Seliciata e Prato di San Francesco, dal IV volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Dal marciapiede Malvasia in istrada S. Felice alla Nosadella.

La Seliciata di S. Francesco, comincia dalla via del Pradello e termina a quella della Nosadella.

La sua lunghezza è di pertiche 79. 03. 0, dal marciapiede Malvasia alla Nosadella e la sua superficie 476. 82. 6.

L’ attuale Seliciata di S. Francesco, faceva parte delle fosse del secondo recinto, al di là delle quali verso ponente vi erano i campi ed ortaglie con poche case sparsevi.

Li 28 agosto 1290 fu ordinato, che fosse riempito il fossato di Porta Stiera, la cui spesa fu per decreto del Podestà addossata al Comune il primo dicembre 1291.

Li 29 aprile 1295 il Consiglio generale del popolo e Comune di Bologna, comandò di vendere all’ incanto il Dazio delle Gabelle, per erogarne il prezzo a compiere la Seliciata presso la chiesa dei padri minori di S. Francesco. Rogito Guido di Lambertino da Stifonti.

Li 12 settembre 1309 dallo stesso Consiglio fu decretato che si spendessero lire 24 per risarcire la strada che dalla piazza andava al convento di S. Francesco, rogito Suzzo d'Amico Bombaglioli.

Nel 1340 per preghiera dei frati di S. Francesco fu ordinato, che dal Serraglio di Barbaria a quello di porta Stiera, fossero posti dei termini, oltre i quali nessuno potesse fabbricare e ne potesse aprir porte, o finestre, nelle mura del secondo recinto della Città.

Nel 1517 fu concesso di costruire un portico nella Seliciata di S. Francesco aderente alle antiche mura della città.

Questo piazzale prese il nome di Forum Lignarium, che conservava anche nel 1607, perchè i Martedì, Giovedì e Sabbato d’ ogni settimana vi si teneva il mercato dei fasci, della legna e del fieno.

Avendo servito per molti anni la Seliciata di S. Francesco per la piazza ai quartieri limitrofi, cosi l’ ornato caricò le seguenti strade del quartiere di S. Francesco e di S. Giacomo della manutenzione della Seliciata:

1. - Borgo Lorenzo.

2. - Borgo Casse.

3. - Borgo Nuovo.

4. - Borgo di S. Catterina.

5. - Borghetto di S. Francesco.

6. - Borghettino di S. Francesco.

7. - Cà Selvatica.

8. - Fossato.

9. - Frassinago.

10. - Gombruti.

11. - Lame.

12. - Via della Neve.

13. - Nosadella.

14. - Pradello.

15. - Pietralata.

16. - Paradiso.

17. - Seliciata di S. Francesco.

18. - S. Isaia.

19. - S. Felice a destra e a sinistra.

20. - Saragozza.

21. - S. Croce.

22. - Sozzonome.

Nel 1604 fu accordata licenza di costruire in questa Saliciata , Catrodomi ossia Lizza per le giostre al Rincontro e alla Quintana.

Si davano ancora le giostre in occasione d’ illustri matrimoni siccome seguì nel 1269 per quello d’Antonio Galluzzi con Messina Guidozagni dotata di lire 8000 somma magna a quei giorni, e della quale ne fu vincitore Mingolino Foscarari.

Nel 1673 vi fu data una Giostra per la venuta del card. Ghigi e li 22 dicembre 1688 per l’arrivo della sposa del gran Duca di Toscana.

Nel 1688 li 22 dicembre. Per l’ arrivo di Violante di Baviera sposa del principe di Toscana fu data una giostra al rincontro sulla piazza di S.Francesco della quale fu vincitore Alessandro Sampieri premiato di due gran fruttiere d’ Argento.

Li 25 gennaio 1684 fu decretata la costruzione di una Lizza stabile nella Seliciata di S. Francesco, che non fu fatta che dopo li 24 maggio 1710.

Il muro lungo piedi 200 cominciava di faccia alla quinta colonna del portico del Convento dalla parte di strada S. Isaia e terminava in faccia della decima, prima del voltone dalla parte di settentrione.

La spesa fu calcolata di L. 6039 comprese le due controlizze di legno.

Nel 1790 furon levate le imposte murate nella Seliciata che da molti anni non avevan servito che per le giostre.

Li 4 gennaro 1636, i Conventuali chiesero di poter erigere nella Seliciata una colonna colla statua dell’ Immacolata, che fu eseguita nel 1637 in altezza di piedi 35 once 6 colla spesa di lire 3301.

Il piedestallo era ornato da tre armi di rame del peso complessivo di libbre 40, una delle quali fu rubata nel 1691, per cui fu risolse a levare le rimaste, e sostituirvene altre di macigno.

