Vie delle Campane, dal I volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Comincia in istrada S. Vitale, e termina in quella di S. Donato.

La sua lunghezza è di pertiche 32, 07, 2, e la sua superficie di pertiche 70, 3.

Nel 1289 si pubblicavano i bandi in bocca della via di Bagnaroli, e pare che si debba intendere in istrada S. Vitale. Che prima del 1359 abbia avuto il nome di via Bagnaroli vien provato da un rogito di Paolo Bono delli 12 gennaio 1359 nel quale si tratta della compra fatta dagli Agostiniani del toresotto dei Culforati, e pare da ciò che altro fosse la via Bagnaroli, ed altro l'androna de' Bagnaroli che fu chiusa con decreto del 10 marzo 1369 come sarà detto più avanti. È certo però che nel secolo decimoquinto questa contrada era detta via de' Bagnaroli, e probabilmente perchè questa famiglia vi aveva le sue case. I Bagnaroli, o da Bagnarola, si credono fabbri di professione, ed uno di loro nel 1316 era ministrale della compagnia dei fabbri. Nel 1700 circa viveva Isabella di Nicolò Maria Bagnaroli moglie di Obice Maria da Moglio.

La via dei Bagnaroli prese poi il nome di via delle Campane, per una bottega ad uso di fabbrica da campane che vi esisteva li 12 luglio 1548 secondo un rogito di Nicolò Castelli.

Via delle Campane a destra entrandovi per Strada S. Vitale.

Il viale o marciapiede lungo questa strada dalla parte del convento, largo piedi 2, ed in alcune località piedi 3, fu concesso di fabbricarlo li 15 aprile 1628. Rogito Gio. Maggi.

NN. 3010, 3009. Chiesa e convento di S. Giacomo degli eremitani di S. Agostino. La fondazione di questi frati si trova chiarissimamente nell'Archivio del Capitolo di S.Pietro. Erano in Cesena certi frati detti Giamboniti, congregazione fondata da certo frate Giamboni, che era regolata da un priore in certo convento detto Budriolo. Una colonia di detti religiosi si stabilì nel 1243 a S. Biagio di Castel de' Britti, ma avendo ottenuto un pezzo di terreno presso Bologna fuori Porta S. Vitale dietro Savena, vi ci si traslocarono e vi fabbricarono una chiesa ad onore di S. Iacopo detto di Savena, la quale, benchè poscia fosse volgarmente detta de' SS. Iacopo e Filippo, nelle antiche scritture è però sempre nominata Ecclesia S. Iacobi. Erra il Sigonio dove dice che questa chiesa fu concessa nel 1218 agli Umiliati da Enrico della Fratta nostro Vescovo. Non fu fabbricata dai Giamboniti che nel 1247, e non l'ebbero gli umiliati che del 1267. L' atto della fondazione di detta chiesa del 1247 è nell' Archivio dei Canonici di S. Pietro: "Ven. F. Iacobus Bon. Episcopus concessit Fratri .... Ministro Generali Ordinis FF. Eremitarum F. Zaniboni de Cesena recipienti pro se et suis Fratribus et universo ordine licentiam aedificandi seu construendi Ecclesiam et locum sui ordinis, et religionis, citra Savenam in confinio Parochiarum S. Mariae Magdalene, S. Egidii et S, Leonardi extra circulum Civit. Bononiae super solo quod fuit D. Poetae et D. Rolandini ad honorem Dei et Beati Iacobi". Sotto li 30 giugno 1250 fu fatto il decreto che i frati di S. Giacomo di Savena non diano sepoltura ai parocchiani delle chiese di S. Maria Maddalena, di S.Leonardo, e di S. Egidio. Rogito Matteo del fu Giacomo. Si aggregarono a questa congregazione frati d'altri conventi, che tennero i primi capitoli in S. Iacopo di Savena, ed il Priore del convento dei Giamboniti di Cesena pretendeva di essere Priore Generale dell' Ordine.

La grande unione che formò l'ordine, e che assunse il nome di Eremitani di S. Agostino, fu fatta da Alessandro IV nel 1256, il quale volle che gli aggregati prendessero l'abito e la cintura dei Giambonini, e il nome assumessero di Agostiniani. A questa concentrazione fecero parte le seguenti famiglie religiose di Bologna: i frati di S. Guglielmo della Mascarella detti Guglielmini, nel cui convento subentrarono monache; quelli di S. Maria Maddalena di Val di Preda fuori porta Saragozza, Eremitani di San Benedetto uniti poscia alla congregazione Britinese di Fano, che osservava la regola di S. Agostino, il convento dei quali nel 1265 fu dato alle suore di Ronzano che vi rimasero fino al XVI secolo, poi passarono a S. Giuseppe di Galliera. Finalmente gli Eremiti di S. Agostino di là da Fossa Cavallina fuori porta di Strada Maggiore, rimpetto agli Scalzi, che dapprima vivevano sparsi in molti romitori della Toscana, poi uniti in una congregazione, nel 1244 ottennero da Innocenzo IV di qui fabbricare un convento nel 1250, ove nel 1256 subentrarono le suore dette di S. Agostino, che poi finirono.

