Via dei Tagliapietre, dal V volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via dei Tagliapietre, così detta erroneamente dalle lapidette, è un breve tratto della via dell'Avesa a cominciare dal marciapiede della casa in faccia alla porta S. Mamolo, fino alla via Urbana.

La sua lunghezza è di pertiche 34, 04, e la superficie di pertiche 32, 69.

Il suo vero nome è Val d'Aposa e per tale è citata in antichissimi rogiti. Nel 1471 vien detta via di Val d'Aposa, e nel 1551 sembra si dicesse contrada del Corpo di Cristo, così nominandola un rogito di Gio. Francesco Muzzati in data delli 15 luglio, nel quale si parla della casa dei Brufaldini posta in detta contrada e sotto le Muratelle. (Si noti che questa strada potrebbe essere il tratto di quella che dalla via Urbana va a Saragozza).

Via Tagliapietre a destra entrandovi dalla parte del Prato di Sant'Antonio.

N.271(20). Prima di parlare della casa dei conti Landini, è necessario il dire che qui fu già una pusterla, o piccola porta del secondo recinto, detta di Val d'Aposa, che confinava con beni dei frati degli Angeli e con Lodovico Tencarari.

Questa nel 1453 fu affittata alla compagnia di Gesù Cristo.

Li 6 aprile di detto anno il Legato decretò la conferma di detta locazione fatta dai Difensori dell'avere di un torresotto e serraglio, che dalla via pubblica del Torresotto andava all'altra di Val d'Aposa. Tale locazione doveva rinnovarsi ogni cinque anni, e per l' annuo fitto di soldi 20.

Li 14 gennaio 1547 fu decretata la demolizione del suddetto torresotto, al qual lavoro fu posto mano li 31 luglio 1570, e fu finito li 24 ottobre dell'anno stesso, avendo servito le pietre per compiere il condotto delle acque per la fontana di piazza. Nel 1560 la casa, a cui era aderente il predetto turrione della Pusterla, apparteneva all'eredità Sanuti, e confinava colle strade di Val d'Aposa e di S. Mamolo, coi Landini, con Alessandro Matesilani, cogli eredi di Nicolò Comasi, con Bernardino Bertani e con Girolamo Grugnì. Rogito Girolamo Solimani.

Nel novembre del 1471 questa casa fu venduta da Gaspare Gambalunga a Giovanni da Panico. Rogito Francesco Ottoboni. In questo rogito è descritta come casa grande con terreno contiguo, posta nella contrada detta il Serraglio di Val d' Avesa. Il predetto stabile, che nel 1453 ha tutta l'apparenza di aver appartenuto ai Tencarari, fu comprato dai Landini li 20 marzo 1600. Da un rogito si apprende poi che l'Ornato, sollo la data delli 28 aprile 1614, concesse al capitano Giulio Landini di ampliare il suo portico verso occidente in via Val d' Aposa in faccia alla chiesa del Corpo di Cristo e di alinearlo occupando suolo pubblico. Dopo la casa dei Landini che passa in via S. Mamolo viene la parte posteriore dell' ospedale degli Esposti.

Si passa la via Calcaspinazzi.

Via Tagliapietre a sinistra entrandovi per la parte del Prato di Sant'Antonio

N.273(21) Chiesa e monastero di monache osservanti di Santa Chiara dette del Corpus Domini e della Santa.

Narrano le cronache che nel 1284 si fece il guazzatoio a Porta S. Procolo, dove fu poi il convento del Corpo di Cristo, che costò L. 197, correndovi in quel tempo un canale d'acqua di Savena.

Desiderando i frati del terz'ordine di S. Francesco della Penitenza, aventi ospedale in Bologna vicino al ponte di Sant'Arcangelo, di fondare un monastero dell'ordine di Santa Chiara, deliberarono li 20 luglio 1453 di assegnare a dette monache l'ospedale, la chiesa, il chiostro, il campanile e la campana, non che certi beni dell'eredità del dott. Taddeo Aldarotti, avendo ottenuto da Papa Nicolò V la superiore approvazione.