La statua della B. V. è di rame dorato.

La lapide nel piedestallo ricorda la munificenza di Benedetto cardinale Monaldi.

Seliciata di S. Francesco a destra cominciando dal Pradello.

A cominciare dall’ angolo della via del Pradello fino a quello del Sacrato di S. Francesco erano stabili di Antonio Donduzzi al quale li 4 dicembre 1566 fu concesso di costruirvi il portico occupando suolo pubblico.

Li 23 dicembre 1573, Nicola. del fu Sebastiano Cattanei comprò da Antonio del fu Galeazzo Donduzzi una casa con quattro casette altrettante botteghe,ed uno stallatico nella Seliciata di S. Francesco, e nel Pradello per lire 1000. Rogito Teodosio Botti.

1583 4 Gennaio. Nella divisione fra Cesare, e Damiano fratelli e figli di Nicola Cattani, rogito Antonio Malisardi, toccarono a Cesare tre case contigue di prospetto alla Seliciata di S. Francesco che comprendeva la parte dei nuovi casamenti di cinque colonne, e la metà della sesta cominciando dal Pratello, e andando verso il cimitero di S. Francesco, più altra aderente alle predette, e con facciata nel Pradello tutte poste sotto S. Lorenzo di porta Stiera in confine della parte di Damiano della Seliciata, del Pratello, dei Tamburini ecc. A Damiano toccarono tre altre case con due botteghe, una delle quali era ed uso di fondaco di legname, ed altra di stallatico da cavalli, le quali comprendevano sei colonne, cominciando la settima dal cimitero di S. Francesco, venendo verso il Pradello, più altra casa con prospetto al Cimitero.

Nel 1584 6 marzo, un rogito di Alessandro Silvestri, dice che vi era una casa grande, un stallatico ed altri edifici che appartenevano a Domenico di Nicola Cattanei.

Un rogito di Vincenzo Vasselli ci riporta che quivi erano due stallatici contigui, una bottega da fabbro o da marescalco, di proprietà Nicolò Cattani.

Nel 1659 30 gennaio. Oltre il stallatico vi era la pesa del fieno , non che un’ osteria nella seconda casa N. 1103, passato il fianco di quella ora del dottor Betti, spettante ad Ercole Cattani.

Si passa la comunicazione della Seliciata al Prato, o Sacrato di S. Francesco.

1105,1106 ??? Convento dei frati minori conventuali di S. Francesco.

Il Masini dice che il B. Bernardo di Quintavalle il primo dei francescani venuto a Bologna nel 1219 ottenne un luogo nelle Pugliole coll’ assistenza del iureconsulto Nicolò Pepoli, dove edificò una piccola chiesa che si disse S. Maria della Pugliola.

Nell’ archivio avvi memoria, che mandato da S. Francesco a Bologna il B. Bernardo gli fosse assegnato prima un poco di terreno dai Lambertini per fabbricarvi una chiesuola che ora è nel claustro del convento di S. Francesco sotto il titolo di S. Iacopo, credesi che S. Francesco la dedicasse a S. Ignazio martire.

Prima del 1237 vi era in questa situazione la chiesa dell’ Annunziata di Porta Stiera e diverse ortaglie o campi detti Pugliole di porta Stiera.

Quando i frati minori vennero a Bologna andarono ad abltare a S. Maria della Pugliola e colà vi dimorò S. Francesco e S. Antonio, ma non è vero che abbandonassero quel luogo avanti la morte di quel Santo, ma bensì dodici anni dopo, e cioè nel 1237 per passare all’ Annunziata di porta Stiera, chiesa poi detta S. Francesco.

L’ Alberti dice, che nel 1221 vennero a Bologna alcuni frati molto rozzamente vestiti di panno grigio cinti da una nodosa fune e con i piedi scalzi, dicendo essi esser mandati da frate Francesco d’ Assisi, che attiravano molto popolo per vederli tanto rigidamente vestiti. Aggiunge che immediatamente gli fu consegnata l’Annunziata dalle Pugliole di porta Stieri. e che cominciarono la fabbrica della nuova chiesa. Il Ghirardacci commette lo stesso errore di data come si vedrà dal qui sotto Breve di Gregorio.

Il convento e la chiesa furon fabbricate in gran parte a spese del pubblico.

Gregorio IX con Breve delli 28 maggio 1237 dato da Terni loda il Podestà, e il Comune di Bologna per aver dato ai padri di S. Francesco il luogo da questi desiderato, per farvi la fabbrica del convento, e della chiesa di S. Francesco. Li 2 Giugno susseguente lo stesso Pontefice con altro Breve ordina da Terni all’ arciprete della Cattedrale di Bologna di applicare i beni tratti dalle usure comesse dagli ebrei fatte nella Città e Diocesi di Bologna a pro della fabbrica di detta chiesa e convento.