Nel 1247 i Giamboniti acquistarono una località nella via dei Bagnaroli, ove cominciarono la fabbrica di un piccolo dormitorio. ma ne fu loro inibito il proseguimento, laonde rimasero nel primo luogo presso Savena. Nel 1264 ebbero dal Papa il permesso di fondare un convento in Bologna, per cui il nuovo ordine Eremitano, abbandonato S. Iacopo di Savena, passò a S. Iacopo Maggiore in Bologna circa il 1267, ed immediatamente gli Umiliati presero posto nel convento da loro abbandonato.

La prima compra degli Agostiniani in Bologna, il di cui documento esiste nell'Archivio dei Padri di S. Giacomo, è del 7 aprile 1267. In detto giorno il Sindaco dei Padri dell' ordine di S. Agostino in Bologna, frate Tolentino da Cremona, comprò da Guido del fu Bartolomeo del fu Guido Zagni una casa con torri in istrada S. Donato, in confine dell' androna dei Bagnaroli e di Bartolomeo e fratelli Trivilioni. Più altra casa sotto la cappella di S. Cecilia, pagata L. 3500. Rogito Velono Papazzoni alias Raffaiani. Questo contratto fu rettificato dal generale degli Agostiniani il 7 susseguente luglio.

1267, 12 settembre. I frati di Strada S. Donato, già detti di S. Giacomo di Savena, comprano da Bonaventura del fu Andalone dell' Occo e da sua moglie una casa in istrada S. Donato, che confina cogli eredi di Bonsiviero lanarolo da due lati, cogli eredi del fu Feliciano Giudici, e colla strada da due lati, per L. 420. Rogito Velono Raffaiani.

1271, 12 gennaio. Compra dei suddetti da Martino Cavalli detto Burdigatta, e da Altabona figlia di Guglielmo medico, e moglie di Filippino Devazzi, di una casa nell' androna dei Bagnaroli. Confina coi frati da due lati, con Commacchio Trivilini, e colla via pubblica. per L. 60. Rogito Enrico del fu Muze.

1276, 8 giugno. Vendita dei Domenicani agli Agostiniani di una casa nell'androna dei Bagnaroli. Confina i compratori da due lati, e dagli altri le strade dette porte del Comune. per L. 45. Rogito Ivano Bentivogli.

1285, 30 ottobre. Assoluzione di Bonadimano moglie del fu Bondavere di Bologna fatta ai frati di L. 190 per residuo prezzo di due case sotto S. Vitale vendute ai frati, e poste in confine dei compratori del casamento del convento nelle suddette case, e della via pubblica. Rogito Antonio Pollicini.

1289, 10 settembre. Compra dei frati da Alberto, e fratello e figli del fu Nicolò Pizzicotti, di una casa in istrada S. Donato. Confina gli eredi di Bozzo Pizzigotti, la via pubblica. per L. 300. Rogito Giacomo del fu Simone.

1290, 23 aprile. Princivalle e Cavalca figli del fu Giacomo Pizzigotti vendono una casa sotto la parrocchia di S. Donato chiamata il Casamento del Cantone. Confina la via pubblica da due lati, la casa comprata dai Padri dagli eredi di Amadore Pizzigotti, e che fu venduta ai Padri da Filippo Belvigni per L. 400. Rogito Ugolino Lombardo.

1290, 31 agosto. Riformazione fatta dal Consiglio di Bologna che approva doversi proseguire la fabbrica della chiesa e convento degli Eremitani di Bologna.

1290, 27 ottobre. Concessione ai frati per anni 3, a decorrere dal primo agosto venturo. delle gabelle di Strada S. Donato e di Strada S. Vitale, per perfezionare la chiesa ed il convento. Rogito Bonacursio Rombolini.

1293, 28 agosto. Conferma per anni cinque della suddetta concessione, aggiungendo le rendite della parrocchia di Strada Maggiore. Rogito Biagio Olivieri.

1295, 14 giugno. Cessione fatta da Rodolfo Sabattini ai frati di S. Giacomo di tutte le ragioni a lui competenti contro il Comune di Bologna sopra certo casamento terreno posto sotto S. Cecilia sopra le fosse del Comune, dal medesimo condotto a 29 anni, il qual casamento è di quattro chiusi, ed una terza parte di altro chiuso è piedi 8, ed in terreno è di piedi 15 fino a mezzo del ramo dell' acqua del fosso. Confina Gio. Bisanelli, Primirano Papazzoni, e la via pubblica, per L. 6, più l'obbligo ai frati di pagare ogni anno al Comune di Bologna soldi 21 e denari 11, conforme era obbligato il detto Rodolfo cedente. Rogito Pietro Bonandrea.

1295, 17 ottobre. Comprano detti Padri da Vandino del fu Alberto Pizzigotti due casamenti in cappella S. Donato. Confinano le case che erano già degli eredi di Nicolò Pizzigotti e di Amadore Pizzigotti, ora appartenenti alli compratori. Rogito Franc sco Bentivogli.

Bisogna notare che le case dei Pizzigotti cominciavano dall'angolo di Strada S. Donato.

1297, 15 novembre. Compra dei frati da Rolando e Giacomo fratelli e figli del fu Feliciano Feliciani di una casa in cappella S. Cecilia. Confina il convento da due lati, la via di S. Donato, ed un altra via. Pagata L. 1100. Rogito Pietro Bonandrea.

1299, 28 maggio. Rogerio Bencivenne compra dal Comune di Bologna quattro chiusi e piedi 9 di terreno posto fra il serraglio, o ponte di Strada S. Vitale, e quello di Strada S. Donato per di fuori, in faccia alla casa di detto Rogerio e della casa di Giacobino Grasselli sino a mezza fossa, ed in confine di Margarita Giliotti, per L. 8, 2, 6. Rogito Francesco Cesti.

