Strada di Galliera dal II volume delle “Cose Notabili…” di Giuseppe Guidicini, con le correzioni di Luigi Breventani

La Strada di Galliera comincia dalla porta della città e termina alla piazza del Duomo, benchè molti considerino per via di Galliera anche la piazza del Duomo, e la via del Canton dei Fiori. Ritenuto il primo limite, la sua lunghezza è di pertiche 255, 6, e la sua superficie di pertiche 500, 28, 10.

Esiste il disegno della parte esterna della città in una delle stampe unite alla relazione delle feste date in Bologna per la venuta di Clemente VIII nel 1598.

Li 5 giugno 1646, minacciando di crollare la porta di Galliera, se ne decretò la riedificazione, e fu concesso suolo pubblico per la nuova fabbrica, che fu però ritardata per parecchi anni.

Li 12 marzo 1659 Saulo Guidotti fu nominato Assunto alla fabbrica della porta di Galliera, Bartolomeo Provaglia fu destinato ad architetto, e Giovanni Bonini appaltatore di vari lavori relativi alla medesima. Nel 1660 ricevette il Provaglia L. 800, e li 23 dicembre 1663 altre L. 500 per la prestata sua assistenza. Il capo mastro Francesco Parti ebbe L. 6833,2, lo scalpellino Albertoni L. 5024,8,1, Lorenzo Cortesi tagliapietre L. 1149,2,10, Antonio dal Buono inverniciatore, per verniciatura alle armi ed altro, L. 90, Sebastiano Zani scrittore per la lapide di fuori L. 60, D. Andrea Abanti per quella di dentro L. 80, ed il muratore Dotti per aver tassato le liste L. 50. Totale L. 14586,12,11.

Il primo Porto Naviglio presso la città fu costruito alla porta di Galliera. Li 8 gennaio 1494 il Luogotenente, gli Anziani, e i Sedici pubblicarono la notificazione per la processione da farsi al ponte fuori di Galliera onde benedire la prima nave che sarebbe venuta pel nuovo canale Naviglio, fatto dal ponte di Corticella fino alla porta di Galliera. 1496, 13 dicembre. Locazione concessa dal conte Ercole Bentivogli, a nome dei Sedici, a Pietro Ghisilieri muratore, del canal Naviglio da Bologna al ponte di Corticella, col patto di mantenerlo di tutti i legnami necessari, e ciò a beneplacito dei detti Rettori che promettono di pagare al Ghisilieri L. 13 all' anno.

Strada di Galliera cominciando a destra della porta, e terminando alla piazza del Duomo, o di S. Pietro.

Nel 1486 per raddrizzare la Strada di Galliera dalla porta della città fino al serraglio, furono demolite varie case ed atterrati molti sporti.

Dicesi che dal 1141 al 1174 vi si correva il Palio dell'invenzione del corpo di S. Petronio, il quale poi si corse per Strada S. Felice, ma non è vero. In febbraio, poi in giugno si correva quello di S. Pietro, e li 16 novembre quello dei Pazzi. (Vedi palazzo pubblico).

Errò il Montalbani dicendo che Guido Guinicelli era della parrocchia di S. Benedetto di Galliera, perchè invece era di quelle di S. Benedetto di Porta Nova.

Si pubblicavano i bandi in Galliera nel 1256 da Santa Maria Maggiore davanti la casa di Ugolino Galli, e nel 1289 nel Trebbo innanzi la detta chiesa presso la casa di Pietro Mussolino, sopra il ponte e serraglio del Borgo di Galliera nel Trebbo, innanzi la casa di Francesco Donadini nel detto Borgo, innanzi la via per la quale si va alla Pugliola presso la casa di Francesco Otto, e per ultimo davanti la chiesa di S. Benedetto e la casa di Maria Pietro Ferramosche presso il pozzo fuori del Serraglio sopra il ponte Pozale.

N. 543. Chiesa e convento di monache Agostiniane dette di Gesù e Maria.

1623, 7 maggio. Scrutinio delle suore di Sant' Agostino in via Barbaria N. 402, fatto dal suffraganeo Angelo Gozzadini in luogo dell'Arcivescovo Lodovico Lodovisi, per esplorare il voto di quelle che amavano far vita comune in conseguenza di una riforma all'antica regola. Tredici professe, e tre converse votarono per la vita comune, e ventinove professe con nove converse, e due novizze furono contro la riforma. Li 7 maggio 1624 la Sacra congregazione decretò la separazione dal convento di Sant'Agostino di quelle monache che volevano vivere in perfetta comunità, e ciò ebbe luogo li 31 dicembre 1624 mediante la traslazione da Sant'Agostino di suor Appolonia badessa, di Cornelia Bedori vice badessa, di Agostina Tomacelli, Brigida Toppi, Girolama Manfredi, Candida Vignati, e Maria Rustighelli, professe, suor Flaminia Leridi, Francesca Minelli, ed Eugenia Colli, converse, le quali monache furono accompagnate dalla marchesa Giulia Pepoli, dalla marchesa Virginia Ruina, e da Barbara Conti, alla porta di Galliera, dove furono collocate in varie case per esse acquistate e ridotte alla meglio provvisoriamente ad uso di comunità.

N. 546. Dicesi che qui fosse la chiesa di S. Giulio edificata sul suolo di Gio. Galeazzo e di Gio. Giacomo Poeti. Si dice anche che fosse dedicata al detto Santo in ossequio di Giulio II. Si dà per consacrata li 28 ottobre 1512, e nessuno conosce quando questo S. Giulio cessasse di essere una chiesa di Bologna. Se si ritiene per insussistente la pretesa consacrazione del 1512, forse si troverà la data del come e quando fu distrutta questa chiesa. Il castello di Galliera, fabbricato da Giulio II nel 1507, era dalla parte della Montagnola, ma la cittadella era sopra l' orto Poeti, e per cittadella s' intendeva il luogo dov' erano gli alloggiamenti dei soldati, i quali è inutile il dire che avessero comunicazione col Castello. In questa cittadella, li 20 novembre 1509, fu fabbricata una chiesa, o precettoria, dotata di annui fiorini 300 d' oro, e fra i beni assegnati per questo benefizio vi fu il palazzo Poeti in vicinanza di detta cittadella, confiscato per essere i Poeti implicati nella ribellione contro i Bentivogli. Li 27 maggio 1511 si cominciò la distruzione della cittadella e del castello di Galliera, e con queste quella ancora della chiesa e precettoria forse intitolata S. Giulio. (Vedi Piazza della Montagnola).

La fabbrica del convento si cominciò solamente li 23 agosto 1637, nel qual anno le suore fecero molti acquisti di case ed orti per rendere più ampio e decoroso questo locale.

Giacomo Socchi in unione di Antonio Ghiezzi furono gli architetti che cominciarono il lavoro dalla parte dell' orto dei Poeti, ove fondarono un braccio lungo piedi 210, nel quale fu compreso il refettorio. Si continuò la fabbrica sino alli 18 febbraio 1646, ed il Socchi fu rimunerato delle sue fatiche con L. 3600.

La chiesa fu consacrata li 7 dicembre 1645.

Queste monache furono soppresse li 21 giugno 1798, e li 2 gennaio 1799 fu ordinato un ospedale militare che fu qui messo in attività li 1 maggio susseguente. Il convento ed annessi furon comprati da Francesco Garagnani li 27 aprile 1801. Rogito Luigi Aldini. Passò al P. Calini dell' oratorio, che li vendette al dott. Luigi di Pellegrino Piana, ma in forza di regresso ritornò al primo acquirente Garagnani.

La chiesa, il campanile, e la massima parte del convento furon demoliti. I materiali servirono per la fabbrica del muro che sostiene il terrapieno della Montagnola verso settentrione, e per la costruzione del teatro Badini in Strada Santo Stefano.

Queste monache secolarizzate vissero la maggior parte per circa 23 anni unite, poi vestirono l'abito Agostiniano, e si stabilirono nell'antico monastero di Camaldolesi di Santa Cristina della Fondazza.

NN: 548, 549. Portone d' ingresso al vasto, e già delizioso giardino, entro il quale trovasi il palazzino, che nella stagione estiva era abitato dalla famiglia Poeti.

1452, 15 gennaio. Esenzione accordata dal Cardinal Bessarione, Legato di Bologna, a Nicolosio Poeti, dai dazi e gabelle sopra tornature 30 circa in Galliera. Rogito Caballini.

1474, 6 giugno. L' orto Poeti in Galliera proviene in parte dalla dote di Camilla di Bartolomeo Chiarini, moglie di Poeta di Nicoloso Poeti. Rogito Filippo Bertolotti.

1550, 29 dicembre. Si concede a Paolo Poeta di poter fabbricare a proprie spese un condotto sotterraneo nella via detta Avesella con foro di macigno largo oncie tre alla riva del canale di Reno presso la chiesa di S. Bartolomeo di Galliera, onde condur acqua da detto canale alla sua casa e grandi orti che ha dentro in città presso la porta Galliera in luogo detto alle Pugliole, servendosene per irrigar detti orti, e per costruire una fontana ; col patto però che non possa giammai accordar ad alcuno porzione di detta acqua senza licenza del Senato, sotto privazione di questo privilegio, e che allo sbocco quest' acqua debba congiungersi con quella dell' Avesella che esce dalla città in luogo detto il Maglio di proprietà dello stesso Paolo Poeti.

1588, 8 aprile. Compra il senatore Galeazzo Poeti da Giulio Cesare Armi, qual successore di Francesco Luigi Rimondini, un giardino, e orto nella via del Maglio, confinato da più parti dal compratore, per L. 4100. Rogito Giovanni Fasanini.

L' ultimo dei Poeti fu Antonio Ercole naturale legittimato da Gioseffo di Teodosio, il quale mori li 9 settembre 1733, e, come fu detto altra volta, tutta l'eredità passò per estrazione al senatore Alessandro di Marcantonio Gozzadini, come da rogito di Antonio Nanni. Questi però, per intermissione del cardinal Lambertini, lasciò godere l'usufrutto dell' eredità alla marchesa Laura figlia unica del marchese Antonio Ercole, vedova di Cristoforo del conte Cesare Brumani Canzo di Cremona, morta li 13 apri le 1762.

Tutto il locale e le sue aderenze fu venduto li 27 maggio 1801 a Francesco Garagnani che lo unì all'orto ed annessi del già convento di Gesù e Maria, e questi li 4 dicembre 1805 lo vendette a Luigi Albertazzi, la di cui figlia sposò Fabio Fabri (1), Dopo la morte di costui fu acquistato da Giulio Cesare Ludovisi, uomo che seppe formarsi una ben Splendida posizione mercè il suo talento ed instancabile solerzia, che gli ottenne, stante il soggiorno di parecchi anni nella capitale Iberica, oltre una ragguardevole fortuna, onorificenze ben lusinghiere. Primo suo pensiero si fu di abbellire riccamente questa sua proprietà, riducendola senza risparmio siccome presentemente si trova.

N. 549. Stabile, che del 1599 era del dottor in leggi Pandolfo di Giulio Cesare di Paolo Giraldini, canonico di S. Pietro, morto li 6 maggio 1601.

I Giraldini, o Girardini, erano oriundi di Cento, ed esercenti l'arte di fabri-ferrai; un ramo si diede alla mercatura in Cento, e si trasferì a Bologna ove salì a grado assai civile, poi mancò.

Li 27 giugno 1658 il suddetto stabile fu venduto a Galeazzo Poeti dai creditori del cav. Paolo Giraldini. Nel contratto si dice aver orto grande e confinare la strada a levante, i Salaroli a ponente, Ercole Maria Pellegrini a settentrione, come da rogito Gio. Gesare Manolessi, e Alberto Milioli.

Li 5 novembre 1748 la fabbrica vecchia fu stimata L. 8700, e la nuova L. 1050. Totale L. 9750.

N. 551. Casa che del 1289 era di Maria Pietro Ferramosche, davanti la quale vi si pubblicavano i bandi. Porzione di questa casa nobile fu di Lodovico e Antonio del fu Gio. Battista Alberti gargiolaro, che la vendettero ad Eliseo Agocchi Spagnoli per L. 1460, li 14 agosto 1570. Rogito Gio. Giorgio Agocchi. Questi la cedettero a Iacopo del senatore Gio. Paolo Pepoli.

