Dal pillastro di S. Bartolomeo in strada Maggiore attorno alle Torri fino al Mercato di Mezzo.
Alla piazza di Porta Ravegnana, facevano capo sette strade e cioè: 1. Strada S. Stefano. - 2. Strada Castiglione. - 3. Mercato di Mezzo. - 4. Via dei Giudei. -5. Strada S. Donato. - 6. Strada S. Vitale. -7. Strada Maggiore, alle quali potrebbesi aggiungere l’ ottava che è quella delle Giubbonerie, in oggi detta dei Sanmartini.
Si osservi che al nome delle vie maestre che terminano a questa Piazza gli va unito quello di strada, locchè non si pratica per le altre nelle quali non concorreva questa particolarità, per esempio si dice in S. Mamolo, in Saragozza, ma non si dirà in S. Donato in S. Stefano; ma in strada S. Donato, in strada S. Stefano.
Esiste una pianta di questa Piazza segnata Fontanella fecit 1482 (orig. 1842 corretto con il ? dal Breventani) la quale sembra indicare lo stato antico delle fabbriche che l’ ingombravano. La medesima è sparsa di lettere le quali devono riferirsi a qualche dichiarazione, che finora non ci è riuscito di rinvenire.
Valerio Azzoguidi nella sua opera - De origine, et vetustate Bononiae - racconta che Antonio Albertoli muratore vivente nel 1716, assicurava che lavorando per assicurare i fondamenti del palazzo dei Strazzaroli dal lato dell’Aposa trovò alla profondità di circa 20 piedi due porte di marmo assai grandi e elegantemente lavorate che l’Azzoguidi crede vestigia di antichità Etrusche.
Compre fatte nel 1286 per far la piazza di Porta Ravennate.
L’ Alidosi racconta, che Alioto de Bargo e Ubaldo Antelminelli capitani del popolo di Bologna, per il Comune comprarono i sottodescritti casamenti per allargar il Trivio e far la piazza intorno alla torre Asinella, e Garisenda.
Nel palazzo dell’ arte dei Strazzaroli vi era una lapide che diceva - 1286 19 novembre - per opera di Ubaldo Anterminello di Lucca, di Matteo de'i Maggi di Brescia (orig. "Ubaldo Interminelli , di Luca, di Maffeo , di Maggi, di Brescia", evidente errore sfuggito al Breventani), capitani del popolo di Bologna, fu fatto il trivio di Porta Ravegnana.
1078 20 Settembre. Comprò Bianchetto Ugolinello del fu Guandolino di Bianchetto da Guarinello detto Musolino di Gianello una casa con corte e cantina nel Trivio di Porta Ravegnana per L. 8 Lucchesi. Rogito di Pallavicino.
1286 11 Marzo:
- Pietro d’Amadore Bianchetti vendette un casamento in capella S. Donato presso Michele Parisi, e Pierbono Garzoni per L.360.
- Gherardo di Guglielmo, Ugolino e Bonioanne di Guido di detto Guglielmo tutti di Dosio vendettero un casamento presso il suddetto Bianchetti per L.70.
- Mino di Paolo, di Boncambio, di Carnevale vendette per L.29,10.
- Bartolomeo di Guezzo Vitaliani vendette una casa presso S. Bartolomeo per L.125
- Giovanni di D. Diego Garisendi vendette una casa per L.179,15
- Ugonetto di Rosso Caccialuna calzolaio vendette una casa per L.190,15.
- D. Vandolo di Giacomo Purpuri un terreno per .10.
1286 15 Marzo.
- Michele Parisi, che stava in Borgo Pala, vendette un terreno in confine del Garzoni, dei Bianchetti, dei Vitaliani, e di S. Bartolomeo per L. 1000.
- Pierbon Garzoni di strada Castiglione vendette un terreno e casamento presso i Parisi e i Bianchetti per L.540.
- Ugolino d’ Ugonetto, e Giovanni di D. Diego de’ Garisendi vendettero un terreno e un casamento per L.450.
1286 16 Marzo.
- Rosso d’ Ugonetto Caccialuna calzolaio, vendette un casamento presso i Garisendi per .L.550
1286 21 Marzo.
- Obizzo di Petrizolo Zoeni o Zeni, vendette un terreno presso i Garzoni e Parisi per L.64.
1286 30 Marzo.
- Giacomo priore di S. Bartolomeo di Porta Ravegnana vendette un terreno presso i Parisi per L. 300.
- D. Aldrovando rettore di S. Marco vendette un terreno e un casamento presso Angelello Orso per L.79
1286 31 Marzo.
