DESCRIZIONE delle giostre alla quintana, anello e rincontro.

Diamo nella sua originale integrità questo componimento inedito, curioso ed interessante, siccome in appendice documenti di quell'epoca che lo riguardano direttamente.

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L'Autore ai Lettori.

Non può abbastanza esprimersi quanto riesca grato all'animo de' buoni ed amorevoli cittadini il vedere che l'antico pregio di questa città, d'esser maestra e madre delle azioni cavaleresche, non solamente in alcuna sua parte nell' avanzare del tempo non scema, ma anzi si conserva intiera e perfetta, poichè i gloriosi nostri antenati hanno acquistato un sì bel nome alla nostra patria cogli esempi incomparabili della loro saviezza, e coll'aiuto e fomento generosamente dato alle scienze e alle arti più utili e necessarie, vive pur anche, ed in questi tempi appunto più che mai si manifesta ne' giovani cavalieri di questa città il generoso istinto di mantenere in quella, ed accrescere piuttosto per quanto è in loro il bel decoro d'una sì illustre prerogativa. Onde che animati del coraggio, che loro inspira la natura e il sangue, pensano rinnovare quanto prima i virtuosi spettacoli delle giostre all'Incontro, che sono l'onore tanto singolare alla nostra nazione, ed hanno guadagnati a quella gli applausi di teste coronate reali. Ne hanno potuto le sinistre contingenze, che per questi quattro lustri hanno impediti tali nobili esercizi, estinguere negli animi di questa nobile gioventù i semi del loro spiritoso furore; e poichè in tale intervallo sono mancati molti di quei soggetti che l'età e l'esercizio rendeva abili ad ammaestrare i giovani cavalieri e ordinare secondo le dovute forme le pubbliche funzioni solite allora farsi annualmente, prendo io di quà l'occasione e l'impulso maggiore delle istanze di alcuni di quelli per descrivere in questo breve trattato le forme e alcune regole più esenziali del nobil esercizio delle giostre di rincontro ed altre, secondo l'uso del paese, con distinguer in quello ciò che giustamente appartiene ad ogni cavaliere, o ministro di sì riguardevole funzione, acciocchè, seguendo il tutto con dovuto ordine e decoro, spicchi vieppiù la nobile e lodevole loro inclinazione. Con tale oggetto è stato intrapreso questo trattato, ed a questo solo fine è stato compito, onde a me parerà d'aver bastantemente ottenuto l' intento di questa mia piccola fatica, quando mi riesca d' insinuare alcune più opportune regole per ben eseguire la funzione delle pubbliche giostre, nè altro di più ritengo necessario affatto il riportare o no quanto non riferiscasi a quello che ho espresso di sopra.

Non parlo nè del maneggio de' cavalli, nè delle levate della lancia e giuochi da farsi con quella, essendo tutte queste cose necessarie da sapersi prima d' esporsi al pubblico cimento, rimettendomi pertanto in ciò a' cavalieri e mastri di tali esercizi. Nè si stupisca alcuno se in questa raccolta udirà qualche avvertimento contrario alle regole che si praticano in altri paesi, e dove non si usa il nostro rincontro, perchè mi sono regolato colle lezioni di nostri vecchi e mercé le osservazioni più particolari alla nostra città.

FLAMARINDO.

Descrizione della giostra al Saraceno, o alla Quintana

I signori capilizza, subito pranzato a palazzo, andranno a cavallo, o in carozza, ciascuno da sé con sei stallieri, ciascheduno con bacchette dorate o inargentate in mano, quando però i signori Anziani non li avessero dato da pranzo a palazzo, che in tal caso si fa venire il suo cavallo guarnito, con gli staffieri, all' ora destinata.

Quando i signori Anziani passano dalle loro stanze per andare a levare di camera l' eminentissimo Legato, i signori Giudici, che anch'essi si radunano nelle stanze dei medesimi signori Anziani, si partono unitamente con i signori capilizza, andando i primi con il notaro delli signori Anziani a servire sua eminenza, e gli altri vanno a montare a cavallo, e poi s'incamminano accompagnati da' suoi trombetti e due corrieri con livree del pubblico, che li vanno seguitando dietro in piazza, entrando dalla parte dei ponti delle dame, passeggiando il campo da una parte all'altra, osservando la carriera se è bene accomodata, e se ci è alcuna cosa che non stia bene, comandano al Barigello che la faccia aggiustare, e lasciando ivi all'assistenza uno di detti corrieri, spediscono l'altro ad avvisare i cavalieri che si accostino al teatro.

I cavalieri che giostrano devono portare per necessità un petto di ferro con la resta.

Sogliono ancora portare al braccio destro sotto al gomito legata una sciarpa o nastro del color più gradito.

Nel tempo che si passeggia il campo dai signori capi-lizza, arrivano i signori superiori sul palco, dove giunti si presentano essi al detto palco a riverirli, e i signori giudici adimandano all' eminentissimo Legato se comanda s'introducano i cavalieri, ed avutone l'assenso aiutano i signori capi-lizza che vadino a pigliare i cavalieri; questi subito s'incamminano alla bocca del teatro, dove sono i cavalieri, e osservano se hanno i petti di ferro, e se sono decentemente vestiti alla forma dei capitoli, indi s'incamminano avanti seguiti immediatamente dai cavalieri, i quali marciano secondo l'ordine che devono correre, e delle squadre che formano, e dopo tutti questi, i cavalieri che servono da padrini marciano con l'istesso ordine.

Prima che i signori capi-lizza partino dalla presenza dei signori superiori, i due corrieri vanno in palazzo per pigliar le lancie e la quintana, e i trombetti vanno seguitando i signori capi-lizza sinchè arrivino alla bocca del teatro, avvenendo che marcino lateralmente, non impedendo che i cavalieri stiano immediatamente dietro i suoi capi-lizza.

Arrivando i cavalieri nel campo dal ponte delle dame si leveranno il capello, e arrivando incontro ai signori superiori li salutano, e ciò si fa tanto da una parte quanto dall'altra della lizza, e il simile anche dopo avere corso, tornando al suo posto. Quando i cavalieri avranno oltrepassato il capo della lizza verso il palazzo, allora usciranno dal palazzo i due corrieri, cioè uno con le lancie che porterà in capo alla lizza, conducendo seco il monizioniere e il tentore delle vere, e l'altro corriere col saraceno lo farà impostare sopra la contro lizza appoggiato al suo cavalietto, ed avrà seco il pittore e l'armarolo.

Intanto presentati i cavalieri alli signori superiori, e fermatisi loro davanti per qualche piccolo spazio di tempo, i signori giudici, avutane parola con sua Eminenza, avvisano i signori capi-lizza che vadino a far cominciare la giostra, i quali dicono a cavalieri giostranti che vadino seguitando il capo-lizza più giovane, poi l'altro più vecchio chiama con sè i signori padrini. Il primo conduce seco i cavalieri a capo della lizza, e l'altro al luogo della quintana, l'uno e l'altro accompagnati da un corriere e da un trombetta, e qui veduta ed osservata la quintana dal capo-lizza più anziano, Ia fa porre al suo luogo.

I cavalieri corritori se vogliono dare una carriera a vuoto si presentano al loro capo-lizza, che glielo permette, poscia il capo-lizza della quintana fa fare la chiamata al trombetta, e I'altro capo-lizza pure fa rispondere dal suo , indi fatto subito chiamare dal trombetta medesimo il cavaliere che deve correre pel primo, il monizioniere, che ivi pure deve avere in custodia le lancie, accenna al cameriere del cavaliere chiamato, che pigli la lancia, la di cui vera tinge con inchiostro, e impugnandola poi il cavaliere corre la sua carriera la quale compita, se ne ritorna al suo posto; subito fatto il colpo il capo-lizza osserva in primo luogo se ha rotta la lancia il cavalier corritore, e poscia fa voltare la quintana, ed esaminare la botta, e dopo averla riconosciuta chiama il padrino del cavaliere che ha corso e gliela fa vedere senza esprimere il suo sentimento, poscia permette che gli altri padrini tutti la vedano, e dà campo all' istanza loro.

Quando il colpo fosse leggiero e facile da perdersi non lo lascia toccare da alcuno, ma quando fosse in modo da non potersi guastare o levare, allora, se gli vien fatta istanza di voler toccare glie ne dà licenza.

Udite le parti, dichiara e decreta la qualità della botta, e ne manda la relazione ai signori giudici, dicendo che il tal cavaliere ha fatto il tal punto.

Se i padrini stimeranno d' essere stati gravati possono ricorrere ai signori giudici, i quali ammettono l'appellazione, e mandano a dire al signor capo-lizza che faccia portare la quintana al loro palco, e ciò eseguito, data la sua relazione, lasciano correre il contradditorio tra i padrini e padrino del cavaliere che ha fatto il colpo, ed i signori giudici danno il suo decreto.

Se pure le parti a questo non si quietano, possono allora ricorrere ai signori Anziani, ai quali è portata la quintana, e udite le parti fanno il decreto inappellabile insospensivo, e caso che vi fosse ancora chi reclamasse, allora s' appellano per galanteria alle dame, non ritardando però l'esecuzione. Questo caso d'appellazioni rarissime volte succede dopo che i signori giudici hanno decretato.

Finita la contesa si riporta la quintana al suo luogo, e dal pittore si cassa ogni segno dopo che l'armarolo ha aggiustato con lima e martello il colpo fatto; poscia si volta come prima, e fatta la chiamata, ed avuta la risposta, corre il secondo con tutte le circostanze di prima, e così gli altri tutti.

