Gerardo di Gisla

Gerardo di Gisla. Da un atto autentico nell'archivio del Capitolo di S. Pietro si rileva che nell'anno 1187 Gerardo Gisla era semplicemente Canonico di S. Pietro, e non Arcidiacono, perchè in detto tempo eravi altro Arcidiacono detto pure Gerardo.

Il Sigonio a pag. 89 dice: "Gregorio VIII venne da Ferrara a Bologna, dove consacrò Gerardo Gisla, o Gisella, cittadino e Arcidiacono di Bologna, e già Canonico di San Gio. in Monte; è designato Vescovo di Bologna, il quale consacrò la chiesa di Santa Maria Maggiore in Galliera, fabbricata dal Vescovo Giovanni, e tutto ciò nel 1187; l'anno dopo 1188 morì detto Vescovo Giovanni, a cui successe Gerardo. La venuta di Gregorio VIII a Bologna risulta dalle cronache; che Gerardo fosse Canonico di S. Gio. in Monte lo dice il calendario di S. Gio. in Monte; le nostre cronache parlano della consacrazione di Santa Maria Maggiore, e la morte di Giovanni nel 1188 rilevasi dal Calendario, ossia Necrologio di S. Gio. in Monte".

Sopra ciò occorrono le seguenti riflessioni:

Gerardo non fu Canonico regolare di S. Gio. in Monte, perchè era Canonico della Cattedrale, come si proverà più avanti. Nè il Calendario, ossia Necrologio di S. Giovanni in Monte, che il Sigonio allega, lo prova punto, non leggendovisi altro se non che: Obiit Don. Mem. Gerardus. Episcopus 1198 - Che fosse Arcidiacono non è ben certo, e si osservi su ciò quanto ha scritto l' abb. Ruggieri. Che in quel tempo vivesse un Gerardo Arcidiacono è certo, risultando da documenti autentici, ma è dubbio che sia Gerardo Gisla, poichè si trovano atti nei quali è nominato Gerardo Gisla Canonico della Cattedrale, sebbene l' aggiunto Gisla si trovi accompagnato col Gerardo Canonico, ma non mai nomi nato Gerardo Gisla Arcidiacono. Gli atti nei quali è citato Gerardus de Gisla Canonicus, cominciano dal 1170, e continuano fino al 1187, nel qual anno fu eletto Vescovo dai Canonici. Nell'anno stesso in cui fu eletto Vescovo si trova un atto, X Kal. Iulij 1187, nel quale sono nominati Gerardus de Gisla e Gerardus de Ariosto, Canonici, perchè nel giorno X Kal Iulij 1187 era bensì morto il Vescovo Giovanni, ma la sede era ancora vacante, perchè l'elezione di Gerardo a Vescovo successe sulla fine del 1187. Di più gli atti nei quali è nominato Gerardo Gisla Canonico, sono posteriori agli atti nei quali è nominato Gerardo Arcidiacono, onde non è probabile che fosse prima Arcidiacono, poi, minorando di grado, diventasse semplice Canonico. Leggesi una Bolla di Urbano III nell'Archivio del Capitolo, data in marzo 1187, nella quale è inscritto Gerardo Arcidiacono, dopo che Gerardo Gisla era già stato consacrato Vescovo. Egli è vero però che fu poi Arcidiacono ancora il Canonico Gerardo Ariosti, e probabilmente successe al suddetto Gerardo Arcidiacono. Il P. Sarti ha molto discusso su tale questione, e pare che inclini a credere che il Gisla sia stato realmente Arcidiacono.

Che il Vescovo Giovanni morisse Idibus lanuarii 1188, e che ciò lo provi il Calendario, o Necrologio di S. Gio. in Monte, è uno sbaglio, perchè il Necrologio lo dice anzi morto nel 1187. Supponendo erroneamente il Sigonio che dunque morisse Giovanni nel 1188, e trovando la consacrazione di Gerardo nel 1187, per conciliare il suo riferto dice che Giovanni rinunciasse nel 1187, e fosse eletto e consacrato Gerardo, e che Giovanni soppravivesse fino al 1188. Ma Giovanni morì Idibus lanuarii 1187 secondo il detto Necrologio e secondo il Rubens, Ibis Rav. Lib. 5 pag. 358. La sode era ancor vacante, e Gerardo Gisla era semplicemente Canonico, X Kal. Iulij 1187, come dall'atto sopracitato. Fu poscia eletto Vescovo sul finir del 1187. La consacrazione di Santa Maria Maggiore fu veramente fatta da! Vescovo Gerardo Gisla.

