Famiglia Zambeccari

Luca di Linda vuole che i Zambeccari siano Beccaria di Pavia, e li fa discendere da Kumeriano imperatore, dicendo che Palamede Beccaria, cavaliere di Corte della contessa Matilde, si fermò in Bologna e vi sposò Dorotea Scannabecclii della famiglia di Papa Onorio II, e da questo, Palamede, per l' eredità che ebbe poscia dal cardinal Giovanni Scannabecchi, uni la sua arma, che era una capra, o becco, coi monti che facevano i Beccaria. Ma queste sone favole. Pare che il Negri se ne sia persuaso, perchè ne' suoi annali cita Giovan Caro di Palamede d'Ippolito Beccaria, che egli dice aver sposato Jacopina di Pietro Galluzzi nel 1123. Vari si trovano col soprannome Beccari nelle nostre cronache, fra quali Irneo Beccaro detto Glossatore, famoso scolaro d'Irnerio circa il 1140, ma a tutte queste notizie non vi si deve prestar molta fede. Sembra invece che possa cominciarsi a scoprire qualche filo di questa discendenza da certo Gio. Beccaro, che circa il 1250 è spesso nominato nei maneggi pubblici di Bologna, onde i suoi posteri detti di Gio. Beccaro, corrottamente poscia fossero detti Gianbeccari. Molti cronisti ancora mettono in dubbio che i Zambeccari presenti siano della stessa famiglia Zambeccari cui appartenne il famoso Carlo, estinta in Marcantonio, trovansi però fidecomessi, primogeniture e giuspatronati, sepolture che furono dei Zambeccari antichi di Carlo, passati poi nei Zambeccari di Paolo di Nicolò, ed attualmente da essi posseduti, e ciò proverebbe ben altrimenti dal suesposto.

Di questa famiglia esistevano tre rami.

Uno che abitava da S. Barbaziano.

Uno dietro Reno.

Uno nella piazza dei Calderini.

E siccome il ramo che offre maggior interesse è quello che abitava nella piazza dei Calderini, così ne daremo brevi cenni biografici.

Questa anticamente abitava un casamento con torre che era nei vicoli di dietro al palazzo Senatorio Zambeccari, e che andavano verso la clausura di S. Agostino e della Concezione. Passarono quindi ad abitare un casamento rimpetto a S. Paolo, ma avendo ereditato il palazzo del ramo Angelelli della piazza Calderini con casamenti annessi, quivi si traslocarono, e vendettero la casa da S. Paolo ai Riva di Guastalla, i quali poi la vendettero all' avvocato Danzi. Avendo poscia Monsignor Francesco, del ramo del palazzo della piazza Calderini, riacquistata la casa da S. Paolo mediante vitalizio fatto coll' ultimo avvocato Danzi, dopo la morte del marchese Zambeccari, il di lui primogenito Costanzo abitò il palazzo nella piazza dei Calderini, ed il secondogenito marchese Iacopo quello da S. Paolo, che sontuosamente ampliò ed ornò. Questo ramo possedeva per eredità anche il palazzo da S. Prospero di altro ramo Zambeccari estinto.

Di questa famiglia vi ebbero il conte Emilio di Paolo senatore, il conte Giovanni del conte Ottaviano, ed altri successivamente, poi il conte Paolo Patrizio del conte Giovanni fu senatore, in luogo del conte Emilio suo fratello. Si maritò con Camilla Carpegna, poi in seconde nozze con donna Catterina Cosada figlia del marchese di Montaleone, ed in terze con Angiola Zanchini che gli portò in dote l'eredità Zanchini. Questo illustre personaggio coprì onorificenze della più alta considerazione essendo innalzato al grado di cavaliere della Chiave d'oro, poi fatto gentiluomo di Camera, e colonello del Re di Spagna nonchè suo ministro plenipotenziario d'affari in Bologna e destinato poi a prender possesso dei Ducati di Parma e Piacenza per l'Infante Don Carlo. Clemente XI lo dichiarò suo cameriere di cappa e spada.

Subì esso vicende spiacevoli che sembrano incompatiblli colla sua alta posizione, dappoichè fu fatto prigione li 22 gennaio 1701 per indebito porto d'armi essendoglisi trovata un' arma da fuoco. Fu liberato nel successivo 6 febbraio previa sigurtà di scudi diecimila fattagli dal conte Nestore Rossi suo zio; ma alli 13 dello stesso mese ritornato il Legato a Bologna fu citata la sigurtà a presentarlo alle carceri, e vi fu trattenuto. S'interpose l'ambasciatore dell'Imperatore presso il Papa, il quale con sua lettera ingiunse al Legato di soprasedere, e mandar relazione del fatto. Nel marzo dello stesso anno il Legato scrisse su ciò, ed in termini alquanto energici al Papa facendogli presente che il cedere si facilmente alle istanze di un ministro di principe estero, comprometteva altamente la dignità del Governo, e, qualora vi si persistesse, minacciava di abbandonare la Legazione, cosichè il Papa dichiarò non volersi più immischiare in tal affare, lasciando libertà assoluta d'azione al Legato. Il 5 aprile, ultimato il suo processo, gli si intimò l'esiglio dalla Legazione in unione al suo servitore, e la relegazione a due de' suoi famigliari, de' quali uno a S.Leo e l' altro in Perugia, ma non in fortezza. Il processo fu dichiarato irregolare, ma non per questo furono meno i sacrizi cui soggiacque la famiglia per tale giudizio. Nel 1702 finalmente ottenne la sua grazia per l' interposto del principe Panfilio, ed il primo dicembre 1703 sposò Camilla nipote del Cardinale Carpegna, siccome più sopra fu detto, donna le cui attrattive non gli avevano procacciato alcun collocamento in Roma. Alli 28 giugno 1764 giunse in Bologna colla sua sposa. Li 25 ottobre 1705 ebbe un alterco col conte Giuseppe Bianchetti per causa di caccia, e li 11 novembre dello stesso anno fu graziato dal Legato. Nel 1706 ebbe il titolo di eccellenza, e li 16 marzo 1709 prese possesso del senatorato. Nel 1710 fu conservatore di Roma, e morì nello stesso anno nel venerdì 6 agosto ad ore 14 1/2 al Martignone, e fu sepolto al capuccini in S. Giovanni di Persiceto.