Via Parisi, dal IV volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via Parisi comincia in Galiera, e termina nella via del Poggiale.

La sua lunghezza è di pertiche 45 03. 0 e la sua sua superficie di 96. 10. 1.

Il suo vero nome è via di S. Colombano. Nel secolo XVI qualcuno, ma per poco tempo la disse via della Madonna delle Asse, finalmente fu detta via Parisi nome che conserva ancora presentemente. Quest’ ultima denominazione la ricevette dalla famiglia Parigi o Parisi, proveniente da un Nascimbene di Parisio, il cui figlio Michelino testò nel 1290. Si credono oriundi da Prato e Bisilieri di professione, Paolo di Maestro Parigi dottor di notaria leggeva nella nostra Università nel 1307. Terminò la discendenza in tre sorelle e figlie di Alberto di Battista che vivevano alla metà del secolo XVII. Coprirono i Parisi le primarie Magistrature di Bologna e fecero nobili parentadi in patria, e fuori.

Nel 1289 d’avanti l’abitazione di quelli di Bertalia in Capella S. Colombano aveva luogo la pubblicazione dei Bandi.

Via Parisi a destra entrandovi per Galiera.

Lo stabile che altra volta aveva la porta in questa strada, e che poi unito alla vicina casa ha ora l’ingresso in Galiera era nel 1582 di Costanzo Ranuzzi.

Sembra che questa casa detta del cantone da S. Colombano fosse li 18 aprile 1652 della fu Giacoma Canobbi Torfaninl come da inventario legale a rogito Carlo Zanotti. Del 1715 si trovan notate quattro case dalla chiesa di S. Colombano fino a Galiera come abbasso.

NN. 770, 769, 768. Chiesa, ed annessi della B. V. della Consolazione detta Madonna di S. Colombano. Un'immagine di Maria Vergine creduta opera di Lippo Dalmasio, che trovavasi in un vacuo fra le case N. 762 e 763 di questa contrada fu trasportata nel Cimitero di S. Colombano nel 1547 per il motivo che verrà indicato al N. 762, pretendendosi che prima del 1550 si fabbricasse appositamente una Capella.

Una compagnia spirituale cominciata nel 1576 nei confessi della Metropolitana di S. Pietro diretta da certo Francesco Parenti cameriere del Cardinale Paleotti, ottenne li 27 agosto 1582 da D. Vincenzo Galbani rettore di S. Colombano e da D. Matteo Viduzzi suo mandatario li 16 maggio 1583. Rogito Francesco Barbadori di fabbricare un Oratorio, al quale si pose mano li 5 agosto 1591 ponendo la prima pietra Monsignore Alfonso Paleotti Arcivescovo di Bologna.

Il Masina aggiunge che prima era questo luogo circondato da asse, ma forse fu ingannato dal titolo di Madonna delle Asse, che portava tal nome nel 1547 come si vedrà poi.

La suddetta Compagnia cessò li 25 luglio 1798, ed il locale fu venduto li 4 maggio 1799 a Giacomo Bersani, rogito Luigi Aldini, il cui figlio avvocato Angelo ha continuato a tenerla decorosamente ufflziata come si pratica anche oggidì dal suo successore.

N.767, 766, 765. Chiesa di S. Colombano. Gregorio VII nel confirmare a Lamberto Vescovo di Bologna i diritti della sua chiesa nel 1073, ricorda. - Monasterium S. Columbani Confessoris cum omnibus suis rebus. - ll Sigonio lo dice fondato da Pietro primo Vescovo di Bologna ma senza prove. Dicesi che vi stassero i Monaci di S. Gallo mancati sotto Lucio II, ai quali subentrarono i Cluniacensi, finiti sotto Eugenio III, ed a questi le monache di S. Clemente. Giacomo da Bertinoro nel suo testamento fatto del 1199 ricorda un credito, che aveva colle monache di S. Colombano. Nel 1298 27 luglio, Ugolino di Montezanico procuratore, pagò a nome di Dino de Muxello dottor di legge lire 100 all’Abbadessa, e Monache di S. Colombano.

Nel libro grosso risulta che li 24 gennaio 1221 vi stavano le monache dei Ss. Clemente e Colombano come da rogito di Bonacursio di Guidone di Asinello.

