti. Nel muro di confìnazione del palazzo Orsi vi è una finestra chiusa a non molta altezza del piano attuale di questo vicolo, sotto la quale si veggono due mensole che sostenevano una ringhiera, conservate per indizio di qualche diritto.

N.62. Casa che fu già di Agostino, alias Leme, d'altro Agostino Campana, che li 29 maggio 1532 la vendette ad Achille del fu Giacomo Bianchetti. È descritta come casa grande, e si dice posta in strada e parrocchia di S.Vitale, in confine di Ginevra Cancellieri, alias Fantuzzi, e di Bartolomeo Malvezzi della Chiavica. Rogito Annibale Coltelli.

Da un rogito di Giovanni Berlolotti si apprende che nel dicembre del 1692 la predetta casa era di Giuseppe Griffoni. Terminati i Griffoni in D.Giovanni, morto in Roma, toccò questa casa ai Carmelitani scalzi del deserto di Milano. Nel 1723 fu stimata L.9600 e poi venduta a Sante Cacciari, speziale contro la torre Asinelli.

nel 1776 l'avv. Giuseppe del detto Sante acquistò una rimessa dal conte Ringhiera, e con questa aggiunse un altro arco dalla parte di Porta Ravegna. Morto l'avv. Giuseppe Cacciari nel dicembre 1802, i suoi figli vendettero questo stabile li 22 marzo 1806, per L. 18000, alla contessa Claudia Barbazza in Stella. Rogito Filippo Ferlini. Da questa passò a Luigi del fu Marco Salvanini li 20 febbraio 1811. Rogito Paolo Doffani.

N.63. Casa dei Cancellieri, poi Pontelli, con torre che non si conosce da chi possa esser stata fabbricata. Ultimamente era goduta da Giuseppe del fu senator Ulisse Gozzadini.

N.65. Casa detta la Sinagoga grande, perché qui vi fu la Sinagoga degli Ebrei finché abitarono in questa posizione di Strada S. Vitale, e nelle vie di Castel Tialto e di Caldarese, e cioè fino al 1568, nel qual anno d'ordine di Pio V furon cacciati da Bologna. donando all'opera pia dei Catecumeni la loro Sinagoga. Convien però ritenere che il Pontefice intendesse i mobili, poiché lo stabile era dei Crescimbeni. trovandosi che li 8 luglio 1544 Girolamo Crescimbeni la locò a Raffaele del fu Salvatore Oriensi, ebreo, per L. 135. Rogito Marco Serra. In questo contratto vien descritta per casa grande con cisterna, posta sotto S. Bartolomeo in Strada San Vitale, in confine di beni di Ebrei, di mastro Galeazzo sartore, e dei Bianchetti mediante chiavica.

Si è detto che quivi era la Sinagoga grande per distinguerla dalla piccola posta anch'essa in questi contorni.

La suddetta casa passò agli Abbati eredi Crescimbeni, poi ai Barella eredi di Giulio Cesare di Filippo Abbati dottor in leggi e luogotenente generale criminale in Ferrara, ove morì li 25 luglio 1610.

Li 19 settembre1471 Paolo Alberto Crescimbeni comprò da Margherita Battagli Magnani due delle tre parli di una casa grande posta sotto S. Bartolomeo di Porta Ravegnana in Strada S. Vitale, per L. 423 d'argento. Confinava coi Bianchetti, con detta strada, e con altri mediante chiavica. Rogito Bartolomeo Panzacchia.

1495, 14 dicembre. Nell'inventario dell'eredità del suddetto Paolo si fa menzione della succitata casa che confinava cogli eredi di Alessandro Casari, o Casali, con Ventura ebreo, e con un'Androna. Rogito Tommaso Gongoli.

1649, 7 novembre. Seguì I'apertura del testamento di Paolo Alberto del fu Leonardo Crescimbeni, col quale lasciò erede usufruttuaria Bianca figlia del fu Gio. Girolamo Crescimbeni, purché si maritasse a un tiglio di Vincenzo Mattugliani, coll'adesione però dei parenti dello sposo, e se ciò non avesse potuto seguire, le ingiungeva di sposare Agostino Mellini di Bologna, allora abitante in Pistoia, costituendogli la dote di L. 12000, e lasciando eredi i figli del marito. Rogito Sebastiano Mellini. La detta Bianca si maritò a Rinaldo di Vincenzo Mattugliani, e fu madre di Giulia moglie di Vincenzo Tanari, la quale portò le due eredità in detta famiglia. I Mellini furono eredi parte del patrimonio Crescimbeni in causa di Giuliana di Agostino Banzi, e. di Ippolita Crescimbeni maritata a Melchiorre Mellini.

N.66. Casa che appartenne al canonico Gio. Andrea e Girolamo, fratelli Droghi, come risulta da un rogito di Gaspare Busatti in data 16 aprile 1720. Confinava colle suore dette del Comellino, cogli Orsi e coi Crescimbeni.

N.69. Casamento che li 28 giugno 1494 Pietro del fu Francesco Sibaldini vendette a Giovanni del fu Giacomo Pannolini, per L. 250. Rogito Bartolomeo Zani. Era posto in Strada S. Vitale sotto la parrocchia di S. Bartolomeo di Porta, e confinava coi compratori, colla via pubblica, e colla compagnia degli strazzaroli.

Li 16 gennaio 1525 Battista e fratelli, figli del fu Giovanni Pannolini, avevano casamento con cinque botteghe sotto S. Bartolomeo, in principio di Strada S. Vitale, e in confine dei Gandolfi, della compagnia degli Strazzaroli, e dei Padri di San Giacomo. Rogito Battista Buoi.

Era in questa località che fino dal 1454 i Pannolini esercitavano il loro commercio di panni di lino, indi di lana, e nel 1535 anche di canepa, del qual genere avevano in detto anno un capitale di ducati 7000 d'oro. Nel 1715 questo casamento appartenne in gran parte al conte Vincenzo Lini.

N.70. Stabile dei Cantoffi, poi di diversi.

Strada S. Vitale a sinistra cominciando dalla porta della città, e terminando in Porta Ravegnana.

Si passa la strada del Torleone.

N.148.Prima casa subito passato il Torleone, dove vi era una fabbrica di maioliche.

Si passa la strada di Brocchindosso.