Gli Agocchi Spagnoli erano della famiglia del Cardinale, e si divisero in due rami. Uno terminò in Gio. Battista di Gio. Giorgio Vescovo di Amasia, morto li 27 aprile 1605, del quale furono eredi i Fioravanti; l' altro, dopo la suindicata cessione di questa casa ai Pepoli, passò ad abitare nella Fondazza, dove morì Orazio li 25 dicembre 1642, lasciando eredi Francesca Maria Agocchi in Giulio Francesco Loiani, e Lavinia in Floriano Nanni.

1621, 2 giugno. Giacomo, ed altri dei Pepoli, vendono a Galeazzo Paleotti una casa nobile in Galliera, per L. 11000. Rogito Antonio Monticelli. Confina coi Giraldini e coi Poeti.

Nello stesso giorno il Paleotti la permuta con Ottavio ed altri dei Salaroli, i quali gli cedono la loro casa in Strada S. Donato, N. 2501, contigua al palazzo d'abitazione di detto Paleotti, in confine di due strade e dei beni di Annibale Paleotti. Rogito Chiocca.

1658, 24 dicembre. Vincenzo Salaroli, e Girolama Salaroli in Sampieri, unica sua figlia, la vendettero alla contessa Calidora Forni, per L. 8000. Rogito Lorenzo Chiocca. Confina a oriente la via di Galliera in faccia a S. Benedetto, a mezzodì cogli eredi di Antonio Miloni, a occidente i Poeti, una volta Giraldini, mediante chiavica, e a settentrione i successori di detto Miloni.

Li 15 dicembre 1694 Alessandro Barbiroli, come successore di un fidecomesso Salaroli, e per sentenza dell' Autorità generale. Gioseffo Antonio Durini fu messo in possesso di questo stabile a pregiudizio della contessa Maria Francesca Fontana Ercolani.

Fu poi acquistata da Giuseppe Martelli che fu orfano di S. Bartolomeo, e che ammassò un buon patrimonio coll'agenzia del forno di S. Stefano in tempo che godeva quell' Abbazia il Cardinal Flavio Ghigi. I di lui eredi dicesi che la cedessero in solutum alle suore di S. Benedetto, per L. 18000, le quali nel 1758 la vendettero per lo stesso prezzo all' avv. Francesco Antonio Michelini. Questi nel 1770 l' alienò a Nicoletta Grillo genovese, vedova del Duca Alberico Cybo Malaspina di Massa Carrara. Nel marzo del 1773 fu allungata di quattro archi davanti al convento delle suore di San Benedetto, per cui la porta restò nel mezzo della facciata, e fu convenuto che dieci anni dopo la morte della Duchessa la nuova fabbrica aggiunta ritornasse alle suore.

Nel 1778 la Grillo comprò due case fino al confine Poeti, ed aumentò la sua di cinque archi verso la porta della città, con soprapposto terazzo, dove fu già la casa del celebre pittore Lucio Massari.

La predetta Duchessa morì il giovedì 27 maggio 1779, e questo stabile l'acquistò Antonio lussi, dell' Opera dei vergognosi, nel 1788 per L. 45000 circa, i di cui figli lo vendettero a Giuseppe Spagiari di Reggio.

N. 552. Chiesa e convento di suore terziarie di S. Francesco di Paola, instituite li 29 settembre 1656 da suor Giovanna Francesca Pasinelli d' anni 30, e da suor Francesca Nanni Recordati d'anni 65. La chiesuola dedicata a S. Francesco di Paola fu aperta li 30 ottobre 1698, ingrandita nel 1699, poi resa più spaziosa ed ornata nel 1773, nel qual anno fu riaperta li 10 luglio.

La marchesa Silveria di Pier Antonio Davia, vedova del senator Giorgio Manzoli, morta li 5 febbraio 1720, lasciò a queste suore una casa, che servì ad ampliare il convento.

Soppresse queste terziarie fu alienato tutto il locale, meno la porzione della Davia (che si riserbò la reversabilità in caso di soppressione) al predetto Giuseppe Spagiari dopo il marzo del 1810.

N. 558. Chiesa e convento di suore agostiniane di Sant' Elena, del quale furono fondatrici suor Elena e suor Cherubina veneziane del convitto di Santa Monica dei Vinazzi, N. 3157, dette suore terziarie di S. Giacomo.

1537, 26 aprile. Le suddette suore comprano da Elena e Laura, sorelle delle Anelle, una casa in Galliera sotto la parrocchia di S. Giuseppe, per L. 2000, Rogito Absalon Gio. Landini, e Angelo Ruggieri. Confina gli eredi di Camillo Dulcini, Luca Toluzzi barcarolo, Marcantonio Gurrini, e la via Pugliola. Quivi stabilirono la prima loro residenza nell'ottobre dello stesso anno. Dicesi che nel 1538 aprissero una chiesa dedicata a Sant'Elena, e ciò dentro il predetto stabile, mentre a quei giorni non ave vano altra possidenza. Nel 1690 ne fabbricarono altra nella casa già del Dulcini, che poi fu abbellita nel 1722.

1566, 26 agosto. Acquistarono la casa di Leonardo Bonaza in Galliera, per lire 1900. Rogito Vincenzo Fabretti e Antonio Moroni.

1567, 18 gennaio. Comprarono quella di Leonardo Belluzzi per L. 940, altra di suor Leona terziaria di S. Francesco, e una terza di Catterina Dondini, amendue per L. 1100. Rogito Fabretti, e Moroni.

1567, 15 gennaio. Altra da Vincenzo Segni, alias Confaloni, per L. 900. Rogito Fabretti e Moroni.

1572, 24 gennaio. Altra da Marcantonio Gurini per L. 700. Rogito Antonio Melegotti, e Tommaso Passarotti.

1588; 6 maggio. Altra da Giulio Cesare e Giacomo Dulcini, posta in Galliera sotto S. Benedetto. Confina la via di Galliera, le Pugliole, le suore, la loro chiesa e convento da due lati, per L. 6500. Rogito Paolo Zaccarini, alias Valaroli.

1556, 22 giugno. Si concede a Dulcino Dulcini di dirizzare, e di alzare un muro lungo piedi 35, a comodo della sua casa in Galliera nel principio della via Pugliola di Galliera dal lato settentrionale presso le suore di Sant' Elena.

1576, 6 aprile. Lodovico del fu cav. Camillo Dainesi compra da Giulio Cesare del fu Camillo Dulcini una casa in Galliera sotto S. Giuseppe, ora S. Benedetto. Confina colla via pubblica da due lati, e dagli altri due colle suore di Sant' Elena succedditrci di Nicolò dalle Anelle. Per scudi 600 d' oro. Rogito Luca Belvisi.

1601, 6 ottobre. Catterina Virgia e Violante Belluzzi vendono alle suddette suore una casa sotto S. Benedetto in Galliera, per L. 7200. Rogito Antonio Malisardi. Confina le compratrici, Francesco Paselli, Domenico Raibolini erede di Antonio Avvocati, e gli eredi di Carlo Spagiari.

1726, 14 febbraio. Le suore acquistano da Maria Virginia Ferrari una casa sotto S. Benedetto in Galliera annessa al convento, per L. 7500. Rogito Tommaso Lodi.

Suor Angiola Monica Pigna, ricca priora di questo convento, nel 1622 fece edi ficare a proprie spese il campanile, siccome pure fece fare il casamento e porticato uniforme in Galliera, davanti, e annesso al convento, che fu terminato nel 1735, levando le deformità delle tante casuccie che facevan prospetto alla strada.

Li 22 agosto 1732 fu concesso suolo pubblico per la fabbrica del portico di Sant' Elena in Galliera, per piedi 95 presso il muro, e per piedi 19 1/2 presso la strada, pagando L. 55.

Questa religiosa morì li 19 febbraio 1736. I beni di questo convento furon demaniati li 8 giugno 1805, e le monache dimisero l'abito li 12 luglio 1810. Tutto il locale, compresa la casa del confessore, fu comprato da Giuseppe Spagiari, a rogito Betti delli 20 marzo 1813, e da questi in parte ceduto ad Angelo Michele Lodi.

Si passa la via Pugliole di Sant'Elena.

NN. 559, 560. Casa degli Orazi, poi dei loro eredi Pietramellara, Malvasia Orazi, e Marescotti Orazi, indi di Pietro Bacchelli computista di Reggimento, poi di Spagiari, e ultimamente dei fratelli, e figli del fu Sacchetti mastro di casa dei Tanara.

N. 563. Casa dello stato Lambertino venduta li 13 giugno 1794 ai Savioli per L. 2200.

N. 564. Stabile dei Provaglia nel 1682, indi dei Vitali nel 1700, poi del Conte Filippo Marsili, che la vendette li 10 febbraio 1772 ai Savioli per L. 4000.

N. 565. Casa già dei Bolognetti e de' suoi successori. Appartenne agli Odorici e ai Poggi, e nel 1777 fu venduta ai Savioli per L. 1100.

N. 566. Credesi che qui fossero le case dei Canonici, o di un loro ramo. Li 3 settembre 1500 era di Giacomo di Belviso Belvisi, e si annunzia trovarsi sotto San Giuseppe in Galliera, in confine di Gio. Antonio della Coralina, o Choracina, di Tommaso Diaton, e l'Avesella. Rogito Francesco Conti.

Nel 1564 continuava ad essere dei Belvisi del ramo estinto abitante nella Mascarella. Rogito Alessandro Chiocca delli 18 febbraio 1564.

Nel 1574 era di Cassandra del fu Bonaventura Bolognetti, vedova di Carlo Zuccardi, che l'aveva comprata da Gaspare e Girolamo Coltelli, o Coltellini. Un rogito di Giulio Uccelli e di Carlo Garelli dice che del 1583 era di Vincenzo Bolognetti.

1682, 2 settembre. Il canonico proposito Giovanni, e Giuseppe Maria detto Sebastiano Monterenzi, fratelli, e figli di Antenore Bolognetti, vendono una casa nobile e una casetta contigua, con orto e stalla, posta sotto S. Benedetto di Galliera, a Maria Pantasilea Barberini Lodi, per L. 14000. Confina i Provaglia a destra, i marchesi Fontana a sinistra, e l'Avesella di dietro. Rogito Antonio Bertalotti.

1700, 27 settembre. Adiucazione a favore del marchese Camillo Zambeccari, come maggior offerente e creditore nello stato di Maria Pantasilea Barberini Lodi, di una casa nobile, e di una casetta annessa, poste in Galliera sotto S. Benedetto, per L. 12500: Confinano la via di Galliera, quella dell' Avesella, il marchese Fontana, e i Vitali. Rogito Gio. Battista Bovio, alias Campeggi.

1700, 6 ottobre. Il Zambeccari vendette i predetti stabili, e per lo stesso prezzo al dott. Gio. Paolo del fu Francesco Lolli. Rogito Lorenzo Antonio Gargiaria.

1706, 22 gennaio. Essendo morto il dott. Pietro Paolo Lolli, si divise la sua eredità fra Angela Lolli in Ruinetti, sorella del defunto Lolli, e Angelica Ruinetti figlia di detta Angela. La casa grande toccò alla figlia, e la piccola alla madre. Amendue valutate in corpo L. 15000, e la piccola, li 24 marzo 1705. L. 6000. Rogito Alessio Fiori.

1711, 19 dicembre. Il marchese Camillo Zambeccari dà in permuta al conte Giovanni Giacomo Riva una casa sotto S. Benedetto in Galliera. Confina colla casa grande di Angela Rovinetti Lolli, con Marino Silvani, o suoi successori, e con Pietro Speciari. Rogito Alessio Fiori.

1715. Era dei notari Marsimigli, e Pompeo la vendette il primo maggio 1772, per L. 15500, al senatore Savioli. Rogito Filippo Betti.