Lo stesso Sigonio invece del vescovo Bertrando. che non nomina, benchè lo nomini il catalogo Trombelliano mise dopo il Vescovo Stefano, due altri vescovi successivi, e cioè Lambertus de Podietto Carducensis, e poscia Albertus Acciaiolus Florentinus, dei quali il precitato catalogo Trombelliano non fa veruna menzione, ed in prova del suo asserto non adduce altra citazione se non che ex cronicis. Questo è un errore del Sigonio cambiando Bertrandus de Texenderio nipote ex sorore del Cardinal Bertrando de Podietto legato con Lamberto de Podietto Cadurcensi ex fratre natum del detto Cardinale. Posto questo suo errore egli nella sua storia riferisce ai tempi dei suddetti due supposti vescovi tutte le cose accadute durante il vescovato di Bertrando de Texenderio. L’ Ughelli nell’Italia sacra, e tutti i nostri scrittori ingannati dal Sigonio sono incorsi nello stesso errore. Questo Bertrando adunque chiamavasi de Texenderio, era nipote ex sorore del Cardinale Bertrando, ed era benchè assai giovine Arcidiacono di Bologna quando fu eletto vescovo. Dagli atti pubblici si rileva, che il vescovo Stefano Ugonet suo antecessore era vivo li 2 luglio 1332, che Bertando era vescovo eletto, li 14 luglio 1332, dunque il vescovo Stefano mori nell’intervallo di questi giorni , ed immediatamente dopo la sua morte il Card. Bertrando legato in virtù delle facoltà amplissime che aveva dal Papa conferi il Vescovato a Bertrando suo nipote, che in qualità di Arcidiacono trovavasi in Bologna. Gli atti del vescovo Bertrando, sono tutti dati in Castro Civitatis Bononiae, cioè nel Castello alla porta di Galiera dove coabitava col Legato suo zio, e non risiedeva quindi nell’ Episcopio come meglio potrassi verificare quando daremo la storia dei Vescovi.

Il Sigonio dice, che il suo Lambertus de Podietto supposto Vescovo di Bologna nel 1332 soppresse quattro conventi, e cioè S. Colombano, S. Gervasio, S. Agostino e S. Salvatore che poscia furon ristabiliti, e si appoggia alla solita citazione. - Ex Chronicis.

La soppressione è vera, ma fatta invece dal Vescovo Bertrando, non di quattro conventi, ma di sei, e cioè oltre i precitati anche di quelli di S.M. di Ravone, e di S. Nicolò della casa di Dio. Tutti questi conventi erano di suore, e certamente tali soppressioni erano incominciate vivente il vescovo Stefano, e probabilmente per impulso, ed autorità del Legato Beltrando, perchè dagli atti pubblici, degli 12 agosto 1332, e cioè un mese appena dopo la morte di Stefano si trova eseguita non solo la soppressione ma spiegata la causa per la quale furon soppressi, e cioè di fondare coi beni dei detti monasteri quattro Collegiate di Canonici con un Decano per ciascuna nei quattro quartieri della Città. Queste quattro Collegiate furono S. Colombano, S. Iacopo dei Carbonesi, S. Sigismondo, e S. Michele dei Leprosetti.

Le suore espulse, allorchè fu scacciato il Card. Legato da Bologna per il tumulto del 7 marzo 1334 portarono le loro querele al Consiglio della Città per essere restituite adducendo d’esser state spogliate ed espulse senz’ aver ottenuto provvedute di dote. Questo ricorso fu fatto nel 1334 come si rileva dagli atti pubblici da quali si raccoglie che cinque dei suddetti monasteri furon restituiti, e solamente rimase soppresso quelle di S. Nicolò della casa di Dio. Si trova che il vescovo Beltrami Paravicini cacciò di nuovo le Monache da S. Colombano nel 1347 e vi rimise i canonici, ma pare più comprovato che la rimozione dei suddetti Conventi eccettuato quello di S. Gervasio seguisse per opera del Card. Egidio Albornozzi legato, il quale volle rimettere in vigore quasi tutte le ordinazioni del Card. Bertrando.

