Barbaria, dal I volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via Barbaria comincia dalla seliciata di S. Francesco, e termina alla chiesa di S. Paolo. Fu detta Croce in Barbaria , ed in Croce di Barbaria , per un'antica Croce posta nel mezzo della strada circa il 1240 fra le suore di S. Agostino e la chiesa di S. Barbaziano, di dove fu levata nel 1609 e collocata sulla porta laterale di detta chiesa. Dopo il 1796 fu trasportata nella Certosa.

Non si conosce l'etimologia del nome di Barbaria , solo si sa che ivi nel 1256 si pubblicavano i bandi dinanzi la casa d' Uguzzone d'Argile e di Gio. Marolino, e nel 1289 innanzi la croce di Barbaria e sopra il ponte di Barbaria. La sua lunghezza è di pertiche 110. 01. 0, la superficie è di pertiche 187. 59. 5.

Via Barbaria a destra cominciando da strada S. Isaia e terminando da S. Paolo.

N. 407. Li 12 novembre 1489 fu data dal Senato in concessione a Nicolò di maestro Liberato barbiere, avente casa a capo della Seliciata di S. Francesco e della Nosadella, un gran fossato aperto presso la medesima, dove cadevano ragazzi e bovi con carri, per chiuderlo con muro ed unirlo alla di lui casa. Questo fossato non poteva essere che un avanzo del secondo recinto della città. Lo stabile sotto il suindicato numero era composto di due case , una nell' angolo della Nosadella con due botteghe ad uso di forno e di calzolaio che Guglielmo Gaetano Dondini comprò nel 1762 dal senatore Gio. Sampieri per L. 4,800, contratto che fu poi rettificato li 27 gennaio 1772 a rogito di Carlantonio Pilla e di Giuseppe Marchioni. L' altra nel 1715 era dei Ratta, poi di Filippo Mazzini, indi di Baldassarre di Domenico Barbetti, che il 22 maggio 1781 la vendette a Carlantonio e Paolo Ignazio fratelli e figli del fu Guglielmo Gaetano Dondini per L. 5,100, rogito Giuseppe Bassi. Confina con due strade e beni di Marsilio Bassi. I Dondini le rifabbricarono e le ridussero ad una sola nel 1787.

N. 406. Casa composta di due stabili. L'uno verso ponente era dei Fontana di Modena fino dal 1564 e forse gli fu venduto dai Felicini, perchè nella facciata vi era l' arma Felicini. L' altro verso levante, è quello stesso che Lucio di Camillo Macchiavelli vendette li 27 aprile 1593 a Vincenzo di Gio. Tommaso Berò per L. 7,700, rogito Antonio Malisardi. È posta sotto S. Barbaziano in istrada S. Isaia, confina con Innocenzo Monterenzi, Ercole fratelli Fontana ed uno stradello didietro (cioè Fregatette).

1620 li 10 febbraio II conte Gio. maestro Barbieri Fontana comprò da Leonardo ed Angelo Michele fratelli Volta una casa grande con stalla e rimessa sotto S. Barbaziano per L. 32,000; confina coi beni d'Annibale Paleotti ed un vicolo. Questo con tratto si fece in via di permuta contro due possessioni poste alla Longara, e fu poi stipulato li 14 gennaio 1620, rogito Alessandro Sassi.

Il marchese Gio. maestro Fontana di Modena, successore nella primogenitura instituita da Lodovico, ultimo dei Fontana come da suo testamento delli 8 novembre 1607 a rogito Ercole Fontana, comprò li 13 febbraio 1020 a rogito Alessandro Sassi il palazzo colle case contigue in Galliera da Giorello e Lodovico fratelli Ghelli e nel contratto gli diede questa casa Fontana e più L. 28,000 in contanti. ( Vedi Galliera ).

1646 li 16 febbraio. Giuseppe e Lodovico fratelli Ghelli avevano casa sotto S. Barbaziano , in confine dei Rota o Ratta da un lato e dall'altro dei Monterenzi a rogito Domenico Buratti.

1695 li 23 aprile. Francesco, Antonio e Felice fratelli Bassi comprarono da Flaminia Bonasoni vedova Ghelli una casa grande con stalla sotto S. Barbaziano in via Barbaria per L. 13,600 a rogito Scipione Uccelli. Confina a levante coi Bavosi o loro creditori , a mezzodì collo stradello dei Poveri, a sera con una casa dei Ratta ed a settentrione con via Barbaria.

Cinque fratelli e figli di Antonio Ghelli da Budrio si stabilirono in Bologna circa il 1406 per esercitarvi la cartolaria, e Giacomo di Francesco, che puossi considerare per lo stipite di quella famiglia, ottenne la cittadinanza li 23 novembre 1472.

In appresso i Ghelli furono banchieri e si nobilitarono.

Pier Antonio di Taddeo morto nel 1545 ebbe due figli , Ulisse e Taddeo. Da Ulisse discese Carlo Gioseffo di Taddeo iuniore, morto poverissimo senza successione il 1° febbraio 1727.

Taddeo ebbe Lodovico dal quale nacque Anna maritata nel senatore Vincenzo Luigi Manzoli , ultima dei Ghelli che abitava questa casa. L' inventario legale dell' eredità del suddetto Lodovico fu fatto da Flaminia del fu Gio. Battista Bonasoni, vedova Ghelli, il 1° ottobre 1668 a rogito Gio. Battista Cavazza. Morì la Ghelli-Manzoli nel 1731. Passò poi a Sebastiano di Giacinto Bassi spedizioniere, che lasciò ricco patrimonio; gli eredi di esso la vendettero all'avvocato Vincenzo e dottor Domenico fratelli Patuzzi da Pavullo, che nel 1784 la rimodernarono internamente ed ai quali fu concesso il 19 febbraio 1785 suolo pubblico per la fabbrica della facciata, fatta con disegno di Camillo Morigia di Ravenna, scoperta li 17 dicembre 1784. In questa casa vi si vedevano le armi dei Felicini e vi mori li 4 ottobre 1739 il famoso medico Rinaldo Duglioli.

N. 405. Casa dei Monterenzi , abitata dal famoso dottor di legge Annibale di Giulio , morto il 5 di novembre 1586. Egli era discendente da Gio. Lodovico, di Lodovico, di Francesco, di Rambertino, di Azzolino, di Gherardo, di Albertinello. Fu esso autore delle Addizioni alli Statuti di Bologna ed il ramo di esso terminò in Lucrezia di Carlo, moglie del senatore Fulvio Antonio di Vincenzo Marescalchi. L' altro ramo di Filippo del suddetto Lodovico terminò in Girolamo figlio naturale di Sebastiano di Paolo. Dopo la di lui morte, seguita li 20 maggio 1649, i presidenti del Monte di Pietà nominarono eredi i Monterenzi , come si vedrà estesamente al N. 223 di Strada Maggiore. Facendo ritorno al suddetto stabile si trova, che li 17 luglio 1638 era abitato da Giulio e Francesco Monterenzi del fu Carlo; la casa allora confinava coi Ghelli, coi Luna, coi Pini e col vicolo dei Poveri a rogito Cristoforo Sanmartini.

Li 25 maggio a rogito Gio. Battista Roffeni, Girolamo del fu Tommaso Bavosi comprò per L. 3,349. 09 da Alberto del fu Diomede Casarenghi la casa che fu di Panina, Ostesani Luna sotto S. Barbaziano.

Dicesi che quella dei Monterenzi fosse venduta dai Marescalchi discendenti da Lucrezia Monterenzi, e perciò eredi Monterenzi, agli eredi di Virgilio Bavosi, ricchissimo speziale all'insegna del pomo d'oro, morto li 7 marzo 1713.

I creditori dello stato Bavosi la possedevano nel 1715 e la vendettero a C. Pietro di Cristoforo Locatelli della famiglia detta da S. Giovanni in Persiceto o dalla Civetta per avere figurata nella sua arma a differenza degli altri Locatelli , una civetta sopra tre monti. Egli morì li 8 maggio 1719 lasciando erede l'unica sua figlia Felicita, maritata nel conte Giacomo dei Vincenzi nobile ferrarese. Morì essa li 15 ottobre 1758 e fu l' ultima di sua famiglia.

Gio. Cristoforo Vincenzo del detto Giacomo Francesco dei Vincenzi e della contessa Felicita del conte Gio. Pietro Locatelli che testò li 7 aprile 1705 a rogito Luigi Melega, nacque li 30 ottobre 1694.

La detta casa fu abitata dai de' Vincenzi finiti in Gio. Cristoforo di detto Giacomo, mancato ai vivi li 15 febbraio 1776 , testando a favore del secondogenito del marchese Luigi Bevilacqua; ma l' eredità Locatelli passò nei discendenti più prossimi al testatore.

Da Locatelli passò a Gio. Battista Cavazza, che la pagò L. 11,500, poi in dicembre 1794 fu comprata per L. 28,000 da D. Filippo di Giulio Tomba, canonico di S. Petronio.

Unito a questo stabile vi è il N. 404.

NN. 403, 402. Due casette, una con macelleria, l'altra con tre colonne di legno e due di pietra, la qual differenza di costruzione manifesta esser state case di due proprietà ed ora di una sola, che appartennero anche alle suore di S. Agostino.

Il N. 403 era casa che nel 1585, 14 luglio, apparteneva a Vincenza del fu Vincenzo dal Trebbo; fu da lei venduta a Francesco di Bartolomeo dal Pino per L. 4,050 a rogito Antonio Crescimbeni.

È casa con due cortili e stalla, posta sotto S. Barbaziano e confina colla via pubblica e Filippo Ostesani.

