Famiglia Dondini

Poiché si omise dare un Cenno della famiglia bolognese dei Dondini a pag. 104 del Vol. I di quest'opera, laddove, trattasi della Casa N. 523 in Via Barbaria, che era stato Palazzo de’ Zarnbeccari e divenne posteriormente Palazzo dei Dondini - ci si permetta supplire in questo punto alla suaccenata omissione.

Dondini. - Ceppo di questa famiglia trovasi essere stato un Dondino de Savi (detti anche Salvi) da Cento.

Per avere più remote nozioni circa i Salvi o Savi, autori dei Dondini, risalendo fino ai Caccianemici ed agli Orsi, vedasi la Nota già da noi aggiunta in proposito trattando dello stabile N. 1138 in Via delle Clavature.

Al pari de’ Savi, i Dondini portano nel loro stemma tre foglie dell’erba detta Salvia, da cui forse loro era provenuto il nome di Savi o Salvi, se pure lo stemma stesso non era dedotto dal nome del capostipite de’ Savi, ossia Savio o Salvio d’ Orso di Malaventura, nepote di Papa Lucio II.

Niccolò di Guglielmo di Dondino fu Notaro in Bologna ove trasportò la sua famiglia ed ebbe la cittadinanza bolognese. Alcuni però de‘ suoi parenti e discendenti restarono in Cento, e da essi provennero i Dondini di Cento. Vedasi la scrittura: Piella in causa Dondini.

Pare che il trasferimento a Cento di alcuni Savi o Salvi, antichi cittadini bolognesi, avvenisse nel 1315; e nel 1395 trovasi che i loro nipoti ottennero dagli Anziani sentenza confirmatoria del loro diritto di cittadinanza bolognese. Alcuni di essi ottennero stabile dimora in Bologna, e ne provenne così il ramo dei Dondini di Bologna. Poichè poi trovasi che in Cento esisteva nel 1400 un Dondinus de Saviis, è evidente che questo discendeva dai suddetti riconfermati cittadini di Bologna.

Dapprincipio i discendenti di Dondino de‘ Savi si dissero promiscuamente or Savi, or Dondinl, or l' uno e l’altro ad un tempo; ma in seguito lasciarono il nome di Savi e Salvi, ritenendo unicamente quello di Dondini.

Ebbero essi il senatoriato in Bologna nel 1770.

Nel 1530 i Dondini abitavano sotto la. parrocchia di S. Lorenzo de’ Guerrini; nel 1542, sotto quella di S. Lorenzo a Porta Stiera; nel 1592 sotto l’altra di S. Benedetto.

Del 1664 si ha memoria d’ una famiglia Dondini esistente in Crevalcore, appellata dei Dondini della Capra.

Il Palazzo Dondini situato in capo a. Via Barberìa (N. 523) sul canto della Seliciata di S. Francesco, presso il Maneggio de’ Cavalli, aveva appartenuto ai Zambeccari, ma fu restaurato e rimodernato da Guglielmo Gaetano Dondini, essendochè un Paolo Dondini lo aveva comprato nel 1797 dalla contessa Sulpizia Fibbia vedova Bonfiglioli, cui proveniva per eredita dai Zambeccari. E in conto del prezzo i Dondini diedero alla medesima diversi beni da loro posseduti a Tivoli, avendo raccolta nel 1700 l’eredita de’ Ghiselli di Roma.

Fin dal 1538 i Dondini possedevano la Cappella di S. Rocco in S. Giacomo Maggiore ove si vede tuttora la loro arca gentilizia. Questa Cappella fu donata nel 1588 da Laura Dondini a Bartolomeo Dondini che la fece adornare. E Cassandra, di lui figlia, la portò in dote a suo marito Iacopo Formagliari nel 1608, per il che ora trovasi posseduta dalla famiglia Formagliari.

I Dondini hanno pure sepoltura in S. Salvatore con Cappella che fu acquistata nel 1632 da Iacopo di Guglielmo Dondini.

Essi nel 1596 avevano una Casa in Via S. Felice che fu poi venduta ai Pastarini e da questi, nel 1639, ai Fogliani; ora la Casa stessa è del marchese Calvi.

Nel 1534 i Dondini avevano beni a Barbiano.

Del 1560 trovasi ch’ erano passati sotto la parrocchia di S. Michele Arcangelo; e nel 1691 sotto quella di S. Tommaso in Via Maggiore.

Circa la fine del decimosettimo secolo, la famiglia de’ Lucchini, mercatanti genovesi stabiliti in Bologna, toccava un rovescio di fortuna pel naufragio d’ un loro legno in mare, carico di merci di valore; epperò vendettero il Palazzo che possedevano, già da loro fatto fabbricare a S. Martino in Casola, dieci miglia da Bologna fuor di Porta S. Isaia. Lo comprò Iacopo Dondini. Nel Palazzo stesso si ammira la piccola Cappella che trovasi nella controloggia superiore, per esservi una bellissima tavola del celebre pittore Francia.

Il restauratore suaccennato del Palazzo già Zambeccari, poi Bonfiglioli, poi Dondini, fu anche il primo di questa famiglia a venir insignito della dignità. senatoria. Il di lui figlio, Carlo Antonio, nel 1763 ebbe l’ eredita Pierizzi.

Carlo Antonio, del senatore Guglielmo Gaetano, aveva sposata in gennaio del 1761 la contessa Ginevra Berò, unica figlia del conte Giovanni Agostino Berò Mulletti la quale gli morì l’11 ottobre dell’ anno medesimo, nel Palazzo Berò presso Budrio. E nel 1763 egli passò a seconde nozze con la contessa Aurelia, figlia del senatore conte Antonio Maria Grati.