N.107 - Palazzo già Sanuti, poi Bevilacqua

Cartigli

Palazzo Bevilacqua

Iniziato per conto di Nicola Sanuti nel 1477, passò nel 1484 a Giovanni II Bentivoglio. L'elegante cortile a capitelli di Tommaso Filippi da Varignana e fregio in cotto bentivolesco, identico a quello del portico di San Giacomo. Nell'interno, che ospitò sedute del Concilio di Trento, si conservano vaste tempere settecentesche di G. A. Bettini e A. Rossi (1748).

Indirizzo:

via D'Azeglio, 31

Dalle Cose Notabili di Giuseppe Guidicini.

Si pretende dai nostri storici che queste fossero le case dei Feliciani con torre atterrata dal terremoto nel 1149, e che dopo questa sventura andassero ad abitare in Val d' Aposa, e che Lampresio Feliciani forse detto per sopranome Picciolpassi, dasse luogo a suoi discendenti di adottare questo cognome. Si ha memoria di un Roderico dottore di leggi che fioriva nel 1200, e di un Feliciano Feliciani detto Picciolpassi dottore di leggi e lettor pubblico nel 1256. Sulla famiglia Picciolpassi, vedi via Toschi.

Pare che qui abitassero gli antichi Marescotti, ed è certo che alli 28 gennaio 1303 avevano casa sotto S. Giacomo dei Carbonesi in confine di Bartolomeo quondam Majo, di Vandino muratore, e della via di S. Mamolo. Questi Marescotti si estinsero nel secolo XIV.

Questo palazzo il cui disegno viene attribuito dall' Oretti a Bramonte Lazzari citando un instrumento di vendita che egli dice trovarsi nell'archivio della Gabella, fu fabbricato dai fondamenti da Nicolò di Giacomo Sanuti dei XVI riformatori, dottore di leggi ed ultimo della sua famiglia morto il 24 giugno 1482 il cui testamento, e codicillo, depositati nella sagristia di S. Domenico, furono pubblicati li 26 giugno 1482. Rogito Agostino Negri.

In un manoscritto esistente in casa Guidalotti trovasi che il dott. Nicolò di Giacomo, di Bertoluccio, di Giacomo, di Francesco testò a favore dei Monasteri, perchè lui vivente quattro suoi nipoti si disputavano la sua eredità.

Non si hanno che poche notizie sugli acquisti fatti dai Sanuti in questa località, e solo sappiamo che il 12 aprile 1557 Nicolò comprò da Bartolomeo Beccari una casetta sotto S. Giacomo dei Carbonesi. Rogito Pellegrino Bonazzoli, e che il 24 settembre 1581 ne acquistò altre due contigue dal cav. Bartolomeo del fu Zono dalla Volta sotto S. Giacomo dei Carbonesi per L. 300. Rogito Alessandro Bottrigari, Virgilio Gambalunga, e Bartolomeo Zani. Confinavano il compratore dalla parte posteriore mediante chiavica, col Sanuti di sotto, con Stefano Barbieri di sopra, e colla via di S. Mamolo.

Nicolosa Castellani vedova Sanuti era creditrice del patrimonio del marito di L. 10,160 per doti, in conto delle quali gli fu asssegnato per L. 8,160 questo palazzo ancora imperfetto, e che da essa fu terminato. Confinava il 14 aprile 1484 la strada di S. Mamolo, quella di Val d' Aposa di dietro, gli eredi del fu Giacomo dal Lino di sopra, il collegio Ancarano, Mastro Stefano Barbieri, e una casa pure Sanuti confinante con Alberto Carbonesi. La casa grande fu valutata L. 8,000, e la piccola L. 160 come da un rogito di Bartolomeo Zani, e Giacomo Pellegrini del 14 ottobre 1484.

Nicolosa il 21 aprile 1484, a rogito Gaspare da Manzolino, fece donazione di questi stabili a Giovanni II Bentivogli in compenso della donazione a lei fatta dal predetto Giovanni dei beni di Valentino da Pizzano confiscati dalla Camera di Bologna qual ribelle, e poi ceduti al detto Bentivogli, il quale di più si era obbligato che la Camera stessa assegnasse alla Castellani fra un anno tanti beni equivalenti alla rendita di L. 50 annue in compenso di certe botteghe del Sanuti nella via delle Scudelle sotto il palazzo del Podestà atterrate per ornare la piazza. La confinazione degli stabili donati da Nicolosa al ;Bentivogli sono rispetto al palazzo, gli eredi di Giacomo dal Lino di sopra, mastro Stefano Barbieri di sotto, il collegio Ancarano di dietro. La casupola in Val d'Avesa confinava col detto Collegio, la strada, e la casa grande.