I cavalieri corrono tre carriere, ed in caso di parità di punti o patta, corrono di nuovo quelli che hanno più punti, e caso fosse tardi, si rimette ad altro giorno, nel quale corrono solo quelli che hanno punti eguali.

Nel tempo che corre la prima squadra le altre stanno sotto il palco delle dame sinchè viene l'ora che devono correre, nel qual tempo s'accostano alla lizza.

Finita la giostra, il signor capo-lizza della quintana e l' altro ancora si presentano ai signori giudici, ai quali ordinano che si vadi a pigliare quel cavaliere che ha fatto più punti, e i capi-lizza vanno a prenderlo e lo presentano ai signori giudici e superiori, i quali ordinano poi che vadino a darli il premio, e i due capi-lizza col cavaliere e suo padrino e notaro, entrati in palazzo, smontati, si presentano alla ringhiera de' signori Anziani, dove giunto il trombetta, suonata la tromba, pubblica il decreto dei signori Anziani, i quali ordinano che le sia consegnato in tal prezzo, avendo superati gli altri con tanti punti fatti, e il signor capo-lizza consegna il prezzo al signor cavaliere, ed il suo padrino lo piglia, portandolo in mano, o facendolo portare in alto da un servitore a lui vicino, e l'uno e l'altro vanno a cavallo sul corso, indi a casa accompagnati dagli evviva del popolo, al quale, arrivati a casa, fa dar vino, e gettar pane dalle finestre, e denari.

Nel tempo che i signori capi-lizza presentano il vincitore ai signori giudici, il suo padrino invita i signori superiori e le dame alla festa da ballo per la sera, additando loro dove avrà luogo.

Nel ritornare che fa il cavaliere dalla ringhiera per andare sul corso, suole per lo più incontrare i signori superiori. e li prega in persona di venire alla festa.

II cavaliere vincitore fa invitare in camera da un cavaliere l' eminentissimo Legato.

La sera si fa la festa da ballo con rinfreschi.

Nel tempo medesimo che si presenta ai signori giudici il vincitore, gli altri cavalieri corrono una lanza che dicono della dama, poi se ne vanno coi loro pa drini o al corso o a casa per deporre gli stivali e andare alla festa.

I signori capi-lizza, consegnato il prezzo a piè delle scale del palazzo, ritornano a cavallo, e se ne vanno tutti due o al corso o a casa.

Le dame, finita la giostra, vanno al corso, e la sera alla festa.

Giostra all' Annello

Questa si fa in tutto e per tutto come l' antecedente, eccetto che nel vestire, perchè si suol fare una mascherata di concerto, ove non abbisognano padrini, perchè non vi è occasione di contrasti, nè di appellazioni.

Giostra di Rincontro

Preceduto l'ordine delle stesse formalità descritte per la giostra al Saraceno, i signori capi-lizza, prima d' uscire dal palazzo, spediscono i corrieri ai cavalieri giostranti per intendere se si trovano pronti. Giunti poi in piazza nel tempo del passaggio viene spedito un trombetta da ciascheduna comparsa, il qual trombetta, giunto all'imboccatura del teatro, fa la chiamata, ed il capolizza spedisce un trombetta a pigliarlo e condurlo a sè, dove giunto domanda al capo-lizza il campo per il sig. N. N., al che gli risponde il signor capolizza che quanto prima verrà a pigliarlo.

Inchinatisi i signori capi-lizza ai signori superiori, come si è detto in altre giostre, ed avuto l'ordine di cominciare, si portano in un canto della piazza dove si trova il cavaliere comparso pel primo a dimandare il campo, oppure il primo estratto, se si farà per estrazione, e trovato alla testa della comparsa il padrino più giovane, lo fa marciare condotto dai ministri dei signori capi-lizza nella controlizza, avvertendo che non si deve camminare sempre dalla parte destra tanto da una parte che dall'altra, nè mai in qualsivoglia caso andare contro la carriera dove si corre, ma piuttosto fuori della controlizza con passo lento , ma seguitato.

Il cavaliere accompagnato dall'altro padrino al flanco, giunto ai capi-lizza e salutatili, il padrino si fa dare la manopola, e la dà al cavaliere, il quale se la mette, e si serra, e piglia la lancia, seguitando i capi-lizza, andando avanti il più giovine, ma seguito dall'altro più anziano, che resta vicino al cavaliere immediatamente dopo i signori accompagnatori, dietro al quale pure immediatamente viene il padrino più vecchio, e poscia l' altro, e cosi si passeggia il campo in lizza da una parte e dall' altra, e quando sarà in faccia al palco dei signori superiori tanto di qua che di là dalla lizza, scuotendo la lancia, li saluterà.

Quando la comparsa è uscita dalla seconda controlizza, va al suo luogo destinato rimpetto al ponte dei signori superiori, e i quattro accompagnatori vanno due di qua e due di là in qualche distanza, e i signori capilizza s'accostano al palco dei signori giudici, e il cavaliere si ferma in poca distanza, e i due padrini lo pigliano in mezzo. Il cavaliere saluta di nuovo con la lancia i signori superiori, poi aiutato dal padrino depone la lancia, si apre, e torna a salutare chinandosi.

Il padrino anziano si fa dare dall' accompagnatore più vecchio la schifa, e dall' altro la manopola, e la presenta ai signori giudici, e poi consegna la manopola al cavaliere, e la schifa a persona fedele.

L' altro padrino presenta in una fruttiera ai signori superiori, mediante l'aiuto dei signori giudici, i cartelli.

Gli accompagnatori distribuiscono i cartelli alle dame.

Intanto i capi-lizza vanno a prendere un altro cavaliere.

Il cavaliere, congedati i padrini, si leva dal posto salutando i signori superiori, e va sotto il ponte delle dame, oppure al suo posto dove deve correre.

Finite tutte le comparse, le quali devono fare lo stesso, ed avuto l'ordine i signori capi-lizza di dar principio, si dividono uno da una parte, e l' altro dall'altra, con un trombetta e corriere per ciascheduno, ed i padrini vanno a condurre il cavaliere al suo posto; il padrino più giovane passa da una parte della lizza andando fuori di carriera, e il secondo fa lo stesso dall'altra.

Se il cavaliere vuol dare una carriera a vuoto deve andare dalla parte opposta a quella dove deve correre la prima carriera secondo l' estrazione, ed il padrino deve dimandar licenza al capo-lizza prima che il cavaliere parta.

Finite le dette carriere, il capo-lizza fa la chiamata. ed avuta la risposta dall' altro, fa avanzare il primo cavaliere, il quale s'accosta alla lizza col suo padrino, si serra la visiera, ed il padrino lo visita, indi piglia la lancia bagnata come alla quintana, e postavi prima la schifa, il padrino l'imbocca, e corre la sua carriera, finita la quale conduce il cavallo alla vista dell'altro suo padrino, al quale si fa vedere acciocchè non sembri nè troppo presto, nè troppo tardi, e subito il capo-lizza se gli presenta, e salutandolo, gli addimanda se ha bisogno, perchè occorrendo qualche cosa visiterà prima il volante con tutte le formalità della quintana, poi lo farebbe aprire, altrimenti egli visita prima tutta l'armatura, e rinvenendo o no qualche cosa, chiama prima il padrino del cavaliere, poscia gli altri, stando sempre però in posto da veder tutto quello che operano attorno all'armatura, e terminata la contesa e non essendo alcuna botta in detta armatura, lo fa aprire, ed egli va al suo posto dove il padrino copre con cera la botta, se vi è, e sta preparato per quando sarà chiamato.

In tutte le carriere, che saranno quattro per ciaschedun cavaliere, si terrà il medesimo ordine.

In caso di patta, li due o più che hanno punti eguali, fanno una sola carriera, e caso fosse tardi si rimette ad altro giorno.

Finita la giostra si pratica ciò che fu detto nella quintana, e cioè quando il cavaliere è davanti ai giudici per ricevere il premio, gli accompagnatori invitano le dame per la sera alla festa.

Finita la giostra le comparse tutte, unitamente agli accompagnatori, si uniscono ai propri cavalieri, e con lo stesso ordine, che sono comparsi in piazza, passeggiano il campo, e perchè non vi sono i capilizza, il padrino più giovane va avanti al cavaliere, ed il più vecchio di dietro. Finito di passeggiare il campo in lizza, se ne va ciascheduno a casa a disarmarsi.

II cavaliere passeggia aperto senz'armi in mano; quello però che ha vinto non passeggia il campo, ma va a palazzo, e levatasi la manopola ed il targhino, smonta da cavallo nel cortile, e passeggiando nella saletta de' signori anziani, si cava il cimiero, la gran pezza buffino e celata, e mettendosi la parrucca ed il cappello si innoltra verso la ringhiera, dove riceve il premio cosi mezzo armato, poi torna a cavallo come alla quintana.

Circa alla Festa tutto è uniforme alla giostra della quintana.

I padrini ed accompagnatori servono a casa i loro cavalieri, disarmati i quali, ognuno va alla propria abitazione a prepararsi per la festa di ballo.

Comparsa di ciascun cavaliere che giostra al rincontro

Due trombetti con casacche e trombe, con le sue penne e cascate, a cavallo con bardature.

Due paggi a cavallo con scudo entrovi dipinta l'impresa, e due zagaglie in spalla con bardature.

Due altri simili, uno con mazza dorata, l' altro con valigie, o porta cappa del colore della livrea.

A tutti questi cavalli, e particolarmente alli paggi, deve assistere un uomo.