Il primo aprile 1247 in data di Lione, Innocenzo IV ordinò alla Badessa e Monache del Monastero di S. Francesco di Bologna dell’ordine di S. Damiano di dover stare sotto l’ obbedienza e governo del generale dei padri minori di S. Francesco, concedendo loro gli stessi privilegi attribuiti ai detti padri.

Nel 1250 li 20 aprile lo stesso Pontefice con bolla da Lione ordinò agli Arcivescovi e Vescovi della Lombardia, Marca, Trevisana, e Romagna di non lasciar fondare nessun Monastero nelle loro città sotto il nome d’ ordine di S. Damiano senza il beneplacito dei provinciali dei PP. minori.

Li 15 maggio 1256 Alessandro IV concesse ai frati minori di poter sepellire nella loro chiesa salve però le ragioni parrocchiali.

Li 24 susseguente giugno, lo stesso Papa ordinò da Anagni agli Eremitani di S. Agostino di andare fuori colle cuculle e in certa forma prescritta ad effetto di distinguerli dai frati minori di S. Francesco.

Nel 1258 li 7 luglio lo stesso Pontefice ordinò ai Vescovi di far venerare S. Francesco, e le sue Stimate, e di scomunicare quelli che maltrattassero le immagini di detto Santo, e predicassero contro le dette Stimate.

Dall’ archivio dei frati di S. Francesco e da un atto nel libro dei memoriali sotto il 1373 si rileva. Che Giovanni da Oleggio Governatore di Bologna nel suo testamento lasciò alla moglie Antonia Benzoni da Crema una somma per impiegarla in un opera pia, e che Ventura Benzoni di lei procuratore nel 1373 comprò terreni fuori di porta S.Stefano a Fossa Cavallina (ove sono le prime case passate il detto torrente) per fare un Ospitale dedicato a S. Giovanni Battista, secondo l’intenzione di detto Oleggio e il governo fu dato ai padri di S.Francesco; si crede che Sisto IV applicasse i beni di questo ospitale all‘infermeria dei detti padri.

Si attribuisce a Marco Bresciano l’ architettura della chiesa di S. Francesco, alla quale si deve aver posto mano nel 1237. Continuava il lavoro nel 1253 quando in quell’ anno caddero alcune volte per le quali diversi muratori furon morti, ed altri feriti, fra quali lo stesso architetto. Accorse il Comune con larghi sussidi, e presto si riparò alla ruina.

La navata di mezzo è larga piedi 34. 11. Le laterali piedi 17 once 9 e mezza ciascuna. La chiesa senza il coro è lunga piedi 163. 06 a cui aggiunto il coro di piedi 38 e la piccola navata di dietro al coro di piedi 17 once 9 e mezza, sono piedi 219 once 3 e mezza senza la capella in seguito della detta piccola navata.

La navata principale è alta piedi 68 once 10 e le laterali piedi 32, la chiesa aveva 28 cappelle.

Li 27 marzo 1334 il Capitano e Consoli di Bologna confirmarono l’ ordine che i padri di S. Francesco dovessero avere l’altar grande con tutte le sue pertinenze dove si celebrava la messa comunemente del Legato, come pure le pietre di marmo dove si poneva l’acqua della purificazione presso detto altare, e più l’ immagine di Maria Vergine di detta cappella, l’Angelo dell’ Annunziazione con la colomba che era nell’ ingresso di detta cappella e finalmente potessero portar dette robbe alla chiesa di S. Francesco. Rogito Giovanni di Giacomo di Simone.

L’ altar maggiore e il coro era secondo l’ uso antico alla metà circa della navata di mezzo.

Nel 1388 Giacobello, e Pier Paolo d’ Antonio Dalle Masegne Veneziani assunsero di intagliar in marmo l‘ altare per ducati 2150 d’ oro come da rogito di Nicolò Dalla Foglia, che per sentenza di giudici compromissari, del 29 settembre 1392 fu ridotta a ducati d’ oro 1860.

Dai libri del convento risulta che i Dalle Masegne scultori veneti avevano avuto:

1388 2 Dicembre . . . . . ducati 250

1390 12 Agosto. . . . . . » 1390

1391 8 Luglio . . . . . . » 120

---------------------------------------------------

ducati 1760

Restarono a pagarsi per la sentenza del 1392. . . . . ducati 100 pagati li 10 maggio 1396 per una somma di ducati 1860.