1299, 6 giugno. Locazione fatta dal Comune di Bologna a Valli del già Antonio Olivieri, per 29 anni, di 9 chiusi e piedi 24 di terreno pubblico posto presso le mura della città fra il Serraglio di strada S. Donato e di S. Vitale dal lato entro la fossa rincontro S. Cecilia, per annuo affitto di soldi 45 e denari 10. Item altro chiuso di detto terreno posto vicino al Serraglio di Strada S. Donato, alla via pubblica, e questo per soldi 5 annui. Rogito Albertino del fu Zanino.

1299, 13 giugno. Il detto Comune vende ad Ariente Queris un chiuso e 3 piedi di terreno nel quartiere di Porta Piera fra i serragli e ponti di Strada S. Donato e di S. Vitale, in faccia alla casa di detto Ariente sino a . mezza fossa, in confine di Rogerio Bencivenne, per soldi 42 e denari 6. Rogito Francesco Cesti.

1299, 29 giugno. Compra di Velli del fu Antonio Oliveri a comodo degli Agostiniani di 9 chiusi e piedi 24 di terreno condotto dal detto Velli, come da rogito 6 giugno 1299, pagato L. 25, 8, 4. Rogito Francesco Cesti.

1299, 29 giugno. Compra del convento dal Comune di Bologna di 29 chiusi piedi 30, parte di 47 chiusi e piedi 8 di terreno pubblico posto fra i serragli e ponti di Strada S. Vitale e di Strada S. Donato, dal lato esteriore presso Giacomo Guasparelli sino alla strada che viene dal Paradiso, e la strada che va sino al mezzo della fossa, per L. 102, 5, 10. Rogito Albertinello del fu Zanino Alberici.

1299, 1 luglio. Compra dei frati dal Comune di 14 chiusi e mezzo parte di 25 1|2 e piedi 14, misurando dal fondo del fosso, di terreno pubblico posto in faccia al ponte di Strada S. Donato dal lato superiore di detto ponte fuori delle mura della città presso di dette mura, e con un piede di dette mura, cosicchè sia lecito sopra quelle fabbricare sino alla metà della fossa, e presso il muro del ponte, e sopra questo pure fabbricare, e di là ancora solo per piedi 8 di grossezza delle colonne con lo stillicidio di un piede e mezzo, il qual terreno è condotto per Taddeo Mucighini del quale i frati sono cessionari, come da rogito Giacomo Martelli, per L. 75.

1299, 1 luglio. Compra dei frati dal Comune di 14 chiusi e piedi 10 di terreno pubblico fra i serragli di S. Vitale e di S. Donato, con facoltà di poter edificare case sopra il muro del ponte, purchè non si avanzi più di tre piedi di grossezza della colonna di là dal detto muro, e per lo stillicidio un piede e mezzo, condotto per Taddeo Mucighini, del quale sono successori i frati, e più altro terreno, per L. 84, 7, 6. Rogito Pietro di Guglielmo Anzi.

1299, 1 luglio. Li stessi frati comprano dal Comune chiusi 43 e piedi 13 posti fra il serraglio di S. Donato dalla parte di dietro, e la via pubblica. Item altri cinque terreni di diverse misure presso il ponte di Strada S. Donato e presso la fossa, il tutto pagato L. 84, 17, 6. Rogito Alhertinello Alberghino.

1301, 29 maggio. Nuova concessione delle entrate delle Cerchie, già levate in causa della guerra col marchese d' Este, per ridurre a perfezione la chiesa. Rogito Giacomo di Zengone Molise.

1312, 4 gennaio. Compra fatta dai frati da Benvenuto Cavaliero e fratelli e figli del fu Michele del fu Geminiano Bricii, di due parti, per indiviso con detti frati, di una casa con corte ed altra casa di dietro sotto S. Cecilia. Confina il serraglio, la casa dei fratelli Gerardo di Donato, gli eredi di Monzo Sabadini, Gregorio Bisanelli e la via pubblica. Rogito Bombologna di Lamberto Barbali.

1319, 6 luglio. Donazione di Migliora del fu Pellico, vedova di Bonacosta, della parrocchia di S. Cecilia, a favore di Bencivegno Manelli agostiniano che riceve a nome del convento una casa in detta parrocchia nella contrada del Paradiso, in confine di Gorio Bisanelli da due lati, e della via pubblica. Rogito Valerio Papazzoni.

1326, 9 settembre. Compra del padre Lanzalotto Accoritori, Priore degli Eremitani d' Imola, da Filippo Papazzoni notaro, di una casa sotto S. Cecilia nella via di Gorgadello o Paradiso, per L, 150. Rogito Alberto Martelli. Confina Nascimbene, le case della chiesa di S. Cecilia, e la via.

1335, 16 febbraio. Compra dei frati da Nicolò Taddeo, Gio. e Giro Pepoli di un casamento posto parte sotto S. Vitale e parte sotto S. Cecilia, in via del Paradiso, per L. 200. Rogito Ansaldino Pellegrini.

1362, 26 giugno. Compra dei suddetti da Floriano e figli di Salaroli, di una casa sotto S. Vitale nella contrada del Paradiso, in confine di Tranchedino Sabbatini, i frati da due lati, e la via, per L. 100. Rogito Pietro Papazzoni.