1632 li 28 settembre. rogito Gio. Gandolfi. Casa dal Pino in Barbaria confina ad oriente con quella di Ottaviano Zambeccari, a mezzodì colle suore di S. Agostino e con Monterenzi da sera.

1654 li 23 luglio. Girolamo del fu Tommaso Bavosi comprò dalle suore del Corpus Domini, e dagli Esposti, eredi Poggi, una casa sotto S. Barbaziano in Barbaria. Confina con detta via, l' acquirente successore di Carlo Monterenzi, e le suore di S. Agostino. Rogito Marco Melega.

1675 li 30 marzo. La casa venduta al Bavosi, fu devoluta agli Esposti come a rogito Francesco Maria Fabri.

1735 li 12 luglio. Detta casa in Barbaria appartenente agli Esposti, confina a levante con la casa spettante alle suore di S. Agostino, a ponente con Giacomo Cavazza , ed a settentrione colla via pubblica ; fu ceduta in permuta alle suore di S. Agostino per L. 4,500 a rogito Nicola Antonio Colli.

N. 401. Chiesa e convento di monache dette di S. Agostino.

Narra il Sigonio che Giovanni Nasi vescovo di Bologna consentì nel 1355 che fossero edificati due conventi, uno per donne meretrici , e l' altro per uomini bestemmiatori. Alle prime furon donate da Pietro del fu Giacomo Calderari della cappella di S. Barbaziano, e cioè a suora Giovanna Mezzini di Modena, priora, due case fra loro congiunte in cappella S. Barbaziano li 27 novembre 1355, rogito Bartolomeo Masini.

I secondi in numero di dodici si fecero camaldolesi nel monastero, posto a quei giorni nella via di Bagno Marino, dove il martedì 29 settembre 1355 andarono ad abitare.

Nell'archivio dei Calderini si trova un rogito di Girolamo Canonici , di Gio. Battista Gessi e di Giovanni Maria Gambalunga, in data dei 22 dicembre 1462 pel quale si ha che Pietro del fu Giacomo Calderini fa donazione, alla suora Giovanna da Modena del monastero di M. V. della Misericordia nuovamente istituito in questa città, di due case unite e poste nella parrocchia di S. Barbaziano, con facoltà di poter fondare la loro chiesa sotto il detto titolo.

1356 li 31 marzo. Concessione di Balduino del fu Balduino Balduini e di Bartolomeo del fu Fausto Balduini alle suore di S. M. della Misericordia di poter chiudere la strada detta la torre dei Gualenghi, ed erigere due muri per comodo ed ampliazione del loro convento. La stessa concessione viene accordata dal priore di S.Barbaziano, da Emilio Canuti, da Pietro di Tommaso Balduini, da Boldana Bulstizzi moglie di Fausto Laghi e da Bartolomeo di Martino Amorati del Borgo Panigale, come da rogito Pietro Boccadecani.

Non sarebbe improbabile che questa strada sboccasse in Barbaria dov' era la porta di detto convento N. 402.

1393 li 17 giugno. Bartolomeo e Giovanni del fu Paolo del fu Franceschino Gombruti comprarono, da Tommaso del fu Pietro del fu Tommaso Balduini per L. 300 due delle tre parti di una tornatura e tavole 8, ortive, compreso la metà del fosso vicino a detto terreno sopra cui vi è una torre ed una casa, nella parrocchia di S. Barbaziano in luogo detto la torre dei Gualenghi; confina colla via pubblica da due lati, Giovanni Ghisilieri ed il muro antico della città , nel quale evvi una porta , per cui si ha accesso e recesso a detta casa ed al terreno ortivo. Confina anche con Azzolino di Francesco Cavrari e la casa delle suore convertite di S. Agostino. Rogito Rodolfo Lambertini. Quest' orto era dalla parte del fossato.

1406 li 22 aprile. Si comprò dalle suore convertite da Bartolomeo del fu Paolo del fu Franceschino Gombruti due delle tre parti di una tornatura e tavole 8 ortive, compresa la metà del fossato con torre e la casa sotto S. Barbaziano in luogo detto la torre dei Gualenghi. Confina colla via pubblica da due lati , gli eredi di Giovanni Ghisilieri, col muro antico della città, in cui evvi una porta che dà accesso e recesso a detta casa e torre. Confina con Angiolina Cavrari Oraboni per L. 350 , a rogito Filippo Marsili.

La detta casa, torre ed orto fu il tutto venduto dalle suore li 10 maggio 1511 ai Zambeccari. (Vedi N. 400 di Barbaria).

1506 li 11 marzo. Amadio de'Baruzzi, vicario del cardinale Giovanni Stefano Ferreri vescovo di Bologna, sotto pretesto di riforme, ordinò alle suore di S. M. della Misericordia e di S. M. Maddalena di Val di Pietra , dimoranti fuori di Porta Saragozza, di sloggiare dai rispettivi conventi per unirsi in questo convento sotto il titolo di suore e convento di Santa Catterina da Siena. Le Agostiniane, scacciate e obbligate a ritirarsi in case particolari, ricorsero a Papa Giulio II che rimise la causa ad alcuni giudici delegati, i quali pronunciarono tre sentenze conformi, l'ultima delle quali emanata li 9 novembre 1508 dice che essendo state espulse le suore convertite dalle Domenicane, e tolti i loro beni, venghino restituite le une e le altre ai loro rispettivi conventi; il che fu eseguito li 23 dicembre dello stesso anno. Rogito Francesco Matesilani.

Nel 1532 commutarono il nome di suore convertite in quello di S. Agostino, per ciò nel 1600 alli 2 maggio queste suore per ampliare il loro convento comprarono da Taddeo del fu Lodovico Boccaferri una casa con orto sotto S. Barbaziano in confine di Sulpizio Brusatti e di Vincenzo Monterenzi, di una strada di dietro , e delle compratici, per L. 8,000. Rogito Vincenzo Stancari.

Nata controversia fra le suore di questo convento, alcune delle quali volevano una riforma ed altre vi si opponevano, tenuto uno scrutinio il dì 7 maggio 1623, davanti il suffraganeo dell' arcivescovo Lodovisi, prevalse il partito contro la riforma, e cioè della vita comune.

Non ostante il voto emesso, la sacra congregazione dei vescovi e regolari, decretò la separazione di quelle che manifestarono voler vivere in perfetta comunità, e ciò seguì li 31 dicembre 1624 in numero di sette professe e tre converse, le quali passarono a fondare il convento di Gesù e Maria alla porta di Galliera.

Questo convento fu soppresso li 20 gennaio 1799 e comprato li 29 dello stesso mese da Gaetano Mattioli di Parma. Isabella Barbieri di Arezzo, vedova del predetto Mattioli, ne dispose alla di lei morte in favore della chiesa parrocchiale di S. Catterina di Saragozza , come da suo testamento a rogito Longhi. Era in questo luogo una porta del secondo recinto della città, che dicevasi Barbaria o di S. Isaia, la quale credesi demolita nel 1250.

N. 400. Palazzo dei conti Zambeccari, famiglia senatoria.

Sul finire del secolo XIII erano quivi le case dei Belvisi. Il famoso Giacomo nacque circa il 1270 da Benvenuto giurisperito non dottore di leggi, e da Bartolomea Picciolpassi, famiglia l'una e l'altra di antichissima data, popolari e del partito Lambertazzi.

Si è detto giurisperito, o giudice, perchè, il giurisperito o giudice, poteva patrocinar le cause, ma non salir la cattedra.

Morì Giacomo nel 1438 ai primi di febbraio, e si sa che aveva alloggiato in propria casa dirimpetto a S. Barbaziano.

1326 li 22 ottobre. Le dette case erano state comprate dal sacerdote Pietro di Salò procuratore di maestro Guglielmo da Brescia medico pontificio, ed arcidiacono di Bologna, il quale testò in Parigi li 9 maggio 1326 ordinando la fondazione di un collegio in Bologna da appellarsi collegio Bresciano, a comodo di alcuni giovani , che dovessero applicarsi agli studi del ius o della medicina, da eleggersi dall' arcidiacono di Bologna.

Il Ghirardacci sotto la data del 1326 racconta che il senato concesse a Guglielmo Grisia di comprare alcune case in Bologna per fabbricarvi un collegio da chiamarsi collegio dei Bresciani. Questo può dirsi il primo collegio che abbia esistito in Bologna benchè fino dal 1256 fosse stato istituito l'Avignonese da ZoeneTencarari, ma gli alunni di questo collegio ricevevano un assegno in contanti, vivevano sparsi per la città e non avevano casa determinata per convivervici collegialmente come volle mastro Guglielmo per li suoi scolari Bresciani.

1394 li 28 giugno. Bonifazio IX con sua Bolla concesse al Collegio Bresciano di permutare li suoi beni posti in Bologna con Nicolò Zambeccari. La permessa permuta si risolvette in una enfiteusi stipulata li 7 ottobre 1404 fra il rettore e gli scolari di detto Collegio, con Nicolò Zambeccari, colla quale fu locata per anni 29 una casa grande sotto S. Barbaziano in confine della via pubblica davanti, colle infrascritte case da due lati, con certo terreno pubblico, e coi beni delle suore convertite.

Altra casa annessa che confina colla via pubblica; coi beni del fu Battista Balduini, con Rustigano Rustigani.

Altra casa in detta parocchia che confina colle case delle suore convertite e la via pubblica pagando per simile permuta in complesso l'annuo canone di L. 80, rogito Vittorio Leonori.

Fissata questa locazione i collegiali avranno lasciato libero allo Zambeccari il descritto locale, ignorandosi quale a loro sia stato sostituito; ma è probabile che ad imitazione del Collegio Avignonese si pagasse agli alunni una pensione mensile, colla quale si mantenessero a loro elezione in case particolari.