Quattro cavalieri, che si chiamano accompagnatori, ciascheduno de' quali conduce quattro staffieri con bacchette dorate, o inargentate, marciano per ordine di età, e l'ultimo, cioè il più vecchio, porta in mano la schifa, ed il penultimo la manopola.

Due padrini con sei staffieri per ciaschcduno con le bacchette come sopra.

Il cavaliere con bardatura, sopraveste e cimiero ha il seguito di sei, ovvero otto stallieri con bacchette come sopra, cinque dei quali portano sciarpe con cartelli, cioè uno per i signori superiori, e gli altri uno per accompagnatori, portando in mano ancora un ordegno che suol essere o una mano, o altro, per presentare i cartelli alle dame; l'altro staffiere porta il lanzone sino alla piazza.

Altri consegnano le sciarpe con cartelli per le dame ad uno staffiere di ciascheduno dei signori accompagnatori, ed una con i cartelli de' signori superiori ad un servitore del capo-lizza più giovane.

I trombetti nel marciare andranno suonando a vicenda, e quando saranno ai loro posti suoneranno di concerto, avvertendo che quando s' incomincia a correre devono star quieti per non impedire che i capi-lizza sentino le chiamate.

Quando correranno i cavalieri suoneranno tutti.

I paggi, quando saranno appostati, deporranno le zagaglie mettendo una punta in terra e l'altra in alto, acciò non siano d'impedimento.

Se paresse di comparire e passeggiare il campo fuori di lizza, si va a due per due, in distanza almeno da un cavallo all' altro, e dopo i capi-lizza, poscia il cavaliere solo, indi i padrini.

È necessario deputare una persona che diriga queste comparse, e faccia marciare con ordine, assistendovi continuamente.

Quello che è solito a farsi dai signori Anziani

Subito combinato col signor Confaloniere quel tal giorno dell'anno che deve aver luogo la giostra, si stabilisce la giornata per dimandare all'eminentissimo Legato la licenza di metter fuori la lizza, il che si eseguisce con più celerità quando il carnevale è corto.

Si deputano due capi-lizza pratici, ed indifferenti, i quali unitamente con i signori Anziani, senza alcuna formalità, e come da sè, animano la gioventù e quelli che altre volte hanno corso a giostrare.

Scelgono tre giudici, che altre volte abbiano giostrato, imparziali; avvertendo nelle suddette elezioni di non chiamar quelli che potessero facilmente correre, nè di levar padrini ai cavalieri che corrono, acciocchè non serva loro di pretesto per esimersi.

Ordineranno che la carriera sia sempre accomodata, e che il teatro sia fatto come sta descritto al capitolo del teatro.

Staranno attenti che il monizioniere faccia le parti sue come al capitolo del medesimo.

Il giorno della giostra faranno invitare i signori giudici e capi-lizza in palazzo, e si adopreranno che i ministri e trombetti li ubbidiscano, ed il monizioniere vadi a servire i signori giudici.

È costumanza dar da pranzo una mattina ai signori giudici e capi-lizza.

Procureranno che l' eminentissimo Legato dia ordine al Barigello che ubbidisca ai signori capilizza in quelle cose che concerneranno il servizio della giostra nel caso che non vi fossero soldati in piazza.

Esporranno i premi della quintana ed anello, e si faranno dare le collane dai signori di Camera da esporre quelle pure per il Rincontro nell'apertura del carnevale, e faranno pubblicare i capitoli delle giostre che avranno luogo, notando i giorni determinati, ne ordineranno l'affissione alla lizza medesima, e quando fossero lacerati li faranno rimettere, e se i cavalieri giostranti ne volessero veder qualche copia, ordinare che loro sia data.

Il giorno delle giostre faranno l'estrazione de' cavalieri corritori alla presenza de' signori capilizza, ed è bene farla con tutta giustizia, e non connettendo parzialità con alcuno; quando però le parti non fossero contente, o d' accordo, fatta l'estrazione, ne faranno trascrivere tante copie quanti sono i giostranti, capi-lizza o giudici, ed unite ad altrettanti fogli stampati di capitoli sopra la giostra, li manderanno immediatamente a ciascheduno dei detti signori giostranti e ad altri come sopra.

In caso d' appellazione faranno la giustizia con tulta puntualità secondo dispongono i capitoli.

Deputeranno due cavalieri per ricevere e servire le dame sopra i ponti.

Quello che è solito a farsi dai signori giudici

I signori giudici in abito nero da camera si porteranno nelle stanze de' signori Anziani il giorno della giostra, dove si tratterranno ivi sino all'ora di andare in piazza, la quale giunta, nel tempo che i signori Anziani andranno a prendere l'eminentissimo Legato, e che i capi-lizza andranno a montare a cavallo, essi pure s' incamineranno col notaro servendo sua Eminenza, e anderanno al loro posto passando pel transito fatto a tal'uopo nelle scale di S. Petronio, nel tempo istesso che sua eminenza sale al suo ponte.

Quando i signori superiori arriveranno sul palco, i signori giudici staranno in piedi, poscia ordineranno ai signori capi- lizza che vadino ad introdurre i cavalieri, i quali entrati, daranno l'ordine che s' incominci la giostra, e che si dia il prezzo; tutto ciò faranno però dopo aver prima consultata sua eminenza.

Osserveranno la schifa e la manopola quando loro sarà presentata dal padrino, e visiteranno pure l'armatura per vedere se vi sono mancamenti.

Riceveranno i cartelli dai signori padrini e li daranno ai signori superiori.

Procureranno che i decreti siano fatti con tutta giustizia per non recar pregiudizio ad alcuno, e si uniformeranno alle disposizioni dei capitoli.

Finita la giostra ciascheduno di loro sarà in libertà.

Avranno seco un lapis per poter notare i punti sopra il foglio che mandano ai signori Anziani.

Quello che è solito a farsi dai signori capi-lizza

I signori capi-lizza, o mastri di campo, appena eletti, unitamente alli signori Anziani procureranno, senza alcuna formalità, di animare i giovani e quelli che altre volte hanno corso, acciò si esercitino in sì nobile trattenimento.

Quando sarà piantata la lizza procureranno d'osservare se è costrutta come deve, ciò che vedremo più avanti nel capitolo del teatro.

Procureranno che nel tempo che si comincierà a correre, la carriera sia ben aggiustata come sta descritto nel capitolo del teatro ed in quello del munizioniere.

Procureranno che il monizioniere abbia sempre in palazzo dell'arena, e della breccia, particolarmente quando è tempo piovoso.

Procureranno pure che tutto sia fatto con i comodi necessari, intendendosela con i signori Anziani.

Il giorno della giostra, quando saranno chiamati, si porteranno a palazzo dai signori Anziani, e faranno quanto sta descritto nei capitoli della giostra.

Procureranno d' aver cavalli quieti acciò possano adempiere il compito loro, e non disturbare gli altri.

Nel giudicare lascieranno pure campo ai padrini di manifestare, se vogliono, il proprio parere, mostrando loro il colpo, ma senza però dargli il determinato valore, e vedendo che nessuno o pochi diano un giudizio, o che la contesa vada per le lunghe, devono essi stessi determinare che botta sia e mandarne la relazione ai signori giudici per non tenere in soverchio incomodo i signori superiori e la piazza tutta, ed i cavalieri che devono correre, particolarmente quando sono armati, e per non ridurre gli ultimi a correre ad ora troppo tarda.

Osserveranno, appena il cavaliere ha corso, se ha rotta la lancia, e non avendola rotta, manderanno subito ad avvisar l' altro capo-lizza, acciocchè non s'affatichi indarno in cercar la botta.

Il giorno avanti alle giostre si porteranno in monizione per vedere quante lancie sono scritte e se vi è novità alcuna, ed ordineranno al ministro che adempia a quanto gl'incombe, cioè che faccia la nota de' cavalieri comparsi, e la porti la sera, o la mattina a buon' ora, ai signori Anziani acciò possano fare l'estrazione e formare le squadre, le quali sogliono di tre, o tutt'al più di quattro individui, alla qual estrazione sogliono essere presenti i signori capi-lizza.

Caso che nel colpire cadesse in terra una schifa spedirà il corriere per ricuperarla, e manderavvi ancora un qualche staffiere proprio, e questi la devono tener alta in modo che si veda e non possa esser toccata, o segnata da altri, por tandola al capolizza da quella parte dove è il cavaliere che ne è il padrone.

Avranno seco un lapis per notare i punti, che faranno i signori cavalieri, sopra il foglio che mandano ai signori Anziani.

Alcune volte i signori capi-lizza sogliono avere un cittadino a cavallo per ciascheduno con titolo d'aiutante.

Avranno parimenti un fazzoletto bianco di lana per levar l'inchiostro sopra l' armatura.

Quello che è solito a farsi dai signori cavalieri giostranti

Subito che il cavaliere avrà risoluto di correre procurerà di scegliere (se alla Quintana) un cavaliere per padrino, (se al Rincontro) due padrini che sian pratici e che abbiano giostrato altre volte.

Sceglierà ancora un cavaliere che lo eserciti a piedi ed a cavallo a fare la levata della lancia.

Procurerà di avere buoni cavalli in maggior numero che potrà, scegliendo il migliore per il giorno del premio.

Procurerà d' avere ligioni di prova senza la lancia di giusta misura. per assuefare il polso e la mano opportunamente.

Non correrà molti cavalli in un giorno, perchè stancandosi assai, in luogo di correggersi da certi errori, si cade in altri, ma bisogna correre poco e spesso.