Il Card. Bessarione, allora Legato di Bologna, giudicando che il detto ospedale era troppo angusto per fondarvi questo monastero, concesse piuttosto alle suore del Corpus Domini di Ferrara il convento, chiesa, chiostro e beni di S. Cristoforo delle MurateIle dei frati di S. Girolamo di Fiesole, non ostante che detta chiesa fosse parrocchiale, ed ordinò li 23 marzo 1455 che fosse preso possesso di detto locale. Questa concessione fu approvata li 10 ottobre dell'anno stesso da Calisto III il quale l' estese anche ai beni dell'ospedale dei frati del terz'ordine della Penitenza, eccettuata una sola stanza del detto ospedale per mantenervi l'istituto dell' ospitalità, vietando che il nuovo monastero si fondasse nelle vicinanze di Sant'Arcangelo per esservi in quel luogo un postribolo, ma bensì nel detto convento di S. Cristoforo, la cui cifra parrocchiale volle che fosse trasferila e incorporata nella parrocchia di Santa Maria delle Muratelie, o in quella di S. Martino della Croce dei Santi ad arbitrio del Governatore di Bologna.

1455, 1 agosto. Bartolomeo Grassi, procuratore delle suore del Corpus Domini di Ferrara, comprò da Biagio e fratelli Borghi, o del Borgo, da Reggio, una casa con corte, pozzo e stalla, posta in luogo detto la via di Sant'Agnese, sotto S. Cristoforo delle Muratelle, per L. 200 di bolognini d'argento. Rogito Andrea Leoni.

Li 23 ottobre 1455 il priore e i frati di S. Girolamo di Fiesole, residenti nel monastero di S. Cristoforo delle Muratelle, assegnarono a Bartolomeo Grassi, alias Calcina, e a Francesco Checchi barbiere, procuratori e sindaci di dette monache, i loro locali assieme ad una casa per essi condotta in enfiteusi dai PP. di S. Domenico. Rogito Pietro Bruni.

Ai detti Padri fu assegnato da D. Antonio Poggi, Rettore della chiesa di Santa Maria degli scuolari nel Borgo di S. Mamolo, la chiesa, gli orti e le ragioni ad esso spettanti. Rogito Rolando Castellani.

I suddetti sindaci o procuratori si obbligarono di comprare a comodo dei detti frali una casa in S. Mamolo vicino alla detta chiesa, o di sborsar loro L. 250, colla riserva di pagare L. 14 annuali al suddetto rettore D. Poggi, e così abbandonarono il locale di S. Cristoforo. Rogito Albice Duglioli.

Il Ghirardacci dice che li 13 novembre 1455 fu cominciata la fabbrica del monastero del Corpus Domini. Aggiunge che il Comune somministrò grossa somma, come risulta da un rogito di Alberto Parisi, e contribuirono molto all'avanzamento della fabbrica stessa le rendite dei beni di Battista Manzolo canonico di S. Pietro.

Catterina, figlia di Giovanni Vigri ferrarese e di Benvenuta Mamellini bolognese, nata in Bologna li 8 settembre 1413, trasferita in Ferrara nel 1424, dove vesti l' abito Francescano sotto la regola di Santa Chiara, arrivò a Bologna li 22 luglio 1456 con 12 professe, due converse e una terziaria, che fu Benvenuta Mamellini madre dell' abbadessa Catterina, le quali provvisoriamente si collocarono nell'ospedaletto di Sant'Antonio non essendo ancora fabbricato il loro monastero. Sotto la data delli 18 dicembre 1429 si trova che i Vigri erano in Bologna, ciò desumendosi da una sigurtà che Lucia del fu Bonaventura Vigri da Ferrara, abitante sotto la parrocchia di S. Colombano, fece a Santa Maria delle Laudi sotto il ponte di S. Felice. Rogito Giacomo Zanellini.

La notte del sabato 13 novembre 1456 partirono le suore dall'ospitaletto e passarono a S. Cristoforo entrandovi per una porta dalla parte del Collegio di Spagna.

Li 23 dicembre 1456 le suore rinunziarono ai frati del terz'ordine della penitenza l'oratorio, l' ospedale e le case di Sant'Antonio, i quali stabili confinavano colla via pubblica, con Zaccaria Enrighetti e colle suore di Santa Margherita. Rogito Gio. Battista del fu Giacomo Grassi.