Matteo Guastavillani lasciò scudi 500 per dote del suddetto altare, legato adempito dal Cardinale Filippo Guastavillani di lui nipote con suo testamento delli 8 agosto 1587, rogito Andrea Martini romano, col quale volle impiegata quella somma, e più ancora se occorresse pel trasporto dell‘altar maggiore della chiesa di S. Francesco all’ imboccatura del coro, sull’ esecuzione della qual cosa si riportano qui i dettagli della spesa.

A Lazzaro Casari per levare la tavola, lustrarla, porla nel nuovo luogo, far le porte laterali introducenti al Coro, far gli scalini, le balaustrate, e le due statue di marmo di S.Francesco e di S. Antonio. L. 5200.

Il detto Casari morì d’ anni 47 nel 1588 e fu sepolto in questa chiesa.

A Giovanni Battista Ballardini per levare gli stalli di legno dal vecchio coro, risarcirli, porli nel nuovo coro, e fare i due usci di legno alle porte laterali del nuovo altare . . . . . . . .Lire 800.

A Giulio Maurini per la pittura delle pareti e della volta nuova della cappella maggiore

. . . . . . . . . . . . . . . . Lire 1600

Al vetraio Maffei . . . . . . . Lire 210

Agli Architetti . . . . . . . . Lire 700

----------------------------------

Totale Lire 8510

----------------------------------

Nel 1800 fu levata questa ancona, e per cura del benemerito marchese Antonio Amorini depositata ne’ sotterranei della chiesa di S. Petronio.

La B. V. in basso rilievo che era il principal soggetto di questo gotico monumento si venera nella Certosa.

Li 24 dicembre 1801 le due statue di marmo dei santi Francesco e Antonio che erano sopra i due usci laterali, che dal presbitero della cappella maggiore passavano al coro, furon trasportate nella Basilica di S. Petronio, e collocate nei due piedestalli contro i pillastroni dell’imboccatura del coro di detta Chiesa.

Questo tempio era ornato di non pochi monumenti sepolcrali due dei quali furon trasportati nella Certosa destinati in oggi al Senatore Francesco Albergati, ed al conte Zambeccari. Parte di quello che racchiudeva le ceneri di Pietro Filardi Bolognese nato in Saragozza come egli asserì negli ultimi momenti di sua vita, e che poi fu Alessandro PP. V. morto in Bologna li 3 maggio 1410 trovasi anch’ esso nel suddetto cimitero. Per la sua morte il Comune spese lire 414 in braccia 28 di brocato d’ oro cremesino per vestirlo, e lire 1605 in libbre 6420 di cera consumata pei suoi funerali che si celebrarono in questa chiesa.

La sagristia fu fatta a spese di Lippo Muzzarelli nel 1397, che pagò a Giovanni Antonio muratore lire 2350 di bolognini grossi.

Il piccolo campanile detto torre dell’ orologio era forse compito nel 1261 a spese della Comune non dei Canetoli come alcuni han lasciato scritto. Era desso sormontato da una piramide di mattoni verdi, che fu tolta per tema di ruina.

ll campanile grande sembra che si cominciasse nel 1399. Nel 1401 fu convenuto di pagare ai mastri muratori Bonino e Nicolò lire 1500, rogito Giovanni Moroni.

Il Convento è stato fabbricato a più riprese, e qualche porzione si sarà cominciata quando i padri minori vennero nel 1237.

Il chiostro grande fu finito nel 1460 da mastro Nicolò dei Giursi muratore bolognese.

Li 13 dicembre 1589 fu determinata la costruzione del gran dormitorio lungo piedi 328, largo 14, alto 28 con 10 appartamenti, e 12 camere più altre al pian terreno, e 54 di sopra. Questa fabbrica fu compita nel 1620.

La magnifica scala di 60 gradini fu fatta nel 1601, nella quale il Curti detto il Dentone dipinse il sofitto nel 1625 che quantunque ritoccato nel 1737 da Francesco Rovioli pittor ferrarese meritava l’ammirazione degli intelligenti.

Il chiostro del noviziato dov’ erano ottantacinque sepolture di varie famiglie bolognesi, è la parte più antica di questo vasto convento.

La libreria fu fatta in giugno del 1681.

Si ha memoria che del 1321 erano già stati legatati non pochi codici ai padri minori e che altri eran da loro stati raccolti avanti l’ invenzione della stampa. Ma questi tesori qualificati per libri vecchi di carta pecora furon cambiati dai frati in altrettanti di carta bombacina con mastro Sebastiano libraio accettandone il prezzo che la sua coscienza seppe ispirargli.