Quando si è a cavallo non bisogna gridare, nè ciarlare, nè far motti con la bocca, ma finita la carriera e parato il cavallo, devesi portare dal suo direttore per ricevere quegli avvisi e ricordi necessari per ben regolare le operazioni.

Non deve montare a cavallo in piazza quando non siavi il suo direttore, o che sia con suo consenso.

Farà che i servitori abbiano sempre denari in saccoccia per comprare le vere che si romperanno, o che andranno perdute.

Andando in piazza avrà sempre i suoi cavalli aggiustati con le selle armate. Non condurrà cavalli senza sella.

Si proverà prima qualche volta col petto e testa, ed almeno una volta col suo giustacuore che deve avere il giorno della giostra, osservando se stringe o incomoda il braccio, e con i suoi stivali e spada al fianco, quando non fosse mascherato.

Procurerà scegliere buone lancie ben secche, e buone vere, ed il giorno avanti la giostra pregherà i padrini ad assistere per far mettere Io vere in capo alle lancie, alla quale operazione sarà presente esso pure.

Userà ogni diligenza per ben stoccare la sua armatura, e pregherà i padrini a rivederla prima di mandarla in munizione.

Procurerà che sia ben lustrata a specchio.

Farà che il cartello sia modesto e spiritoso, e fatto con le regole.

Il giorno della giostra procurerà di star quieto e riposato, ascolterà la messa, mangierà a buon ora, e starà in riposo più che può senza inquietarsi e fiaccarsi per aver miglior Iena.

Finita la giostra del Rincontro non sarà improprio di mettersi in un letto caldo, ed assicurarsi bene prima di andare alla festa.

Il giorno medesimo farà pregare i signori padrini ed accompagnatori a portarsi a casa sua, ove giunti, farà i complimenti, e quando sarà tornato a casa e sarà disarmato li licenzierà e li ringrazierà di nuovo.

Manderà a casa de' padrini una sciarpa della sua divisa con nastro da legarsi al braccio, ed un bastone lungo almeno oncie diciotto, assieme ad una scattola con entrovi la cera, oppure accomodare in capo al bastone un sito più vicino alla mano, dove si ponga la cera, pregando i signori padrini a favorirlo di mettersi la sua divisa, e tutte queste cose resteranno in proprietà del padrino a titolo di regalo.

Agli staffieri, paggi e trombetti gli dona il cappello, scarpe, cravatta, manichetti e guanti, e caso li volessero restituire se gli dà l'equivalente.

Quando si va a bollare le lancie si dona al monizioniere quattro giulii almeno, ed anche più, secondo la sua volontà. Quando si vince si pagano le mancie conforme alla lista.

Alla festa, occorrendo servire i rinfreschi od altro ai signori superiori e dame, adempiranno a quest'ufficio i cavalieri corritori e padrini.

Alla festa si suol portare al braccio la catena che si è vinta ed il favore che era attaccato al cimiero, e se fosse la Quintana, si pone sopra una tavola il premio guadagnato acciò tutti lo vedino.

Il cavaliere vincitore ne troverà un altro che vadi in nome suo ad invitare l'eminentissimo Legato, monsignor vice legato, il signor Confaloniere ed il signor priore degli Anziani, acciò intervengano alla festa la sera, non ostante che nel ritornare dalla ringhiera, incontrando l'eminentissimo legato, l'abbia egli medesimo invitato.

Quando avrà corso la carriera e fermato il cavallo, allora deporrà la lancia, e tornerà al suo posto di prima senza fermarsi alla Quintana, nè a discorrere con alcuno.

Al Rincontro, finita la carriera e parato il cavallo, non si muoverà nè aprirassi senza licenza del capolizza, e quando sarà spicciato si ritirerà da parte acciocchè il padrino possa stoccare la botta, e lasci libero il posto a quello che deve correre.

Non fermerà il cavallo se non in capo alla lizza, e perchè non potrà vederla, stante che è tutto chiuso nell' armatura, prenderà regola a fermar il cavallo quando vedrà il suo padrino che deve trovarsi nel luogo ove avrà a parare.

Nel partire, quando sarà imboccato, e che vedrà l'altro in atto esso pure di partire, cercherà di raggiungerlo, perchè è meglio esser il primo.

Nel correre al rincontro, se per disgrazia s'aprisse il volante, cercherà coprirsi con la schifa, ma deve avvertire di serrarsi bene, ed il padrino osserverà con diligenza se è bene assicurato.

Se nel correre parimente si rompesse o cadesse la lancia, dovrà stringere il braccio destro alla vita, e col bracciale e spalazzo cercare di coprire quella parte del braccio che è disarmata, tenendo la mano bassa, o dietro la schiena.

Procurerà di leggere e rileggere il presente libro più e più volte, e deputerà persone che adempiano a quanto vi sta descritto.

Quello che è solito a farsi dai signori padrini

Subito che avrà accettato l' impegno di padrino dovrà esortare il suo cavaliere di montar spesso a cavallo, esercitarsi a piedi, e appena che si può provarsi in lizza.

Procurerà che l'armarolo eserciti bene il suo mestiere, che l'armatura stia bene assettata, nè che offendi in alcun modo il cavaliere.

Osserverà che il sellone sia basso di pomo, oppure pieghi in fuori a foggia di mezz'arco, acciocchè nel battere la carriera non tocchi la corazza.

Assisterà quando l'armarolo armerà il cavaliere, osservando bene che non commetta qualche errore, e sarà necessario il fare quest' operazione in tempo debito affine di poter operare con tutta quiete.

Ordinerà che il sellaro, cimeraro, sarto ed armarolo, con tutti gli attrezzi loro occorrenti, si trovino in piazza per essere pronti a qualunque eventualità.

Il giorno avanti la giostra stocherà i diversi pezzi componenti l'armatura, cioè il volante, il buffino, la gran pezza, il targhino, la schifa e manopola, e posti in un gran canestro e coperti in modo che non si possano segnare, li farà portare in monizione, e starà presente quando saranno segnate e bolate.

Farà pigliare le lancie, e procurerà che il cavaliere faccia accomodare l'impugnatura a suo gusto e comodo, facendo porre le grapelle in modo, che portando alta la lancia non offendi il braccio, e proverà la schifa acciò non venga tanto bassa che urti il bracciale.

Farà che il cavaliere scelga qual lancia vuol adoprare per prima, quale per seconda, e cosi per l'altre, e il padrino le segnerà per ordine col grisolo.

Sceglierà le vere, osservando che per la Quintana sono migliori le più leggiere e le più raccolte, e per il Rincontro le più aperte; osserverà se le punte sono tutte uguali, ponendole sopra un piano fatto appositamente o di legno o di vetro, ed esaminerà le punte se attaccano sull'ugna del dito, come si provano i bolini.

Farà portar il tutto in munizione, e vi andrà lui stesso, avendo seco le vere entro una scattola con bombace, ed assisterà quando il monizioniere le metterà in opera, avvertendo che la vera tocchi il legno, il che si conosce con l'orecchio battendo la canna per terra.

Nel dar il fuoco osserverà che siano tagliate le vene del legno, che il ferro passi e che sia ben caldo, acciò non pregiudichi la lancia, perchè potria rompersi prima del tempo.

Nel dar il fuoco bisogna avvertire che non tocchi il ferro, ma abbracci il legno sino appresso al ferro medesimo.

Farà si che il cameriere si trovi a palazzo acciò osservi dove sono riposte le lancie per tornare il dopo pranzo all' ora della giostra a pigliarle, e l'avvertirà che le porti con la punta avanti acciò non urti in qualche luogo.

Bollate le armature le farà portare a casa per ivi visitarle se vi fosse qualche stoccatura che fosse andata via, e in tal caso la rimetterà.

Per la Quintana farà provare al cavaliere il petto e la resta, tanto a piedi che a cavallo, per vedere se le sta in modo che non impedisca l' operazione della lancia.

Procurerà di vedere se tutto è preparato per la festa, esaminando tutti i capitoli di questa raccolta che a lui riguardano.

Esorterà il cavaliere a star in riposo il più che potrà.

Farà muovere spesso il cavallo del quale deve servirsi il giorno della giostra, non però avezzandolo a correre troppo precipitosamente, ed in queste prove lo assuefarà col zanfrino, sellone e sonagli, e sempre facendogli sentire destramente qualche urto col zanfrino, acciò per qualunque accidente potesse accadere vi sia assuefatto.

Avvertirà che non si dia soverchia biada ai cavalli il giorno della corsa, ed essendovi un cavallo di molta lena, sarà bene ancora farlo muovere qualche poco la mattina stessa.

Lo esorterà a montar spesso a cavallo mezzo armato, e correre ancora nella Quintana colla celata e il cimiero.

Procurerà che almeno una volta, ai cavalli della comparsa, gli accompagnatori facciano vedere il cimiero e l' uomo armato, acciò nella festa non si spaventino e la mettano sossopra.

Farà preparare un montatore portatile con scalini comodi, sopra del quale vi possano salire almeno due persone.

Farà preparare breccia ed arena e spianar il sito dove deve star il cavallo quando il cavaliere lo monta.

Il giorno della festa esorterà il cavaliere a star comodo e a non inquietarsi la mattina, come pure lo esorterà ad ascoltar la messa, mangiar a buon ora e non troppo, e star quieto d'animo e di corpo sino che sarà l' ora d' armarsi , giunta la quale il padrino più vecchio col cameriere e l'armarolo si metteranno in luogo a parte, e l'armeranno secondo sta descritto al capitolo dell' armarolo. L' altro padrino più giovano nel tempo che si arma attenderà che la comparsa sia bene in ordine, intratterrà gli accompagnatori, e farà preparare il cavallo con tutte le avvertenze poste nel capitolo del carrociero, e quelle dette di sopra.

