N.273(21). Chiesa e monastero di monache osservanti di Santa Chiara dette del Corpus Domini e della Santa

Cartigli

Santuario del Corpus Domini detto della Santa

Costruito tra il 1477-80, fu riprogettato da G. G. Monti nel 1687, conservando inalterato il pregevole portale quattrocentesco in terracotta, attribuito allo Sperandio. L'intero edificio subì gravi danni nei bombardamenti del 1943. Nell'interno affreschi di M. A. Franceschini, realizzati insieme a L. Quaini e E. Haffner (1687-95); stucchi di G. Mazza, A. G. Piò, P. Tadolini; dipinti di D. Calvaert, L. Carracci, M. A. Franceschini. In una cappella, affrescata da M. A. Franceschini, si conserva il corpo incorrotto di Santa Caterina dè Vigri.

Indirizzo:

via Tagliapietre, 21

Dalle Cose Notabili di Giuseppe Guidicini.

Chiesa e monastero di monache osservanti di Santa Chiara dette del Corpus Domini e della Santa.

Narrano le cronache che nel 1284 si fece il guazzatoio a Porta S. Procolo, dove fu poi il convento del Corpo di Cristo, che costò L. 197, correndovi in quel tempo un canale d'acqua di Savena.

Desiderando i frati del terz'ordine di S. Francesco della Penitenza, aventi ospedale in Bologna vicino al ponte di Sant'Arcangelo, di fondare un monastero dell'ordine di Santa Chiara, deliberarono li 20 luglio 1453 di assegnare a dette monache l'ospedale, la chiesa, il chiostro, il campanile e la campana, non che certi beni dell'eredità del dott. Taddeo Aldarotti, avendo ottenuto da Papa Nicolò V la superiore approvazione.

Il Card. Bessarione, allora Legato di Bologna, giudicando che il detto ospedale era troppo angusto per fondarvi questo monastero, concesse piuttosto alle suore del Corpus Domini di Ferrara il convento, chiesa, chiostro e beni di S. Cristoforo delle Muratelle dei frati di S. Girolamo di Fiesole, non ostante che detta chiesa fosse parrocchiale, ed ordinò li 23 marzo 1455 che fosse preso possesso di detto locale. Questa concessione fu approvata li 10 ottobre dell'anno stesso da Calisto III il quale l' estese anche ai beni dell'ospedale dei frati del terz'ordine della Penitenza, eccettuata una sola stanza del detto ospedale per mantenervi l'istituto dell' ospitalità, vietando che il nuovo monastero si fondasse nelle vicinanze di Sant'Arcangelo per esservi in quel luogo un postribolo, ma bensì nel detto convento di S. Cristoforo, la cui cifra parrocchiale volle che fosse trasferila e incorporata nella parrocchia di Santa Maria delle Muratelle, o in quella di S. Martino della Croce dei Santi ad arbitrio del Governatore di Bologna.

1455, 1 agosto. Bartolomeo Grassi, procuratore delle suore del Corpus Domini di Ferrara, comprò da Biagio e fratelli Borghi, o del Borgo, da Reggio, una casa con corte, pozzo e stalla, posta in luogo detto la via di Sant'Agnese, sotto S. Cristoforo delle Muratelle, per L. 200 di bolognini d'argento. Rogito Andrea Leoni.

Li 23 ottobre 1455 il priore e i frati di S. Girolamo di Fiesole, residenti nel monastero di S. Cristoforo delle Muratelle, assegnarono a Bartolomeo Grassi, alias Calcina, e a Francesco Checchi barbiere, procuratori e sindaci di dette monache, i loro locali assieme ad una casa per essi condotta in enfiteusi dai PP. di S. Domenico. Rogito Pietro Bruni.

Ai detti Padri fu assegnato da D. Antonio Poggi, Rettore della chiesa di Santa Maria degli scuolari nel Borgo di S. Mamolo, la chiesa, gli orti e le ragioni ad esso spettanti. Rogito Rolando Castellani.

I suddetti sindaci o procuratori si obbligarono di comprare a comodo dei detti frali una casa in S. Mamolo vicino alla detta chiesa, o di sborsar loro L. 250, colla riserva di pagare L. 14 annuali al suddetto rettore D. Poggi, e così abbandonarono il locale di S. Cristoforo. Rogito Albice Duglioli.

