Mattiolo

PREFAZIONE

L'autografo della cronaca di Pietro di Mattiolo passò alla Biblioteca universitaria di Bologna insieme ad altri moltissimi manoscritti raccolti da Ubaldo Zanetti.

Quest'Ubaldo Zanetti fu mio speziale che nel secolo scorso tenne suo negozio in Bologna presso la chiesa di S. Bartolomeo di Reno, detta anche della Pioggià. Raccoglieva tutto ciò che di manoscritto gli capitava alle mani, senza molto discernimento, cosicché fra l'immenso acervo delle sue carte e de' suoi codici, si rinvengono molte cose, la conservazione delle quali è veramente ridicola. Lettere d'ignoti che chiedono quattrini in prestito ad altri ignoti; liste d' operai che avevan ristaurata una cantina o rimessi alcuni vetri a una finestra; frammenti di storie copiate da libri a stampa e comunissimi, insomma un inutile ingombro che non serve ad altro se non ad aumentare la difficoltà delle ricerche.

Però fra tanta cartaccia senza valore , si trovano molti codici di pregio indiscutibile. Il Zanetti faceva i suoi acquisti quando la smania dell' antico s'era sopita col cessare dell' ideale classico del nostro rinascimento, né ancora accennava a risvegliarsi alla luce dei tempi modernissimi. Gli fu facile dunque trovare e comprare molto e anche molto di buono, massime in cronache bolognesi.

Il numero di queste è talmente straordinario eh' io credo di non cadere nel falso, asserendo che di nessun altra città se ne trovano tante. Lo studio frequentatissimo e celebratissimo, che per tanti secoli ha contribuito a far di Bologna un centro di coltura, ha forse anche il merito di questa fioritura di cronisti. I quali si sono succeduti frequenti e senza la più breve interruzione dal secolo XIII ai nostri giorni.

Non è giovata dapprima la stampa a diradarli o ad attiepidirne, dirò così, la grafomania, né sono giovati da poi i periodici. E anche oggi non manca chi registra in un libro ciò che accade giorno per giorno in Bologna, ed è notissimo appunto un vecchietto piccolo, curvo e tremante che si reca ogni sera in un pubblico convegno per trascrivere dai diari cittadini ciò che ritiene più interessante.

Questa del nostro Pietro è senz' alcun dubbio una delle più pregevoli cronache bolognesi.

Riassume quanto accade nell' ultimo ventennio del sec. XIV e nel primo del sec. XV, senza veruna preoccupazione rettorica, ma con un evidenza e una semplicità maravigliose. Gli sgomenti e le audacie della plebe ignorante, le astuzie e le prepotenze dei forti e dei ricchi, i martirii che sembrano giuochi spietati e i giuochi che sembrano martirii ancor più spietati; le ribellioni di città, le scorrerie fatte sul contado dai capitani di ventura, insomma tutta la trista e pericolosa vita bolognese del medio-evo vive nella modesta opera del nostro buon cronista. Il quale dichiara sin da principio : « Io la ò scritta con veritade al più che io ò possudo, non per male alchuno, ma perchè taluolta è de necessitade, torna in achunzo, o taluolta deletta agli omini de recordarse de le cose passade. » E di questa sua veridicità, cui mostra di tener moltissimo, il lettore può facilmente assicurarsi con un breve lavoro di confronto fra le sue narrazioni e i documenti editi in recenti opere che riguardano a quei tempi e a quei fatti, nei quali si trovò Pietro di Mattiolo.

Così molte volte avverte di non far menzione d' una cosa perchè non la sa per certo.

Della sua vita abbiamo notizie baste voli per un cenno.

Egli stesso ci dice che suo padre si chiamò Mattiolo, e che lo mise alle scuole di Porta Nuova dove nel 1371 udì « in fra gli maistri e repetteduri e scolari » certe profezie di non remoti danni che avrebbero colpito la sua patria e il mondo. Dalla data prodotta si può anche argomentare ch' e' nascesse sulla metà del sec. XIV.

Tutte le notizie, offerte da Giovanni Fantuzzi negli Scrittori bolognesi intorno al nostro Pietro, sono , eh' egli « dell' anno 1378 li 5 Ottobre fu eletto Parroco di S. Michele del Mercato di mezzo e ne prese il possesso nel giorno 12 di detto mese , come per rogito di Paolo Cespi, e che morì dell' anno 1425 come da rogito di Filippo Formaglini. » (1) Il Fantuzzi dichiara in nota d' aver ciò appreso dalle « Memorie di S. Michele raccolte con somma diligenza da Giambattista Palmieri Parroco di detta chiesa. » Dove queste Memorie siano andate a finire, non so, che per quante ricerche abbia fatte nelle nostre Biblioteche comunale e universitaria, nell' Archivio di Stato e nell' Archivio arcivescovile, non ho potuto averne la più piccola indicazione. Forse esistevano manoscritte fra le carte di S. Michele, ma anche di queste s'ignora il destino, dopo che la chiesa fu soppressa.