- D. Pietro d’ Orsolino di Zapirone in nome di Angeletto Orso, vendette un terreno e casamento presso detto Pietro per L.500,60
- Pietro suddetto vendette un casamento presso i Garisendi e gli Orsi per L. 450.
Totale: 4,906. 00
L’ Alidosi non trovò il qui sotto contratto del 10 maggio 1286 per L. 208.14
Totale L. 5,114. 14
Si trova che li 10 maggio 1286, Giacoma di Giovanni contessa Asinelli per una mezza quarta parte per indivisa con Bencivenne Gozzoli, vendette a Guglielmo De Pallazo socio di Matteo de Maggi capitano del popolo di Bologna, il terreno o casamento delle Pescherie di Porta Ravegnana, o botteghe poste presso la torre degli Asinelli in confine di detta torre, del terreno della casa che fu di Pietrobono Garzoni, ora del Comune di Bologna, del terreno delle case dei Bisillieri che furono di Michelino Parisi, e in oggi di detto Comune, della strada pubblica di strada Maggiore e di un altra via pubblica, che resta fra dette Pescherie, e la chiesa di S. Bartolomeo di Porta Ravennate, per lire 208. 14 pagate da Gardino Pegolotti cassiere del Comune, rogito Guiberto di Guidolino.
Compre fatte nel 1291.
Turizano de Canacia Giudice, e Matteo Maggi capitano del popolo comprarono per il Comune i seguenti casamenti per allargare la suddetta Piazza:
Riporto della Somma delle compre fatte nel 1286. L. 5,114. 14
1291 13 Maggio Alberto di Filippo di Bonacossa d’ Alberto Asinelli in nome d’Alberto degli Asinelli vendettero terreni e casamenti fra essi indivisi presso la torre Asinelli per L. 1250.
1291 15 Maggio. Giacoma di Giovanni Contessa di Asinelli per una quarta parte, e Pietro di Rolando Gozzoli per un altra quarta parte, vendettero certi casamenti indivisi presso Bencivenne Gozzoli nelle Pescherie, presso la torre Asinelli, presso i Garzoni e i Parisi per L. 208
Germiniano Buzi e Artusio di Rizzardo Garisendi per metà e Brandelisio di Pietro Garisendi per l’ altra metà, e Brandelisio di Pietro Garisendi per l’altra metà vendettero casamenti in confine dei Vitaliani e di Nicolò Garisendi per L. 260.
1291 20 Giugno. Nicolò di Gherardo Garisendi per l‘ altra quarta parte vendettero casamenti in Porta Ravennate, per L.550.
1291 8 luglio. Cossa di Giacomo Purpuri, vendette un casamento in confine di Nicolo Garisendi per L. 650.
Totale complessivo 8,032.14.
1292 30 Luglio. Le suore del SS. Salvatore, ed Eusebio, di strada S. Stefano, ed altri, vendettero terreni per lo stesso oggetto.
E' da osservarsi che in Porta Ravegnana non si ha memoria che vi si pubblicassero i bandi nel 1256 ma bensì nel 1289 e cioè nel Trebbo, e nel Trivio presso la Croce.
Dicesi da un cronista, che li 1 marzo 1260 si cominciò a vendere il pesce in Porta Ravegnana dai vari pescatori, posizione giudicata per la più comoda.
L’ estensione di questa piazza è di pertiche 95. 65, superficiali, escluso lo spazio già occupato dalla statua di S. Petronio, dalla chiesetta già della B. V. di Porta dalle torri e dalle botteghe che lo circondano.
Dicesi che formata che fu la piazza fosse seliciata di pietre cotte a spina.
I Nomi di Trivio, di Piazza Ravennate, di Porta, dei Strazzaroli, e di Piazza Padella, così detta per le botteghe dei battirami sono tutti i nomi che in diverse età gli sono stati attribuiti.
Torre Asinelli
Non esiste documento che comprovi la sua fondazione nel 1109, ma è certo ch'è di questo secolo.
I primi Asinelli si trovano nominati poco dopo il 1150 col nome de Axinella, e fra i primi Consoli di Bologna; ma non vengano mai citati nelle matricole delle arti, perciò era famiglia magnatizia come può desumersi per essere stati non pochi Asinelli, frequentemente Podestà in varie Città d’ Italia.
Gli Asinelli portavano in progresso di tempo anche il cognome Ansaldini, e di Ansaldini Asinelli nel 1519.
Diversi hanno dato le misure di questa straordinaria torre, ma tutti si trovano fra loro discordi.