1408 li 10 gennaio. Si rinnovò il contratto di dette case in numero di tre contigue e poste sotto S. Barbaziano in confine della via pubblica, delle suore suddette, degli eredi di Rustigano Rustigani per annue L. 80; ma si aggiunge in questa corrisposta essere comprese alcune pezze di terre, qua e là sparse in Bologna, rogito Filippo d'Angelino Marsigli e Matteo Griffoni.

Che il Collegio Bresciano abbia continuato a sussistere, lo constatiamo dalla elezione fatta li 10 novembre 1432 da Giovanni Andrea Caldarini, vicario di Leonardo Labelli arcidiacono di Bologna, di Egidio Antaldi scolaro del detto collegio, come da rogito Filippo Formaglini.

1410 li 13 settembre. Compra Nicolò, del fu Bartolomeo Zambeccari, da Giovanni del fu Paolo Gombruti, una casa sotto S. Barbaziano, la quale confina col compratore, gli eredi di Giovanni Baldoini, ossia Franceschino Poeti, colla via pubblica ed altri, per L. 50, rogito Filippo Marsigli.

1413 li 17 aprile. Confisca dei beni di Nicolò del fu Bartolomeo Zambeccari devoluti alla Camera di Bologna in causa dei suoi demeriti per ordine dei difensori all' avere, rogito Pasio Fantuzzi.

1423 li 22 febbraio. Donazione di Gesia Querzi Baldoini a Bernardino del fu Carlo Zambeccari di due case contigue sotto S. Barbaziano, rogito Giacomo Mogli e Guido Gandoni.

1437 li 4 aprile. Una Bolla di Eugenio IV ordina che la pensione pagata da Nicolò Zambeccari al Collegio di Brescia sia applicata invece al Collegio Gregoriano, e ciò fa supporre l' unione dei due Collegi in un solo.

1489 li 31 dicembre. Pellegrino e Giovanni del fu Paolo Zambeccari fanno permuta col capitolo di S. Pietro del canone dovuto per le case sotto S. Barbaziano in confine delle suore convertite e di Antonio Pandolfi, rogito Giacomo Mascari alias Budrioli.

1503 li 6 aprile Compra Paolo di Pellegrino Zambeccari da Filippo del fu Antonio Roffeni tavole 10 ortive sotto le Muratelle nella via del Fossato, confinano con detta via, coi Roffeni, cogli eredi di Paolo Cospi, colla piazzetta di detto Zambeccari dalla parte di dietro per L. 13, rogito Lianoro Lianori. Le famiglie Roffeni erano padrone del locale che fu poi monastero di dame appellato della Concezione.

1508 li 3 giugno. Compra Paolo di Pellegrino Zambeccari da Francesco di Gaspare del fu Francesco Roffeni una casa sotto S. Barbaziano in via Barbaria. Confina con Virgilio Poeti, cogli eredi di Antonio da Casio oggi Mellini da due lati per L. 800 a rogito Giacomo Beroaldi e Giacomo Budrioli.

1511 li 10 maggio. Compra fatta da Paolo del fu Pellegrino Zambeccari dalle suore di S. Maria della Misericordia dette Convertite, di una torre, casa ed orto, che è di là dalla torre dalla parte superiore, nella parrocchia di S. Barbaziano nella via Barbaria in luogo detto la Torre di Gualengo. Confina la via pubblica, il detto Paolo compratore, Virgilio Poeti, il muro antico della città e Girolamo Boccaferri. Il terreno ammontava a tavole 60 compreso lo spazio ov' è la torre suindicata , rogito Ulisse Musoni e Giacomo Budrioli.

1511 li 18 ottobre. Compra Paolo Zambeccari da Francesco da Roffeno una casa sotto S. Barbaziano per L. 800, rogito Ulisse Musotti.

1515 il 12 gennaio. Decreto del Legato Giulio de' Medici (quegli che fu poi Papa Leone X ) a favore di Paolo Zambeccari col quale conferma la donazione fatta da Virgilio Poeti al detto Zambeccari di certa strada situata nel lato posteriore della casa dei Zambeccari sotto la parrocchia di S. Barbaziano in confine della casa dei Poeti.

1515 li 28 giugno. Vertendo lite fra il cavaliere Virgilio Poeti e lo stesso Zambeccari, in causa di terreno della parte posteriore fra essi confinante e le case loro, dove è una via che le divide, fu convenuto che tal lite si finirebbe se il pubblico gli donasse detta via; lo che fu concesso a patto di aprire altra strada sul terreno dello Zambeccari, posto sotto S. Barbaziano in lunghezza piedi 9 con fossato.

1529 li 11 agosto. Nella divisione fra i figli di Paolo Zambeccari fu stimata la casa grande L.7,500,

la casa nuova nella piazzola con una stalla antica sotto S. Barbaziano L.1,467

La casa nel Fossato con orto e torre L.4,639.

Rogito Alessandro Accolto.

Oltre agli stabili ed i possedimenti rurali qui sopra descritti che il Mentesan idice appartenere alla famiglia Zambeccari eravi pure un mobigliare magnifico e sontuoso. Il Vasari nella vita di Francesco Francia celebre pittore ed orefice, ci trasmette essere questi stato amicissimo di Paolo o Polo Zambeccari che gli commise un quadro assai grande rappresentante la natività di Cristo che riuscì uno dei più classici suoi lavori, del quale disgraziatamente oggi ignorasene l' allogazione.

I Balduini detti da S. Barbaziano erano di famiglia antica ed illustre, di fazione Geremea, la quale conta il celebre Iacopo dottore di leggi scolaro di Azzone e di Oddofredo, maestro d'Innocenzo IV pontefice.

Iacopo suddetto morì nel 1240 e fu sepolto in bel deposito posto nell' angolo della chiesa di S. Barbaziano. La famiglia fini nel secoto XV con Ginevra maritata in Ottaviano Fantuzzi, il quale viveva nel 1490, ed, a quanto pare, essa fu l'ultima dei Balduini, che per essere attaccati al partito dei Bentivogli, soffersero moltissimo e decaddero dall'avito splendore.

Un' altra famiglia Balduini fiorì nel secolo XVII, ma questa derivò da un Giovanni Battista, nativo di Milano, che si stabilì in Bologna e vi morì nel 1585.

La famiglia Gualenghi fu parimenti illustre ed antica, ma di essa non si hanno che poche notizie del secolo XIII, e sembra mancasse di successione al principiare del secolo XIV. La torre di essa famiglia nella via detta in oggi Stradelazzo nella parte posteriore del palazzo Zambeccari è la torre Gualenghi non Zambeccari.

Verso la fine del portico del palazzo Zambeccari eravi la casa dei Gombruti che fu poi acquistata dai Zambeccari nel 1410, e dopo, verso sempre l' oriente, veniva quella di Giacomo Balduini che l'abitava nel 1211 e che si estendeva ancora sul suolo del vicino.

N.400/2. Casa che fu dei Pandolfi, dei da Casio, poi dei Mellini, i quali la possedevano nel 1508. Un rogito di Fulgenzio Zanettini ricorda questa casa sotto li 22 dicembre 1542 come appartenente a Melchiorre di Lodovico Mellini posta sotto S. Barbaziano , in confine dei Zambeccari e dei Poeti. Giovanni Battista ed Innocenzo fratelli Mellini Crescimbeni la vendettero al senatore Paolo Patrizi Zambeccari li 12 febbraio 1746 a rogito Antonio Gaetano Betti, e fu incorporata al palazzo del compratore, ma in oggi è da esso separata.

I Mellini chiamavansi degli Aretusi e provengono da un Alessandro detto Sandro Aretusi, il cui nepote ex filio di nome Antonio detto Millino fece cambiar cognome alla famiglia, che si divise io due rami, uno dei quali si stabilì in Pistoia e l'altro rimase in Bologna.

Catterina di Damiano ultima del ramo pistoiese sposò Agostino di Melchiorre Melliti, del ramo bolognese al principio del secolo XVII e cosi si formò una sola famiglia, la quale si divise ancora quando Agostino Gioseffo Abbondio di Melchiorre, nato del 1731, ristabilì li Mellini in Pistoia dove furono ascritti alla nobiltà.

Gli altri Mellini vanno a mancare in una Mellini moglie di Antonio Giusti. Ebbero il cognome Crescimbeni in causa di Giuliano di Agostino Banzi e d' Ippolita Crescimbeni ultima dei Crescimbeni che sposò Melchiorre Mellini, a cui portò l'eredità ed il cognome d' altra famiglia Crescimbeni che ebbe la pittrice Anna Maria, scolara di Iacopo Calvi detto il Sordino.

N. 399. Alessandro di Battista Poeti nel suo testamento fatto li 8 novembre 1491 a rogito di Alberto Argelati, proibisce che questa casa posta sotto S. Barbaziano in confine della via pubblica davanti e di dietro, di Pellegrino e fratelli Zambeccari, essendo magnifica, corredata di molti comodi e di grande valore, sia alienata dai suoi discendenti, ed ordina che terminato il loro ramo, serva per un collegio dei sudditi del Duca di Milano, escludendo quelli di qualunque altro paese, li quali studenti saranno eletti dal guardiano di S. Francesco di Bologna, dal priore di S. Barbaziano, dal decano della famiglia Poeti, e dal più vecchio discendente di Pellegrino di Paolo Zambeccari, e di Paolo figlio di detto Pellegrino.