Il biografo bolognese però vide veramente quelle Memorie come Giambattista Palmieri vide veramente i documenti indicati. In uno di molti libercoli d' appunti del notaio Paolo Cespi, che si conservano nell'Archivio notarile di Bologna , si legge:

" MCCCLXXVIIL Actum die quinto Octobris — Vicini et parochiani Ecclesie S. Michaelis de foro medij fecerunt electionem de presbitero petro ex instrumento mei et lohannis de duglolo, qui scripsit. " (2) — In questo tempo circa, in cui diventò parroco di S, Michele in Mercato di Mezzo, cominciò a scrivere la sua cronaca. E alla postura di quella sua nuova dimora, proprio sulla strada che allora, come oggi, era la principale di Bologna, dietro al palazzo del Podestà, e vicino alla piazza, si debbono in gran parte l'abbondanza e la sicurezza delle cose da lui narrate. Se anche ora nelle grandi città torna difficile, senza il soccorso dei giornali, conoscere tutto ciò che accade nei diversi e lontani rioni, che non doveva essere allora quando le relazioni fra individui erano poche? quando mancavano notiziarii e convegni pubblici ? e quando .finalmente negli inacessibili palazzi del governo si chiudeva il segreto d' ogni avvenimento?

Tutta la vita politica a quei tempi si esauriva nella piazza. Chi s' impadroniva della piazza era signore della città. Là s'innalzavano le insegne del potere, i roghi e le forche; là s'applaudivano in festa i signori, che da lontano pellegrinavano a qualche nostro santuario, e i Legati pontifici mandati da Roma. Dalle sue torri, quella dell'Arringo o del Podestà e quella del Comune, moveva il primo suono delle campane, che avvisava i cittadini essere i nemici in vista alle mura; in fine, nella piazza a sono de trombette e a voxe de bandidore erano narrate al popolo quelle nuove ch' ei poteva imparare senza nocumento o pericolo di chi governava. E Pier di Mattiolo, abitando proprio nel centro di Bologna, apprendeva così fra i

primi i destini della patria ! Anzi, talora vide frangersi le lotte contro la sacra quiete della sua chiesuola. La sera del 9 luglio 1404 appena finito il terzo suono della campana del Comune, Pietro di Versuxe cambiatore trucidò Niccolò Ariosti proprio sotto il portico di S. Michele « e tutta quella notte e parte del di seguente ello stette cussì morto, in la ditta ghiexia. » Due giorni dòpo fra Bartolomeo, vescovo dell'ordine dei Frati Minori, trasse a riconciliare il polluto luogo ! II giorno 12 di maggio del 1411, un anno dopo che Baldassarre Cessa era stato eletto papa col nome di Giovanni XXIII, la plebe si sollevò e al grido di « viva il popolo e le arti » depose il cardinale di Napoli che reggeva Bologna come Legato del fiero pontefice. Ma scorsero appena quindici mesi che già i nobili tornarono la città al loro potere e alle Sante Chiavi.

Nei primi giorni del 1416, durante l'agitazione del concilio di Costanza, dove tre partiti discutevano in favore di tre papi, Bologna si levò di nuovo a rumore contro il governo pontificio e le lotte durarono sino a che la città lu nelle mani d'Antonio Bentivoglio. Martino V, uscito papa legittimo tra le minaccie del concilio e de' scismatici, mosse verso Bologna e da Firenze, (ove si era fermato con la corte) ne chiamò il vescovo. Questi partì il 6 di marzo del 1420 e tornò

ai 24 del detto mese per leggere dall' altare dì S, Pietro « una bolla papale in la quale lo ditto papa Martino pronuntiava tutto Io puouolo de la citade de bollogna esser scomunigado, e tutte le ghiexie de quella esser interdite ex comunicatìone late sententie , se infra lo termene de quìndexe di prosimi che seguisseno , la ditta citade e I Regemento de quella non fosse sego d acordo , e non obedisseno ai soi comandamenti , zoè de Riceverlo in bollogna e d aceptarlo per so signore como vero papa e pastore de la sancta madre ghiexia. » Quanto dolore dovè mai colpire il povero parroco di S. Michele, quando dal presbiterio del duomo udì la minaccia del vescovo ! quanto desiderio che Bologna tornasse tra le braccia della Chiesa ! ! Ma il popolo e il Comune rifiutarono di sottoporsi all' offerto accordo e Pier di Mattiolo , come tutti gli altri preti, non potè più dir messa.