N.143. Casa di Antonio Calzini, strazzarolo, venduta a Petronio e ad Antonio del fu Berlingero Gessi. Era posta in Strada S. Vitale, e confinava colla chiesa di S.Leonardo. Rogito Alessandro Bottrigari delli 17 maggio 1497.

Nel 1586 la predetta era del cav. Roberto Malvezzi, morto li 23 gennaio di detto anno.

Li 7 gennaio 1664, secondo un rogito di Gio. Battista Cavazza, apparteneva ai Fracassati, e fu da loro venduta alle suore di S. Leonardo per L.9000. Rogito Seleuco Pellegrini delli 11 maggio 1672.

NN.138 139. Chiesa parrocchiale e monastero di monache Cisterciensi. di S.Leonardo ed Orsola.

Li 11 settembre 1473, essendo stato unito il monastero di S. Lorenzo di Strada Castiglione a quello di Santa Maria del Cestello mediante via sotterranea, e non amando queste di regola Cisterciense di convivere colle altre che professavano l'Agostiniana, si ritirarono tutte, e cioè sette monache e l'Abbadessa, nel convento di Sant'Orsolina fuori porta S. Vitale.

Questo convento fu soppresso li 31 gennaio 1799.

La chiesa parrocchiale, di cui se n'ha memoria fin dal 1203, dicesi rifabbricata nel 1305 senza tramezza, e cioè senza le tre separazioni che segnavano il luogo pei cattecumeni e gl'infedeli, quello pei cristiani, e l' ultimo riservato al clero e ai sacerdoti.

Nel 1659 fu ridotta allo stato che la vediamo tuttora. La parrocchia fu unita a quella di Santa Maria Maddalena di Strada S. Donato li 23 maggio 1806, poi il suo circondario assegnato in gran parte alla nuova parrocchia di Santa Maria della Pietà detta dei Mendicanti.

Li 20 agosto 1810 la chiesa fu ridotta a magazzino per canepa a comodo di una casa d'industria.

Il locale fu assegnato agli orfani mendicanti, ai quali furono uniti quelli dell' ospedale di Sant'Onofrio detto della Maddalena, e vi celebrarono la loro festa Ii 12 maggio 1803. Il primo aprile 1809 quest'orfanotrofio fu trasportato nel vicino locale di Santa Marta onde far qui una casa di lavoro per uomini e donne, affidata alle cure del senator Pietro Pietramellara.

Il portone fra S. Leonardo e S. Rocco indica il vicolo detto l' androna di San Leonardo che fu chiuso neII'aprile 1809 per unire i tre locali di S. Leonardo, della compagnia de' SS. Sebastiano e Rocco, e del Conservatorio di Santa Marta.

N. 137. Chiesa ed oratorio della confraternita dei SS. Sebastiano e Rocco. Dietro notizie positive potrebbe desumersi che questa compagnia fosse fondata li 8 aprile 1504 per opera di Cristoforo dall'Oro e di Francesco Monterenzi nella chiesa di S. Leonardo.

Trovandosi nell'angolo che faceva Strada S.Vitale coll'Androna di S.Leonardo un antico guasto lungo piedi 99 1/2 e largo piedi 18 e oncie 6, di ragione del Consorzio di Porta Stieri, fu comprato dai confralelli per L. 34 e per l'annuo canone di L. 2. Rogito Pietro Maria Schiappa delli 19 luglio 1506.

Quivi fabbricarono la loro chiesa, che ampliarono nel 1528, nel qual anno il Senato diede loro la cura degli appestati custoditi nel Lazzaretto di S.Gregorio fuori, e poscia nel 1591 fu loro dato il governo dell'ospedale di Sant'Orsola. Questa compagnia fu soppressa li 31 luglio 1798. Sulle prime il locale servì per deposito d'organi ed anche di oggetti di belle arti raccolti in altre chiese soppresse, poi nell'aprile del 1809 tu unito alle adiacenze di Santa Marta per collocarvi gli orfani mendicanti, ai quali eransi incorporati i così detti Raminghi del conte Aldo.

NN.136,125. Chiesa e conservatorio di Santa Marta, o di Santa Maria della Castità. Si trova che le putte di Santa Marta abitarono nella loro origine presso l'oratorio di Santa Maria delle Volte dell'Avesa, e dicesi che nel 1514 fossero riformate sotto il titolo di Santa Maria della Carità, nel Borgo di S.Pietro, di dove furon qui traslocate il lunedì 21 maggio 1616 giorno delle Pentecoste. Che qui fossevi una chiesa prima che si erigesse il reclusorio, è cosa molto dubbia, anzi potrebbesi dir non vera. La prima compra fatta in Strada S.Vitale per conto di questo conservatorio è in data 21 luglio 1515, nel qual giorno Lucrezia di Nicolò Rigosa, vedova di Girolamo Fasanini, e Nicolò suo figlio pupillo, vendettero alle putte una casa sotto S. Leonardo, in confine di Pier Antonio da Sassuno, e di vie pubbliche, per L. 2000. Rogito Battista Buoi.

Siccome il cardinal Lorenzo Campeggi, Vescovo di Bologna, nell'anno 1526 riformando il monastero di S. Bernardino della Pugliola, lo rinnovò collocandovi alcune di queste orfanelle, insorse quistione fra loro sui beni che possedevano, e questa fu' terminata con una transazione fra i governatori delle putte sotto il nuovo titolo di Santa Maria della Castità e le altre putte entrate nel suddetto monastero, per cui rimase questo conservatorio alle prime, come risulta da un rogito di Cesare Castellani.

Gregorio XIII con suo breve in data 1 aprile 1582 diede facoltà a Giacomo Cancellieri di vendere per L. 1100 una sua casa sotto S. Leonardo alle putte di Santa Marta, annessa al loro conservatorio.

1583, 10 aprile. Comprò il Conservatorio tutta la parte posteriore di una casa posta in Strada S. Vitale sotto la parrocchia di S. Leonardo, per L.1245. Rogito Annibale Rusticelli.

1588, 9 maggio. Lo stesso conservatorio comprò da Antonio del fu Sebastiano Spontoni e da Laura Cancellieri sua moglie, una casa nel Begato sotto S. Leonardo per L. 1100. Rogito Giulio Cesare Balzani e Gio. Maria Brunetti.

1677, 2 settembre. Il medesimo comprò da Gio. Battista Tricchì una casa nel Begato sotto la parrocchia di S.Leonardo, per L. 3500. Rogito Francesco Maria del Sole.

