N.82(38). Santa Maria di Castel de' Britti o della Ceriola

Dalle Cose Notabili di Giuseppe Guidicini.

Santa Maria di Castel de' Britti, che nel 1374 era anche chiamata Santa Maria in Riva forse per essere vicina alle fossa del secondo recinto della città, anzi appoggiata al muro del medesimo dalla parte interna.

In appresso fu poi detta Santa Maria della Ceriola. Che questa chiesa sia stata edificata dall'antichissima famiglia dei Castel de' Britti, così chiamata forse perché oriunda da Castel de' Britti, o che le appartenesse per jus patronato, sembra probabile.

Americo di Zoanne dei Castel de' Britti, uomo celebratissimo e potente, figlio di una sorella di Beccadino Beccadelli, fu fuoruscito Lambertazzo assieme con tutta la sua famiglia, né mai più rimpatriò dopo esserne stato cacciato nel 1274. È certo che i Castel de' Britti abitavano sotto questa parrocchia, ma non dove sono le case ora dei Gozzadini, e se quelle lo erano, convien dire che ne avessero più d'una nella stessa giurisdizione parrocchiale.

Un decreto del Vicario Vescovile delli 9 giugno 1290, a rogito Gioannino Papazzoni, che stabilisce i confini delle parrocchie di Santa Lucia e di S. Giovanni in Monte, cosi si esprime : "Santa Lucia — Dal Serraglio di Strada Castiglione discendendo verso la Strada di Santo Stefano fino alla chiavica posta fra le parrocchie di Santa Lucìa e di S. Giovanni in Monte, acchiudendovi le case nuovamente edificate sul fossato del Comune di Bologna fra detti limiti. Dalla detta chiavica discendendo verso il Serraglio di Strada Santo Stefano fino al casamento che fu di Bolognlet e Adamo del fu Gualcherio de Castel de' Britti esclusivamente, acchiudendo in questi confini le case di nuovo fabbricate sopra detto fossato sino alla metà del medesimo. Il suddetto casamento poi (dei Castel de' Britti) e le case fabbricate di nuovo nella parte opposta tino alla casa di Gio. Varignana inclusive, e fin dove s' estende detto casamento verso la parrocchia di S. Giovanni in Monte, e fino alla metà di detto fossato, si dichiara appartenere a Santa Maria di Castel de' Britti.

Le case che aveva questa parrocchia nella via di Cartoleria Vecchia erano i numeri 330 dei Betti, e 331 e 332 già eufiteutiche della chiesa della Ceriola, dalla parte opposta aveva soltanto il fianco della casa grande dei Boselli N. 93 di Strada Santo Stefano.

Il casamento dei Castel de' Britti era senza fallo dove è ora la casa N. 330 che ultimamente apparteneva ai Betti, e probabilmente le case vicine andando verso Strada Stefano erano poi le abitazioni dei Castel de' Britti, vedendosi anche in oggi una casa antichissima tanto nell'interno che nell'esterno, e segnatamente dove ultimamente eravi una bottega da falegname. Quando qui si stabilissero alcune monache non è noto, dicesi però che nel 1302 fossero soccorse dal Comune per fare il coro ed accomodare la loro chiesa, ed è certo che li 29 novembre 1315 fu ordinato a Guido di Guglielmo Pasquali, depositario del Comune, di pagare certa somma alle monache e al cappellano del monastero di Santa Maria del Castel de' Britti di Strada Santo Stefano.

Nel 1369 vi stavano i Cavalieri Gaudenti, e in appresso i monaci Armeni del l'ordine di S. Basilio, dei quali non si conosce il tempo in cui si stabilirono nella nostra provincia. La prima memoria che si ha di loro è del 1287, nel qual anno chiesero ai magistrati di poter atterrare l' oratorio ruinoso del monastero di Ripa del Sasso e di riedificarlo. Ottennero nel 1303 dal Vescovo Uberto degli Avvocati un pezzo di terreno presso la porta di S. Mamolo, dove li 7 marzo 1342 la loro chiesa era già incominciata, al qual terreno fu anche unita Santa Maria di Barbiano, alias Camerlata, o Camelata, che poi nel 1575 fu inchiusa nel magnifico palazzo fabbricato dal Cardinal Filippo Guastavillani, il quale li 16 dicembre 1575 assegnò in compenso a D. Vitale Leonori, allora Priore, un credito di Monte sul dazio pesce di L. 692, 6, 2 d' argento equivalenti a L. 750 moneta corrente, e un annua rendita di L. 60, nel qual contratto fu compreso un predio annesso a detta chiesa.

