Belvedere.

Diverse vie di Bologna furono chiamate Belvedere. La pianta del Mitelli ne registra quattro, senza alcuno specificativo: una è l'attuale via Belvedere (unico odonimo rimasto con questa denominazione), le altre tre sono via San Gervasio, via Palestro e una via Belvedere scomparsa con la creazione di Piazza Cavour.

Belvedere fu usato però anche per altre vie (non registrate con questo nome nella pianta del Mitelli), tra cui via dei Falegnami, la non più esistente via del Corico, via Marsili.

Il numero abbastanza elevato di vie che furono chiamate Belvedere fece sì che vennero utilizzati degli specificativi intuitivi per differenziare i vari Belvedere tra di loro. Ci fu quindi il Belvedere di Saragozza, il Belvedere di San Felice, chiamato anche Belvedere del Borgo delle Casse o di San Felice, o di San Gervasio, o di San Francesco, così come ci fu il Belvedere di Borgo Salamo, il Belvedere di Galliera, etc.

Le lapidette del 1801 ufficializzarono alcuni di questi Belvedere: Belvedere di Borgo Casse, Belvedere di San Gervasio, Belvedere di Saragozza, Belvedere di Borgo Salamo.

Belvedere di Borgo Salamo scomparve con l'apertura di piazza Cavour, mentre la riforma toponomastica del 1873/78 trasformò il Belvedere di San Gervasio in via San Gervasio, il Belvedere di Saragozza in via Palestro, e, unica a mentenere la denominazione Belvedere, il Belvedere di Borgo Casse divenne semplicemente via Belvedere.

Questa denominazione non è peculiare di Bologna, essendo diffusa in tutta Italia: quasi ogni città ha una sua via Belvedere.

Il significato di questa denominazione urbanistica è intuitivo ed indica evidentemente la presenza di qualcosa di bello da vedere. Ancora oggi belvedere viene usato per indicare genericamente un punto panoramico.

Non è da escludere che in qualche caso nell'ambito dei tanti Belvedere esistiti in Bologna, qualcuno sia stato usato per antifrasi, indicando viceversa luogo tutt'altro che bello da vedere.