Via Garofalo, dal II volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La via Garofalo comincia da quella delle scuole Pie, o Poeti, rimpetto alla via Belvedere di Borgo Salamo, e termina alla piazza di S. Domenico.

La sua lunghezza è di pertiche 14, 03, 7, e la sua superficie di pertiche 20, 02, 7.

Questa contrada aveva probabilmente un sol nome dal sacrato di S. Domenico a Borgo Salamo.

Nel 1497 si disse Battebecco, e Battedizzo. Nel 1566 Paradiso, ma solo per il tratto da detto Sagrato fino alla via Poeti. In seguito si disse tutta Belvedere, poi nel 1643 questa parte prese il nome di via del Garofalo, rimanendo all'altra quello di Belvedere.

Li 30 luglio 1650, a rogito Pompeo Cignani, è detta Paradiso o Battibecco.

Vìa Garofalo a destra entrandovi per la strada delle scuole Pie.

Nell' angolo di questa via eravi uno stabile che nel 1603 apparteneva a Giulio Cesare e Alessandro dalla Torre, i quali lo possedevano fin quando fu allargata la via Poeti per scoprire il giardino Buratti (vedi via Poeti). Quella porzione che non servì all'ingrandimento degli stabili confinanti fu messo ad uso di Stalla. Ultimamente apparteneva a Benati.

N. 509. Casa che fu dei detti dalla Torre, e che gli apparteneva anche del 1606. Fu comprata dai Barbieri che la confinavano, indi passò ai Marescotti, poi a Giuseppe Maria Poeti erede. Nel 1715 era di Busetti di Reggio, indi delle scuole Pie, finalmente di monsignor Pier Luigi Rusconi.

N. 510. Stabile che nel 1545 era dei Sanvenanzi, indi dei Ghelli, poi dei Barbieri. Dicevasi casa grande dei Barbieri, quando Tesaura Barbieri Fasanini la cedette li 3 giugno 1595, rogito Vincenzo Orlandini, a Laura di Gio. Francesco Barbieri, moglie di Marcantonio Marescotti. Si dice posta sotto Sant' Andrea degli Ansaldi, in confine degli Aristoteli, delle suore Domenicane, e di Agostino Berò mediante strada. ltem una stalla posta nella stessa via (oggi detta Belvedere di Borgo Salamo) in confine dei Guidotti e dei Barbieri, per L. 11500.

Nel testamento di Giulio Cesare di Marcantonio Marescotti, fatto li 18 febbraio 1643, si trova che aveva casa grande da S. Domenico sotto Sant' Andrea degli Ansaldi nella via del Garofalo, abitata dal testatore, e confinata dalle scuole Pie, dai Berò, dalla via suddetta, e da altra casa del testatore che confinava colle suore di S. Domenico. Rogito Orazio Montecalvi.

Il detto Cesare fu figlio naturale del suddetto Marcantonio di Cesare.

La casa in discorso passò per eredità a Giuseppe Maria Poeti, che si disse Marescotti Poeti, li 6 maggio 1664. Nel 1715 era delle scuole Pie, poi del dottor Pier Luigi Rusconi Vescovo in partibus.

N. 511. Chiesa dedicata a Sant'Apollinare, e convento di suore terziarie domenicane. Queste terziarie esistevano nel secolo XV, vivendo qua e là sparse per la città nei singoli loro domicili; alcune peiò nel 1514 si raccolsero nella casa N. 2815 del Borgo della Paglia, dirette dai Domenicani, ed allora forse presero il nome di Pagline. Li 16 dicembre 1584 questo ritiro fu trasportato in una casa rimpetto al cimitero di S. Domenico, come da rogito Annibale Rusticelli, ma non per questo cessò in molte l'uso di vivere separate.

Nel 1620 fu procurato di unirle tutte in comunità, ma sembra che molte di loro non si addattassero a vivere collegialmente. Infine li 24 marzo 1667 il Generale dei Padri Predicatori commise al Priore di S. Domenico di Bologna di licenziare tutte le terziarie che non volessero vivere e pernottare in luogo comune. È dunque presumibile che dopo il fatto decreto le terziarie si raccogliessero in questo locale a poca distanza dal convento e chiesa di S. Domenico.

