L'Arte della Lana

Gli autori di storia bolognese sono fra loro d'accordo che l'arte della lana sia stata introdotta in Bologna nel 1230, che fossero accordati molti privilegi agli esercenti di quest' arte. e che si moltiplicassero prodigiosamente.

Nel libro degli statuti del 1249 e 1250, in data del 1222, si trova la seguente iscrizione : "Factores panni lana, et pignolati immunes sint a pubblicis factionibus". Forse allora aveva principio quest'arte. Eleggeva essa ogni anno nelle calende di luglio un rettore, che doveva essere forestiero, ed approvato dagli Anziani. Questo era un giudice con L. 50 di emolumento, e con partecipazione di certa quantità delle condanne da lui fatte. Gli era dato un notaro, ma anch' esso forestiero. La compagnia aveva il massaro e due castaldi. Al rettore, al massaro ed ai due castaldi incombeva la custodia delle acque del canal di Savena, le riparazioni della chiusa del ramo di S. Ruffillo, del canal di Savena, e della Seliciata dal serraglio di Strada Castiglione fino alla fine di detta strada, e siccome l' acqua di detta strada dura e corre nella stessa strada a spese dei vicini e di quelli che ne ricevono vantaggio, cosi il rettore doveva invigilare acciò il canale non fosse fangoso per il detto tratto inferiore.

II rettore era fornito di casa, ma colla riforma approvata dal Reggimento li 28 aprile 1665, invece di abitazione gli fu aumentato il soldo di L. 100. Nella stessa riforma fu prescritto che il notaro dovesse essere bolognese.

I fabbricatori dell'arte della lana furono nei tempi antichi in numero cosi grande, che fu duopo dividerli in tre classi, ciascuna delle quali costituiva da per sè un corpo ragguardevole, o compagnia separata dalle altre, e cioè:

1. Arte di lana gentile, che fabbricava lavori alti di lana.

2. Arte di lana bassa, che si occupava di lavori bassi non vendibili al ritaglio nè all'ingrosso, ma che dovevano portarsi alla casa dell' arte, dove approvati per buoni, venivano consegnati ad un pubblico officiale, chiamato il mastro di gargeria, che secondo il prezzo fissato ai padroni dei panni, li vendeva ai drappieri.

3. Drappieri che formavano la terza corporazione, la quale scavezzava, e vendeva al minuto il detto panno.

Ciascuna di queste tre compagnie aveva il suo particolare statuto. Quella dei drappieri e della lana gentile teneva ciascuna sede appartata nel magistrato dei collegi, e tutte due separatamente facevan parte delle dodici arti del foro dei mercanti.

Cominciò a declinare l' arte della lana in generale, per cui bisognò permettere di lavorare promiscuamente di alto e di basso, e di vendere al minuto. Ai drappieri poi fu concessa la fabbricazione a modo che uno solo faceva quello che già da tre era disgiuntamente esercitato. Non per questo le tre compagnie cessarono di nominare i loro massari fino alli 26 agosto 1599, in cui il Reggimento unì la compagnia dei drappieri con quelli di lana gentile, che nominavano un solo massaro detto dei drappieri e di lana gentile uniti. Nella sede che il massaro soppresso teneva presso il magistrato, fu poi sostituito il massaro dell' arte dei pittori, e nel luogo che godeva l' arte di lana gentile nel foro dei mercanti fu messa la compagnia dei salaroli. Finalmente nel 1609 alla suddetta arte unita fu aggiunta quella della lana bassa.

La compagnia dei strazzaroli che poteva soltanto comprare e rivendere robba vecchia, e non poteva maneggiar drappi se non logorati, si volle intitolata arte dei drappieri. Contro questa indebita usurpazione ricorsero i veri drappieri al Senato nel 1688 perchè fosse proibito ai strazzaroli di servirsi di tal nome, e perchè fosse levato dalle lapidi e dai luoghi pubblici ove era stato apposto. Il ricorso fu sottoscritto dal dott. Luigi Camuncoli rettore dei drappieri e della lana gentile uniti.

Esisteva l' unione delle quattro arti, la quale aveva molto rapporto coll' arte della lana in genere, la qual unione era composta dei

Tessitori di lana,

Purgatori e rivedini,

Manifatturieri di lana detti. lanini,

Capellari.