La vedova Sanuti spese in fabbriche, e in miglioramenti L. 9,043, testò il 28 agosto 1495, rogito Cesare Nappi, e morì il 10 dicembre 1505.

Giovanni Bentivogli mediante Giacomo dal Gambaro suo procuratore prese possesso del suddetto palazzo, e della casa tra detto palazzo, e Alberto Evangelista Carbonesi amministratore dell'eredità di Nicolosa, il quale il 12 dicembre 1505 accettò l'ingiuntagli amministrazione, e il 26 marzo 1506 fece legale consegna dei suddetti stabili al Bentivogli come da un rogito di Melchiorre Zanetti, e Tommaso Grazioli.

I Sanuti furono Zenani di Ravenna. Qualcuno ha scritto che venissero a Bologna nel 975, ma cominciasi solo nel 1127 a trovarsi un Antonia di Pietro Zenani alias Sanuti da Ravenna in Roberto dalla Ringhiera, e una Ansaldina sua sorella in Jacopo di Gabbione Malvezzi. Nel 1285 Guglielmo Sanuti comprò due case sotto S. Barbaziano, e nel 1399 Pietro, e Giacomo fecero divisione., che erano figli di Bartoluccio. Terminò la famiglia del Riformatore Nicolò nel 1482 dopo essergli premorto l'unico figlio.

La famiglia Pellicani, anch'essa estinta, si diceva Sanuti, ed una famiglia di cittadini che credono di derivare dai Sanuti antichi portano questo illustre cognome, ma non discendono da quello che sembra dalla linea del Riformatore.

Il 1° marzo 1447 Nicola V concede la contea della Porretta a Nicolò Sanuti, e a suoi discendenti per l'annuo canone di una libbra d'argento.

Il 30 giugno 1448 Nicolò Sanuti diede il giuramento alla Santa Sede. Rogito Annibale Tiburtini.

Il 4 luglio 1448 Nicolò Sanuti prese possesso di detta contea. Rogito Dino di Gio. Fiorentino.

Il 17 settembre 1471 Sisto V emanò un breve a favore del dott. Girolamo Ranuzzi col quale lo dichiara surrogato nella contea della Porretta dopo la morte del conte Nicolò Sanuti in età avanzata, e senza speranza di prole.

L'8 gennaio 1474 il conte Nicolò Sanuti da il consenso al dott. Girolamo Ranuzzi per la di lui surrogazione, e successione nella suddetta contea nel caso di morire senza figli. Rogito Alessandro Bottrigari (Il testo originale riporta Alessio Bottrigari, errore di cui nemmeno il Breventani si accorse).

Il 27 giugno 1482. Senato consulto a favore del dott. Girolamo Ranuzzi, col quale vien creato conte, e gli vien concessa la villa, e territorio dei Bagni della Porretta.

Il 2 novembre 1506, siccome altra volta accennammo furono scacciati i Bentivogli da Bologna, ma Annibale di Giovanni ripatriò colla sua famiglia la sera dal 20 al 21 maggio 1511 coll'aiuto di quei stessi francesi che coadiuvarono perchè ne fosse scacciata. Nel 1506 essendo rovinato il palazzo Bentivogli in Strada San Donato, Annibale prese alloggio in questo già Sanuti, Ermesse nella casa dei Poeti in Strada Castiglione, Lucrezia moglie d'Annibale in casa di Petronio Ballattino nella via delle Campane, e Alessandro in casa dei Bolognini da S. Stefano.

Durante il soggiorno dei fratelli Bentivogli in Bologna divisero essi i beni stabili dell'eredità paterna, il 18 settembre 1511, toccando ad Alessandro questo palazzo in L. 12,000 che allora confinava coi Campeggi.

Annibale il 10 settembre passò nel palazzo di Giulio Malvezzi, e questi alloggiò in quello d'Annibale.

Ermesse stette qualche tempo in casa dei Poeti in Strada Castiglione, poscia in quella dei Lojani in Strada Maggiore che passava per una delle più belle di Bologna, e il Lojani andò in quella dei Grati rimpetto a Santa Catterina di Strada Maggiore.