Il Poeti però non era che semplice conduttore di questa casa, la quale apparteneva ad Antonio Pandolfi da Casio, per esso poi venduta a Virgilio di detto Alessandro li 31 dicembre 1494 per L. 6000 a rogito Francesco Salimbeni ed Alessandro Bottrigari; nel qual contratto si dichiara esser casa nuova, bella ed onorevole, con orto e stalla, e posta in capo alla via di S. Barbaziano sotto la cappella di detto Santo, in confine di Tommaso da Fagnano a levante, di Gaspare Roffeni, di Gio. Battista e Paolo Zambeccari, di Ser Paolo della Schiappa, di una strada di dietro, di altra davanti e del venditore. Il riferito fidecommesso del suddetto Alessandro Battista Poeti fu dichiarato valido da due decisioni di Rota coramUbaldo Seniore.

1544 li 11 febbraio. Confinava con Galeazzo Fagnani, coi Zambeccari e cogli eredi di Lodovico Mellini, successori del da Casio, mentre Gabriella Malvezzi moglie e mandataria di Ercole di Virgilio Poeti l'affittò per annui scudi 70 d'oro d'Italia a Giulio Felici. Rogito Virgilio Gambalunga.

1560 li 17 dicembre. Fu locata al conte Ercole del fu Cornelio Lambertini per annui scudi 100 d'oro, Rogito Tommaso Passarotti, da Alessandro e Virgilio fratelli e figli del fu Annibale Poeti. Confinava li Zambeccari, li Fagnani e le vie pubbliche. 1570 li 18 marzo. La casa suddetta fu presa in affitto da Ercole Bottrigari per annui scudi 100 da L. 4, 3.

1624 li 20 febbraio. Confinava coi successori di Annibale Favari (Fagnani) col dott. Palmieri, coi Zambeccari e con due strade, Rogito Ventura Sturoli.

1647 li 7 settembre. Confinava coi Morandi, Zambeccari ed i Mellini, più due strade, e si affittava per L. 640 annue. Fu valutata in divisione L. 33673. Rogito Gio. Battista Casari.

1659 li 10 maggio. Gioseffo Maria di Teodosio Poeti vendette questa casa nobile al collegio Iacobs detto dei Fiamminghi per L. 18500. Rogito Gio. Cesare Manolessi. È detto essere rimpetto la via larga S. Barbaziano e confinare coi Morandi, coi Zambeccari da più lati e col vicolo Borgo Ricco.

1678 li 28 gennaio. Detto Collegio coll' obbligo di pagare L. 116, 14, 4 d'affitto per la riserva di rimanere sino all'8 di maggio susseguente al giorno in cui passò il collegio stesso nella casa Baruti in Cartoleria Nuova, la vendette a Paolo Francesco Gio. Carlo ed abbate Ottavio Pierizzi per L. 20500, Rogito Bartolomeo Marsimigli, e Sforza Alessandro Bertolazzi.

Il marchese Canonico Ottavio di Pietro dei Pierizzi ne fece donazione universale a Teodoro Ragani Zani, ed a' di lui eredi per una metà e per l'altra a favore della persona ben nota al donante da nominarsi dal detto Ragani con la riserva della consecuzione di tutti i frutti dei beni donati, sua vita natural durante, e della facoltà di testare di due case poste rimpetto al Collegio di Spagna. Rogito Angelo Michele Bonesi e Francesco Antonio Maria Moneta Scannabecchi delli 26 ottobre 1716. Nello stesso giorno il Ragani nominò l' avv. Vincenzo Sacco a rogito delli stessi notari, la qual nomina fu rettificata dal Ragani il dì 1 febbraio 1717. Rogito Angelo Michele Bonesi. Li Pierizzi oriundi di Ragusa passarono ad Ancona per mercatura, poi Paolo di Domenico si trasferì in Bologna, ove maritò tre figlie, una in Marcantonio Legnani, l' altra in Francesco Malvezzi, e la terza in Paolo Dondini.

1720 li 13 luglio. Passò convenzione fra il canonico Ottavio Pierizzi, ed il senatore Francesco Maria Monti Bendini di demolire immediatamente i portici rovinosi davanti i loro palazzi e case in via Barbaria, colla condizione di non potersi mai più riedificare dai successori in perpetuo. Rogito Angelo Michele Galeazzo Monesi.

Mori il canonico Ottavio Pierizzi li 27 gennaio 1726, e toccò al Sacchi questo palazzo. Il conte Angelo Antonio di Filippo Sacchi, ultimo della sua famiglia, lo vendette al marchese di Francesco Saverio di Giuseppe Calvi, ed ora appartiene a Giuseppe del negoziante Minghetti.

La famiglia Sacchi, o Sacco, fu antica e nobile e rimonta al secolo XIII. Gregorio di Giacomo cavalier Gaudente, fu cacciato da Bologna con altri nobili dal Governatore del Duca di Milano nel 1403 e passò a Parma, ove stabili il suo ramo, che poi da Antonio di Michelangelo si fece rimpatriare, e terminò nel conte Angelo di Filippo Carlo. Bartolomeo di Giacomo, fratello del suddetto Gregorio, formò poi il ramo di Bologna terminato in Margherita Elisabetta Teodolinda del summentovato Angelo, moglie in prime nozze d' Antonio Lorenzo di Gio. Battista Sampieri, ed in secondi voti di Liborio di Gregorio Veggetti, morta li 30 aprile 1823.

N. 398. Casa che del 1500 era degli eredi di Filippo Beroaldi, e del 1508, sotto li 10 febbraio, di Domenico Fagnani come da assegnazione fatta ai di lui figli e nipoti a rogito Francesco Conti, nella quale assegnazione è valutata L. 2000. Confinava li Schiappa e Virgilio Poeti.

1520 li 9 maggio. Confinava Virgilio Poeti dal lato di ponente, con Orfeo Beroaldi di dietro, ed a levante Gio. Andrea della Schiappa. Rogito Paolo della Schiappa.

1542 li 23 novembre. Confinava Ercole Poeti a ponente, Pietro Bonfigli a levante e Ser Bartolomeo Budriolo pure a levante. Rogito Virgilio Gambalunga. Questi Fagnani venivano da Alessandro di Tommaso d'altro Tommaso da Fagnano, e quelli di strada Maggiore in angolo di Borgo Nuovo da Battista di Tommaso di altro Tommaso. I primi finirono in Marcantonio di Giulio Cesare marito di Santa Nanni, la quale fu erede di suo figlio Giulio morto ab intestato. I secondi terminarono in Girolamo di Bartolomeo notaio ed in Gabrielli di Francesco che testò li 30 aprile 1591.

Si trova che questi Fagnani prima del 1585 erano della parrocchia di S. Maria delle Muratelle, onde si sospetta che avessero già alienato questo stabile agli Argeli, i quali si trovavano possessori del medesimo nel 1588.

1618 li 7 novembre. Gio. e fratelli Paltroni Argeli vendettero questo stabile a Gio. Battista Morandi per L 14000, rogito Giulio Vitali, ed allora confinava con Borgo Ricco di dietro, da una parte coi Poeti, e dall'altra coi Bonfigli, ed era posto sotto S. Barbaziano.

1659 li 1 agosto. Giulio di Paolo Riario compra dal conte Nestore Morandi una casa con corte, orto e stalla, sotto la parrocchia di S. Barbaziano in via Barbaria per L. 11000. Rogito Silvestro Zocchini. Confina da un lato lo stabile Poeti, poi Collegio Fiammingo, dall'altro i beni Montecalvi ed altri beni del venditore, e di dietro, dove ha uscita, il vicolo detto Borgo Ricco e l'altro vicolo vicinale tendente a ponente alla via del Fossato. Esso Riario testò li 3 marzo 1662 lasciando erede usofruttuaria Virginia Ghetti di lui moglie, quando però vivesse in istato vedovile, e proprietari Giovanni Battista Ridolfo e Carlo, figli di Lorenzo Riario suo fratello. Rogito Pompeo Zucchini.

Li 10 marzo 1665 fu ucciso da un' archibugiata. La vedova rinunziò agli eredi i crediti della beccaria, che i soli esigibili si facevano ascendere a L. 9000, e gli eredi assolsero lei dal legame di vivere vedova, quindi sposò il dottor di legge Pompeo figlio del medico Francesco Lucchetti di Candia, la quale poi testò li 10 gennaio 1667 a rogito del suddetto Zocchini, lasciando il marito erede, che si rimaritò in Anna d'Adriano Speri di Candia, indi testò li 26 novembre 1685 lasciando erede la moglie, e questa passò in seconde nozze col conte Carlo Cesare di Benedetto Vittori e morì li 3 maggio 1696, e così questa casa passò in proprietà del Vittori, da cui fu venduta il 1 giugno 1697 ad Ottavio e fratello Pierizzi per L. 12000 a rogito Boari, e dal Pierizzi passò ai Sacchi per il precitato vitalizio.

N. 397. Casa degli Schiappa o Bompoli, che nel 1301 edificarono la chiesa dello Spirito Santo nel comune del Borgo Panigale.

1500 li 22 agosto. Pietro di Giacomo Bonfigli comprò da Pietro Maria della Schiappa la metà di una casa sotto S. Barbaziano in via della Croce di Barbaria in confine della Via di Borgo Ricco, degli eredi di Filippo Beroaldi e di Galeazzo Fasanini, per L. 700. Rogito Camillo Saviolo alias Dall'Oca.

1527 li 2 novembre. Pietro di Giacomo Bonfigli compra da Paolo e Gio. Battista di Andrea Schiappa la metà di una casa in confine del compratore, dei Fagnani successori Beroaldi, ecc. per L. 800. Rogito Camillo Salvioli alias Dall'Oca.

1575 li 9 maggio. Confinava cogli eredi di Cesare Vallata e quelli di Galeazzo Fagnani.

