Canonica, dal I volume delle "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via canonica comincia nella piazza di S. Pietro e termina nella via Carbonara. La sua lunghezza è di pertiche 29, 05, e la sua superficie di pertiche 39, 09, 1. Questa contrada si disse Trebbo dei Preti del Duomo, poi via Canonica dall' antica canonica di S. Pietro ora Monte di Pietà.

Via Canonica a destra entrandovi per la piazza di S. Pietro.

N. 1735. Portone del cortile dell' Arcivescovato, al quale corrisponde il già detto Monte Massarolo, poi di S. Pietro. Dicesi che anticamente in questa situazione cominciasse una strada detta via Canonica di S. Pietro che terminava in Altabella rincontro la via di Napoli. Ammessa questa via, bisogna figurarsi la Cattedrale di Bologna non più grande della cappella maggiore, coro attuale, e di una cappella della chiesa attuale. Il cardinal Prospero Lambertini ampliò questo cortile facendo demolire un' antica porzione di fabbrica che si diceva l' antica sacrestia di S. Pietro. Al finire della contrada corrisponde il muro del giardino arcivescovile dove era la casa con orto dei Villanova venduta da Antonio di Pietro Villanova al vescovo Nicolò Albergati, che la unì al palazzo vescovile, e vi fece il giardino. Rogito Filippo Formagliari delli 13 maggio 1437.

Via Canonica a sinistra entrandovi per la piazza di S. Pietro.

N. 1734. Casa che da più di un secolo appartiene ad una famiglia Ungarelli. Nel 1620 vi era la residenza della società delle tre arti, composta di sellari, guainari, e spadari.

N. 1733. Portone che chiude un vicolo, che ora termina a sinistra dell' odierna piazzetta formata colla demolizione dei Santi Filippo e Giacomo dei Piatesi nella via delle Donzelle, ma che anticamente continuava di dietro a detta chiesa, e piegava a levante sboccando nella via delle Donzelle. Fu chiuso fino a tutta la parte posteriore della canonica dei Santi Giacomo e Filippo dei Piatesi nel 1707, dopo lunga lite d'ordine dell'Arcivescovo a spese del Capitolo di S. Pietro, successore dei dall'Oro, di Giuseppe Nater, di Lavinia Spada, e del parroco dei Santi Giacomo e Filippo de' Piatesi. Il Senato aveva molti anni prima permesso a Gio. Battista dall' Oro ed a Vincenzo Paltroni di poter chiudere il vicolo rimpetto alla scala del portico di S. Pietro. La sagrestia, o capitolo di S. Pietro, fu erede dei dall' Oro, e Lavinia Spada era usofruttuaria della casa già Paltroni in via Donzelle, la cui proprietà apparteneva a Girolamo Fracassa.

N. 1719. Palazzo Boncompagni. Esisteva sotto la parrocchia dei Santi Sinesio e Teopompo, vicino al Vescovato, l' ospitale di S. Pietro, che l' Oretti dice instituito nel 1230 per infermi e pellegrini, al quale, circa il 1321, fu unito l' ospitale di S. Martino che alimentava due ottavi dei bambini esposti della città di Bologna, e che serviva ancora per infetti. Taluno ha intitolato l' ospitale di S. Pietro, ospitale dei Santi Sinesio e Teopompo.

1234, 5 ottobre. Il capitolo di S. Pietro concesse beni al detto ospitale, mentre ne era rettore Viviano. Ricettava anch' esso fanciulli per l' importare di un ottavo del le sue rendite, ed il resto lo impiegava ad albergare pellegrini. Apparteneva al capitolo della Cattedrale, il quale si serviva di un rettore sacerdote e di alcuni uomini uniti in compagnia spirituale che facevano le veci di governatori ed amministratori del detto ospitale, come da rogito di Filippo Formaglini del 1426.

1452, 25 ottobre. Il detto rettore e la compagnia di S. Pietro dichiararono ai difensori dell' Avere che l' ospitale che ricettava i pellegrini era vecchio, antico e deforme, e che desiderandosi rifarne un nuovo in posizione più vicina alla Cattedrale, dove era una piccola strada pubblica, chiedevano il suolo di detta via per eseguire la ideata fabbrica. Rogito Battista Castellani.

