Augusto Righi (Via)

Via Augusto Righi.

Da via dell'Indipendenza alla confluenza delle vie Alessandrini, delle Moline e Guglielmo Oberdan.

Quartiere San Vitale.

Prima documentazione dell'odonimo: 1923.

Questa via si formò nell'ambito dell'antico Campo del Mercato all'inizio del XVI secolo. Fu chiamata via del Mercato de' Bovi, via del Campo del Foro Boario, via de' Vascellari, via Larga (da un documento del 2 febbraio 1558), strada Larga delle Moline nel 1577, via dei Mastri Legnami e via delle Moline nel 1581, via Larga del Mercato in un documento del 27 aprile 1613 (Guidicini, II, 281).

Lo Zanti fu il primo a dare il nome Imperiale a questa via, motivandolo per esser nova, larga, & comoda per ogni essercito.

Via Imperiale fu l'odonimo prevalentemente usato dagli autori antichi.

Con le lapidette del 1801, sotto la dominazione francese, la via divenne Repubblicana, ispirandosi ai principi repubblicani della rivoluzione francese (Napoleone era ancora primo Console della Repubblica e doveva ancora diventare imperatore dei Francesi e Re d'Italia).

L'odonimo Via Repubblicana resistette anche alla riforma toponomastica del 1873-78 per poi cadere il 20 aprile 1923, quando una delibera consiliare ne mutò il nome in via Augusto Righi.

Va detto che per i primi decenni del XIX secolo la via continuò ad essere chiamata dai bolognesi via Imperiale, malgrado le lapidette (Guidicini, II, 281).

Sull'odonimo Via Imperiale vi furono diverse varianti.

L'Alidosi chiamò questa via via Imperiale, via delli Mastri da Legnami & Vasellari, Campo del Mercato ed anche Belfiore; l'Aretusi nella sua pianta indicò il nome Via Imperiale delle Moline; il Taruffi usò gli odonimi Via Imperiale e Piazza dei Legnami; il Salaroli usò tre diversi odonimi per questa via: Maestri del Legname, Via Imperiale e Campo del Mercato; la Tontina Mista elencò la Via Imperiale Larga.

Va chiarito che esistette un'altra via Imperiale (detta di San Prospero) la cui estensione coincideva con la parte di via Cesare Battisti compresa tra via Ugo Bassi e via IV Novembre. Diventa quindi chiaro perchè l'Aretusi si preoccupò di scrivere Via Imperiale delle Moline e la Tontina Mista via Imperiale Larga.

Come ben si nota, parte degli odonimi in uso nel XVI secolo (via del Mercato de' Bovi, via del Campo del Foro Boario e via de' Vascellari) risentirono della vicinanza dell'antico Campo del Mercato.

Altri odonimi (strada Larga delle Moline, via dei Mastri Legnami e via delle Moline) risentirono della vicinanza di altre vie (via delle Moline, di cui via Augusto Righi può essere considerata una continuazione a ovest, anche se decisamente più larga - il che spiega perfettamente l'odonimo via Larga delle Moline - e via dei Falegnami (che in antichità fu chiamata anche Maestri del Legname), di cui via Augusto Righi può essere considerata una continuazione a est).

Via Larga viceversa rispecchia ciò che la via è anche oggi: una via larga (decisamente più larga delle vie vicine).

Il libro di Adriano Banchieri, scritto sotto lo pseudonimo di Camillo Scaligeri della Fratta, non gode di fama di attendibilità. Il Fanti (I, 42) scrisse a proposito di quest'opera che si tratta di un'operetta di chiaro intento letterario, dalla quale ogni preoccupazione di natura storica è del tutto assente.

Questa reputazione ha fatto in modo che alcune informazioni contenute in questo libro siano state ignorate. Tra queste ce ne è una che riguarda la nostra via Augusto Righi.

A pagina 24 della edizione del 1635 (pagina 36 di quella del 1712) troviamo la via Mirandola (che nell'indice è trascritta in lingua bolognese: Mirandla): Mirandola cmenza dal Marscalch in cò d' Bel Veder, e termina al Tursott dal Mercà.

Ovvero, Mirandola comincia dal Maniscalco in capo a Belvedere e termina al Torresotto del Mercato.

Belvedere era antico nome di via dei Falegnami, mentre il Torresotto del Mercato è la parte di via Piella compresa tra via Bertiera e via Augusto Righi.

