N.261(4,6)

Pretendesi che nel 1149 fossero su questo suolo le case dei Feliciani, de' quali Feliciano Feliciani, dottor in leggi e lettor pubblico nel 1256, assunse il cognome Picciolpassi, che l'adottarono pure i suoi discendenti. Uno scrittore li chiama anche Feliciani, Zanzoni e dal Filaloglio, aggiungendo esser venuti da Firenze dove erano conosciuti sotto il nome di Tebaldi della Vitella. Furono di partito Lambertazzo, ed esercitarono la professione di banchieri. Il certo si è che nel suddetto suolo ebbe casa il famoso Pietro di Giovanni Cola d'Ancarano, nativo d'Orvieto, dottor in leggi, giudice del Podestà di Bologna e lettor pubblico nel 1384.

Testò li 12 ottobre 1414 lasciando eredi il dott. Nicolò, Antonio, Filippo e Giacomo suoi figliuoli, e dopo l'estinzione delle loro discendenze chiamò Lasia e le sue figlie finchè vivessero. In mancanza poi di queste, ordinò l'erezione di un collegio nella casa di sua abitazione, in Val d' Aposa sotto la parrocchia di S. Martino dei Santi, dove fossero raccolti scuolari poveri, che si dedicassero allo studio del gius civile e canonico. Volle che vi fossero accettati uno o due della famiglia Farnese, e in mancanza di questi, altrettanti della famiglia Vitelesi di Corneto, dalla quale discendeva per parto di madre.

Incaricò della presidenza i rettori e i consiglieri dell' Università, e mancando questi ai loro doveri, sostituì il vescovo pro tempore ed uno del magistrato degli Anziani. Rogito Nicolò di Arpinello della Foglia.

Mori li 13 maggio 1416 con dolore dei bolognesi, e lasciando un vuoto nella nostra Università. Mancati gli eredi, si trova nel 1418 il collegio di già aperto e regolato, non si sa il motivo, tanto dall' università dei leggisti quanto dal magistrato degli Anziani e dei riformatori comulativamente. Il rettorato di questo collegio era ambito dai più potenti bolognesi, siccome accadde nel 1481 in cui Agamenone Marescotti e Pirro coi loro seguaci, si batterono per questa carica, e se Giovanni II non si frapponeva si sarebbe sparso molto sangue, che fu risparmiato col proporre un ballottaggio che favorì il marchese Malvezzi.

Nel 1534 erano alunni di questo collegio Alessandro di Pier Luigi Farnese d'anni 15 nipote di Paolo III, ed Ascanio Sforza d'anni 16 anch' egli nipote dello stesso Pontefice, fatti poi Cardinali appena che l'avolo loro fu innalzalo al pontificato.

Da un rogito di Galeazzo Bovi in data del 22 giugno 1565 risulta che il Papa aveva già conferita I'amministrazione perpetua del collegio Ancarano, con titolo di commendatore, al cardinal Alessandro Farnese, dopo la cui morte passò il diritto ai regnanti di Parma, che vi spedivano giovani de' suoi Stati. Finiti questi, I' ebbero i Borboni di Napoli, i quali mandavano giovani di quei regni a perfezionarsi negli studi in questo collegio.

Le case d' Ancarano confinavano con due strade, con Antonio Galluzzi, con Bagarotto Bianchi e con Lodovico Muzzoli. In queste dimorarono i collegiali dalla loro istituzione fino al 1532, nel qual anno si trova che furono vendute al cardinal Lorenzo Campeggi, per cui dicesi che i collegiali per poco tempo passassero in Brochindosso in una casa di Farnese d' Ancarano, che forse è il N. 792 dove vedevansi le armi di detto Farnese, la qual casa ultimamente apparteneva a Don Giovanni Domenico d' altro Gio. Domenico Morandi. Sembra poi che si stabilissero nel Borgo della Paglia nella casa N. 2844, di dove partirono nel 1740 per passare in Borgo Salamo. (Vedi Borgo Salamo NN. 1050, 1049, 1048).

Avendo il cardinal Lorenzo Campeggi acquistato il palazzo Sanuti in S. Mamolo N. 107, fece compra nel 1532 anche delle suddette case atterrate per formare il giardino. Li 25 febbraio 1542 Rodolfo Campeggi ottenne dal Senato di mettere a retta linea il nobile suo edifizio che stava erigendo nella parte posteriore del suo palazzo nella via di Val d'Aposa. Quando i Padri Barnabiti vollero innalzare il campanile per la loro chiesa dedicata a S. Paolo, si opposero a questa deliberazione i Campeggi, i quali ottennero che non fosse alzato più di quello che lo è presentemente, e che non avesse finestre aperte dalla parte del loro palazzo.