Armato che sarà dei pezzi minuti, aspetterà che sia l'ora destinata per mettersi la celata e gli altri pezzi grossi, acciò stia incomodo il meno possibile.

Armato di tutto punto, ed uscendo dalle stanze, si metterà il cimiero, e se dovesse dopo uscire da qualche porta, uscirà all'indietro per non spezzare le penne, ed in quel tempo il padrino terrà una mano alla punta del buffino per maggior comodo del cavaliere, poi uscito e presolo per la mano l'accompagnerà sino al montatore, e lo farà salire sopra di quello, ed egli alla mano sinistra gli darà le redini in mano, gli farà impostare il ginocchio nella sella, e ripiegando all' indietro la sopraveste. e montando a cavallo ordinerà che un pratico tenga aperto il burone e l' urto , acciò la gamba possa andare speditamente al suo luogo, e da igli gli staffoni gli metterà il targhino, poscia subito montato a cavallo farà marciare la comparsa, e dietro gli accompagnatori andrà il padrino più giovane, il quale cercherà di andare per la buona strada, e l' altro padrino gli anderà sempre al fianco.

Arrivati alla piazza il padrino più giovane s' avvanzerà alla testa della comparsa e spedirà un trombetta ai capilizza quando saprà che siano in campo, ed addimanderalli il campo per il signor tale dicendo il proprio nome, e subito ritornerà con la risposta al suo luogo, ed il padrino aspetterà che arrivino i capilizza, giunti i quali verranno dal cavaliere, e s' incamminerà la comparsa che dovrà entrare in lizza secondata per di fuori da un corriere del pubblico, e saranno seguiti dagli accompagnatori , dietro dei quali immediatamente verrà il capolizza più giovane, e poi l'altro, indi il cavaliere giostrante, dopo del quale i due padrini, prima il più vecchio, poi l'altro più giovane.

Prima d'entrar in campo si chiuderà il volante, e piglierà il lanzone in mano e l'incoscierà.

Arrivata la comparsa in faccia ai signori superiori, il cavaliere farà il saluto scuotendo il lanzone, e caso tardasse, o non lo facesse, il padrino destramente glielo ricorderà.

Nel far ritorno dall'altra parte della lizza si farà lo stesso saluto.

Il padrino, quando sarà uscita la comparsa dalla controlizza la seconda volta, manderà il padrino al suo posto, e gli accompagnatori s'invieranno al palco dei giudici, dove giunti si porranno due di qua e due di là, e i capilizza si accosteranno al palco de' giudici, e i padrini piglieranno in mezzo il cavaliere, il quale farà di nuovo il saluto come prima, poscia deporrà il lanzone e s' aprirà, e di nuovo tornerà a salutare i signori superiori, e non facendolo, o ritardando, il padrino glie lo ricorderà.

Il padrino più vecchio s'accosterà ai signori giudici, e fattasi dare la schifa e la manopola dagli accompagnatori, la presenterà ai giudici. Nello stesso tempo l' altro padrino presenterà i cartelli ai signori superiori, e poscia gli accompagnatori a tutte le dame, e se vi fossero cavalieri dall'altra parte procureranno che essi pure siano serviti.

Nel tempo della distribuzione i capi-lizza, licenziatisi dai signori giudici, andranno a pigliare un altro cavaliere nello stesso modo e forma, ed il cavaliere comparso facendo riverenza, accompagnato da' suoi padrini, lo condurrà sotto il palco delle dame in sito dove non impedisca la comparsa degli altri, oppure lo condurrà al suo posto dove dovrà correre la prima volta.

Ma se volesse dare una carriera a vuoto lo condurrà dalla parte opposta a quella che deve correre la prima volta, però questo esercizio si potrà risparmiare perchè superfluo, stanteché è bastante lo averlo fatto muovere il mattino.

Venuta l'ora del correre il padrino lo farà accostare alla lizza, ed egli si porrà di fronte col suo cavallo a quello del cavaliere, gli dirà che si serri ed ascolterà coll'orecchio se sente giuocare la susta, e guarderà attentamente se l'uncino è a suo luogo, poscia fattosi dare la lancia osserverà con attenzione quello che opererà il cavaliere avversario, poi si incamminerà avanti mezzo cavallo a destra del cavaliere, e si farà seguire dal medesimo dandogli terreno sufficiente per poterlo imboccar bene, ed imboccatolo nella lizza, ed essendo l'avversario per partire, e non partendo, egli l'avviserà che vada, e partito, ei si leverà da quel luogo.

Ed in primo luogo osserverà se il cavaliere che è venuto ha rotto o no, e ne manderà l' avviso all' altro padrino compagno, per mezzo di uno staffiere.

Il padrino, quando gli viene incontro il suo cavaliere, s'imposterà in luogo onde esser veduto da quello quando arriva, acciò pigli regola quando deve parare, e appena parato, lascierà che il capolizza se gli accosti per cercare le botte.

Il padrino in questo mentre procurerà che la schifa non passi in mano ad alcuno, e che quelli che la tengono, e questi saranno i capilizza, la facciano vedere in alto.

Il capolizza se ha trovata la botta la mostra in primo luogo al padrino del cavaliere, il quale la riconoscerà, e se non la trovasse la cercherà, poi rinvenutala, la mostrerà al capolizza, e questi agli altri padrini.

Il padrino sosterrà le ragioni del suo principale adducendo motivi affine di persuadere il capolizza a pronunciare il decreto in favore, il quale se sarà invece contrario, potrà appellarsi e ricorrere ai signori giudici, i quali ordineranno che si presenti a loro il capolizza assieme al cavaliere.

Tutti i padrini che sono da quella parte assisteranno pure alla discussione facendo valere le ragioni in favore del loro principale.

L'appellazione è tollerata sino a tre volte, cioè prima ai signori giudici, poscia ai signori Anziani, ed in ultimo alle dame, ma dopo il decreto de' signori Anziani non si può appellare se non indevolutivo.

Siccome è bene mostrar spirito nelle opposizioni, è però altrettanto poco conveniente attaccarsi a sofismi e cose sottili, e di poca sussistenza per non far perder tempo agli operanti e a chi sta presente, perché venendo tardi è difficile il poter finire la giostra.

Terminata la contesa lo farà aprire, e tiratolo da parte stoccherà l'armatura in quella posizione dove fosse colpito, e la netterà dall'inchiostro con una pezza che avrà in saccoccia.

Finita la giostra i padrini e gli accompagnatori andranno a ritrovare il loro cavaliere, e non avendo vinto farà marciare la sua squadra come nell'ingresso, e cioè passeggiando il campo, ma farà stare il cavaliere aperto e senz'armi, e poscia anderanno a casa, dove smontato il padrino, farà levare al cavaliere il targhino e la manopola, poi lo farà accostare al montatore facendogli tenere la staffa, nell'atto dello smontare, sul medesimo, e starà in luogo di poterlo all'occorenza abbracciare, poi lo condurrà alle sue stanze dove lo farà disarmare, e licenziando gli altri cavalieri accompagnatori e gli stessi padrini, l'esorterà ad andarsene a riposare in letto per un paio d'ore, e poi vestire per andare alla festa.

Se il cavaliere sarà vincitore, in luogo di passeggiare il campo, quando sarà chiamato lo condurrà dai signori giudici, e salutando i signori superiori riceverà l'ordine di andare a pigliare il premio. Allora farà marciare tutta la squadra in palazzo seguitando i capilizza, ed arrivati al piede dello scalone, lo condurrà al montatore, e cavatogli il targhino e la manopola, lo farà smontare da cavallo e in due tenendolo per mano lo condurranno sulla scaletta de' signori Anziani, dove postolo a sedere in una banchetta, gli farà levare i pezzi grossi, cioè il cimiero, la celata, la grapiera e il buffino, e postogli la parrucca e il capello, lo condurrà sulla ringhiera dove riceverà dai signori capilizza il premio, poscia tornando indietro, e così armato lo condurrà con tutta la sua squadra a fare un giro nel corso, standovi sempre al fianco i padrini, e se fosse ora tarda lo condurranno direttamente a casa dove giunti il cavaliere darà pane, vino e denari al popolo, e lo disarmerà come sopra si è detto. Ricorderà al cavaliere di dovere egli stesso invitare l'eminentissimo Legato alla festa, e far ciò quando lo incontra, e farlo invitare di nuovo da un cavaliere in camera, e avvisare gli accompagnatori acciocchè invitino le dame.

I padrini porteranno le divise del loro cavaliere nel capello e nel cavallo, e si porranno al braccio la sciarpa loro regalata dal cavaliere, la quale pure sogliono portare la sera alla festa.

I padrini non permetteranno che i garzoni tocchino il cavallo del cavaliere, se non costrettivi per necessità, lasciando che egli lo conduca; lascieranno pure che il cavaliere s'apri e si chiuda da sè, e staranno attenti se le suste giuocano e se gli uncini sono ben serrati, e caso non potessero vedere e non fossero sicuri, operino loro stessi, perchè questo importa troppo.

Faranno il possibile per far risaltare la bravura e brio del cavaliere in tutte le operazioni, secondandolo sempre in distanza discreta. Nell'imboccare il cavallo del giostrante stiano attenti che il proprio non scappi o avanti, o indietro, tenendolo sempre per fianco.

