Note sulle Compagnie delle Arti

Le compagnie delle arti sono in Bologna di antichissima data, e della maggior parte non se ne trova l' origine; qualcuno però la fa rimontare al decimo secolo. Il movente che dapprima spinse gli artefici a radunarsi e formare le suddette università, fu la propria sicurezza e difesa. In un decreto pubblico fatto l'anno 1318 in favore dei barbieri, speziali, e lavoratori della lana gentile, leggonsi queste parole : "Cum inter coetera ex quibus populus Bononiae conservatur sit, quod artes dicta civitatis habeant quod inventum fuerat propter tuendos homines parvae conditionis. Ex libro pro B".

Nell' anno 1245 queste società, che erano allora assai numerose e potenti, unitamente ad altre compagnie chiamate dell' armi, per esser destinate alla difesa della città, intrapresero ad aver mano nel governo, e formarono tutte insieme un consiglio che fu detto il Consiglio del popolo, cui presiedeva il Magistrato degli anziani, composto in quel tempo d' uomini estratti dalle compagnie dell' armi e delle arti. L' autorità di questo Consiglio si fece maggiore dopo le rivoluzioni dell' anno 1274, ed in fine egli trasse a sè quasi tutta la direzione dei pubblici affari.

Le arti in progresso di tempo furono ridotte a non avere più altra giurisdizione se non per quanto riguardava i fatti del loro mestiere. Il Senato portato a 50 senatori da Sisto V, ottenne dai Pontefici amplissime facoltà anche sopra il governo particolare delle arti e loro compagnie, delle quali fu fatto giudice il confaloniere di giustizia pro tempore.

Nel 1376, ripristinate in Bologna le forma della repubblica, ebbero luogo i gonfalonieri del popolo, ed i massari delle arti, con titolo di collegi, donde ne nacque che queste compagnie tornarono ad aver qualche parte nell' amministrazione delle cose pubbliche. Verso lo stesso tempo dodici compagnie delle principali insieme unite formarono il tribunale che poi fu detto Foro dei Mercanti. Furono esse:

Cambisti.

Setaroli.

Macellari.

Lana.

Mercanti, poi Drappieri e Salaroli.

Strazzaroli.

Speziali.

Merciari.

Orefici.

Calegari.

Bombasari.

Fabbri. (1)

Le arti dipendevano in tutto dalle seguenti assuntarie: e cioè i

Pellacani, calzolari, calegari ..........................................dalla Camera

Fabbri, marzari, strazzaroli ............................................dal Governo

Pellizzari, cartolari, tintori ..........................................dalle Imposte

Bisilieri, sartori dal Ornato Drappieri, lanaroli, setaroli, bombasari ..dal Pavaglione

Notari, cambiatori, orefici, speziali ...................................dalla Munizione

Beccari, salaroli, pescatori ............................................dalla Zecca

Muratori, falegnami, barbieri, pittori ..................................dalla Milizia

I capi delle società, cioè i Ministrali delle arti, che i toscani dicono Priori delle arti, in certi determinati giorni del mese si radunavano nelle scuole di S. Ambrogio (1179), le quali sono presso la Curia di S. Ambrogio, ed alcune anche in certe cappelle, ed ad locum S. Proculi.

Costituiti i Riformatori a vita, da Paolo II, cessò nei Gonfalonieri del popolo e nei Massari delle arti, qualunque ingerenza nel governo della città, ma essendosi conservato la rappresentanza di solo nome e non di fatto di quel magistrato, ebbe l'ufficio di presiedere agli affari della Grascia e dell' Abbondanza.

Il Senato ottenne in vari tempi amplissime facoltà dai Pontefici, sopra il governo particolare delle arti e delle loro compagnie, delle quali fu fatto giudice il Gonfaloniere di giustizia.

Nel 1245 vi erano le seguenti compagnie d' arti:

1. Cambisti. ) Queste due compagnie avevano preminenza stabile; le altre sono spesso nominate alla rinfusa

2. Mercanti. )

3. Macellari.

4. Calzolari della vacca. Quest'arte consta dai loro statuti antichi nel pubblico Archivio.

5. Cordovanieri o cordonari idem.

6. Drappieri, poi strazzaroli, perchè quelli che poi si dissero drappieri erano mercanti drappieri, o meglio dell' arte della lana.