La spezieria si fabbricò e si fornì di medicamenti nel 1617 dov’ era l’oratorio della compagnia di S. Francesco dedicato alle Stimate di detto santo fondato secondo il Masini nel 1329 quando questa compagnia teneva l‘ospitale della Nosadella. Pagava essa ai minori annue L. 3 di bolognini, ed i confratelli dovevano sloggiare, ma l’oratorio fu conservato al culto, l‘abbandonarono soltanto nel 1609, e fu acquistato dai frati li 15 novembre anno stesso dando in permuta alla compagnia due case in Sozzonome, e una terza presso S. Maria della Neve.

Li 28 marzo 1647. Paolo Aldrovandi speziale comprò i capitali, e vi instituì l’accademia degli speziali sotto la protezione della B. V. Annunziata.

Il portico sulla seliciata di S. Francesco a cominciare dalla parte della pesa nel fieno, fino all’ingresso del convento fu cominciato nel 1588.

Li 14 ottobre 1624 l’Ornato concesse ai Francescani di fare il vestibolo al loro convento nonchè la chiesa sulla seliciata largo piedi 23 once 8 verso oriente, e profondo piedi 18 once 10.

Li 22 marzo 1725 fu concesso suolo ai medesimi per continuare il portico dal detto vestibolo sino a strada S. Isaia.

La porta grande, o arco del Convento fu fatto dopo il 1639.

Li 4 agosto 1630. Andrea Donducci detto Mastelletta pittore insigne, ed organista, si ritirò in questo convento in causa della pestilenza e vi fu sepolto li 26 aprile 1655, siccome rilevasi da memorie che trovansi nell’archivio di detto Convento. Il prato, o cimitero di S. Francesco, comunicava colla via del Pradello, e colla seliciata mediante strada per carri, e carrozze e mediante un passaggio aperto nel portico all’arco N. 4 numerato a settentrione ed a mezzogiorno cominciando dalla parte della pesa del fieno.

Fu cominciato questo Cimitero col lascito di Aglassia di Sarto da Dugliolo che lasciò la metà della casa da lei abitata per l’oggetto predetto come da rogito di Figliocaro di Domenico Trotti dei 18 novembre 1261.

Nel 1576 l’ ospitale della Vita che seppeliva i suoi morti nella piccola chiesa di S. Eligio, o S. Maria in Solario nelle vecchie Pescarie ottenne dai padri conventuali di costruire in questo sacrato due grandi arche, le quali nel 1580 furon fatte demolire, e riempire di terra dai Francescani. Ciò risulta dall’istanza fatta il 1 agosto del predetto anno dalla compagnia al Senato, per la ripristinazione di dette sepolture.

Li 26 gennaio 1592. riportò sentenza favorevole l‘ ospitale, che non ebbe etfetto, a cui fu riparato dal Senato concedendo suolo nel mercato presso al cimitero dell’ ospitale della Morte come da decreto delli 16 aprile 1599.

Nel 1655 furon poste due linee di fittoni lungo le fronti della strada del Borghetto, e di quella del Pradello.

Appoggiata al muro del portico prossimamente all’apertura di passaggio dal sacrato al portico stesso vi era il sepolcro di marmo rosso a piramide di Rolandino de’ Romanzi celebre iureconsulto, fatto erigere nel 1284 da Guidesto o Guidotto di lui figlio nel 1285, - XI die intrante sept. - colla spesa di lire 255 per mercede degli artefici, come a carta 954 del memoriale di Cuzzano.

Alla metà circa di luglio 1803 fu demolito per solo spirito di distruzione. Il sarcofago e le poche ceneri raccolte in piccola cassetta furon trasportate nel cimitero della Certosa.

Fuori della porta del convento a sinistra una piccola lapide afissa nel muro di un mausoleo indica esser quello il sepolcro di Accursio Glosatore morto nel 1260, e dall’altra parte del medesimo mausoleo un altra ricorda che fu innalzato dal di lui figlio Francesco.

Più avanti si trova il sepolcro di Martino di Borgo Panigale.

Finalmente nell’ arco del portico con vestibolo eravi il sarcofago del famoso Oddofredo morto il 3 dicembre 1265 , ed eretto nel 1268 da Alberto suo figlio. Fu risarcito in settembre 1497, in dicembre 1548, e nel 1713.

Corrispondeva a questo prato il principale ingresso alla chiesa di S. Francesco. Le due porte laterali al medesimo non che quella di fianco in faccia al Pradello sono murate.

Il N. 836 di questo prato dalla parte sinistra, sortendo dalla porta laterale della chiesa di S. Francesco per passare al Pratello segna il luogo dove fu la chiesa della Compagnia di S. Bernardino da Siena, che cominciò mercè l‘unione di devoti nella chiesa di S. Francesco nel 1440, vi prese forma nel 1453, e teneva le sue adunanze nella magnifica capella del Santo loro tutelare finita nel 1455. Dicesi che i suoi statuti fosssero compilati nel 1488.

