Viario de' Pepoli, dal IV volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

Vicolo, anticamente appellato Viario. senz’ altra aggiunta, e volgarmente detto "vivaro de‘Pepoli" - anche al presente.

La via, o piuttosto il vicolo denominato oggidì: Vivaro de’Pepoli, ha principio dalla Piazza S. Stefano e termina in Via Castiglione. Il suo antico nome era Il Viario, nome che per corruzione di volgare pronuncia trasmutossi in Vivaro. Certuni che di cose patrie, possonsi dire favolisti, sognarono che il vocabolo Vivario originasse da’ carceri o celle, che ivi fossero per custodirvi belve feroci e i disgraziati destinati agli spettacoli circensi e gladiatorii, e non rifletterono neppure che il vivaro era non forse molto lontano dall’Anfiteatro, stabilito da essi medesimi in prossimiià delle vie di S. Mamolo e di Val d’Avesa.

Il fatto poi dell’aggiunta fattasi alla semplice prima denominazione di Viario, devesi unicamente all‘essere le case dei Pepoli adiacenti a questo Vicolo; e ciò avvenne in tempi non molto remoti, e forse dappoichè quella famiglia cominciò a godere certe franchigie che s’estendevano su tale viottolo cui corrispondevano le loro scuderie e rimesse.

Il Patricelli, il Pullieni ed altri cronisti della basilica di S. Stefano, avendo spacciato che il poggio di S. Giovanni in Monte sia stato elevato artificiosamente, immaginarono altresì che la terra ne fosse stata tolta dalle vicinanze del Vivaro, a ciò attribuendo che questo vicolo si trovasse come lo è tuttora, più depresso di livello delle vie adiacenti.

Presumesi che il Viario avesse uno sbocco in Via Miola; continuando in direzione del tratto che principia, in Piazza S. Stefano con lieve obliquità verso il mezzodì; ma ciò che è certo egli è che vi sboccava il vicolo detto Via Paisio, che cominciando dal Viario divideva le case de’ Pepoli da quelle de’ Bolognini, giungendo con l’altro capo fino alla via detta Volta dei Sampieri.

Merita ricordanza il Vivaro, o Viario, per l’abitazione che vi ebbero due sommi uomini che illustrarono la nostra patria storia: Rolandino, di Rodolfino di Donna Fioretta - creduto da alcuni figlio di un Petruccio - ebbe il suo domicilio in questa Via, presso alla Croce de’Casali. Fu egli il primo a venire sopranominato Dei Passeggeri, per allusione alla Locanda tenuta da suo padre il quale vi albergava passeggeri, e studenti che che in gran numero abitavano questi dintorni.

Rolandino appartenne alla Società de’Toschi e seguitò il partito de’ Geremei. Nel 1234 fu aggregato fra i Notari.

Rolandino si fu che immaginò ed istituì, o meglio (e ciò pare certo) che dettò leggi ad una Società di cittadini, collegati per la salute e sicurezza della patria contro il partito dei Lambertazzi - detta Società della Croce - della quale egli fu capo col titolo di Primicero. La insegna di tale Società era una croce rossa, simile a quella dipinta negli stemmi della Città.

Nel 1278, stabilitisi la pace fra i Lambertazzi ed i Geremei, il papa Nicolò III sospese la Società della Croce ed ordinò a Rolandino di non più ingerirsene; ma riaccesesi le ostilità fra que’ due partiti, la Società stessa fu riattivata e Rolandino ne fu rimesso a capo.

Un rogito di Giacomo Azotti, in data 15 marzo 1278 ci apprende che per diverse urgenze Rolandino fu nominato Compromissario delle Compagnie delle Arti, dai componenti il Consiglio delle medesime.

Nel 1280 poi quest‘uomo insigne fu eletto Rettore e Console della Città e in seguito Anziano Perpetuo.

Gli si deve pure l’ istituzione del Collegio ‘de’ Notari del quale fu il primo Proconsole nel 1283, come ci attesta. Delfino di Deodato, Notaro della Camera dei Notari della Camera degli Atti di Bologna, a quanto leggesi in un suo rogito esistente nell’archivio di S. Francesco.