7. Pescatori.

8. Bisilieri.

9. Callegari. Erano uniti ai calzolari dalla vacca, come dai loro statuti nell'Archivio.

10. Conciatori, cioè pellacani.

11. Fabri.

12. Falegnami.

13. Pelliciari nuovi che lavoravano in nuovo.

14. Pellicciari vecchi, che rappezzavano il vecchio.

15. Salaroli e gargiolari, che furono disuniti li 29 dicembre 1666.

16. Muratori.

17. Merciari.

18. Cartolari.

19. Sartori.

20. Linaroli.

21. Varotari, li cui statuti sono del 1289.

22. Fornari, che poi furono soppressi.

23. Bombaciari, che negli statuti antichi, esistenti nel pubblico Archivio, vengono ancora denominati pignolatori e pagliotari. Il loro esercizio era ristretto, consistendo nel battere il bombacio ed ispurgare alcuni pochi lavori di detta materia.

24. L' arte dei cimatori fu disunita da altr' arte.

25. Tovagliari. Arte nuova aggiunta nel 1733. (2)

Si avverte che nè orefici, nè speziali, nè Bombasari, nè lanaroli, nè setaiuoli si trovano nominati, quantunque queste cinque arti divenissero delle più influenti, e cioè delle dodici che formarono poi il Foro dei Mercanti. A quei tempi gli esercenti quei mestieri non erano in corpo tale da formare arte da sè. L' arte della seta era piccola cosa. Quella della lana gentile era lo stesso, perchè per la grossa vi erano i Bisilieri. Gli orefici facevano parte dell'arte dei fabbri.

Per i notari vi è probabilità che cominciassero a far arte l' anno seguente, perchè poi si trovano nominati.

Più tardi sorsero le compagnie dei brentatori, gargiolari, cordellari, filatoglieri, non che degli osti e dei fornari, le quali due ultime furono poi soppresse.

La società dei beccari, oltre la compagnia d' arte, ne aveva un' altra d' armi, la quale era destinata alla difesa della città e territorio di Bologna. Giuravano di militare quando il Comune le chiamava, e ciascheduna seguiva il suo Confaloniere e Confalone, come pure eleggeva i suoi ministrali o capi. La compagnia delle stelle ne nominava otto, e particolarmente pel mantenimento dell' ordine pubblico in città.

Erano queste compagnie addette ai quartieri di Bologna, ed i loro nomi erano i seguenti :

COMPAGNIA INSEGNA QUARTIERE .

1. Spade Spada S. Tommaso del Mercato.

2. Varri Varri S. Martino e Mascarella.

3. Leoni Leone S. Felice e Lamme.

4. Quartieri Inquartata di bianco e rosso S. Mamolo e strade adiacenti.

5. Branche Una gamba e piede di Leone dette branca. S. Colombano e Galliera.

6. Gridoni Grido d'oro in campo rosso. Mercato.

7. Stelle Stella Piazza.

8. Dragoni Dragone Non avevano particolare quartiere.

9. Foschi Gilio rosso in campo bianco Non avevano particolare quartiere.

10. Beccari Bue Non avevano particolare quartiere.

11. Drappieri Armi Non avevano particolare quartiere.

12. Balzani stemma diviso in Bianco rosso Strada Stefano e parte di Strada Maggiore, Statuto del 1230.

13. Schise Bande scavezze rosse e bianche Saragozza.

14. Leopardi Leopardo Vinazzi.

15. Lombardi La Giustizia Non avevano particolar quartiere.

16. Aquila Aquila Di dietro al palazzo pubblico e San Salvatore.

17. Castelli Castello Strada Castiglione.

18. Traverse Sbarre bianche e rosse Barbaria, S. Paolo, S. Isaia.

19. Chiavi Chiavi Da S. Pietro, ed alla rinfusa si radunavano in S. Tommaso della Braina.

20. Sbarre Due scettri neri incrociati in campo d' oro. Non si conosce il suo quartiere.

Dopo l' espulsione dei Lambertazzi furono soppresse le seguenti cinque compagnie perchè di partito Lambertazzo.

21. Delfini

22. Branchetti

23. Bastrelli

24. Taverna

25. Calamatoni

Nel 1271, essendosi instituito il magistrato detto della pace, composto di tre individui incaricati di mantenere la quiete e la tranquillità pubblica, e punire i perturbatori della medesima, gli furono assegnate tre delle venti compagnie d' armi per aver braccio forte nelle occorenze, e cioè la Branca, il Griffone e la Lombarda, alle quali fu affidato un particolare stendardo per questo nuovo attributo, e cioè

Alla Branca — Un leone rosso rampante con spada in mano in campo bianco.

Al Griffone — Un griffone rampante rosso in campo bianco.

Ai Lombardi — La giustizia sedente con spada e bilancia in campo bianco.