Dove fosse precisamente il vecchio ospitale, e se fosse rifabbricato il nuovo, è ignoto, ma si sa che li 19 aprile 1491 l' ospitale di S. Pietro dove si portavano gli infanti era sotto la parrocchia dei Santi Sinesio e Teopompo, presso la via pubblica da due lati, e presso Bartolomeo Cantelli. Rogito Agamenone Grassi, e Gio. Battista Schiappa.

1494, 19 aprile. I canonici della Cattedrale, il canonico Gaspare Calderini, il dottor Floriano Dolfi protettore degli esposti di S. Procolo, e molti altri, radunatisi nella sagristia vecchia di S. Pietro, fecero la proposta di unirsi. E perchè sopra le case dell' ospitale di S. Pietro ad esso contigue, la fabbrica della chiesa di S. Pietro vi aveva il jus di riscuotere annue L. 16 delle pigioni che da esse ritraevano, in compenso di altre case sulle quali era stato fabbricato un gran portico ed altri edifizi, ed acciò le case contigue come sopra spettassero liberamente alla compagnia degli Angeli di S. Mamolo, questa promette di pagare L. 350. Rogito Agamenone Grassi e Gio. Battista dal la Schiappa.

1503, 3 dicembre. Rogito Antonio Cesti. D. Donato del fu Bartolomeo Vasselli, canonico di S. Petronio, essendo creditore degli Esposti di L. 250 per resto di certa fabbrica fatta nell' ospedale di S. Procolo e di quella del portico in S. Mamolo, fu compensato coll' assegno, per anni 12 fattogli da Floriano Dolfi e Bartolomeo Negri sindaci degli Esposti, di un terreno, o casamento, con più casette, pozzi, ed altre soprastanti dov' era già l' ospitale di S. Pietro presso la Cattedrale mediante la via presso la via pubblica da tre o quattro lati, presso i Cortesi, e i Buccia, dalle quali casette si ricavavano annue L. 129. Il Vasselli si offrì di rifabbricarle.

1505, 24 maggio. D. Donato del fu Bartolomeo Vasselli canonico di S. Petronio, al quale spettava l' usuofrutto di certe casette nelle quali altra volta era l' ospitale di S. Pietro, poste in Bologna sotto i Santi Giacomo e Filippo dei Piatesi, presso le vie pubbliche a settentrione, occidente, mezzodì, e parte anche ad oriente, e presso gli eredi di Romeo Bucchi, rinuncia ad istanza degli Esposti, i detti stabili, e ciò perchè i sindaci dell' ospitale gli assegnano per anni 20 l'usuofrutto di una casa con stalla, corte, pozzo ed orto, posta sotto le Muratelle (vedi Saragozza N. 254). Rogito Battista Benassi e Gio. Dalla Schiappa.

1520, 29 agosto. Gli Esposti vendettero a Pietro Bonfigli due case dietro S. Pietro, cioè la casa detta dalla Volta, che era presso l'ospitale di S. Pietro, e quella che abitava il campanaro di S. Pietro, le quali furono pagate L. 2250. Rogito Battista Bue e Antonio Cesti. Nello stesso giorno Giacomo Boncompagni paga al capitolo di S. Pietro L. 100 a conto di prezzo di due case le quali sembrano quelle che sotto li 14 dicembre 1520. a rogito di Antonio Cesti e di Battista Bue, si dicono essere di Cristoforo di Giacomo Boncompagni, le quali hanno pozzi, cortili, orto, ecc., poste sotto S. Giacomo e Filippo dei Piatesi in confine di vie pubbliche da tre lati, di Vincenzo Bonfigli, e comprate per L. 2000. Si trova che il Bonfigli aveva comperato per conto del Boncompagni.

Nello stesso anno 1520 Vincenzo Maltacheti comprò dagli Esposti una casa in volto con cortile, pozzo, ecc. sotto S. Giacomo e Filippo dei Piatesi. Confina Sigismondo Bucchi, Giacomo Boncompagni da due lati, e la strada. Rogito Antonio Cesti, Battista Bue e Girolamo Cattani.

1524, 12 aprile. Il detto Cristoforo acquista una casuccia di D. Andrea Salaroli rettore di S. Lorenzo, in confine di Giuliano da Zapolino e del compratore. Rogito Battista de Buoi.

1525, 8 aprile. Il detto Cristoforo compra da D. Gio. Masini, o Massini, mansionario di S. Pietro, una casetta presso il compratore, rogito Battista de Buoi, pagata L. 425.