I Confratelli comprarono nel 1514 una casa con orto ed altre vicinanze in questa situazione dove eressero la stabile loro residenza abbellita poi nel 1757, e riaperta li 25 giugno.

Fu poi soppressa li 26 luglio 1798 ed il locale fu venduto a Teresa Tizzoni di Milano moglie del dottor Aureli li 20 febbraio 1799, rogito di Luigi Giuseppe Aldini.

Divisa la religione Francescana in Osservanti e Conventuali, questo Convento ricco di rendite appartenne alla classe dei secondi con approvazione di Leone X nel 1517 e poi soppresso li 6 giugno 1798.

Fra i beni posseduti da questa comunità godeva l’ ospitale, le adiacenze lasciate col testamento 8 febbraio 1363 da Giovanni di Filippo Visconti detto l’Oleggio Governatore della Marca Anconitana e vicario della S. Sede Apostolica in Fermo, fatto a rogito di Lodovico da Gubbio, nel qual testamento ordinava ad Antonia di Sozino Benzoni da Cremona, sua moglie, di fare una casa per ricevere poveri, che fu da essa edificata fuori di strada S. Stefano a Fossa Cavallina.

Li 8 febbraio 1369 fu instituito il suddetto ospitale e li 5 agosto 1385 dotato di beni, come da rogito Filippo Marsili.

La prima destinazione di questo convento fu quella del quartiere delle milizie Urbane bolognesi che vi presero posto li 15 luglio 1796, e partirono li 20 settembre susseguente per passare a S. Procolo; dopo divenne quartiere generale della guardia Nazionale e caserma per soldati, per cui li 27 febbraio 1798 furon decretati tali lavori che divisero il locale in tre parti a modo, che la guardia, la truppa e i religiosi vi coabitavano senza reciproco incomodo.

Li 20 novembre 1798 fu venduta una porzione di convento nell’ angolo della strada di S. Isaia, e del Borgo di S. Francesco al perito Domenico Ferri, che la cedette al perito Andrea Stagni coi rogiti 3 e 24 maggio 1799. Una rimessa, o camerone con accesso al prato di S. Francesco fu comprato da Angelo Ferrarini li 26 aprile 1799, rogito Luigi Aldini.

Un altra porzione di convento annessa a quella del Stagni fu optata li 3 settembre 1802 da Carlo Natali a comodo di Andrea Stagni, a cui fu deliberata con rogito dottor Serafino Betti li 1 luglio 1805.

Nel 1800 il convento e la chiesa fu tutto destinato alla finanza.

Li 19 giugno 1801 si aprì la nuova Dogana.

La chiesa servi poi a deposito delle merci, la sagristia per l’ esazione dei Dazi, il chiostro dei morti a vari uffici di Dogana, di dietro alla sagristia al pian terreno pei magazzini delle merci di transito. Il gran dormitorio superiore fu occupato dal ufficio dell’ intendente di Finanza, e dei suoi subalterni. La biblioteca, destinata per la cassa e per la contabilità. Dalla parte del chiostro maggiore vi furono gli Uffici, e la stamperia dei lotti e varie abitazioni di ministri addetti alla Finanza.

La salara, il bollo, lo spaccio dei tabacchi erano rami di Finanza qui con centrati, poi traslocati altrove.

1106-2 sotto il portico della Seliciata serve d’ abitazione al Direttore o intendente di Finanze, che fu fabbricata nel 1734, e nel 1760 per la foresteria e che servì per qualche anno di residenza alla municipalità di S. Francesco.

N. 1106-4, era la speziaria ora primaria Prenditoria dei lotti.

N. 1106-5 e 1106-6 luoghi destinati alla Posta delle lettere.

N. 1106-7 abitazione del Direttore di detta Posta.

Seliciata di S. Francesco a sinistra cominciando da strada S. Felice.

Il N. 1118 indica forse lo sbocco della via dei Romanzi che dalla via dei Gombruti passava al fossato di Porta Stiera. - Vedi N. 72 e 73 di strada S. Felice.

Nel 1363 era ancora aperta secondo un rogito di Pievale di Nicolò dalla Stoppa dei 26 aprile, che trattava della adiucazione in solutum fatta dal vicario del Podestà di Bologna a Margarita del fu Bonfigliolo detto Carlo del fu Giovanni Zambeccari vedova del nobil uomo Guidesto del fu conte Maghinardo da Panico di un casamento, o Brollo, ossia orto in cappella S. Gervasio in via detta dei Romanzi. Confinava la via, Paolo Romanzi, Bartolomeo e Gherardo dalla Cocca, per lire 100.