In questo vasto convento ed a diverse epoche furonvi racchiuse diverse strade, la di cui descrizione vien qui fatta.

1369, 10 marzo. Licenza del Vicario di santa Chiesa ai Padri di S. Giacomo di far chiudere la strada od androna dei Bagnaroli dal capo di detta androna fino al guasto comprato dai detti Padri, da Pace di Pietro Sabadini, che è posto in capo del la contrada detta del Paradiso.

1369, 10 marzo. Licenza concessa dal Vicario Generale di santa chiesa in Italia ai frati di S. Giacomo, in occasione della compra di certi casamenti e terreni fatta dai Padri, di chiudere, per comodità di detto convento, la strada od androna dei Bagnaroli, dal capo di detta androna sino al guasto o casamento, che detti frati comprarono da Pace di Pietro Sabadini, rogito Nicola Dal Portico, il qual casamento è situato in capo della contrada detta del Paradiso, e nel fine di detta androna da una parte, e sino ad altri casamenti per essi Padri comprati dagli eredi di Giacomo detto il Barba. e da frate Bartolomeo di Papellino Sabadini dall' altra parte. La qual strada od androna dei Bagnaroli, principiando dal muro del sito dei detti Padri in capo a detta androna, sino all'altro muro di detto luogo che è in confine del guasto delle case che erano dei Sabadini, fu concesso alli stessi Padri per loro comodo da Giovanni e Giacomo Pepoli allora signori di Bologna, la qual concessione fu di poi confermata da Gio. Visconti di Milano allorché gli pervenne il dominio della città.

1369, 18 agosto. Gli Agostiniani comprano da Alberto, da Gualteruzzo, da Ugolino, e da Gio. Sabadino tutto il terreno spettante a detti venditori del guasto Sabadini, e cortile posto in Bologna sotto S. Vitale. Confina il convento di S. Giacomo da tre lati, e la strada S. Vitale, per il prezzo che dichiareranno il Branca da Castel Durante e Francesco da Perugia architetti, i quali li 24 agosto 1369 dichiararono valere L. 400. Rogito Bernardo Lamola.

Con i suddetti acquisti e con altri, che per brevità si tacciono, formarono gli Agostiniani il loro vasto convento e lo contornarono dalla parte della via delle Campane, e di quella di strada S. Vitale di case che si affittavano ad inquilini. Questo spazio era intersecato da diverse strade ricordate dai rogiti delle compre, come l'androna dei Bagnaroli che probabilmente cominciava dalla via delle Campane e certamente terminava in quella del Paradiso.

La via del Paradiso, detta anche del Gorgadello, ricordata nel 1326, e che nel 1335 si dà posta parte sotto S. Vitale e parte sotto S. Cecilia, e che si continua a nominare anche del 1552 forse perchè non del tutto chiusa, cominciava in istrada S. Vitale dove è il portone delle carra del convento di S. Giacomo in confine delle suore di S. Vitale, e terminava in istrada S. Donato ove ora si trova il campanile di S. Cecilia.

La strada che viene dal Paradiso. di cui non si ha altra denominazione, era una via che spiccavasi da detta via del Paradiso e terminava nella fossa, e cioè nei Pelacani. Quella detta androna dei Bagnaroli è a credersi che dalle via delle Campane terminasse in quella del Paradiso o Gorgadello.

La via del Cortile è forse la stessa che si diceva anche Sotto le Volte. Di questa non si può indicar altro se non che si trovasse tra l'androna dei Bagnaroli, e quella di strada S. Vitale.

Del 1530 sotto li 17 giugno si trova notato certa via degli Urbari sotto S. Vitale, di un contratto d'enfiteusi di una casa degli Eremitani confinata da tre lati con altri beni del convento, e colla detta via degli Urbari. Questa via non può essere che una porzione della via del Cortile, o di quella detta dalle Volte, che doveva cominciare con Strada S. Vitale.

Un' altra memoria dice che fu confirmata nel 1351 la concessione del terreno fatta dai Pepoli conservatori di Bologna, e cioè di quello che confina col Fossato dei Pellacani, e colle mura vecchie della città.

Le memorie del convento dicono che li 27 aprile 1267 sia stata posta la prima pietra della chiesa in istrada S. Donato.

1283, 27 aprile. Il Consiglio del Comune di Bologna decretò che si pagassero ai frati L. 500 per la costruzione e perfezione della fabbrica della chiesa di S. Giacomo, e che l'entrata e gabelle della cerchia di Strada S. Donato e di S. Vitale fossero erogate per la predetta fabbrica per anni 4, come da rogito di Gherardo Ferrari. Pei rogiti del 28 novembre 1288 di Aguccione Soladieri, del 27 ottobre 1290 di Bonacursio Bambolini, del 28 agosto 1293, il Comune vi aggiunse le rendite delle cerchie di Strada Maggiore. Poi a rogito Biagio Olivieri fu rinnovata la concessione, e replicata li 29 maggio 1301 in causa che la dotazione era stata sospesa a motivo della guerra col marchese d'Este, rogito Giacomo di Zenzone Molize; finalmente li 11 aprile 1313 fu assegnatala rendita della sola cerchia di S. Donato per terminare la suddetta chiesa. Rogito Petrizolo di Gioannino Enrici.