Il volgo pretende che i suoi fondamenti si estendino prodigiosamente in torno alla base, lo che viene smentito dal sotterraneo della casa della speziaria di Porta che si avanza fino alla metà della strada, e dal pozzo che esiste fra la torre Asinelli e Garisendi.
La sua base dicesi contornata da una scarpa di piedi 2 tutto attorno che termina ad un quadrato non perfettamente eguale nei suoi lati, perchè quelli da levante a ponente sono di piedi 21 e quelli da mezzogiorno a tramontana di 20. 50.
La grossezza dei muri: al piano della strada è di piedi 7. 9 più 2 di scarpa attorno.
Della terrazza, piedi 6. 9.
Alla risega esterna piedi 5. 5.
Subito sopra detta risega piedi 4. 7.
Alla sommità piedi 2.
La grossezza della torre al piano della strada compresovi la scarpa è di piedi 24. 10.
Al piano della terrazza dove termina la scarpa, piedi 20. 10.
Alla merlatura esterna, piedi 19. 7.
Subito sopra la detta merlatura, piedi 18. 9.
Alla sommità piedi 16. 10.
Il vano della torre al piano della strada, piedi 5. 4.
La terrazza prima è di piedi 7. 4.
Poi in causa di 4 riseghe interne si trova al finir della merlatura esterna di piedi 8. 9.
superiormente a detta merlatura, piedi 9. 7.
Mediante altre 7 riseghe interne si va gradatamente aumentando fino alla sua sommità dove è di piedi 11. 10.
Il Cupolino dov‘è la campana è larga piedi 7, alto 15.
La sua cima è di piedi 9.
L’ altezza della torre dalla strada fin dove s‘ innalzano i muri circondari, è di piedi 235, e il cupolino compresa la cima è di piedi 15.
Totale piedi 259.
I piedi 235 sono divisi internamente da 5 ripiani o riposi.
Il primo è in volto all’ altezza di piedi 24.
Il secondo pure in volta dista dal primo 67.
Il terzo che è a tassello è superiore al secondo di piedi 47.
Il quarto pure a tassello, si trova dopo gli altri.
Il quinto ed ultimo sopravanza il precedente di piedi 44.
Dal piano della strada al primo riposo, si monta una scala a chiocciola. Dal detto riposo al piano del cupolino vi sono 38 rampanti di scala di legno.
Dicesi che le dette scale sieno composte di 410 scalini.
Il contorno delle botteghe a piedi della torre da mezzodì e tramontana sono profonde piedi 6 once 8, e quelle di levante e ponente 9. 4.
La pendenza della torre è verso ponente.
Nel 1706 fu trovata di piedi 3 once 2.
Li 3 dicembre 1774 Giovanni Giacomo Dotti e Francesco Tadolini architteti del Senato la calcolarono piedi 3 once 1 e un quarto.
Dicesi, che nel 1813 il professore di fisica abb. Liberato Bacelli e l’ architetto Giovanni Antolini la ritrovarono leggermente aumentata in confronto di quella del 1706. Si avverte però che se comparisce all’ esterno di soli piedi 3. 2, essendo la torre piramidale, sarà la sua pendenza rispetto al suo asse di piedi 4. 11.
Qualcuno ha preteso di riscontrare che sia stata alzata in diversi tempi e specialmente di sopra della risega merlata.
Questa torre era fedecomesso agnatizio mascolino di maschio in maschio della famiglia allora diramata, e se mai la successione fosse passata ad una femmina doveva rendere la sua porzione ai maschi. Questo patto di famiglia seguitò nel 1200 o 1210 e ciò venne riferito in un rogito delli 25 febbraio 1286.
1266 2 Novembre. Alberto del fu Cossa degli Asinelli vendette ad Ugolino di Bonacossa Asinelli l’ottava parte della torre e l’ ottava parte delle contigue Pescarie, per lire 75.
Nel 1280 13 maggio. Gli Asinelli mediante contratto a rogito di Gilberto Guidolini porgono argomento a credere che avevano rinunziato alla convenzione del sucitato fedecomesso. In detto giorno Iacopo del fu Giovanni degli Asinelli vendette l’ ottava parte di detta torre al Comune, e Capoano del fu Bencivenne Gozzoli, e Pietro del fu Rolando Gozzoli una quarta parte. Il resto poi della medesima apparteneva ad Alberto, Filippo, ed altri consorti degli Asinelli.
1398 2 Ottobre. Il Comune comprò parte della suddetta torre da Pasio di Tommaso, da Andrea di Dimo, e da Bartolomeo Cardinale tutti dei Mezzavacca.
Le scale fatte probabilmente al tempo della fabbrica della torre erano affatto inservibili nel 1306, e non furono rifatte che nel 1353.