Ma questo fu ben piccolo danno a confronto di ciò che seguì. Dapprima si riversò sul contado di Bologna l'esercito del papa, condotto da Braccio di Montone, da Carlo Malatesta , dal marchese di Ferrara e da vari altri capitani. La città fu chiusa ; furono rotti i canali che conducevano l'acqua ai mulini; furono saccheggiati e arsi i sobborghi. A questi pericoli e a questi danni comuni, se ne aggiungevano de' speciali pei sacerdoti. Scelti a reggere il Comune Lodovico Marescotti, Giovanni dal Calice, Giacomo di Maso dalle Corregge, Pier Veneziano e Beccadello degli Artinisi , questi "per vigore de l'arbitrio e bailia" imposero a tutti i chierici della città e del contado taglie e tasse veramente eccessive «ch'igli — dice il nostro cronista — non posseano pagare. » Aggiunge che chiusero e tennero i ribelli in prigione, che « mandono la fameglia a chaxa de più persone chirixì per fargli pigliare, E mandono de multi prouisionadi ad alchuni monestieri et al vescouado, che manzauano e beueano e strusiauano zo che gli era, fim chi pagauano, E sereno de fuora le chaxe de Alchuni honestissimi monestieri de religiosi, el Tormento el vino e l altre cose vendeano, è oltra de questo feno fare comandamenti, che gli Mulinari non maxenasseno ad alchuna generatione de chirixi né a fradi né a suori né preti né chirixi de neguna conditione, E ch i fornari no gli coxesseno del pane, E ehe del sale non gli fosse vendudo, Oltra de questo procazono d auere gli liuri di consortii per rescodere gli afiti soi, E quigli de la fabricha de sam piedro , E mandono bandi e chomandamenti che neguno douesse respondere ad alchuno chierego, de fruti alchuni de soi loghi né de soe possessioni, né de dinari né d alchuno affitto , E chi auesse dinari, o bestiame o alchuna altra chosa de chierego alchuno, la douesse denuntiare e dare in scrito a quigli officiarii, E simelmente, chi fosse debitore d 'alchuno chierego per modo alchuno non gli douesse respondere

XXII

né dare alchuna cosa, ma quigli

douesse dare e porgere in scritto

a loro, e finalmente pagare e lo-

ro, E per queste cose e per altre

assai chi feao simile a queste,

multi chirixi e de diuerse condi-

tioni se n andono fuora de bolo-

gna e del contado, Ai quali era

puossa mandado la fameglia a

chaxa , per modo che loro o altri

per loro conuignia pagare, Et al-

cuni tema^ido de non esser priuadi

per forza* dal regemento con sal-

uacondutto retornauano, e a/zc?A^

pagauano per mostrare amixi

del Regemento, e per póra .de

piezo. » E il nostro buon p^irroco

fu appunto fra quelli che per pò-

ra de piezo pagarono. Pagò per-

chè ebbe paura, poiché, se null'al-

tro dalla cronaca si rileva intorno

la sua indole, questo risulta chia-

ramente e ripetutamente, che fu

XXIII

tìmido sino all'eccesso. Del resto

non è molto da rimproverare.

A quei tempi bastava una parola

per mettere la vita a repentaglio;

ed egli avea veduti pendere dalle

forche di piazza più imprudenti

che assassini ! Ma il sud spavento

non r abbandonava mai, anche

quand'egli era solo nella sua cella

e nella quiete del vespero scrivea

la bell^ cronaca. Forse — doveva

egli pensare — un qualche p^ette-

golo un giorno o T altro potrebbe

vederla e se avessi scritte cose

spiacenti a chi comanda, finirei

murato in un pilastro dell'arcive-

scovado chiuso in una delle

gabbie che pendono dalla torre

degli Asinelli o dal Palazzo del

Podestà! — Quindi non si per-

metteva mai un apprezzamento

sfavorevole né pure nel santuario

della casa , se non quando il pe-

XXIV

ricolo d' un castigo era scomparg^o

affatto. È ben vero che a certa

notizia, deir anno 1403 aggiunge

in calce un fiero giudizio sulla

signoria de' Visconti in Bologna,

ma l'inchiostro di tinta diversa

e molto più chiara mostra eh' e-

gli espresse quel giudizio quando

i signori di Milano aveano defini-

tivamente rinunziato a Bologna.

Le più feroci ingiustizie , gli

insulti più cattivi fatti alla sua

patria >val suo partito, sembra che

non l'offendano per nulla, cosic-

ché talora mal sapresti definire

se sia guelfo o ghibellino , se la

sua veste di prete e le sue com-

mozioni all'arrivo e alla partenza

dei Legati non ti facessero certo

della sua opinione. Solo gli abi-

tanti di S. Giovanni in Persiceto

lo trascinano contro sua voglia

allo sdegno; soltanto contro di

loro prorompe in fiere accuse.

Ma questo non altro dimostra se

non, che il nostro prete era ben

sicuro che i Persicetani non avreb-

bero mai invasa Bologna!

Dunque, come dissi, don Pie-

tro pagò e pagando cadde nella

scomunica. Per quanto si sa, que-

sto fu, il maggior dolore che pro-

vò in vita, e per questo, della sua

assoluzione, ottenuta quando il

governo pontificio fu ristabilito in

Bologna, fece lunga e scrupolosa

memoria nella sua cronaca « De

la p'artecipatione di scomunigadi

e de la scomunicatione in la quale

Io dom piedro de Mathiolo, recto-

re de sam Michele de merchado

de mezo, era incorso, per gli di-

nari chi io sforzadamente avea pa-

gadi al comune, Misser lucha vi-

cario predetto de la corte del ve-

scouado, si nie assolse in la ba-

xxVi

mera soa, Et si me restituì in

gli sacramenti e olBcii de la san-

ta madre ghiexia, Per Instru-

mento fatto per mane de france-

sco degli albergadi nodaro, pre-

sente misser dom Augustine Re-

ctore de sam Marino, don franze-

sco Rectore de santo ysaia, e Phi-

Jippo formaglini publico nodarò.