Dalle suaccennate memorie del convento si ha pure che la chiesa di S. Giacomo fu finita il 3 dicembre 1315, che del 1331 fu fabbricato il coro, che fu consacrata il 2 maggio 1334, e che del 1346 i frati fecero il loro bellissimo organo, avendo suonato fino a quell'epoca uno fabbricato tutto in legno: che il 4 luglio 1368 fu finita l'ancona dell' altar maggiore dal pittore Lorenzo da Venezia. La famiglia Bentivogli, dominante, ebbe in questa chiesa la sua cappella e la sua sepoltura. Fu edificata da Annibale di Antonio Galeazzo e vi fu sepolto, Sante di Ercole vi fu tumulato, ma Gio. d'Annibale che l' ampliò e l' ornò di pitture non potè unire le sue alle ceneri degli illustri suoi antenati. Un cronista dice che la cappella Bentivogli in S. Giacomo fu acquistata innalzata ed ornata del sepolcro d' Annibale I li 25 febbraio 1445. Nel 1494 fu ornata ed ampliata. Nel 1676 fu restaurata. L' 8 gennaio 1493 si fece il fondamento del primo pillastro della Chiesa nuova vicino all'altare di S. Cattarina, li 13 e 19 gennaio suddetto ne furono riempiti altri due. Si ripigliò il lavoro il 4 febbraio 1494 e si continuò li 6, 14, 21 e 28 detto, a modo che il 3 maggio i fondamenti degli otto pillastri furono compiti. Il 4 gennaio 1505 il Brinza fece la cupola, o catino, per li re 270, 13 e 11. Nel 1509 si ridusse la facciata con spesa di L. 340, e nel 1518 sembra che la chiesa fosse del tutto terminata.

Nel 1627 fu restaurato il muro della chiesa dalla parte di Strada S. Donato, abbellita la facciata e fatte le balaustrate e le statue sopra le cappelle. Li 10 marzo 1696 fu atterrato l'altar maggiore di marmo fatto nel 1586 dal Cardinale Riario, e ciò col consenso del marchese Ottavio Riario, che volle la sua arma sull' arco del coro, e che nei piedestalli del medesimo fossero distribuite le armi che erano nel vecchio altare. La chiesa è lunga piedi 210 e larga piedi 51, Il campanile fu cominciato nel 1336 su quattro pillastri, ed innalzato fino alle prime finestre nel 1349. Si vide poi compiuto a tutta la sua altezza nel 1471.

Il chiostro grande fu fabbricato sul suolo dei Sabadini dopo il 1369. Nel 1511 furono levate le lastre di marmo che coprivano la sepoltura del chiostro dei morti, e fu dipinto con istorie del vecchio Testamento, e le lastre vendute alla fabbrica della chiesa di S. Petronio.

1513, 27 settembre. Furon pagate a Pietro Brenza L. 300 per la cantina vecchia che era lunga pertiche 15. Anticamente eravi una chiesa. La scala del convento fu costrutta nel 1752 colla spesa di L. 25000.

A destra dell' ingresso del convento vi era una chiesa dedicata a S. Agostino. nella quale risiedeva la compagnia di S. Maria della Consolazione detta dei Centurati. Questa compagnia fu formata dall' unione di quella di S. Maria della Consolazione e della Centura. La prima cominciò nel 1318, e la seconda nel 1494. Gregorio XIII le unì assieme col nome di compagnia dei Centurati, che fu soppressa li 25 luglio 1798.

Gli eremitani furono secolarizzati il 6 giugno 1798, ripristinati per pochi mesi nel 1800, e restituiti il venerdì 20 aprile 1824. Il convento fu adattato a caserma anche per cavalleria. Nel 1800 la sala della libreria e parte dell' annesso dormitorio furono assegnati all'Accademia Filarmonica per scuola di contrappunto, di pianforte, di canto, di violino, di violoncello, di oboe, e di altri istrumenti, per la gioventù d' ambo i sessi. Questa scuola ha dato molte celebrità, di cui una sola basterà accennarne per lustro e gloria di questa nostra città: Rossini, il genio innovatore, la di cui fama vola per tutto il mondo. La ricca collezione di libri musicali e di ritratti di uomini illustri in quest'arte, formata dal celebre maestro Martini dei conventuali, fu collocata in questo locale, ed in appresso si è dovuto alla solerzia dell' instancabile ed egregio maestro Gaspari l' aumento che ne fornì in pergamene e stampati della più grande rarità. Sorse il Liceo Filarmonico dal quale fu allontanata, non si sa il perchè, l'Accademia. L'apertura di questo Liceo fu fatta il 3 dicembre 1804, e la prima distribuzione dei premi agli studenti seguì il 9 febbraio 1806.

Due cortili del convento con poco fabbricato e la casa annessa N. 3011 della via delle Campane furono stabili acquistati da Giuseppe Bersani li 30 maggio 1799. Rogito Luigi Aldini.

Due legnare eccentriche al convento con ingresso dal portone delle carra in istrada S. Vitale furon comprate da Gio. Battista Martinetti li 31 gennaio 1805. Rogito dott. Serafino Betti.

Altra porzione d' abitato, l'orto, scuderia, ed una terza legnara con ingresso dalla chiesa di S. Cecilia fu alienata a D. Pietro Tonarini ex agostiniano, ed a Gaetano Parigi li 23 maggio 1803. Rogito Luigi Aldini.