Li 28 aprile 1460 il Legato proibì con editto che le suore di qualunque monastero non potessero uscir né di giorno, né di notte.

Li 9 marzo 1463, in mercoledì a ore 15, morì la beata Catterina in età di 49 anni mentre era badessa, e nel maggio susseguente morì sua madre. Dicesi nel memoriale del monastero che avanti che morisse Santa Catterina, si era già cominciata la fabbrica di un chiostro, ora detto "le celle vecchie", fatto a spese di Gio. Battista Manzoli.

1470, 5 dicembre. Comprarono le suore da Nicolò Parma una casa con corte e giardino, posta sotto la parrocchia di S. Mamolo in via Val d'Aposa, per L. 180. Rogito Giovanni Gambalunga.

1471, 10 marzo. Paolo II ordinò al Legato di donare alle suore l'oratorio e l' orto della compagnia di messer Gesù Cristo, posti in via Val d' Aposa accanto al monastero.

1476, 7 agosto. Gli edifìzi della predetta compagnia, posti in Val d' Aposa, o Calcara, in confine della via pubblica da due lati e di Bartolomeo Calcina dagli altri due, diedero motivo di contestazione fra le monache e i confratelli che protestarono contro le false informazioni presentate al Papa, e specialmente provando che il loro edifìzio non era un oratorio, ma una casa da loro fatta fabbricare col proprio denaro, di aver comprato i terreni ortivi a quello annessi, per cui non eran soggetti ad alcuna giurisdizione ecclesiastica, servendosi di questo edifìzio per congregarsi a lodar Dio e far del bene, e non esser questo luogo sacro e religioso; sulle quali controversie segui una transazione, mediante la quale le suore si obbligarono di fabbricare un oratorio più ampio sopra un terreno nel quale eravi una casa ed orti goduti dai figli di Pasquale Monteceneri, posti sotto Santa Maria delle Muratelle in Altaseta, in confine della via pubblica da due lati, e di Cristoforo pittore, e si obbligarono pure di circondare detto oratorio con muro e di farvi tre porte. La consegua di questo stabile seguì nel suddetto giorno a rogito di Alessandro Bottrigari.

Lodovico di Giovanni Felicini fabbricò a spese dell' eredità di Ercole di Filippo Felicini la chiesa del Corpus Domini. Fu cominciata nel 1478 e finita nel 1481. Le memorie del convento dicono che fu Rigo, e cioè Ligo, che è poi lo stesso Lodovico, quegli che la fece costruire.

Gio. Battista Manzoli fece erigere il coro di 110 cancelli, o stalli.

Dicesi che nel 1481 si fece ancora il sagrato dove furon riposte le molte ossa di quello della parrocchia di S. Cristoforo.

1484, 31 dicembre. Comprarono le suore da Bartolomeo della Calzina certo pezzo di terreno con case, dello il Serraglio di Sant'Agnese, posto parte sotto la parrocchia di S. Mamolo, parte in quella delle Muratelle, e parte in quella di San Cristoforo. Rogito Alberto Argelata. Dal prezzo di L. 1800 pagato si deduce che fosse un suolo molto esteso.

Li 10 maggio 1488 la Camera di Bologna permise la demolizione della Pusterla della Torresotto di Sant'Agnese, regalando i materiali che la componevano alle suore di Santa Chiara, che furono impiegali nella costruzione del muro del convento verso Sant'Antonio, Sani' Agnese e S. Mamolo, e che fu finito nel luglio dello stesso anno.

Li 23 marzo 1525 alcune monache del Corpus Domini partirono per fondare il monastero di S. Bernardino e Marta, nel quale li 20 maggio dell' anno stesso furon vestite 32 giovani levate dal conservatorio di Santa Marta e condotte processionalmente a S. Bernardino.