Il Ghirardacci dice che li 13 novembre 1455 fu cominciata la fabbrica del monastero del Corpus Domini. Aggiunge che il Comune somministrò grossa somma, come risulta da un rogito di Alberto Parisi, e contribuirono molto all'avanzamento della fabbrica stessa le rendite dei beni di Battista Manzolo canonico di S. Pietro.

Catterina, figlia di Giovanni Vigri ferrarese e di Benvenuta Mamellini bolognese, nata in Bologna li 8 settembre 1413, trasferita in Ferrara nel 1424, dove vesti l' abito Francescano sotto la regola di Santa Chiara, arrivò a Bologna li 22 luglio 1456 con 12 professe, due converse e una terziaria, che fu Benvenuta Mamellini madre dell' abbadessa Catterina, le quali provvisoriamente si collocarono nell'ospedaletto di Sant'Antonio non essendo ancora fabbricato il loro monastero. Sotto la data delli 18 dicembre 1429 si trova che i Vigri erano in Bologna, ciò desumendosi da una sigurtà che Lucia del fu Bonaventura Vigri da Ferrara, abitante sotto la parrocchia di S. Colombano, fece a Santa Maria delle Laudi sotto il ponte di S. Felice. Rogito Giacomo Zanellini.

La notte del sabato 13 novembre 1456 partirono le suore dall'ospitaletto e passarono a S. Cristoforo entrandovi per una porta dalla parte del Collegio di Spagna.

Li 23 dicembre 1456 le suore rinunziarono ai frati del terz'ordine della penitenza l'oratorio, l' ospedale e le case di Sant'Antonio, i quali stabili confinavano colla via pubblica, con Zaccaria Enrighetti e colle suore di Santa Margherita. Rogito Gio. Battista del fu Giacomo Grassi.

Li 28 aprile 1460 il Legato proibì con editto che le suore di qualunque monastero non potessero uscir né di giorno, né di notte.

Li 9 marzo 1463, in mercoledì a ore 15, morì la beata Catterina in età di 49 anni mentre era badessa, e nel maggio susseguente morì sua madre. Dicesi nel memoriale del monastero che avanti che morisse Santa Catterina, si era già cominciata la fabbrica di un chiostro, ora detto "le celle vecchie", fatto a spese di Gio. Battista Manzoli.

1470, 5 dicembre. Comprarono le suore da Nicolò Parma una casa con corte e giardino, posta sotto la parrocchia di S. Mamolo in via Val d'Aposa, per L. 180. Rogito Giovanni Gambalunga.

1471, 10 marzo. Paolo II ordinò al Legato di donare alle suore l'oratorio e l' orto della compagnia di messer Gesù Cristo, posti in via Val d' Aposa accanto al monastero.

1476, 7 agosto. Gli edifìzi della predetta compagnia, posti in Val d' Aposa, o Calcara, in confine della via pubblica da due lati e di Bartolomeo Calcina dagli altri due, diedero motivo di contestazione fra le monache e i confratelli che protestarono contro le false informazioni presentate al Papa, e specialmente provando che il loro edifìzio non era un oratorio, ma una casa da loro fatta fabbricare col proprio denaro, di aver comprato i terreni ortivi a quello annessi, per cui non eran soggetti ad alcuna giurisdizione ecclesiastica, servendosi di questo edifìzio per congregarsi a lodar Dio e far del bene, e non esser questo luogo sacro e religioso; sulle quali controversie segui una transazione, mediante la quale le suore si obbligarono di fabbricare un oratorio più ampio sopra un terreno nel quale eravi una casa ed orti goduti dai figli di Pasquale Monteceneri, posti sotto Santa Maria delle Muratelle in Altaseta, in confine della via pubblica da due lati, e di Cristoforo pittore, e si obbligarono pure di circondare detto oratorio con muro e di farvi tre porte. La consegua di questo stabile seguì nel suddetto giorno a rogito di Alessandro Bottrigari.

