N.1218,1219 - Residenza dell’ Arte dei Notari, detta Palazzo dei Notari o Palazzo del Registro.

Cartigli

Palazzo dei Notai

Antica sede dell'Arte dei Notai, consta di due edifici affiancati. La parte sinistra della facciata, su progetto di Berto Cavalletto e Lorenzo da Bagnomarino, venne iniziata nel 1381; quella di destra fu rimodellata da Bartolomeo Fieravanti intorno al 1442. L'aspetto attuale si deve al restauro diretto da Alfonso Rubbiani agli inizi del Novecento.

Indirizzo:

piazza Maggiore, 5

Guidicini

Immagine tratta dagli schizzi topografici disegnati da Giuseppe Guidicini a corredo delle note manoscritte delle "Cose Notabili ..." e pubblicati per la prima volta da Arnaldo Forni nel 2000.

(Nord verso l'alto). E' disegnata parte del palazzo dei Notai con i numeri antichi 1218 e 1219 (oggi via Pignattari 1), In basso il vicolo senza nome è il vicolo di Santa Croce, conosciuto anche come Retgistro o (catasto Gregoriano) come vicolo di San Petronio.

Residenza dell’ Arte dei Notari, detta Palazzo dei Notari o Palazzo del Registro.

L’ anno 1239 fu l‘ ultimo nel quale si riconobbero i Notai nominati dalle autorità imperiali; e l‘ ultimo di essi, la cui nomina emanava da un Conte Palatino; fu un: Iulianus filius Alberti Paini, de Bargo Galeriae, viso privilegio D. Comitis de Panico - come leggesi nella Matricola Notarile.

La mutazione provenne certamente dalla seconda scomunica che s’ ebbe l’ imperatore Federico II. Però già fin dal precedente secolo, e precisamente del 1157, il Popolo di Bologna aveva cominciato a crear esso de’ Notai che perciò appellavansi: Notari Populi Bononiensis. Ma l’ imperatore Federico II, che tendeva a rimettere tutti e singoli i suoi pretesi diritti in Italia, cominciò a creare Notari per le diverse città della nostra penisola; sicchè trovasi notato nella matricola di Bologna - per esempio -: Anselmus, Notarius factus a Populo Bononiensi, confirmatus a Federico II imperatore.

La Matricola de’ Notari di Bologna comincia del 1220; dopo tale istituzione i Notai venivano creati dal Popolo e dal Podestà.

Nel 1246 si hanno i primi riscontri della Compagnia dei Notari, dallo Statuto della medesima, datato 11 luglio di quell’ anno. In esso leggesi la prescrizione che gli aspiranti al notariato dovessero subire un esame da quattro Notai a eleggersi dai Consoli Artis Tabellionatus - esame che prima d’allora davasi dal Podestà solo. Dal medesimo Statuto poi, che andò in vigore l’anno 1249, è determinato il programma cui dovevansi attenere i suddetti Quattro Esaminatori: qui inquirant qualiter sciant scribere, et qualiter legere scripturas, quas fecerint vulgariter et litteraliter, et qualiter latine, et dictare. - Die Lunae, 9 intrante Julio.

Nel 1247 già s’incominciano a trovare nella Matricola i sei Consoli di cui sovra. e da ciò si congettura che la Compagnia de’ Notari fosse già eretta; infatti d’allora cominciasi a trovarla noverata con le altre Società o Compagnie d’Arte della Città. I detti sei Consoli tenevano luogo, in questa Compagnia, dei Ministrali che presiedevano l‘altre, non godendo d’alcuna speciale prerogativa fuor di quelle comuni ai Ministrali tutti delle altre Arti - eccezione fatta però per quella de‘ Cambisti, i cui Ministriali soltanto godevano certi speciali privilegi.

Il Proconsole dei Notari, detto poi Correttore, non venne istituito che più tardi. È fuor di dubbio però che già fossevi del 1283, anno in cui il Papa ed i Consigli ordinavano che il Capo del Collegio de’ Notari - dettoProconsole - che durava in carica mesi sei, intervenisse alle adunanze dei Consigli.