Il 9 novembre 1531 il cardinale Lorenzo Campeggi comprò da Alessandro ed altri dei Bentivogli un palazzo, ossia casa grande con orto, stalla, loggia, ed altra casa di dietro che confinava Val d' Avesa, posto sotto S. Giacomo dei Carbonesi in S. Mamolo per scudi 4,700 d'oro Rogito Camillo Morandi.

Il 5 settembre 1508 il Legato Francesco Alidosi cardinale e vescovo di Pavia prestò alla Camera di Bologna 2,000 scudi d'oro, che il 9 susseguente novembre gli furono assicurati dalla Camera predetta, sopra il casamento già dei Sanuti in S. Mamolo, il quale fu poi abitato dai fratelli del Legato, e sul palazzo, e molino di Belpoggio provenienti dai beni confiscati ai Bentivogli. Rogito Bernardo Fontanini, Camillo Paleotti, e Gio. Andrea Garisendi.

Il 28 febbraio 1533 fu estradata citazione inibitoriale dell'uditore della Camera di Roma a favore di Rinaldo o Riccardo Alidosi per non essere molestato da Alessandro Bentivogli nel possesso di una casa in Bologna posta nella contrada di S. Giacomo dei Carbonesi, e di un palazzo fuori di porta S. Stefano in loco detto Belpoggio.

Il 6 maggio 1533 il Cardinale Lorenzo Campeggi protestò contro Violante del fu Alessandro Bentivogli perchè assumesse sopra di se la lite promossa per parte di Riccardo Alidosi sopra il suddetto palazzo. Rogito Rocco Casati notaro di Milano.

Le pretese dell' Alidosi saranno state vinte dalle ragioni Bentivogli, perchè i Campeggi rimasero pacifici possessori del loro palazzo.

Il predetto Cardinale Lorenzo nel 1532 acquistò la casa Ancarana in Val d' Aposa, la fece atterrare, ed ingrandì con essa il giardino del suo palazzo.

Nel 1547 sul principio di marzo avendo Paolo III trasferito in Bologna il Concilio di Trento, si tennero tre sessioni nella sala di questo palazzo al pian terreno lunga piedi 54 e oncie 8, larga piedi 34, alle quali intervennero Tommaso Vescovo di Feltre, Marc' Antonio Vescovo di Grosseto, e Gio. Antonio Maria Vescovo di Parenzo tutti dei Campeggi. La prima sessione di Bologna, e dicianovesima del Concilio fu tenuta il 21 aprile 1547.

Nella facciata sopra la porta della ringhiera vi era il ritratto del Riformatore Nicolò Sanuti, che fabbricò questo palazzo, il quale nel 1622 si diceva palazzo dei Diamanti.

Nel 1509 per ordine del Cardinale Legato Francesco Alidosi fu portato a Bologna un leone di marmo bianco tutto dorato che i Veneziani avevano posto nella piazza di Ravenna in segno di dominio. I soldati di Giulio II che avevano conquistata quella città nel detto anno gli avevano rotto le ali e la coda. Qualcuno dice che era coronato, che aveva la coda di bronzo, che i piedi di dietro mostravano d'essere sott'acqua, e che era una figura laudatissima. Questo leone fu posto sopra un piedistallo ai piedi della scala del palazzo, ed altro dice nel cortile degli Anziani, (ciò che è più probabile) cinto da una catena di ferro, e con alcuni versi latini poco onorevoli per la repubblica veneta. Avendo il Papa fatto la pace coi Veneziani fu ottenuto dal loro ambasciatore che Giulio II, che trovavasi a Bologna, decretasse che fosse tolto di là, siccome seguì la notte del 28 set tembre 1510. Fu dapprima depositato nelle stanze della munizione, poi trasportato nel palazzo già Sanuti allora abitato dai fratelli del Cardinale Alidosi, dove rimase nel giardino fino al 1812. Essendo guasto, e diventato un blocco di marmo non più riconoscibile per una figura, fu fatto distruggere dai Bevilacqua possessori attuali di questo palazzo.