Rolandino sposò successivamente due donne, ma da nessuna di esse sembra abbia ottenuto figli, o se n’ebbe è certo che essi non gli sopravvissero nè lasciarono successione. E' certo peraltro ch’egli ebbe una figlia naturale, per nome Bartolomea e chiamata Bettina, ch’ei legittimò e lasciò poi sua erede. A proposito di tale figlia si ha un decreto di Giovanni, vescovo di Cesena, ed amministratore del vescovado di Bologna, mediante il quale, in data 4 giugno 1336, permettevasi la permuta di tre tornature di terreno situato in Roncovio, le quali, a quanto vi si legge, appartenevano "a Suor Maria Bartolomea, figlia del fu Rolandino Passaggerii".

L’eminente uomo morì: III octobris, anno 1300, e con pompa solenne fu sepolto nel monumento sepolcrale eretto dall’Arte de’Notari nel cimitero di S. Domenico.

Ulisse Aldrovandi, nato da Teseo Aldrovandi, e da Veronica Marescalchi, notaio e cancelliere del Senato, ebbe pure in questo Vivaro le sue case.

Fu egli Dottore di Filosofia e Medicina, Lettore Pubblico e primo Lettore Ordinario dell’Accademia dei Semplici; e morì addì 14 maggio 1605, nell’età d’anni 83.

Ebbe un figlio naturale, nato nel 1560, che morì giovinetto per una caduta dal poggiolo del corridojo di casa sua, avvenutagli mentre dormiva; il che rilevasi da una lettera scritta dallo stesso Ulisse in data 6 luglio 1577, al Commendatore di S. Spirito, suo fratello.

Viario dei Pepoli, lato destro, per chi vi entra dalla Piazza di S. Stefano.

Si ha primieramente il fianco della casa già De’Bianchi. poi‘ del dottore Rodati nella quale scorgonsi le costruzioni di due distinte epoche, il che fa sospettare che la parte di essa che confina con la casa N.1332 sia stata fabbricata sul guasto, o terreno vuoto, ceduto dai Bolognini ai Bianchi, con rogito di Giacomo Budrioli-Mascari, datato 14 giugno 1497. Dal tenore di tale contratto apprendesi che fu una. permuta avvenuta nel seguente modo: I Bianchi avevano assegnata ai Finzi una Casa situata nel Vivaro, in compenso di altra già avuta dai Finzi e situata nella "Strada o Corte Vicinale" (l’antica Via Paisio), confinante con proprietà Aldrovandi dal Quarto. Gli stessi Bianchi ce devano dunque con codesto contratto la casa stessa, loro pervenuta dai Fiessi, ai Bolognini, ricevendone in cambio "un Guasto, o terreno vacuo, presso la Strada del Vivaro.

N. 1332 - Portone del Palazzo Bolognini, dove forse era uno sbocco della Via e Androna del Paisio (o Paese) e dove il 13 febbraio 1536 è sicuro che trovavasi già una casa di Giovanni Maria del fu Francesco Bolognini, la quale confinava con le proprietà di Ulisse Aldrovandi, di Alessandro De’Bianchi, di Cesare e di Princivalle Bolognini.

N. 1333 e 1334 - Gli Aldrovandi di Castel de’Britti' si dissero anche Aldrovandi del Vivaro, perchè in questa Via anticamente avevano stabilito il loro domicilio.

Pietro Aldrovandi, Dottor in Leggi e uno de’ Riformatori, fu stipite e autore di tre rami di tale famiglia, verso il 1421, all’incirca. Infatti da Marco, di lui figlio, ebbe origine il ramo che diede poi il celebre filosofo e medico Ulisse; dall‘altro figlio, Niccolò, Senatore, ne vennero gli Aldrovandi di Via Galliera; e da un terzo figlio, Sigismondo, discesero altri Aldrovandi che però si spensero dopo quattro sole generazioni. Le tre famiglie qui indicate abitarono nel Vivaro, e precisamente a quanto pare nella casa N. 1334 la senatoria e quella di Sigismondo, nella casa segnata col N. 1333, poi, quella di Marco.

Circa la casa N. 1333, abbiamo le seguenti memorie.

Nel 1454, addì 5 luglio Marco del fu Dottor in Leggi, Pietro Aldrovandi, comprò da Salomone di Finzi, di Mantova, procuratore di Brunetta Finzi, sua nipote, la metà d’una casa con cortile situata nella parrocchia di S.Stefano, nel Vivaro, in confine di stabili del compratore e degli eredi di Francesco e Girolamo Bolognino, per la somma di L. 138. 15.

