Scimmia, via e piazzetta della

Denominazione moderna(2015): ciò che rimane del vicolo della Scimmia (l'imbocco da via de Foscherari) è via Giovanni Massei. La restante parte, compreso la piazzetta sono state inglobate dalla moderna Galleria Cavour.

Guidicini.

Dalla via Foscarari a tutta la piazetta.

La via della Scimia comincia in quella dei Foscarari poi piegando a sinistra s‘ inoltra verso levante nella piazzetta dello stesso nome, la quale è senza uscita.

La via è lunga piedi 35. 00. 6 e di superficie 47. 58. 2; la piazzetta di pertiche 86. 53. 3, e di lunghezza 59. 42. 10.

Nei tempi andati si diceva piazza dei Bulgari per l’ illustre famiglia Bulgari che vi abitava.

Nel secolo XVI si trova, detta qualche volta Campo della chiesa di S. Silvestro.

L’ attuale suo nome è via e piazza della Scimia; questa nuova denominazione può esser nata dalla famiglia Simi che anche essa vi ebbe le sue case, o ben anche da un osteria che aveva per insegna una scimia.

Nel 1573 si disse Via Stuffa della Scimia. Sembra che stuffa equivalesse a tintoria.

Li 6 febbraio 1551 fu ordinato dagli Anziani che le meretrici dovessero abitare nella Corte dei Bulgari.

Li 27 ottobre 1419 fu di nuovo decretato che il bordello fosse nella Corte e piazza dei Bulgari dove era l’ osteria della Scimia, e vi rimase fino nell'anno 1438.

Nel 1643 era detto Postribolo, e Lupanare nuovo della corte dei Bulgari, e ciò per un decreto delli 8 febbraio di Cervato Podestà, e dei Sedici Riformatori, col quale concessero a Zaccarello di Paolo da Pesaro di poter tener impunemente in questa via Barataria per giuochi d’ azzardo, e qualunque altro da biscatiere nei luoghi del Postribolo e Lupanario nuovo nella corte dei Bulgari.

Per meretrici e mezzane s’ intendevano quelle notate all’ ufficio delle Bollette, ed assogettate ad una tassa.

Alcuni pellacani essendosi stabiliti nella via della Scimia e nelle sue vicinanze ne furono scacciati ad instanza dei proprietari, ed inquilini ivi abitante per decreto dei 31 gennaio 1584.

Particolare tratto dal Catasto Gregoriano (1835) della città di Bologna, messo a disposizione dall'Archivio di Stato di Roma con il progetto "Imago II".