Il ramo Campeggi provenienti da Ugolino di Lorenzo nato a Campeggio castello del Bolognese, Capitano dei Pisani che stabilì in Bologna la sua famiglia, marito di Mattea da Camino dei signori di Treviso, dalla quale ebbe 20 figli, che tutti assieme indossarono corazza, terminò in altro Lorenzo del senatore Tommaso morto in Roma il 29 giugno 1727. La sua ricchissima eredità, onori, e privilegi, passò ai marchesi Malvezzi in causa di Francesca del predetto Tommaso Campeggi moglie di Matteo, o Aurelio Malvezzi morta il 17 febbraio 1726.

Il 25 novembre 1739 il conte Giovanni Cristoforo Francesco, e il canonico Pietro Paolo fratelli e figli del conte Giacomo Francesco de' Vincenzi di Ferrara comprarono questo palazzo, ed annessi dal marchese Emilio padre, e dai marchesi Aurelio primicero, Giacomo, Floriano, e Carlo figli Malvezzi, eredi in speranza dei defunti marchesi Antonio, e Lorenzo Campeggi. Il prezzo fu convenuto in L. 40,000. Rogito dott. Giacomo Betti. Giovanni Cristoforo morì ultimo di sua famiglia il 15 febbraio 1776 nel qual giorno fu aperto il suo testamento col quale lasciò erede dei beni Vincenzi, il marchese Giacomo, del marchese Luigi Bevilacqua di Ferrara, famiglia aggregata alla nobiltà bolognese ai tempi d'Eugenio IV nella persona di Cristino Francesco di Galeotto Bevilacqua, aggregazione rinnovata il 12 luglio 1658 al marchese Onofrio ed Ippolito.

Prima di passare più oltre nella strada di S. Mamolo si crede opportuno di dare le seguenti notizie, che si sospettano riferibili al palazzo già Sanuti.

Il 4 dicembre 1398 il famoso dott. Carlo del fu Cambio Zambeccari comprò da Costanza di Guidalotto del fu Uguzzone Mazzi (e cioè da una Guidalotti) moglie di Zanotto da Ignano due case in cappella di S. Giacomo dei Carbonesi pagate L. 1,650. Rogito Giacomo di Pietro di Bittino.

Il 28 settembre 1399 il detto Carlo dott. dell'una, e dell'altra legge del fu Cambio Zambeccari fece il suo testamento nel quale nomina una sua casa che fu già di D. Gregorio, e di Tommasino Zambeccari, e che egli lascia al suo erede gravandolo di dispensare ai poveri a di lui piacimento L. 50 metà del valore della predetta casa. Ordina poi che sieno vendute a ser Monte da Imola una casa grande, e una contigua poste sotto S. Giacomo dei Carbonesi in prezzo di ducati 1,000 d'oro atteso il patto con lui convenuto di vendergliele; le quali case, aggiunge il testatore, di averle comprate da Costanza di Guidalotto moglie di Zanotto da Ignano, poi instituisce eredi Cambio, Masio, Bartolomeo, Galeazzo, e Bonifacio suoi figliuoli colla sostituzione ed in caso della lor morte ad essi sostituisce sua moglie Catterina di Nicolò Drappiero, e Nicolò di Bartolomeo Zambeccari, e non essendovi al tempo di detta sostituzione nè la Catterina, nè il detto Nicolò, sostituisce Bernardino Zambeccari, Pellegrino di Giovanni Nicolò di Petruccio, e Martino di Turabecco dei Zambeccari, e non vi essendo pur questi nomina Procolo, e Domenico padre, e figlio, e Luca Medico, e i di lui figli maschi, i quali sono dell'agnazione del testatore. Rogito Giacomo di Pietro di Bittino. Si è dato l'instituzione dell' erede di Carlo Zambeccari per far vedere quanto fosse diramata ai suoi giorni quell'illustre famiglia.

1400 3 giugno. Il Gonfaloniere, e gli Anziani concedono licenza a Catterina del fu Giacomo di Nicolò madre di Cambio, Tommaso, Bartolomeo, Bonifacio:, Galeazzo, e Carlo fratelli, e figli d'altro Carlo Zambeccari dottore di leggi di vendere una casa grande con casetta contigua sotto S. Giacomo dei Carbonesi nella via detta la contrada di S. Procolo. Confinava detta via. altra via di dietro detta Brollo dei Maccagnani, Guglielmo, e Onofrio Talenti da Forlì, e Bernardo Maggi da Reggio. Rogito Antonio da Castagnolo.

