Romanzi

Famiglia nobile di parte geremea, che assai più intese allo studio ed all' insegnamento della legge, di quello che a violarla con improntitudini faziose. Un Guido nel secolo XII e Pietro suo figlio furono giurisperiti e lettori, non che giudici del comune, e di Guido rimane ancora una sentenza proferita nel 1172 (1). Pietro ebbe figlio quel Rolandino, il quale, alla metà del secolo successivo, era tenuto per uno dei più chiari interpreti del gius civile. Illustre nel fóro del 'pari che nelle scuole, molte volte fu preso ad arbitro e richiesto di consiglio e d'opera dai reggitori di Bologna. Morto nel 1283 ebbe un grandioso sepolcro, dalla pietà del figliuolo Guidesto, nella selciata di s. Francesco vicino alla propria casa, il qual sepolcro fu manomesso vandalicamente al principio di questo secolo (2) e se ne conservano, goffamente raccozzati, gli avanzi nelle sale del cimitero. Un altro Pietro fu professore di leggi nel cinquecento.

Scannabecco, fratello di Rolandino, fu dei citati dal legato pontificio Bertoldo Orsini e dovette dargli ostaggi. Poi per Bologna trattò la pace con lui e di reciproci vantaggi col comune di Parma (1280). Diciotto servi di lui, di Rolandino e dell' altro fratello Arimondo e sette d' un Arimondo consanguineo erano stati affrancati nel 1257. Un altro Scannabecco, figlio di Rolandino, col fratello Guidesto e col parente Tommasino era fra i mille mandati dal comune in aiuto di Carlo re di Napoli ( 1284 ). Militarono anche poco dopo Bertolaccio, Romanzo, e Galvano (3).

I Romanzi non cominciarono ad aver luogo tra gli anziani se non dal 1322 al 1326, non vi rientrarono prima del 1516, nè oltre il 1602. Avevano le case in via s. Felice, e quella del giureconsulto Rolandino era presso il fossato della penultima cinta, non ancora riempiuto e da Rolandino in parte occupato nel riedificare o prolungare la casa, sicchè ne venne redarguito dall' altro celebre giureconsulto Odofredo (4). Quella casa rifabbricata nel 1491 dai Ghisilieri, così come ora si vede, è attualmente l' albergo Brun.

Là presso era la torre dei Romanzi, metà della quale fu venduta nel 1269 da Alberto di Parte Romanzi, insieme con una casa contigua per 100 lire, a certo Ciriaco Alerari. L' altra metà apparteneva allora agli eredi del già Arimondo Romanzi e confinava con i Malatacchi (5). Ma tale vendita dovett' essere annullata, sia per un patto di famiglia che vietasse di vendere una parte di torre ad estranei, sia per la solita gherminella d' un contratto fittizio ; poichè tre anni dopo lo stesso Alberto vendette pel medesimo prezzo la stessa metà di torre, con una casa, ai figli ed eredi del già Arimondo Romanzi, cioè ad Ubaldino, a Bonaccorso ed a Guidotto, che possedevano l' altra metà della torre (6).

Narrando dei Ricci ho detto che nel 1273 Froa di tal famiglia, vedova di Buvalello Azzoni, promise di vendere una sua torre situata presso la piazza di s. Gervasio a Scannabecco del già Pietro Romanzi. Ma questa torre non può essere l' anzidetta che i Romanzi possedevano già nel 1269. È in vece quella situata presso il sagrato della chiesa di s. Gervasio e presso le case di Guidesto di Bonaccorso e di Castellano Romanzi, che fu venduta nel 1289 da Ubaldino del già Arimondo Romanzi al fratello Guidotto, per 80 lire (7) e che nove anni dopo fu rivenduta da Scannabecco del già Pietro Romanzi a certo Pietro di Ravone per lire 320 (8).

I Romanzi comprarono in quelle vicinanze due altre torri dai Ghisilieri, nel 1360. — Vedasi Ghisilieri.

Ma un documento del 1286 ci mostra che Scannabecco, di Rolandino Romanzi il giurista, era possessore d' una casa con due torri in Porta stiera, parocchia di s. Fabiano, presso l' Aposa, i Cattani e gli eredi di Giandonato Malavolta, la qual casa aveva appartenuto a Bolnisia del già Guido di Baruffaldino. E la precisa ubicazione, la particolarità rarissima di due torri in una casa e i nomi di Bolnisia, di Guido e di Baruffaldino ci dan certezza che si tratta appunto delle torri e della casa, ora Cataldi in via Battisasso e che fu de' Geremei, come ho dimostrato parlando di questa famiglia.

Dal documento sopraddetto risulta che Scannabecco Romanzi aveva dato in pegno questa casa a Francesco d' Accursio il glosatore ricevendone 1,000 lire, e ciò ad istanza di Guidesto fratello di Scannabecco e per pagare la multa d' altrettanta somma di denaro in cui era stato condannato dal podestà Giovanni di Pescarolo, siccome incolpato d' avere con complici fatto ingiurie a Guido di Monteveglio e a' suoi figli. Ma poichè Scannabecco chiese al fratello la restituzione della somma al fine di riavere la casa e ne nacque controversia, così, per evitare lo strepito e le spese d' un giudizio, fu convenuto che Guidesto sborserebbe le mille lire a Scannabecco per ricuperare le case (9).

(1) Savioli, Ann. v. 3, pag. 31, 92, 136.

(2) Sarti, De clar. archig. v. 1, pag. 198. Fantuzzi, Notiz. v. 7, pag. 207. Grilli G. B. Il sepolcro di Rolandino Romanzi, poemetto.

(3) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 251, 254, 265, 349, 582; v. 2, pag. 82. Mazzetti, pag. 269.

(4) In 1. praescriptio C. de operib. pub.

(5) Docum. n. 40.

(6) Docum. n. 77.

(7) Docum. n. 163.

(8) Docum. n. 217.

(9) Docum. n. 147.