Nel 1769 fu fatto il portico. Qualcuno pretende che l'unione di queste putte in Strada S.Vitale fosse fatta in una casa dei Pigna. Si cita pure il Testamento di Antonio Galeazzo Bargellini, fatto li 4 marzo 1551, nel quale egli ricorda una sua casa posta in Strada S.Vitale, sotto la parrocchia di S.Vitale, in confine di Cesare di Giulio Fasanini, degli eredi di Cesare Zambelli sartore, della via pubblica da due lati, e di Camillo e fratelli Leoni. Nel suo codicillo fatto li 10 luglio 1555 nomina la stessa casa comprata per L. 2000, e l' altra in confine che aveva acquistata dagli eredi di detto Cesare Zambelli, che la descrive come confinante della casa grande. Si aggiunge dal Galeati che era ove è ora la chiesa di Santa Marta.

Li 15 maggio 1685, lavorando in certi fondamenti nelle case delle putte di Santa Marta, si trovò un sepolcro di marmo con entro un cadavere, una lucerna, un' urna con alcune medaglie di metallo, tre ferri o aghi simili a quelli che servono per inlardare, poi un vaso di cristallo di lavoro prezioso. Dopo vari anni si trovò un altro sepolcro dove ora è il portico sulla via di Strada S.Vitale. Li 12 dicembre 1801 queste zitelle, nate da civili parenti, furono unite a quelle di Santa Croce in S.Mamolo, dove rimasero pochi giorni in causa di ristrettezza di locale. Sul finire di marzo dell' anno 1809 furono associate a quelle del Baracano, e qui collocati in numero di 30 gli orfani mendicanti tolti dal monastero di S.Leonardo, nella qual circostanza fu ampliato questo locale col vicino dei SS. Sebastiano e Rocco.

Si passa la strada del Begato.

N 134. Casa con orto appartenente a Fiametta da Gaggio, vedova di Filippo Lupari, ed a Gentile sua figlia, moglie di Giacomo Maria Lini, che la vendettero li 10 marzo 1520 ad Antonio Galeazzo Bargellini per L.1800. Rogito Battista Bue. Confinava con Strada S.Vitale, colla via del Begato a oriente, cogli eredi di Bartolomeo Zanolini, e col compratore a occidente e di dietro.

1571, 31 gennaio. Pagamento fatto ad Astorre Bargellini, da Cesare Fasanini, dt L. 2400, residuo prezzo di una casa con orto e stalla, posta sotto S. Leonardo in Strada S. Vitale. Confinava con detta strada e con quella del Begato, col compratore a sera, con Bartolomeo Santamaria a mezzodì, in parte cogli eredi di Antonio Galeazzo Bargellini, e con Bernardo Capponi alias Biondini.

Questa casa passò ai Fiubbi, e ciò consta dalla divisione seguita il primo luglio 1580 fra Ippolito, Gandolfo e Ristauro, fratelli Fiubbi. Rogito Marcantonio Fiubbi e Gio. Battista Frassetti. Confinava con Strada S. Vitale, col Begato, e con Cesare Fasanini da due lati.

1585, 19 novembre. Gio. Antonio Fiubbi affittò per annue L.120 a Gandolfo Fiubbi, sua vita natural durante, una casa in Strada S. Vitale sotto S. Leonardo nell'angolo del Begato. Confinava coi Bargellini e con Domenico Prati, successori ed eredi di Cesare Fasanini.

Sembra che ai Fiubbi succedessero i Graffi del ramo terminato in Antonio di Giulio li 2 febbraio 1632, del quale furano eredi i Graffi dell' altro ramo abitante pure in Strada S. Vitale.

Si crede da taluno che il ramo Fibbia, che qui abitava, finisse in Sulpizia di Alessandro, moglie del capitano Biasi Negri piemontese, morta nel 1748, che lasciò un figlio al quale spettava il pian terreno, e il rimanente era dell' Ospedale della Morte, che nel 1770. ne restaurò l'esterno.

Passò poi ai Padri di S. Francesco, e da questi all'ospedale della Morte e a Graziano Neri.

N. 133. Stabile che dicesi sia stato dei Boncompagni.

Nel 1551 era di Giulio Cesare Fasanini, e nel 1573 del di lui figlio Cesare Socio, del quale furono eredi i Bargellini e Domenico di Battista Prati, come risulta da una memoria in data 21 marzo 1586, nella quale è detto essere questa casa in Strada S. Vitale sotto la parrocchia di S.Leonardo, e confinare collo stesso Prati, e col Bargellini.

Fu valutata L. 16000.

I Prati finirono in Giulio canonico di S.Petronio morto li 11 ottobre 1702.

1630, 23 agosto. Alessandro e Marcantonio Perrazzini possedevano questa casa come risulta da un rogito di Alessandro Monticelii. Confinava coi Tortorelli di dietro, coi Fiubba e cogli eredi del dott. Monticelli.

I Perrazzini, o Perracini, terminarono in Gentile di Giovanni, moglie di Guido de' Buoi, la cui figlia Lucrezia si maritò in Benvenuto Valeriani, che assunse il cognome Perracini, e finì la sua discendenza in Pellegrino di Giovanni Matteo Valeriani, alias Perracini, morto nel 1734. Passò ai Broglia, che la restaurarono nel 1769, dei quali la contessa Maria di Luigi Broglia, ultima della sua famiglia, la portò per eredità al generale Giuseppe Grabinsky suo marito.

N. 132. Casa che nel 1586 apparteneva ai Prati. Aveva quattro archi di portico con facciata ornata, ed era posta in strada e parrocchia S.Vitale.

Li 16 maggio 1634 questa casa fu venduta in parte da Lodovico di Alfonso Prati Sabbatini a Guido Monticelli, per L. 7000. Rogito Gio. Battista Chiocca.

1656, 16 agosto. Michelangelo di Domenico Monticelli la vendette al dottor Cesare di Francesco Claudini, per L. 7700, come risulta da un rogito di Domenico Sandri, che la qualifica per casa grande con stalla, posta in Strada S.Vitale.