L'arma di Carlo Zambeccari nel 1397 era divisa in quattro quarti, in due vi era ripetuto lo stemma Zambeccari, e negli altri due quello dei Zappati. Quello Zambeccari consisteva in un aquila non coronata in campo giallo, e tre sbarre rosse in campo bianco. Si è veduto che nei contratti degli stabili Sanuti si è sempre parlato di una casa grande, e di una casetta poste sotto S. Giacomo dei Carbonesi, e questo combina anche colla casa del Zambeccari. Le strade della giurisdizione parrocchiale di S. Giacomo dei Carbonesi erano S. Mamolo, via dei Libri, e Trebbo dei Carbonesi, ma la via di S. Mamolo si trova spesso chiamata porta S. Pro colo e il notaro potrebbe aver ommesso il porta, ed essersi limitato a dire contrada di S. Procolo, d'altronde non può nascer dubbio che sotto S. Giacomo dei Carbonesi vi fosse altra strada alla quale si potesse appropriare il contrada S. Procolo ; e la sola su cui potrebbe cader qualche dubbio sarebbe quella di Calcaspinazzi (orig. Cacavinazzi errore non notato dal Breventani), ma apparteneva alla parrocchia di S. Mamolo, e di più quella con trada non aveva di dietro se non il Trebbo dei Carbonesi, a una distanza grandissima; a modo che è impossibile che una casa in Calcaspinazzi (orig. Cacavinazzi errore non notato dal Breventani) confinasse nel di dietro colla via dei Libri, avvertendo che a quei giorni non era aperta la via Urbana, essendolo stato soltanto nel 1630.

Non si deve omettere un' altra considerazione, cioè che la strada posteriore alla casa del Zambeccari viene indicata per quella del Brollo dei Maccagnani, quando l'altra dietro alla casa del Sanuti è Val d' Aposa, è sempre cosi nominata, anteriormente, e posteriormente nei contratti del Zambeccari, e del Sanuti. Ad onta di tutto questo è però certo che esistette una parrocchia detta S. Simone dei Maccagnani posta nel Brollo dei Maccagnani famiglia che come tant' altre aveva fondato e dotato una Chiesa presso le sue case, e che serviva di parrocchia in que' tempi a un ben ristretto numero di abitanti. Si trova che la detta piazza di S. Simone sussisteva tuttavia nel 1366 ma non più nel 1408; dunque fu soppressa nel detto intervallo. Si sa poi di certo che la sua giurisdizione parrochiale fu unita a quella di S. Martino dei Santi. Ora si osservi fin dove s'estendeva questa parrocchia. In Barbaria aveva il N. 391 , 390 e 533. In Belfiore arrivava fino alla via del Collegio di Spagna, ed in Val d' Aposa inferiore aveva per ultima casa il 1350 a sinistra e il 1358 a destra. Nel Trebbo Carbonesi terminava a sinistra al 536 e a destra al 388. Finalmente in Val d' Aposa superiore la parrocchia non oltrepassava il N. 262 e cioè a tutta la parte posteriore del palazzo oggi Bevilacqua posto in S. Mamolo. Sembrerebbe che a S. Simone avesse appartenuto il vicolo detto, dietro il Collegio di Spagna, chiuso per la fabbrica della Chiesa e del Collegio dei Padri Barnabiti di S. Paolo, e tal congettura nascerebbe dalla licenza accordata dal Gonfaloniere e Anziani sotto il 3 giugno 1400. Rogito Antonio da Castagnola alla vedova di Carlo Zambeccari che nella via Val d' Aposa superiore vi fosse il Broilo de' Macagnani. (Vedi Val d'Aposa).

Pietro Lamo (Graticola di Bologna)

Nella strada di S. Mamolo a mano sinistra è il palazzo dei Campeggi gentiluomini nobilissimi, e detto palazzo è d'assai buona architettura, compartito di buoni alloggiamenti, che lo fece edificare messer Nicolò Sanuto nobile Bolognese.

Taruffi

Palazzo Senatorio e Cardinalizio della Casa Campeggi già estinta , con Facciata d' ordine Grottesco, lunga Pertiche 12., nel qual Palazzo v' è stata la Residenza de' Sommi Pontefici per due volte, ed in quella fatto il santo Concilio , e presentemente ne è in possesso il Sig. Marchese Malvezzi, successore del fu Marchese, e Senatore Campeggi,