Famiglia Bolognetti

Questa famiglia anticamente dicevasi degli Atti, fu poi chiamata dei Bolognetti da uno che aveva nome Bolognetto.

Ebbero cappella e sepoltura in S. Gio. in Monte, come pure nei Servi, e la cappella del Crocifisso in Santa Lucia, che fu eredità Alamandini.

Eravi una famiglia Surghi, o Sorghi, che poi si chiamò dei Bolognetti nel 1616.

Un ramo Bolognetti ebbe l'eredità Locatelli nel 1550, poi il senatorato nel 1556.

Si crede che nel 1262 fossero merciai.

Alcuni Bolognetti erano della parrocchia di S. Tommaso della Braina nel 1525, ed altri nel 1554 di S. Matteo delle Pescarie.

Avevano beni in Castel S. Pietro nel 1590.

Nell' archivio di S. Francesco si trova un rogito Carobino Nascimbene, col quale un Zamboncello Bolognetti da Masumatico li 15 agosto 1277 si obbliga di pagare fra sei mesi a Bonincontro Guastavillani soldi 36 per prezzo d'erba di un prato di tornature sei.

Furonvi moltissimi rami di questa illustre famiglia, e cioè:

Ramo che abitava in Galliera del quale per metà furono eredi i Solimei, e per metà il conte Filippo Maria del conte Giulio Bentivogli. Al Bentivogli toccò la casa in Galliera ed i beni a Cò di Fiume. A Solimei i beni di Casalecchio di Reno, ed i boschi al Sasso ed a Rio Verde, e possedeva casa e filatoglio nelle Lamme.

Ramo primogenito senatorio antico del cardinal Alberto Bolognetti che abitava in Strada Maggiore, possedeva il palazzo al Toiano, ed ebbe il senatorato nel 1576. Questo ramo si estinse in Antonio del senator Alberto, in Giuseppe Antonio senatore del senator Francesco, ed in Andrea suo fratello, e l'eredità passò a Girolamo di Camillo Bolognetti suo cugino.

Ramo Bolognetti Locatelli discendente da Gio. Battista fratello cadetto di Francesco senator primo, il cui figlio Alessandro sposò Camilla Locatelli. Suo figlio Alberto erede assunse il nome Locatelli, ma non ebbe discendenza, onde questo ramo ebbe tosto fine. Abitavano sotto la parrocchia di S. Michele dei Leprosetti.

Ramo del conte Pompeo, godette la casa dal Carobbio, ma gli fu evitta dopo da altri Bolognetti. Il conte Pompeo ebbe pure casa dalla Volta dei Barberi, che fu dei Canobbi Tizzinali per ragione materna , risarcita quando prese in moglie la Zambeccari, che poi l' abitò e vi morì. Questò ramo era molto povero avendo pochi beni con casino alla Mezzolara ed una possessione verso il medesimo che avevano avuto per sostituzione fide- commissaria di Prospero Passipoveri Pattarazzi. Passarono poi in casa Savioli pel matrimonio di Silvia del conte Pompeo Bolognetti col senator conte Lodovico Savioli.

Ramo del padre Angelico capuccino. Questo ramo esercitò la mercatura, ed abitò sotto la parrocchia di S. Matteo delle Pescarie nel 1537. Terminò questo ramo in Sigismondo che si fece capuccino, morto nel 1666. Esercitarono anche l'arte di banderaro nel 1579.

Ramo di Cecco. Abitava in Strada S. Vitale nella casa dove ultimamente morì il segretario Alessandro Fabbri sotto la parrocchia di Santa Maria dei Leprosetti. Questa casa dopo l' estinzione di questo ramo passò ai Bolognetti di Strada Maggiore nel 1702.