Altra porzione di fabbricato con ingresso in istrada S. Vitale fu comprata da Francesco Conti da Castel S. Pietro li 10 dicembre 1803. Rogito Luigi Aldini.

Due camere inferiori e due superiori sulla strada di S. Vitale furon comprate da D. Giuseppe China arciprete di Medicina, le quali camere erano unite ad un suo stabile di detta strada, come da rogito Aldini Luigi del 5 ottobre 1803.

Finalmente Gio. Battista Martinetti acquistò tutta quella porzione di convento che servì come caserma di cavalleria, a rogito di Angelo Felicori delli 10 luglio 1815, contratto che venne modificato da altro Istrumento dello stesso Felicori del 9 settembre 1816.

Via delle Campane a sinistra entrandovi per Strada S. Vitale.

N. 3016. Gio. di Musotto Malvezzi compra li 11 marzo 1472 da Giacomo Dalle Lanze, quale amministratore di Ercolesse suo figlio ed erede di Melchiore Negri, una casa unita ad altra posta in cappella S. Donato in contrada Bagnaroli. Confina il sagrato, o cimitero di S. Giacomo, Paolo Dalle Tovaglie, Iacopo dagli Ursi mediante chiavica, ed il compratore di dietro, pagata L. 475. Rogito Matteo Curialti. Nello stesso giorno il compratore fu investito dai Padri di S. Giacomo, direttari di detta casa, ai quali si pagavano L. 11. Rogito del detto Curialti. Questo canone fu poi francato li 12 settembre 1478. Rogito idem, collo sborso di L. 250.

1478, 5 marzo. Gio. di Musotto Malvezzi compra da madonna Luna dei Cabrudi, e da mastro Antonio da Roma suo marito, un terzo per indiviso di una casa con corte e pozzo nella contrada dei Bagnaroli sotto S Vitale (questo è errore del notaio perchè deve dire S. Donato). Confina la via pubblica, il compratore, e Giacomo degli Ursi di dietro, per L. 60. Rogito Matteo Curialti.

1482, 3 ottobre. Compra di detto Giovanni Musotto da Mastro Antonio sarto (qui si dice da Crema), una casa con lui per indivisa posta in via Bagnaroli presso il compratore di sotto, Iacopo Dall'Oro di sopra, e Giacomo degli Ursi di dietro, per L. 130. Rogito Matteo da Tossignano.

1487, 2 marzo. Il suddetto Giovanni compra da Nicolosa di Marco Paolo Dalle Tovaglie una casa con pozzo e cortile sotto S. Donato, in contrada dei Bagnaroli. Confina il compratore da due lati, la detta strada, ed una chiavica di dietro per lire 120. Rogito Marcinone Zanetti.

Gio. Girolamo Francesco e Lodovico, fratelli e figli di Battista Malvezzi, Giulio di Pirro Malvezzi, Bartolomeo di Gio.Malvezzi, Gio. di Musotto Malvezzi, Giacomo di Girolamo Bargellini, i di lui figli, ed altri molti, ordirono di uccidere Gio. Bentivogli li 27 novembre 1488, ad ore tre di notte mentre cenava colla sua famiglia. I congiurati si radunarono nella stalla di Bartolomeo suddetto di Giovanni da S. Giacomo. Il capo era Giovanni di Musotto Malvezzi, ed il Bargellini era destinato ad esser capo dei riformatori in luogo del Bentivogli. Per una combinazione fu scoperta la trama da Ghinolfo De Bianchi, grande amico di Giovanni II, che la confidò ai Bentivogli. Il Bargellini ed un altro dei capi furono decapitati nel cortile del palazzo del Podestà. Gli altri fuggirono, e Bartolomeo, Filippo e Marco di Gio. Musotto Malvezzi furono esiliati, ed i loro beni confiscati. Il 6 maggio 1490 fu pubblicato il bando capitale e la confisca dei beni contro Battista, figli, e fìgli dei figli Malvezzi. Rogito Francesco Barnalduzzi notaro dei Malefici.

Le case componenti in oggi il N. 3016 della strada già dei Bagnaroli, ora delle Campane, valutate L. 1100, furono occupate da Petronio Ballattino famigliare di Giovanni Bentivogli, ed essendo stato ucciso in Ferrara il primo giorno di quaresima del 1489 Gio. di Musotto Malvezzi, uno dei principali cospiratori, furon donate le dette case, il Guasto e la stalla (che servi di convegno ai nemici di Bentivogli) al detto Petronio Ballattino, che vi edificò una casa, e vi appose una lapida che ricordava gli antichi proprietari, ed il motivo che li aveva privati del loro possesso.

Nel 1501 vi fa alloggiato l'ambasciatore di Francia che andava a Firenze.

Circa poi la congiura dei Malvezzi contro i Bentivogli si crede opportuno citare queste ulteriori notizie.

