Banzole, dal I volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via delle Banzole comincia in quella delle Asse, dove in oggi è la piazza Caprara , poi voltando verso oriente termina nella via della piazza del Carbone.

La piazza detta dei Caprara è lunga pertiche 14. 05. 6., e di superficie, pertiche 51. 57. 50., e la via delle Banzole, è lunga pertiche 15. 04. 0., e di superficie pertiche 23. 60. 9.

II suo nome fu Borgo, non via delle Banzole, e nel 1583, si trova detto Pelladuro di Porta Nuova, ed anche via di S.Antonino delle Banzole, ma veramente questo nome apparteneva al tratto di strada da Porta Nova fino al Borgo delle Banzole.

Via delle Banzole a destra entrandovi per quella delle Asse.

NN.1259,1260. Chiesa antica di Sant'Antonino di Porta Nova, che fu parrochiale. Il Masini scrisse che certi canonici regolari di Parma, vennero ad abitare presso questa chiesa, in una casa merlata a quella contigua, circa la metà del secolo XIII, la qual casa fu poi da loro abbandonata nel 1254, per passare a S.Gregorio fuori di città.

Nel 1256 nel Trebbo di S.Antonino, e nel 1289 davanti la chiesa di S.Antonino pubblicavansi i Bandi.

Si ha realmente memoria di una casa merlata, posta sotto la parrocchia di S.Antonino di Porta Nuova, ricordata da un rogito di Giacomo di Zunta Cerveleri, nel quale vien detto che apparteneva a Rolandino di Bonacossa Tebaldi, già morto li 21 aprile 1281 (vedi aggiunta alla via delle Asse).

Sembra certo che anteriormente alla venuta dei canonici Parmensi fosse già parrocchiale, mentre trovasi un Guicciardino dottore, che par Io stesso alle volte intitolato Guicciardinus Mali Consilii, il quale stava da S.Colombano, ed un Odorico Boni Consilii, il quale stava nel 1214, sotto S.Antonino di Porta Nuova, anzi si sospetta che li Bonconsigli e Malconsigli, derivino dallo stesso stipite.

Il libro detto delle Asse nell'archivio di S.Pietro cattedrale, fa menzione di questa parrocchia posta nel Borgo delle Banzole sino al 1299.

Il ius patronato di s. Antonino fu sempre dei parrocchiani, che restaurarono la chiesa nel 1509. Li 11 marzo 1550, il cimitero che era presso il cortile della canonica, in confine dei Coralli e dei Tanari, fu dato in enfiteusi per annue lire 23, a Francesco di Giacomo Muratori, il quale nel susseguente 31 marzo, ne vendette porzione per lire 275. 10 a Pellegrino e Pietro fratelli Tanara, e porzione per lire 224. 10 ad Angelo Michele Chiudaroli.

Li 18 maggio 1620 fu soppressa la parrocchia la quale venne ripartita fra le altre vicine.

1619. Li 2 novembre. Assegnazione della chiesa parrocchiale di s. Antonino di Porta Nuova, e della canonica annessa agli amministratori dell'Opera delle Scuole Pie, per fabbricarvi le scuole cosi chiamate. Gli amministratori suddetti si obbligarono pagare annue lire 300, a don Giovanni Battista Possenti, rettore di quelle scuole, sua vita natural durante. Rogito Vittorio Barbadori.

Il di 18 maggio 1621, si fece l' apertura delle scuole e vi rimasero per anni undici e quasi mesi sette, quando li 14 dicembre 1632, l'amministratore vendette questa chiesa e la canonica per lire 3000, alla compagnia chiamata degli anni della B.V. come da rogito Bartolomeo Lemi; la qual compagnia aveva avuto origine nel 1631, e poi accresciuta dall'unione della compagnia di S.Maria della Mercede, seguita nel 1774.

La chiesa fu come riedificata, poi riaperta nel 1782.

La compagnia fu soppressa li 26 luglio 1798.

Questi stabili furono comprati da don Carlo Picinelli, cessionario dell' avvocato Giacomo Pistorini, come da rogito di acquisto del notaio Luigi Aldini del 6 marzo 1799 (nel testo originale del Guidicini era scritto 1779, evidente errore di cui il Breventani non si accorse) e di cessione dei 28 mese stesso, rogito Vincenzo Manzi.

N.1254. Casa con ornato di pietra alla porta.

In questo stabile vi fu un pellatoio, dal quale prese questa contrada il nome di via del Pellatoio. Apparteneva a più proprietari come si vedrà poi. Quando vi fosse introdotto questo macello non è noto; ma è certo che vi era assai prima del 1441, poichè in detto anno vien nominata una torre detta del Pellatoio, e tali denominazioni non vengano indicate che in epoche ben diverse.

La torre che faceva parte di questa casa, dicesi fabbricata nel 1200 e probabilmente dai Della Fratta, che vi abitarono, e poi atterrata nel 1395, ma si dubita molto di tale demolizione, e tutto al più può concedersi che sia stata ribassata, poichè nel 1441 la torre del Pellatoio è ricordata nella concessione che fu fatta al Caccianemici ed all'Ingrati di suolo pubblico in Porta Nuova, presso la torre del Cherubino. (Vedi via delle Asse). È da notarsi che la torre potrebbe essere nel Palazzo Pubblico. 1544. Li 15 novembre. Li Beccari comprano da Costanzo Stiatici, la quarta parte del Pellatoio sotto s. Antonino per lire 750, rogito Francesco Manzolini. I569. Li 12 gennaio. Tarsia di Carlo Del Bassa moglie d'Antonio de Lorenzi, erede di Elisabetta del Pino sua madre, vende la metà del Pellatoio di Porta Nuova posto in una casa con torre sotto s. Antonino alla compagnia dei Beccari.

1579. Li 29 ottobre. Il Senato ordina ai Beccari di levare il Pellatoio di Porta Nuova dal luogo detto "Al fen della Paglia" e trasportarlo nel Mercato di Mezzo, annesso all'altro Pellatoio posto nel vicolo detto Zamparia. 1580. Li 9 settembre. La compagnia vendette i miglioramenti degli edifizi di Porta Nuova, già ad uso di Pellatoio, e stalla per lire 2100 al senatore Giovanni dall'Armi, rogito Leonardo Fabbroni e Giovanni Lodovico Ghedoni. Nel 1705 era delle suore di S.Catterina di strada Maggiore.

Via delle Banzole a sinistra entrandovi per la via delle Asse.

N.1261. Fianco del palazzo Marescalchi, nel quale è inchiusa la casa comprata li 9 aprile 1686, dal senatore Vincenzo Marescalchi e venduta dal dottor Giuseppe Magnani. Si dice posta rimpetto la chiesa di s. Antonino e pagata lire 4750, rogito Alessandro di Giusepppe Trombelli.

Aggiunte.

Li Borgognini avevano le loro case sotto s. Antonino di Porta Nuova; Camillo Borgognini in Giovanna Gandolfi, testò li 25 agosto 1557, a rogito di Angelo Ruggeri ed istituì eredi li figli di Emilia sua figlia , moglie di Lorenzo Magnani.