Dato che a pagina 26 della edizione del 1635 (37 di quella del 1712) Via Imperial è detta che cmenza in dritt a bel Veder, e termina alle Muline (Via Imperiale comincia di fronte a Belvedere e termina alle Moline), ovvero coincide con la nostra via.

Ciò significa che, secondo il Banchieri, il tratto di via Imperiale compreso tra via Piella e via dei Falegnami era chiamato anche Mirandola.

Si tratta di capire se questa Mirandola fu invenzione del Banchieri, o se invece è informazione fondata.

Rivalutiamo subito il Banchieri dicendo che sicuramente il nome Mirandola associato ad una via è esistito.

Il Guidicini (II, 194), a proposito del Convento già di San Giuseppe, poi della Maddalena (che era nello spazio ora occupato dall'Arena del Sole) scrisse che nel 1568, 4 dicembre. Paolo da Seggio vascellaro vendette alle suore una casa sotto S. Tommaso del Mercato, per L. 3900. Rogito Teodosio Botti. La detta casa aveva orto, ed era posta nel Mercato dalla parte posteriore della chiesa delle suore. Confinava la via pubblica da due lati, cioè a mattina e a settentrione, la Mirandola ( pare a ponente) e Giovanni Pulzoni a mezzodì.

Quindi la Mirandola è indicata assieme alla via pubblica come confine di una casa, ma purtroppo l'informazione è riportata con una incertezza tale da rendere difficile la localizzazione di questa Mirandola.

Ci viene in aiuto la Madonna di San Luca, o meglio gli opuscoli pubblicati a cura dell'Arciconfraternita di Santa Maria della Morte che aveva la gestione dei Viaggi, ovvero del trasporto della sacra immagine dal Colle della Guardia alla città e viceversa nel periodo delle Rogazioni Minori (i tre giorni antecedenti l'Ascensione).

Nel Viaggio del 1695 viene descritto il percorso processionale programmato dai confratelli della Morte per l'immagine della Madonna di San Luca da farsi il giorno 8 maggio 1695 (60 anni dopo lo scritto del Banchieri). L'immagine nel suo Viaggio visitava vari conventi e monasteri. Tra questi, per l'8 maggio del 1695 vi era il convento delle Reverende Monache di San Guglielmo (convento di cui non è rimasta traccia: era sul lato destro di via Mascarella poco prima della porta), da qui indi per casa de' signori Carrati, nel Borgo di San Pietro, fino a capo, voltando verso le Moline, per i Falegnami, nella Mirandola, da S. Giuseppe alle RR. MM. di Santa Maria Maddalena.

La casa dei signori Carrati era in realtà costituita da due case (una grande ed una piccola) che erano le ultime due sul lato sinistro di via Mascarella, immediatamente prima della porta, agli antichi numeri 1533 e 1534 (ora di queste case non è rimasta traccia).

Su queste case il Guidicini scrisse (III, 198) che erano con orto che termina al Borgo di S. Pietro, ed in confine delle mura della città.

Quindi da queste case si raggiungeva direttamente la via del Borgo di San Pietro che doveva, secondo il programma della processione, essere percorsa interamente.

Dopo di ché la processione si doveva immettere per le Moline, che è l'attuale via delle Moline, indi per i Falegnami, che è nome che indica non via dei Falegnami, ma parte di via Augusto Righi, per la quale abbiamo visto che i riferimenti ai Maestri del Legname erano ancora vivi al tempo del Salaroli (1743). Dopo di che la processione doveva percorrere la Mirandola per arrivare a San Giuseppe (la scomparsa chiesa di San Giuseppe) e quindi alla chiesa delle monache della Maddalena (agli attuali numeri 4, 6 e 8 di via San Giuseppe).

Quindi la Mirandola del Viaggio del 1695 coincide con il tratto occidentale di via Augusto Righi, in accordo con quanto scrisse Adriano Banchieri.

E' vero che manca, nel Viaggio, il riferimento allo scomparso Vicolo della Maddalena (vedi via dell'Indipendenza) che pure dovette essere percorso dalla processione, ma va notato che fu solo il Mitelli (poi seguito come solito dal Monari) ad usare questo odonimo, poi ufficializzato dalle lapidette del 1801. Gli altri autori ne ignorarono completamente il nome e addirittura il Salaroli lo considerò estensione di via Malcontenti. Quindi non c'è da stupirsi de nell'indicare il percorso anche i confratelli della Morte abbiano ignorato il nome di questo vicolo.