Il giovedì mattina 27 novembre 1488 sulle ore 18 essendosi radunato l'uffizio dei XVI, ed essendo gonfaloniere di Giustizia Galeazzo Mariscotti, fu scoperta la congiura ordita da Gio. Girolamo e Filippo di Battista Malvezzi, che stavano da S. Pietro assieme a Giulio di Virgilio Malvezzi, a Bartolomeo di Gio. Malvezzi, ad Aldrovandino ed Alessandro fratelli de' Malvezzi, a Gio. Battista Refrigeri, a Giacomo di Gio. Bartolini, ed a Battista Siviero de' Zanetti da Reggio pelacano, i quali coi loro amici volevano la sera susseguente tagliar a pezzi Gio. Bentivogli e tutta la sua famiglia, dare il sacco al suo palazzo in istrada S. Donato, andare alle case dei Bentivoleschi, battere, e dir loro che la casa dei Bentivogli era in armi, ed usciti, tagliar anch'essi in pezzi, finalmente prender la piazza, il pubblico palazzo, e cangiar governo. I riformatori fecero armare tutti i contestabili di Palazzo, e questi furori mandati in cerca dei quattro figli del Malvezzi. Giovanni fu catturato, confessò esser reo, e lo scrisse di sua mano: Girolamo e Filippo con un loro amico detto Pietro da Parma se ne fuggirono.

Giovanni fu messo in carcere nel palazzo del Podestà ove fu esaminato dall' auditore di monsignor Luogotenente di Bologna alla presenza di due riformatori, di due anziani e di tre segretari di collegio, e confessò che con tre suoi fratelli, con sei parenti ed amici volevano la sera susseguente andare alla casa dei Bentivogli fra le tre e quattr'ore di notte dopo che Giovanni avesse cenato, mostrando bisogno di parlargli. Che Petronio Balestriero di Giovanni doveva esser quello che in loro compagnia doveva accompagnarli in sala siccome colui al quale Giovanni era affidato, e quando fossero stati in sala con Pietro da Parma tovagliaro, si dovea cominciare dall'ammazzare Giovanni, e così proseguire come si è più sopra accennato. E gioverà qui il dire che Gio. Battista Malvezzi era dei XVI riformatori di anni 60, ricco di gran provvisioni della Camera di Bologna, padre di sette figli, due dei quali erano allora assenti dalla città, uno era dottore, ma fu detto non entrasse nella congiura.

La mattina seguente, Giovanni di Battista Malvezzi, vestito di raso cremisino con calze e berretto di rosado, Giacomo di Girolamo Bargellini vestito tutto di nero, il Carpesano e Giovanni suo fratello, Costantino da Treviso, Michelangelo da Carpi barbiere, Luchetto da Vian detto Gacho, Tara Tafon da Ferrara, Gaglio da Verona, Spudacchiero da Ferrara, il Prete da Pisa conduttore di mercanzia, che sono nove forestieri e due bolognesi, furono impiccati ai merli del palazzo del Podestà.

Nello stesso giorno alle ore 18 circa, che era li 29 novembre, fu preso Pietro di Siviero di Zannetti pellacano, insieme con Petronio da Logliano balestriero (e questo era colui che doveva condurre il negozio) entrambi trovati nell' androna di San Leonardo, ov'era la casa di D. Gio. degli Ingrati, cognato di Gio. Battista Malvezzi, appiattati fra due muri, ed appena presi furono appiccati presso gli altri, ma a Petronio gli fu tagliato il capestro e cadde a terra, ove fu finito con molte ferite. Nello stesso giorno furono presi altri cittadini poi messi in libertà, indi ripresi e finalmente appiccati.

Il 3 dicembre Lodovico di Battista Malvezzi fu trovato in sua casa ad un ora di notte, e fu tagliato a pezzi. La stessa mattina ad ore dodici furon giustiziati altri tre ai merli, quinidi Astorre da Faenza fornaro, Matteo de' Muratori capitano della porta S. Felice, e che aveva la febbre, Lodovico di Francolino massaro dei Bisilieri, Gio. Cevenino maniscalco, Antonio Dalla Sega detto il Zampa, e Gio. Antonio dei Vaselli.

Furono esiliati Gio. Battista Malvezzi dei XVI colla sua famiglia, messer Francesco dottor suo figlio fu confinato a Rimini. In luogo di detto Battista fu fatto Riformatore Matteo Malvezzi amico dei Bentivogli, a cui fu donata la casa di Gio. Battista. Giulio di Virgilio Malvezzi fu confinato a Napoli. Bartolomeo di Giovanni a Venezia, Aldrobandino a Trento assieme ad un suo figlio bastardo, Alessandro fratello di Aldrobandino con due suoi figli a Torino, mastro di Girolamo dei frati dei Servi a Ferrara.

Gio. Battista Refrigeri non era a Bologna, ma arrivato al ponte di Reno, dove fu informato dei fatti occorsi, fuggì. La sua casa fu svaligiata e donata a Filippo Bianchi dei XVI.

La casa di Battista Sivieri fu messa a sacco e donata ad un terrazano della famiglia di Messer Giovanni.

La casa di Giacomo Bargellini fu messa a sacco, poi per misericordia lasciata alla moglie perchè aveva sette maschi e quattro femmine, ma i maschi furon mandati fuori di Bologna.

Il 3 dicembre fu pure pubblicato il bando che chi desse morto o vivo Girolamo e Filippo fratelli e figli di Gio. Battista Malvezzi, con Gio. Battista Refrigeri, avrebbe avuto 300 ducati per ciascuno.

La congiura fu scoperta nel seguente modo. Avendo Pietro da Parma un amico suo carissimo del quale molto si fidava, lo condusse sulla mura di S. Isaia ed ivi gli confidò la trama, ma costui rispose non volersene immischiare. Pietro impallidi a tale ripulsa, e quando l'amico lo vide si sconcertato, disse che avrebbe acconsentito di farne parte, e si divisero; ma colui invece recossi da Ghinolfo de' Bianchi, gli confidò il segreto, che poi Ghinolfo svelò tosto a Gio. Bentivogli.