I Mccccxx. Adì XX del mexe de

luglio, E chusì è scritto. » E in

grazia di questa assoluzione potè

anche ritornare a celebrar messe

sull'altare della SS. Trinità nella

chiesa di S. Leonardo di ciii egli

avea la tenuta (3). È ragionevole

adunque che nella cronaca pensas-

se ad assicurare i pòsteri del suo

ritomo nella grazia di Dio!

Il Fant.uzzi sulla fede del Pal-

mieri afferma che Pier di Mattiolo

morì nell'anno 1425. Preciseremo

anche di più il tempo della su^,

XXVII

morte. L'ultima memoria ch'egli

produce nella cronaca è del 23

. novembre 1424. Un rogito di Fi-

lippo Formaglini in data del 10

maggio dell'anno che seguì ci as-

sicura ch'era morto « Die decimo

^.maij. Vacante Rectoratu Eccle-

sie sancii Michaelis de foro me-

dij bononie per mortem presbi-

teri Petri de foro medij : Idcirca

venerabilis vir d. Petrus condam

Rodulphi de Ramponibus suo prò-

prio nomine y et vice et nomine

Ray mundi ^ Francisci et Philip-

pi,.,, de Ramponibus^ qui omnes

sunt patrones diete. Ecclesie..., fé-

cerunt electionem de presbitero.,..

Antonio ser Tomasini de Corniti-

bus de Argenta,.,, ad Rectoratum

diete Ecclesie (4) etc. etc, » Dun-

que, sulla fede, che in simil caso,

devesi al Fantuzzi a meglio al Pal-

mieri^ escludendo che Pier di Mat-

\

\

xxvin

tiolo sia morto nel dicembre del

1424 , avremo la certezza che pas-

sò in uno dei primi quattro mesi

del 1425.

Tornando alla sua cronaca,

dirò che consiste in un codice

cartaceo, di ottantuna carte (5),

le quali dopo l'inconsulto taglio

del legatore (cui si deve la sop-

pressione di parte della numera-

zione originale), misurano cm. 29

per cm. 19. — Il frontespizio mo-

derno rec^ « Cronica | o sm | Me-

moriale [ delle cose di Bologìia dal-

l'anno 1 1371 al 1424 \ scritto da

Pietro di Mattiolo Fubro \Bolo^

gnese\ fu Rettore di S. Michele

del Mercato di mezzo, » Non lo

riproduco a capo di questo Jibro

perchè, senz' alcun dubbio, non

risponde all'antico ed è in parte

sbagliato. Alcuni altri chiamano

questa cronaca « Cronaca Fa--

XXDC

bra » (6), ed io rifiuto anche que-

sto secondo titolo perchè stimo

che sia un errore credere, come

hanno creduto il Fantuzzi e il Gui-

dicini (7), un cognome quel « /a-

hro » aggiunto al nome del padre

del nostro Pietro. Nel documento

già indicato relativo all'altare di

S. Leonardo, egli si firma sempli-

cemente « ego dompnus petrus'

condam Mathioliy^^ come sempli-

cemente nella cronaca, agli anni

1411 e 1420, scrive: « Io dom

Piedro i^ e <k Io dom Piedro di

Mathmlo rectore di S. Micfiele. »

— Se quel addiettivo fdbro si tro-

va in uno dei primi periodi della

cronaca, dove T autore si nota « Io

piedro figliolo de maestro Mathio-

lo fàbro », non dubito doversi in

esso ritener definito il mestiere pa-

terno, tanto più eh' ei suole met-

tere i cognomi costantemente al

genitivo plurale. Preferisco intito-

larla soltanto € Cronaca bologne-

se di Pietro di Mattiolo, »

Nell'edizione mi sarà certo

sfuggita qualche > lieve varietà e

qualche errore di stampa (8).

Spero che il lettore vorrà perdo-

narmene in grazia dell'improba

fatica che ho furata volendo cura-

re le bozze di stampa di tutta la

. cronaca per ben tre volte sull' au-

tografo, e farne così una, fors'an-

che troppo, scrupolosa edizione di-

plomatica, che giustificasse la sua

presenza in questa collezione di

curiosità letterarie e tornasse uti-

le ai filologi.

NOTE

NOTE

(1) « Notizie degli scrittori bolognesi

raccolte da Giovanni Fantuzzi — Bolo-

gna, Tip. S. Tomaso d' Aquino 1783 in

4 — pag. 281.

(2) Capa. XII, pai., IX] cas, 1 e 2.

Prot XXXI, caH. 21 terzo.

(3) NelFArohiv. Not. di Bologna

(Cape. Xni — Piano VH Gas. V) fra i

Bogiti di Filippo FormaglM (Filza X

n. 1) trovo il seguente doc. di mano

di Pier di Mattiolo: «

Hec est copia inuentarij quod ego

dompnus petrus condam inathioli feci

et scripsi de omnibus rebus quas ego

Inueni spectantibua et pertinentibus ad,

***

XXXIV

altare -sancte trinitatis situm in eccle-

sia sancii leonardi, hedificatum- prò

anima olim Gregórij de auoleo, quodego

habui a Petro de auoleo tamenque prò-

curatore^ omnium illorum de Auoleo^

sicvi prò publico Instrumento scripto

manu lohannis virgilij notarij in Mil-

lesimo Trecentesimo octuag esimo quar-

to, die vig esimo quarto mensis lulii

in qua die ego OÀicepi tenutam dicti

Altaris.

