Famiglia Bianchini

La famiglia Bianchini Patrizia, Senatoria, nobile del Sacro Romano Impero, marchesi di Zurlesco in Lombardia (investitura del Re di Spagna) conti di Val d' Oppio ne parlano i scrittori Crescenzio, Gherardacci, Alidosio, Dolfi ecc.

Parte degli scrittori fanno derivarla dagli Acciaioli di Firenze, e tutt' una colle famiglie Bianchetti, o Bianca. Fa per impresa due sbarre bianche in campo azzurro, o l'Aquila Imperiale della quale fu decorato Giovanni di Bianchino da Federico III.

L' autore Pietro Bulgari dice — Blanchetti consortes sunt de Acciaiolis de Florentia anno domini 918. Blanchetti nobiles, ed antiqui orti sunt a Blanchinis — Che i Bianchini bolognesi discendino dagli Acciaioli di Firenze, il Campano a Cap. 19 del libro manoscritto da Lando Carducco delle famiglie illustri di Firenze, nel fino del capitolo così dice — Nam Blanchini Bononienses desenderunt ab Acciaiolis. La seconda opinione di Fanusio Campano è che i Bianchetti sono nati dai Bianchini Bolognesi, e i Bianchini cominciarono a Bologna l'anno del Signore 948.

Oricalco

Muzio

Bianchino marito di Sofia di Obizo Galluzzi ecc.

Soggetti che hanno sostenuto il grado Senatorio.

1508. Pompeo di Bianchino capitano de' Veneziani quando faceva prigioniero il marchese di Mantova. Era marito di Ginevra Rannzzi.

1529. Gio. Battista di Americo, marito di Elena Sampieri, indi di Giulia Zambeccari.

1551. Alessandro di Americo marito d' Ippolita Legnani, fu creato cavaliere da Paolo III.

1599. Marc' Antonio del conte Ottavio , conte di Zurlesco in Lombardia , marito di Elisabetta Bovi di Achille.

1620. Pietro del conte Marc' Antonio conte di Val d'Oppio, e marchese, marito di Barbara Armi, indi di Anna Malvasia.

1631. Prospero del conte Ulisse, marito di Olimpia Bianchini, figlia del marchese Pietro, e di Barbara Dall'Armi.

1661. Cesare del conte Ulisse marito di Barbara Preti, indi di Renea Cospi.

1732. Cesare del conte Antonio Giuseppe, marito di Artemisia del conte senatore Isolani.

Soggetti Laureati, ed altri distinti che hanno occupate cariche.

1423. Giacomo di Americo di Giovanni fu dottore in legge.

1427. Nicolò di Americo dottore di legge. Fu confinato a Castel Bolognese per le rivoluzioni della Città.

1440. Giovanni di Tommaso fu del Consiglio dei Centoventi.

1454. Giovanni di Bianchino di Giovanni fu dottore di filosofia, e matematico famoso, fu carissimo a Nicolò, e a Leonello da Este marchesi di Ferrara e poi da Borso duca di Modena, Reggio e Ferrara che lo fece aggregare alla cittadinanza Ferrarese, insieme al fratello Americo, e di qui è nato l'equivoco del Biancani che lo fa Ferrarese, nella Cronologia dei famosi matematici. (Dolfi). Nel 1443 nella sua patria fu creato dei 50 del credito. Nel 1466 fu degli anziani. A questo Giovanni fu dato il privilegio dell'Aquila Imperiale da Federico III. (Guarini, Libanori, Dolfi).

1477. Bianchino di Americo di Bianchino fu degl'Anziani.

1478. Giacomo di Americo di Bianchino idem

1494. Evangelista di Alessandro di Americo idem, l' 11 luglio giostrò il Palio con altri cavalieri.

1496. Americo di Giacomo fu degli anziani.

1503. Marc' Antonio di Bianchino fu cameriere di Papa Giulio II.

1511. Rinaldo di Lodovico de'Tribuni della plebe. Nel 1512 li 11 aprile ambasciatore al Papa. La madre andò alle nozze de' Bentivogli.