Il terremoto del 20 luglio 1398 le mise in sfacelo, l’ incendio ordinato delle medesime le distrusse li 10 agosto 1400 , arsero casualmente li 26 luglio 1413 e s’ incenerirono con esse anche le botteghe di legno al piede della torre.
Li 10 gennaio 1353. Giovanni d’ Oleggio fece cominciare un corridore, con petriere alla cima, che da alcuni fu chiamato Ballatoio o Trebbo, e che si vide finito nel settembre dello stesso anno.
Nel 1488 fu fatto un torresino o castello per la campana, sostenuto da 8 colonne, e sormontato da una palla d’ottone.
Nel 1388 fu sostituita alla prima campana di libbre 1700, una seconda di 2200, al suono della quale tutti dovevano la sera portare il lume. Suonava allo svilupparsi di qualche incendio e ciò affinchè accorresse la popolazione per aiutarne lo spegnimento.
Li 6 agosto 1399 prese fuoco la sommità della torre, arsero i corridori, e la torricella della campana, che in parte fu liquefatta. Fu deciso di riempire il maschio fino ai merli, di fare due volti, che internamente dividessero in tre parti la torre stessa a comodo delle scale, e di rifabbricare i corridoi di sopra. I merli, e la torricella sono di pietra.
La campana esistente pesa libbre 1762 e fu collocata al suo posto li 31 luglio 1507.
In marzo del 1488 si cominciò a fortificare, e ad abbellire la torre Asinelli, e specialmente sulla cima.
Le nuove botteghe si fecero in Luglio. Sulla Porta della medesima vi furon poste certe figure di marmo che erano altra volta sulla ringhiera del palazzo del Podestà. Per fortificarle vi si misero molte chiavi cominciando dall’alto, venendo al basso, e si fece il contrafforte ai piedi con merli, e botteghe.
Nel febbraio 1513 fu rimpicciolita la porta d’ ingresso alla torre. Servì di carcere in varie circostanze, ed i primi ad esservi rinchiusi furono i figli del conte Paganino da Panico.
Si praticò anche l’ appendervi delinquenti in gabbie di ferro, e del 1554 al primo finestrone verso la porta di Strada Maggiore fu fatta una gran gab bia di legno, nella quale fu racchiuso D. Alessio di Brisighella per aver celebrato più messe in un giorno. La sua sentenza fu eseguita li 3 marzo dello stesso anno.
Nel 1705 furon visitati, e fortificati i fondamenti della torre per assicurarla dalle conseguenze dei difetti dei medesimi, che si spesero lire 14000. Nel 1727 fu risarcita, e legata di ferro, e vi si collocò la statua di S. Michele con diverse reliquie dei nostri santi protettori.
La carica di custode della torre Asinelli fu istituita nel 1352 con L. 6 mensili d’ onorario.
Nel 1364 il nobile Diego di Garzia da Cassida era custode della fortezza della torre Asinelli.
Dopo il 1505 si dispensava questo impiego con Breve Pontificio, e il suo onorario fu portato a lire 10 mensili.
Nel 1382 fu destinato un capitano e quattro fanti a guardia della torre.
Nel 1403 furono chiuse le due torri da un recinto di muro che era custodito da 25 soldati. Nell’ agosto 1604 fu ristaurata la torre da Clemente, a cui furono pagate L. 600.
Danneggiata spesse volte dai tulmini, fu mestiere provedervi mediante un parafulmine e due conduttori, lavoro diretto dal Fisico di questa Università professore Orioli nel 1824, e che fu compiuto nel settembre di detto anno.
1417 16 Luglio. Giovanni di Guglielmo Dolfi cartolaio, comprava da Pietro di Giovanni calzolaio, il suolo e terreno di un edifizio di legno posto sotto S. Bartolomeo di Porta Ravegnana presso il muro della torre Asinelli. Rogito Giovanni Castellani.
1417 13 Agosto. Il suddetto Dolfi cartolaio, comprò da Francesco di Nicolò Barbieri la quarta parte (di quattro parti indivise con Guido detto Granzela) di un edifizio di casa in Trivio di Porta Ravegnana presso la torre Asinelli per lire 75. Rogito Giovanni Castellani.
1420 12 Gennaio. Comprò pure da Guido di Francesco Granzelli e da Margarita di Agnolo Gaitoni la metà di una casa sotto S. Bartolomeo di Porta Ravegnana presso la torre Asinelli per lire 70. Rogito del suddetto Castellani.
Torre Garisendi
Si dice fatta nel 1110 ma ciò senza prove, anzi è prababile che lo fosse posteriormente.