Nel 1327 anche le compagnie d'armi vennero mancando, nè più risorsero all'antico loro splendore, dopo aver reso i più segnalati servigi alla patria, in pace, ed in guerra. Sarà di erudizione per conoscere la ricchezza delle arti il dare qui sotto il loro estimo del censo nel 1397:

Mercanti da panno, e Bombasari .....L.266

Merzari ............................L.384

Fabbri .............................L.516

Beccari ............................L.624

Lana gentile .......................L.342

Falegnami ..........................L.360

Lana bisella .......................L.96

Sarti ..............................L.168

Calzolari ..........................L.494

Mercanti da seta ...................L.372

Notari ............................L.1800

Muratori ...........................L.204

Cambiatori ........................L.1080

Cartolari ...........................L.84

Strazzaroli ........................L.756

Speziali ...........................L.252

Pellizzari .........................L.288

Orefici ............................L.444

Fornari .............................L.84

Barbieri ............................L.96

Pellacani ..........................L.120

Quattro arti ........................L.84

Lombardi ...........................L.108

Toschi .............................L.120

(1) Negli statuti sotto la data dal 1248 al 1250, Libro VIII, si trova che gli argentieri orefici non potevano abitare se non dalla Croce di Strada Castiglione sino alla cerchia, e per questo vennero i nomi delle strade borgo dell'Oro e borgo dell'argento, e ciò per evitare incendi che facilmente potevano aver luogo per essere allora le case di legno, e poi: Che nissuno impresti veneziani grossi od altre monete di tutto argento per giuocare. Che i fornari, tavernieri, brentatori non possano avere società, Rettori, Ministrali od Anziani. Che in Castelfranco non possano abitare Cattanei, vel Valvassores, vel aliquis de Maxenata (cioè sudditi dei Valvasori o Manenti) sed sicut dicilur Francum nomine, ita se ipsa liberis hominibus impleatur. Ne quis in Consilio, arringando, laudet Potestatem, vel aliquem de sua familia, vel adulationem ei faciat.

(2) Nelle cause gravi il Consiglio soleva chiamare i Consoli dei cambisti e dei mercanti, che erano quattro per ciascun' arte, e queste erano le due compagnie più rispettabili del popolo, facendovi parte i nobili, purchè popolari. I Ministrali delle altre arti che erano da venti a ventiquattro compagnie, ed altrettante quelle d'armi, che pure avevano i loro Ministrali, chi cinque, chi sei e chi otto per ciascheduna, non erano chiamati che rarissime volte nei soli casi gravissimi, come pure i Minlstrali delle contrade, ma si trova sempre vocatis, per cui ciò prova non aver essi jus d' intervenire se non chiamati. Il popolo cominciò ad ingelosirsi dei nobili, perchè molti avevano spiegate parzialità per l'Imperatore nemico dello statuto popolare. Sospettando che il capitano fosse d' intelligenza cogli imperiali pel fatto di Mazzincello e di Rolandino di madonna Cecilia, cominciarono a divulgare che i nobili se l'intendevano cogli ufficiali dell'imperatore. Nel 1230 tutte le compagnie delle arti e dell' armi fecero una lega fra loro, si sollevarono e vollero capi che regolassero tutta la lega e società loro, e vi presiedesse a tutte, e questi si chiamarono anziani. Il loro primo numero non si conosce, come pure la loro durata, che però non oltrepassò i sei mesi da quanto si è potuto attingere in proposito.

Sappiamo che nel 1248 erano dodici, e cioè tre per quartiere e duravano tre mesi, ma non avevano l' attributo che di presiedere a tutte le arti. Le compagnie li eleggevano e li estraevano dal corpo loro con un turno che veniva stabilito contemporaneamente all' elezione stessa fra essi medesimi fatta.

Si chiamavano allora Anziani societatum, e poi in lasso di tempo cominciarono a chiamarsi Anziani populi.

Nel 1245 lo statuto era il seguente :

Dalle due compagnie maggiori dei cambisti e mercanti non si eleggevano anziani, perchè i loro consoli, che ne avevano quattro per ciascheduna, intervenivano non solamente alle congregazioni delle loro rispettive compagnie, ma ben anco con autorità eguale nelle congregazioni degli Anziani e presiedevano con essi a tutte le arti. Cosichè era una prerogativa da loro goduta, cioè che dove le altre arti avevano per turno i loro membri degli Anzlani, queste due li avevano sempre; però si chiamavano tanto Antiani che Consules.

Nel 1378 cominciaronsi poi a chiamare Antiani Consules. Sul principio però non s' ingerivano che nella presidenza delle arti e nella difesa delle prerogative delle arti, e delle armi; intervenivano poi ancora nel Consiglio della città come solevano intervenirvi i Con soli delle due arti dei mercanti, e dei cambisti negli affari di alta importanza.