I padrini devono aver sempre una chiave intracciata nella mano della briglia per poter disarmare il cavaliere, o servirlo all'occorenza.

Procureranno di avere un lapis per notare i punti che faranno i cavalieri, servendosi del foglio che manderanno i signori Anziani.

Avranno parimenti un fazzoletto bianco o di lana per levare l'inchiostro sopra l'armatura.

Quello che è solito a farsi dai signori accompagnatori

Procureranno di trovare cavalli quieti, acciocbè nel passeggiare la lizza non mettessero sottosopra la comparsa e facessero pericolare i cavalieri o il camerata.

Prima di andare in piazza faranno provare i cavalli acciò vedano l'uomo armato, i cimieri, sentino le trombe, insomma che non le arrivi nuova cosa alcuna.

Il giorno della giostra si porteranno a casa del cavaliere che accompagnano, ove giunti scenderanno da cavallo e si tratteranno con esso lui e coi padrini sino all'ora di partire. Arrivata l'ora, e montati a cavallo di nuovo, marceranno dietro i paggi, andando avanti prima il più giovane, e susseguentemente gli altri per ordine d'età. Il più anziano di età porterà la schifa in mano, ed il susseguente la manopola.

Nel passeggiare la lizza avvertino di non fermarsi mai, ma andare seguitamente ed uniti sino al palco de' signori superiori, dove si divideranno due da una parte e due dall'altra, e consegneranno le armi ai padrini quando loro saranno domandate, ritornando poscia al loro posto.

Quando saranno stati dati i cartelli ai signori superiori, andranno due da una parte e due dall'altra a servire le dame, e se dalla parte opposta del teatro vi fossero palchi pieni di nobiltà o forestieri, ne faranno distribuire ancora a quelli.

Nel tempo che si corre staranno sotto il palco delle dame come spettatori.

Finita la giostra ciascheduno anderà a trovare il proprio cavaliere, e quello che avrà vinto sarà accompagnato in palazzo, e gli altri passeggeranno il campo come prima, poscia andranno a casa, ove giunti i cavalieri accompagnatori si licenzieranno dal cavaliere giostrante, dal quale riceveranno i ringraziamenti d'uso, poscia ciascheduno andrà alla propria casa onde prepararsi per la festa.

Porteranno i colori del cavaliere sia nel cavallo che nel capello.

Teatro

La lizza deve esser posta nei buchi soliti, e alla solita distanza da palazzo.

La lunghezza deve essere di piedi 230.

L' altezza, compreso il cordone, piedi 5.

La quintana alta piedi 6 e oncie 8.

La controlizza alta piedi 2, larga di sopra piedi 3, e nel fondo piedi 3 e oncie 4.

L'imboccatura deve esser larga piedi 12.

La totale lunghezza della controlizza piedi 172 e oncie 6.

La quintana deve essere sopra il cordone oncie 18.

Il palco delle dame deve essere appoggiato alle scale di S. Petronio e ad eguai distanza; gli altri saranno dalla parte opposta, avvertendo che i medesimi non avvicinino troppo i capi della lizza, abbisognando molto spazio per comodo de' cavalieri e padrini, particolarmente in occasione del rincontro.

Procureranno che i palchi delle dame non siano tanto alti, acciò non riescano d'incomodo quando si presentano i cartelli ai signori superiori.

Si avverta che il ponte de' signori giudici non sia tant' alto acciò possano vedere e toccare l'armatura, nè tanto basso affinchè si possano presentare i cartelli all' eminentissimo Legato.

Il palco avrà il suo ingresso con porticella da tenersi chiusa mediante chiave, che terrà sempre presso di sè il notaro.

Questo passaggio sarà sotto il ponte di sua Eminenza, e vi si entrerà dalla parte di S. Petronio.

Procureranno che il teatro sia ben netto dal fango, ghiaccio, neve ed altro, e che vi si possa marciare almeno con quattro cavalli di fronte.

Che le carriere siano ben eguali di breccia ed arena, perchè essendovene in troppa quantità il cavallo potrebbe piantarsi, ed essendovene poca impedirebbe che si potesse attaccare con la battuta.

Quando si corre, particolarmente nelle prove, vi sarà sempre qualcheduno, appositamente incaricato, con badile o zappa per rimediare a qualunque disordine potesse accadere.

Sarà ottima cosa, se fosse possibile, tener la gente lungi dal teatro, acciocchè, chi opera, lo possa senza disagio e che le comparse siano godute da quelli che sono ne' palchi, serrandolo con portoni ai quali metteranno a guardia de' soldati.

Sarebbe bene che il cavaliere nelle prove si coprisse con qualche cosa, per non imbrattarsi.

Monizioniere

Avrà preparata la tavola dove sono le misure delle lancie, ed essendo portate alla monizione, farà che queste siano accomodate da un altro destinato a questo uffizio, tagliandole alla lunghezza di prescrizione, e quest'operazione si farà col poggiare all'urto di legno la grappella, e la parte che sarà fuori dalla tavola sarà tagliata, poscia gli si adatterà la vera, la quale deve essere posta in modo che non penda più da una parte che dall'altra, e si batterà per di dentro finchè tocchi il legno, e ciò si conoscerà appoggiando l'orecchio all'asta. Poscia accomodatele tutte cinque, farne una più avanti dell'altra, tramezzandovi certe punte di lancie, acciò nel legarle una vera non rompa l'altra, avendovi però, prima di legarle, dato il fuoco ad una per una con ferri ben caldi fatti a mandorla, passando da una parte all'altra, avvertendo di tagliare le vene del legno, acciò non facciano troppa resistenza. Poscia legandole come sopra le porterà nelle stanze del canone, andando sempre con la punta avanti, dove dovranno stare sino al giorno seguente, e sopra di quelle scrivere in polizze il nome del cavaliere proprietario, mostrandole al cameriere, acciò al tempo che deve venire a levarle, poscia riconoscerlo.

Procurerà d'avere i ferri ben fatti, il fuoco necessario per arroventarli, i chiodi piccoli per inchiodare le vere, laccia per legare i mazzi per legare le lancie, cera per attaccare i biglietti, ed il bollo col quale si bollano le lancie; avrà pure un coltello molto affilato, il canale di ferro da porvi sopra le punte delle lancie per inchiodarle. Avrà cura d'operare con diligenza, perchè è pericoloso ed è facilissima cosa che ad ogni piccolo urto salti via una vera, e nel dargli il fuoco osservare che il ferro non tocchi la vera.

Tre legature si fanno nei mazzi, la prima verso la punta, la seconda nel mezzo, la terza all' impugnatura, avvertendo d'informarsi se i cavalieri, o loro padrini, o capilizza volessero essere presenti, che in tal caso dovrà aspettarli.

Procurerà che la lizza, controlizza, e quintana siano poste secondo le misure e luoghi detti nel principio della presente descrizione.

Procurerà che vi sia breccia, sabbione ed arena, e sempre preparata in luogo asciutto, ed inservienti che mantenghino la carriera, e per valersene ad ogni cenno dei signori capilizza.

Le lancie devono essere d'un pezzo solo, e non aggiuntate con la grapella sotto l'impugnatura postavi a comodo del cavaliere, acciò non l'offenda nella mano nel portar in alto la lancia, e devono essere una per l'anello, quattro per la quintana, e cinque per il rincontro avvertendo, che quella dell'anello non deve aver grapella, ma in luogo di vera una punta di ferro separata dalla lancia.

Le lancie devono esser bollate sotto l'impugnatura.

Le vere sono di sei denti d'egual numero alle lancie, e separate da quelle ed è vantaggio farle fare a quel armarolo, che arma la quintana per la pratica, che ha della tempra di questa avvertendo, che la tempra color di viola è troppo tenera, che non resiste, e quella bianca troppo dura, che si spezza, dovendo essere color d' oro.

Capitando l' armatura, la segnarà con le misure poste in munizione, e gli farà il bollo solito.

Vedrà se vi siano botte da stoccare, e le accomodarà.

Li pezzi sono la grampezza, il buffino, il targhino e schifa, quali accomodate e bollate, rimanderà indietro alli padroni con licenza de' capilizza, perchè li possano vedere a loro piacimento.

Procurerà, che la quintana sia ben dipinta, e che li pittori abbiano colori buoni e fìssi in modo, che in luogo di polire, non sporchino la quintana.

Che l'inchiostro da darsi alle vere sia buono, non tanto liquido, e che il penello sia tenero.

Quando vorranno stringere le vere farà tenere il pedale al cameriere o altro, poi piglierà con la mano sinistra la punta della lancia, e con l'altra mano stagnerà destramente e leggermente, perché saria facil cosa far cader le vere.

La lunghezza della lancia della quintana, principiando dalla grapella al taglio della lancia dove si pone la vera sarà piedi 8, dalla grapella al fondo di detta piedi 1 e oncie 0, che sono in tutto piedi 9 e oncie 6; quella della lancia del rincontro principiando dalla grapella al taglio dove si pone la vera piedi 8 e oncie 4, dalla grapella al piede della lancia piedi 1 e oncie 6, che sono in tutto piedi 9 e oncie 10.

La lunghezza della lancia dell'anello dall' impugnatura dalla parte di sotto alla punta della lancia piedi 6 e once 10, ed il fondo di detta piedi 1 e once 6, che sono in tutto piedi 8 e oncie 4. Il tre nella quintana deve essere alto once 3 3/4, il due once 4 3/4, e l'uno once 10 1/4.