I Garisendi sono nominati dopo il 1150, erano cambisti ed avevano un Carrobbio detto de’ Garisendi , poi comprato dal Comune.
Benvenuto da Imola nel Commento di Dante dice che questa torre fu fatta mozzare da Giovanni d‘ Oleggio signore di Bologna.
Nel 1378 apparteneva ancora alla famiglia fondatrice la quale possedeva un coperto attaccato ai muri della torre stessa a ponente, e a mezzodì, lungo piedi 22 oncie 2 e largo piedi 3 once 11 per ogni lato.
Li 25 giugno 1418 Nicolò del fu Bartolomeo Zambeccari comprò da Bernardino del fu Giovanni Garisendi la terza parte di questa torre, e degli edifizi esistenti sotto di essa con patto però che il Zambeccari non potesse acquistare alcun jus nel piede di detta Torre. La vendita fu fatta per lire 200. Rogito Matteo Torrelli.
Lo stesso Nicolò, sotto la data del 26 febbraio 1423 acquistò da Antonio del fu Mino Garisendi la metà del quadro della torre che guarda la strada di S. Donato, e più la sesta parte degli altri tre quadri di detta torre per L. 250.
1423 17 Agosto. Il predetto Zambeccari comprò da Giovanna Garisendi Pariani la porzione a lei spettante della torre Garisendi, per L. 100, rogito Giovanni del fu Lenzo.
1427 3 Maggio. Bartolomea di Lambertino Ghisilieri moglie d’ Antonio Garisendi della Capella di S. Marco di Porta Ravegnana lasciò le ragioni ad essa competenti sulla torre Garisendi, e sulle botteghe, e terreni annessi per una messa quotidiana da celebrarsi in una capella in S. Marco. Un terzo del jus patronato lo lasciò al massaro dell’ arte dei Strazzaroli.
Li 21 giugno 1428 il rettore di detto altare cedette in permuta i suoi diritti sulla torre Garisendi alla compagnia dei Strazzaroli la quale nel 1534 in forza dl contratti diventò la sola proprietaria della medesima.
Nel secolo XVII furon fatte le scale per ascendere alla sua sommità composte di 218 gradini, che riuscirono comodissime.
Giovanni Andrea del fu Teodoro Garisendi testò li 24 settembre 1553 istituendo erede con sostituzioni Giacoma Boncompagni moglie d’ Angelo Michele Guastavillani, d‘onde ne venne che i Guastavillani inquartarono nelle loro armi quella dei Garisendi.
Nel 1585 viveva un don Francesco di Michele Garisendi cappellano di S. Tommaso di strada Maggiore dopo il quale non si trova più traccia alcuna di detta famiglia.
La torre mozza, secondo diversi, si dà dell’ altezza di piedi 130, ma pare che sia di soli piedi 123. La grossezza tanto in basso che in alto è di piedi 19, quella dei muri di sei. Il vano della torre è al livello del terreno piedi 7 e in cima piedi 11. La pendenza rispetto all’ asse era nel 1792 di piedi 8 a levante, e di tre a mezzodì.
Nel 1813 si verificò un aumento di pendenza di un oncia e mezza, onde non restano che oncie 16 e mezza a uscir di centro dalla parte di levante, e piedi 6 e oncie 6 da quella di mezzodì.
Non vi è che il volgo ingannato da F. Leandro Alberti, che la crede fabbricata pendente, e che internamente sia perpendicolare. Gli strati delle pietre, i buchi pei legni dei ponti, la visibile pendenza interna e la verificata pendenza maggiore del 1813 in confronto di quella del 1792 sono prove concludenti che il suo diffetto sia in conseguenza del terreno cedevole , non mai del capriccio del fondatore al quale si sarebbe opposto qualunque governo, e certamente anche quello di quei giorni.
A piedi di questa torre dalla parte di settentrione vi era una capella dedicata a S. M. delle Grazie detta la Madonna di Porta che fu già costrutta di legno ciò risultando dalla concessione fatta li 26 gennaio 1707 dal Senato all’ Università dei Drappieri, o Strazzaroli di suolo pubblico nella Piazza di Porta Ravegnana presso la torre Garisenda di piedi 12 once 6, da un lato, e di piedi 19 once 10 dall’altro, dove era una capelletta di legno, per costruirne una nuova di pietra, che secondo il disegno vengono ceduti al pubblico in di verse direzioni.
Avendo il cardinale Lazzaro Pallavicini Legato di Bologna fatto scolpire in marmo una statua di S. Petronio da innalzarsi in qualche luogo pubblico di questa città fu colla mediazione del Senatore Ferdinando Cospi data a quest’ arte la quale a proprie spese, fece fare il piedistallo, la lapide e la ferriata. Fu posta in questo luogo li 24 dicembre 1682, facendola anche ristaurare nel 1706.