1805, 14 settembre. Gli eredi fiduciari del senator conte Lodovico Savioli la vendettero all dott. Gio. Battista Sanuti. Rogito Petronio Tordelli.

1660, 30 luglio. L'Inventario dell'eredità del marchese Giovanni Maria Barbieri Fontana descrive così questi stabili:

Casa grande in Galliera sotto S. Benedetto. Confina a mattina la via pubblica, a mezzodì questa ragione, ed in ispece una casa affittata al dott. Nicola Donelli, a sera Filippo e Gabrielle, fratelli Legnani, e Salaroli, ed a settentrione con Flaminio Solimei.

Casa affittata a Donelli. Confina a mattina la via pubblica di Galliera, a mezzodì altra casa ad uso di forno, a sera e a settentrione colla casa grande.

Casa ad uso di forno. Confina a mattina la via di Galliera, a mezzodì il vicolo Strazzacappe, a sera la casa grande, e a settentrione la casa affittata al Donelli.

N. 567. Stabile formato dall'unione di varie case.

Li 19 febbraio 1536 Lanza di Francesco Coltelli, moglie di Antonio Vitali, vendette al senator Giulio Cesare d'Aurelio Guidotti la metà di una casa in Galliera sotto la parrocchia di S. Giuseppe. Rogito Cesare Zani. 1536, 10 aprile. Antonio Galeazzo Guidotti compra da Antonio Negri tre case contigue ridotte in una, poste in Galliera sotto S. Giuseppe, porzione delle quali spettarono già a Gio. Samacchini, che l'aveva venduta al predetto Negri, pagate L. 3000. Rogito Tommaso Corniani.

1564, 18 febbraio. Francazione di Aurelio Guidotti di una casa in Galliera, in confine dello stesso Guidotti, e dei Belvisi, col pagamento di scudi 400 d' oro. Rogito Alessandro Chiocca.

1574. La casa dei Guidotti in Galliera confinava con quella di Cassandra del fu Bonaventura Bolognini, vedova di Carlo Zuccordi, che l'aveva comprata da Gaspare e da Girolamo Coltelli.

1583, 13 ottobre. Federico del fu Aurelio Guidotti vende a Bartolomeo del fu Gio. Battista Gandini una casa grande con guasto nella parte posteriore, con stalla e orto grande, assieme a due casuccie contigue, il tutto posto in Galliera sotto S. Benedetto, per L. 24000. Confina a oriente colla via di Galliera, con Gio. Luigi Aldrovandi, qual erede di Giacomo Pellizzotti, a mezzogiorno, con Domenico Fioravanti, e colla via pubblica che conduce all' orto Poeti a occidente, e con Vincenzo Bolognetti a settentrione. Rogito Uccelli e Carlo Garelli.

Dalla confinazione di detto stabile, qual era nel 1483, si trova che i Guidotti avevano comprata l'altra metà della casa della Coltelli Vitali, ed avevano fatto altri acquisti verso l' Avesella, o via del Giardino.

Nello stesso anno 1583 li 15 aprile erano stati confiscati i beni di Alessandro Gandini dal Sant' Uffizio di Bologna, perchè eretico.

1584, 8 luglio. Emilio e Alberto Gandini, dopo aver pagato ai Guidotti L. 8000, cedono questo stabile ai conti Ippolito e Francesco Maria fratelli Piatesi, i quali li 7 maggio 1586 pagarono a Federico Guidotti L. 4000 a conto delle 16000 dovutegli dai suddetti Gandini. Confinava cogli eredi di Girolamo Pellizzotti, di Domenico Fioravanti, coi Piatesi successori di Gio. Luigi Aldrovandi, con Vincenzo Bolognetti. e con una strada di dietro. Rogito Alessandro Chiocca.

1586, 3 gennaio. Gio. Luigi Aldrovandi, erede Pellizzotti, vende ai conti Francesco Maria ed Ippolito, fratelli Piatesi, una casa sotto S. Benedetto, per L. 3000, in confine di Paolo Pozzi, e dei compratori. Rogito Gio. Battista Ercolani.

1598, 7 maggio. I sudetti fratelli Piatesi cedono la casa in discorso a Pietro Antonio di Taddeo Ghelli, ricco mercante di Budrio, per L. 45000, i di cui figli Taddeo ed Ulisse Ghelli erano ancora debitori a Federico Guidotti di L. 3000 per residuo prezzo della medesima. Rogito Girolamo Fasanini.

1598, 16 gennaio. Federico Guidotti dichiara d' aver ricevuto in diverse volte da Taddeo e da Ulisse Ghelli L. 9000 a conto di L. 12000, residuo prezzo di case in Galliera.

1605, 26 aprile. Ulisse Ghelli vende a Giuseppe e a Lodovico Fontana Barbieri una casa grande e una piccola sotto la parrocchia di S. Benedetto, per L. 20000. Rogito Giulio Fasanini.

Si è veduto che i Ghelli nel 1589 acquistarono per L. 45000, e del 1605 vendettero per L. 20000 ai Fontana Barbieri, lo che fa credere che i Ghelli dessero in paga ad Alessandro di Alamanno Guidotti una casa da questi venduta li 30 maggio 1624 a Catterina di Lodovico Rusticelli, vedova di Giacomo Cavalca, e madre di Alessandro, la qual casa si dice posta in Galliera sotto S. Benedetto, e pagata dalla Cavalca L. 10000. Rogito Gio. Battista Rosci, o Rossi.

Ed in proposito dello stesso argomento si aggiunge che li 3 settembre 1622 Giovanni Maria Fontana Barbieri comprò una casa contigua dai Bonasoni, a Rogito Alessandro Sassi, e che è probabile che facesse parte del prezzo delle L. 45000 concordate fra i Piatesi e i Ghelli.

I Ghelli si divisero in due rami, uno terminò in Anna di Lodovico, moglie del marchese Vincenzo Manzoli, morta li 27 novembre 1731; l'altro finì in Giuseppe d Taddeo, morto poverissimo il primo febbraio 1727, a cui sopravisse la sorella Gentile Maria maritata in Antonio Gentili battirame, la quale fu dotata dalla sua consanguinea Anna Ghelli in Manzoli.

I Fontana Barbieri, o piuttosto Barbieri eredi Fontana, mancarono in Lodovico di altro Lodovico, che lasciò una sola figlia Paola maritata nel conte Gio. Battista Savioli padovano, morta li 9 febbraio 1770.

Il senatore conte Lodovico di Gio. Andrea Savioli, celebre per le sue poesie e per i suoi Annali, nel 1772 fabbricò il portico di cinque archi nel mezzo dei quali era vi la porta. Il medesimo nel 1778 atterrò quello già fatto, lo rifece di nuovo in altezza maggiore: prolungandolo fino al vicolo Strazzacappe, e aggiungendo due archi verso la porta di Galliera. Morì il Savioli senza diretta sua discendenza, e i di lui eredi fiduciari vendettero questo stabile li 13 ottobre 1807 al come Alessandro Guiccioli di Ravenna per italiane L. 96533, 88.

Si passa la via Strazzacappe.

N. 570. Casa che passa nell'Avesella, e che dicesi esser stata dei Lana, poi di Alessandro Fava dottor in leggi, discendente da Ercole Lana figlio di Smeralda Fava, il qual Ercole assunse per questo il cognome Fava.

1569, 15 gennaio. instrumento dotale di Smeralda, figlia di Galeotto Fava, moglie di Fabio, figlio d'Agostino Lana, costituitagli in scudi 900 d'oro. Il detto Lana assunse il cognome Fava. dal quale discendono quelli d'oggidì.

In detta casa abitarono i due rami, che in due diverse epoche passarono nel palazzo dei Fava rimpetto alla Madonna di Galliera.

Li 21 aprile 1570 confinava con Alessandro del fu Paolo Zambeccari, il qual Zambeccari, oltre la casa grande N. 571, aveva una piccola casetta da questa parte, che fu poi comprata dai Fava.

N. 571. Li 7 maggio 1515 Tommaso del fu Achille Zambeccari comprò da Nicolò Rustighelli una casa sotto S. Giuseppe in Galliera, per L. 1550, Rogito Gio. Dal Pino.

Nel 1516 i Samacchini vendono al Zambeccari una casa con due botteghe in Galliera, per L. 1400, in confine dell' Avesella. Rogito Tommaso e Bartolomeo Grengoli. Altro dice che fu venduta dai Rustighelli.

Nel 1519 i Zambeccari acquistano altra casa annessa alle suddette dai Scarsella Rogito Gio. Dal Pino.

1550, 8 novembre. Tommaso e Alessandro, fratelli Zambeccari. avevano una casa con due botteghe sotto S. Giuseppe in Galliera, venduta nel 1516; altra venduta dai Rustighelli nel 1515, ed un altra venduta dai Scarselli nel 1519, pei rogiti di Giovanni Pini.

1570, 21 aprile. Compra Biagio e Matteo di Alessandro Cartari, dal capitano Alessandro di Paolo Zambeccari, una casa con stalla nella via Galliera e Avesella, escluso l'orto di là dalla stalla a tergo di detta casa verso l' Avesella, per scudi 400 d'oro in oro del conio d' Italia del peso nuovo detto di zecca. È posta sotto S. Benedetto in Galliera in faccia al cimitero di S. Giuseppe, poi delle suore della Maddalena, in confine dei Ponticelli, di una casa del venditore, di detto orto, e della via di Galliera. Rogito Tommaso Passarotti.

1598, 10 febbraio. La suddetta casa era posseduta da Tommaso Zambeccari, e si descrive per essere in Galliera in faccia al cimitero di S. Giuseppe, e confinare con Lodovico Fava, cogli eredi Ponticelli e colle strade di Galliera, dell'Avesella.

1602, 21 febbraio. Sentenza del Vicelegato a favore di Alvisio Zambeccari, per poter vendere due case in Galliera, in faccia alla Maddalena, e Sforza Bertolelli, per L. 10000. Atti di Giovanni Tacconi. Passò al dottor Ippolito Poggioli, che la rifabbricò e fece apporre nel fregio della facciata 24 lettere istoriate, che significano: Hip. Poggioli Ph. Med. Doc. Col. L. Pub. In una lapidetta dalla parte di mezzodì si legge : Hippolitus Poggioli natus 1640 obiit 1680.

Maria Maddalena, sorella ed erede del detto dott. Poggioli, la diede in dote al marito dottor Stefano Danielli. Laura dei detti coniugi Danielli, la portò in eredità a Gio. Battista Landi spedizioniere, detto dalla Fornace, per aver condotto molti anni la privativa della fabbrica dei vetri, il quale mori nel 1775. Ultimamente apparteneva all' avv. Gaudenzi.

N. 572. 1488, 28 aprile. Cattalano Cattalani, successore Muzzarelli, vendette a Gio. Battista di Guidandrea Ponticelli due case contigue poste sotto S. Giuseppe in Galliera, per L. 553, 17 d' argento. Rogito Astorre Canaldi. Passavano nell' Avicella, nella qual strada fin dal 24 settembre 1466 il detto Ponticelli aveva comprato una casa per L. 240 da Felicini.

Ginevra di Alessandro Ponticelli fu l'ultima di sua famiglia, erede di Costanzo suo fratello, di Andrea suo avo, e di Francesca Aristoteli sua avola paterna. Sposò il senatore Bori di Andrea Ghisellardi, come si rileva dall' instrumento dotale delli 3 settembre 1592. Rogito Gio. Battista Cevenini. I Ghisellardi ebbero quindi l'eredità, ed assunsero il cognome Ponticelli.

Del 1694 questa casa era del dottor Carlo Landi Ferri detto di S. Felice.

N. 573. Casa piccola dei Ponticelli fabbricata con portico e facciata uniforme al precedente N. 572. Si trova che del 1694 era dei successori di Stefano Ghisellini, (forse Ghisellardi).