Ebbero i Basiliani l' oratorio di Santa Maria della Vezzola del Farneto, che fu poi distrutto dal torrente Zena, e l' oratorio di S. Macario nella diocesi di Faenza. La chiesa curata di Sant'Andrea di Gaibola, o di S. Michele fu pure unita al loro monastero, come risulta da un rogito di Paolo Cospi delli 9 febbraio 1376, ma pare che questa unione non avesse effetto, poiché non si trova alcun atto di giurisdizione esercitato dai monaci in detta chiesa curata. Gli fu data la parrocchiale di Santa Maria di Castel de' Britti, detta l' Inceriola, il cui jus patronato, con l' autorità di fra Paolo generale dei Basiliani, fu donato li 11 giugno 1427 ai fratelli Gio. Andrea, Filippo, Simone e Giacomo figli del fu Gaspare Calderini, come da rogito di Filippo Formaglini. Li 28 giugno 1475 Sisto IV assegnò ai PP. di S. Paolo dell'Osservanza il convento dei Basiliani alla porta di S. Mamolo, e frate Procolo Vaggini da Bologna, priore, lo consegnò li 21 agosto 1475, ed in compenso i frati Armeni ebbero l'ospedale, oratorio e case di Sant'Antonio da Padova, posto sotto la parrocchia di Santa Margherita in via Val d'Aposa.

La chiesa fuori di porta S.Mamolo, dedicata allo Spirito Santo, era quella che restava a capo del portico della Nunziata verso Bologna, e che servì per molti anni alle suore terziarie Francescane. Mancando individui alla religione, ottenne il Generale di dare in enfiteusi i loro beni, come da rogito di Francesco Matesellani del primo giugno 1504. Non resta di quest'abbazia che il solo titolo, i beni dati in enfiteusi, ed una piccola chiesina della Ripa di Sasso posta nel Comune di Castel de' Britti. Il penultimo abbate di Santa Maria Camerlata, ed uniti, fu D. Alessandro Branchetta nominato li 10 maggio 1761.

Li 11 giugno 1427, a rogito Filippo Formaglini, i frati Armeni concessero a Gio. Andrea e Filippo Simone, fratelli Calderini, il gius padronale di nomina del parroco della chiesa della Ceriola. Questa ristretta parrocchia fu accresciuta li 27 giugno 1566, a rogito Cesare Beliossi, con parte di quella di Santa Tecla, ma con tutto questo quando fu soppressa nel 1806 contava diciotto case, 35 famiglie, e 158 individui.

Li 16 agosto 1808 fu chiusa, ma continuò ad essere ufficiata privatamente: finalmente li 11 luglio 1824 fu profanata, e concessa in enfiteusi, assieme alla canonica, a Domenico Sgarzi, che la ridusse ad abitazione, e la chiesa ad uso bottega. Dirimpetto alla bottega del fruttarolo, sotto il portico stesso che copriva l'ingresso alla chiesa, vi era una porta del secondo recinto atterrata nel 1256. Nel mese di maggio del 1825 lavorandosi per ridurre a casa e botteghe la chiesa della Ceriola, si disfece parte del muro antico della città che si trovò di grossezza piedi 6 e oncie 6. Presso la sua sommità si incontrò un acquedotto in macigno entro il muro, il qual acquedotto terminava verso Strada Stefano.

Miscellanea: RISTRETTO DELLA STORIA DELLE CHIESE DI BOLOGNA E DI ALTRI STABILI (Notizie - per la parte antica - prevalentemente attinte da Bologna Perlustrata, di Antonio di Paolo Masini, Bologna, 1666, volume I

Santa Maria delia Ceriola.

Chiesa dì una famiglia nobile bolognese detta di Castel de' Britti, posta in strada S. Stefano.

Nel 1302 vi erano delle monache, che riedificarono la chiesa con sussidii avuti dal Comune.

Si trova che il 2 giugno 1375 era parrocchia.

Nel 1396 dopo la partenza delle monache, fu data ai frati Gaudenti instituiti in Bologna il 25 marzo 1260, militanti sotto la regola di S. Agostino, che stavano a Castel de' Britti fuori di strada Maggiore.

Nel 1566 fu assegnata a questa parrocchia quella di S. Tecla.

Nel 1555 Bartolomeo Volta cavaliere Gaudente, fu il primo a servirsi d'ombrello donatagli dal Duca di Ferrara.

Fu ordinato che questa chiesa il 16 agosto 1808 fosse chiusa.

L'8 novembre 1808 un delegato fece levare tutte le pietre sacre dagli altari, fuorchè al maggiore, per dar tempo di consumare il Santissimo, che vi si conservava. Fu anche ordinato di trasportar altrove i mobili sacri, ma non si effettuò ad istanza dei Compadroni, cioè, di Carrati, Vittori, Gozzadini, e Cospi.

Il 6 agosto 1798 la Centrale ordinò, che la parrocchia passasse nell' ospedaletto di S. Biagio, ma non si potè eseguire, perchè Ghisilieri provò, che traslocata non era in debito di passare al parroco le annue lire 300.

Nel 1809 gli furono levate le campane, l'organo, i quadri degli altari, ed i vasi sacri, ma il ministro del Culto ordinò, che gli fossero restituiti, a condizione che dovesse rimaner chiusa, e come oratorio privato, siccome accadde lo stesso a S. Giacomo dei Carbonesi, poi Legnani, e all'altra di Santa Maria della Baroncella.