Li 12 ottobre 1804 la torre Garisendi, la chiesina della Madonna con gli arredi sacri, i monili e la statua del Santo nostro protettore furono acquistate dal marchese Piriteo Malvezzi per lire 3000. Rogito Antonio Franchi. Queste proprietà sono passate al conte Francesco Ranuzzi in causa di Teresa Maria Laura del detto Piriteo Malvezzi sua prima moglie. Questa statua fu tolta per ordine del Municipio nell’ anno 1870 e trasportata nella basilica titolare del Santo.
N.71. Chiesa di S. Marco già parrocchiale il cui jus patronato era dei Garisendi, che Mino dottore ed unico padrone di detta chiesa finì di ristaurare li 16 novembre 1392, e che secondo un autore fu donato da Tommaso Garisendi ai Grassi citando un rogito di Girolomo Belvisi del 1461, ma è certo che Giovanni Andrea Garisendi testando li 25 settembre 1553 a rogito di Vitale de Buoi instituì erede il maschio che sarebbe nato da Giacoma Boncompagni moglie d’ Angelo Michele Guastavillani coll’ obbligo di chiamarsi Giovanni Andrea Garisendi, e di usare le sue armi, ed insegne , per cui i Guastavillani esercitarono diritti di padronanza fino al 1797. Si ricorda che nel 1289 si pubblicavano i Bandi nel Trebbo dove si vendono panni di lino presso la chiesa di S. Marco.
Non avendo nulla di certo sulla remotissima antichità di una chiesa sotteranea praticata dai cristiani, ci limiteremo a dire che S. Marco esisteva li 7 gennaio 1156. Il cardinale Gabriele Paleotti soppresse questa parrocchia e l’unì ai 31 Marzo 1574 a quella di S. Donato in causa di essersi stabilito il Ghetto prossimamente alla chiesa, la quale d’altronde era angusta, senza Cimitero e senza canonica.
D. Giacomo del fu Giovanni Lodovico Bovi già rettore della medesima diede in enfiteusi per annue L. 20 questa chiesa, ad una compagnia che ebbe il suo principio nell’ oratorio della B. V. dell’ Avesa sotto l’ invocazione di S. Marco, poi passata nella chiesa de’ SS. Simone e Giuda.
Li 28 Giugno 1680 l’ ornato accordò a Giovanni Battista Rossi e soci speziali di costruire un portico nel Trivio di Porta Ravegnana d’ avanti la loro bottega appoggiata alla chiesa di S. Marco per piedi 13. once 6 di lunghezza e piedi 8 once 4 di larghezza.
Li 4 novembre 1755 si vide terminato il portico di tre archi con terrazzo cominciato li 18 agosto 1755 sul quale furono poste tre statue di legno di grandezza naturale, scoperte li 22 agosto 1758, il tutto a spese del senatore Guastavillani Garisendi.
La compagnia fu soppressa li 26 luglio 1797, ed alienato il locale e sue adiacenze ad Antonio Montanari con rogito Luigi Aldini delli 2 settembre del 1801.
I Guastavillani affacciarono diritti di proprietà, che non furono presi in considerazione dal governo per mancanza di sufficienti prove.
Presso questa chiesa vi si teneva anticamente il Trebbo per la vendita dei panni di lino.
Si ha memoria da un rogito di Grippione del 7 gennaio 1156, che Gioanbono Zangarello comprò da Giovanni Martino, e da Albagnolo di lui figliuolo una Tuata con terra presso il Trebbo di porta Ravegnana presso la chiesa di S. Marco Evangelista e la strada di S. Donato.
Un rogito dei Bonvicini dei 31 marzo 1254, nomina una casa con cantina. Ignoriamo se queste erano sotterra, lo che essendo sarebbe tolto il merito d’ invenzione alla famiglia delle Tuate.
N.72. (Orig. 62, errore non segnalato dal Breventani) Palazzo o residenza dell’arte dei Drappieri alias Strazzaroli fabbricato sul suolo venduto il 13 giugno 1493 da Lodovico Foscarari per L. 470 e di altro comprato dalla detta arte il 18 ottobre anno stesso, e venduto dagli ospitali della Vita e della Morte per L. 520 d‘ argento.
Da certe notizie trovate in alcuni archivi sembrerebbe che quivi fossero esistite varie case dei Garisendi una delle quali passò agli Azzoguidi e altre due alla compagnia della Morte, poi ai Paleotti nel 1479.