Queste quattro arti furon separate li 5 luglio 1784. Rogito Angelo Michele Bacialli.

I capellari ottennero di far arte da sè, assegnando loro lo stabile e i beni di ragione delle arti suddette soppresse, approvando come consiglieri i sei capellari già ascritti alle quattro arti, e stabilendo il consiglio della nuova arte nel numero di dodici fabbricatori o spacciatori di capelli, compresi sempre i sei suddetti capellari.

I purgatori furono istantaneamente uniti all'arle dei tintori, aggregando al consiglio quel purgatore che era delle arti soppresse.

I manifatturieri di lana come i tamarazzari furono assogettati all'arte dei drappieri e lana.

Finalmente l'arte dei bisilieri ridotta a tre soggetti fu unita a quella dei drappieri e lana, conferendo in essa beni e ragioni (vedi Miola N. 1070).

Un breve di Sisto V del 1 settembre 1589 assicura che l'arte della lana occupava negli antichi tempi da 15000 persone sparse nella città e nel territorio.

Le vie borgo dell' Oro, dell' Argento, borgo Orfeo, borgo delle Pallotte, Savonella, le vie del Cestello, di Fiaccalcollo, degli Angeli, dei Coltelli o Coltellini, e parte di Strada Castiglione, erano popolate da lavoranti di lana gentile, bisella, ecc.

A perfezionare i panni bisognava esporli al sole in certe fabbriche che si dissero chiavare o chiodare, e di queste ve ne erano due nelle vicinanze di Strada Castiglione.

Uno storico dice, sotto la data del 1278, che il convento dei frati Gaudenti era nelle Chiuvare dov' è l'ordegno per dar il sole ai panni, quantunque la loro chiesa fosse presso S. Bernardo. Queste Chiuvare erano presso le mura della città fra la porta di Strada Castiglione e quella di S. Mamolo.

La prima Chiuvara di cui si abbia memoria era circoscritta dalla via del Cestello, dal torrente dell' Avesa, dalla Strada Castiglione e dal borghetto di Santa Lucia.

1310, 5 novembre. Cambio di Bencivenne da Firenze abitante in Ferrara, che aveva 150 chiusi di terreno dove si tiravano i panni di lana gentile, in Bologna nella via di Strada Castiglione. Rogito di Gherardo di Manfredino di Gherardo da Sesto.

1421, 17 febbraio. Un rogito di Antonio Baldini e Bernardino Muletti dice che l'arte e compagnia della lana aveva una pezza di terra arborata e ortiva con undici case fornite di tuate (cantine) e peschiera posta in confine di Strada Castiglione, della via che va al ponte sopra l' Avesa dei Padri di S. Domenico (via del Cestello) che fu affittata per annue L. 36 a Giovanni del fu Nanne Marini.

1430, 26 maggio. La detta compagnia ed arte della lana gentile compra da Giovanni Cari, per L. 650, una pezza di terra ortiva con case ed edifizi ad uso di Chiuvare e tintoreria, posta sotto la capella di Santa Lucia, in confine di Strada Castiglione, della via che va al ponte dell' Avesa, di detta Avesa, e del terreno dei Padri di San Domenico. Rogito Nicolò di Savignano.

Le confinazioni citate in questi due contratti sembrano essere i medesimi, se però non fosse chiarito che il vicolo detto delle Dame del ritiro conduceva anch'esso al detto ponte sopra l' Avesa.

1431, 11 aprile. Assegnazione fatta dalla suddetta arte a Giacomo e Michele fratelli del Mangano, di una casa ad uso di tintoreria sotto Santa Lucia, per L. 900. Rogito Francesco Bonazoli e Giacomo Ottoboni.

1434, 23 marzo. Per determinazione presa li 3 marzo onde far fronte ad alcuni bisogni dell'arte fu venduto, col patto di francare, a Battista del fu Matteo Canetoli una pezza di terra di mezza tornatura circa, con casa ad uso di tintoreria, ed altra ad uso di Chiuvare, ossia di tirar panni, sotto Santa Lucia, in confine di vie pubbliche da tre lati, di Gio. Cari, di Giacomo e Michele dal Mangano, e degli eredi di Giovanni Ercolani, per L. 3500. Rogito Giacomo Zenzifabri. Nella successiva locazione l' arte si obbligò di pagare al Canetoli annue L. 260, un' oncia di zaffarano, ed una libra di pesce.