Nel 1328 la carica di Proconsole fu soppressa e gli fu sostituito un Priore, che durava in carica soltanto per un mese. Ma nel 1334, fu ripristinata la carica col titolo di Proconsole - titolo che per altro nel 1338 troviamo cambiato con quello di Correttore.

Addì 22 dicembre 1487, fu ordinato ai Notai di tenere un Protocollo nel quale trascrivere qualunque istromento facessero, sotto pena d’una multa di L. 100 a pagarsi per ogni mancanza constatata di tal genere.

Rolandino Passaggieri, figlio di Pietruccio (altri dicono di Rodolfino) e di madonna Fioretta - Dottore in Arte Notarile - Anziano fin dal 1256 - nominato, il 24 maggio 1278, Giudice Compromissario de Consiglieri delle Compagnie Artigiane di Bologna per provvedere a diverse loro occorrenze urgenti (come risulta da un rogito di Jacopo Cassetti) - e che morì nell‘ottobre dell’anno 1300 fu uno dei fondatori, e Benefattore del Collegio de’ Notari del quale fu Capo ed il primo a portarne il titolo di Proconsole, come ce lo attesta un rogito di Delfino di Deodato, Notaro della Camera degli Atti di Bologna.

Da nessuna Memoria risulta da quali Notai venisse coperta la carica di Priore, che durò, come si disse, dal 1328 al 1333. Un Giovanni Dalle Sardelle fu il Proconsole nominato nel 1334; e l‘ultimo a portare tale titolo fu un Niccolò di Giovanni Magnani, nel 1337.

Il primo insignito col titolo di Correttore, nel 1330, fu un tal Giacomo di Pietro Mussolino, di Argelato; e l’ultimo fu il dottor Serafino Betti, estratto il 27 settembre 1797. Si noti che al grado di Correttore era annesso uno stipendio od onorario di annui Scudi ventuno. - Il 26 dicembre 1797, la corporazione notarile di Bologna, detta allora Università de’ Notai, dovette consegnare al Demanio, per ordine dei francesi, i propri beni producenti un’annua rendita di Scudi 624. 92. 4., ed il cui valore capitale ammontava a Scudi 30,973. 47. 1. Questo valore fu però restituito nel 1800 e ripartito fra i membri del Collegio Notarile - corporazione che già erasi costituita in luogo dell‘antica Compagnia, addì 23 settembre 1799, ma che per ordini superiori francesi venne nuovamente sciolta e soppressa nello stesso anno 1800.

Prima dell’edificazione di proprie Case o loro Residenza, i Notai bolognesi tenevano le adunanze nel Palazzo Vescovile; e per l’esercizio della loro professione avevano delle Botteghe, molte delle quali situate sulla Piazza Maggiore o ne’ dintorni. Nell’ incendio delle Botteghe del Pavaglione, avvenuto nel 1428 in seguito ad una sommossa, bruciarono pure molte Botteghe di Notai e così v’andarono perdute molte scritture.

L'Alidosi opina che i Notari possedessero delle Case poste in questa località, nelle quali tenessero le loro adunanze epperciò vi costituissero lo loro Residenza, fin dal 1256. E ciò è assai probabile. Dell‘attuale casamento, la parte più antica è quella prospiciente a mezzodì; la più moderna, quella rivolta a settentrione.

Il Ghirardacci racconta che 1‘anno 1278: "Il Comune di Bologna diede buona somma di dinari a Rolandino Passaggieri, Primicerio della Compagnia della Croce del Popolo di Bologna, che grandemente in questi tempi fioriva, il quale, avendo lasciato lo studio e 11 scuolari, talmente si era occupato nell‘onore e nella fabbrica di detta Compagnia, che speso vi aveva di molte delle sue facoltà." - Poi sotto la data dell’anno 1287, allo stesso proposito soggiunge: "Cominciarono a comprare Casamenti nei più nobili ed onorati luoghi della Piazza di Bologna; di modo che in poco spazio di tempo fecero (come è detto) con meravigliosa industria una Fabbrica che per grandezza si diceva il Palazzo dei Notari, che fu fatto del 1287, e successivamente nel 1293, comprando da quella parte che è nel prospetto della Piazza, presso la Via chiamata Le Chiavature". - Questultima parte delle riferite notizie dateci dal Ghirardacci, il quale però non cita le fonti cui le attinse, farebbe sospettare che di quei giorni la Via delle Clavature fosse maggiormente prolungata che non al presente ed occupasse anche parte dell’ attuale suolo della Piazza, anzi, che imboccasse la Via di Porta Nuova.