1525, 9 novembre. Lo stesso acquista da Pier Antonio e Paolo Barci, o Benacci, una casa ed una casetta presso il compratore, per L. 1825. Rogito Battista de Buoi.

1530, 28 novembre. Compra il medesimo la metà di una casa indivisa con lui stesso da Francesco Mazzotti di Reggio. Rogito Cesare Nappi.

1579, 6 agosto. Boncompagno Boncompagni del fu Cristoforo fratello di Gregorio XIII, compra da Agesilao del fu Bartolomeo Zanesio, e da Iustina del fu Antonio Beltrami, Iugali, una casa con due botteghe sotto S. Filippo e Giacomo dei Piatesi, per L. 6000. Rogito Bartolomeo Vasselli, e Cesare del fu Matteo Furlani.

L' ultimo dei Beltrami fu Francesco del fu Antonio di Cento, che essendo cieco fece testamento li 31 marzo 1542, abitando sotto la parrocchia di S. Filippo e Giacomo dei Piatesi, col quale istituisce erede Antonio suo figlio naturale legittimato dal conte Antonio Campeggi, rogito Ser Camillo Morandi, privando il padre Raffaele, al secolo Giulio Beltrami, canonico lateranense di S. Gio. in Monte, atteso che gli aveva insidiata la vita, come dagli atti di Camillo Morandi e di Francesco Boccacani. Rogito Filippo Bombelli.

Le notizie che qui sotto si danno sul conto della famiglia Boncompagni sono quelle che poteronsi raccogliere dagli archivi degli Esposti, e Carati, mentre quello della famiglia trovasi in Roma,

II dott. Cristoforo fu merciaro e banchiere, ammassò molte ricchezze, ed interrogato perchè fabbricasse sì bella casa dietro la Cattedrale, rispose "per un Cardinale" perchè gli era stato predetto che avrebbe avuto un figlio insignito di questa dignità. Nella divisione della sua eredità toccò questo stabile ad Ugo, che fu poi Gregorio XIII, e che fu proseguito da Boncompagno di Girolamo, ed ultimato da Ugo di detto Boncompagno nel 1548. In una colonna del cortile vi è inciso 1538, e sopra la porta 1545.

I Boncompagni cominciarono ad abitare questo palazzo nel 1548, e poco dopo essendosi stabilito in Roma Iacopo di Ugo di Cristoforo, restò abbandonato. Giacomo Boncompagni il 3 gennaio 1635 lo locò a Francesco e Cornelio del fu Guidantonio Lambertini per annue L. 600. Questa locazione fu rinnovata da Ugo li 19 febbraio 1650 per L. 700 ai conti Pier Luigi Cesare e marchese Guidantonio fratelli e figli del fu marchese Cornelio Lambertini, ripetuta poi nel 1653 per L. 800, e continuata fino al 1678, nel qual anno, il 6 giugno, il predetto marchese Guidantonio avuta sentenza contraria dalla Rota, per certe giurisdizioni del Poggio, in luogo detto Torre Verde contrastatagli dagli Jsolani, andato a casa sull' ora di pranzo, sali nel granaio, si gettò nel cortile e miseramente perì.

N. 1718. Portone che chiude il vicolo detto Stronzo Muffo che termina nel Cul di Sacco della via Carbonara. D. Girolamo Boncompagni ottenne di chiuderlo per decreto del 4 dicembre 1705, facendo un arco alto piedi 10. ed apponendovi portoni. Questo stabile è il fianco del N. 1698 nella via Carbonara, pel quale nel 1671 in dicembre fu fatto il seguente decreto: "Concessione a Paolo Francesco Falconieri di chiudere nel vicolo a lato del palazzo Boncompagni un arco di portico della sua casa lungo piedi 11 e oncie 11 e largo piedi 4 e oncie 9, per farvi una cappelletta per un' immagine che ivi si trova".

Aggiunte

1530, 27 dicembre. Boncompagni confinava con Evangelista Paltroni. Rogito Andrea de Buoi, (pare colle stalle già Paltroni in via Donzelle) e che la casa del Boncompagni fosse in via Boncompagni.

1578, 26 maggio. Boncompagno Boncompagni compra dagli eredi di Vincenzo Castellani una casa sotto S. Filippo e Giacomo dei Piatesi, per L. 7600. Rogito Cesare Furiano.

1666, 26 febbraio. Facoltà a Vincenzo Rognoni di occupare suolo per la facciata della sua casa nella via Canonica dopo le case dell'Arcivescovato.