Bisogna notare che gli Ercolani possedevano nel Campetto di Santa Lucia.

1522, 18 gennaio. Costanza del fu Ercole Bentivogli vedova di Iacopo Strozzi di Ferrara aveva 142 parti di 260 di una pezza prativa con casa ed edifizio ad uso di Chiuvare per stendere i panni tinti di lana gentile, ed una casa ad uso di tintoreria e di purgar panni, posta sotto Santa Lucia, in confine di via pubblica da due lati, degli eredi di Gio. Ercolani di Faenza, e dei successori di Tommaso Zanettini. Rogito Virgilio Gambalunga. Questa pezza fa parte di quella venduta col patto di francare al Canetoli li 6 aprile 1434. Rogito Giacomo Zenzifabri.

L'altra porzione di detta Chiuvara apparteneva a Gualenzo Ghisilieri, il quale nel 1530 fu successore dell'altra porzione goduta dalla suddetta Bentivogli Strozzi. Nell' inventario legale dell' eredità di detto Gualenzo di Giorgio Ghisilieri, fatto nel 1534, si citano due Chiuvare sotto santa Lucia e un purgatore di una tornatura presso le dette Chiuvare. La tintoreria in Strada Castiglione confina le vie pubbliche, i Caprara e i Balzani.

1532, 3 marzo. Lodovico di altro Lodovico Felicini possedeva cinque parti delle Chiuvare, e gli eredi di Stazio Paleotti altre undici parti. Rogito Alessandro Stiatici. Filippo Bombelli, e Matteo Capponi.

1585, 4 febbraio. Cornelio e Cesare Lambertini vendettero all'arte della lana cinque delle sedici parti delle Chiuvare, per L. 600. Rogito Annibale Rustighelli.

1624, 14 maggio. L' arte della lana ricupera quanto per patto di francare godevano gli eredi di Gualenzo Ghisilieri nelle Chiuvare.

1625, 8 luglio. Andrea Pastarini, Giacinto Orsoni, Bartolomeo Accarisi, ed altri dell' arte della lana vendono a Gio. Antonio del fu Giacomo Roffeni parte di una pezza di terra di detta università posta sotto S. Damiano, sopra la quale vi fu una Chiuvara. Confina i Balzani, detto Roffeni successore di Laura Poeti, e i Dalla Torre a mezzodì, Caprara a tramontana, e i beni soggetti alla tintoreria deli' università a sera, per lire 1359, 8. Rogito Antonio Malisardi.

1686, 5 febbraio. Il senatore Annibale Ranuzzi compra dall' arte della lana gentile la tintoreria e prato unito delle Chiuvare, casetta e forno separato per cuocer cenere, con tutti gli ordegni e gius attinenti a detta tintoreria, compresovi tutto il sito dal portone che è sulla Strada Castiglione (vicolo del Ritiro delle Dame) sino all'altro portone grande nella via del Cestello, il lutto posto sotto la parrocchia di S. Damiano nella via del Cestello, per L. 10700. Rogito Giuseppe Cavazza.

Il Ghiselli nella sua cronaca sotto l'anno 1715 ricorda che in quest'anno l'arte della lana vendette l'edifizio più piccolo delle Chiuvare lungo piedi 200 per L. 270 all' oste dei due Angeli presso S. Giobbe, e aggiunge che questa fabbrica fu fatta per servizio di detta arte nel 1470, e che l' oste demolendo la chiuvara, ricavò i seguenti materiali:

Chiodi e ferramenti L. 1800

Coppi N. 18000 L. 270

Selci N. 46 L. 270

Legna da fuoco L. 1200

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Totale L. 3540

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Spese . L. 370

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Utile L. 3170

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Il fatto è certo mentre ci è trasmesso da autore allora vivente, ma si è indotti a sospettare che la Chiuvara esistesse in questo sito, mentre la compra Ranuzzi pare che riguardasse tutto il resto della possidenza dell' arte della lana; se poi la Chiuvara era nel borgo dell' Oro, sbaglia l'autore, perchè colà non poteva esser fabbricata nel 1470, ma molto più tardi.

Dopo aver date queste notizie generali sull'arte della lana, sulle Chiuvare e sul terreno dov'erano edificate, continueremo ora la storia delle case fabbricate sul suolo che appartenne alla compagnia stessa in Strada Castiglione.