È certo che l’ arte dei Strazzaroli possedeva qualche stabile prima del secolo XIV nel Mercato di Mezzo in queste vicinanze. Per quelle della compagnia della Morte si rileva da un rogito di Frigerino Savenanzi del 13 giugno 1429, che l’ospitale fu erede di Bartolomea del fu Lambertino Ghisilieri vedova ed erede del fu Egidio Garisendi e perciò di due o più case contigue poste sotto S. Marco in confine della via pubblica, del trivio di Porta Ravegnana, di Giovanni Maghinardo Consaldi (Vedi via dei Giudei) e di Bartolomeo del fu Giovanni Foschi dell’Avesa di dietro.
1429 30 luglio. Fu fatta donazione da Geminiana di Cicchino Brancaleone erede per metà di Cola del fu Pietro di Brandoligio Garisendi già moglie di Giovanni dalla Biondina all’ ospitale della Morte delle sue ragioni sopra una casa grande sotto S. Marco. Confinava Giovanni Consaldi, l’Avesa, i Iugali suddetti, Bartolomeo Foschi e la torre Garisendi.
Alcuni pretendono che qui vi fossero le case dei Pavanesi famiglia orionda (dicesi) d’ Imola e di fazione Lambertazza, della quale un Pace d’Alberto aveva casa nel 1282 in Porta Nova. Pare che terminasse in Federico di Bartolomeo il qual Bartolomeo testò nel 1362.
In ottobre del 1496 fu terminata la facciata.
ll Burselli autore vivente al tempo di questa fabbrica la dice fatta sullo stile romano, nè dà alcun cenno sulla sua somiglianza alla facciata del palazzo Bentivogli. Il volgo poi crede che l’una e l’ altra sieno di disegno di Gasparo Nadi, ma egli non si è attribuito simil vanto nella sua cronaca, e solo accenna di aver operato come muratore in quella dei Bentivogli. Giovanni Francesco Negri Pittore ed architetto bolognese del secolo XVII dice francamente che il palazzo dei Strazzaroli fu architettato da Francesco Francia e nessun scrittore lo ha attribuito al Nadi; ed il disegno del palazzo Bentivogli si attribuisce a mastro Pagno fiorentino. La cronaca del Nadi è fra le mani di molti; egli da di se tutte le più circostanziate notizie, e fra queste di essere stato aggregato all’arte dei muratori, non a quella delle quattro arti, alla quale venivano associati i pittori, scultori, ed architetti.
L’arte dei Strazzaroli si disse impropriamente dei drappieri come risulta dal ricorso presentato dai veri Drappieri al Senato, perchè fosse proibito ai Strazzaroli di servirsi di tal nome, e perchè fosse levato dalle lapidi, e dai luoghi pubblici dove indebitamente era stato posto.
Questo ricorso fu sottoscritto dal dott. Luigi Camuncoli rettore dei Drappieri e arte di lana gentile.
Per questa confusione di nome non si può fissar l’ epoca dei primi Statuti dei Strazzaroli, che il padre Orlandi stabilisce nel 1256 ma dandoli per quelli dei Drappieri alias Strazzaroli. Egli è certo che i Strazzaroli riformarono i loro Statuti nel 1356 (orig. 1556, corretto con il ? dal Breventani) e che transigettero il 20 maggio 1382 mediante rogito di Ser Giorgio di Giacopo dalle Ceste coll’ arte della lana sopra alcuni articoli di mercanzie che i primi pretendevano poter vendere, e che gli veniva contrastato dai secondi. I spacciatori di robe tagliate di seta, di lana, di filo bianco e di massarizie detti zavagli pagavano ubbidienza a quest’ arte, che aveva per Statuto la prescrizione di fare il commercio in certe strade designate e non altrove.
Nel 1390 l‘arte dei Strazzaroli custodiva la torre della Molinella, e perchè per incuria gli fu tolta, dovette pagare 100 ducati d’ oro.
S’ intendeva per bottega di Strazzaio, o ad uso di strazzaria, quella dove si spacciavano letti, sacchi ed altra roba; così si rileva da un rogito di Melchiore del fu Damiano Pazzi del 14 agosto 1385.
La cappella era dedicata a S. Girolamo protettore di questa compagnia d’ arte, soppressa, e privata dei suoi beni ammontanti a una rendita di Lire 3111. 12. 10, poi restituiti nel 1800 e divisi. Allora questo locale fu ripartito fra gli interessati, che poi lo possedettero.
Gli Strazzaroli avevan diritto al consolato del foro della mercanzia.