1657, 30 marzo. Gio. Giacomo di Gio. Ferri Parma comprò da Giulio Cesare di Francesco Claudini, a rogito di Domenico Sandri, una casa con stalla, orto, ecc. posta sotto S. Vitale e in Strada S. Vitale, per L. 9000. Confinava con Marcantonio Perracini a levante, coi Tortorelli a mezzodì, con D.Carlo Fabbri a ponente, e colla strada a settentrione. L'avv. Giuseppe Maria Ignazio Ferri Parma morì nel 1736, lasciando usufruttuarie le sorelle, e proprietario Domenico Panzacchia che abitava alla Quaderna, e che morì nel 1739. Questi ebbe tre figlie nubili, e due maritate, l' una nel dottor medico Giovanni Pirotti, e l' altra in Ercole Lelli, che la possedettero. Passò poi a certi Bucchielli di Roma, che la vendettero ai Pedrini, e questi al dottor in leggi Gaudenzi.

N.131. Casa che nel 1657 apparteneva ai Fabbri, poi ai Santini, indi a certo Petroni, che la vendette al pastarolo Colliva, e questi al lardarolo Giuseppe Monari che levò il portico con colonne di legno, e fabbricò la presente facciata nel 1783.

N.130. Stabile con facciata ornata. Appartenne all'insigne avvocato Giovanni Andrea del fu Giacinto Grimani, morto li 7 gennaio 1723. Passò poi ai Rizzi, e ultimamente era dei Rizzi e dei Soriani.

N.N.129. Casa dei Pasi oriundi della Quaderna fino dal 1706, ai quali apparteneva anche ultimamente.

N.124. Casa del fu Giovanni Buratti. Era posta dirimpetto a quella dei Grassi e confinava coi beni delle putte di Santa Croce, con Francesca Dall'Oro Arsenati, colla Braina e cogli Ubaldini. Pervenne per eredità agli Orsi, e da questi fu venduta ai Rossi.

N.121. Sotto questo numero vi erano le case degli Orci, o Urci, che si dissero Ubaldini, come risulta da un rogito di Battista Bovi in data 16 ottobre 1517. del quale sappiamo pure che allora appartenevano a Carlo, Nicola e Sebastiano Urci, e che furono valutate L. 400. Per qual motivo gli Urci assumessero il cognome Ubaldini non è noto. Tro vasi che Nicolò di Gio. Battista Orci si diceva nel 1565 alias Ubaldini, come risulta da suo testamento, e che Antonio di Annibale Guidoni fu marito di Lisabella Ubaldini degli Orci nel 1574. Qualcuno ha preteso che una chiesa ricordata nel 1300, e dedicata a Sant'AIberto, fosse nell'angolo della Seliciata in faccia ai Pelacani.

1474, 12 dicembre. Giovanni di Filippo Scappi comprò da Giovanni di Domenico Orci, e da Bernardino suo figlio, una casa lunga piedi 83, e larga piedi 17, per L. 175. Era posta sotto S.Vitale, e confinava con Matteo Orci e col venditore. Rogito Alessandro Bottrigari. Dagli Urci passarono questi stabili ai Macinelli. Nel 1715 erano dei Sampieri, che li rifabbricarono, ed ottennero di mettere la pesa del fieno nel fianco che corrisponde alla Seliciata di Strada Maggiore.

Si passa la Seliciata di Strada Maggiore.

N.120. Alcuni han preteso che qui vi fossero le case di quei da Pontecchio, ma senza fondamento. Il certo è che in questa località abitarono i Sarti. (Vedi Fondazza). Nel 1381 e 1647 questo stabile era dei Franchini, e li 15 giugno 1682 di Cesare Riguzzi. Questa famiglia Riguzzi finì in Cesare morto nel 1750, e in Laura di lui sorella moglie di Amadeo di Giacomo Stella, al quale portò l'eredità della sua famiglia, e mori li 15 aprile 1763.

N.119. Li 7 settembre 1482 Annibale di Gabbione Gozzadini comprò da Petronio e fratello Grassi, alias dalla Calcina, una casa con loggia, posta in parrocchia e Strada S.Vitale. Confinava con detta strada, con Cesare Barberi a sera, con Nicolò Bombasari a mattina, e col vicolo che dalla via Vitali passava nella Seliciata (vicolo Cospi ora chiuso). Rogito Francesco e Nicolò, padre e figlio Ghisilieri.

Li 17 ottobre 1500 il Gozzadini l'affittò a Pandolfo Malatesta dei signori di Rimini per ducati 26 all' anno.

1504, 26 giugno. Il suddetto Annibale avendo comprato una casa in Strada Stefano presso la Ceriola, l'andò ad abitare, ed affittò questa per annue L. 130 a Marcantonio Fantuzzi.

1532. Questa casa toccò in divisione a Gio. Battista di Annibale Gozzadini figlio naturale legittimato. Rogito Giacomo Conti.

1556, 16 giugno. Girolamo Muzzarelli, nunzio dell'Imperatore, pagò L. 2000 a Gio. Battista Gozzadini in conto del prezzo di una casa posta in Strada S.Vitale, in confine dei Bombasari e dei Stella. Rogito Bartolomeo Bulgarini.

Li 20 aprile 1558 fu sborsato il compimento di L. 5000, prezzo convenuto di detta casa.

1561, 9 dicembre. Domenico e fratelli Muzzarelli, quali eredi di Monsignor Arcivescovo Girolamo loro fratello, vendettero al senator Vincenzo Cospi una casa grande posta in Strada S. Vitale, per L. 8800. Rogito Ippolito Peppi e Alberto Budrioli.

1572, 21 marzo. Casa di Antonio del fu Annibale Coltelli, posta sotto S. Vitale nella via dei Vitali. Confinava col Broilo, con Evangelista e Gio. Paolo Vitali, e con Giacomo Stella. Rogito Evandro Rossi.

1581, 10 febbraio. Stella Giulia Saraceni, Bartolomeo, Alberto, Giulio e Tommaso Cospi, eredi di Giovanni Saraceni, comprarono da Nicolò Bombasari e dai suoi figli una casa posta in Strada S. Vitale, per L. 4000. Rogito Alessandro Chiocca. Confinava coi Franchini.

Stella Giulia di Giulio Saraceni fu moglie del senator Vincenzo Cospi della parrocchia di S. Vitale, e testò li 9 agosto 1601.

Li 15 gennaio 1574 testò il di lei fratello Giovanni, che lasciò eredi i figli della sorella. Rogito Gaspare Acerbi notaro Veneziano.

1606, 22 settembre. La stalla Cospi in via Vitali fu venduta da Taddea Borghesani, vedova di Evangelista Borghesani. Rogito Giacomo Gabbioli.