In ,primis vnum Missale in magnò

volumine , non tamen secundum curiam,

It, vnum calicem eum patena ar-

gentAum et deauratum, in cuius pede

sunt duo smalti. In prifno est domnus

yhesiui crutifimus , In reliquo vero est

armxt illorum de auoleo,

It vnum paramentum completum

cum^ plaàeta pannj serici virgati,

It duas tobalèas magnas cum vna

tobaliola parua,

It, vnum paliolum pannj serici vir-

gati et Mubej quod pohitur ante altare

in diebus solempnitatis dicti altaris,

It. vnum frixe aureum fulcitum'

fulicello circumquamque cum panicello

lini cui est annexum

/

XXXV

It. vnum candelabrum ferrj Item

vnùm par corporalium,

[.It. vnam tobaleam longitudinis

quatuor brachiorum

uel parum pitie et la-

titudinia vnius bra-

chij uel parum plus

laboratam cura rosis

rubets per totum. Et

cancellauj quia

non habui neo

erat dicti aita-

rla.

cum quibusdam auiculis parùis nigris,

quam reliquit dicto altari dompnus

Symon olim rector ecclesie sancii chri-

stofori de ballatoriOfJ

If. Ego dotfipnus Petrus addidi

huic Ihuentario vnurh scabellum super

qiiod stat sacerdos dum cellebrat, et

duas banciolas, vnam a quolibet latere

altaris predictij Et vnam cam^panellam

pulsandam in missa horis debitis et

consuetis.

It MCCCCVIII die VII mensis

lany^arij addidi huic Inuentario vnum

paramentum a missa completumy Cuiùs

plancia est panni baldachini in viri-

diSy et cum certis compassibus cum vno

leoncino coloris viridis in medio, et

cum certis foleis siue. fltfribus diuerso-

rum colorum, Cum imo frixe ante et

pogt laboralum auro in campo azurro,

eum .VRO eamitiù nouo gramitato de

dieta panno plance prediate, eum ma-

Htpulo et stola alterius eolorii, et eum

vno^amietu. Quod paramenttim ego ha-

bui a domina Bartolomea de Albirolit

■oxore otim ser Petri de Auoleo, pre-

tenie NapuoUone de auoleo, Et Ifieho-

ìao eiug filio.

Copiam huius- inuentarij dedi

marcho de formaglinia notarlo in

MCCCCXXII die XXUII mensis lunij

quia tunc fiehant visitationes ecclesia-

rum per mcarium curie Episcùpalis

bononieiuÌK.

■In nomine domini Amen. Infra-

teripta sunt bona in mobilia epectantia

et pertinentia ad Altare sanete trint-

tatia aiti i"- Ecclesia sancii Leonardi

strate sancii Vitali» de bononia.

Un primis habet didum altare vnam

peliam terre aratine, fidate et arborate

duodecim ioruaturarwm uel circka, po-

sitam in teiTa quarti superioris luxta

possessiones lohannis de angeli» pel-

larAani, et Iiixta stratam xiue viam

XXXVII

publicam strate sancte vitalis in con-

irata cui dicitur Billiemo,

IL vnam aliam petiolam terre a-

ratine septem tomaturarum positam in

terra vetrone luxta Nicolaum nepotem

olim thure becharij, et luxta viam pu-

blicam a tribus lateribu9,

It. vnam aliam petiolam terre ara-

tine trium' tomaturarmn , uel circJia \

positam in dieta terra vetrone, luxta

possessioneS' lacobi de. Nouaria et ìuxta

possessiones sororuTn de Misericordia, .

It, vnam aliam petiolam terre ara-

tine trium tornaturarum uel circa, posi-

tam, in dieta terra vetrane in loco dicto

lo sediolo, luxta viam publicam a duo-

bus lateribusj luxta lacobum lippi, et

luxta Ricium, amòos de dieta terra

vetrane, • . ^

(.4)^ Archiv. notarile di Bologna,'

Oàps. Xin. Pian. VII. Cas, V. Rogiti

di Filippo Formaglini — Ann. 1425, e. 42

verso.

(5) Le carte 4 v,, 6 v., G^r., 79 v, (in

parte) , 80 r. e, vi, 81 r. e v, furono la-

xxxvm

sciate in bianco dal cronista. Un secen-

tista riempi la carta 79 v,, e 1*80 r. con

le due narrazioni del 1608 e del 1613 che

ht) creduto bene di conservare in questa

edizione riproducendole in carattere cor-

sivo a pagg. 351, 352 e 353. Non ho

mutate le indicazioni o meglio i richiami

di fogli, quab' sono nell'autografo, se-

condo le pagine a stampa, né mi son

curato di notare i Numeri corrt^pondenti

di queste, essendo a qualsiasi richiamo

più che sufficiente l'indice per" nomi.

V

(6) « Almanacco Statistico-Archeolo-

gico Bolognese. » Bologna, presso il Sal-

vardi — Ànpo IV (1833); V. l'articolo su

« Le belle Matuiane » a pag. 150-152.