N. 574. Stabile che si dice abbia appartenuto a una famiglia Giacomelli, della quale si ha memoria nel 1207, e venduto ai Sarti, detti di Galliera, nel 1569. Emilio, ultimo dei Sarti, era morto li 13 settembre 1630, trovandosi che in detto giorno Semidea Sarti segnò l' inventario dell' eredità di Emilio a lei pervenuta. Li 30 aprile 1632 Semidea ottenne dal Senato la facoltà di vendere questo stabile per L. 10000 ad Antonio e fratelli Bonfiori, alias Bonfioli, contratto che fu concluso li 17 maggio susseguente, a rogito Agostino Ambrosi, nel quale è detto che confina cogli eredi di Agostino Dondoli, con Francesco di S. Venanzio, poi le donne del soccorso di S. Paolo, colla via di Galliera e dell' Avesella, e cogli eredi di Agostino, e fratelli Ponticelli.

1694, 2 gennaio. Vendite della Pia Opera del soccorso delle donne di S. Paolo, a Silvestro e nipoti Bonfioli, di una casa sotto S. Benedetto in Galliera. Confina a levante la detta via, a ponente in parte la casa del compratore nell'Avicella e in parte quella del dottor Landi, a mezzodì il compratore, e a settentrione gli eredi di Stefano Ghiselini (Ghisellardi).

1699, 1 aprile. Il dottor Silvio Bonfioli comprò da monsignor Gioseffo Musotti tre case nell' Avicella, di piedi 106, 9 di fronte. Rogito Francesco Galli. Confinano a levante in parte col compratore, e in parte col dottor Landi, a mezzodì col compratore, a ponente coll' Avicella, e a settentrione con Silvestro Poggioli.

L' ultimo Bonfiori fu Bartolomeo di Domenico, morto li 22 gennaio 1723, mentre viveva Anna Maria Brunetti di lui madre, la quale morì poi nel 1727, ed ambidue testarono a favore di Flaminio Maria Melchiore di Agostino di Gio. Battista Solimei, marito di Orintia del dottor Domenico Bonfiori suddetto.

Si estinsero i Solimei nel suddetto Flaminio, morto li 17 febbraio 1758. Questa casa, che fu fabbricata ed ampliata dall' ultimo proprietario, passò in eredità ai Dolfi. Morto il canonico Floriano Dolfi li 22 marzo 1769, passò alla di lui nipote la marchesa Maria Dolfi Ratta, che la vendette nello stesso anno al cantante Giuseppe Manfredini per L. 17600, il quale la restaurò. Questi nel 1773 la cedette, per L. 22500, ai fratelli conti Merendoni, che la rifabbricarono quasi interamente, e compirono la nuova facciata nel dicembre del 1775. Il conte Carlo Teodoro di Gaetano Merendoni la vendette al negoziante Insom.

N. 575. Casa che anche del 1526 apparteneva ai Tassi.

1545, 2 luglio. Catterina del fu Vincenzo Tassi, moglie di Antonio Galeazzo del fu Antonio Caravaggi, qual erede di Annibale suo fratello, vendette questa casa per scudi 750 d' oro al dottor Tommaso del fu Bernardo, o Gerardo Dondoli. Rogito Giovanni Battista Castellani. Confina Gio. Galeazzo Gessi di sopra, Annibale dalla Nave di sotto, e la via dell'Avicella di dietro.

In questo stabile vi è compresa la casa di Ambrogio d' altro Ambrogio Alberini, vendutagli da Alessandra dalla Nave, alias Ferri, moglie del dottor Felice Castelli, e da Ottavio, Fabio, e Annibale di lei figli, li 13 ottobre 1600, per L. 5000. Rogito Achille Canonici. Si dice posta in Galliera sotto S. Benedetto, e confinare l' Avesella, i Dondoli, e i Sarti.

Questa vendita forse fu fatta col patto di francare, perchè li 19 febbraio 1625 Agostino del fu fabio Dondoli la comprò da Gio. Battista del fu Ambrogio Alberini, per L. 5697. Rogito Bernardino Andrioli. Confina il compratore, l' Avicella, ed Emilio Sarti.

Terminarono i Dondoli nel conte Sigismondo del fu Agostino, nato sordo muto, che testò li 20 giugno 1667, e morì in questa casa nel 1693, instituendo eredi le di lui sorelle Alessandra moglie di Girolamo Rossi, e Ginevra vedova di Guicciardo dal Medico, alle quali sostituisce Gio. Battista, Giuseppe e Gio. Francesco fratelli, e figli di Girolamo Rossi, di lui nipoti, in eguali porzioni. Rogito Gio. Battista Cavazza, e Carlo Vanotti.

Gio. Francesco Rossi Poggi restò il solo erede Dondoli, e fu l'ultimo di sua famiglia, i di cui eredi fiduciari, li 19 gennaio 1737, la vendettero a Lucantonio del fu Domenico Mazza di S. Vincenzo, qualificandola nell' instrumento, a rogito Agostino Ignazio Pedretti, per casa grande in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, e una casa annessa sotto S. Benedetto, e più altra casa con stalla nell' Aviceila. Fu acquistata dai Merendoni, e ultimamente apparteneva a Insom.

N.576 1491, 13 giugno. Casa venduta da Cristoforo strazzarolo, per L. 450, a Pietrantonio Bombasari. Aveva due corti con orto, ed era prima divisa in due, posta sotto Santa Maria Maggiore in Galliera. Rogito Giacomo Boccaferri.

1526, 14 febbraio. Tommaso Savi compra da Giacoma e da Orsina, eredi proprietarie, e da Dorotea e Catterina, eredi usufruttuarie del fu Gio. Battista Bombasari, una casa con orto, ed altra casa di dietro, poste sotto Santa Maria Maggiore, in Galliera, per L. 4300 da pagarsi a Camillo Rigosa come padre di Astorre e di Alessandro futuri sposi di detta Giacoma e Orsolina sorelle, e figlie del fu Girolamo Bombasari, in conto di loro doti. Confinano di dietro l'Avesella, gli eredi di Vincenzo Tassi di sotto, e Lodovico di Galeotto Fava di sopra. Rogito Tordino Morandi.

1542, 10 giugno. Compra Gio. Galeazzo Gessi da Taddea Gessi, moglie del conte Gualterotto Bianchi, due camere, una sala ed altra camera attigua di una casa in Galliera, che confina l' Avesella, gli eredi di Bartolomeo Arrighi, e Bartolomeo Tassi, per L. 600, con patto di francare. Rogito Cesare Gherardi.

N. 576. 1572, 3 ottobre. Casa del dottor Pier Francesco, e di Gio. Paolo fratelli, e figli del fu Gio. Galeazzo Gessi, posta in Galliera sotto Santa Maria Maggiore. Confina di dietro coll' Avesella, con Baldassarre, e Alessandro Righi (pare a ponente), e con Fabio Dondolo. Rogito Annibale Cavalli.

Nell' inventario legale dell' eredità di Filippo del fu dottor Antonio Gessi, morto li 7 gennaio 1633, fatto li 8 aprile 1633, diresi che confina col conte Alessandro Tanara, cogli eredi Dondoli, e coll' Avesella.

Li 15 luglio 1707 il perito Cesare Calcina giudicò che i risarcimenti necessari per questa casa, in confine dei Tanara e di Gio. Francesco Rossi, avrebbero importato L. 7196, 12, 4. La detta casa fu abitata dal Cardinal Berlingero di Giulio Gessi, morto li 6 aprile 1639, e dal senator Camillo Gessi morto demente li 2 febbraio 1730.

1719, 18 gennaio. Obbligazione di Margarita Bontiner (orig. Bontiger ? Breventani), moglie di Simone Cagnoli, di comprare da Pietro Francesco Gessi la casa in Galliera, per L. 4500. Confina i Dondoli, e poi Rossi Poggi.

1720, 18 marzo. Permuta di Margarita Dorotea Bontiner Cagnoli con Pietro Francesco Gessi tutore di Rinaldo Girolamo Gessi di lui nipote, per la quale la Cagnoli riceve una casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, in confine dei Tanara, per L. 4500. Il Priore Giuseppe di Simone Cagnoli la risarcì notabilmente, e dopo la morte di Gio. Achille, ultimo dei Cagnoli, seguita nel 1763, passò al di lui pronipote Alfonso Verardini, che la vendette a Francesco Mignani. Ultimamente era degli eredi del fu avvocato Varrini.

N. 577. Palazzo Tanara (2). Dalla parte di settentrione vi era una casa, che del 1526 apparteneva a Lodovico di Galeotto Fava, valutata L. 4300. Nel 1542 era dei Righi, o Arrighi Freddi, che la possedevano anche del 1572, indi si trova che li 2 giugno 1612 Mario e Pompilio Orsi locano ad Alessandro Tanara una casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, per L. 550 il primo anno, e L. 600 i consecutivi, la qual casa confinava la via da tre lati, e la stalla di dietro era separata dalla strada. Rogito Dionisio Miserotti.

Questo palazzo fu fabbricato da Alessandro Tanara, che ebbe la tesoreria da Paolo V, e mori li 12 luglio 1639 d' anni 91.

1632, 27 febbraio. Si concede licenza al conte Alessandro Tanara di occupare nell' angolo dell' Avesella parte di suolo pubblico per por termine alla sua casa, e per mettere in linea retta questo fianco dilatando la piazzola di S. Bartolomeo di Reno.

La facciata fu finita nel 1671. Cristina di Svezia vi pernotò li 28 novembre 1685 essendo Gonfaloniere Gio. Nicolò Tanara.

Si passa la piazzetta del Serraglio di Galliera nella quale hanno principio la via dietro Reno, e quella dell' Avesella.

N. 580. Case dei Stuppa, famiglia di notari originaria da Castagnolo.

1332, 13 aprile. Bertolina del fu Lorenzo, moglie di Guidobello, compra da Baroncino del fu Giovanni Baroni la metà di una casa per indiviso cogli eredi di Darnesio Stuppa, posta in borgo Galliera, sopra il Serraglio, in capella Santa Maria Maggiore, per L. 15. Rogito Tommaso dal Gesso.

1345, 20 settembre. Ratifica di Biagio Medici a Plevale Stuppa della vendita di una casa grande con altra piccola annessa, poste sotto Santa Maria Maggiore. Rogito Nicolò Argelata.

1381, 12 giugno. Fra i beni urbani lasciati da Plevale Stuppa, a rogito Prendiparte da Castagnolo, si riscontrano i seguenti:

1° Casa grande sotto Santa Maria Maggiore. Confina la strada da due lati, gli eredi di Travaglino Stuppa, e l' infrascritta casa.

2° Casa sotto la detta parrocchia. Confina la predetta, il canale di Reno, e l'infrascritto casamento.

3° Un casamento, o guasto, sotto la predetta parrocchia, presso il detto canale. Confina Nicolò tagliapietre.

4° Casetta affittata a una trecola, sotto Santa Maria Maggiore, presso il canale di Reno, presso la via predetta, e presso gli eredi di Bartolomeo Ringhieri da due lati.

5° Casa condotta da un maestro di grammatica, posta sotto Santa Maria Maggiore, presso i suddetti eredi Ringhiera da due lati, la via pubblica, e la seguente casa.

6° Casa condotta da Nascimbene, in detta parrocchia, presso la via pubblica, presso il muro vecchio della città, sopra del quale è posta (pare che dica Virgo Maria) presso certa casa dei canonici di Santa Maria Maggiore, e presso la via pubblica.

Si racconta che nel 1497 Bartolomeo di Gio. Felicini cominciò la fabbrica di questo palazzo, che fu finito da Giovanni suo figlio morto in Padova d' anni 40 nel 1528 senza successione legittima.

Li 13 settembre 1537 fu comprato dal cav. Gio. Paolo Pucci per L. 22000. Rogito Ercole Borgognini, Francesco Parolini, e Luca Belvisi.

L' Oretti dice che era costato ai Felicini più di L. 70000.

Li 6 marzo 1561, a rogito Annibale Cavalli e Alberto Budrioli, nel quale il Pucci vien qualificato per nobile di Bologna e della parrocchia di Santa Maria Maggiore, lo vendette a Giulio Cesare, e a Marcantonio del fu Roberto Fibbia. Si descrive per palazzo con terreno presso il cimitero di Santa Maria Maggiore all' opposto delle stalle, trovarsi in Galliera, in confine di detta strada davanti, di certa via pubblica a mezzodì, e quella mediante la chiesa suddetta, del canale di Reno a settentrione, e di certo viazzolo comune con Antonio Galeazzo Malvatici di dietro a ponente.