1586 li 7 maggio. Questa casa confinava con due strade e gli Argeli che avevanvi casa, la quale del 1682 era sul cantone di Borgo Ricco e confinava col capitano Emilio Argeli da un lato. Francesco di Pietro Angelo Bonfigli la vendette li 14 agosto 1711 per L. 3000 ad Ottavio Pierizzi. Rogito Angelo Michele Bonesi. Questa casa e l'unita che segue furono assegnate li 2 aprile 1712 in L. 13800 da Ottavio e Gio. Carlo Pierizzi a Gio. Paolo Sacchi e Margherita Cevenini Iugali. Rogito Angelo Michele Bonesi.

Si passa Borgo Ricco.

N. 396. Stabile forse del 1406 di Matteo Griffoni, e dopo dei Poggi, quindi dei Luna, che Matteo della Luna lo possedeva nel 1570, poi di Girolamo Manfredi, i di cui creditori lo vendettero il 4 luglio 1623 a Giovanni e fratelli Bavosi per L. 16000, rogito Francesco Benazzi.

Appartenne nel 1715 a Luca Pederzani ed alle suore di S. Agnese, ora è di Giorgio Nanni dei Bagni della Porretta.

N. 395. Casa antica con colonne di legno probabilmente dei Zambeccari, alla quale sembra possano essere applicabili i seguenti contratti.

1400 li 19 marzo. Compra Nicolò del fu Bartolomeo Zambeccari da Domenico del fu Giovanni mercante e da Antonio del fu Petronio Preti una casa ed una casetta contigua, poste sotto Santa Margarita in confine di Matteo Griffoni del fu Matteo mediante chiavica comune, per L. 175, rogito Agostino del fu Petruzzo Preti.

1408 li 7 maggio. Ursina del fu Petruzzo Preti, vedova di Pellegrino Zambeccari, compra da Giovanni del fu Nicolò Calvi lanarolo (Questo Giovanni è l'avolo del famoso Galeazzo Marescotti) due case contigue con orto sotto Santa Margarita. Confinano il venditore, Matteo Griffoni, la via pubblica e gli eredi di Aghinolfo Delfini mediante androna, per L. 400, rogito Matteo di Guido Griffoni.

1461 li 18 aprile. Casa di Achille del fu Tommaso, e di Galeazzo del fu Bonifacio Zambeccari, sotto la parrocchia di Santa Margarita. Confina la via, i Padri Celestini, Matteo e fratelli Zambeccari, Galeazzo Marescotti, valutata L. 1000, rogito Frigerio Sanvenanzi. Si dice posta nella Via di S. Barbaziano.

Si ha poi memoria che del 1533 era dei Leoni, ed Ascanio ultimo di sua famiglia, morì li 31 maggio 1552. Confinava a quei giorni con Matteo della Luna a ponente, a levante coi Bulgarini, e di dietro col prato dei Marescotti.

1676 li 3 marzo. Girolamo di Vincenzo Leoni vendette a Vincenzo Ercolani questa casa in confine dell'altra Poggi, ora Pederzani, e dell'orto dei Marescotti di dietro per L. 10000, rogito Camillo Feline. Appartenne poi alla famiglia Stella, e nel 1720 fu stimata L. 9000 dal perito Giulio Cassani.

Dipoi il conte Giuseppe di Amadio Stella la vendette per L. 18000, cioè nel 1778 al Collegio Poeti che qui si traslocò li 29 maggio 1774.

Li 14 Giugno 1775 fu concesso suolo pubblico al Collegio Poeti in Via Barbaria per i risarcimenti di questo stabile. Il capitano Teodosio Poeti, morto d'anni 32 li 26 dicembre 1551 di una moschettata in una gamba all' assedio della Mirandola, nel suo testamento fatto in Roma li 15 giugno 1549 ordinò la fondazione di un collegio che ebbe il suo cominciamento nella casa stessa del testatore in Borgo Sàlamo sotto la parrocchia di S. Andrea degli Ansaldi.

Nel 1552 i primi alunni furono Gioseffo Canonici, Nicolò Turchi, e Giacomo Righi.

Il governo del collegio fu affidato alle famiglie Poeti, Guidotti, Albergati, Sampieri, e Dal Pino.

L'interno andamento del collegio sino dal 1673 era regolato dal più anziano degli alunni, ma in appresso lo fu da un prete col titolo di economo. Serve per cinque individui, che entro cinque anni devono essere laureati.

Gregorio XII ordinò che il collegio si chiudesse, e che colle rendite si dotassero quelli della famiglia Poeti. Nell'intervallo fu venduta la casa del collegio in Borgo Sàlamo ai Malvezzi, e comprata altra nella piazzetta di S. Gio. in Monte, dove poscia fu riaperto lo stesso Collegio Poeti. Il detto Teodosio, e veramente Teodoro, fu figlio dei Poeti discendenti da Gabriele di Battista fratello di Alessandro, il quale anch' esso testò all'oggetto, che finita la sua discendenza, si erigesse un collegio per giovani Lombardi, come si è detto nel descrivere la casa N. 399. Si è veduto però, che da questa pia disposizione testamentaria, di non doversi cioè giammai alienare la sua casa, vi si derogò nel 1659, e che finalmente essendo pur terminata la sua linea in Ercole naturale di Giuseppe Poeti, che lasciò una sola figlia in Laura, maritata nel conte Cristoforo Brumani Canzi di Cremona e morta li due aprile 1762, non per questo si rispettò la volontà di Alessandro espressa nel suo testamento 8 novembre 1491, rogito Alberto d' Argelata.

Volendosi però in qualche guisa lasciar memoria di un collegio che, sebbene abbia esistito in Bologna, pure non si è potuto trovar notizia nè risguardante la famiglia che lo istituiva, nè il locale in cui fu istituito, per ricordarlo convenevolmente sia permesso di qui riferire le brevi notizie che sul medesimo si sono trovate, e cioè che un don Evangelista di Gio. Battista Gelloni, il quale si addottorò in teologia, li 1 aprile 1614 istituì in Bologna un collegio che dal suo cognome si disse Gelloni, e che del 1620 era governato da Astorre Volta, da Gualengo Ghisilieri e da Alessandro Marsili tutti senatori.

N. 394. Casa dei Zambeccari, che Angelo del fu dottor Cambio Zambeccari vendette al dott. Petronio Zagni li 16 luglio 1501 come da rogito di Paolo dalla Schiappa. Vien descritta per casa con orto sotto Santa Margarita in via Barbaria, e confinante con la casa grande di Giacomo di lui fratello, cogli eredi di Lodovico Marescotti, col cortile grande di Galeazzo Marescotti e coll' orto Marescotti. Fu pagata L. 461, 10 d' argento, pari a L. 500 correnti.

Questi fratelli Zambeccari figli di Cambio, erano pronipoti ex filio del famoso Carlo Cambio, dottore in legge, il quale figurò qual signore di Bologna, e morì di peste in S. Michele in Bosco la domenica 28 ottobre 1390, altri dicono 7 novembre 1399. Questa casa passò ai Marteletti, e Leonardo del fu Tommaso, la vendette per Lire 2900 li 6 ottobre 1533 a rogito di Cesare Vallata, a Filippo del fu Francesco Bulgarini, i cui discendenti la possedevano ancora del 1570. Confinava sino dal 1533 la via a settentrione, Ascanio Leoni a sera, l' orto grande Marescotti a mezzodì, e Fabrizio Marescotti ad oriente.

Passò ai Marescotti, e da questi ai Capuzucchi di Roma ed ai Mendicanti i quali la misero in vendita li 6 dicembre 1784, poi fu comprata dal notaio padre dell'altro notaio Giuseppe Guarmani.

N. 390. Palazzo dei Marescotti. Deriva questa illustre famiglia dalla Valle del Lamone per un Alberto padre di Amadeo Calvi, che venne a Bologna nel 1272. Si dicevano dei Calvi, cognome che ritennero per molto tempo anche dopo l'aver adottato quello di Marescotti da Marescotto di Nicolò notaro pro-zio del famoso Galeazzo di Lodovico di Giovanni del detto Nicolò che dicevasi Marescotti Calvi.

Il ramo primogenito ebbe termine nel senatore Riniero di Annibale, morto li 11 aprile 1690 in Firenze, dei quale fu erede la sorella Smeralda, moglie del senatore Ercole di Filippo Aldrovandi, che perciò si dissero Aldrovandi Marescotti.

Il ramo cadetto finì col conte Ercole del conte Luigi, ultimo dei Marescotti Calvi di Bologna, morto nel 1824, la cui eredità è passata nel conte Luigi di Filippo Marsili Duglioli, in causa di Elena Maria di Gio. Luigi Marescotti, madre del predetto erede.

Sussistono però li Marescotti Calvi in tre famiglie romane, e cioè nei Marescotti, nei Ruspoli e nei Capuzucchi, le quali posseggono tuttavia parte di questo palazzo e delle sue adiacenze.

Il famoso Galeazzo di Lodovico nel 1443 liberò Annibale Bentivoglio dalla rocca di Varano in un modo prodigioso. L'amicizia che lo legava ai Bentivoglio in seguito gli fu funesta e specialmente nel dì 24 giugno 1445, giorno dell'assassinio di Annibale, in cui perdette tre fratelli, ed egli potè a grande stento salvarsi colla fuga. Il terribile Galeazzo vendicò il sangue de' suoi con quello dei Canetoli; nè fu pago se non quando vide rovinato pur anco il loro palazzo ch'ergevasi dov'è di presente la chiesa di S. Gregorio (V. Via Battisasso). Prosperò Galeazzo in ricchezze e discendenze, ma Agamenone, di lui figlio, lasciatosi sedurre dai Malvezzi fece parte della loro congiura contro Giovanni II Bentivogli, il quale perdonò generosamente ai Marescotti; se non che Ermete, figlio di esso Bentivogli, dopo tredici anni fece aspra vendetta sopra sette dei Marescotti figliuoli di Galeazzo, il quale come amantissimo della patria seppe sopportare tanta disgrazia, e per nobile sentimento seppe anche sacrificare gran parte de' suoi più cari e delle immense sue ricchezze. Fu uomo di strenuo coraggio, di forza proverbiale, e del pari scienziato ed erudito, talchè con molto sapere e leggiadria compendiò i fatti più salienti che riguardano la fuga di Annibale Bentivogli, nonchè le guerre da lui sostenute. Questa preziosissima leggenda trovavasi presso la superstite famiglia Marescotti che ne permise una copia al Ghiselli per la Biblioteca Universitaria, poi al Guidicini.