Faceva parte del locale delle suore Domenicane la casa di Egidio del fu Michele Vari, da lui lasciata per testamento del 1438. rogito Alessandro Stiatici, e Giovanni Andrea Schiappa, a Lipa del fu Tommasino dall'Oro, la quale la vendette nel 1458, per L. 125, a Nicolò di Antonio Mascari. Questi nel 1477 la cedette a suor Taddea Manzoli terziaria, in prezzo di L. 125, rogito Antonio Nava, e la Manzoli, con testamento delli 5 gennaio 1497, la lasciò ai Domenicani, e si dice essere in luogo chiamato Battibecco, e confinare cogli Aristoteli, e con Taddeo Boccaferri.

Li 10 dicembre 1620, affinchè le terziarie potessero vivere unite, i Padri Domenicani vendettero la suddetta casa posta sotto Sant'Andrea degli Ansaldi. presso la via pubblica a oriente, presso le terziarie stesse a mezzodì o a settentrione, e presso Costanzo Aristoteli a occidente.

Da ciò può dedursi che la casa del Boccaferri fosse quella che nella predetta data divenne di proprietà delle terziarie.

Dicesi che soltanto nel 1718 furono organizzate in comunità regolare, ma è certo che li 21 marzo 1733 diedero principio alla fabbrica della chiesa e convento, che fu finita nel 1736 ( vedi privilegi delle terziarie domenicane C. 106, Ferrara per le stampe dell'Occhi, 1747, in 80).

Fu Pietro di Matteo Conti che a proprie spese fece quasi tutta la fabbrica, e che voleva estenderla anche sul vicino piazzale se il pubblico Ornato glie ne avesse accordato il permesso.

La chiesa o capella interna dedicata a Sant'Apollinare era nell'angolo della via Garofalo col cimitero di S. Domenico. Il canonico Montieri l'annoverò nel 1752 nel suo catalogo delle chiese pubbliche di Bologna, e se fu aperta al pubblico ciò avvenne per poco tempo, perchè il diario di Bologna del 1759 sotto la data delli 23 luglio non indica che vi si celebrasse alcuna festa al titolare, al quale Bologna deve i primi lumi della religione cristiana.

Queste suore avevano miserabili rendite, anzi può dirsi che traevano la loro sussistenza dal lavoro e dall' educazione che prestavano alle fanciulle. Furon soppresse li 12 luglio 1815. Il locale fu comprato li 22 ottobre dell' anno stesso dal negoziante Giuseppe Gambarini, a rogito dott. Serafino Betti. Passò alla ditta Engler e compagni di Bruxelles, e da questi nel 1816 all'avv. Silvani, il di cui egregio figlio cav. avv. Paolo ne ha curato in gran parte un restauro imponente.

Via Garofalo a sinistra entrandovi per la strada delle scuole Pie.

N. 507. Casa venduta li 24 dicembre 1557 da Guglielmo del fu Girolamo Nobili a Marco Tullio, Carlantonio ed Ercole, figli del dottor Agostino Berò. Rogito Giulio Piacentini. Confinava coi Ringhiera. Passò per compra al conte Sacco nel 1753.

N. 506. Stabile che del 1565 era di Domenico Arrenghiera, o Ringhiera, e del 1585 di Lucia Ghezia, o Ghezzi sua erede. Trovasi che nel 1616 apparteneva ai Caprara, e del 1635 ai Padri delle Grazie, e da questi venduta ai Faloppia provenienti da Modena circa il 1530 da un Giovanni, i cui discendenti furono farmacisti, e avevano casa e spezieria sotto la parrocchia della Baroncella, che finirono in Chiara Teresa Antonia di Cesare Camillo, moglie in prime nozze di Francesco di Antonio Zanetti, ed in seconde di Francesco Rinieri, morta li 22 agosto 1748. L' eredità Faloppia passò nei figli del primo letto, che si dissero Zanetti Faloppia.