Ramo di Roma, Bolognetti Primo. Questo ramo si estinse in monsignor Giorgio, ultimo di molti fratelli, che tutti morirono senza figli. Egli lasciò erede del richissimo suo patrimonio, che si fece ammontare all'annua rendita di scudi 30000, i figli di Paolo di Girolamo Bolognetti suoi cugini, da cui vengono i Principi di Vicovaro. Questo Ramo abitava sotto la parrocchia di Sant'Andrea dei Piatesi nel 1551, e furono anche sotto la parrocchia di Strada Maggiore nel 1570. Ramo dei Principi di Vicovaro. Questo abitava nella casa dal Carobbio, siccome sopra-enunciato. Ereditò il palazzo in Strada Maggiore, il palazzo e la tenuta di Toiano dopo l'estinzione del ramo primogenito senatorio. Ebbe l'eredità Alamandini da cui gli pervenne il palazzo in Strada S. Felice, ed il palazzo e la tenuta alla Croce del Biacco. Comprarono il Principato di Vicovaro che apparteneva agli Orsini della linea di Bracciano. Il conte Iacopo ultimo di questo ramo vendette la casa dal Carobbio al marchese Leonida Spada.

Questa estesa famiglia ebbe poi Alberto del senator Alessandro, senator III, marito di Carlotta dei conti di Sangiorgio Piemontese, cavaliere di molto spirito, eruditissimo nelle lettere, ed esperto nel maneggio delle armi.

Alessandro di Francesco, senator II, marito di Giulia Canobbi Tizzinali:, fu ambasciatore del Granduca di Toscana nel 1590, ed ambasciatore residente in Roma nel 1593. Del 1591 si recò a Roma come ambasciatore per prestar obbedienza a Gregorio XIII, e così pure del 1605 a Paolo V. Fu uomo di grande eloquenza e profondo diplomatico, per cui quando si recò da Paolo V, siccome il più vecchio dei quattro senatori, fu il prescelto per far l'orazione.

Il conte Camillo del conte Paolo senator V, sposò Lisabetta Bargellini erede, la quale viveva ancora nel 1772. Fu questo inviato a Vienna per affari del Reno. Li 14 novembre 1768 fu dato dal Senato in ostaggio al maresciallo Daun, e li 16 andò col senator Bovio suo collega a presentarsi a Daun che era in Imola. Fu liberato il primo febbraio 1709.

Francesco di Alberto, senator I, marito di Lucrezia Fantuzzi, entrò senatore nel 1556 in luogo del conte Lodovico Lambertini. Fu egregio poeta e scrisse il Costante, poema in 16 volumi, fu dottor in leggi. Era Gonfaloniere nel 1562, quando si adottorò Alberto suo flglio che fu poi cardinale, perciò vi intervenne con tutti i magistrati. Nel suo palazzo rimpetto ai Servi vi pose una magnifica galleria di quadri frai quali fuvvi il famoso Alce intiero, che presentemente trovasi all'Istituto.

Nel 1569 Girolamo Ghiselli uccise Dorotea sua sorella vedova del conte Vincenzo Fontana, perchè avendogli promesso di sposare il conte Francesco senator Bolognetti, cangiò consiglio, adducendo non voler essa trovarsi con tanti figliastri. Nel 1573 fu uno dei soci della stamperia Bolognese, il che prova in quanto conto a quei di si teneva dalle più illustri e considerate famiglie l'arte tipografica, che fu sì degnamente rappresentata dagli Azzoguidi, dai Beroaldi,dai Benacci, i di cui preziosi esemplari furono commendati dai più celebrati bibliografi.

Francesco del senator Alessandro, senator IV, fu dottore in legge, collegiato canonico di S. Pietro. Entrato in prelatura fu Referendario, Governatore di Lodi, poi di Faenza. Essendo morto suo fratello rinunciò la prelatura e fu fatto senatore nel 1629, e sposò Ippolita Venenti. Morì Gonfaloniere.

Conte Iacopo del conte Ferdinando, senator IX, si sposò con Faustina Acciaiuoli nipote del cardinal Acciuoli. Fu principe di Vicovaro dove edificò una magnifica chiesa per la quale spese 2000 scudi. Rinunziò al senatorato, e morì in Roma nel 1775.

Conte Paolo di Girolamo, senator VI, si maritò con Veronica Alamandini, per cui i suoi discendenti ebbero l' eredità Alamandini. Fu egli erede del senator Francesco Bolognetti e di Giuseppe ultimo del ramo di Teseo. Li 23 giugno 1703 rinunziò il senatorato al conte Camillo suo figlio. Li 21 giugno 1709 nelle contingenze del passaggio dei tedeschi mandò al Senato mille doppie d' oro per valersene, senza corrisposta di frutto.