L’Alidosi ci narra che del 1299 i Notari affittavano parte del loro casamento a Giacomo Parisi, che del 1301 comprarono un "Casamento nella facciata della Piazza, presso la loro Compagnia, da Guglielmo Rusticani per L. 850"; - che del 1314 "comprarono la Casa del Dottor Martino Solimani, nella Cappella di S. Croce"; - e che addì 26 agosto 1317 "lo stesso Solimani, mentre abitava in Rimini glie ne vendesse una seconda per L. 400". Qui si fa però notare che il Dottor Martino Sullimani, della parrocchia di S. Geminiano, fece il suo testamento, a rogato di Aimerico Orandini, e da esso appare che il nominato dottore non abitasse in alcuna delle Case che l’Alidosi ci dice vendute poi dal medesimo ai Notari.

Il Ghirardacci continua nel seguente modo, all’oggetto in discorso, sotto la data dell’anno 1381: "Di quest’anno, la Compagnia dei Notari diede principio e poi finì il nuovo Palazzo loro, posto sulla Piazza di Bologna; e Giacomo Griffoni, deputato in sovrastanza alla detta Fabbrica, desideroso di vedere la sua Patria da ogni parte di bei Edifici adornata, con molta sollecitudine vi si adoprò per condurla felicemente al desiato fine". - Ed in questo il Ghirardacci ha consentaneo l’Alidosi; il quale poi accerta che addì 1 ottobre 1387 in detto nuovo Palazzo tennero la prima adunanza i Collegi ed i Massari delle Arti.

Ove sorse il Palazzo dei Notari, vedevasi nel 1340 una Loggia a tre ordini di banchi per uso de’ pescatori; e sul canto, verso la chiesa di S. Croce, una barbierìa, poi una spezierìa, e quindi alcune taverne; e vi passava un condotto d’acqua scoperto. Per questa fabbrica inoltre fu occupato il suolo della Loggia detta de’ Cavalieri, prospiciente Piazza Montanara (ora dell‘Aurora); e si chiuse la Via delle Pescherie, che trovavasi ove presentemente vedesi il negozio di maioliche e vetrami del Mellini (1).

Nel luglio dell‘anno 1422, i Notari bolognesi elessero a loro Santo Protettore o patrono S. Tommaso d'Aquino. E anche oggidì si continua a solennizzare dal nostro Collegio Notarile la festa di detto santo, nella magnifica Cappella a lui dedicata, che trovasi al 2° piano superiore del Palazzo stesso, restaurata e adornata nel 1790 (2).

Sotto lo stesso anno 1422, il Gherardacci narra, che: « In diversi tempi il "Legato Alfonso Carilla, insieme colla Compagnia de‘ Notari fece fabbricare il Coperto nuovo del Palazzo nuovo di detta Compagnia, che confina colla Chiesa di S. Petronio, e per sostegno di quella fabbrica le furono fatte sei catene grandissime che vanno dall‘uno all’altro muro di detto Palazzo, il quale fecero porlo tutto in volta di due piani, cioè volta sopra volta, tutte di pietra cotta; ed andarono a terra certe piccole case che erano dietro il detto Palazzo, e vi fecero una bellissima Loggia, con un Muro merlato attorno, nel quale, verso S. Petronio, si fabbricò una bella Porta grande, sopra la quale è l‘Arma del detto Legato, scolpita in lapide di marmo e dorata di sopra; dentro la qual porta, a man diritta è una Scala di pietra in volta, per cui si sale al detto Palazzo; e nella Scala di sopra fecero la Camera del detto Legato. L'Arma sua si trova hoggidì posta nella stanza avanti l‘entrata della Trapea, et anco in alcune volte affissa". - L'Alidosi dice a un di presso le stesse cose circa la fabbrica e aggiunge che allora vi abitava il Legato Infatti, nel 1410 era successo che il Legato, Baldassarre Cossa, per la venuta a Bologna del papa Alessandro V , cui cedette il proprio alloggio, passasse ad abitare nel Palazzo de‘ Notari, ove per risarcimenti il Comune dovette spendere L. 940. 13. 0.