1639, 6 luglio. Ferdinando e Cosimo del fu Vincenzo Cospi comprarono da Giacomo Stella una casa detta casino Stella, per L. 3273. Rogito Pietro Grandi.

1639, 30 settembre. Cosimo Cospi comprò da Alessandro Vitali, per L. 3300, due case contigue, e cioè una antica e ruinosa nel I' angolo della via dei Vitali e di Strada S.Vitale, e I' altra nell'angolo del vicolo Cospi. Rogito Lorenzo Righi.

1643, 18 dicembre. Ferdinando e Cosimo del fu Vincenzo Cospi comprarono altra casa dal detto Giacomo Stella, per L. 1715. Rogito Vincenzo Sabatini.

Questo aggregato di case formò lo stabile Cospi del ramo terminato in Ferdinando di Vincenzo morto li 20 gennaio 1686 lasciando erede il secondogenito di Annibale Ranuzzi figlio dell'unica sua figlia Dorotea morta li 15 agosto 1714, al quale ingiunse di assumere armi e cognome Cospi, di ammogliarsi entro sei anni, di abitare la casa del testatore, e non abitandola, di tenervi il mastro di casa, colla proibizione d'affittarla. Rogito Girolamo Medici delli 31 marzo 1685. Il conte Prospero di Angelo Ranuzzi venne ad abitarla il primo novembre 1767, la restaurò, e vi mori senza successione li 15 febbraio 1815 testando a rogito del dott. Paolo Cella, col quale istituì erede Ottavio di Giuseppe di Lucio Malvezzi.

Si passa la via dei Vitali.

N.118. Il Palazzo senatorio Fantuzzi contornato da tutte le parti da strade.

1466, 5 maggio. Nascimbene e Petronio, fratelli Maranini, promisero di vendere a Guido e a Rinaldo, fratelli Zanchini, una casa posta in Strada e parrocchia S.Vitale, per L. 2700. Confinava con Gregorio Sabadini e colla via da tre lati. Rogito Baertolomeo Panzacchia.

Questa vendita fu stipulala dai Maranini li 27 dicembre 1467 a rogito Alessandro Bottrigari.

1467, 18 marzo. Gregorio Sabatini vendette la sua casa ai suddetti Zanchini, per L. 567 d'argento. Confinava coi compratori da due lati e con Melchiorre Negri. Rogito Alessandro Bottrigari.

1481, 25 ottobre, Barlolomeo e Agostino, fratelli Terzi, alias Negri, vendettero a Giovanni, Floriano e Nicolò, fratelli Zanchini, e a Filippo e Gio. Francesco loro cugini, una casa con orto posta sotto S.Vitale presso detti compratori e Giovanni Bolognini, per L.184 d'argento. Rogito Alessandro Bottrigari.

1484, 2 gennaio. Giovanni Bolognini vendette ai suddetti Zanchini, mercanti da seta, una casa con corte, per L. 300 d' argento. Era posta in Strada S.Vitale, e confinava coi compratori e con Antonio Franchini. Rogito del detto Alessandro Bottrigari.

1498, 14 luglio. Guido di Floriano di Guido Zanchini e Isotta del fu Carlantonio Fantuzzi, moglie di Filippo del fu Rinaldo Zanchini, vendettero a Francesco del fu Carlanlonio di Francesco Fantuzzi, la casa da loro abitata, posta in cappella dei Santi Vitale ed Agricola, in confine di Strada S.Vitale, della via del Iusto e di quella che andava a S. Michele dei Leprosetti. Più due casette, una delle quali era posta in Strada S. Vitale, e confinava colla detta casa grande, con quella di Antonio Franchini, e di dietro coll'altra di Floriano Fantuzzi. La seconda di dette casette era posta nella via che andava a S. Michele dei Leprosetti dirimpetto alla casa degli eredi di Barlolomeo Ruffini, alias della Ragazza, e presso la casa grande dei Zanchini e del suddetto Floriano Fantuzzi. Il tutto fu pagalo L.7846 di Bolognini d' argento. Rogito Galeazzo di Giovanni Fossavecchi, Barlolomeo Zani e Lorenzo di Ugolino Benacci.

1517, 11 settembre. Il Senato concesse suolo pubblico a Francesco Fantuzzi per la sua casa grande in Strada e parrocchia di S.Vitale, che confinava con detta strada davanti, con altra strada a mezzodì, e con altra detta delle Belle donne a ponente.

Nel 1521 il palazzo Fantuzzi confinava con quattro strade e con i Guidolti successori Franchini.

1521, 16 gennaio. Testamento del senator Francesco del fu Carlantonio Fantuzzi, nel quale si ricorda che egli aveva comprato la casa di Giovanni Franchini, posta parte sotto la parrocchia di S.Vitale e parte sotto quella di S.Michele dei Leprosetti. In questo testamento obbliga i suoi eredi, se detta fabbrica non fosse terminata alla sua morte, a spendere ogni anno ducati 200 d'oro della sua eredità pel compimento della medesima. Rogito Andrea Bue e Ippolilo Fronti.

Morì egli li 25 aprile 1533.

1525, 8 novembre. Francesco di Carlantonio Fantuzzi comprò da Aurelio e da altri dei Guidotli, successori Franchini, una casa posta sotto S.Vitale, per L. 5300. Confinava con Strada S.Vitale, con altra strada a occidente, e dalle altre parti col compratore. Il Lamo dice che la facciata fu creata da Francesco Fantuzzi con disegno del Formigine.

Si crede che i Fantuzzi, oriundi di Treviso, venissero a Bologna col cognome Fabbri, e che abitassero sul principio nel territorio bolognese e acquistassero ampi terreni in quella parte ove è il comune detto anche in oggi Ca' de' Fabbri. Vennero poi a Bologna, e le prime loro case le ebbero in faccia alla chiesa di Santa Maria della Mascarella. Presero poi il cognome Fantuzzi forse da un Fantuzzo Fabbri detto anche Fantuzzolo, o Tuzzolo di Guido, dottor in leggi, morto li 18 dicembre 1328, e sepolto nella Mascarella.