Nel 1603, addì 10 novembre - fece il suo testamento il celebre Ulisse di Teseo Aldrovandi, lasciando usufruttuaria sua moglie Madonna Francesca, figlia del fu Vincenzo Fontana, e proprietaria la propria sorella, Lucrezia Aldrovandi maritata con Giuseppe Griffoni, con la sostituzione di Giuliano ed Alessio, figli della medesima e di Giuseppe Griffoni, epperò suoi nipoti ex sorore.

Nel 1617, addì 1 giugno, testò la vedova a favore di un Flaminio Dosi.

Nel 1621, addì 10 agosto, con rogito di Antonio Mosca, notaio della reverenda Camera Apostolica, Bartolomeo del fu Giuliano Griffoni, nobile romano, vendette questa casa per mille scudi al senatore Filippo Pepoli.

Sul conto della casa N. 1334, poi s‘hanno le memorie seguenti.

Nel 1461, addì 6 maggio - mediante rogito di Niccolò Scardoi (o Scardovi) e -Lanzelloto Calderia, Niccolò del fu Pietro Aldrovandi, con patto di ricupero entro tre anni, vendette per L. 850 in argento al Dottor Girolamo Ghisellardi questa casa, che vi si dice confinata da stabili di Marco Aldrovandi, degli eredi di Niccolò Aldrovandi - con rogito di Maione Savj, - vendevano definitivamente per L. 900 in argento ad Albice Duglioli la suddetta casa e casetta.

Vi si dice che la casa confinasse in istabili "di Marco Aldrovandi verso Strada S. Stefano, di Nicolò ed Andrea Pepoli di dietro, di Nicolò Poeti ed altri di Filippo Bertolotti, notaio, verso Strada Castiglione". E per la casetta stalla, posta di fronte alla suddetta casa, vi si legge che confinava con istabile "di Aldrovandino Fondazza, degli eredi di Romeo Pepoli, dell‘Ospitale di di S. Bovo, di Brunino e suoi fratelli De’ Bianchi".

Nel 1501, addì 22 dicembre - Guido del fu Dottor Romeo Pepoli, per la somma di L. 1,107. 06. 08 in argento, acquistava da Albice Duglioli una "casa con corte ed orto, posta nel Vivaro, più altra casa posta nella stessa strada" - come da Rogito di Giacomo Manzini. Questa seconda sembra adunque dover esser la casetta o stalla di cui sopra, e che parrebbe dover essere quella che porta attualmente il N. 1326 in questo Viario.

N.1335 - In questa località era precisamente situata la casa di Nicolò Poeti, dal di cui figlio, Alessio, fu venduta "con tutti i mobili e le masserizie" 19 di dicembre 1469, a Filippo Bortolotti, per la somma di L. 1,300 in argento come da rogito di Taddeo Mammellini.

Nel 1577, addì 11 luglio Vincenzo di Antonio Bertolotti, col patto d’affrancazione vendeva per la somma di Scudi 300 in oro, a Girolamo di Scipione Leoni, parte di una casa situata nel Vivaro, in confine di beni de’ Pepoli - come da rogito di Ludovico Mammellini. Quel patto d’affrancazione fu estinto il 6 dicembre 1578, come si vedrà poi.

In novembre del 1578 - il detto Bertolotti vendeva a Giovanni di Filippo Pepoli, per L. 550, porzioni della casa in discorso "in confine de’ Pepoli e‘ degli Orsi" - come da rogito del medesimo Lodovico Mammellini.

Nel 1578, addì 5 dicembre, il senatore Giovanni del fu Filippo Pepoli, come da rogito di Andrea Mammellini acquistava definitivamente, per la somma di L. 5,800, da Vincenzo del fu Antonio Bertolotti "una casa sotto S. Stefano nel Vivaro, in confine di Fabio Pepoli e di Alessandro Orsi". Col prezzo di detta casa il Bertolotti, a comodo del compratore, rimborsava il 6 dicembre stesso, vale a dire nel successivo giorno, i Scudi 300 in oro a Scipione Leoni; ed il giorno 11 del mese stesso altre L. 500 a Giovanni Battista di Baldassarre Cinelli - come da rogito di Andrea.