Li 17 maggio 1595 fu sopressa la parrocchia da Clemente VIII ad istanza dell’ Arcivescovo Paleotti, la cui giurisdizione composta di 23 case fu distribuita alle parrocchie di S. Sebastiano, di S. Giorgio, di S. Maria Maggiore e di S. Pietro. La chiesa aveva di rendita annui scudi 60 d’ oro di camera tre quarti dei quali furon assegnati ai padri Penitenzieri, e il resto alle suddette parrocchie.

La Chiesa e canonica di S. Colombano furon date ai ministri degli Infermi che presero possesso di S. Colombano li 18 gennaio rogito Pirro Beliossi mediante il P. Giovanni Califani napolitano procuratore, e mandatario di S. Camillo dei Lellis per tale nominato li 29 novembre 1596.

I padri alzarono di otto piedi la chiesa. e sostituirono al vecchio, e rovinoso sotfitto una volta di pietra, la canonica fu ampliata con varie case vicine a modo che vi si contavano 24 camere per i religiosi, oltre le necessarie officine.

Li 22 Aprile 1670 i Crociferi abbandonarono S. Colombano per passare ai santi Gregorio e Siro e locarono questo locale al Collegio di S. Tommaso d’ Aquino.

Nel 1673 i confratelli di S. M. dell’Umiltà ebbero facoltà di valersi di questa Chiesa, come da rogito di Domenico Maria Boari del 7 luglio.

Li 17 maggio 1679 vendettero il Convento alla Repubblica di Lucca, e li 25 gennaio 1704 concessero la chiesa alla Compagnia dell’ Angelo Custode, come da rogito Luca Fagottini. Questa società sotto il titolo di Congregazione , cominciò nel 1612 in S. M. delle Muratelle e ne fu promotore Giovanni Paolo Lippi notaro, che mori li 19 dicembre 1630. Il suo incarico era quello d’ insegnare la Dottrina Cristiana; passò poi in una casa dei Certosini in strada S. Isaia e del 1616 in S. Maria dei Foscarari , ove elessero in protettori gli Angeli Custodi.

Nel 1624 traslocò in S. Silvestro, poi del 1689 in S. Pietro Marcellino, finalmente nel 1703 ottenne la Chiesa di S. Colombano, dove rimase fino alla sua estinzione seguita li 25 luglio 1798. Demolita nel 1797 la Chiesa, e Canonica de’ santi Fabiano, e Sebastiano fu qui traslocato il parroco dove disimpegnò le funzioni parrochiali.

N.764. Monastero, poi Convento di S. Colombano venduto dai Crociferi li 17 maggio 1679 per lire 18759, rogito Baldassare Melega.

Il dott. Agostino Sinibaldi, nobile Lucchese con suo testamento fatto li 9 marzo 1605, rogito di Saladino Saladini fondò un Collegio nella sua patria per 10 studenti Lucchesi non minori d’ anni 18, ai quali si doveva somministrare quanto necessitavagli per compiere i lori studi entro il corso di anni cinque. Otto si dovevano nominare dal Gonfaloniere, ed Anziani di Lucca, e questi erano obbligati di pagare 50 scudi per ciascuno al loro ingresso; l’elezione degli altri due era attribuita a Lodovico fratello del testatore, e ai suoi discendenti, e questi venivano esentati dal pagamento suindicato.

Nel 1679 fu determinato di trasportare questa instituzione in Bologna al qual etfetto Stefano Centini e Alberto Guinigi cogli effetti del fondatore Sinibaldi aquistarono dai PP. Crociferi il Convento di S. Colombano per lire 18750 nel maggio del 1679, rogito Baldassare Melega dove apersero il Collegio Sinibaldi o Lucchese, li 17 ottobre o primo novembre 1681 sotto la direzione di un Rettore, e la protezione dei Senatori dell’Assunteria dello studio di Bologna. Sulli ultimi tempi vestivano l’ abito nero con una medaglia d’ oro al petto in cui eranvi coniate le armi del fondatore e della repubblica.

Stabilita la sopressione di questo Collegio, il Senato di Lucca li 22 settembre 1788 deputò tre amministratori generali degli etfetti e beni del Collegio Sinibaldi , i quali li 25 novembre 1790 vendettero questo stabile per lire 15400 rogito Antonio Gualandi in seguito di privata scrittura delli 11 agosto anno stesso al P. Abb. D. Sebastiano Sacchetti ex generale di S. Salvatore qual procuratore dell'acquirente Giuseppe Facci Libbi, fra il quale nel 1808 lo rivendette a Giuseppe Zucchini, e da questi passò al dott. Medico Comelli.