Li 27 maggio 1636. L’ ornato permise a Giacomo Orsoni che nella sua casa presso la Seliciata di S. Francesco possa protrarre il muro per riedificarla per piedi 45 once 16 da un lato e per piedi 46 dall’altro, purchè lo faccia a linea dei muri dei vicini.

N. 1114. Portone che chiude il vicolo in confine delle case dei Beccadelli, sul quale si sono date le relative notizie nella via dei Gombruti.

N. 1205. Questa casa da alcuni vien considerata per posta in Porta Nova. Sembra che questo stabile sia lo stesso, che le suore del Corpus Domini vendettero assieme al torresotto e all’ orto a Sebastiano Bonesi li 30 maggio 1579 per lire 3482. 10 così stimata da Giovanni Battista Ballarini e da Vincenzo degli Alicorni detto il Rossino da Montalbano, periti eletti come da rogito di Antonio Scarselli.

Li 28 febbraio 1618. Francesco del fu Amico Amici diede in permuta ad Evangelista del fu Alessandro Paltroni, e a Camilla del fu Ercole Masetti per lire 1700 una casa sotto S. Marino sulla Seliciata di S. Francesco. Confinava il torresotto, altri beni Paltroni, e la compagnia di S. Francesco.

Li 26 febbraio anno stesso il detto Paltroni assegnava la predetta casa, e l‘altra annessa con due botteghe, e una stalla sulla Seliciata in dote di Cornelia di lui figlia e sposa di Lodovico del fu Ippolito Zuccardi in prezzo di lire 9000, rogito Carlo Bosi. Passò poi ai padri di S. Salvatore, che la possedevano del 1715, fu poi del ingegnere Rossi.

1579 30 Maggio. Comprava Sebastiano Bonesi dalle suore del Corpus Domini una casa, e Torresotto detto di S. Francesco con orto, per lire 3482. 10 così stimata da Giovanni Battista Ballarini e Vincenzo degli Alicorni alias detto il Rossino di Montalbano periti eletti. Rogito Antonio Scarselli.

Furono eredi i padri di S. Salvatore, i quali comprarono una parte di detta casa dalle suore della Santa per L. 2400 li 14 aprile 1627. Rogito Valerio Panzacchia e Fabrizio Felini.

Si passa il Voltone di Porta nuova.

1586 21 Gennaio. L’ ornato concesse a Francesco Dall’ Oglio, che alle sue case presso il torresotto di S. Francesco di fare il portico a retta linea, come fu assegnato li 28 giugno 1581 al cav. Emilio Zambeccari, e ad altri, con questo che a sue spese e davanti detto portico regoli la Seliciata di S. Francesco.

Sotto la data 25 settembre 1581 fu concesso a Giovanni Battista e Prospero fratelli Merici licenza di costruir un portico a retta linea colla fabbrica e portico del Senatore Emilio Zambeccari che in allora mai fu costrutto.

Li 18 agosto 1606 Vincenzo Merici ottenne la conferma della concessione e di farlo nella Seliciata di S. Francesco, occupando suolo pubblico di detta Seliciata in proporzione di detta sua casa.

N. 1112. Casa di Gentilina di Francesco Dall’Oglio moglie di Lodovico di Matteo Beroli venduta li 22 maggio 1601 ad Alfonso di Sante Castaldi per lire 3150 rogito Achille Canonici. Si diceva essere casa vecchia, e in parte confinante col torresotto degli eredi di Pietro Antonio Bonazi, della Seliciata e del vicolo detto Rocca merlata.

Li 24 gennaio 1664 i padri di S. Salvatore la comprarono da Giacoma Barilli madre e tutrice di Giuseppe Antonio del fu Sante Castaldi per lire 5000, rogito Scipione Corrazzi.

Li 20 ottobre 1719 all’occasione che i detti canonici la fabbricavano ottennero di sostituire alle cinque colonne di legno del portico tanti pillastri di pietra.

N.1107. È opinione del dottor Gaetano Monti celebre nostro archeologo che del 1243 fosse la casa di Ubertino d’ Alberto dal Gesso famiglia antichissima, che secondo le notizie del pubblico archivio era padrona del Castello di Gesso demolito in epoche di rivoluzione.

Si noti che questa famiglia Gessi ultimamente estinta non si crede altrimenti discendente dall’antica dal Gesso.

Guglielmo di Campolo Bottrigari comprò li 9 giugno 1266 la casa di Alessandro e di Guglielmo di Rolando da Gesso posta sotto i santi Pietro e Marcellino, rogito Guglielmo di Bentivoglio Canuti.