Lodovico di Giovanni Felicini fabbricò a spese dell' eredità di Ercole di Filippo Felicini la chiesa del Corpus Domini. Fu cominciata nel 1478 e finita nel 1481. Le memorie del convento dicono che fu Rigo, e cioè Ligo, che è poi lo stesso Lodovico, quegli che la fece costruire.

Gio. Battista Manzoli fece erigere il coro di 110 cancelli, o stalli.

Dicesi che nel 1481 si fece ancora il sagrato dove furon riposte le molte ossa di quello della parrocchia di S. Cristoforo.

1484, 31 dicembre. Comprarono le suore da Bartolomeo della Calzina certo pezzo di terreno con case, dello il Serraglio di Sant'Agnese, posto parte sotto la parrocchia di S. Mamolo, parte in quella delle Muratelle, e parte in quella di San Cristoforo. Rogito Alberto Argelata. Dal prezzo di L. 1800 pagato si deduce che fosse un suolo molto esteso.

Li 10 maggio 1488 la Camera di Bologna permise la demolizione della Pusterla della Torresotto di Sant'Agnese, regalando i materiali che la componevano alle suore di Santa Chiara, che furono impiegali nella costruzione del muro del convento verso Sant'Antonio, Sani' Agnese e S. Mamolo, e che fu finito nel luglio dello stesso anno.

Li 23 marzo 1525 alcune monache del Corpus Domini partirono per fondare il monastero di S. Bernardino e Marta, nel quale li 20 maggio dell' anno stesso furon vestite 32 giovani levate dal conservatorio di Santa Marta e condotte processionalmente a S. Bernardino.

Si ha da una memoria del convento che nel suo recinto vi furon chiuse le chiese di Santa Maria degli Angeli, della Porziuncola, e di S. Cristoforo delle Muratelle, davanti la cui porta vi era il torrazzo del secondo recinto. E qui si abbia presente che vi erano in queste vicinanze due torresotti, quello cioè che dalla via pubblica del Torresotto e Serraglio di Sant'Agnese andava al Torresotto di Val d'Avesa, e quello di Val d'Avesa del quale si è parlalo al numero 271; siccome pure bisogna riflettere che o il prato di Sant'Antonio arrivava ai due sommenzionali torresotti, o che fra la strada dei due torresotti e il prato di Sant'Antonio vi erano case od orti.

Un altro riflesso non deve sfuggire sul conto di Santa Maria degli Angeli della Porziuncola, ed è che, come si notò al N. 271, eranvi frati detti di Santa Maria degli Angeli, e che questi frati nel 1437 sussistevano ancora. (Vedi aggiunte a Val d'Aposa). Come e quando sia stata assegnata quella degli Angeli, detta della Porziuncola, alle suore della Santa, non si ha notizia positiva. Il Masini pretende che fosse ceduta nel 1456 alla B. Catterina, che la compagnia vi rimanesse fino al 1459, poi passasse alla direzione dell'ospedale degli Esposti, e che nel 1480, epoca in cui la Santa ottenne di chiudere nel nuovo monastero porzione della fossa antica della città, cessasse la chiesa da servire pel pubblico culto; sulle quali cose si fa riflettere che la Sanla era premorta nel 1463; che negli atti del Senato e nell'archivio del convento non si trova alcun atto di concessione di fossa alle suore, e finalmente che la compagnia di Santa Maria degli Angeli dell' ospedale degli Esposti era quella di Strada Castiglione, e non una compagnia che stasse in questi contorni.

È verissimo che in Val d' Avesa vi avevano beni certi frali detti di Santa Maria nuova degli Angeli, come risulta in un rogito di Gaspare Usberti delli 20 febbraio 1437, e che nel 1453 li possedevano ancora, i quali beni sembra che possano esser stati racchiusi nel monastero, ma di una compagnia degli Angeli detta della Porziuncola non si ha alcuna traccia, e pare un equivoco del Masini. Ma oltre le predette chiese era pure in queste vicinanze quella di Sant' Eustachio retta da una compagnia, che in uno statuto della medesima del 1258 si dice approvato e confirmato per homines societatis in ipsa societate convocata more solito apud ecclesiam Sancii Cristophori de Saragotia. Eleggeva questa società otto ministrali, e cioè quattro per il di qua ed altri quattro per il di là dell' Avesa, che stavano in carica un anno. Sembra che cessasse col 27 ottobre 1450. Stando all' indicazione dell' apud ecclesiam Sancti Cristofori de Saragotia, doveva trovarsi questa chiesa o in via Bocca di Lupo, allora detta via di Sant' Agnese, ovvero in Saragozza verso Val d' Avesa.