' (7) Giuseppe Q-uidicini — « Cose no-

tabili della città di Bologna » — Bolo-

gna, Tip. Monti 18é9 — Tomo II, pag.-334,

410 ecc. 'Talora chiama il- cronista don

Fabro!!!

(8) In un quarto confronto fatto di

tutti i fogli editi con l' autografo della

XXXIX

cronaca ,

ho notato i seguenti errori di

stampa :

pag.

lin.

invece di

i

4

" paolo

polo

2

12

scritta

scritta

35

6

dolia

d olia

73

10

can déle

candele

73

14

cor texani

cortexani

77

4

doda

dada

101

10

ed

et

105

19

a l auere

e l auere

116

19

nagna

naque

130

1

vnexe

vndexe

153

16

é

e

214

27

1

in sido

inside

240

17

trottado

trottado

310

23

ve neciano

veneciano

328

17

MCCGGXXilI

MCOCOXXIT .

334

9

torte

torre

Altri errori di divisione di parole e di

V invece di t^ mi saranno sfuggiti , ma

dopo questa quarta ed ùltima correzione

posso sperare che saranno ben pochi.

Intanto credo che giovi avvertire il let-

tore che il cronista erra talora a sua

volta e che in tal caso io ho conservato

l'errore. Ad esen^pio dopo aver scritto

un avvenimento in data del 25 febbraio

,

I

XL

1422 (v. a pag. 824) , nota « 1422 vna

domenega mattina che fo lo primo di

de fehraro » mentre, come si ha dal con-

gesto, doveva scrivere de marzo. — Così

dopo aver detto « El ditto millesimo

(1423) vno merchurl di che fo lo primo

di del mexe de dexembre > segue (v. a

p. 345) con queste parole « 1424 vno

merchuri di che fo adi 28 del mexe de

dexernòre » mentre doveva dire de gè-

naro. Segna anche andanda per' an-

dando , petione per petitione ecc. — A

questo medes^iùo proposito è da avvera-

tire il lettore che Pier di Mattiolo scrive

in vari modi una 'stessa parola. Noterò

ad esempio

città, cita, citade, cittade

baptista, battista

santo, sancto

bologna, Bologna, bollogna

circha, circa

apicado, apìchado

ani, anni, agni

one, ogne

alora, allora, alhorà

cusi, chusl, cussi

maore, mazore

ducha, duccha

taque, tacque

XLI

© cento altre. — E qui giova dichiarare

che avendo ritrovato nell'autografo scrit-

to indifferente in e im, san e sam, con

e conij gran e gram, bon e bom , quando

si è trattato di sciogliere un abbrevia-

zione, mi sono attenuto alla forma più

recente. In tutti gli altri casi ho seguito

il manoscritto. In fine: qualora nella

stampa si seguono in posto d'una. pa-

rola o d'un nome vari punti, questi rap-

presentano una lacuna del testo e non

una parola indecifrabile, che il cod. è

cosi ben conservato e cosi ben scritto

da non presentare alcuna difficoltà pa-

leografica.

(

'' ■ ,

CRONACA

>

K

Al nome de dio e de la soa glo-

riosa , e vergene madre Madomia santa

maria , de missev Sam piedro e de

misser Sam paolo apostoli, de misser

sam fioriano e de misser sam progolo

martiri, de- misser Sam domenego e de

misser Sam francesco , cocfessuri , E de

misser Sam petronio v escono che fo e

patrono de la cittade de boUogna, con-

fessnrj, tutti patroni e defensuri de la

citade de boUogna, la quale sempre dio

guardi e defenda da one male , e de

tutta la corte cellestiale, Amen. Questo

si è vno liurizolo in lo quale è scritto

alchune nouitade, e alchune chose pas-

Sade, de le quài parte io si ò vezude al

1

2

mio tempo , parte si ò odide daltri^ E

perchè questo liuro variasse in lo se-

guitare ordenada mente gli di , o i mil-

lesimi, zoé chel millesimo el numero

menore seguisse e fosse doppo lo ma-

ore o in di y o in mixi , o in agni , non

è perzò da Reputtare questo liuro falso,

perchè io ò scritto alchune cose forsi

stade per gram tempo passado, driedo

a de quelle che eno stade nouamente, e

per gli mei di ouer per lo mio tempo,

Ma onde alchuna cosa sia scrttta, puro

Io la ò scritta con veritade al più che

io ò possudo, non per male alchuno, ma

perchè tal uolta è de necessitade, o toma

in àchunzo, o tal uolta deletta agli omini

de recordarse de le cose passade , Et

etiam dio, alchuna volta le cose passade

dano amaestramento a fare le cose che

deno vignire , E Dio me dia gracia

do scriuere e de fare chosa che sia soa

laude e Beuerentia, e mai non sia ne

danno ne vergogna daltrui.