Nel rincontro le stesse misure.

Il giorno del premio farà spargere breccia, ed arena sopra li selci alla porta del palazzo, e ciò particolarmente quando fa ghiaccio, e tempo bagnato.

Avvertenze al sarto

Il cavaliere deve avare una cammiciuola di tela di lino imbottita di bomboce battuto, affilata alla vita con collare che faccia il collo alto due dita con i quarti sotto imbottiti, che coprono tutto lo stomaco avvertendo però, che a dirittura del filo della schiena non deve esser imbottita, nè deve avere orli grossi; le maniche si fanno di roverzio attillate al braccio, e lunghe sino alla snodatura della mano, si serra sul passo con tre cordelle attacate da una parte della manica, e passando pei buchi fatti dall'altra parte, si uniscono in un punto d'una cordella, le quale fasciando il braccio tengono assicurata la manica, che non s'apre davanti, da un fianco all'altro nella cintura si fanno diversi buchi ponendovi sotto una fortezza di tela, dovendo sostenere il peso dei gambali.

Attorno ai spalazzi si fanno i medesimi buchi con le stesse fortezze, dovendo sostenere i bracciali; vi vogliono quattro stringhe lunghe un braccio, ed altre quattro lunghe un braccio e mezzo da metter a basso, e questi devono essere di cordella bianca ben forte ferrata da tutte due le parti.

Ve ne vuole un' altra lunga ferrata da un capo solo, quale deve servire per serrare la camiciuola davanti, principiando dal collarino sino allo stomaco, sotto li quarti si fanno due borse con il suo cordoncino da serrare per tenervi dentro qualche cosa sacra, o denari.

In caso che bisognasse alzare la celata od altro come si dirà in appresso, si fa un collare di tela, quale s'imbottisce con bombace.

Se il cavaliere sarà di corporatura grossa, o che non potesse sopportare l' imbotitura, si fa la camiciuola di pelle foderata di tela, ben attilata alla vita, e in tutto e per tutto come l'altra detta di sopra; le calze devono essere di pelle foderate di tela con bottoncini all'apertura d'avanti, e guaina dalla parte di sopra con cordella, ed il simile sopra il ginocchio, non dovrà essere però troppo larga acciò non ingombri, e senza saccocie.

Le calzette grosse e di lana.

Le scarpe piane e senza tacchi per poterle mettere francamente nello staffone.

La sopraveste deve essere attilata sopra la corazza che formi una bella vita, e che venghi sotto la gran pezza con tre cordelle per parte onde poterla serrare.

Vi vuole un taglio per dove passi la veste, ed un buco nella schiena per dove deve passare una vite, avvertendo che non facciano deformità al taglio della vita. AI fine del fianco resta attacata l'altra parte della sopraveste che arriva al ginocchio, e si allarghi in forma di girello, e questa si fa conforme il gusto del cavaliere o di broccato, o di veluto, o di ricamo, purchè sia sia qual si compete ad un cavaliere, ne si servirà di gioie false, toca, e simili cose, che sono più proprie della scena.

Non avrà maniche, ma in luogo di quelle si fa uno spalazzo o mezza manica alta quattro dita al più.

Avvertenze all'Armarolo

Dovrà riconoscere l'armatura se vi manca cosa alcuna, dovendo essere composta di quanto segue:

1. Camisola con sue stringhe.

2. Calze.

3. Calzette grosse.

4. Scarpe senza tacchi.

5. Goletta.

6. Corazza.

7. Due gambieri.

8. Due Cossiali.

9. Due brazzioli.

10. Due spalazzi.

11. Celata con suo volante.

12. Visiera e guanciale foderato di seta, e nella celata cussinetto per la fronte, e berettino.

13. Buffino foderato di panno.

14. Gran pezza foderata di panno con tre vite.

15. Targhino foderato di panno con una vita.

16. Manopola.

17. Due staffoni.

18. Zanfrino.

19. Sellone armato.

20. Schiffa.

21. Cinque vere.

22. Cinque grapelle.

23. Tre chiavi o manette.

24. Tanaglie.

25. Ferro per far buchi nelle coreggie.

26. Due ferri da cimieri.

27. Forcella da schiena con quattro viti.

Armarolo nell' armare

Dovrà mettere la goletta che seda bene sopra la camisola, avvertendo nel metterla di tener la mano sopra la snodatura, acciò nel serrarla non offenda il cavaliere, poscia metterà la corazza, dovendosi avvertire che sia ben attilata alla vita, nè offenda in alcuna maniera il cavaliere né su le spalle, né su li fianchi, né che tocchi il filo della schiena, cercando diligentemente che stia bene, allargandola o stringendola secondo il bisogno, importando molto che questa stia bene.

Poscia presenterà li gambieri, quali serrati da basso ed infilati nelle vachette con le stringhe, si osserverà di tenerle tante su, che il ginocchio giuochi bene, e levandosi in piedi non lo facciano andar curvo, ed all'incontro che stando a sedere non li calchi sopra l'osso del piede, ed allora si legano le stringhe con il nodo da armare, che sono due lacci uno sopra l'altro, che con somma facilità si sciolgono occorendo.

Applicherà li cosciali attacati alle correggie della corazza, stringendo sotto la coscia le coregge delle fibbie in modo però, che non impediscano il camminare, quando sono in piedi.

Poscia si mette la sopraveste, e susseguentemente si pongono i bracciali attacati alle stringhe della spalla con li nodi suddetti; e serrato il bracciale vicino alla mano, vi si fa mettere la mano alla testa acciò il gomito giuochi bene, nè impedisca in parte alcuna il braccio, importando molto che sia libero.

Poi si mette li spalazzi ciascuno al suo braccio.

Avrà deposto sopra una tavola le viti per ordine, sì del buffmo, che della gran pezza tutte contrassegnate, acciochè armando il cavaliere, lo tenga in meno in comodo, e lo sollevi più presto.

Si presenta la celiata, la quale dovrà avere un berettino di seta sottile, o tafetà e se occorre con bombace sopra imbottito, acciochè il cavaliere non sia obbligato portar berettino, quale poi suole cadérli sopra li occhi, ed incomodarlo quando è armato senza potervi rimediare, anzi si dovrà avvertire di legarsi bene li capelli se li avesse proprii, dovrà ancora avere la celata foderata di feltro larga due dita dal zucchetto, acciochè vi possa appoggiar la fronte, l' armarolo presenterà la celata aperta, ed un poco scaldala in modo, che non offenda il cavaliere.

Dovranno tutti indistintamente essere foderati di tela, o seta, e questo si fa perché che non patiscano le orecchie nelle snodature dei guanciali, poscia serrata la visiera aprirà il volante procurerà, che il chiodo, o snodo lavori non troppo facile, che il volante per poco non resti aperto, né troppo stretto e che duri fatica aprirsi. Presenterà poi il buffino foderato di panno attacato alla fodera con cera propria dell'armi, e vi metterà le viti, che tenghino unita la celiata, e se fossero due deve averle prima segnate acciò non stia incomodato il cavaliere. Poscia si mette la gran pezza foderata di panno, poi le viti stringendoli quanto più si può. Indi il ferro dal cimiere, quale vada facilmente e senza fatica al suo posto e che si possa stringere con le viti in maniera, che non si possa muovere di sorta alcuna; posta la forcella con simili circonspezioni egli ò certo che la testa del cavaliere nella celiata deve moversi liberamente.

Quando il cavaliere è a cavallo vi si mette il targhino parimenti foderato di panno.

Vi si pone il favore al braccio destro.

Per disarmar il cavaliere prima di levarlo da cavallo, se gli leva la manopola poscia il targhino, e smontato da cavallo se gli leva il favore, la forcella ed il cimiero, mettendo le viti in un sacchettino, acciò non si perdano, poscia se gli leva la gran pezza ed il buffino, avendo riguardo, che nel levarsi la celiata non gli cada sulla testa, e perciò facciasi sostenerla per di dietro, elevata la visiera aprire li guanciali, acciò il cavaliere possa levar la testa da sè stesso per non esser offeso, e subito aver in pronto un berettino grosso, o capello, o parucca; poscia si levano li spalazzi, e bracciali, indi li cossiali, e gambieri, poi la sopraveste, corazza, e goletta, indi la camisola avvertendo, che quando sarà spogliato, siano pronti gli abiti ben caldi, acciò non patisca.

Avvertimenti generali ali' armarolo

Dovrà visitare attentamente tutte le inchiodature se sono ben forti, e rifare quelle che non sono sicure.

Il simile a tutti li snodi.

Rimetterà tutte le vacchette dove ve ne ha di bisogno, acciochè siano ben sicure.

Che gli ordini siano ben forti, ed in modo, che non possono pungere il cavaliere.

Dovrà fare li ferri da cimiera, che siano forti, leggieri, e che si addattino bene e facilmente, dovrà far tre manette per le viti una per padrino, ed una al cameriere, o armarolo, ed avere sempre appresso di sé la tanaglia forte, e dentata con un manico fatto a scarpello, e l'altro a punta per forare e contrassegnare le viti del buffino e della gran pezza.

Se la vista del cavaliere non andasse bene, cioè, se vedesse troppo, o troppo poco, dovendo vedere solamente a distanza della lunghezza della lancia un palmo sotto il mento il cavaliere contrario, e se vedesse più o meno, bisogna rimediarvi con la camisola alzandola sopra le spalle con cossinetti, abbassandola nel medesimo modo, lasciando per ultimo il movere le viti, e pulzoni per essere l'operazione difficile, ricercandovisi una somma diligenza, e pratica in accomodare le tre viti e due pulzoni, quali devono egualmente operare. Farà la cera composta di cera Comune, terebentina oncie due per libbra di cera, dandovi quel colore che li piace, parendo però più proprio il bianco, e qualche poco di pece greca, o mastice, acciò attacchi sul ferro, quale bisogna sia caldo, quando si fodera avvertendo, che quella che deve servire per li padrini dovrà essere più tenera e maneggiabile, non potendosi adoprare con lume in piazza come si fa l'altra che serve per stoccar le botte.

Deve lustrare l'armatura brunita come uno specchio, avrà preparati due sproni senza punta, anzi alcuni in luogo di stella o rosa, hanno praticato un bottone di ferro, perchè occorrendo battere il cavallo col peso del gambiere e dello staffone, saria per esso troppo castigo, la formella deve essere piccolissima, anzi una semplice correggia, acciò non impedisca porre il piede nello staffone.

Cimieraro

Deve il cimieraro, nel far il fusto, avvertire che sia forte insieme e leggiero, e nel porre il ferro sopra la celata cercare che il peso cada tutto col centro di gravità sopra il dritto del corpo, acciocchè essendo in testa del cavaliere non penda più da una parte che dall'altra, nè avanti, nè indietro, il ché molto importa.

Per poter assodar le penne sopra i pomi del fusto deve adoperare o filo di tortionato a foggia di vite, oppure tela sottile, e ciò per più leggerezza.

Non deve mettervi cosa alcuna all'infuori delle penne, che contrasti coll'aria, acciò non dia fastidio al cavaliere.

Il cimiero deve tenerlo in proporzione che non sia troppo largo, acciocchè non urti quello che gli viene incontro, nè sia troppo alto affinchè non deformi la persona, avvertendo però che nella piazza non debbono esser piccoli. Circa la forma ed intreccio de' colori deve rimettersi in tutto all'arbitrio e bizzaria del cavaliere ed artefice.

Il favore, che è una sciarpa di tre braccia che va legata in capo al cimiero facendovi un fiocco nel ferro del medesimo, si lascia cadere sino a metà della schiena in modo che copra tutto il ferro o forcella della celiata.

Cameriere

Il cameriere dovrà imparare d'armare il padrone, e disarmarlo come è descritto nel capitolo dell'armarolo acciò possa servire il padrone in assenza di questo.

Sarà sempre vicino a lui il più possibile ed avrà presso di sè una chiave da disarmare.

Il giorno avanti cioè quando si portano le lancie a palazzo, starà presente quando il monizioniere porrà le lancie al suo posto, notandole per poter il giorno della giostra andarle a pigliare.

Nel prendere le quali andrà con la punta della lancia avanti, acciò le vere non urtino in cosa alcuna sino nel cortile e poi le consegnerà al facchino, avrà seco due persone con sacchi o sporte da metter in piazza, in terra, per mettervi sopra le lancie acciò non si sporchino e così darle pulite in mano al cavaliere.

Terrà con sé un coltello bene affilato per poter tagliar senza stento le legature fatte dal monizioniere affinché non si rompino le vere. Le farà porre in distanza tale dalla controlizza che non siano d'impedimento al cavaliere, nè per qual si voglia causa offese dalla lancia del medesimo. Slegate che saranno dovrà tenere la prima, la terza, la quarta e la quinta dalla parte dove comincierà a correre il cavaliere, e le altre due le manderà dalla parte opposta, accompagnate da altra cappanera con le avvertenze suddette.

Quando sarà ordinato che debba correre il cavaliere, userà ogni diligenza col monizioniere, acciocchè nel bagnare la vera col pennello questa non si rompa, e ciò si eseguirà in modo diligentissimo tenendo con una mano la punta della lancia e coll'altra oprando col pennello. Nell'imboccare la schifa deve avvertire in tal caso di non rompere la vera, la quale bagnata che sia ed accomodata la lancia, la piglierà pel pedale e la presenterà al cavaliere con destrezza.

Quando il suo cavaliere avrà corso la carriera e che avrà parato il cavallo, sarà pronto a ricever la lancia dal medesimo, tenendola alta e standosi da parte sinchè sarà chiamato dal capolizza, al quale presenterà la lancia o tronco, e presa la schifa in mano dal medesimo, ritirerà di nuovo la lancia o tronco, ed andrà al suo posto. Poi ri tornerà a pigliare la schifa, e procurerà che non sia maneggiata da chichessia, acciò non potessero esservi fatti segni dentro. Nel caso che vi fossero botte nella schifa deve portarla al padrino acciò le stocchi.

Quando comparirà il cavaliere e si troverà davanti ai signori giudici, è uffizio del cameriere il procurare che vi sia un altra cappanera con fruttiera di argento e con entrovi i cartelli da presentarsi ai signori superiori e quelli da presentarsi alle signore dame e forestieri, avvertendo però di tener separati gli uni dagli altri. Avrà pronta la parrucca ed il capello, nel caso che convenisse al padrone di disarmarsi, o per vincita di giostra, o per altra Decorrenza. Distribuiti i cartelli, ricupererà le sciarpe dagli staffieri, e le consegnerà a qualcuno che le porti a casa. Se il padrone vincesse, farà subito portare a palazzo il montatore, un panierone da porvi entro le armi, il sacchetto delle viti, ed il cavalietto del cimiero.

Sellaro

Dovrà avvertire che il sellone sia ben fornito di cinghia, controcinghia, contraforti, gruppiera e pettorali buoni e forti; che la fibbia della gruppiera sia attaccata bene; che la sella sieda bene ed abbracci il cavallo; che la bardella sia ri piena abbastanza, e che non faccia alcun male al cavallo; che il pomo sia basso, oppure fatto a guisa d'arco sporgente in fuori, aciocchè nel correre non possa toccare la corazza.

Nel vestire la sella con la sopra coperta deve attaccarla forte acciò non si rompa.

Se la bardatura del cavallo fosse lunga in modo che con i piedi potesse inciamparsi, dovrà porvi o smagliette di cordone, o stringhette, per alzarla prima di correre.

Deve provvedere le sei selle per i trombetti e paggi, ed ornare tanto quelle siccome i cavalli con le coperte e bardature.

Deve trovarsi in piazza nel tempo della giostra con spago, aghi e lesina, e tutto ciò che possa occorrere.

Carrozziere e cavallerizzo

Dovrà, se è possibile, scegliere un cavallo grande, quieto, sofferente, e che nel correre non s'impenni, e sia pari sull'anca.

Prima di porvi la sella lo coprirà con una tela bagnata nel vino, ma che non faccia pieghe, nè che offenda il cavallo. Lo cingerà bene, ma non troppo fortemente, perchè non patisca nel correre.

Osserverà che il barbozzale sia serrato, e nel porvi il zanfrino opererà con destrezza facendoglielo vedere, acciò non si spaventi, e avvertirà di non fargli male particolarmente alle orecchie.

Dovrà esser legato forte acciò non gli cada, avvertendo che l'occhio sia ben libero.

Dovrà essere sempre pronto e vicino al cavallo, ma senza però toccarlo, lasciando che il cavaliere lo conduca da sè.

Avrà in mano qualche foglia da dare al cavallo, ma però di tal natura da non macchiare la bardatura.

Farà vedere al cavallo il cimiero, il cavaliere armato ed il zanfrino, e vi porrà il pettorale con i sonagli acciò s' avvezzi e si quieti.

Nell'andare in piazza se il cavallo passasse sopra la neve, arrivato al posto dovrà nettargli i piedi caso ne fossero ripieni.

Procurerà di trovare sei cavalli quieti per i paggi e trombetti, e tutti d' un colore se sarà possibile.

Farà passeggiare il cavallo del cavaliere con sonagli ed armato, e qualche volta lo metterà alla carriera da tutte due le parti della lizza, e a poco a poco lo parerà e tenendolo poi fermo lungo tempo in capo alla lizza. Nel passeggiare e correre gli farà venire contro uno o più cavalli, o toccare la lizza con la staffa acciò s' avvezzi a sentirne il rumore, e sia ben quieto quando il cavaliere vuol montarvi sopra.

Gli altri sei cavalli li dovrà far passeggiare nella lizza, fargli vedere il cavaliere armato, e sentire il rumore nella lizza, e fargli venire i cavalli contro, acciocchè nel passeggiare il campo alcuni di questi spaventati non mettano sottosopra la comparsa.

Assuefarà pure tutti i cavalli al suono delle trombe.

Osserverà che il cavallo sia ben ferrato, e se mancano chiodi nella ferratura, avvertendo però di farlo accomodare al meno due giorni prima, acciò s'assicuri sopra la nuova ferratura.

Staffieri

Dovranno essere pronti e sempre vicini al loro padrone, con bacchette in mano alzate, avvertendo di portarle in modo che non spaventino i cavalli.

Marceranno avanti e ai fianchi del cavaliere.

Teranno nell'altra mano una sciarpa con i cartelli.

Quello che avrà i cartelli per i signori superiori li presenterà al padrino destinato.

Gli altri staffieri ne daranno uno a ciascun accompagnatore, e questi li distribuiranno alle dame.

Distribuiti i cartelli, consegneranno la sciarpa al cameriere.

Staranno sempre appresso al padrone, e quando correrà la carriera lo seguiranno per la lizza.

Nel caso che la schifa cadesse in terra dalla sua parte, si fermerà qualcheduno di loro, nè permetterà che alcuno la tocchi all'infuori della gente de' signori capilizza.