N.763. Li 8 gennaio 1448. Mino Rossi comprò da Girolamo Muzzarelli una casa sotto S. Colombano per L. 1450 che confinava la casa di detta Chiesa, la via pubblica da due lati (via Parisi, e via larga di S. Giorgio) e gli eredi di Michele pittore.

Li 31 gennaio anno stesso il detto Mino fece acquisto dai canonici di S. Colombano di una casa ruinosa in Capella S. Colombano per lire 150 in confine di Giacomo Fusi cambiatore, dei beni del Pratovecchio canonico della predetta Chiesa, e dell’ orto di S. Colombano. Rogito Filippo Formaglini. Finalmente li 1 marzo 1448 i Canonici di S. Colombano concessero al detto Mino Rossi una porzione di orto della loro Canonica contiguo al Rossi coll’obbligo di farvi un muro.

Nel 1547 questa casa era dei Dalle Coperte e li 21 giugno 1553 di Stefano Prandi, nel qual giorno gli fu concesso di far il portico in capella S. Colombano in linea del portico contiguo di Francesco Frontoni.

Li 23 gennaio 1661 fu venduta a rogito di Girolamo Savini ad Angelo Maria e Matteo del fu Camillo Pederzani, per lire 8322.

Li 6 dicembre 1747 fu ceduta dai Pederzani all’Ospitale della morte, in conto di prezzo della casa dei Fava nella via Vitali come da Rogito di Pietro Baldassare Landi. Confinava il collegio Lucchese da più lati, e gli eredi o successori Boselli.

N.762. Tideo Fronti possedeva presso i Sala una casetta detta Cerasa vendutagli dai PP. di S. Giorgio per lire 60, li 26 settembre 1522 rogito Nicolò Beroaldi. Giacomo del fu Cattalano Sala vendette li 16 dicembre 1546 a Francesco di Tideo Fronti per lire 2700 col patto di francare rogito Oldrado Garganelli la sua casa, la quale confinava la via di S. Colombano, ossia della Madonna delle Asse, i Rigosa, i Coperti e Francesco Paleotti di dietro.

Li 28 giugno 1547 era passata in piena proprietà al causidico Francesco di Francesco Frontoni, al quale fu concesso, che per comodo privato, e perpetuo della sua casa che ha nella Capella di S. Colombano in confine della. via pubblica da due lati, di Francesco Paleotti di dietro, dei Rigosa a occidente, e dei Dalle Coperte a oriente di prendere per suo uso un vacuo dov’ è ora l’immagine detta la Madonna delle Asse (vedi Madonna di S. Colombano).

Sotto il primo aprile 1549 si trova la vendita di una casa sotto S. Colombano,fatta da Francesco dalla Fronte a Nicolo Pii (orig. Py corretto con il ? dal Breventani) calzolaio Rogito Francesco dal Ferro ma può essere un patto di francare.

I Fronti vengono da un Cossola o Cossa di Fronte morto li 20 novembre 1403 sepolto in S. Tommaso della Braina, che qualcuno lo crede di Tossignano, ed altri di Budrio. Finirono poco dopo la metà del secolo XVII.

Dicesi che i Fronti siensi detti Fronte vecchi. Passò questa casa a un ramo Boselli finito in un Bonaventura morto nel 1712 del quale fu erede il conte Carlo Emanuele abitante in strada S. Stefano.

N.761. Casa comprata da Nicola Raigosa nel 1466 e venduta da Silvestra vedova di Lodovico del fu Giovanni Fiamenghi, e da Antonia di lei figli. La detta casa aveva corte, orto ed era posta in parrocchia e strada di S. Colombano, confinava la via da due lati, e Giacomo Scardui. Era stata edificata dal suddetto Lodovico, e pagate lire 415. 07. 8.

Orsina di Giovanni Battista. Rigosa vedova d’ Antonio Amorini nel suo testamento fatto li 24 aprile 1674 e aperto li 2 marzo 1675 lasciò la sua casa grande in via S. Colombano rimpetto la via delle Carieghe ai PP. di S. Giorgio, confinava a settentrione mediante una gran chiavica li successori di Ercole Rigosa a occidente una casetta di questa ragione già ad uso di forno, a levante i Boselli, e a mezzodì la via pubblica. Rogito Bartolomeo Marsimigli.

