Viario de' Pepoli

Denominazione moderna(2015): Via de' Pepoli.

Guidicini.

Vicolo, anticamente appellato Viario. senz’ altra aggiunta, e volgarmente detto "vivaro de‘Pepoli" - anche al presente.

La via, o piuttosto il vicolo denominato oggidì: Vivaro de’Pepoli, ha principio dalla Piazza S. Stefano e termina in Via Castiglione. Il suo antico nome era Il Viario, nome che per corruzione di volgare pronuncia trasmutossi in Vivaro. Certuni che di cose patrie, possonsi dire favolisti, sognarono che il vocabolo Vivario originasse da’ carceri o celle, che ivi fossero per custodirvi belve feroci e i disgraziati destinati agli spettacoli circensi e gladiatorii, e non rifletterono neppure che il vivaro era non forse molto lontano dall’Anfiteatro, stabilito da essi medesimi in prossimiià delle vie di S. Mamolo e di Val d’Avesa.

Il fatto poi dell’aggiunta fattasi alla semplice prima denominazione di Viario, devesi unicamente all‘essere le case dei Pepoli adiacenti a questo Vicolo; e ciò avvenne in tempi non molto remoti, e forse dappoichè quella famiglia cominciò a godere certe franchigie che s’estendevano su tale viottolo cui corrispondevano le loro scuderie e rimesse.

Il Patricelli, il Pullieni ed altri cronisti della basilica di S. Stefano, avendo spacciato che il poggio di S. Giovanni in Monte sia stato elevato artificiosamente, immaginarono altresì che la terra ne fosse stata tolta dalle vicinanze del Vivaro, a ciò attribuendo che questo vicolo si trovasse come lo è tuttora, più depresso di livello delle vie adiacenti.

Presumesi che il Viario avesse uno sbocco in Via Miola; continuando in direzione del tratto che principia, in Piazza S. Stefano con lieve obliquità verso il mezzodì; ma ciò che è certo egli è che vi sboccava il vicolo detto Via Paisio, che cominciando dal Viario divideva le case de’ Pepoli da quelle de’ Bolognini, giungendo con l’altro capo fino alla via detta Volta dei Sampieri.

Merita ricordanza il Vivaro, o Viario, per l’abitazione che vi ebbero due sommi uomini che illustrarono la nostra patria storia: Rolandino, di Rodolfino di Donna Fioretta - creduto da alcuni figlio di un Petruccio - ebbe il suo domicilio in questa Via, presso alla Croce de’Casali. Fu egli il primo a venire sopranominato Dei Passeggeri, per allusione alla Locanda tenuta da suo padre il quale vi albergava passeggeri, e studenti che che in gran numero abitavano questi dintorni.

Rolandino appartenne alla Società de’Toschi e seguitò il partito de’ Geremei. Nel 1234 fu aggregato fra i Notari.

Rolandino si fu che immaginò ed istituì, o meglio (e ciò pare certo) che dettò leggi ad una Società di cittadini, collegati per la salute e sicurezza della patria contro il partito dei Lambertazzi - detta Società della Croce - della quale egli fu capo col titolo di Primicero. La insegna di tale Società era una croce rossa, simile a quella dipinta negli stemmi della Città.

Nel 1278, stabilitisi la pace fra i Lambertazzi ed i Geremei, il papa Nicolò III sospese la Società della Croce ed ordinò a Rolandino di non più ingerirsene; ma riaccesesi le ostilità fra que’ due partiti, la Società stessa fu riattivata e Rolandino ne fu rimesso a capo.

Un rogito di Giacomo Azotti, in data 15 marzo 1278 ci apprende che per diverse urgenze Rolandino fu nominato Compromissario delle Compagnie delle Arti, dai componenti il Consiglio delle medesime.

Nel 1280 poi quest‘uomo insigne fu eletto Rettore e Console della Città e in seguito Anziano Perpetuo.

Gli si deve pure l’ istituzione del Collegio ‘de’ Notari del quale fu il primo Proconsole nel 1283, come ci attesta. Delfino di Deodato, Notaro della Camera dei Notari della Camera degli Atti di Bologna, a quanto leggesi in un suo rogito esistente nell’archivio di S. Francesco.

Rolandino sposò successivamente due donne, ma da nessuna di esse sembra abbia ottenuto figli, o se n’ebbe è certo che essi non gli sopravvissero nè lasciarono successione. E' certo peraltro ch’egli ebbe una figlia naturale, per nome Bartolomea e chiamata Bettina, ch’ei legittimò e lasciò poi sua erede. A proposito di tale figlia si ha un decreto di Giovanni, vescovo di Cesena, ed amministratore del vescovado di Bologna, mediante il quale, in data 4 giugno 1336, permettevasi la permuta di tre tornature di terreno situato in Roncovio, le quali, a quanto vi si legge, appartenevano "a Suor Maria Bartolomea, figlia del fu Rolandino Passaggerii".

L’eminente uomo morì: III octobris, anno 1300, e con pompa solenne fu sepolto nel monumento sepolcrale eretto dall’Arte de’Notari nel cimitero di S. Domenico.

Ulisse Aldrovandi, nato da Teseo Aldrovandi, e da Veronica Marescalchi, notaio e cancelliere del Senato, ebbe pure in questo Vivaro le sue case.

Fu egli Dottore di Filosofia e Medicina, Lettore Pubblico e primo Lettore Ordinario dell’Accademia dei Semplici; e morì addì 14 maggio 1605, nell’età d’anni 83.

Ebbe un figlio naturale, nato nel 1560, che morì giovinetto per una caduta dal poggiolo del corridojo di casa sua, avvenutagli mentre dormiva; il che rilevasi da una lettera scritta dallo stesso Ulisse in data 6 luglio 1577, al Commendatore di S. Spirito, suo fratello.

Particolare tratto dal Catasto Gregoriano (1835) della città di Bologna, messo a disposizione dall'Archivio di Stato di Roma con il progetto "Imago II".

Viario dei Pepoli, lato destro, per chi vi entra dalla Piazza di S. Stefano.

Si ha primieramente il fianco della casa già De’Bianchi. poi‘ del dottore Rodati nella quale scorgonsi le costruzioni di due distinte epoche, il che fa sospettare che la parte di essa che confina con la casa N.1332 sia stata fabbricata sul guasto, o terreno vuoto, ceduto dai Bolognini ai Bianchi, con rogito di Giacomo Budrioli-Mascari, datato 14 giugno 1497. Dal tenore di tale contratto apprendesi che fu una. permuta avvenuta nel seguente modo: I Bianchi avevano assegnata ai Finzi una Casa situata nel Vivaro, in compenso di altra già avuta dai Finzi e situata nella "Strada o Corte Vicinale" (l’antica Via Paisio), confinante con proprietà Aldrovandi dal Quarto. Gli stessi Bianchi ce devano dunque con codesto contratto la casa stessa, loro pervenuta dai Fiessi, ai Bolognini, ricevendone in cambio "un Guasto, o terreno vacuo, presso la Strada del Vivaro.

N.1332

Via de' Pepoli 1 (N.1333, N.1334)

Via de' Pepoli 3 (N.1335)

Viario de’ Pepoli, lato sinistro per chi m’ entra dalla Piazza S. Stefano.

N.1330

Via de' Pepoli 4 (N.1329)

N.1328

Via de' Pepoli 6 (N.1327)

Via de' Pepoli 6 (N.1326)

Aggiunte

Vivaro de' Pepoli, dal IV volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani