Nota e distinta relazione del Monastero di Santo Stefano di Pontecchio dei canonici Regolari Lateranensi.

Il monastero, e chiesa di Pontecchio fu dalla gloriosa o santa memomoria di Pio V concessa l'anno 1568 qual Canonicis pastoralis officii cura data 1568 ai 10 gennaio sotto l'anno del suo Pontificato III a Roma, ed unito alla Congregazione dei canonici regolari Lateranensi col titolo non solo di Abbazia, con tutti quei privilegi, ed indulti che godono tutti gli Abati di detta Congregazione, ma eziandio col titolo, e superiorità di Arcipretura, sotto la di cui giurisdizione vi sono ed erano chiese di preti curati come ampiamente si legge nella Bolla del suddetto anno.

Questo monastero era angustissimo e di tenue rendita, come si rileva dai vecchi campioni, nondimeno con tutti i possibili vantaggi dei superiori pro tempore, e con denari di canonici particolari, in progresso di tempo fu ampliato non solamente mercè il fabbricato del monastero, e della chiesa, come evidentemente si conosce , ma ben anco ridotto modello perfettissimo ad ogni più necessaria osservanza d'ordine per cui furono cresciute le entrate in tanta misura da essere bastevolmente sufficienti per alimentare con forme all'uso indispensabile della Congregazione i religiosi che continuatamente risiedevano in detto monastero. Si legge nel campione del medesimo, e nei giornali, o maestri che eranvi un canonico col titolo d'Abate, ed arciprete, vicario della Santa Inquisizione, e vicario foraneo di monsignore reverendo Arcivescovo, ed altri tre canonici, uno col titolo di priore, l'altro di curato, e l'altro di lettore di teologia morale conforme ai decreti della felice memoria di Clemente VIII, ed alla regola delle costituzioni, con due conversi professi, ed un solo servitore secolare. In questo monastero in vigore delle nostre costituzioni si viveva con ogni puntuale osservanza non solo in quanto all'officiatura del coro di giorno e notte, ma ben anco nella quotidiana celebrazione delle messe per diverse obbligazioni. La Chiesa veniva mantenuta con ogni religioso decoro massime nei giorni festivi, e dal padre curato veniva sempre predicata la parola di Dio ogni festa di precetto, e mantenuta dal detto padre curato l'inviolabile osservanza d'insegnare la dottrina cristiana dove vi concorrevano non solo quelli del Comune, ma ancora delle circonvicine chiese con grandissimo profitto spirituale. Si manteneva, senza gravezza alcuna dei popoli, lo quadragesima un predicatore, che predicava tutte le feste, e tre giorni della settimana, e questi era sempre un canonico dell'Ordine destinato dall'obbedienza, conforme la volontà dell'Abate di detto monastero. Il suddetto padre curato era lettore dei casi di coscienza destinati da monsignore reverendissimo Arcivescovo da disputarsi, quali nella Congregazione dei preti soggetti alla Pieve di mese in mese si disputavano, e se ne faceva particolare lezione, che poi sottoscritta da tutti, si mandava al cancelliere dell'Arcivescovo. Vi risiedeva fra questi canonici pur anche un lettore di teologia morale, e ciò in conformità alle disposizioni delle costituzioni dei Sommi Pontefici, più facevansi particolari conferenze dei casi di coscienza nei giorni determinati dal padre Abate. Le rendite del monastero erano sufficienti per alimentare, conforme alla determinazione dei Sommi Pontefici, e della nostra costituzione, sei religiosi, ed un servitore, la qual entrata un anno per l'altro potevasi calcolare di mille e ottocento lire incirca come si vede distintamente dai giornali e maestri di detto monastero. In progresso di tempo per ordine del Capitolo generale, abitavano nel monastero i seguenti: P. D. Basilio Maria Polini Abate, arciprete e vicario, il P. Valeriano Renieri Abate privilegiato d'anni 68, il P. D. Angelo Salaroli priore e curato d'anni 42, il P. D. Ubaldo Cavallazzi d'anni 40 lettore di teologia morale. F. Angelo Maria di Bologna d'anni 63, F. GiaGiacomo Maria di Bologna d'anni 50, Giacomo da Fagnano servitore d'anni 38. Le chiese soggette alla Pieve erano: Montechiaro, S. Lorenzo. Castel del Vescovo, Tizzano, Tignano, Mongardino, Moglio e Nugareto. Il monastero era lontano 7 miglia da Bologna e vi si andava per la strada del Sasso essendo sopra una colinetta.

Con questa descrizione diamo termine al ristretto risguardante le chiese del Circondario di Bologna.