Diversificano l'una dall'altra in questo, che il Ghiselli ne curò soltanto la parte storica ed il Guidicini di più la dizione testuale. Galeazzo alli 6 settembre 1502 morì d'anni 96 con sospetto di veleno, e fu sepolto senza pompa nella chiesa di San Domenico. Un atto di Giulio II delli 16 aprile 1507 concede alla famiglia Marescotti l'esenzione di tutti i dazi ed angarie, lo che mostra che essa famiglia non era più legata coi Bentivogli come si vedrà in appresso.

Gli Archivi Marescotti ed Aldrovandi non somministrano che poche notizie degli acquisti fatti dai Calvi in questa situazione, ma è certo che nel 1408 vi possedevano. I confinì della casa dei Marescotti sotto S. Martino dei Santi confinavano li 26 gennaio 1507 colla via da quattro lati, e cioè Barbaria, Belfiore, Via del Collegio di Spagna e Borgo Ricco, più con gli eredi di Lorenzo Basenghi di Giacomo e Bernardino Fornari e con Guidantonio Merlini, rogito Gio. Righetti.

1146 li 26 febbraio. La casa grande o il palazzo confinava colla casa rossa dei Marescotti, rogito Lodovico Pandolfi. Ercole di Galeazzo meritò l'odio pubblico per esser stato uno degli autori della rovina del principesco palazzo Bentivogli in via S. Donato.

Gaspare Scappi, giovine di grande ardire, meditò la vendetta sopra il palazzo Marescotti e la mise ad effetto il 17 gennaio 1508 sulle 10 o 11 ore della notte, coll'aiuto dei Poeti, Felicini. Pepoli e Fantuzzi, facendo saccheggiare e rovinare questo palazzo, ed obbligando i Marescotti ad abbandonare Bologna, siccome facevano il 20 susseguente, ritirandosi verso la Romagna. Gli storici narrano che si stentò ad appiccarvi il fuoco ed a demolirlo, essendo fabbricato in volta.

Nel 3 di luglio rimpatriarono i Marescotti e furono ricoverati ed alloggiati per ordine del governo bolognese nelle case degli Scappi. Il Legato card. Francesco Alidosio arrivato li 9 giugno dell'anno stesso si procurò una nota dei distruttori del predetto palazzo somministratagli da Vincenzo Dosi, da Gio. Cancro o Cancaro, da Giulio Argelata, da Nicolò Marescalchi, e da Gasparo de' Pini, e condannò i delinquenti ad una tassa d'opinione a titolo di spese per rifabbricar il palazzo medesimo, la quale produsse ducati 55200 da soldi 70, e cioè Sc. 39659. I maggiori tassati furono Antonio da Panico per ducati 1250, Troiano Morandi 1400, Gio. Felicini Sc. 1715 e la Camera di Bologna 200.

Li 6 settembre 1508 furono assolti da qualunque pena pecuniaria e corporale, Lodovico Carlo, e Vincenzo fratelli e figli di Matteo Magnani, per qualunque delitto di lesa maestà per essi e pel fu Bartolomeo altro loro fratello, tanto per la demolizione del palazzo Marescotti, che per la presa della Porta di S. Mamolo, grazia compartitagli dal Cardinal Legato.

Li 15 luglio il Legato pubblicò un invito d' appalto per la detta rifabbricazione che fu concessa a mastro Gio. Beroaldo per ducati 17000 coll'obbligo di dar compito il lavoro entro mesi 18. Ignorasi il motivo che indusse a lasciare la fabbrica imperfetta, non essendosi all'esterno finito che il portico. Le scale e l'appartamento nobile è opera del succitato conte senatore Riniero, il cui erede Aldrovandi cedette il tutto ai Marescotti nel 1600 per la somma di Sc. 16000. Nella loggia havvi una lapida che dice: "1515 8 dicembre Venne a Bologna Leone X e cantò messa li 13 in S. Petronio. Il cristianissimo Re Francesco di Franza entrò li 11 e partì li 15, e Leone li 18".

Estinta la famiglia de' Marescotti, questo palazzo e l' eredità loro passò ai Marsili Manzoli, che aumentarono le fabbriche di questo locale dalla parte di mezzogiorno, acquistando posteriormente all' ingresso le porzioni spettanti ai Marescotti ed ai Capuzucchi di Roma. Il conte Marsili Duglioli vi ha stabilito il suo domicilio li 8 maggio 1828.

N. 391. Casa dei Marescotti che confina colla spezieria di S. Paolo.

La Croce di ogni Santi, detta anche di S. Paolo, era segnata col numero 1357. Questa cappelletta sacra, una delle quattro attribuite ad opera di S. Petronio, fu di jus patronato dei Griffoni e dicesi ciò risultare da un atto del cardinale Legato Cossa del 1408, come riferisce lo storico Masini. La possedette la famiglia Maranini nel secolo XVII, poi la Bovi. Fu risarcita nel 1614 dal cardinale Legato S. Croce. Per decreto del Consiglio di Bologna sino dal 1315 vi celebrava messa quotidianamente un francescano.

Barbaria a sinistra, cominciando dalla Seliciata di S. Francesco e terminando alla via Val d' Aposa.

N. 523. Palazzo già dei Zambeccari. Nicolò del fu Bartolomeo, Nicolò di Petruzzo di Cambio di Giovanni, compra li 27 agosto 1391 da Andrea del fu Antonio Galuzzi una casa grande, nobile, con cortile, ecc. chiamata la casa merlata, e più quattro casette annesse a detta casa grande sotto S. Barbaziano, in confine della via pubblica da due lati, della Salegata detta dei Frati Minori, per L. 500. Rogito Basotti Argile.

1394 li 30 giugno. Il dottor insigne Bernardino del fu Carlo o Chirolo di Egidio di Gio. Zambeccari compra dal suddetto Nicolò la casa merlata non comprese le quattro case per L. 450. Rogito Guiduzzo da Monteveglio.

1402 li 1 ottobre. Belda del fu Simone Cavazzi, moglie di Zambeccari, compra da Bernardino del fu Chirolo Zambeccari la suddetta casa merlata posta sotto S. Barbaziano in confine della via pubblica da due Iati, e da uno della Salegata dei Frati Minori presso Silvestro Tasilli e Fuzzo Pollicini per L. 500. Rogito Gio. Magori.

1577 li 12 gennaio. Pietro Solevati compra da Flaminio Zambeccari una casa nell'angolo della Salegata di S. Francesco e della strada che guida a S. Barbaziano per L. 600, col patto di francare, rogito Nanni Sassi, lo che si produce per provare come la casa grande non arrivava fino alla Salegata.

1579 li 29 marzo. Il senatore Emilio del fu Paolo di Pellegrino, di Paolo, di Nicolò Zambeccari, compra, a comodo di Ottaviano di lui figlio naturale, da Flaminio del fu senatore Giacomo di Bartolomeo di Giacomo del dott. Cambio del famoso Carlo Zambeccari un palazzo con orto e due casette contigue verso la Salegata di S. Francesco con botteghe al di sotto della via Barbaria, fino ai confini degli Aimerici, poste nella parrocchia di S. Barbaziano, in confine alla Salegata medesima, e rispetto alle casette, al vicolo Rocca Merlata, agli Aimerici ed altra casa in via Barbaria sotto la stessa parrocchia. Altra casa di Domenico Flaminio, ma in controversia col rettore del benefizio di S. Pellegrino in confine di Gio. Manzi di Ercole Cattani. Altre due casette una delle quali ad uso di stalla in Rocca Merlata in confine dei Battagliuzzi, degli Aimerici, di detto Cattani, e tutto per Sc. 5000 d'oro da baiocchi 83. Rogito Emilio Roffeni. Queste discendenze si sono portate a tante generazioni addietro per dimostrare che le due famiglie Zambeccari non erano probabilmente nemmeno agnate.

1581 li 28 giugno. Licenza al senatore Emilio Zambeccari, acquirente della casa di Flaminio Zambeccari situata a capo della Salegata di S. Francesco, di un suolo largo piedi 26, lungo oncie 8 che è suolo pubblico, e cioè dall'angolo di detta casa fino all'angolo del muro dei Fasanini, non ha molto costrutto verso settentrione in larghezza piedi 40 oncie 8, e che dentro detta linea possa fabbricar un portico largo almeno piedi 10. E nel 15 settembre dello stesso anno la stessa licenza viene accordata a Gio. Battista e fratelli Merici, o Aimerici in confine dei Zambeccari.

1584 li 5 marzo. Vendita di Emilio del fu Paolo Zambeccari a mons. Fabio Mirto, governatore di Bologna in nome di Gregorio XIII, di un palazzo con due casette, la stalla, più piedi 20 in larghezza e piedi 84 in lunghezza di terreno donato dal Senato a detto Emilio come da rogito di Gio. Galeazzo Zambeccari di Lodovico Zambeccari segretario maggiore di reggimento (Questo Galeazzo era della famiglia di Carlo, ed in lui terminò un ramo dei Zambeccari) i quali beni furono comprati da esso Mirto per Sc. 6000 da soldi 85. Rogito Carlo Garelli. Il detto terreno donato dal Senato è quello su cui fu poi edificata la cavallerizza.

