Aggiunte

Che i Garisendi fossero di famiglia cospicua nel XII secolo è quasi certo. Che poi vi sia stato un Pietro fatto Cardinal prete col titolo dei SS. Silvestro e Martino dei Monti nel 1124 da Onorio II, è cosa detta da vari, e dallo stesso Sigonio. ma non vi è alcun documento che lo comprovi, anzi si potrebbe asserire essere una mera favola.

Teodosio di Gio. Andrea Garisendi della parrocchia dei SS. Filippo e Giacomo dei Piatesi, che testò li 25 settembre 1553 a rogito Vitale de' Buoi, lasciando erede il figlio maschio da nascere da Angelo Michele Guastavillani e da Giacoma Boncompagni di lui moglie, aveva casa sotto la parrocchia e nella contrada di S. Marco, in confine degli eredi di Gregorio Sassoni, come da rogito di Vitale Buoi.

Che i Sassoni abitassero da queste parti è comprovato dal rogito di Lodovico Dolfi delli 14 febbraio 1500, che tratta della compra fatta da Evangelista di Michele Sassoni, da Gaspare di Giacomo Fattori, di una casa con sotto alcune botteghe, in parrocchia S. Marco, per L. 500. Confina la via da due lati, e Mino Garisendi. Questo Mino Garisendi li 31 dicembre 1517 ebbe il permesso dall'Ornato di riedificare certa scala esterna della sua casa sotto S. Marco.

Giova qui ricordare che nelle vicinanze della chiesa di S. Gabrielle vi era la casa di Guido Bazalieri, o Bazaleriis, famiglia Geremea, e Maltraversa, dai quali forse discesero i Beroaldi. Pretendesi, che il detto Guido, altri dicono Giacomone, fabbricasse la sua torre nel 1118, la quale si descrive per bellissima, e si dice atterrata nel 1285. Aggiungono che fosse in faccia alla bocca della via dell'Inferno; e qui convien osservare che qualcuno ha dato il nome di via dell' Inferno ancora alla strada che dalla via dei Giudei passa a quella di S. Giobbe, ma ritenuto che il detto nome sia una particolare, e forse erronea opinione di pochi, e che la via dell' Inferno sia quella che anche oggidì ne porta il nome, in allora la torre dei Bazzalieri trovavasi sul confine fra lo stabile di S. Gabrielle e quello dell' ospedale di S. Giobbe.

I Bazzalieri si dissero poi Bacillieri. Un Tiberio di Marco Bacillieri, dottor medico colleggiato e lettor pubblico, morì li 7 febbraio 1523.

I giudei non hanno mai avuto in Bologna uno stabile domicilio come in tante altre città d'Italia e Pontificie. Abbiamo memoria che nel 1171 furon cacciati da Bologna per le eccessive loro usure, e si volle piuttosto che i cittadini mancassero dei soccorsi di denaro, anzichè assoggettarsi a tante dannose perdite (Ghir. T. 1 P. 97).

Li 2 maggio 1366 furon chiusi in Ghetto, ed ebbero cimitero in prossimità di S. Pietro Martire. Nel 1397 tutti gli ebrei e i giudei avevano di estimo L. 50000 — qui omnes debant solvere ad rationem unius denarj parvi Bon. pro qualibet libra et tenentur omnes in solidum solvere dictam quantitatem pecuniae.

Il Sarti nel suo libro intitolato — Indulgenze di Bologna — pag. 442, dice che nel 1417 il B. Nicolò Albergati vescovo di Bologna ridusse gli ebrei a prendere il 20 per 100 di usura, mentre per lo passato volevano il 30 (Vedi anche Zanotti, Vita del B. Nicolò).

Nel secolo XV gli ebrei avevano molti possedimenti nella provincia bolognese, e specialmente stabili in città.

Li 20 febbraio 1506 Giulio II confermò l' istituzione del Monte di pietà onde paralizzare le usure dei Giudei.

Li 14 luglio 1555 Paolo IV ordinò che gli ebrei dovessero star separati dai cristiani, che non potessero possedere beni stabili, e che portassero una berretta gialla, e le femmine altro segno manifesto al collo dello stesso colore.

Nel 1556 Marcello II confermò le disposizioni del suo predecessore, volle che vendessero le case e i poderi, ordinò che dovessero abitare in una sola contrada, e fu fissata in Bologna quella dell'Inferno.

Frate Bernardino da Todi declamava dal pulpito contro gli ebrei, consigliava di cacciarli dalla città, ed esortava a consolidare i Monti a vantaggio dei poveri cittadini. (Vizzani T. 2, P. 43 e 44).

1568, 30 marzo. Pio V concede e dona all'opera pia dei Cattecumeni la sinagoga degli ebrei.

Li 26 febbraio 1569 Pio V pubblicò il precetto d'espulsione de' giudei da tutto il dominio temporale di Santa chiesa, all'infuori di Roma e Ancona, entro lo spazio di tre mesi (1).

Li 26 maggio partirono in numero di ottocento, pagando scudi 40000, diecimila dei quali furono assegnati alla casa dei Catecumeni, e altrettanti al Monte di pietà.

Li 22 luglio susseguente furon levati i tre portoni che chiudevano il Ghetto, il primo in Porta da S. Marco, l' altro in Strada S. Donato dai Manzoli, e il terzo in via Cavaliera incontro la casa dei Bevilacqua.

Li 29 novembre 1569 il Papa donò il cimitero degli ebrei alle suore di S. Pietro Martire.

Sul finire dell'anno 1586 Sisto V, avendo ricevuto buona somma di denaro, concesse a' giudei di tornare a Bologna, ma Papa Clemente VIII nel 1593 volle l' espulsione degli ebrei da tutto lo stato Pontificio a norma del decreto di Pio V, permettendo però che oltre Roma ed Ancona potessero rimanere in Avignone. (Vizzani T. 2, P. 130).

Partirono quindi per la seconda volta da Bologna in numero di novecento, abbandonando le strade dei contorni di Porta Ravegnana dove abitavano. Si ha memoria dell' esistenza di Sinagoghe in piazza Santo Stefano, nel principio di Strada S. Vitale verso Porta, e nella via dell'Inferno. (Vedi le dette strade).

(1) Curioso documento sugli Ebrei