Gerardo Gisla era della famiglia Scannabecchi, come vien confermato da una cronaca inserita dal Muratori, Tom. XVIII, e come l'ha provato l'abbate Sarti nella vita di Alberico Scannabecchi. Il Sigonio a pag. 90 dice che Carlo IV Imperatore dichiarò il Vescovo di Bologna Principe del Sacro Romano Impero, e dice che il privilegio si legge nell'Archivio dell' Arcivescovo. Si consulti su ciò l' abbate Ruggieri.

Alla detta pag. 90 il Sigonio dice che Gerardo fu eletto Pretore, ossia Podestà, ma non dice poi tutto quello che accadde in seguito, e poteva ritrarlo dai libri Actorum del Comune di Bologna, che sono nell' Archivio pubblico, d' onde ricavò l'elezione alla podestatoria. Si rileva dunque dai detti libri che il Vescovo Gerardo Gisla era Podestà di Bologna per due anni, cioè nel 1192 e 1193, benchè le nostre cronache non concordino su queste date.

Gerardo, essendo della famiglia Scannabecchi, era di famiglia Magnatizia e di fazione imperiale, come lo erano molti magnati, e per conseguenza fu promosso a questa dignità dalla fazione Magnatizia ed Imperiale. Si oppose la fazione popolare, ma non potè impedirlo, solo dopo I' elezione formò un partito che lo avrebbe potuto deporre. La fazione imperiale tentò di sostenerlo, ma infine si venne ad un accomodamento, dal quale ne conseguì l' elezione dei Consoli, che unitamente al Vescovo Podestà, governarono, e così gli fu scemata l' autorità. Questa fu la prima ed ultima volta che in Bologna governassero il Podestà ed i Consoli a vicenda. L'elezione di questi Consoli successe nel 1193, ed i Consoli eletti appartennero a famiglie popolari.

Circa la sedizione sotto Gerardo Gisla, è mestieri sapersi che allora anno per anno il Consiglio Generale determinava se nell'anno entrante volesse il governo del Podestà, cioè di un solo, o quello dei Consoli, il numero dei quali era indeterminato, quindi a volta per volta ne fissavano il numero. In allora non era stabilito che il podestà fosse un estero, e diffatti si trovano molti Podestà Bolognesi. I Consoli erano poi sempre Bolognesi, e qualche volta è accaduto che fossero fatti per due anni, mentre il Podestà non poteva rimanere in carica più di un anno, poi nel principio del 1192 determinarono creare Podestà Gerardo Gisla Vescovo.

È probabile che essendo stato l'Imperatore Enrico l'anno precedente 1191 (quando lasciò il privilegio della moneta) in Bologna alloggiato presso Gerardo, colla fazione imperiale contribuisse perchè Gisla fosse fatto Podestà, o anche che lo comandasse. Gerardo fu dunque Podestà per tutto il 1192, e si adoperò per essere confermato, come lo fu realmente per il 1193. In quel tempo non vi era nè nome, nè carattere di Magnati, vi era il fondamento della qualità dei Magnati, ma in sola existimatione hominum, cioè di più parenti e ricchi, ma non erano caratterizzati per la legge, che fu fatta soltanto nel 1230, escludendo dal Governo certe famiglie, che diedero loro titolo di Magnato, e allora fu introdotta la distinzione.

Nel maggio del 1193 ebbe luogo la sollevazione. Gerardo era protetto dai nobili contro i popolari composti di famiglie nuove, e che non erano a un certo grado di ricchezza, ma che però erano anch'essi sostenuti da alcuni nobili. Il partito del Vescovo inclinava a far coprire le cariche ai nobili, cioè all' aristocrazia, per restringere le cariche agli ottimati di partito democratico. Questi ultimi si sollevarono e cacciarono il Vescovo Gisla. Allora la famiglia Geremei, non giunta ad esser capo di partito, era popolare e contraria a Gerardo sostenitore dell'aristocrazia Imperiale. Forse questa sollevazione seguì dopo la disfatta di Enrico in Sicilia, e la sua depressione avrà influito su quella del Vescovo Gerardo, che, espulso dalla Pretura, vide succederglisi dodici Consoli, numero maggiore che sia mai stato. Fra questi Consoli alcuni erano di famiglie, che poi furono Magnatizie, ma in quell'epoca amavano il governo democratico. Quantunque le nostre cronache dicano che Gerardo restò espulso sino a tutto il 1194, pure si trova che nel 1193, andato a Sarizano, o S. Martino di Soverzano, di cui era padrone Iacopo d'Alberto d'Orso, era già tornato prima del 1193, ed era rientrato in possesso della Pretura, avendosene atti come Podestà, ma si vede che vi erano contemporaneamente i Consoli, onde pare che dopo il tumulto fatto pel ritorno, si facesse accordo che tutti seguitassero nel governo sino al fine del compimento del suo anno di podestaria del Vescovo.