L’Alidosi ci apprende: che il 22 settembre 1429 gli Anziani ed altri Reggitori della Città presero in affitto questo Palazzo per l’annua pigione di L. 750; che il 4 aprile del 1430, su questo Palazzo fu posta una Campana del peso di libbre 3,500, per la chiamata de‘ Magistrati - campana che fu poi di là tolta nel 1435, dal Governatore Pontificio, Giacomo da Treviso, vescovo di Concordia; che nel 1435 vi davano udienza i XVI Riformatori; - e finalmente - che il 20 marzo 1437 fu in Bologna giustiziato Giacomo Ricevuti per ferite fatte in questa residenza degli Anziani ad Egano Lambertini, il quale in seguito ne morì.

Nello stesso anno 1437, il 18 febbraio, dal pontificio Governatore di Bologna venne conceduta alla Università dei Notari una certa area di suolo scoperto aderente al loro Palazzo.

Per la seconda venuta di papa Giulio II a Bologna, il quale volle per se libero il Palazzo del Comune, gli Anziani occuparono questo dei Notari, i quali passarono nella Residenza della Compagnia de’ Maestri di Legname.

Due stanzoni, a volta, di questo Palazzo erano destinati alla raccolta di di tutti gl’Istrumenti ed Atti Notarili, che venivano custoditi dal Soprastante e da’ Notai incaricati del Registro - dal che glie ne venne la denominazione altresì di Palazzo del Registro. E gli Ufficiali del Collegio de’ Notari, detti di Trapea, che prima adunavansi in uno stanzone de’ locali notarili della Podesteria, cominciarono nel 1564 a tener le loro convocazioni ne’ due stanzoni sovraindicati.

Nel 1442 fu stabilita la così detta Salara, o Magazzino per lo smercio del Sale, in alcuni dei locali del piano terreno di questo Palazzo, che danno sulla Via de’ Pignattari, ove rimase fino all’anno 1801 in cui ne fu tolta. E ciò ad onta che fin dal 27 marzo 1610 fossevi un Decreto, che stabiliva il trasporto della Salara, esistente sotto al Palazzo de’ Notari, al Nuovo Emporio, in faccia al fianco di S. Petronio, dalla parte del campanile, nelle Case che il Collegio de’ Notari aveva già od avrebbe in seguito comprate dai conti Rodolfo e figli Isolani, per essere adattate al detto uso, come da disegno di Pietro Fiorini.

La Loggia di questo Palazzo, verso la Piazza, servì per moltissimi anni di passeggio alla Nobiltà, e in seguito di quest’uso forse fu poi chiusa, stabilendovisi la così detta Braveria o radunanza dei Nobili che vi convennero fino al 1713 - anno in cui la Braverìa venne traslocata in due stanze sotto il Portico della Morte.

Nel secolo XVII, i Fuochi di gioia, od apparati pirotecnici, bruciavansi sulla corona merlata di questa Residenza.

Questo edifizio è isolato; ed è confinato a tramontana dalla Piazza Maggiore, a levante dalla Via de‘Pignattari, a mezzodì dal Vicolo di Santa Croce, ed a ponente dalla Via S. Mamolo.

Nel 1797 il Palazzo dei Notari fu stimato del valore di Scudi romani diecimila.

(1) Quel presentemente è riferibile all’anno in cui scriveva l’ autore di queste Memorie. Ma all’epoca in cui viene dato alle stampe quest’ opera dovrebbesi scrivere: ove presentemente vedesi il negozio di certo Padovani, che vi smercia castagne e frutta secca. (Nota dell’ Editore ).

(2) Da parecchi anni tale solennità, spogliata dalle pompe musicali di canto e strumentazione che la rendevano famosa, al tempo in cui scriveva l'Autore di queste Memorie, è ridotta ora ad una festicciuola prettamente ecclesiastica, di nessun grido e di accorrenza pressoché inavvertita. (Nota dell’ Editore ).