N.95(45) - Palazzo Bargellini-Pallavicini-Panzacchi

Cartigli

Palazzo Bargellini Pallavicini Panzacchi

La facciata, rimaneggiata in tempi recenti, conserva capitelli del portico cinquecentesco. Nell'interno si trova un grandioso scalone di Alfonso Torreggiani, eretto nel 1732, quando Lorenzo Panzacchi trasformò l'intero edificio.

Indirizzo:

Via Santo Stefano, 45

Guidicini

Casa che era dei Bargellini, e che li 21 luglio 1510 Ovidio del fu Giulio Cesare Bargellini locò a Francesco Maria Alfonso del fu Girolamo Sampieri.

È detto esser casa grande ed onorevole, posta sotto S. Biagio, in confine di Bartolomeo e fratelli Zani, degli eredi di Camillo Viggiani, di Scipione Marsili, alias Allegrini, e Fiaccacollo. Rogito Nicolò Armi.

Li 14 settembre 1563 passarono convenzioni fra Ovidio Bargellini e Giasone e Camillo Vizzani sopra i confini dei loro edifizi in Strada Santo Stefano. Rogito Lorenzo Chiocca.

1620, 4 maggio, Marsibilia Malvezzi Bargellini sublocò a Gio. Gioseffo Gandolfi una casa con orto posta in Strada Stefano, per L. 350. Confinava il senatore Bargellini, e il conte Giulio Cesare Bargellini. La stalla era quasi in faccia a detta casa. Si noti però che dalla continuazione sembrerebbe piuttosto il IN. 96, se il prezzo dell'affitto non fosse troppo alto.

1666, 16 gennaio. Giuseppe Prandi comprò dalla contessa Marsimiglia Bargellini, e da Massimiliano Bolognini di lei marito, quattro case in Fiaccacollo, e le ragioni sopra la casa Bargellini in Strada Santo Stefano, per L. 14979,16,7. Rogito Ludovico Scarselli.

1666, 11 giugno. La contessa Fava Bargellini vendette questa casa al suddetto Giuseppe Prandi, per L. 26000. Rogito Filippo Carlo Zanatti Azzoguidi.

1681, 23 gennaio. Margherita d' Orazio Taruffi e Anna di Cesare Tacconi, vedova di Vincenzo Prandi, vendettero ad Achille Fabbri una casa nobile con orto e giardino, posta in Strada Santo Stefano, per L. 26000. Rogito Baldassarre Maria Melega.

La detta casa era posta sotto S.Biagio, e confinava a levante con Astorre Bargellini, a ponente coi Vizzani sino alla metà dell' orto, coi Marsili successori dei Rosa, cogli Ansaloni e altri Beni Prandi fino alla Peschiera, e sempre a ponente.

Nel 1686 Vincenzo Carlo Tommasini eresse l'Accademia degli Indivisi per l'esercizio delle umane lettere latine.

Li 22 giugno 1693 il sig. Achille Fabbri ricettò nella sua casa in Strada Stefano i membri di detta Accademia, assegnandogli la sala grande con le prime stanze a quella contigue nel piano inferiore, a sinistra dell'ingresso di detta casa. Rogito Ignazio Uccelli.

I primi otto Accademici che si radunarono nel marzo 1686 in casa del dottor Ippolilo Maria Conventi in via Castiglione furono:

Il detto Tommasini fondatore.

Lucio Antonio Santamaria.

Antonio Domenico Pacini.

Gio. Battista Carlini.

Carlo Maria Gabrielli.

Angelo Maria Guinigi.

Francesco Nicola Argelata.

Giuseppe Voller.

Angelo Michele Mengarelli.

Li 29 maggio 1711 Achille Fabbri locò la suddetta casa al marchese Leonida Maria Spada di Faenza, riservandosi l' appartamento al pianterreno assegnato all' Accademia degl'Indivisi.

1732, 20 dicembre. Il marchese Fabio Antonio Fabbri la vendette per L. 30000 in carta.moneta a Domenico di Lorenzo Panzacchia. Rogito Camiillo Casanova. Il compratore fabbricò la scala, l'ala destra del giardino, e alcuni archi del portico in Strada Santo Stefano. In seguito Lorenzo del fu Domenico Panzacchia acquistò l'annessa casa N. 96 dal conte Francesco Bargellini, mediante la quale aggrandì il cortile, aumentò gli appartamenti, e aggiunse l' ala sinistra nel giardino spendendo L. 15000. Mori il predetto Lorenzo improvvisamente, ab intestato, nella sua villa nel Ferrarese, li 23 luglio 1788. I conti Ferretti d'Ancona, suoi cugini, presero possesso dell'eredità, per essere la contessa Anna Margherita Ferretti madre del defunto Lorenzo, ma insorti diversi parenti d'agnazione dovettero cedere il quinto dell' eredità ad uno, e non piccola parte ad altro di questi. La famiglia Panzacchia, restituita al suo antico splendore da Domenico mercante da seta, poi tesoriere, terminò colla seconda generazione.