1511. Bartolomeo di Giacomo dottore, scrisse la vita di Codro.

1511. Carlo fu creato degli otto della guerra.

1519. Giacomo di Americo di Giacomo fu degli anziani.

1525. Enea di Americo colonnello di Santa Chiesa sotto Clemente VII e Paolo III, fu fatto cavaliere.

1529. Marcello di Americo fu fatto degli anziani. 1534. Ulisse di Pompeo idem. 1535. Scipione di Bartolomeo fra gli uomini illustri, fu degli anziani. 1536. Elisabetta che nel 1533 vedova di Camillo Vizzani fu fabbriciera del famoso ed ornato palazzo senatorio Vizzani in strada S. Stefano poi Lambertini, oggi Rannuzzi a concorrenza di altro dame (Dolfi).

1539. Bianchino di Pompeo fu degli anziani.

1554 Lelio di Marcello idem.

1556. Paolo Emilio di Marcello idem.

1560. Alessandra di Marcello moglie di Bartolomeo Volta la quale fiorì circa il 1560, famosa per lettere, beltà accompagnata da ogni virtù morale, nobiltà di spirito, o perciò celebrata in prosa, e in versi dai scrittori Luigi Grotto, Muzio Manfredi, o Filogeni.

1560. Ottavio del conte Alessandro fu degli anziani, nel 1561 con altri cavalieri diede principio all'Accademia dei Cavalieri della Viola.

1562. Camilla maritata col conte Pompeo Lodovisi fu madre di Papa Gregorio XV.

1571. Giovanni Battista del conto Alessandro fu degli anziani.

Nel 1584 parti per Roma col conte Piriteo Malvezzi con nobile compagnia di cavalieri per condurre a Bologna Beatrice Orsini sposa del detto Malvezzi.

1572 Fra Giulio cavaliere di Malta capitano di una galera di Santa Chiesa sotto il generalato del cav. fra Flaminio Montecalvi. Li 5 giugno fra Giulio fu preso dai Turchi e posto alla catena.

1573. Angelo di Pompeo fu degli anziani.

1580. Pompeo di Ulisse fu dottore di legge collegiato, vicario del vescovato di Rimini.

1585. Lelio fu degli anziani.

1587. Ulisse di Angelo idem.

1599. Vincenzo idem.

1609. Bianchino di Angelo dottore di legge collegiato. Primicero di S. Petronio.

1612. Scipione di Lelio fu degli anziani.

1621. Angelo del conte Ulisse idem.

1662. Antonio del conte Prospero idem.

L'ultimo della famiglia Bianchini fu Anna Werburga figlia del conte Prospero del senatore Antonio Giuseppe, e della marchesa Maria Angiola Zagnoni (1740), tre fratelli e tre sorelle di Anna morirono in età infantile, le sorelle che rimasero furono maritate, Olimpia in Aldrovandi, Catterina in Spada che non ebbero tigli. Laura in Grati, questa ebbe Gaetano morto nel 1822, senza figli, e due femmine maritate fuori di Bologna.

LAnna Werburga nacque nella casa Bianchini da S. Stefano il 12 settembre 1759, mancò di vita il 19 aprile 1829, nella casa in Strada Maggiore N. 293, e 294 ereditata dalla sorella Olimpia in Aldrovandi, mancata nel 1807, senza figli. Detta casa d'architettura del Terribilia era stata dai signori Zoppi venduta all' Olimpia nel 1786, con rogito Brusa e Pistorini. Fu residenza della celebre Accademia dei Gelati sino a che l'Accademia stessa cessò circa alla metà del secolo passato. Altre case Bianchini esistevano, fra questo una in Via Marchesana con torre.

Anna Werburga sposò nel 1781, il marchese Giuseppe Borelli Poggiolini d'Imola, ed ebbe un maschio, ed una femmina che mancarono senza discendenza (quindi questa famiglia si estinse nella figlia Maddalena ottuagennaria nel 1869). Anna rimasta vedova del primo marito, nel 1795 passò a seconde nozze col conte Giuseppe Montanari, da questo connubio ebbe due maschi ora viventi Alessandro ed Antonio e quest'ultimo ebbe prole.