3

Nota che non obstante chi nomi

degli Infrascripti docturj e scientiadi

homini siano forsi scritti tutti o parte

in questo liuro in diversi fogli , e la

loro morte, nieate de meno Io gli ò

redutti in scritto tutti in questa pre-

sente pagina, gli quai morino tutti ala

mortalitade che fo in mccclxxxxviiii,

parte in boUogna, e parte fuora de quella,

auegna dio che tutti fosseno cittadini de

la ditta Cittade de BoUogna , gli nomi

di quali som quisti, zoè

Maestro Bartolomio doctore de me-

dexina , lo quale fo figliolo de maestro

zoanne rizolo etiamdio famoso doctore

de medexina,

Misser zoanne de sancta gada, do-

ctore de lege

Misser Nichelo da zapolino, doctore

de lege

Misser Andrea dai boi doctore de

lege

Misser Guasparro di chaldarini fa-

mosissimo doctore de decretale

Misser Charlo di zambeccharj, do-

ctore de lege e de decretale

Misser lacomo de misser roberto

da sallexedo , chaualiero e doctore de

lege

4

Misser Andrea da soncino Ucentiado

in decretale e vicario de vescouado,

Misser bente figliolo de ser Andalò

di bentenogli, doctore de lege

Misser francesco di ghixilieri doctore

de lege

Maestro franoescho di chultri do-

ctore de medexina

Misser Napulione figliolo de ser

Landò di butrigari doctore de decretale,

Misser Zoanne figliolo de misser

ygolino di scappi doctore de lege.

MCGGCXJ adi segondo del mexe de

luglio e fo vna zuoba, Morì de morte

subitana lo nobile e Biccho e piacente

chaualiero , misser bertolomio de bol-

lognino.

Mccccxvi adi xxvinj del mexe de

zugno inanzi di morì Misser Nichelò

degli azzoguidi doctore de decretale , e

puossa adi xxx del ditto mexe fo se-

pellido al monestiero de sam domenego

in bollogna.

Mccccxvi adi quatro del mexe da-

gosto fo sepellido in la ghiexia de sam

piedro maore de bollogna Misser Lodo-

6

uigo figliolo che fo de misser lorenzo

da pino , el quale era challonego de la

ditta ghiexia de sam piedro.

Mccccxvi vno merchuri de notte

poche manzi di, e fo adi xxvi del mexe

dagosto , Mori misser Melchione di ma-

zoli chanaliero, e figliolo che fo de ga-

briele di mazoli, El di seguente zoè la

zuoba mattina adi xxvii del ditto mexe

dagosto fo sepellido a sam lacomo di

fra liermitani in habito de frade , Al

quale corpo fo tutti gli mendicanti el

capitolo el consortio de sam piedro

maore, e altri chirixi assai.

MCGCCxvii adi xiui de marzo Mori

misser Germia de ser >minotto de gli

angelegli doctore de lege o de decre-

tale antigo scritto a fogli lxvij.

Mccccxvn vno sabbado che fo adi

xxnii del mexe de luglio, zoè la vigilia

de sam lacomo apostolo Mori e passò

de questa presente vita lo famosissimo

et antigo doctore de decretale fra Bedolf o

di lamandini priore del monestiero de

sam zoanne in monte de boUogna, et de

sam victore de fuora, el di seguente la

mattina fo sepelido in vna archa la

quale è denanci da laltaro grande de

là ditta ghiexia^ con grande honore, e

sei meritaua.

Mccccxvii Adi XXIII del mexe da-

gosto Mori misser dom Mathio di Rigo

capellano e preuosto del consortio de

sam piedro maore de bollogna , El di

seguente dopo nona sepelido in vna ar-

cha che è appresso del battexemo.

Mccccxviii Adi XX de genaro fo se-

pelido lo corpo de misser Joseph di

testi doctore de lege e de decretale e

fo vestido in habito de fra menore in

sam francesco.

Mccccxvnii Adi xxii di settembre

Mori misser guasparro figliolo che fo

de hostexano di piantauigni doctore de

Lege, El ditto di fo sepellido a sam

martino dal auexa.

Mccccxxi adi xxiiii de mazo Mori

Misser Gillio da fabriano licentiado in

decretale, homo antighissimo procura-

dorè de vescouado stado famosissimo, El

di seguente fo sepelido in santa maria

maore de bologna, in vna archa posta

in ghiexia apresso la Rege grande de-

nanzi intrando a mam dritta, a fo sepe-

lido in habito di battudi da la morte,

et aue grande honore.

7

Mcoccxxi Adi xxviiii de zngno fo

sepellìdo a sam francesco di fra me-

nari de bologna,v e in habito de fra

menore Misser Thomaxo da sam zoanne

egregio doctore de Lege homo de bona

vita e fama.

Mccccxxi adi vini del mexe de lu-

glio Mori lo spectabele e bono cittadino

de bologna e ricbissimo zoanne de bolo-

gnino merchadante de seda, El di se-

guente fo sepelido al monestiero di mo-

nixi de sam steuano con grande honore.

Questa è la copia dima prophetia

la quale fo lietta , diuulgada e publi-

cada Infra gli maistri e repetteduri e

scolari del e le scole de portanoua de

bologna in mcgglxxi siando Io piedro

figliolo de maestro Mathiolo fabro sco-

laro in le ditte scole, e comenza,

In nomine domini Amen, Omnibus

ad quos presentes littere pervenerint

Magister lobannes dauid toUettanus, et

omnes magistri eiusdem loci salutem et

gratiam sancti spiritus.