Si ha da una memoria del convento che nel suo recinto vi furon chiuse le chiese di Santa Maria degli Angeli, della Porziuncola, e di S. Cristoforo delle Muratelle, davanti la cui porta vi era il torrazzo del secondo recinto. E qui si abbia presente che vi erano in queste vicinanze due torresotti, quello cioè che dalla via pubblica del Torresotto e Serraglio di Sant'Agnese andava al Torresotto di Val d'Avesa, e quello di Val d'Avesa del quale si è parlalo al numero 271; siccome pure bisogna riflettere che o il prato di Sant'Antonio arrivava ai due sommenzionali torresotti, o che fra la strada dei due torresotti e il prato di Sant'Antonio vi erano case od orti.

Un altro riflesso non deve sfuggire sul conto di Santa Maria degli Angeli della Porziuncola, ed è che, come si notò al N. 271, eranvi frati detti di Santa Maria degli Angeli, e che questi frati nel 1437 sussistevano ancora. (Vedi aggiunte a Val d'Aposa). Come e quando sia stata assegnata quella degli Angeli, detta della Porziuncola, alle suore della Santa, non si ha notizia positiva. Il Masini pretende che fosse ceduta nel 1456 alla B. Catterina, che la compagnia vi rimanesse fino al 1459, poi passasse alla direzione dell'ospedale degli Esposti, e che nel 1480, epoca in cui la Santa ottenne di chiudere nel nuovo monastero porzione della fossa antica della città, cessasse la chiesa da servire pel pubblico culto; sulle quali cose si fa riflettere che la Sanla era premorta nel 1463; che negli atti del Senato e nell'archivio del convento non si trova alcun atto di concessione di fossa alle suore, e finalmente che la compagnia di Santa Maria degli Angeli dell' ospedale degli Esposti era quella di Strada Castiglione, e non una compagnia che stasse in questi contorni.

È verissimo che in Val d' Avesa vi avevano beni certi frali detti di Santa Maria nuova degli Angeli, come risulta in un rogito di Gaspare Usberti delli 20 febbraio 1437, e che nel 1453 li possedevano ancora, i quali beni sembra che possano esser stati racchiusi nel monastero, ma di una compagnia degli Angeli detta della Porziuncola non si ha alcuna traccia, e pare un equivoco del Masini. Ma oltre le predette chiese era pure in queste vicinanze quella di Sant' Eustachio retta da una compagnia, che in uno statuto della medesima del 1258 si dice approvato e confirmato per homines societatis in ipsa societate convocata more solito apud ecclesiam Sancii Cristophori de Saragotia. Eleggeva questa società otto ministrali, e cioè quattro per il di qua ed altri quattro per il di là dell' Avesa, che stavano in carica un anno. Sembra che cessasse col 27 ottobre 1450. Stando all' indicazione dell' apud ecclesiam Sancti Cristofori de Saragotia, doveva trovarsi questa chiesa o in via Bocca di Lupo, allora detta via di Sant' Agnese, ovvero in Saragozza verso Val d' Avesa.

1450, 30 agosto. Le suore comprarono da Sante del Mangano una casa con orto in confine del loro convento e nell'angolo verso la porta S. Mamolo, per L. 700. Rogito Cesare Gerardi.

1453, 23 maggio. Paolo IIl stabili il numero dei mazzieri del civile, detti volgarmente messi, che fosse di 15, obbligandoli al momento della loro aggregazione di pagare L. 35 alle suore del Corpus Domini, e L. 15 al loro collegio, e che dovessero avere del proprio la mazza d'argento. La compagnia di Sant' Eustachio, della cui esistenza nel 1258 non si può dubitare, sarebbe di due anni più antica di quella di Santa Maria della Vita, reputata per istituita nel 1260, e da tutti gli autori creduta la prima istituita in Bologna e fors'anche in Italia. Il Guidicini ha gli statuti di Sant' Eustachio in un codice membranaceo del 1258.

Li 21 febbraio 1567 seguì una transazione fra le monache e Alessandro Zamboni, erede testamentario di Cristoforo Oliva già fattore di dette suore, nella quale il Zamboni dimette alle suore una casa sotto S. Mamolo in Val d'Aposa, e riceve un mandato dal Reggimento di L. 200, pagabile entro settembre. Rogito Ippolito Peppi.