1586 li 21 gennaio. Licenza a Francesco Dall'Olio che nella sua casa vicina al Torresotto di S. Francesco possa fare il portico a retta linea, come fu accordato al cav. Emilio Zambeccari li 28 giugno 1581 e ad altri colla riserva che a sue spese e davanti a detto portico regoli la Salegata di S. Francesco.

1587 li 14 marzo. Flaminio del fu Giacomo compra dal Card. Enrico Gaetani, Legato di Bologna, e deputato di Sisto V, il palazzo della Salegata per Sc. 6000 d'oro da soldi 85. Rogito Alessandro Silvestri e Cesare, Furlani. Questo palazzo ritornò alli discendenti di Carlo, ancorchè per memorie s'accenni che Sisto V l'avesse assegnato al Collegio Montalto.

1593 li 21 agosto. Memoriale al Senato di Lepido figlio naturale di Pompeo Zambeccari e nipote del predetto Flaminio per occupare suolo per la fabbrica del suo palazzo nella Salegata di S. Francesco.

1636 li 13 gennaio. Compra Marcantonio Benzi ed il cav. Lucca delli Nobili veneti da Marcantonio del fu Lepido Zambeccari, una casa grande sotto S. Barbaziano in Barbaria. Confina il vicolo Rocca Merlata a levante, la strada di Barbaria a mezzodì, Coradino Dalle Balle a settentrione, e Vincenzo Merighi a ponente, per Sc. 7000 da L. 4 per scudo. Rogito Stanislao Barilli, e qui è da avvertire che per altri documenti si sospetta che a settentrione debba dirsi gli Aimerici, e a ponente i Dalle Balle.

1660 li 30 luglio. Nell'inventario dell'eredità del marchese Gio. Maria Barbieri Fontana si trova che egli possedeva una casa grande sotto S. Barbaziano in Barbaria, in confine con Marcantonio Zambeccari dal lato di mattina, con via Barbaria a mezzodì, colla Salegata di S. Francesco a sera, ed il maneggio dei cavalli a settentrione. Pare che questa fosse la casa già Dalle Balle. 1672 li 31 ottobre. Compra alla subasta della contessa Camilla del fu Marcantonio di Lepido Zambeccari, moglie del conte fu Matteo Fibbia, a pregiudizio del marchese Costanzo di Camillo Zambeccari, del palazzo da S. Francesco per Sc. 24200, 12, prezzo che viene rilasciato a detta Camilla per i suoi crediti contro i conti Lepido e Marcantonio Zambeccari, e per la dote di Sulpizia Ghisilieri di lei madre. Rogito Scipione Ucelli.

Questo ramo Zambeccari, discendente dal rinomatissimo dott. Carlo di Cambio morto di peste in S. Michele in Bosco la domenica 28 ottobre, o com' altri dicono, 9 settembre 1399, terminò con Mercantonio di Lepido, la cui unica figlia Camilla fu moglie di Paolo Zani, poi del conte Francesco Tarlato Pepoli, e per ultimo del senatore Matteo Fibbia, dal quale ebbe Sulpizia moglie di Rodolfo Bontìglioli. Sopra la porta di questa casa erano scolpite le seguenti parole: "Vera domus Zambecariorum", e nell'angolo della facciata verso strada S.Isaia : "Aedes Agnationis Caroli et Bartholomei Zambeccari senatorum a vetustissima origine Cambi viri illustri descendentium. Nunc dominus Lepidus cum filiis unicus est superstes 1595".

1674 li 10 novembre. È assegnata in dote alla contessa Sulpizia, figlia del conte senatore Matteo Fibbia, moglie di Rodolfo Floriano di Enea Bonfioli Principi, alias dal Medico, la casa con stalla sotto S. Barbaziano, in capo la Salegata di S. Francesco per L. 30000. Rogito Francesco Arrighi.

1707 li 30 luglio. Compra di Paolo Domenico di Guglielmo Dondini dalla contessa Sulpizia del senatore Matteo Fibbia, vedova del conte Ridolfo, di Floriano Bonfìglioli, del palazzo sotto S. Barbaziano in confine del Maneggio e Cavalerizza, e delle tre strade per L. 28000. Rogito Lucca Fagottini.

1742 li 1 dicembre. Facoltà a Guglielmo Gaetano Dondini di occupare il portico con colonne di legno presso la Salegata di S. Francesco, il qual portico di piedi 163 serve a di lui comodo, e di pagare L. 174, 10, più cedere piedi 65 di suolo al pubblico. rincontro la via di S. Isaia e sull'angolo della detta Salegata. Il Dondini riformò ed abbellì questo edifizio nel 1753 con moderna architettura.

1756 li 25 aprile. Concessione a Guglielmo Gaetano Dondini Ghiselli di costruire un muro e di unirlo all' altro meridionale presso la Cavalerizza, e più il corridore per vedervi gli esercizi. Il detto Guglielmo fece la facciata e rimodernò l'interno nel 1751. Fu poi comprato dal Card. Rusconi Vescovo d'Imola, il quale coll' acquisto di gran parti della Cavalerizza confinante, ha aggiunto un giardinetto verso set'entrione.

Si passa il vicolo Tintinaga.

N. 524. Casa del beneficio di S. Pellegrino eretto fuori di porta S. Mamolo in riva al torrente Avesa li 19 gennaio 1570, confinava la via da due lati (Barbaria e Tintinaga) Gio. Manzi ed altri beni stabili dei Zambeccari. Rogito Lodovico Ostesani.

N. 525. Casa dei Cattani indi Belloni (vedi via Gombruti N. 1142). Gio. Angelo Belloni li 29 agosto 1711 ottenne pubblico suolo per alineare colla sua casa grande altre due da lui comprate. Ora è dei Sora, famiglia quasi estinta, e l'eredità passata ad un Malvasia.

Si passa la via Gombruti

Si Passa il vicolo Olanda

Si passa la via Barbaziana

N. 529. È certo che del 1407 Matteo di Guiduzzo Griffoni abitava in questa casa per cui la via Barbaziana venne detta dei Griffoni nel 1471. L'inventario dei beni del fu Codecha d'Antonio Codecha, ricorda la casa dei Codecha posta in parte sotto S. Barbaziano, ed in parte sotto S. Margarita presso Matteo di Guiduzzo Griffoni, di Giacomo Nannini bruzzarolo, della via pubblica e delle suore convertite. Rogito Bartolomeo Panzacchia.

Elena d' Antonio Codecha fu maritata in un Griffoni, per cui i Griffoni furono eredi di un ramo Codecha.

1499 li 22 giugno. Casa di Luigi Maria ed Antonio del fu Floriano Griffoni, posta sotto S. Barbaziano in Barbaria e confinante due strade, gli eredi di Alfonso Magnani, di Mastro Gio. Manfredi, e Roberto Torresani. Rogito Giacomo Budrioli ed Agostino Martini. Pare che tre famiglie Griffoni abbia avuto Bologna, e tutte d'origine diversa.

L'una veramente antica e rinomata nelle nostre storie, abitava nel vicolo di S. Margarita ove aveva torre, e finì in Gio. di Lodovico nel 1450. Esercitarono la professione di speziale, e forse trassero il loro nome dall'insegna del Griffo che tenevano esposta alla loro spezieria.

La seconda, che si fece grande circa al finir della prima, confusa con quella già citata dai nostri storici, veniva dalla terra bolognese di S. Agata. Matteo di Guiduzzo, che vuolsi scrittore della cronaca Griffoni, era notaro di S. Agata; viveva li 16 aprile 1389, ed è probabilmente l'autore di quelli che abitarono in quella casa da San Barbaziano.

La terza famiglia Griffoni venuta da Pistoia, ebbe per primo un Giuseppe di Giuliano, che si stabilì in Bologna e testò nel 1575. Nel 1641 Giuseppe Griffoni da Pistoia mercante da seta nella via Chiavature, aveva la bottega detta del Foietta dietro la spezieria all'insegna del carro. Rinieri di Francesco dei secondi Griffoni l'accettò nella sua famiglia nel 1598. Si ha poi ricordanza comechè Floriano, Alessandro, Ippolito e Ginevra di Luigi Maria Griffoni vendessero a Pietro di Giacomo del fu Bonfiglio Bonfigli una casa grande con orto, stalla, casetta ed altre pertinenze sotto S. Barbaziano, la quale possidenza confina la via pubblica a mezzodì, e ad occidente Bonifacio Desideri mediante viazzolo comune ai confinanti, e l' orto Desideri senza questo intermedio a settentrione, con Giacomo e fratelli Magnani ad oriente in parte, ed in parte mediante chiavica con mastro Girolamo de' Manfredi, per L. 4400. Rogito Battista Dal Bue delli 21 novembre 1552.

1525 li 3 aprile. Licenza dell'Ornato a Pietro Giacomo Bonfigli di dirizzare il muro ad una di lui casa sotto S. Barbaziano. Questo muro aveva portico che fu tolto in lunghezza dall' angolo di Barbaria alla casa del Desideri in via Barbaziana di pertiche 14 1/4. Rogito Gio. Andrea Garisendi. 1529 li 9 giugno. Pietro di Giacomo Bonfigli compra da Gio. Maria di Alessandro Giusti alias Cartari due case sotto S. Margarita, le quali confinano con Gio. dalla Strologa, la via pubblica, il compratore e Bonifacio Desideri, la chiavica, per L. 1800. Rogito Camillo Savioli.