Molte e varie famiglie de’ Bertolotti e Bartolotti contansi in Bologna. Quella della quale qui si tratta pare la più antica, ed ebbe de’ Notari, fra cui Domenico di Guido Bertolotti che nel suo Memoriale del 1335 lasciò scritto che nello stesso anno, per L. 200 era avvenuto in Bologna un contratto di vendita _ _ come segue:

» Libbre 2,000 di Carne salata.

» » 1,000 » Lardo.

» » 1,000 » Cacio grosso (vecchio).

» » 1,000 » » sottile (giovine).

» » 500 » Olio.

In totale: Libbre .......... .. 5,500 di Grascine; il che davaun medio valore minore di denari 9 per Libbra.

In codesta situazione possedeva Guidotto di Uguzzone Mazzi da Imola, il quale - come da rogito di Graziano di Domenico, il 22 gennaio 1369 - vi locava per l’annua pigione di Ducati 36, a Nicolò di Guglielmo da Rimini una casa "posta in cappella (parrocchia) S. Stefano e S. Agata". Di tale casa lo stesso Guidalotto dispose nel suo codicillo testamentario rogato da Lodovico Codagnelli il 26 settembre 1443 - nel quale però viene indicata come situata "sotto S. Agata in Strada Castiglione".

Nel 1412, addì 3 agosto - Alberto di Bertone di Donato da Bergamo, (capostipite poi od autore de’ Formagliari) comprava per L. 500 da Elena di Ugolino De’Nobili, da Vado, moglie di Francesco Dal Bello, di Pianoro, una casa "sotto S. Stefano nel Vivaro" come da rogito di Cola Marzapeschi e dei Codagnelli suddetti. E a questo contratto fecesi concorrere come sigurtà Uguccione de’ Mazzi, capostipite de’ Guidalotti.

La casa stessa fu poi acquistata dagli Orsi che la vendettero ai Pepoli, e Gera Pepoli la comprese nella fabbrica del suo grande Palazzo.

Viario de’ Pepoli, lato sinistro per chi vi entra dalla Piazza S. Stefano.

N. 1330 - Si osservi il N. 81, di‘ Via S. Stefano, e si vedrà che questo stabile fu venduto ai Bovi il 10 aprile 1548, dai Bolognetti. Il testamento, poi, di Giovanni del fu Francesco Bolognini - fatto a rogito di Francesco Formaglini, il 12 agosto 1490 - c’ informa che il detto testatore possedeva una casa nel Vivaro confinante con istabili degli eredì di Bartolomeo Bolognetti, successo ai Lupari, oltre ad altra casa confinata da altri stabili del testatore stesso e da beni di Pietro Aldrovandi, e suoi fratelli. La prima di dette case doveva trovarsi da questo lato, e dovendo essere confinante con uno stabile de’Bovi, successori de’ Bolognetti, è probabile sia quella stessa che porta il N. 1230 passata ora anch’essa ai Bovi o Bovio.

N. 1329 - Nel 1576 addì 7 settembre e - come da rogito di Oldrando Garganelli - i conti Guido e Filippo del fu Cornelio Pepoli, per la somma di L. 1,050 compravano da Francesco del fu Alessandro de’ Bianchi "una casa antica, già ad uso di stalla, poi di Fondaco de’ Legnani, sotto S. Stefano, nel Vivaro" - come da rogito di Oldrando Ganganelli.

N. 1328 - Nel 1535, addì 22 settembre - Andrea Casali assegnava a Battista Santamaria la metà d'una casa situata nel Vivaro e confinata da stabili d’Alessandro Pepoli, di Gregorio e fratelli Casali, e dei Bolognetti.

Nel 1572, addì 25 aprile - Francesco Santamaria assolveva Alessandro Bovio per saldo di una somma di L. 3,000: prezzo d‘ una casa nel Vivaro, presso Romeo Pepoli, Michele Casali, Francesco Maria e fratelli Casali - come da rogito d’Ippolito Peppi.

N. 1327 - Nel 1607, addì 10 maggio - il marchese Ugo ed il conte Rizzardo, fratelli Pepoli, figli del fu conte Giovanni, compravano per la somma di L. 3,550, da Barbara del fu senatore Mario Casali, un fabbricato a uso di stalla e rimessa, situata "nel Vivaro, sotto S. Stefano. e in confine di Andrea Bovio Visconti, del conte Filippo Pepoli, ed altri beni della venditrice a levante e mezzodì come da rogito di Giulio Belviso.