1567, 28 luglio. Pio V ordinò che i trecoli, rivenditori d'erbaggi, e di altre robbe vittuali dovessero stare fra i due torrioni in faccia al volto dei pollaroli, e non potessero stare altrove, né mescolarsi fra gli ortolani, e che non ardissero molestarli o turbarli, sotto pena dell'ammenda di scudi 500 d'oro da versarsi nella cassa delle suore del Corpus Domini.

1581, 28 marzo. Si fece una processione per sussidiare la nuova clausura delle suore della Santa, e si raccolsero L. 4300 d'elemosine.

Li 21 aprile susseguente Alessandro Foscarari diede L. 5000.

Oltre queste elemosine Gregorio XIlI donò in più volte L. 64636.

Furon comprate otto casette in Val d'Aposa, e le principali furon quelle di Ludovico Stella, pagate L. 5045, di Bartolomeo dall'Avorio, L. 8500, di Antonio Magnani, e di altri, a rogito Teodosio Botti.

Essendo determinato il recinto attuale, si cominciarono i fondamenti li 22 agosto 1581, e li 11 settembre partirono i pigionanti dalle case acquistate. In due anni si spesero 14000 ducati. Nel 1584 fu compiuto il recinto dalla parte di Val d'Avesa, dov' erano le case degli Avogli. In occasione della suddetta fabbrica i comici cominciarono a pagare alle suore L. 100 la settimana per il tempo che recitavano nel teatro della Sala, e i mastri dei palchi, o ponti, pagavano L. 20 la settimana.

Nel 1582 quest'elemosina dei comici fu ristretta a L. 15 settimanali.

Li 24 maggio 1684, a ore 12, fu posta la prima pietra della chiesa attuale in causa che l'antica minacciava ruina, della quale non si potè conservare che la facciata. I disegni furon dati dall'architetto Gio. Giacomo Monti.

Nel 1690 si cominciò a dipingere la volta, e i pittori furono il cav. Franceschini, Luigi Quaini, e il tenente Gio. Enrico Afner. Li 9 marzo 1695 si vide compiuto il lavoro.

Si continuò a pagare dai commedianti della Sala L. 4 per ciascuna commedia che recitavano, e li 11 agosto 1732 avendo il Legato emanato un decreto di privativa a pro del teatro della Sala per le commedie da settembre a Natale, come da rogito di Gio. Paolo Fambri, fu applicata una elemosina sui proventi delle recite a vantaggio delle suore della Santa.

Eravi nella clausura dalla parte di tramontana un cortile che si diceva cortil grande Boncompagni, così chiamato non perché qui fossero case Boncompagni, ma probabilmente perché fu fabbricato dalla munificenza di Gregorio XIII, che, come si è detto, fu massimo benefattore di questo monastero.

Li 4 maggio 1424 i difensori dell'avere locarono a Giacomo di Tommaso Picciolpassi il terreno o sito dove anticamente era un guazzatoio per i cavalli nel quartiere di porta S. Procolo. Rogito Giovanni Capitani.

Le monache dimisero l'abito li 12 luglio 1810. La porzione di convento prossima alla chiesa ed alla sagristia fu affittata, ed il restante fu ridotto a caserma nel 1812. Nel 1816 gran parte del convento fu ridonato alle monache, che a poco a poco si aumentarono di numero per diverse vestizioni.

Aggiunte.

1437, 20 febbraio. Matteo del fu Dino de Cilli, banchiere, e Catterina del fu Lippo da Villola, vedova di. Dino Cilli e madre di detto Matteo, vendettero a suor Misina del fu Antonio di Rizzardo Caselli (i Caselli avevano la casa già dei Papazzoni in Strada Maggiore), una casa con orto sotto S. Mamolo in via Val d'Avesa, presso la via pubblica da due lati, presso i beni dei frati di Santa Maria Nuova degli Angeli, e presso Francesco Pellacano, per L. 200. Rogito Gasparo Uberti.

Questa casa fa parte del monastero della Santa.

1536, 28 marzo. Giovanni di Bandino Bandini vendette a Vincenzo di Baldassarre Battini, alias Fabri, una casa in via Val d'Avesa sotto S. Mamolo, per lire 1350. Rogito Gio. Battista Castellani. Confinava col compratore, coi Segni e coi Guidotti.