Roberto di Marcantonio avendo comprato varie case dietro il predetto canale, ottenne li 26 febbraio 1612 di poter coprire il canale presso la sua casa, e di costruirvi Thermes, et Tonstrinam (vulgo stufa) e più una barbireria.

I Fibbia abitavano nel 1287 in Saragozza sotto la parrocchia delle Muratelle. Terminati i Fibbia in Giulio Cesare, morto li 7 ottobre 1746, passò l' eredità, e con essa questo palazzo, ad Antonio d' Achille Fabri qual marito di Camilla del senator Alessandro Fibbia, che venne qui ad abitare nel 1732.

Si attribuisce ad un Fibbia l'invenzione del giuoco del tarocco Bolognese, ed è certo che nello scudo di una regina vi si vedeva negli antichi giuochi, o mazzi di carte Io stemma dei Fibbia. Aggiungesi che fra i ritratti della famiglia vi sia quello dell'autore di questo giuoco, forse il più ricco da società.

L' inesto Stancari-Fabbri-Fibbia ebbe il senatorato, ma col cognome Fibbia. Si fecero chiamare Principi del Medico, che non era altrimenti un Principato, come si è creduto dal volgo, ma lo avevano assunto perchè una della famiglia Principi dal Medico si era maritata con uno Stancari Fabbri, l'ultimo dei quali fu Camillo morto li 17 maggio 1820, la cui sorella Carlotta, maritata nel conte Giuseppe di Luca Pallavicini, fu erede del patrimonio Stancari, Fabbri, Fibbia, e Principi del Medico (3).

La porta del secondo recinto, che era fra il palazzo Fibbia e la spezieria del Sole, fu atterrata nel 1256. Ora appartiene ad un Pallavicini di una ricchezza proverbiale, siccome di proverbiali costumi.

Si passa il Voltone dei Fibbia che termina alla via Larga di Santa Maria Maggiore.

N. 581. Queste case si pretende che fossero quelle della famiglia Preti, che diede il nome di trebbo dei Preti allo stradello che le separa dalla chiesa di Santa Maria Maggiore. (Vedi via. o trebbo dei Preti).

I Preti si dissero ancora Fucci Preti, ed erano oriundi di Castel S. Pietro. Un Guglielmo dottor in leggi era lettor pubblico nel 1259. Del 1373 alcuni dicevansi dei Presbiteri, ed altri nel 1378 furon detti talvolta dei Previdi, o del Prevede.

Si passa la via dei Preti.

N. 583. Chiesa di Santa Maria Maggiore. Giovanni, Vescovo LV di Bologna, fabbricò questa chiesa, consacrata poi dal suo successore Gerardo Gisla nel 1187, o 1188. Qui stavano monache Benedettine, che furono soppresse da Ottaviano Ubaldini amministratore del Vescovato di Bologna nel 1243, e coi loro beni formò tante prebende per i canonici di questa collegiata da lui instituita. L' atto di questa erezione si vedeva nell'archivio del capitolo, ma dopo che venne in pensiero ai canonici di farsi credere d' una fondazione più antica, lo resero invisibile a chiunque. Innocenzo IV con sua Bolla approvò questa collegiata nel 1244, ed allora cominciò il Capitolo a nominare un Priore. Le costituzioni fatte nel 1310 da Uberto Piacentino Vescovo di Bologna sono conservate originali nell' archivio, a rogito di Prudentino di Mino del fu maestro Bruno da Imola, delli 11 febbraio 1318, nelle quali vien fissato il numero di sei canonici compreso il Priore, due capellani curati, e due chierici. Queste costituzioni furono riformate da D. Simone Hencia, Vicario generale del Vescovo Bartolomeo, li 19 maggio 1403. Rogito Rolando Castellani.

Nel 1491 Ascanio Bentivogli era canonico e priore di Santa Maria Maggiore, ed il celebre Baldassarre Cossa Napoletano fu ascritto a questo Capitolo nel 1385, a cui rinunziò quando fu fatto Papa col nome di Giovanni XXIII li 6 ottobre 1412, cedendo il canonicato a D. Nicolò Vitaliano de' Vitignani, come da rogito di Lorenzo Cattani notaro della Curia Vescovile.

Nel 1460 il Priore D. Gio. Battista Gherardi, morto li 22 agosto 1478, allungò la chiesa di piedi 26, vi aggiunse le capelle laterali, ed il portico davanti. Nel 1665 il senator Marcantonio Ranuzzi fece a proprie spese la volta della nave di mezzo.

Negli ultimi tempi la collegiata era composta del Priore, di un Prevosto, di dodici Canonici, del Decano, dell' Arciprete, di sei Mansionari, e di due Capellani Curati eletti dal Capitolo, di quattro Capellani coristi, del Sagrista e sotto Sagrista. Al Priore incombeva la cura della parrocchia.

Li 10 novembre 1796 promosse il Capitolo il suo traslocamento a S. Bartolomeo di Porta Ravegnana, che gli venne accordato con decreto delli 8 ottobre 1797, eseguito il susseguente giorno 9 dello stesso mese con sommo dispiacere dei parrocchiani, come ne fa prova l' inscrizione apposta nella sagristia.

Questi canonici furono soppressi li 6 giugno 1798, e non più ristabiliti. Vestivano rocchette e muzzetta pavonazza per concessione di Benedetto XIII delli 28 novembre 1726, che le indossarono per la prima volta la domenica primo gennaio 1727.

La cura d' anime, che fu unita a quella di S. Benedetto, fu ripristinata nel 1816.

Nel 1288 fu eretta in Santa Maria Maggiore la compagnia militare detta della Branca.

Sotto questa parrocchia, a rogito di Giovanni di Tommasino Crocenualdi delli 14 novembre 1299, e altro rogito delli 14 febbraio 1381, vien ricordata certa via di Alidosio, nella quale eravi la casa di Benvenuta di Bonafede Curioni, e del 1580 la strada detta il Pozzo di S. Giorgio.

Si passa l'altro vicolo detto dei Preti.

N. 584. Palazzo Aldrovandi (4).

1463, 25 gennaio. Nicolò del fu Pietro Aldrovandi compra dai Canonici di Santa Maria Maggiore un terreno e gli edifìzi contigui a detta chiesa nel luogo dov' è ora la cantonata settentrionale di detto palazzo, per L. 450 d' argento, con la cessione fatta dai detti Canonici all' Aldrovandi delle ragioni contro Benedetto Bonfigli conduttore enfiteutico decaduto per L. 100 d' affitti non pagati ; e transazione fra detto Nicolò, e Benedetto Bonfigli e Lippa Usberti Iugali, colla quale questi ultimi vendono certe case ed edifizi sopra il terreno del Capitolo di Santa Maria Maggiore, cioè l'utile dominio, per L. 930. Rogito Gio. Toschetti.

1504, 2 maggio. Nella divisione fra Gio. Battista e Sebastiano del fu Nicolò Aldrovandi, si cita una casa antica sotto Santa Maria Maggiore in Galliera, e una casa nuova con altra casetta ad uso di stalla incorporata nella suddetta casa antica. la qual casa nuova confinava cogli eredi di Achille de Tuatis, e di dietro coi Scarduini. Rogito Cesare Nappi. Sembra che la casa degli Scardui sia quella in via Larga di San Giorgio, poi abitata dal Conte Pietro Aldrovandi.

N. 790. 1508, 1 dicembre. Giovanni Aldrovandi aveva casa con forno sotto Santa Maria Maggiore, nella via degli Achilli, o Achillini, che confinava cogli eredi di Bonello tintore, con Giulio Fantuzzi, e due vie pubbliche. Rogito Giacomo Castellani, e Angelo Michele Spontoni.

1522, 23 dicembre. Casa grande con stalla in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, presso altra via che va a S. Giorgio in Pozzale, presso Giovanni del fu Francesco, (forse Giovanni Francesco del fu Nicolò Aldrovandi), presso gli eredi del fu Lodovico Scardui. Questa casa passò ai Piatesi in causa di Dianora Toati, o dalle Tuate, moglie di Aldrovandino Piatesi, i quali la vendettero li 5 aprile 1522, per L. 2600, a Filippo di Sebastiano Aldrovandi. Rogito Girolamo Castellani.

1529, 29 aprile. Il palazzo Aldrovandi, sotto Santa Maria Maggiore in Galliera. confinava a settentrione con beni di Santa Maria Maggiore, a occidente con gli Scarduini, e a mezzodì con Lodovico Galderini.

1632. 5 novembre. Facoltà a D. Giuliano Ferri. Priore di Santa Maria Maggiore, di vendere una casa agli eredi del conte Filippo Maria Aldrovandi, per L. 12877, 11, 10, per gli atti di Piriteo Beliossi.

1633, 30 aprile. Compra il senator Filippo di Pompeo Aldrovandi, dal dottor Giuliano Ferri, Priore di Santa Maria Maggiore, un edifizio con casa e stalla sotto Santa Maria Maggiore. Confina il compratore da più lati, un cortile, e un casamento abitato da un capellano di detta chiesa, per L. 12877, 11, 10. Rogito Orazio Montecalvi. In questa compra vi fu specialmente compreso l'orto dell' antico monastero di monache soppresse. 1657. Il palazzo Aldrovandi aveva portico verso Santa Maria Maggiore, ed altro in Galliera, in volto, ma basso.

1671, 18 febbraio. Compra il senator Ercole Aldrovandi, dai Canonici di Santa Maria Maggiore, due stanze, una cucina, e pertiche 13 1/2 di un giardino contornato dai beni del compratore, per L. 1200. Rogito Francesco dal Sole.

1672, 9 luglio. Casa grande, e casetta del dottor Francesco Barbadori, sotto Santa Maria Maggiore, in via Schiavonia. Confina a levante i Canobbi, a ponente Paolo Grenisi, a mezzodì in parte i detti Canobbi, e cioè la casa gia detta Portazza che fu dei Torfanini, poi delle suore della Concezione, e a settentrione la strada detta Schiavonia.

1682, 18 febbraio. Compra D. Francesco di Valerio Fabri, curato della Baroncella, da Laura del fu dott. Francesco Barbadori, vedova del cav. Giulio Bottrigari, una casa grande con stalla, e una casetta contigua sotto Santa Maria Maggiore in Schiavonia, per L. 11000. Confina detta strada, gli eredi di Giuseppe Carlo Canobbi, i beni di Paolo Cremisi, un vicolo vicinale, e gli eredi di Pirro Ghisilieri. Rogito Lucantonio Tiraferri.

1690, 23 ottobre. Compra il capitano Antonio Farnetti, da Giulio Telarini, parte di casa sotto Santa Maria Maggiore, nella strada detta dei Corighi. per L. 650. Confina gli Aldrovandi, e Paolo Tatuffini. Rogito Girolamo Peppi.

1693, 12 gennaio. Compra Giulio del fu Michele Galizia, dal capitano Valerio del fu Gio. Battista Fabri, erede del fu D. Francesco Fabri. una casa grande e una casetta contigua sotto Santa Maria Maggiore, in Schiavonia, per L. 9000. Rogito Gio. Battista Zuccoli.

1697, 11 marzo. Compra il conte Filippo di Ercole Aldrovandi, da Giuseppe Antonio di Gio. Battista Volta, parte di una casa nella via dei Corighi, o Coregari, sotto Santa Maria Maggiore, per L. 1050. Confina il compratore a mezzodì. Paolo e Antonio Taruffi a sera. Rogito Scipione Uccelli.

1697, 21 novembre. Compra il suddetto da Isabella Minelli in Antonio Farnè, successore di Giuseppe Maria Telarini, una casa in via Coregari. Confina il compratore. Paolo Antonio Tarulli, e la canonica di Santa Maria Maggiore. Rogito Uccelli.