1450, 30 agosto. Le suore comprarono da Sante del Mangano una casa con orto in confine del loro convento e nell'angolo verso la porta S. Mamolo, per L. 700. Rogito Cesare Gerardi.

1453, 23 maggio. Paolo IIl stabili il numero dei mazzieri del civile, detti volgarmente messi, che fosse di 15, obbligandoli al momento della loro aggregazione di pagare L. 35 alle suore del Corpus Domini, e L. 15 al loro collegio, e che dovessero avere del proprio la mazza d'argento. La compagnia di Sant' Eustachio, della cui esistenza nel 1258 non si può dubitare, sarebbe di due anni più antica di quella di Santa Maria della Vita, reputata per istituita nel 1260, e da tutti gli autori creduta la prima istituita in Bologna e fors'anche in Italia. Il Guidicini ha gli statuti di Sant' Eustachio in un codice membranaceo del 1258.

Li 21 febbraio 1567 seguì una transazione fra le monache e Alessandro Zamboni, erede testamentario di Cristoforo Oliva già fattore di dette suore, nella quale il Zamboni dimette alle suore una casa sotto S. Mamolo in Val d'Aposa, e riceve un mandato dal Reggimento di L. 200, pagabile entro settembre. Rogito Ippolito Peppi.

1567, 28 luglio. Pio V ordinò che i trecoli, rivenditori d'erbaggi, e di altre robbe vittuali dovessero stare fra i due torrioni in faccia al volto dei pollaroli, e non potessero stare altrove, né mescolarsi fra gli ortolani, e che non ardissero molestarli o turbarli, sotto pena dell'ammenda di scudi 500 d'oro da versarsi nella cassa delle suore del Corpus Domini.

1581, 28 marzo. Si fece una processione per sussidiare la nuova clausura delle suore della Santa, e si raccolsero L. 4300 d'elemosine.

Li 21 aprile susseguente Alessandro Foscarari diede L. 5000.

Oltre queste elemosine Gregorio XIlI donò in più volte L. 64636.

Furon comprate otto casette in Val d'Aposa, e le principali furon quelle di Ludovico Stella, pagate L. 5045, di Bartolomeo dall'Avorio, L. 8500, di Antonio Magnani, e di altri, a rogito Teodosio Botti.

Essendo determinato il recinto attuale, si cominciarono i fondamenti li 22 agosto 1581, e li 11 settembre partirono i pigionanti dalle case acquistate. In due anni si spesero 14000 ducati. Nel 1584 fu compiuto il recinto dalla parte di Val d'Avesa, dov' erano le case degli Avogli. In occasione della suddetta fabbrica i comici cominciarono a pagare alle suore L. 100 la settimana per il tempo che recitavano nel teatro della Sala, e i mastri dei palchi, o ponti, pagavano L. 20 la settimana.

Nel 1582 quest'elemosina dei comici fu ristretta a L. 15 settimanali.

Li 24 maggio 1684, a ore 12, fu posta la prima pietra della chiesa attuale in causa che l'antica minacciava ruina, della quale non si potè conservare che la facciata. I disegni furon dati dall'architetto Gio. Giacomo Monti.

Nel 1690 si cominciò a dipingere la volta, e i pittori furono il cav. Franceschini, Luigi Quaini, e il tenente Gio. Enrico Afner. Li 9 marzo 1695 si vide compiuto il lavoro.

Si continuò a pagare dai commedianti della Sala L. 4 per ciascuna commedia che recitavano, e li 11 agosto 1732 avendo il Legato emanato un decreto di privativa a pro del teatro della Sala per le commedie da settembre a Natale, come da rogito di Gio. Paolo Fambri, fu applicata una elemosina sui proventi delle recite a vantaggio delle suore della Santa.

