Toschi

Anticamente ve n' erano due famiglie, una nobile poco nota, benchè si attribuisse due crociati; l'altra popolana, più di nome che di fatto, era di molto grido. Di questa Useppe o Giuseppe, un de' consoli che nel 1193 ebbero pieno potere per opporsi alle mene ambiziose di Gerardo vescovo e de' suoi (1). Un consanguineo omonimo « d' ingegno avverso ai potenti, audace nei pericoli ed avido di cose nuove » sorse a richiesta del popolo per opporsi ai nobili, cui venne attribuita la disfatta dell' esercito bolognese e della lega, sotto Bazzano, nel 1228. Quest' Useppe, ed un dei Tedaldi, trassero alla curia, e lamentando e minacciando intimarono la convocazione del consiglio, la riforma del governo, il castigo de' traditori. Il pretore si oppose, scoppiò la sedizione e il popolo invase la curia, forzò gli scrigni ed arse i libri criminali. Democratizzato il governo e spartito tra i sovvertitori, Useppe venne fatto prefetto del popolo (2).

I Toschi erano geremei e nel tumulto del 1269, eccitato da Comazzo Galluzzi, combatterono ostinatamente contro i Ghisilieri. Ebbero non piccola parte nella guerra civile del 1274 (3) e convennero alla pacificazione del 1279. Trovaronsi poscia nelle milizie in diverse fazioni, sul modenese, in Calabria e in Toscana. Di rado furono anziani sul finire del secolo XIII e sul principio del susseguente. Diedero allo studio bolognese Viviano di Useppe, contemporaneo d' Accursio ed in fama d' uno dei maggiori testualisti, il quale, insieme col fratello Tommasino, era comproprietario di dodici servi. Anche due Innocenzi insegnarono, quasi contemporaneamente nel quattrocento, gius canonico, logica e filosofia. La famiglia sussisteva nel secolo XVII (4).

I Toschi abitavano alquante loro case nella strada o androna cui diedero e che conserva tuttora il loro nome, presso la chiesa parocchiale detta di s. Maria della chiavica e più tardi di s. Silvestro (ora casa n. 1225). Dopo avere appartenuto a Useppe o Joseppe, probabilmente il tribuno, queste case passarono ai figli Rolando, Scatta (o Schiatta) e Dosio, non che ai nipoti Accarisio, Tommasino, Silvestro e Cavalerio del già Viviano, il testualista; i quali nel 1268 vennero a convenzioni e transazioni riguardanti questi stabili e nominatamente il palazzo con torre, confinante con la strada a levante e a ponente, da me indicata più innanzi, e con altre case dei Toschi (5).

Un altro atto del 1289 ci narra che nell' anno antecedente il 17 giugno morì l' anzidetto Rolando di Useppe e fu sepolto il giorno dopo presso la chiesa di s. Domenico. Legò alla figlia Contessa 40 lire, l' abitazione, il letto, i propri pannilini e pannilani. Quanto alle case, al palazzo ed alla torre, istituì eredi Scatta e Dosio figli di Viviano e di Gerardo suoi fratelli, sostituendo, se morissero senza prole, Accursio e Tommasino Enzo, l'uno figlio, l'altro nipote di Viviano, fratello anch' esso del testatore. E poichè l' Accursio sopraddetto era stato nominato tutore del proprio cugino Gerardo, erede minorenne, fece fare l' inventario delle sostanze di costui, con premettervi le notizie che ho riferite (6).

L'anzidetta torre è indicata dall'Alberti, dall'Indicatore e dall' Alidosi (7). Il primo la dice fabbricata dai Passipoveri, poi passata nei Cazzanemici; l' Indicatore la nota quale proprietà dei Passipoveri ; l' Alidosi narra che nel 1268 era di Rolando e di altri figli di Gioseffo Toschi, che nel secolo seguente fu dei Passipoveri, poscia dei Cazzanemici e di altri; ch' è in via Toschi ed in essere, quindi è proprio questa di cui parlo, ed io credo con lui che se ne debbano riconoscere autori i Toschi. Sussiste ancora fino all' altezza di 26 metri nella casa n. 1223, dietro la quale era anticamente una strada che sboccava in principio di Borgo salamo, ora via Farini, ov'è un portone: perciò nel documento sopraccitato si dice che questa casa confinava con due strade a levante e a ponente.

La torre è larga da basso met. 6,70, in cima 6,30. I muri sono grossi da basso met. 2,10, all'altezza dei tetti sono di met. 1,20; di là in su sono interamente spogliati del rivestimento interno di mattoni, sì che vi sono allo scoperto i ciottoli di riempimento.

(1) Savioli, Ann. v. 3, pag. 18.

(2) Savioli, Ann. v. 5, pag. 54.

(3) Savioli, Ann. v. 5, pag. 422, 481.

(4) Ghirardacci, Hist. v. 1, pag. 374, 503; v. 2, pag. 71, 82. Fantuzzi. Nola, v. 8, pag. 108. Mazzetti, Repert., pag. 307.

(5) Docum. n. 27.

(6) Docum. n. 167.

(7) Alberti, Histor. lib. 6, deca 1. Alidosi, Instrut., pag. 191.