1722, 22 gennaio. Compra monsignor Pompeo Aldrovandi, dalle suore della Concezione, una casa e una casetta nella via del Corigo, sotto Santa Maria Maggiore, per L. 9380. Rogito Girolamo Monari. Confina con Marcantonio Tanara arciprete di San Martino nell' Imolese, i Baldi, Giulia Galizia, il marchese Angelelli, e l' infrascritta casa più piccola condotta in affitto dal dottor Lorenzo Gargiaria per annue L. 200. La casetta è in detta strada, e confina la predetta, il marchese Angelelli da due parti, e i beni Galizia, poi Aldrovandi, e la strada.

1722, 12 giugno. Il suddetto compra la casa di Nerio Angelelli nella via del Corigo, per L. 2302, 5. Confina da tre lati il compratore. Rogito Girolamo Monari.

1722, 29 dicembre. Il medesimo compra da Giulio del fu Michele Galizia la casa grande e una casetta sotto Santa Maria Maggiore, nella via dei Corighi, per L. 11000.

Confina i vecchi di S. Giuseppe, le suore della Concezione di dietro, e i beni di Giovanni Battista Predieri. Rogito Pellegrino Gaetano Pellizzoni. La suddetta casa dei Barbadori, poi Galizia, confinava nel 1672 gli eredi Pirro Ghisilieri e Paolo Gremisi, nel 1722 i vecchi di S. Giuseppe, per cui pare che questi fossero successori Gremisi.

1723, 12 maggio. Il suddetto compra dai Tanara una casa sotto Santa Maria Maggiore in via Belfiore, per L. 3150. Confina le suore della Concezione, poi il compratore, e il successore dei Certani. Rogito Pellizzoni.

1723, 29 maggio. Compra il medesimo da Agostino Baldi del fu Gio. Antonio (Benefiziato) una casa sotto Santa Maria Maggiore in via del Corigo, per scudi 1230. Confina i Griffoni, poi il compratore, la detta strada, un vicolo ora chiuso, e questo mediante i Prediera, e la casa già Galizia. Rogito Andrea Gabrielli.

1723, 29 agosto. Permesso del Senato di unire al palazzo Aldrovandi il vicolo detto il Corgo, per L. 120.

Il Cardinal Pompeo Aldrovandi intraprese la fabbrica di questo palazzo nel 1725 cominciando dalla scala, dalle loggie, e dal pian terreno colla direzione dell'architetto Angelini. Il primo giugno 1741 fu occupato il portico sulla strada di Galliera, ed abbassato il piano della strada stessa. La facciata e le due gallerie furon cominciate nel 1744, e terminate nel 1752 con disegni del Torreggiani. Il suddetto Cardinale ebbe il progetto di acquistare le case di prospetto al palazzo, e di atterrarle per formare una piazzetta, ma questo divisamento malauguratamente non ebbe luogo.

N. 585. Casa di quei Delle, o Dalle Tuate, passata ad Aldrovandino Piatesi in causa di Dianora Toati di lui moglie, e dai Piatesi venduta li 5 aprile 1522, per lire 2600, a Filippo di Sebastiano Aldrovandi. Rogito Girolamo Castellani. Sembra che del 1529 fosse dei Calderini. Li 28 giugno 1621 era di Lodovico Mastri, mentre in tal giorno gli fu concesso di rinnovare il portico della sua casa in Galliera verso S. Giorgio, levando le colonne di legno, e sostituendogliene di pietra. Fu rifabbricata da Giovanni Mastri, morto li 20 ottobre 1675, padre di Francesco segretario di Reggimento nel quale si estinse la famiglia li 9 marzo 1728. I creditori di Gio. Mastri la vendettero per L. 34000 al dottor Giacomo Filippo e fratelli Zagoni nel luglio del 1657. Rogito Girolamo Scardui, e Scipione Uccelli.

È rimarchevole il capitello del pillastro d' angolo del portico sulla via Galliera e via Larga di S. Giorgio, nel quale è scolpita l'effigie di Giovanni II Bentivogli, con attorno la leggenda : — DIV. IO. B. II. P.P. — In altro capitello di colonna in faccia la porta vi è lo stemma di quei Dalle Tuate, e cioè una sbarra con sopra l'aquila, e di sotto la luna. Il primo capitello deve aver appartenuto ad una colonna del già magnifico palazzo Bentivogli in Strada S. Donato.

Si passa la via Larga di S. Giorgio.

N. 586. Sull' angolo della via di S. Giorgio vi era la casa di Filippo Formaglini, da esso venduta a Galeazzo Accarisi in prezzo di L. 1380.

Li 7 maggio 1517 fu concesso a ser Galeazzo Accarisi di edificare la casa che comprò da Filippo Formaglini, dandogli suolo per il portico onorifico che vuol fare ad ornamento della città.

1526, 8 marzo. Baldo Baldi, Ermesse, Costanzo e Sforza Accarisi vendono a Don Bartolomeo Torfanini una casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, per L. 4500. Rogito Antonio Ruffini e Ippolito Fronti. Confinava colla casa di Fuccio Oretti a mezzodì. Li 3 novembre 1612 questa casa fu affittata per tre anni, da D. Paris di Filippo Boschi, mandatario di Giovanni di Gabrielle Torfanini, a Domenico e Gio. Battista, padre e figlio Roffeni, per L. 360 e due torcie di oncie 4 all'anno, concedendo al conduttore la facoltà di aprire una porta sulla via di S. Giorgio, col patto di chiuderla a fine di locazione. Rogito Pellegrino di Bartolomeo Aretusi, nel quale si dice essere una casa vicina al palazzo Torfanini in Galliera. Non si sa come questa casa apparte nesse nel 1715 al Conservatorio di Santa Croce, e da chi fosse acquistata per unirla a questo palazzo; certo è che fino alla predetta data fu casa separata.

Li 5 maggio 1542 Camillo di Carlo Oretti, e Catterina di Saulo Guidotti, vendettero a D. Bartolomeo Torfanini una casa ruinosa con due corti, posta sotto Santa Maria Maggiore, presso la via di Galliera, presso il compratore a settentrione, presso la seguente casa a mezzodì, presso detto compratore a occidente rispetto alla stalla o casetta adiacente, dalla quale si aveva sortita nella strada che va a S. Giorgio. Idem una casetta ruinosa, in confine della suddetta casa a settentrione, presso Galliera a. oriente, presso i beni della chiesa di S. Tommaso del Mercato, e per essa Giovanni de' Gherardi di lei Rettore, e a mezzodì con Costanzo Ranuzzi mediante Androna. Per L. 5000. Rogito Bartolomeo Algardi e Alberto Budrioli.

Il detto D. Bartolomeo Torfanini ottenne li 28 aprile 1544 oncie 22 di suolo pubblico in Galliera, e li 29 maggio altre oncie 3, lo che indica la fabbrica fatta per far la facciata uniforme della casa già Oretti a quella che fu degli Accarisi. Nella divisione seguita li 25 settembre 1642, a rogito Domenico Albani, fra Giacoma del fu Giuseppe Ticinali Canobbi, vedova di Gabriello Torfanini, e i Presidenti del Monte di Pietà, si ricordano i seguenti stabili Torfanini in Galliera:

1° Casa nel cantone di Galliera, e della via di S. Giorgio, valutata .................... L. 16800

2° Casa contigua al detto palazzo, col quale confina a settentrione ........................» 6000

3° Casa che fa cantone con Galliera, e colla via di S. Colombano (poi via Parisi). Confina a settentrione la detta casa, a levante Galliera, a mezzodì la via di S. Colombano, e a sera l' infrascritta casa

........................................................................................... » 2000

4° Casa detta il casino, o stanzone da canepa. Confina il palazzo a settentrione, la strada di S. Colombano a mezzodì, e a levante la suddetta casa

........................................................................................... » 4700

...................................................................................Totale L. 29500

Si pretende che i Torfanini, non Trofanini, sieno oriundi della Martella di Budrio, e che un Giovanni di Torfanino sia il loro autore. Esercitarono prima la macellaria, poi la merceria, indi la mercatura. Il detto Giovanni si stabilì in Bologna sul cominciare del secolo XIV. Giovanni di Gabriello fu l'ultimo della famiglia. Morì li 20 luglio 1640 con testamento fatto li 26 giugno 1627 a rogito di Domenico Albani, col quale lascia erede usufruttuaria Giacoma di Gioseffo Canobbi Ticinali di lui madre, ed eredi fiduciari i Presidenti del Monte di Pietà, i quali, prelevate dalle sue rendite lire 1000, debbono distribuire il resto a tante donzelle cittadine, dotandone ciascuna di lire 600, le quali solevano essere ventidue circa ogni anno.

La madre rinunziò all' usufrutto, e volle la legittima, come dai rogiti Albani delli 25 settembre 1642, e 14 gennaio 1646, dai quali apparisce che gli fosse assegnata la casa in angolo della via Larga di S. Giorgio. Morì la detta Giacoma li 26 gennaio 1652 con testamento del 1640 a rogito Albani, e con due codicilli del 1644 e del 1650. Lasciò erede Giuseppe Garlo Canobbi Ticinali figlio di Orazio suo fratello, e mancando senza successione sostituì le putte di Santa Croce e le suore della concezione. L' erede fu l'ultimo dei Canobbi Ticinali, che morì li 16 ottobre 1674. Nel suo testamento fatto in detto giorno, a rogito Filippo Carlo Chierici, lasciò eredi gli ospedali della Vita e della Morte, e l'Opera dei Vergognosi per conto dell' ospedale di Sant' Orsola.

Il dottor Gio. Battista Capponi, parente ed esecutore testamentario della Giacoma Canobbi Ticinali, aveva liquidato lo stato della testatrice, netto da debiti e da legati, in L, 237828, 2. Essendo la legittima del nipote L. 79282, 4, pervennero alle suore della Concezione e alle putte di Santa Croce, eredi di detta Giacoma, L. 126356, 8 in tanti stabili, fra i quali la casa Torfanini in Galliera, stimata L. 16800.

Si è detto da qualcuno che la casa di Bartolomeo Torfanini fosse fatta nel 1508 nell'angolo del Poggiale, quando invece era nell'angolo della via Larga di S. Giorgio. Altri hanno voluto che la casa degli Oretti fosse quella nel predetto angolo, quando quella degli Oretti era in confine degli Accarisi a mezzodì.

Li 7 marzo 1647 il Monte di Pietà vendette al senator Achille Volta il palazzo nobile con giardino, stalla, e teggia, sotto Santa Maria Maggiore, in confine di vie pubbliche, dei Boccaferri, dei Preti di S. Colombano detti del ben morire, e dei Canobbi, ecc. per L. 46000. Rogito Gio, Guglielmini e Paolo Ciamenghi.

1697, 3 gennaio. Achille di Vincenzo Volta vendette a Stefano Piastri il suddetto palazzo, che confina colla Strada di Galliera, con i Boccaferri, coi ministri degli infermi in S. Gregorio, coll'ospedale della Vita, e colle putte di Santa Croce, per L. 43000. Rogito Domenico Maria Boari.

I Volta, o dalla Volta, nel 1351 si chiamavano Mattaloni. Ardizzone detto Zone credesi che venisse dalla Volta del Contado e pianura Bolognese a stabilirsi in Bologna, ed ebbe Paolo fatto Gonfaloniere di giustizia nel 1385. Qualcuno pretende che derivino da un Rolandino di Monteveglio sopranominato Volta, che del 1157 venne ad offrire quel castello ai Bolognesi; altri finalmente dicono, che fu un Albicino venuto dalla Volta, non fissando però l'epoca in cui visse. Il fatto è che il primo instrumento dell' archivio Volta è delli 6 giugno 1416 a rogito di Tommasino Cimeri, nel quale si tratta di una compra fatta da Zone della Volta in Gesso.

I Volta furono eredi dei Pocapenna in causa della elezione fatta da Diamante, vedova di Zannino Pocapenna, di Camillo di Nestore della Volta erede del fu Ve spasiano di Zannino Pocapenna di lei figlio premorto. Rogito Camillo Macchiavelli e Melchiorre Zoppi delli 28 giugno 1532.

L' ultimo dei Volta fu Achille Vincenzo di Astorre Francesco, morto li 8 dicembre 1739. (Vedi Strada di Galliera N. 489).