Eravi nella clausura dalla parte di tramontana un cortile che si diceva cortil grande Boncompagni, così chiamato non perché qui fossero case Boncompagni, ma probabilmente perché fu fabbricato dalla munificenza di Gregorio XIII, che, come si è detto, fu massimo benefattore di questo monastero.

Li 4 maggio 1424 i difensori dell'avere locarono a Giacomo di Tommaso Picciolpassi il terreno o sito dove anticamente era un guazzatoio per i cavalli nel quartiere di porta S. Procolo. Rogito Giovanni Capitani.

Le monache dimisero l'abito li 12 luglio 1810. La porzione di convento prossima alla chiesa ed alla sagristia fu affittata, ed il restante fu ridotto a caserma nel 1812. Nel 1816 gran parte del convento fu ridonato alle monache, che a poco a poco si aumentarono di numero per diverse vestizioni.

Miscellanea: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie - per la parte antica - prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I

Corpus Domini.

Convento di monache Francescane posto in Val d'Avesa. Il suo circondario è di un terzo di miglio, ed è di figura quadrata. Furono rinchiuse nella fabbrica la chiesa parrocchiale di S. Cristoforo delle Muratelle che era jus de' Benedettini Cassinesi, e che accordarono ai frati Fiesolani di cederla a Santa Catterina Vigri, e la chiesa di Santa Maria degli Angeli della Porziuncola. Sante Bentivogli. signore di Bologna fece loro cedere le vecchie fossa della città.

Il 22 luglio 1456, in giorno di sabato, entrarono le monache nel convento per la porta murata che ha sopra una memoria in marmo bianco, la qual porta resta sulla strada che conduce a Saragozza.

Nel 1465 il convento fu ampliato coll'oratorio ed orto della compagnia di messer Gesù Cristo.

Nel 1478 fu fabbricata la chiesa in volto, lunga piedi 90 e larga piedi 30, con architettura di Marchione da Faenza e di Bartolomeo da Dozza. Fu finita nel 1481.

Davanti detta chiesa eravi un'antica porta del secondo recinto della città.

Nel 1488 furono dal Senato donate le muraglie che vi erano, e fu nel seguente anno terminata la clausura del convento.

Il 6 maggio 1532 fu consacrata la chiesa.

Il 17 giugno 1582 fu compita la clausura dalla parte della via di Val d'Avesa, nella quale vi restarono comprese le case degli Avogli.

Nel 1684 fu rinnovata la chiesa ed alzata la volta di piedi 20, e nel 1688 fu finita.

In forza di un decreto sovrano in data 8 agosto 1808, fu ordinato che questa chiesa rimanesse aperta.

Nel 1797, essendo stata proibita la questua, le suddette suore fecero ricorso per essere ecettuate dalla legge, lo che ottennero poi con Decreto della Centrale del 22 giugno 1798, il quale dichiarava che la loro questua non essendo per il culto, ma per loro sostentamento, era quindi permessa.

Per decreto 8 luglio 1805 questo convento fu confermato, anzi vi unirono le terziarie del Pozzo Rosso.

L'8 settembre ebbe effetto questa riunione.

Fu proposto nel Circolo Costituzionale di sepellire profondamente il corpo di Santa Catterina Vigri, e di bruciare la Madonna di S. Luca per esser tutte ipocrisie. Col decreto del 25 marzo 1810 queste monache furono soppresse. Poca parte del locale fu affittato, ed il resto ridotto a caserma.

Pietro Lamo (Graticola di Bologna)

Non molto discosto a mano sinistra vi è il convento delle suore del Corpus Domini, dove all'altar maggiore è una bellissima tavola fatta a olio, dov' è un San Sebastiano, un S. Francesco, un S. Petronio, una Santa Chiara, il ritratto della Beata Catterina, e il ritratto dell'Abbate messer lacopo da S. Pietro gentiluomo nobile Bolognese, il quale fece fare detta opera . poi di sopra nel cielo è una Madonna col putto in braccio, e una musica d'angioli attorno, d'Innocenzo. All'uscire fuora a mano destra vi è una memoria d'una sepoltura dove sono due teste di bronzo di mano di Alfonso scultore Ferrarese, molto notabili, l'una raffigura messer Paolo Zambeccari, e l'altra madonna Gentile sua consorte gentiluomini Bolognesi.