1493, 10 maggio. Cessione di Pietro, di Domenico e di Bartolomeo Ballattini a Petronio di Francesco Ballattini di certe loro ragioni sopra una casa sotto S. Vitale o S. Donato, in via Bagnaroli, per L. 270, 16, 8, la quale confina col sagrato di S. Giacomo, con Alessio Orsi, e cogli eredi di Giovanni Malvezzi. Rogito Bartolomeo Zani.

L'origine delle differenze fra i Malvezzi e i Bentivogli fu ingiusta per i primi, e provocò gravi risentimenti per parte dei secondi, d'onde ne nacque l'irreconciliabile inimicizia delle due famiglie, e la cacciata stessa dei Bentivogli da Bologna. Rimpatriati i successori di Gio. di Musotto Malvezzi chiesero a Giulio II, li 11 febbraio 1508, la restituzione dei beni confiscati, e specialmente delle lor case sotto la cappella di San Donato. Dicono essi nella supplica che Bartolomeo Malvezzi partì da Bologna per timore dei Bentivogli, che Petronio Ballattino occupò nel 1489 una di lui casa allora divisa in due del valore di L. 1400 di bolognini. Aggiungono che è goduta dal Ballattino da 17 anni, per cui reclamano la restituzione degli stabili e delle rendite perdute. Pare che gli istanti fossero esauditi, e che il Ballattino fosse spossessato di questo stabile, poi venduto col patto di francare a piacimento degli Orsi, come da rogito di Paride Vizzani e di Alessandro Chiocca.

1606, 2 giugno. Orsino e Paolo Emilio di Mario Orsi retrovendettero ad Antonia di Lodovico Sampieri, vedova di Giovanni d'altro Giovanni di Bartolomeo Malvezzi, a Giulio Cesare ed a Marcello di Bartolomeo Lambertini coeredi di detto Gio. Malvezzi, una casa con corte e stalla sotto S. Donato nella via dei Bagnoli (Bagnaroli), in confine della strada a mattina, degli eredi di detto Malvezzi a sera, del senatore Alessio Orsi ad ostro, del cimitero di S. Giacomo a tramontana, altra volta venduta dal detto Giovanni Malvezzi al succitato Mario Orsi per L. 16000 pagate da Aldrovandino e fratelli Malvezzi a conto di prezzo del palazzo dello stesso Giovanni venduto ai medesimi. Rogito Francesco Maladrati.

I fratelli Lambertini che ricuperarono questo stabile erano del ramo che abitava in via Poggiale N. 716, del quale fu erede l' altro ramo di via Imperiale da S. Prospero N. 1218.

1602, 7 settembre. Il conte Cesare del conte Ercole Lambertini leggittimò Imelde figlia di donna libera, mediante il conte Ridolfo Campeggi. Rogito Domenico Albani. Il medesimo li 19 ottobre 1608 testò lasciando a detta Imelde sua figlia naturale avuta da Isabella Segni, L. 200000 per sua dote, con questo che debba maritarsi con uno dei due figli di Giulio Cesare del fu Bartolomeo Lambertini, lasciando intanto per di lei alimento annue L. 6000, e monacandosi li lascia la dote solita da darsi alle religiose. Lascia alla madre Isabella Segni L. 10000. Rogito Ercole Fontana.

1608, 23 ottobre. Fu fatto l' inventario tutelare dei beni per la dote di detta Imelde da Francesca del fu Vincenzo Campeggi vedova del conte Cesare Lambertini, e da Isabella Segni tutrice testamentaria della predetta Imelde. L' usuofrutto del palazzo Lambertini da S. Giorgio fu goduto dalla medesima Imelde la quale sposò d'anni 12 Bartolomeo del senatore Giulio Cesare Lambertini. Rogito Gio. Battista Salari.

1628, 18 febbraio. Consenso d' Imelde del fu Cesare Lambertini, e del senatore Bartolomeo del fu senatore Cesare Lambertini di lei marito a favore d'Isabella del fu Angelo Segni Bargellini, madre di detta Imelde, di poter conseguire tutte le spese fatte da detta Isabella e da Carlo Bargellini, già suo marito, nella casa sotto S. Donato in via delle Campane, e che possa godere sua vita natural durante la detta casa. La Segni sposò il Bargellini con privata scrittura del 2 novembre 1618 e con dote di L. 20000.

Finito il ramo Lambertini da S. Salvatore, passò questo stabile ai Lambertini Pollicini, che mentre l'abitavano vi nacque in una stanza a pian terreno dalla parte del cimitero di S.Giacomo, li 31 marzo 1675, Prospero Lorenzo di Marcello, fatto vescovo d' Ancona li 20 gennaio 1727, cardinale li 29 aprile 1728, arcivescovo di Bologna li 31 aprile 1731, poi Papa li 17 agosto 1740, e cioè il celebre Benedetto XIV.

D. Egano nipote del predetto Pontefice vendette questa casa al dottor medico Vittorio del dott. Gio. Battista Corna, per L. 10500, a rogito di Paolo Francesco Fabbri delli 6 marzo 1748, il cui figlio, dottor in legge, la cedette al marchese Camillo Scappi nato Sampieri, che la rimoderno, l'alzò di un terzo pianò, e l'abitò nel 1758.