Passo del Viaggio del 1695 in cui è citata la Via Mirandola.

Ma perché Mirandola ?

La casa ai numeri 1, 3 e 5 di via Augusto Righi fu acquistata nel 1566 dai fratelli Bartolomeo e Giovanni Pedruzzi, originari della Mirandola (lo era il padre Battista, di professione falegname, Guidicini, II, 284, 285). Bartolomeo morì nel 1594. Nel rogito dell'eredità il defunto venne chiamato Bartolomeo Pedruzzi alias Mirandola. Ovvero, il paese di provenienza divenne cognome. Domenico Maria Mirandola (morto nel 1612) fu pittore, allievo dei Carracci. Egli entrò in conflitto con i Carracci ed abbandonò la loro accademia dando spazio nella propria casa, questa casa in via Augusto Righi, ad una accademia antagonista dei Carracci retta da Pietro Facini e detta Accademia dei Facini. Morto il Facini, l'accademia continuò ad esistere con il nome di Accademia dei Mirandola.

Quindi questo tratto di via Augusto Righi, quello prossimo al Guazzatoio (tuttora riconoscibile accanto al numero 1) divenne noto nel XVII secolo come Mirandola, in perfetto accordo con quanto scrisse Adriano Banchieri.

Dopo questa rivalutazione dell'opera del Banchieri, spendiamo due parole sul Guazzatoio, di cui si è accennato poc'anzi.

Il Guazzatoio era un tratto del Canale di Reno/Canale delle Moline destinato all’abbeveramento e al lavaggio degli equini e dei bovini raggiungibile da uno scivolo che è tutt'ora riconoscibile. Secondo i Cartigli del Comune di Bologna fu creato probabilmente nel 1219 (anno in cui venne aperto il Campo del Mercato, attuale piazza dell'Otto Agosto).

Il Guazzatoio venne registrato dagli autori antichi: Guazaduro per lo Zanti ed il Mitelli, Guazadur per il Banchieri, Guazzadore per l'Aretusi, Guazzatoio o Guazzaduro Moderno per il Salaroli. Il solo Guidicini tra gli autori moderni registrò il Guazzatoio, che non ebbe spazio nell'odonomastica ufficiale.

Il Salaroli specificò Guazzatoio Moderno in quanto elencò anche il Guazzatoio Antico (pag. 42) che si trovava dove ora è via del Cane.

Fonti citate in questo articolo.

Zanti: Nomi, et cognomi di tutte le strade, contrade, et borghi di Bologna, di Giovanni Zanti pubblicato nel 1583.

Alidosi: Nomi delle strade, vie, borghi, et vicoli, che sono nella città di Bologna, di Giovanni Niccolò Pasquali Alidosi, pubblicato nel 1624).

Banchieri: Origine Delle Porte, Strade, Borghi Contrade, Vie, Viazzoli, Piazzole, Salicate, Piazze, e Trebbi dell'Illustrissima Città di Bologna con i loro Nomi, Pronomi, e Cognomi, di Camillo Scaligeri della Fratta (pseudonimo di Adriano Banchieri), pubblicato da Clemente Ferroni nel 1635.

Aretusi: Origine di Bologna. Pianta di Bologna di Costantino Aretusi, pubblicata nel 1636.

Mitelli: Bologna in pianta, città del Papa, famosa pianta di Agostino Mitelli, pubblicata nel 1692.

Taruffi: Antica fondazione della città di Bologna degnissima madre di studj, di Gianandrea Taruffi, pubblicato nel 1738.

Salaroli: Origine di tutte le strade sotterranei e luoghi riguardevoli della città di Bologna di Ciro Lasarolla (Pseudonimo di Carlo Salaroli), pubblicato nel 1743.

Monari: Città di Bologna posta in pianta in esatta misura con la distinzione de portici che sono in essa, Pianta di Gregorio Monari, pubblicata nel 1745.

Tontina Mista: Tontina Mista ossia progetto per illuminare la città di Bologna, pubblicato a Bologna dal Sassi successore del Benacci, 1762

Guidicini: Cose Notabili della Città di Bologna ossia Storia Cronologica de' suoi stabili sacri, pubblici e privati, di Giuseppe Guidicini (scritto prima del 1837, ma pubblicato nel 1868).

Fanti: Le Vie di Bologna. Saggio di Toponomastica Storica, di Mario Fanti, Istituto per la Storia di Bologna, 2000.