I PP. di S. Giorgio li 19 settembre 1675 la vendettero a Egidio di Ugo Vernizzi per lire 12100 rogito Giacomo Carboni. Questo Egidio fu custode delle scuole e Ugo morto del 1645, era bidello degli scuolari. Dicesi che fra i manoscritti inediti del Dolfi vi fossero memorie comprovanti l’antichità e nobiltà di questa famiglia, le quali memorie se erano documentate bisogna dire che i Vernizzi fossero di molto decaduti perchè il padre di Ugo era lavoratore di terra dei Boncompagni fuori di Porta strada Maggiore dov’ebbe in dono dai suoi padroni alcuni terreni che bonificò sopra i quali fece una casa con una osteria detta la Cestarella.

Filippo di Vincenzo avvocato distinto e consigliere del Duca di Modena ebbe il diploma di conte da quel sovrano e mori li 26 ottobre 1772 d’ anni 76. L’ ultimo fu il conte Ugo del conte Giuseppe, morto li 20 maggio 1801. Molto prima della sua morte questa casa fu ristaurata nel 1760, e venduta alla subasta a Girolamo Severini ministro del monte di Pietà il quale la vendette a D. Carlo Picinelli uno dei due eredi di Giuseppe Celsi mercante di ferro suo zio materno, che nel 1793 testò a favore di Caneda suo servitore.

Via Parisi a sinistra entrandovi per Galiera.

Si passa la via del Voltone dei Gessi.

N.680. Li 7 novembre 1480 Benardo Sassoni (proprietario della casa in Battisasso N. 643) comprò da Margarita Bonini vedova di Lodovico Gigli qual madre di Carlo Ippolito e Tideo Gigli una casa vicino la Chiesa di S. Colombano in confine del compratore, per lire 60. Rogito Ser Rinaldo. Questo stabile subì la stessa sorte del suddetto N. 643.

N.682. Casa allo scoperto in faccia al già collegio dei Lucchesi e in confine di una casa con portico. Era degli Accarisi prima del secolo XV. Giacomo Accarisi ne parla nel suo testamento fatto li 20 ottobre 1404. Floriano fu l’ultimo degli Accarisi di Bologna che mori li 6 maggio 1716, e il di lui fedecomesso passò agli Accarisi di Siena. ll cav. Ferdinando la possedeva nel 1785; ora sembra che appartenga ai Canonici di Siena.

N.683. Casa antica con portico che secondo l’Oretti fu di Varotti.

N.685. Casa che del 1569 era di Matteo Nobili. Passò ai Graffi.

Si passa la via Usberti.

Si passa il vicolo che termina al portone delle carra di S. Gregorio segnato N. 698.

Li 22 maggio 1550 fu concesso ai PP. di S. Gregorio che stavan fabbricando il loro convento sul Guasto Ghisilieri di chiudere un vicolo fra la chiesa di S. Gregorio, e una casa di Girolamo Ranuzzi. Vedi Battisasso.

Aggiunte

1569 1 Febbraio. Agostino Galesi comprò da Giulia, e da Nicolò madre e figlio Bolognini due terzi di una casa sotto S. Colombano per scudi 500 d’ oro d'Italia. Rogito Galeazzo Bovio.

1655 4 Gennaio. Vendita dei PP. di S. Benedetto Taddeo e Giovanni fratelli Tamburini di una casa nella parocchia di S. Giorgio in Poggiale posta nella strada detta di S. Giovanni, per lire 7000.

1576 29 Ottobre. Concessione al senatore Bartolomeo Castelli di fare nella piazzola di S. Colombano un portico con colonne di pietra lungo piedi 50 largo piedi 8 per comodo delle sue stalle restando la strada piedi 26 e 46.

1429 18 Dicembre. Lucia del fu Bonaventura Vigri da Ferrara abitante in Bologna sotto S. Colombano fu fideiussore alla compagnia di S. Maria delle Laudi passato il Ponte di S. Felice. Rogito Giacomo Zanellini.

1596 27 Gennaio. Comprò Rodolfo Ercolani da Lorenzo Proni una casa in Galiera sotto S. Colombano, per lire 1800. Rogito Menganti.