Si trova che li 10 maggio 1268 Biagio di Geminiano e Giacobino di Aimelghino da Gesso comprarono da Framengo di Rogerio, e da Matteo di Benintendo notaio una casa con suolo, terreno ed orto sotto la parrocchia di S. Isaia in confine degli eredi di Benintendo, e di Domenico nipote di Nascimbene Marzalogli per lire 350. Rogito di Pace da Oliveto.

Che questa compra fatta dal Gesso possa aver relazione col Maneggio dei cavalli non è dimostrato, ma bensì si sà di certo, che questo suolo di piedi 20 in larghezza, e di 84 in lunghezza fu donato dal Senato ai Zambeccari come da rogito di Giovanni Galeazzo di Lodovico Zambeccari segretario maggiore del Reggimento.

Li 26 settembre 1607. Mercantonio Zambeccari vendette al Gonfaloniere e conte Filippo Pepoli un suolo lungo piedi 30 posto nel Foro Lignario o Seliciata di S. Francesco per lire 1500 ad effetto di farvi la Cavallerizza, o Ippodromo e più fece dono di piedi 11 per quanto risguardava la giurisdizione della sua stalla, riservandosi di poter far le cantine sotto il maneggio o anche botteghe se così gli piaceva e che abbiano l’apertura di piedi 5 once 6 e non più; e nel caso che volesse scavare le cantine fosse tenuto il Zambeccari a far il volto di once 9 per lo meno costruendolo basso a modo, che vi si possa sopraporre un piede di terra, acciò la volta sostenga la battuta dei Cavalli.

Li 7 aprile 1607 furono assegnate dal Senatore lire 1000 per l’lppodromo. La predetta donazione venne espressa nei seguenti termini in un pubblico atto del anno 1607.

Mercantonio di Lepido Zambeccari concede gratis agli Assunti dell’Ornato di Bologna piedi 11 circa, e cioè quanto è il resto del prospetto dei suoi casamenti da quella parte di terreno contiguo al maneggio pubblico già cominciato a fabbricarsi a pubbliche spese nella Seliciata di S. Francesco e cioè dalla parte di settentrione per quanto tiene la giurisdizione della sua stalla, e ciò appunto perchè il pubblico se ne possa servire per allungare il detto maneggio, cominciando dai casamenti di Vincenzo Merighi, conseguentemente accrescere un altro arco al detto maneggio per poter anche poggiare e impostare i legnami e i membri del coperto nelle muraglie del Zambeccari, al quale in compenso di tale cessione fu concesso di poter voltare e cavar sotto il piano di detto maneggio da un capo al altro così in larghezza come in lunghezza per uso e servizio della sua una di cantina e boteghe.

Trovasi in una cronaca sotto il 1611 una memoria sulla nuova fabbrica del maneggio nella Seliciata di S. Francesco la quale in origine serviva agli accademici Torbidi.

1625 23 Gennaio. Promissione fatta a Marcantonio Zambeccari dall'accademia dei Torbidi di levare i rottami di pietre fuori dalle colonne sotto il stillicidio del maneggio o cavallerizza sulla Seliciata di S. Francesco ivi posti per fare una discesa ad effetto di non pericolare nel cavalcare, il qual maneggio, il detto Zambeccari aveva concesso a detta accademia d’ accomodarselo stante il jus che il medesimo aveva di fabbricarvi botteghe. E ciò mediante scrittura privata sottoscritta dal Principe e dagli ufficiali di detta accademia.

1756 28 Aprile. Fu concesso a Guglielmo Gaetano Dondini di costruir un muro e di unirlo all’altro meridionale presso la Cavallerizza e più il corridore per vedervi gli esercizi.

Nel 1611 fu cominciata la fabbrica contro le mura vecchie della città a spese del Reggimento, e di diversi gentiluomini amanti dell‘ equitazione, che fu finita nel 1612.

Servì questo locale diverse volte per far mostra d’animali esotici e nel 1794 per rappresentarvi un oratorio in musica in tempo che era vietato di servirsi dei pubblici teatri.

La debolezza dei muri, e l’ urto delle catene del coperto misero in pericolo la fabbrica che fu appuntalata, e anche in parte scoperta, e così rimase fino al 1824.

Vi fu il progetto di rinnovarvi la Cavallarizza , ne furono fatti i disegni, ma il progetto non fu addottato.

Finalmente nel 1825 combinate alcune differenze fra il cardinal Rusconi, e i fratelli Pizzardi fu questo locale comprato, da amendue che per parte del Rusconi fu atterata e ridotta a terrazza o giardino.

Aggiunte.

1517 27 Luglio. Licenza del Vicelegato a Margherita da Savigno moglie di Ghiberto Marescalchi di fabbricare un portico davanti una sua casa nella Seliciata di S. Francesco.