I Fantuzzi legittimi tanto della discendenza di Riccardo di Fantuzzo di Giulio, quanto di quella di Guido di Fantuzzo di Giulio, sono estinti. La prima terminò nel senalor Francesco di Filippo morlo nel 1749. La seconda finì in Scipione di Antonio che fioriva nel 1520. Conlinuò però il primo ramo legittimato dei discendenti di Ridolfo di Ippolito di Pasotto, e terminò il secondo, detto dei Fantuzzini, che abitava nei Vignacci da S.Domenico, nel senator Giovanni di Scipione morto li 13 giugno 1799, il quale discendeva da Girolamo del suddetto Scipione, che lasciò erede il conte Antonio Ceretoli di Parma, in causa di Francesca Leonarda del senator Scipione Fantuzzi moglie del conte Tarquinio Ceretoli, morta li 30 agosto 1794, ma dopo lungo giudizio il fidecommesso di Pasotto passò nel ramo ancor vivente di Ridolfo di Ippolito.

Si passa la via dei Fantuzzi.

N.117. Casa che nel 1597 apparteneva ad Antonio del Cortello, o Cortelli, l'ultimo dei quali fu Cecilia, unica figlia ed erede di Orazio di Antonio, moglie del senator Filiberto Vizzani, morta nel 1656, la discendenza della quale portò il cognome Coltelli nel ramo Bentivogli, finito in Elisabetta di Costanzo moglie del senator Paolo Magnani, e nei Savioli, in causa di Paola figlia di Elena Bentivogli e di Lodovico Fontana Barbieri, moglie del conte Gio. Andrea Savioli. Nel 1715 la predelta casa apparteneva al dott. Mandini, in seguito fu comprata da Francesco China, e da questi venduta all' avv. Vincenzo Felicori.

N.116. Casa di tre archi e sostenuta da quattro pilastri. Apparteneva a Costanzo e fratelli Gabrielli, e da essi fu venduta ai fratelli Alessandro e Francesco, figli del fu Alessandro Campagna, per L. 11000. Rogito Cesare Fasanini delli 4 maggio 1566.

Nel 1597 la chiamavano casa grande dei Campagna, e ciò perché questa famiglia vi abitava.

In un inventario fatto a rogito di Galeazzo Bucchi, in data 13 agosto del precitato anno, fu valutata L. 19206. In detto inventario è detto esser posta sotto S.Michele dei Leprosetti, e confinare con detta chiesa a mezzodì, cogli eredi di messer Antonio dal Coltello, con un vicolo pubblico, cogli eredi di Teseo Bolognetti, e colla rimessa di questa ragione.

Un rogito di Domenico del fu Giovanni Baldini in data 17 settembre 1650 Ia descrive come casa posta in via e parrocchia S Vitale, in confine di detta via da una parte, di un vicolo che era fra questa casa e il palazzo del fu Emilio Fantuzzi dall'altra, dei Coltelli da altro lato, e di un vicolo esistente fra questa casa e le stalle dei Bolognetti dal lato di dietro.

I Campagna furono mercanti facoltosi, e discendevano da Alessandro di Cesare, che esercitava l'arte del merciaio nel 1531. Questa famiglia finì in Giulia monaca professa in Santa Catterina di Strada Maggiore, il testamento della quale, fatto li 26 gennaio 1696, fu aperto li 3 febbraio 1697; con questo lasciò erede il monastero, con obbligo di monacare alcune zitelle gratis.

N.115. Casa che nel 1542 era abitata da Antenore di Teseo Bolognetti, il quale li 19 giugno di detto anno ottenne suolo pubblico per aggrandirla. Era posta nella via Urbana di S.Vitale. La discendenza di questi Bolognetti finì in Giuseppe Maria di Antenore, dello anche Monterenzi perché nominato a successore dell'eredità Monterenzi dai pres denti del Monte di Pietà. Costui morì li 20 gennaio 1702.

La sua eredità passò ai Bolognetti di Strada Maggiore, ma la casa in discorso apparteneva nel 1715 all'Opera dei Mendicanti, e dicesi anche in parte al Monte Matrimonio. In seguito appartenne all'avv. Vincenzo Comelli, poi all'avv. Vincenzo Felicori, che notabilmente la rimodernò e risarcì.

Si passa la via di S. Michele dei Leprosetti.

N. 114. Alcuni pretendono che qui fosse la casa dei Barancucci, alla qual famiglia appartenne Bartolomeo dottor in leggi e lettor pubblico che fioriva nel 1324. Il certo si è che appartenne ai Sassoni, e che Annibale del fu cav. Bernardo da Sassuno la vendette li 15 aprile 1500 a Bartolomeo e Agostino del fu Giovanni Negri. Rogito Alessandro Bottrigari.

È descritta come casa con corte e orto, posta in Strada e parrocchia S. Vitale, e confinante colla via pubblica, con Teseo e fratelli Bolognetti, con Ottaviano e fratelli Fantuzzi, e con Antonio Bellabusca.

La torre qui esistente, fabbricata forse dai Barancucci, fu abbassata dopo il terremoto del 20 gennaio 1505.

Li 11 dicembre 1581 Carlantonio del fu Francesco Fantuzzi vendette a Giuseppe del fu Bonifacio Negri una stalla posta sotto S. Michele dei Leprosetti, per L. 4600. Confinava col compratore e coi Sampieri. Rogito Alessandro Chiocca.

I Negri furono nobili, ed appartennero a questa famiglia i fratelli Agostino e Bartolomeo, figli di Giovanni, dottori in legge e pubblici lettori nel 1490. lacopo Auditor di Rota, mori in Roma li 6 luglio 1527.

Terminarono i Negri in Paola, moglie di Battista di Ascanio Cospi, che fu erede di Giuseppe del fu Pompeo Negri, come consta dall'inventario legale aperto li 25 febbraio 1661. Costei li 17 marzo susseguente vendette questo stabile per L. 19000 al conte Francesco Orsi. Rogito Bartolomeo Marsimigli. Era posta in strada e parrocchia S.Vitale dirimpetto alla via delle Campane, e confinava con Giovanni e fratelli Bolognetti mediante vicolo, e coi Gaggi e i Sampieri da altre parti. L'ultimo di questo ramo Orsi fu Arrigo del conte Francesco, morto nel 1752, del quale furono eredi i Banzi. Nell'inventario legale di questa eredità, fatto li 10 ottobre 1752, si ricorda questa casa nobile, e si dice posta in strada e parrocchia S. Vitale, in confine a levante di un vicolo, a mezzogiorno di Beni Bolognetti e di Valerio Sampieri, a ponente di Ferdinando Bibiena, e a settentrione di Strada S.Vitale. In questa casa fu istituita da Giovanni Bertolotti l' accademia degli Indomiti.