Noueritis quod Anno domini mccclxxi

nona die mensis septembris, sole exi-

8

stente in libra, convenient omnes pia-

nete insimul, et sol erit in cauda dra-

conis, et fìet signifìcatio rerum mirabi-

lium et orrendarum, et fiet diluuium

ventorum per satnrnnm et martem, ere-

scetque mare ultra solitum, et erit ven-

torum tanta coflictio quod flabunt omnes

venti i];xsimul , et obscurabuct et deni-

grabunt totum aerem et dabunt sonos

terribiles, corpora hominum dissipantes,

et subuertent hedificia et arbores , et

adequabunt plures valles et montes, et

etiam cii;itates multas precipitabunt, et

maxime babilloniam, baldach, Merazeth,

tripolim , et precipue ciuitates sitas in

locis arenosis. Et tamen ante omnia

erit defectus seu eclipsis solis , et erit

sol a lercia usque ad meridiem ignei

coloris et Bubicundi, quod signifìcat ma-

gnam effusionem sanguinisi et postea

sequetur eclipsis lune in coUoribus per-

mixtis, qtiod signifìcat consumptionem

gentium, et postea erunt prelia multa ,

et occisiones in oriente , et occidente ,

et terremotus uniuersales per totum

mundum, et mortalitas gentium, et con-

diti o regnorum ad inuicem, et morietur

quidam magnus imperator, ita quod post

9

dictorum yentoram diluuium panci re-

manebunt sed qui remai;ebuiit divitiis

affiuent. Atque inter saracenos delìn-

quent maneries suas, et fìent vnum

cum xpistianìs. Ideoque nos magistra-

tibus nostris, consodalibus, peritis, astro-

logis duximus Reuellanduni in remis-

sionem animarum vestrarum, et ad re-

demptionem et reuellationem ignoran-

tibus. Prouideatisque vobis, ubi habita-

bitis dum venti durabunt et flabunt in

mense supradicto, et inveniatis terras

circundatas montibus, non arenosi^ nec

sabulosis, sitque de corpore terra soli-

da, et superposite non sint ibi arbores

nec alie res, quibus hedificia possint

Ruere, Et ponatis cibaria in illa per tri-

ginta dies, que satis vobis conueniant.

Et concordati sunt etiam omnes philo-

sopbi grecie et Francie etc.

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Questa è la copia duna prophecia

che me fo dada, che io trouada in

MCGCXX e segondo gli astrologi la se

douea verificare et auere lo so effetto

in MCCCLXXXViiil. E chomenza chusi,

Bononiastudium perdei. Lex tota damnifltabitui-

Que transit ad. A. sive f. ditabitur inde

Ronoiiie crux alba ruet: bis strage secuta

Tertio crux rubea, corruet ense graui.

Hec facient opera gaUus, bos, crux, leo, spata;

Vrbs bona liei ager, et nidus phylosophie.

Cougeries lapiduni, fertilitasque fames.

Lux erit obscura durahs, anciUaque gaudeus

Lugens pax, guerra surdida, cauda caput,

Kxìlium passi) terram capient et habebunt

In brathio forti. Reliqui lune pace carebunt.

Tunccadet ecclesia fantastica, veraqùe stabit.

Post longum tempus miseros pietas reuocabit.

Tunc tranquille stabunt partes simul ille

Crescet vrbs ville, notat hec doctrina sibille.

Infrascritta è la copia dunaltra pro-

phetia.

Gallorum Leuitas germanios iustifltabit

Italia gravi tas gallos confusa negablt,

Annis millenis trerentenis nonagenis,

Bisdenisaddeiunctis, cousurget aquila grandis

Gallus succumbet aquile quoque grandi

Mundus adorabit urbs, erit presule digna,

Coniastina cadent equi de marinore facti

Et lapis erectus, multaque palacia rome

Pazito morietur, cesar regnabit ubique

Sub quo, tai.ta vana cessabit gloria clerj.

11

Questa si è la copia dunaltra prò-

phetia, dada in parixe in Mccccvim e

presentada in padoa in Mccccx Adi vii

d ottouro segondo chio ani.

A tutti e zaschaduni ai quali queste

presenti carte saranno presentade, ma-

estro zoanne maglio philosopho, e altri

concordanti con lui salute. Sia mani-

festo a zascbuna persona, che in V an-

no de Mccccxi Adi xviu de Settembre el

sole, e la luna essente .... tutti gli

pianidi se coniugnirano insieme ne la

choda del dragone, e si sera si gram si-

gni che de cliose nasceranno meraueglio-

samente, farasse diluuio per saturno e

marthe, Cresceranno gli mari oltra lo

deuuto, E sera grandissimi venti, e se-

ranno si grandi che tutto laglier«j do-

uentarà negro e daranno terribili soni.

Tutti gli corpi dogne cosa se diuideran-

no, E grandi hedifficij andaranno sotto

sopra, Inanci a le souraditte chose vi-

gnine la obscuratione del sole, e durarà

da terza per fino a mezo di de chollore de

fuogo rosso, lo quale significarà grande

eifuxione de sangue, Doppo questo sera

oscuratione de luna in colluri mesedadi,

che significa grande confusione de gente