Queste case dovevano essere nelle Pugliole di S. Margarita dalla parte del monastero o della canonica di S. Salvatore. Le case dietro al palazzo Monti, già Bonfigli, nelle Pugliole di S. Margarita appartenevano ai Desideri, e da questi furon assegnate ad Alessandro Antonio Maria Caprara, il qual Caprara le vendette li 14 marzo 1551 per L. 17428. Rogito Galeazzo Bovi e Giacomo Bonfigli.

1557 li 3 settembre. Inventario dei beni di Pietro Giacomo Bonfigli.

Casa già Griffoni ed una stalla vicina alla chiesa di S. Margarita venduta dai Cartari.

Quattro casette in vicinanza alla stalla vendute dagli eredi di Bonifacio Desideri.

Casa in confine di Borgo Ricco venduta da Catterina della Schiappa in confine dei Fagnani.

Casa nell'angolo delle Chiavature e della via Toschi venduta da Francesco Luna.

1611 li 31 ottobre. Nell'inventario dei beni lasciati da Paolo d'Andrea Bonfigli. morto ab intestato, i quali beni, in forza delle sostituzioni fatte da Andrea, passarono alle suore degli Angeli, si trovano li seguenti stabili.

Casa nell'angolo delle Chiavature e della via Toschi.

Casa dietro le monache di S. Margarita incontro alla porta delle carra di San Salvatore.

Due case contigue alla suddetta in confine dei Seghicelli.

Casa nel cantone di borgo Ricco in confine del capitano Emilio Argeli da due lati.

Casa grande rimpetto alla chiesa di S. Barbaziano, la quale confina con quella dei Dall'Armi, Seghicelli. Rogito Giulio Cesare Casarenghi.

La famiglia Bonfigli che si diramò moltissimo, fu nobile ed antica. Nel 1194 i Bonfigli vendettero casa ed orto in Bologna nel borgo di S: Felice. Andrea di Pietro fondò il monastero delle suore degli Angeli, lo fabbricò assieme alla chiesa e vi monacò sei figlie nel 1570. Paolo Andrea fu l'ultimo di questo ramo. Vi furono li Bonfigli Tagliazucchi discendenti da Girolamo di Bonfigli marito d' Anna di Andrea Tagliacozzo, che finirono in Francesco Maria Giuseppe Melchiore di Antonio Camillo poco dopo la metà del secolo XVII. Esso Francesco fece donazione inter vivos al senatore Paolo Patrizio Zambeccari. Al principio del secolo XVIII esisteva in Padova un ramo Bonfigli dello stipite di Benedetto di Bonfiglio dott. di legge, il quale andò a stabilirsi colà nel 1423.

1612 li 24 marzo. Le suore degli Angeli vendono la casa grande dei Bonfigli posta sotto S. Barbaziano ad Angelo Antonio Sacchi per L. 38000. Il rogito fu stipulato li 24 settembre 1612 da Antonio Castellani. Casa che si dice posta sotto S. Barbaziano e S. Margarita in confine ad oriente coi Dall'Armi, a settentrione con Leonardo Seghicelli, e con tre strade a ponente, mezzodì, e settentrione.

1686 li 24 marzo. Non ostante che Ferdinando e Gio. Giacomo d' Ippolito Monti avessero ottenuto la delibera alla subasta di questa casa in L.25000, pure la comprarono da Angelo Antonio Sacchi per L. 28000. Rogito Orazio Castellani. Confina con strada S.Isaia, via Barbaziana, i beni Casalini, l'ospizio dell'Eremo, nelle Pugliole di S. Margarita, i beni Sighicelli e Bianchini.

Davanti a questo palazzo sulla strada di Barbaria vi era il portico, lungo tutta la di lui fronte che fu atterrato nel 1720. Francesco Monti fabbricò ed ingrandì questo stabile unendovi la casa che fu dei Magnani, poi del 1556 di Ercole Dall'Armi che restava rimpetto a borgo Ricco. La facciata fu fatta dal marchese Antonio Felice fratello del predetto, dopo il suo ritorno di Polonia, e vi aggiunse il terzo piano, con architettura di Alfonso Torreggiani, e con aggiunte ed ampliazioni nell'interno architettate da Carlo Francesco Dotti.

In questo palazzo evvi una galleria a pian terreno con graziose pitture della scuola del Cignani, e singolarmente del Franceschini.

La famiglia Monti viene da S. Agostino. Ferdinando d'Ippolito col traffico e coll'appalto del tabacco coadiuvato da Gio. Iacopo di lui fratello, celebre architetto, lasciò grossa fortuna al di lui figlio Francesco il quale nobilitò la famiglia e fu senatore. A lui si deve il perfezionamento dei portici di S.Luca, e la fabbrica del nuovo tempio del monte della Guardia. Fu d' animo nobile e splendido, di spirito pronto e destro, e la di lui morte fu compianta da tutta la città.

Il marchese francesco Vincenzo del senatore Pietro Innocenzo Monti, morto li 12 gennaio 1804, ultimo della sua famiglia, lasciò l' usufrutto della sua eredità alla marchesa Amelia di lui sorella, e moglie del conte Pietro del conte Cesare Bianchetti, e la proprietà al nipote conte Cesare di detto Pietro Bianchetti, il quale vendette questo palazzo li 23 marzo 1807 per L. 73067, 96 d'Italia, Rogito Francesco Franzini di Milano, al senatore Carlo di Nicolò Montecucoli Caprara ultimo di sua famiglia morto in Milano li 29 maggio 1816, lasciando un'unica figlia, contessa Vittoria, che lo possiede tuttavia. E qui giova ricordare che nell' appartamento di mezzo dalla parte verso S. Paolo, li 18 luglio 1815 il generale austriaco Stefanini, governatore generale delle tre Legazioni, fece la formale consegna delle medesime alla Santa Sede, e per essa a monsignor Principe de' Giustiniani, che rimase al governo della Legazione di Bologna.

N. 530. Stabile che del 1471 era di Leonardo Lionori, e del 1566 del cav. Bocaferri, poi Bianchini, indi di D. Paolo e fratelli Casalini, venduto li 23 maggio 1674 a Michele del fu Domenico Vannizzi, Rogito Domenico Maria Boari.

L'ultimo Vannizzi fu dottore, e morì giovane nel 1698. Ebbe un fratello frate dell'ordine eremitano Girolamino, ed una sorella maritata a Parma.

Li 12 febbraio 1761 il conte Ignazio e fratelli Cavatorti degli Oddi di Parma vollero venderla, come si ha per gli atti Sachetti.

Nel 1778 Giacomo Dotti, architetto del Senato, figlio di Francesco Carlo, nato nel comune di Brescia a due miglia da Como, anch'esso architetto del Senato, morto il 2 giugno 1759 d'anni 89, compì questo stabile, ed alzò la facciata. I suoi creditori lo vendettero all'ingegner Serra di S. Gio. in Persiceto (Vedi Gangaiolo delle Pugliole N. 1338).

NN. 531, 532. Casa allo scoperto ed altra annessa sotto il portico. Dicesi che fossero di Ercole e fratelli Zani circa il 1566, poi dei Fasanini, indi dei Bertuccini procuratori. Nel 1718 quivi si trovò un trabocco che per metà era fuori sul suolo del vicolo vicino.

Si passa il vicolo Gangaiolo

N. 533, li 14 febbraio 1459. I canonici di S. Gio. in Monte concessero in enfiteusi a Cesare di Giorgio di Fiandra una casa sotto la parrocchia di S. Martino della Croce dei Santi, che confina con detta chiesa ed il lupanare del Comune di Bologna, per annue L. 25. Rogito Anselmo Paselli e Nicolò Scardui.

1546 li 29 ottobre. Era degli eredi di Achille Marescotti, ai quali furono donate L. 100 per aver atterrato il portico vecchio di detta loro casa presso la chiesa di S. Martino della Croce dei Santi. Passò ai Fasianini, e Ipicratea del cav. Ulisse Marescotti, moglie di Filippo Fasianini, la vendette, a rogito di Gio. Giacomo de' Vincenzi li 2 settembre 1583 per L. 14500 assieme ad una casa piccola annessa alla predetta in questa strada, ed a cinque altre case nella parte posteriore verso S. Margarita, al dott. Alfonso Dosi Delfini, cavaliere e conte palatino. Il detto Alfonso di Pietro dottor di legge il quale nel 1612 fu giubilalo con L. 1750 di stipendio dopo aver letto in Bologna ed in .Macerata e da ultimo nello studio patrio per anni 51, morì decano di tutti i dottori della città li 21 gennaio 1619. Egli dispose della sua eredità per l'erezione di un collegio per l'educazione di onesti cittadini, il quale fu aperto in questa sua casa li 1 marzo 1621 e del quale ne aveva la cura il più anziano dei Dosi. Il collegio fu poi soppresso il martedì 19 aprile 1746 per Breve di Benedetto XIV delli 23 febbraio 1746, nel quale si ordina la consegna dei beni alli conti Vincenzo Antonio Dosi, lo che fu eseguito li 22 e 26 aprile predetto sotto la condizione di mantenere quattro giovani nel seminario, da nominarsi da loro, e pagando L. 15 mensili per ciascuno dei scolari. Fu comprata la descritta casa nel 1762 dal celebre musico Filippo Elisi, poi dal dottor curiale e notaio Antonio Guidi, il quale nel 1791 la rifabbricò e ridusse nel modo che oggidì la vediamo. La nobile famiglia Fasanini terminò nel conte Romolo, morto miseramente d' archibugiata esplosagli li 16 agosto 1709 in causa di donne, e la sua eredità passò ai Papafava di Padova. Lodovica di Romolo fu moglie del barone Rinaldo Ubrevil d'Ingrand, e rimase vedova nel 1723.

Aggiunte.