N. 113. Casa che nel 1500 era dei Bellabusca, famiglia antica e che dicesi nobile.

Appartenne ai Negri, e Stefano del fu Pompeo la vendette a Matteo del fu Bartolomeo e a Bartolomeo del fu Gio. Battista Gaggi, per L. 15000. Rogito Paolo Gotti delli 11 febbraio 1626. Confinava con Giuseppe e fratelli Negri a oriente, coi Sampieri e Malvasia a mezzodì, e coi Gessi a Ponente.

Morto Matteo Gaggi, li 20 settembre 1631 fu fatto I' inventario legale da Lavinia Giroldi di lui moglie, e madre di Girolamo Gaggi, nel quale questa casa fu valutata L.6000 assieme alla stalla con rimessa, cantine, teggia, stanze, altana e voltone sopra il vicolo, il tutto posto sotto S. Michele dei Leprosetti. Questo stabile confinava a mezzodì coi Giroldi, a settentrione col vicolo che divideva detta stalla dalla casa dei Campagna, e ad occidente col dott. Cesare Barbieri. Rogito Nicolò Calvi. Dallo stesso inventario legale risultò che lo stato Gaggi era di Lire 468873, 16, 1. L'ultimo dei Gaggi fu il dottor in leggi Angelo di Carlo, che col suo testamento, aperlo li 25 giugno 1718, lasciò erede il conservatorio di Santa Marta. Questa famiglia discendeva da un Battista d' altro Battista da Gaggio di Parma, pellacano, di cui si ha certa memoria li 22 dicembre 1524. Rogito Battista Buoi. (Vedi via dei Pelacani N. 3043).

Questo stabile fu acquistato e rimodernato dai Galli, detti Bibiena, perché provenienti da Bibiena terra della Toscana, famiglia illustre per i molti pittori celebri che ha dato, specialmente in quadratura e prospettiva teatrale, e vi mori il famoso Ferdinando in età d'anni 84 li 4 gennaio 1743. I suoi discendenti la vendettero all'avvocato e canonico di S.Petronio D. Luigi Gualandi, morto in Roma la notte del 28 maggio 1793, e dai suoi eredi fu venduta nel 1794 ad Eriberto Monari per L. 21000.

Ultimamente apparteneva al conte Mario di Domenico Scarselli.

NN.112,111. Casa che appartenne a Petronio di Berlingero di Rinaldo Gessi, come risulta da una divisione fatta li 13 febbraio 1489, nella quale si annuncia che confinava cogli eredi Bellabusca. Da un rogito del 1574 sembra che questa casa fosse di messer Saletto medico, e che poco dopo fosse acquistata dagli Orsi.

Si passa Caldarese.

N.108. Li 29 maggio 1471 Bartolomeo, Berlingero e Floriano di Rinaldo Gessi comprarono da Bartolomeo di Mino Rossi, per ducati 143 d'oro larghi, due case contigue con orto, poste sotto la parrocchia di S.Bartolomeo di Porta Ravegnana. Rogito Domenico Bonafede e Alessandro Bottrigari.

Li 3 luglio dell' anno stesso furon cedute, col patto di francare per anni 20, a Matteo di Giovanni Montecalvo in prezzo di L. 500 d'argento. Rogito Tommaso da Fagnano. Diconsi confinare con Strada S. Vitale, con la via di Castel Tedaldo, con quella di Caldarese, cogli eredi di Zaccaria dalle Tovaglie, e con Giovanni Bertuccini.

Furon poi degli Orsi che le ridussero ad una sola, e trovasi che li 8 febbraio 1549 il Senato concesse a Giacomo di Annibale Orsi suolo pubblico per mettere in linea le colonne del portico di una sua casa posta fra Castel Tialto e Caldarese. Nel 1782 fu restaurata dal proprietario senator Orsi.

Si passa Castel Tialto.

N.107. Tommaso del fu Paolo Letti assegnò in solutum a Francesco di Giacomo Grassi, nel novembre 1394, una casa grande sotto S.Bartolomeo di Porta Ravegnana in Strada S.Vitale e Castel Tedaldo. Confinava con le dette strade, con Nerio e Antonio Abbati dagli altri due lati.

Alla morte del figlio del Grassi passò all'ospedale della Morte.

Li 9 giugno 1404 seguì transazione fra l'ospedale della Morte, erede di Francesco di Giacomo Grassi, e Tommaso di Paolo Letti, mediante la quale restò al detto ospedale una casa grande sotto S.Bartolomeo di Porta Ravegnana e Castel Tedaldo, la quale confinava con dette strade e con Nerio e Antonio Abbati, ai quali fu poscia affittata. Rogito Fabrizio di Damiano Pace.

Nel 1611 apparteneva a Vincenzo Dosi, e da esso poi venduta ai Teatini li 24 ottobre di detto anno, per L. 15000. Rogito Vittorio Biondini. Era posta in Strada S. Vitale, e confìnava a settentrione colla predetta strada, a oriente col vicolo Tialto, a occidente col vicolo ora chiuso detto la Fossa, e a mezzodì colla casetta del Fioravanti. Aveva tre cortili, tre porte sotto il portico, e una quarta nel vicolo della Fossa. Il prezzo fu saldato al Dosi li 2 aprile 1618 a rogito Vittorio Biondini.

Dov'è il lato posteriore del collegio già dei Teatini vi erano due strade, ora chiuse, la cui esistenza consta dai due seguenti decreti dell'Ornato: 1603, 3 dicembre. Si permette ai Teatini di fare un volto sopra la strada che framezza il loro collegio e la casa dei Crescimbeni da essi comprata. 1611, 22 dicembre. Concessione ai Padri Teatini di fare un corridoio di legno sopra la via della la Fossa in Strada S. Vitale, per passare alla casa posta al di la di detto vicolo, poco prima da loro comprata. La facciata fu fatta quando si progettò di mettere in questa casa la residenza della Municipalità di S. Giacomo, che non sortì poi il suo effetto.

Questo stabile fu in seguito acquistato dal capo mastro Domenico del fu Ercole Bassani.

Aggiunte

Il Podestà Guido da Vimercato fece abbassare la torre dei Sabatini nella contrada dei Bagnaroli, di cinque puntate, e loro fu data questa mortificazione per umiliare l'alterigia per cui si erano resi insopporlabili alle altre famiglie.