Ai detti due fratelli, in virtù di decreto sovrano pontificio fu concesso di continuare la famiglia Bianchini, dandoli il cognome, ed investendoli come figli, ed eredi della loro madre Anna, dei diritti, titoli, ed onorificenze della nominata antica famiglia. (Vedi il Libro d'Oro della Città di Bologna).

Possedevano a Crevalcore, alla Barisella, e Altedo, poi nel comune di Sala, il Lavino di sotto con un palazzo, e chiesa dedicata a S. Bernardino, le Tavernelle pure con palazzo, e adiacenze di case, tenevano beni ad Ozzano, a Marano, od i superstiti possedevano nel Comune di Pianoro, nell'Imolese, a Massa Lombarda e nel Cesenatico.

I Bianchini ebbero sepoltura nella loro cappella degli Innocenti in S. Stefano, dove fu sepolto il conte Giuseppe Montanari padre dei viventi Alessandro ed Antonio, ma nel 1802 quando tutti dovevano essere sepolti nel Cimitero Comunale, chi presiedeva in quel tempo foce raccogliere alla rinfusa tutte lo ossa di questi defunti e lo fece trasportare nel pubblico Cimitero. Allorquando lo monache di Santa Cristina della fondazza professarono di nuovo circa il 1823, l'abate Don Nicola Montanari ne ebbe tutta l' ingerenza, incombenzato dal Cardinale Arcivescovo Oppizzoni, dal quale fu nominato loro confessore.

Anche la casa in Via Castiglione N.° 371 fra le case Spada, e Batta era del conte Antonio Montanari Bianchini venutagli dall'eredità di un pro-zio, ultimo de' marchesi Zagnoni, che per errore di stampa a pagina 338 del primo volume fu annunziato muratore invece di marchese, e questa gli toccò con altre proprietà, in seguito a divisione fra i di lui fratelli, ed un cugino il conte Grati Volta, tutti coeredi Zagnoni.

Nell'opera del Cesari "Galleria d'Eloquenza" stampata a Bologna pei tipi della Volpe e precisamente nelle notizie storiche sulla vita, e sulle opere dell'abate Don Nicola Montanari delle quali si riferisce qualche brano, poichè sarebbe soverchio il trascrivere per intero la di lui vita si legge : "A questi insigni filologi che nell'inferma età nostra di salutar lume rifulsero, appartenne Nicola Montanari le cui esimie virtù non si rammentano senza commozione da quanti lo conobbero. Da antica progenie bolognese, la quale si rese utile alla patria, e un ramo di cui passò in Romagna nel secolo decimoquarto, egli nacque ad Imola il 23 novembre 1755; e natura gli fu cortese di tutti quei doni ecc. ecc.".

In altro paragrafo:

"Al cadere del passato secolo egli fermò domicilio a Bologna per seguire il fratello che ivi conduceva in moglie un' onoratissima dama ecc. ecc.".

"Appresso al fine dell'incomoda vecchiezza quei periodici malori che avevangli impedito di far ritorno alla Compagnia di Gesù al ristabilimento di essa, si fecero ancor più gravi, e penosi sin che con placida coscienza il pio sacerdote di anni settantotto sen volava all' amplesso del Signore fra le lagrime degli affettuosi congiunti, e degli amici inconsolabili".

Quindi si rileva che questa famiglia allontanata da si lungo tempo, riprese stanza a Bologna sul cadere del secolo scorso ed i superstiti ne sono i viventi conte Alessandro ed Antonio il qual' ultimo sostenne onorevoli uffici col più solerte e diligente disimpegno procurandosi così la stima e confidenza de' suoi concittadini. Servì la Patria in tempi difficilissimi e precisamente quando soprastavano gravi pericoli sul capo di coloro che per essa si adoperavano e potè sortirne illeso mercè soltanto il suo coraggio e antivegenza. Benchè da parecchi anni ritiratosi da ogni e qualunque ingerenza sì politica che morale, non per questo s'interessò meno per la gloria e grandezza della Patria comune.