N. 1326. Presso allo sbocco del Viario in Via Castiglione e precisamente nella. parte laterale e posteriore delle case già de‘ Casali, vedonsi le traccie di due portoni murate. Il primo di essi era la porta della Casa d’Aldrovandino della Fondazza, comprata dai Casali il 26 agosto 1503 per L. 2,000 - come da rogito di Bonaventura Paleotti, e la seconda sembra essere stata la porta dell’ Oratorio ivi esistente in una delle tre case vendutevi dai Pepoli ai Casali. Avevano poi nel Vivaro una casa con Oratorio, la quale confinava con la stalla dei Pepoli e con la casa grande e nuova dei Casali.

Aggiunte.

1304, addì 3 marzo - Giovanna del fu Bongiovanni Cavestrai o Cavestraro, moglie di Mattiolo Strazzarolo o Stracciaiuolo, lasciava ai PP. di S. Domenico una casa in Cappella (parrocchia) di S Stefano, nel Vivaro, presso Pace Sorici, Tommaso Spinelli, e la strada pubblica - come da rogito di Pietro Barberini.

1309, 29 ottobre - Lando di Gottolo Barazzi comprava per L. 140 dal Beneficio del fu prete Andrea da Pistoia, e da Domenico e Carlo di Americo Dalle Salegate, una casa posta nel Vivaro, sotto S. Stefano, confinante con Bertolino fabbro come da rogito di Francesco Bonvisino.

1550, addì 24 settembre - Francesco e Giovanni Fiessi assegnarono a Bartolomeo Lupari una "casetta posta sotto S. Stefano, nel Vivaro presso i Casali, i Bolognini e i Bolognetti" - come da rogito di Giovanni Savj.

1503, addì 26 agosto - i Casali compravano per L. 2,000 dai Della Fondazza, la costoro casa situata nel Vivaro - come da rogito di Bonaventura Paleotti.

1501, addì 22 dicembre - Guido del fu dottor Romeo Pepoli, comprava per L. 1107. 06. 8 in argento, pari a L. 1,200 plateali, dal dottor Albizzo Duglioli una "casa con corte e orto, posta nel Vivaro, ed altra casa ivi pure situata" - come da rogito di Giacomo Mangini.

1517, addì 15 giugno - nella divisione fra i Casali, fatta con rogito di Battista Buoi, trovansi indicati i seguenti stabili, oltre a quello suaccennato, comprati dai Della Fondazza:

- 1. Una casa con corte e pozzo in contrada del Vivaro, nel cantone del Vivaro, confinante con la Via pubblica e Pellegrino Bolognini.

- 2. Una casa nel Vivaro presso il cantone, con una stalla di Bonino Bianchi, confinante con l’altra casa abitata da Floriano Sarti.

1540, addì 20 settembre - Filippo Maria del fu Sebastiano Aldrovandi comprava per L. 200, ma con patto d’affrancazione, dai fratelli Ulisse ed Achille del fu Teseo Aldrovandi, una "casa sotto S. Stefano, nel Vivaro, confinante con la casa grande de’ venditori e coi Bolognini" - come da rogito di Lodovico Montecalvi.

1587, Bonifazio del fu Corradino Dalle Balle comprava per L. 6,640 con patto d’affrancazione dal senatore Mario del fu Andrea Casali, una "casa, con bottega sotto, ed altra casetta con due stalle, poste sotto S. Stefano nel Vivaro , in confine del venditore, del conte Cornelio Pepoli e degli eredi di Alessandro Bovio" - come da rogito di Alessandro Schiassi.

1621, addì 20 agosto - il senatore Filippo Pepoli comprava per la somma di mille scudi, da paoli 10 cadauno, dal nobile Bartolomeo del fu Giuliano Griffoni di Roma, erede Aldrovandi, una "casa nel Vivaro, sotto S. Stefano" - come da rogito di Arsenio Mosca, notaro della Camera Apostolica.

1699, addì 30 gennaio - La "stalla come teggia (fienile) e rimessa nel Vivaro", di proprietà del senatore Ercole e di Cornelio, fratelli Pepoli, fu stimata del valore di L. 10,154. 08; e la "casa situata di faccia a detta stalla, e detta il Casino Rosso" L. 13,680. 10.