I creditori Piastri vendettero i detti stabili ai Principi Cesare e Foresto d' Este. Dopo la loro morte diventò possessore nel 1725 Rinaldo I Duca di Modena che intraprese a risarcirlo notabilmente, e ornarlo nel 1734, ma sorpreso dalla morte nel 1737, mentre era quasi finito, lo lasciò alle due sorelle Benedetta e Amalia, che ordinarono al conte senator Francesco Caprara di continuare a presiedere la fabbrica finchè fosse del tutto terminata.

Amalia, ultima delle due sorelle, morì li 5 luglio 1778, e testò a favore di Ercole di Ercole III suo nipote, e questi li 9 marzo 1779 vendette il suddetto palazzo a Giuseppe di Gio. Battista Facci Libbi per L. 115000 compresi i mobili e la casa già Boccaferri in via Larga S. Giorgio NN. 776 e 777.

Si dissero Libbi per la morte di Clemente Libbi seguita li 29 dicembre 1753 in Cartoleria, del quale fu erede Margarita sua sorella, moglie di Gio. Battista Facci.

Dai Facci Libbi, caduti in misero stato, passò a Giuseppe Zucchini già fattore degli Aldrovandi.

N. 587. Casa che fu dei Giraldini nel 1513, poi li 23 giugno 1546 di Francesco Borgognini. Rogito Ercole dal Bono. Confina i Torfanini, Pietro Pollarolo, e gli eredi di Dionisio da Castello.

Appartenne poi ai Torfanini, indi passò ai Canobbi Ticinali per la divisione menzionata al precedente N. 586. L'ultimo dei Canobbi fu Giuseppe Carlo d' Orazio che morì li 16 ottobre 1678, di cui fu erede il conte Ferdinando Bolognini del ramo del conte Gio. Battista di Marcello, in causa di Lavinia, o Camilla di Ambrogio Canobbi, moglie di Lauro Bolognini nel 1580. Fu dei Facci Libbi, e ultimamente apparteneva a Luigi Naldi.

N. 587. Casa che li 21 aprile 1513 Bartolomea Nerozzi vendette a Pietro Ferrari per L. 680. Si dice posta sotto S. Colombano, in confine di Galliera, di altra via pubblica, e di Vincenzo Giraldini dagli altri lati. Rogito Francesco Bruscoli.

1569, 1 febbraio. Agostino Galesi compra da Giulia e da Nicolò, madre e figlia Bolognini, due terzi di una casa sotto S. Colombano in Galliera, per scudi 500 d'oro, Confina i Torfanini e i Ranuzzi. Rogito Galeazzo Bovio.

Si passa la via di Parigi.

N, 588. Casa che fa prospetto alla strada di Galliera, e che appartenne ai Castelli.

1350, 25 aprile. Branchino Cabriozzi lasciò a Cabriozzo suo figlio una casa vicino alla chiesa di S. Luca del Castello. Rogito Bartolomeo di Bertone Mantori. La confinazione si verifica in questo stabile, nè puossi attribuire alla casa passato la detta chiesa verso mezzogiorno, perchè apparteneva ai Malavolta.

1350. Cabriozzo Cabriozzi di Tisio compra da Natale del fu Domenico Lavoratore, e da Gerardo del fu Guido Fornaro. una casa sotto S. Colombano, in confine di detto Tisio. Rogito Damiano del fu Pace di Giacomo.

Li 3 aprile 1454 Giacomo da Castello ottenne dall'Ornato due piedi di suolo pubblico verso la strada di Galliera per quanto si estende il portico della casa, che ha principio sotto la parrocchia di S. Luca di Castello, nel capo opposto della via di Galliera, presso la via pubblica e il palazzo di Bartolomeo dei Chiarini, e per la quale si ascende a Porta di Castello, con questo, che essendo questa via tortuosa, la faccia retta, è larga piedi 10.

1481, 5 aprlle. Gio. Francesco del fu Giacomo Castelli fa procura in Antonio di lui fratello per vendere una casa grande sotto S. Colombano, rogito Gio. Battista da Castello e Giovanni dall' Armi, il qual mandatario la vendette ad Antonio, Cesare, Girolamo, e Giovanni Castelli, per L. 4360. Rogito Alberto Argelata.

Tommaso Castelli, che fioriva nel 1580, e che poi mori senza successione, vendette questa casa col patto di francare agli Ariosti, ai quali rimase poi in piena proprietà.

1626, 17 novembre. Libera Grassi, vedova del senator Alberto Castelli, affitta a Giovanni Locatelli e a Pietro Antonio Dozza una casa grande e nobile con stalla, posta sotto S. Pietro, in capo alla strada di Galliera. Item una casa annessa con stalla. La casa grande confina colla via di Galliera e con quella che va a Porta di Castello, colla chiesa di S. Luca di dietro, e colla casa contigua, la quale confina la strada che va a S. Colombano, la detta casa grande, e il vicolo che va alla chiesa di S. Sebastiano, (Voltone dei Gessi), per l' annuo affitto di L. 800.

Monsignor Azzo Ariosti lasciò questa casa a Filippo Maria del fu Corradino Ariosti suo pronipote, coll'obbligo di abitarla. Mancò questo ramo in Annibale morto li 26 giugno 1700, del quale furono eredi gli Ariosti di Strada Castiglione, e di questi il senator Alessandro Gozzadini, che la vendette al marchese Filippo Davia, dal quale passò al negoziante di seta Giuseppe Gualandi.

Il primo gennaio 1768 si aperì in questa casa l'uffìzio della posta delle lettere.

Alcuni storici raccontano che quivi del 1070 fosse un molino sulle acque dell'Avesa.

Si passa il vicolo di Porta di Castello.

N. 589. Casa di Alberto Conoscente. (Vedi via di Porta Castello).

N. 590. Sembra che questa casa fosse nel 1390 quella degli eredi di Bettino Cattani di Budrio, e nel 1428 di Giacomo Garganelli. Non si è trovato per qual contratto passasse ai Ghisellardi.

Bartolomeo seniore Ghisellardi ordinò nel suo testamento, che terminate le linee Ghisellardi, si erigesse nel suo palazzo sotto Santa Maria e S. Luca di Castello, e Sant' Andrea dei Piatesi, un ospedale a somiglianza di quello della Morte. Questa disposizione fu commutata da Clemente VII li 19 gennaio e 19 marzo 1523 nella fondazione di una capella dotata di quattro capellanie perpetue con messe quotidiane per l'anima del testatore, e che tutto il resto rimanesse libero agli eredi di Lodovico di Bartolomeo iuniore, morto nel 1531, il quale nominò suo erede Antonio di Lodovico Musotti, e di Isotta di Troilo Orsi, coll'obbligo di assumere il suo cognome ed armi.

Li 30 Agosto 1530 i Padri di S. Domenico concessero a Bartolomeo Ghisellardi di costruire la capella in S. Domenico in adempimento della Bolla di Clemente VII. Rogito Bartolomeo Algardi.

Li 11 agosto 1535 il lavoro fatto per la costruzione di detta capella fu giudicato ad istanza d' Antonio Ghisellardi, nato Musotti, ascendere a L. 2730. Rogito Bartolomeo Algardi.

La capella Ghisellardi in S. Domenico è la prima a sinistra dell' ingresso principale della chiesa, ora coperta dalla capella della chiesa nuova.

Un ramo Ghisellardi, detto di Vincenzo, terminò nel 1556, e ne furono eredi i Zenzifabri.

Il ramo dei Ghisellardi Musotti finì nel senatore Silvio morto li 6 marzo 1713, e la di lui eredità passò ai Tortorelli in causa di Giulia del senator Andrea Ghisellardi, moglie di Iacopo di Ridolfo Tortorelli, sposata li 14 ottobre 1630, e morta li 25 maggio 1695.

1780, 1 luglio. Compra Gio. Pellegrino Piana, da Antonio di Astorre Tortorelli, il palazzo Ghisellardi sotto S. Pietro, per L. 32000, scrittura privata. L' instrumento fu poi stipulato li 13 maggio 1785. Rogito Francesco Maria Triboli, e dott. Luigi Piana.

1810, 23 novembre. Compra all' asta di Alessandro di Antonio Tortorelli, dai creditori dello stato del dottor Luigi Piana, di due case, NN. 589 e 590, in Galliera, sotto S. Pietro, ed altra piccola casa e scuderia nel vicolo di Porta di Castello, NN. 662, e 663, per L. 42344, 5, 2 di Bologna. Rogito Angelo Maria Felicori.

1810, 29 novembre. I suddetti stabili furono venduti al cav. Nicolò Fava per L, 41000 d' Italia. Rogito Zenobio Egidio Teodori.

N. 591. Palazzo Fava (5), stabile probabilmente diviso da quello dei Ghisellardi da un vicolo che gli storici dicono terminasse in faccia alla Madonna di Galliera, e che era la continuazione del vicolo di dietro al Seminario, ora strada chiusa.

1516, 7 agosto. Abbruciarono le stalle dei Bucchi dirimpetto alla Madonna di Galliera, e si appicò pure il fuoco in casa di Bernardo Fasanini.

1546, 9 dicembre. Francesca Fasanini e Vincenzo Castellani Iugali vendono a Filippo di Guglielmo di Urbano Fava due case vicine nella strada di Galliera , sotto Sant'Andrea dei Piatesi, per L. 9100. Rogito Gio. Battista Castellani. Confinano la via pubblica a settentrione, Antonio Bucchi a mattina, e gli eredi di Lodovico Ghisellardi a sera.

Filippo di Antonio Fava fabbricò la facciata nel 1584, e fece dipingere la sala dai Caracci. Il suo ramo si estinse in Antonio Francesco di altro Francesco, dopo di che questo palazzo fu comprato da Alessandro di Ercole, che abitava rimpetto alle suore della Maddalena in Galliera, e vi trasportò la sua famiglia. I discendenti del suddetto Alessandro terminarono in Carlo del conte Pietro Ercole, morto li 21 aprile 1790, a cui successe il conte Nicolò di Alessandro Fava detto dalla Maddalena.

Nell' aprile e maggio del 1773, scavando per fare i fondamenti della prospettiva di questo palazzo, si rinvennero i ruderi di un magnifico edifìzio, embrici con lettere romane, pietre grandi e piccole di terra cotta quadrate e di varie .forme e colori per pavimento, frammenti di cornici di marmo, di statue, di mosaici di fini marmi, una moneta imperiale, una lucerna, ecc. , e finalmente alla profondità di tre piedi una bella strada di marmo grigio, con declività ad occidente, che traversava il cortile, e si dirigeva al contiguo cortile Ghisellardi, poi Tortorelli. Anche questi avanzi ricordano l'antica città distrutta, di cui si è tenuto parola nel discorso preliminare.

Per il proseguimento di questa strada fino alla piazza del Nettuno. Vedi : Piazza di S. Pietro.

Strada di Galliera a sinistra cominciando dalla porta e progredendo fino alla piazza di S. Pietro.

Tutto il terreno colle sovrapposte case, cominciando dalla porta della città fino al portico detto dei Padri Minimi di S. Benedetto, era enfiteutico dei Padri di S. Domenico, e lo conduceva in affitto la famiglia degli Arrighi quando li 7 marzo 1581 fu venduto a Gregorio XIII per scudi 1000 d' oro, e 50 di Caposoldo. I miglioramenti furon donati dal Papa alla nazione tedesca per fabbricarvi un collegio, come da rogito Belvisi. Sisto V prese possesso di questi beni e li donò al collegio Montalto. Morto il Papa, i Domenicani, fecero lite al collegio, ed ottennero in compenso tornature 8 di terreno a Casaralta, e L. 400 in contanti.

Il diretto dominio dei Domenicani rimontava al secolo XV, trovandosi che li 3 gennaio 1484 morì di peste Andrea di Domenico Goso enfiteuta della prima casa in Galliera sull' angolo della mura, e con lui morirono nello stesso mese i tre suoi figli. Dorotea, di lui moglie, vedendo estinta la linea, prese un fanciullo dall'ospedale, che esso pure mori nel mese di marzo. La buona donna, per godere la casa, ne prese un secondo, ma i Domenicani la chiamarono a dar giuramento davanti al Vescovo, e confessò il vero, poi glielo fecero rettificare davanti Galeazzo Marescotti Gonfaloniere di Giustizia.