Si è detto che la formazione di questa piazza fu fatta a spese del Comune e sembra colla vista di isolare le due torri. Come poi passasse in dominio dell’arte dei Strazzaroli ci è ignoto ma forse ciò accadde quando fu fabbricata la loro residenza. È certo che era contornata da colonnette o fittoni di legno, che permettevano il passaggio ai soli pedoni.
Il 30 giugno 1785 furon tolti questi impedimenti alla circolazione delle carrozze, ma l’arte dei Strazzaroli fece valere i suoi diritti ed ottenne che fossero rimessi l’otto agosto successivo. Dopo la soppressione delle arti furon levati i fittoni, e lasciata libera la comunicazione alle strade che vi fan capo.
Nel 1599 in Porta Ravegnana vi era il trebbo o radunanza dei muratori, dei manuali, dei calcinaroli, dei Segantini, dei bianchini e dei pozzai per aspettar lavoro.
Aggiunte.
1355 5 dicembre. Casa di Bartolomeo del fu Azzoguido Azzoguidi come erede di Giovanni Garisendi posta rincontro S. Marco. Confinava cogli eredi di Pietro Garisendi di sopra, Benna del fu Egidio Raciti vedova di Pietro Gari sendi, la via pubblica, l’Avesa di dietro e l’ osteria dei Garisendi di sotto. Fu Valutata L. 300, rogito Mimo di Chirino Perini.
1383 8 ottobre. Bartolomea del fu Alberto detto Lambertino Ghisilieri vedova d’ Antonio del fu Egidio Garisendi madre d’ Egidio, Giovanni, e Cristoforo Garisendi comprò da Paolo del fu Nicolò Malvezzi parte di casa indivisa col Garisendi per L. 200. Confinava coi compratori, la via pubblica, Maghinardo del fu Giovanni Contaldi o Consaldi e l‘Avesa. Rogito Filippo di Pietro di Filippo.
1429 13 giugno. L’ ospitale della Morte fu erede di Bartolomea del fu Lambertino Ghisilieri vedova Garisendi ed erede di Giovanni Garisendi e perciò di due o più case contigue poste sotto S. Marco in confine della via pubblica, del trivio di Porta Ravegnana, di Giovanni di Maghinardo Consaldi, di Bartolomeo del fu Gio. Foschi, e dell’Avesa di dietro. Rogito Frigerino Savenanzi.
1429 30 agosto. Donazione fatta da Geminiana di Cecchino Brancaleone erede per metà di Cola del fu Pietro di Brandoligio Garisendi già moglie di Giovanni Dalla Biondina all’ ospitale della Morte delle ragioni su di una casa grande sotto S. Marco. Confinava Giovanni Consaldi, l’ Avesa, i suddetti Iugali, Bartolomeo Foschi e la torre Garisendi.
1479 31 dicembre. Antonio del fu Bonaventura Paleotti comprò dalla compagnia della Morte una casa sotto San Marco in via Belvedere (ora via dei Giudei) Confinava la via pubblica, Giacomo Foschi alias dalle Calze, e l’Avesa nella qual casa vi è compresa una camera con due tasselli uno d’ abbasso di Marco Bazaglieri e altro di sopra di detto Antonio, pagata L. 438. 9. 3 d’ argento pari a L. 475 correnti. Rogito Matteo Curialti.
Cade in acconcio di dare le misure a piedi di Parigi de’ vari edifizi riputati per i più alti del Globo, ricordando che il piede parigino sta al bolognese come 1440 a 1682.
La più alta piramide . . . . . . . . . . . . . . Piedi 449 Oncie 7
Cattedrale d’ Anversa e sua cupola . . . . . . . . . » 443 » 5
» di Strasburgo . . . . . . . . . . . . . . . . . » 437 » 5
» di Vienna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 425
» di Sandehut . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 422
Cupola di S. Pietro di Roma. . . . . . . . . . . . . » 407
Cattedrale d’ Amburgo. . . . . . . . . . . . . . . . » 402
Torre di S. Pietro d’ Amburgo. . . . . . . . . . . . » 367
S.Paolo di Londra. . . . . . . . . . . . . . . . . . » 359
Cattedrale d‘ Ulma . . . . . . . . . . . . . . . . . » 357
Guglia del Duomo di Milano . . . . . . . . . . . . . » 323
Torre Asinelli di Bologna. . . . . . . . . . . . . . » 330
Cupola degli Invalidi di Parigi. . . . . . . . . . . » 323 » 4
Cattedrale di Magdebourgo. . . . . . . . . . . . . . » 313
Pantheon di Parigi . . . . . . . . . . . . . . . . . » 243