N.2476

Dov'era un'antica Madonna di Lippo Dalmasio, della quale non restavano che pochi avanzi pe' molti ritocchi fattile, vi era la casa dei Binarini venduta il 2 settembre 1562, da Paolo ai PP. di 3. Martino, i quali il 16 marzo 1573 la locarono a Jacopo Dainesi di Milano sua vita naturale durante. Abbrucciò in gran parte il 24 ottobre 1577, dopo di che il 23 dicembre susseguente i Padri Carmelitani ottennero di chiudere il vicolo fra il loro convento, che aveva sortita nella via delle Moline e coll' atterramento di certa tribuna nella via larga di S. Martino, donarono piedi 6 di suolo a questa contrada, per cui divenne di piedi 16, e così a poco a poco si allargò fino alla casa del Binarino Vescovo di Camerino di nome Alfonso di Gio. Maria morto il 29 aprile 1580. Testò questi con sostituzione a favore dell'ospitale di S. Bartolomeo ordinando di estrarre un orfano che dovesse chiamarsi dei Binarini. Il primo estratto fu certo Paolo dall' Uccello al quale fu contrastata l' eredità da Girolamo Stiatici come discendente di Costanzo di Pellegrino di Nestore Stiatici, il qual Nestore fu marito di Bianca Binarini. Le ragioni di Girolamo furono giudicate valide, e così messo in possesso dell'eredità Binarini in forza di un Breve Apostolico. Testò Girolamo nel 1574, ma morì senza successione, onde si fece luogo alla disposizione di Alfonso Vescovo Binarini, che favori Domenico Pancaldi anch'esso mancato senza figli.

Trovasi che il 3 luglio 1581 Bondio Federici prese in affitto una casa dei frati di S. Martino obbligandosi di pagare annue L. 100, e di farvi un forno, la qual casa confinava le strade da tre lati, e i beni del convento. Pare che ciò sia applicabile a questa casa. Per la confinazione delle tre strade si rifietta che la terza poteva essere quella di cui i frati ne avevano ottenuto la chiusura nel 1577.

Il Masini (Bologna Pelustrata, ed. 1666 Tomo I pag 167) ricorda una Chiesa di S. Andrea dell' Avesa così detta per essere sulla ripa dell'alveo dell'Avesa presso il suo sbocco fuori delle mura del secondo circondario, aggiungendo che nel secolo XIV fu racchiusa nel convento di S. Martino quando a quei frati fu concesso parte del fossato, e poi atterrata. Arguisce finalmente che fosse nel terreno contiguo alla via larga di S. Martino, dove si dirige verso Borgo S. Pietro.

Non s'impugna da noi l'esistenza di S. Andrea dell'Avesa, ma non si può ammettere che questa chiesa possa esser stata racchiusa nel convento di S. Martino non trovandosi memoria alcuna nel suo Archivio che ce lo dica. Che poi fosse nel luogo immaginato dal Masini non può sussistere perchè l'alveo dell' Avesa è distante dall'angolo delle case del borgo di S. Pietro circa pertiche 13.