Finito l'anno 1193 proseguirono i Consoli probabilmente sino al maggio 1194 per finire il loro anno, essendo stati eletti in maggio 1193. Dopo non vi furono mai più Consoli, ma sempre Podestà. Sembra dunque che ciò coincida col tempo in cui Enrico tornò a risorgere, in guisa che il partito democratico trovandosi umiliato dal partito dei nobili assistiti dal l'Imperatore, non potò rialzar il capo fino al 1230, e fini per prevalere il partito democratico. Nacque poi la legge che escludeva quelle famiglie che colla loro potenza potevano opprimere il popolo; quindi si formarono due Consigli, uno del Comune al quale concorrevano tutti, anche i Magnati ; l' altro del popolo, dal quale i Magnati erano esclusi, ma entrandovi famiglie popolane ricchissime, queste divennero le più influenti. Manchiamo dello statuto che assegni le condizioni dei Magnati. Col tempo ancora di una famiglia Magnatizia diramata, restò Magnatizio quel ramo che seppe conservarsi ricco e potente, e passò fra i popolani quell'altro caduto in povertà. Tutti quelli che avevano feudi erano Magnati. Sopra il governo popolare e aristocratico vedasi Ammirati, Storia di Firenze, Tom. l, Lib. II, pag. 123, dov' è spiegata la distinzione dei Magnati dai popolani.

Nel 1193 segui la pace fra i Bolognesi e i Ferraresi a Santa Maria di Dugliolo essendo Gerardo Vescovo e Podestà. Vedi Ronconi Catalogus Monumentorum Bonon. manos. Tom. I, pag. 294.

Le nostre cronache dicono che l'elezione dei suddetti Consoli seguisse nel 1194, ma è errore, perchè ebbe luogo nel 1193. Nell'Archivio della Badia di Santo Stefano, ove è un atto sotto li IV Id. Decem. del 1193, si dice de Mandato Gerardo Episcopi, et nunc Potestatis Bononiae et eius Consulum, ma poi in altri atti si trovano nominati i Consoli soli senza il Podestà. Questi sono del principio del 1194. Ben è vero che questi Consoli non durarono tutto l'anno 1194, ma solamente sino al compimento dell'anno dal giorno della loro elezione, spirato il qual anno la città elesse un Podestà forestiero, e così durò poi sempre.

Dicono le nostre cronache che nel mese di agosto 1194 seguisse in Bologna una sedizione con grande spargimento di sangue per rimettere il Vescovo Gerardo nella carica di Podestà, ma che essendo rimasto soccombente il partito del Vescovo, fu egli costretto a fuggire dalla città. Tutto questo è anacronismo, e confuso con ciò che seguì nel 1193 e 1194.

Gerardo Gisla, VIII Kal. lul i j 1194, pose la prima pietra nella fabbrica della chiesa della Madonna di S. Luca, la qual pietra fu mandata da Celestino III. Era allora sul monte della Guardia Angelica eremitessa succeditrice della prima. Queste eremitesse erano allora secolari, e questi romitaggi erano case laicali che elleno possedevano di loro proprietà. Infatti nei libri dei Memoriali si trovano atti e testamenti, dai quali si deduce che esse disponevano liberamente, o per contratti, o per ultime volontà, di tali romitori.

Nel 1195 Gerardo approvò la fondazione dell' eremo di Camaldoli fuori porta Santo Stefano alla distanza di due miglia. Cosi dice il Sigonio, ma si consultino gli Annali Camaldolesi.

Alla pag. 91 il Sigonio riferisce il privilegio concessogli da Celestino III, e dice che l'originale trovasi nell'Archivio dell'Arcivescovo.

Alla predetta pagina dice che Gerardo morì VII ld. nov. 1190, ed il Necrologio di S. Gio. in Monte dice VII Kal. novemb. obiit Gerardus b. m. Episcopus anno Domini 1198.

Alla stessa pagina parla della B. Lucia da Stifonte. Ma intorno a ciò nulla si sà con certezza, e nulla pure ne sanno gli Annali Camaldolesi.

Ai tempi di Gerardo Gisla Vescovo seguì l'unione dei Canonici di Sant'Eutropio con quelli di S. Gìo. in Monte. Quest' unione si vede nella Bolla di Clemente IV, nella quale si dice che tale unione seguì essendo Priore di S. Vittore Rinaldo. Questo Rinaldo fu fatto Priore nel 1175, e finì il suo priorato nel 1198. Dunque l'unione seguì ai tempi di Gerardo. Questa Bolla è nell'Archivio di S. Gio. in Monte.