Questa casa toccò al dottor medico Giuseppe conosciuto per la sua erudizione e per le strane sue poesie. Dopo la di lui morte passò al dottor Camillo segretario di Reggimento, il quale lasciò erede il dottor medico Sant'Agata.

N. 505. Dicesi che questa casa sia stata dei Beroaldi e Silvestri; è certo però che li 22 novembre 1566 era di Teodoro di Gio. Celidoni. Nel rogito si dà per posta sotto Sant' Andrea delle Scuole, nella via detta del Paradiso, in confine di Domenico Maria Arrenghiera, di Cattarina Pasulini a mezzodì, e degli Albergati a oriente. Li 30 giugno 1573 era di Teodoro e Zaccaria di Gio. Celidoni, e di Elisabetta del fu Pietro Fioravanti, vedova di detto Giovanni. Rogito Ippolito Poppi. Dei Celidoni non si hanno che poche notizie, e sembra famiglia non bolognese. Il detto Teodoro fu marito di Ginevra d' Andrea Tomaselli, morta nel 1612.

1585, 7 novembre. Compra Plinio del fu Antonio Tomaselli, da Teodoro del fu Gio. Celidoni, una casa sotto Sant' Andrea degli Ansaldi in via detta il Paradiso. Confina gli eredi del fu Domenico Ringhiera, e cioè Lucia Ghezia, la stalla di questa ragione, posta sotto S. Damiano nella via detta delle Grazie, o delle Grade, pagata lire 12000. Rogito Girolamo Fasanini. Questa famiglia fu trasportata in Bologna da un mastro Giuliano di Reggio, il cui figlio Antonio si trova inscritto nell' arte dei Calzolari nel 1509.

Plinio, famoso marino, morto nel 1593, lasciò una sola figlia ed erede, Zenobia, che coi nomi di suor Maria Agostina vestì l' abito li 26 febbraio 1601, e professò li 11 novembre 1602 nelle monache di Sant'Agostino, poi passò siccome una delle fondatrici nel convento di Gesù e Maria, dove mori li 29 settembre 1649.

Insorse lite fra i due conventi di Sant' Agostino e di Gesù e Maria sull'eredità della Tomacelli. Fu terminata con transazione, a rogito Pompeo Cignani e Gio. Battista Cavazza delli 20 luglio 1650, e colla cessione di questa casa alle suore di Sant' Agostino in prezzo di L. 8421, ed allora confinava con Giovanni Faloppia, con Giacomo Mordini di dietro, cogli Albergati, con Cristoforo Rampini, e con Angelo Salaroli a mezzodì.

Appartenne a dette suore fino alla loro estinzione.

N. 504. Casa di Antonio Boccacane, e di Cattarina di Girolamo Libri, di lui moglie, venduta li 11 giugno 1540, per L. 1200, a Cattarina del fu Bartolomeo Pasulini. Rogito Bartolomeo Algardi, È detto confinare con Girolamo Ringhiera, e con Zaccaria Celidoni. Nel 1586 era di Lucia Venenti.

1590, 19 novembre. Casa grande ed una piccola di suor Lucia Albiroli Venenti, passate a Francesco Venenti di lei figlio, poste sotto Sant' Andrea da S. Domenico. Rogito Girolamo Galeati, alias Galeazzo Porti. Le dette case sono comprese nell'eredità di Francesco Venenti, come si rileva dal suo inventario del primo febbraio 1616. Rogito Fabrizio Felini.

Nel 1631 la casa grande era di Pietro Giacomo Conventi, e dei Gini eredi Venenti, poi del solo conte Gini.

N. 503. Casetta Albiroli Venenti. Del 1600 era di Angelo Salaroli. Passò nel 1715 a Gio. Andrea Taruffi autore del libro delle strade di Bologna, poi ai Pirani, indi ai Dolfi.

Aggiunte

1605, 27 maggio. Aristoteli Costanzo del fu Antonio, vende ad Agostino del fu Marco Tullio Berò una casa ruinosa sotto Sant' Andrea degli Ansaldi, nella via che va verso S. Domenico, ed all'opposto della via del convento, chiamata Battibecco, per L. 1100. Rogito Girolamo Berò.