1589, 27 maggio. Il cav. Scipione Bottrigari comprò da Pandolfo Prati una casa in Strada S.Vitale per L. 8350. Rogito Sebastiano Campeggi. La casa dei Cantoffi in Strada S. Vitale era in parte di Virgilio Zamboni. Confinava coi Giraldini, coi Parma e coi Righi.

1574. Casa con bottega da fornaro appartenente al senator Alessio Orsi. Era posta sotto S.Bartolomeo, e confinava coi Crescimbeni a mattina, colla strada a mezzodì, con Girolamo Muzio e con Cesare Bianchetti di dietro.

1571, 24 gennaio. Giacomo Arrigoni comprò da D. Michele Pandini, alias Cimatori, una casa posta sotto S. Bartolomeo in Strada S.Vitale, per L.2450. Rogito Gio. Giacomo Vincenzi. Nel 1573 era degli eredi di Giacomo Rondoni.

1547. Carrati Cristoforo comprò una casa e la rifabbricò in strada S.Vitale dirimpetto a S. Leonardo.

1555, 22 aprile, Casa di Antonio del fu Bartolomeo Tassi, detto Triachini, posta in parrocchia e Strada S.Vitale, presso Mantachetti, Orci, Fantuzzi e Fiorentini. Rogito Giacomo Conti.

1615, 28 febbraio. Casa di Dialta del fu Gaspare Elefantuzzi, data in dote a Girolamo del fu Ottaviano Frontoni, posta in Strada e parrocchia S.Vitale. Confinava coi Macinelli, coi Grassi e cogli Orci. Rogito Gio. Francesco Gambarini.

La penultima casa a destra con tre archi di portico, prima della porta della città, nel 1704 apparteneva ai Bonfadini.

1630, 11 gennaio. I Padri Gesuiti comprarono dai coniugi Camillo Lombardi e Giacoma Borci una casa posta in Strada S.Vitale sotto S.Leonardo, per L. 4000. Rogito Andrea Fabbri.

1572, 20 ottobre. Roberto di Alessandro Malvezzi, della cappella di Santa Catterina di Strada Maggiore, vendette ad Andrea del fu Antonio Ceresi e a Domenico del fu Nicolò Tonioni, dello stato di Modena, una casa con forno e tre botteghe, posta sotto S. Bartolomeo in Strada S. Vitale, per L. 4700. Confinava con detta strada a mezzodì, con una chiavica di dietro, con Floriano Morato a ponente, con mastro Benedetto Bredoli strazzarolo e Gio. Campana a levante. Rogito Nane Costa. Questa casa sembra il N. 63, che fu poi dei Ponticelli.

1625, 11 marzo. Orazio Viggiani vendette a Gentile Montecalvi Pepoli una casa con orto e stalla, per L. 4700. Rogito Gregorio Malisardi. Era posta in Strada San Vitale, e confinava colla strada a mezzodì, con Alessandro e Francesco Silvetti e colla compratrice a mattina, con Tommaso Ciania a sera, e colle suore del terz'ordine dell'Annunziata a settentrione.

1587, 27 ottobre. Casa di Alessandro e Bartolomeo del fu Marcantonio Calvi, posta in Strada S.Vitale sotto S. Leonardo nell'angolo della via dei Vinazzi.

1648, 21 febbraio. Casa del fu Giovanni Buratti (che stava nella via Casette di Sant'Andrea) dirimpetto ai Graffi. Confinava colle putte di Santa Croce, con Francesca dall'Oro Arsenati, colla Braina, e cogli Ubaldini.

1588, 11 febbraio. Pietro Paolo dal Bono comprò da Annibale e da Girolamo, fratelli Guetti, una casa posta sotto S. Leonardo in Strada S.Vitale, per L. 3000, Rogito Girolamo Fasanini.

1640, 10 gennaio. Orsi Astorre comprò da Fabio Orsi sei appartamenti di una casa detta la Sinagoga, posta sotto S. Donato. Rogito Giulio Belvisi.

1582, 7 luglio. Antonio Bornei comprò da Girolamo Lodovico dalle Vacche una casa posta sotto S.Leonardo in Strada S.Vitale, per L. 4050. Rogito Raimondo Ramponi.

1619, 9 luglio. Carlantonio di Vincenzo Sampieri comprò dai fratelli Bartolomeo e Gio. Battista, figli del fu Gio. Battista Negri, e col consenso di Ercole Ercolani erede della fu Ortensia Ercolani, già moglie di detto Gio. Battista Negri, una casa con stalla grande ed altre soprastante, posta in Strada S.Vitale, per L. 8800. Rogito Gio. Paolo Gotti.

1657, 3 agosto. Il conte Francesco Malvezzi del fu Ippolito comprò da Giovanni Cornelio Balli una casa posta sollo S.Vitale, e in Strada S.Vitale, per Lire 4000. Rogito Carlo Monari.

1550, 21 gennaio. Domenico Pii comprò dal conte Camillo Manzoli una casa posta in Strada S.Vitale, per L. 950. Rogito Cristoforo Zilini.

1635, 9 luglio. Casa dell'eredità Buratti pervenuta agli Orsi, posta in Strada S.Vitale dirimpetto ai Grassi, e affittata per L. 176.

1523, 22 maggio. Elena Bianchetti Gozzadini comprò da Giacomo dal Sarto una casa con orto posta sotto S.Leonardo in Strada S.Vitale, per L.1100. Confinava con Annibale Bargellini, con Girolamo e nipoti Pancini, con D.Filippo Fabri e colla via di dietro. Rogito Battista Bovi.

1481. I fratelli e cugini Gessi avevano una casa in Strada S.Vitale comprata da Antonio Calzina strazzarolo. Rogito Alessandro Bottrigari. Più altra casa con una contigua ad uso di forno, in luogo detto Caldarese, comprata dai frati di S. Martino. Rogito Alessandro Bottrigari.

1528, 12 maggio. Alessandro del fu Rizzardo Manzoli comprò da Francesco del fu Giacomo Spontoni, e da Camilla del fu Giacomo Gozzadini, coniugi, una casa con orto posta sotto S. Leonardo in Strada S. Vitale, per L. 1000. Confinava con Andrea Bargellini, con Girolamo Parmi, e cogli eredi di Bonaparte dalle Tovaglie. Rogito Battista Buoi.