Nel 1715 i Domenicani vi conservavano una presidenza, la cui fronte alla strada era di piedi 96, 2, e la Camera Apostolica, a cui successero i Lambertini. piedi 139.

L' Oretti dice che l' orto Torfanino, contro quello dei Poeti alla porta di Galliera, era abitato dal famoso pittore Francesco Albani, ma non se ne hanno ulteriori dati.

Li 11 agosto 1511 furono donate ad Achille dal Calice alcune case rovinate in strada Galliera verso le mura della città dov'era la fortezza.

N. 530. Stabili uniformi fino al sagrato di S. Benedetto, cominciati nel 1660 ed appartenenti ai già Padri Minimi di S. Francesco di Paola.

1607, 9 settembre. Il Senato diede facoltà ai Padri di S. Benedetto di occupar suolo per far il portico presso il loro convento, lungo piedi 179 e oncie 6, e largo piedi 8 e oncie 10.

N. 526. Chiesa di S. Benedetto, anticamente dipendente da Sant' Elena di Sacerno, di monaci Benedettini, e parrocchia, come da un rogito di Oliviero dalle Scudelle delli 22 maggio 1202.

1202, 22 maggio. Frate Benvenuto, quondam Petrizolo, dell' ordine di Santa Maria del Carmine, di Bologna, compra una mezza casa in borgo di Galliera, sotto San Benedetto. Rogito Oliviero dalle Scudelle.

Nel 1508 il Rettore della chiesa di S. Benedetto fece fare pertiche 57 di muro di oncie 13, per dividersi dal campo del Mercato.

1529, 21 gennaio. Bolla di Clemente VII colla quale, per la rinunzia di D. Bartolomeo Cerchiati, concede la chiesa e le case di S. Benedetto ai frati di S. Francesco di Paola per fondarvi un convento, a condizione di far esercitare la cura d' anime ad un prete idoneo, al quale paghino la sua mercede.

1529, 11 luglio. Bolla di Clemente VII, colla quale concede la chiesa parrocchiale di S. Colombano, cogli edifizi e mobili, ai Padri Minimi di S. Francesco di Paola, con questo che vi sia il consenso del decano e del canonico curato, ad effetto che i frati possano fabbricar casa e dormitorio, reffettorio, ecc. , con la soppressione del decanato e e del canonicato a misura che muoiono, e l' applicazione ai frati delle rendite dei defunti, e ciò perchè detti frati mancano di casa in Bologna.

1531, in marzo. Cornelio Lambertini, cui il senato aveva concesso un pezzo di terreno sul mercato il 29 ottobre, ne dona ai frati pertiche 79 e piedi 90. Rogito Francesco Boccadicane.

1531, 23 maggio. Donazione del Senato ai frati di una pezza di terra nel Mercato, di pertiche 11 in lunghezza, e di pertiche 2 1/2 in larghezza, che verso sera confina il muro della chiesa, e a settentrione con Cornelio Lambertini, rogito Filippo Fasanini, da servirsene per la fabbrica e per l'orto del convento.

1538, 2 agosto. Comprano i frati da Petronio Mingami e da Giovanni Gherardi, alias Teli, due case contigue, per L. 700. Rogito Antonio Moroni, Pietro Canettino, e Cesare Zani.

Li 28 giugno 1559 il Senato accordò un sussidio ai Padri Minimi per la fabbrica della loro chiesa di S. Benedetto, ed altro loro fu concesso li 27 ottobre 1589 per lo stesso oggetto.

Li 25 maggio 1587 ottennero suolo pubblico per la detta fabbrica, di piedi 4 del vicino vicolo.

1566, 28 maggio. Soppressione della parrocchia di S. Giuseppe di Galliera, e ripristinazione di quella di S. Benedetto. Rogito Marcantonio Balzani.

1667, 9 settembre. Il Senato concede suolo ai frati per mettere a retta linea il portico in Galliera, che i medesimi si propongono di fare. Rogito Francesco Bignardi.

1675, 29 dicembre. Il Senato permette di allargar la chiesa dalla parte dello stradello per piedi 6 e oncie 6, e in lunghezza piedi 51 e oncie 6. Rogito Antonio Maria Negri.

La piazzetta davanti la chiesa fu cominciata li 20 marzo 1589 coll' atterramento di alcune casette della rendita di circa scudi 100, perciò il Senato, per questo abellimento della città, accordò L, 500.

L' oratorio annesso a questa chiesa fu aperto li 4 gennaio 1770.

Nel settembre del 1729 ingrandirono il convento verso il Mercato, e questo lavoro fu terminato nel 1733 colla spesa di circa scudi 50000.

I Padri Minimi vennero soppressi li 15 marzo 1797, e li 12 aprile susseguente vi furon traslocati i Padri del terz' ordine di S. Francesco della Carità, che vi rimasero lino alla loro estinzione seguita li 31 dicembre 1798.

Il locale servì a caserma ed anche ad ospedale militare.

Nel luglio e agosto del 1809 fu demolito il dormitorio per allargare il passeggio della Montagnola.

La parrocchia è tuttora conservata.

Da scritture autentiche si rileva che nel 1328 vi era un nuovo ospedale che serviva pei poveri sacerdoti, situato in burgo Galeriae juxta S. Benedictum, instituito per testamento di D. Ugolino da Panico, per alloggiar sacerdoti e laici, e lo lascia alla compagnia delle Laudi della B. V. de Burgo Galeriae. Rogito Antonio Bondomenici da Cento delli 20 aprile 1324. Fu poi traslocato nel 1450 dov'era S. Bartolomeo di Reno.

Si passa il vicolo di S. Benedetto.

N. 525. Li 18 luglio 1966 Bartolomeo di Marchione Piantavigne vendette a Bia, moglie di Giovanni Guidotti, una casa in Galliera presso il sagrato di S. Benedetto, e di strade da tre lati, per L. 150 di. Bolognini. Rogito Francesco di Orlando. Ultimamente appartenne ai Pallotti.

N. 521. Casa che li 18 luglio 1686 era dei Vitalini, e che fu valutata L. 10600. Confina la strada di Galliera a ponente, le Casette di S. Benedetto a levante, i putti di S. Bartolomeo a settentrione, e Camillo Boccaferri a mezzodì. Secondo l'Oretti fu di Domenico Santi pittore detto il Mengazzino.

N. 517. Casa che lo stesso Marcello Oretti qualifica per quella di Marcantonio Chiarini riputato a' suoi giorni buon intagliatore in rame.

N. 516. Casa di Annibale e di Giovanni Pellicani, venduta li 8 maggio 1602, per L. 6500, alle donne Malmaritate instituite nel 1589 da Bonifacio dalle Balle e da Pazienza Barbieri vedova Bolognetti. Rogito Achille Canonici. Il primo loro domicilio fu in S. Petronio Vecchio nella casa di Giacomo Nannini strazzarolo, poi passarono nella Selìciata di Strada Maggiore nella casa degli Orsi al N. 633, poscia sul finire del 1590 in Brocchindosso nella casa di Marcantonio Battilana, che si cominciò a dire casa delle Donne del Soccorso. Rimasero quivi finchè, cresciute di numero e dotate di beni, acquistarono la suddetta casa Pellicani, dove li 2 luglio 1602 si aprì una chiesina de dicata a S. Paolo Converso, e li 16 susseguente vi si trasferirono, e s' intitolarono: Donne penitenti di S. Paolo del Soccorso, e anche donne del sussidio di S. Paolo del Soccorso.

Li 7 luglio 1604 D. Lorenzo Banci donò a questo stabilimento i suoi beni posti nel comune di S. Martino in Soverzano coll' obbligo di pagare in perpetuo L. 18 alle suore del Corpus Domini. Rogito Girolamo Crescimbeni.

Furono pure eredi le Malmaritate di Lucrezia Zancari Sanvenanzi.

Non bisogna confondere questo istituto coll'altro che era in Strada S. Mamolo N. 123.

Li 8 maggio 1728 furono soppresse, e i loro beni applicati alle suore Convertite, le quali vendettero questo stabile li 3 febbraio 1732 ai Padri di S. Giuseppe. Ultimamente apparteneva al dott. Flavis.

N. 520. Casa che li 18 luglio 1680 era dei Vidalini. Confina la Strada di Galliera a ponente, le Casette di S. Benedetto a levante, i beni della compagnia di S. Bartolomeo a settentrione, e il dottor Mantachetti, e Camillo Boccaferri a mezzodì, valutata L. 10600.

N. 510. Casa dei Rusticelli, o Rustighelli, che Orazio Rusticelli lasciò, assieme colla sua eredità, a Camilla del fu Sebastiano Verardini. Rogito Carlo Boninsegna delli 11 dicembre 1630. Fu venduta a Filippo Farina, o Farinini, li 28 aprile 1778. Rogito Gio. Paolo Colli. Ultimamente era del dottor Flavis.

N. 509. Casa degli Ambrosini.

1639, 18 febbraio. Il doti. Bartolomeo Ambrosini compra da Alessandro Cavalchi una casa in Galliera, per L. 4150. Rogito Pietro Bertolotti. Confina di dietro colle casette di S. Benedetto, a settentrione Fabio e Andrea Verardini successori di Giovanni Ruscelli, a occidente Antonio Bondi.

1672, 7 marzo. Il dottor Giacinto Ambrosini, con suo testamento di detto giorno, a rogito Alessandro Sforza Bertolazzi, ordinò che, terminati i suoi discendenti, passasse la sua eredità alle suore della Maddalena, a contemplazione di suor Maria Cecilia di lui sorella monaca nel detto convento.

Mario Maggiore Scarsella ebbe in moglie un Ambrosini, forse figlia di Cesare.

L' ultimo di questa famiglia fu il dottor Cesare morto in settembre del 1706, e la casa in discorso passò a detto monastero. È qualificata per casa grande con stalla, e rimessa da Carozze, sotto S. Benedetto. Confina a mattina colle casette di S. Benedetto, a Mezzodì colla compagnia di S. Gioseffo del Mercato come erede di Antonio Bondi, a sera colla via di Galliera, e a settentrione coi Verardini. La sua larghezza in Galliera è di piedi 34, nelle casette piedi 36, lunga piedi 200, e alta piedi 36.

N. 508. Casa di Antonio Bondi, da lui abitata, nella quale voleva che si stabilisse l'ospedale dei settuagenari di S. Giuseppe, come da suo testamento delli 17 agosto 1672. Rogito Pellegrino Aretusi. (Vedi Borgo S. Giuseppe NN. 2143, 2144).

N. 506. Casa che del 1524 era dei Fogliani, posta sotto S. Benedetto in Galliera. Confina a mezzodì con un vicolo, a mattina con una cloaca, e mediante quella coi Padri Serviti allora degenti in S. Giuseppe di Galliera, a sera colla via di Galliera, e a settentrione con Bernardino e fratelli degli Alberti, o suoi successori.

1570, 24 maggio. Gio. Battista seniore Fogliani la vendette per L. 6800 a Leonardo Cavazza.

1582, 11 dicembre. Memoriale di Giovanni Albonio per chiudere uno stradello presso la casa in Galliera dalla Maddalena.

Ercole Zenzifabri comprò in due volte la suddetta casa dagli Alboni, per L. 9600, e cioè una parte li 13 gennaio 1586 a rogito Girolamo Fasanini, e l' altra li 29 luglio dello stesso anno a rogito Giorgio Agostini.

1589, 22 dicembre. Il detto Ercole Zenzifabri la vendette ad Ercole Gargiaria e a Giovanni degli Avogli, rogito Tommaso Passarotti, e questi la rivendettero li 9 marzo 1604 a Simone e Girolamo Cagnoli. Rogito Gio. Agostino Albani.

1693, 30 marzo. Concessione di suolo a Simone Cagnoli per la fabbrica della sua casa in Galliera presso il vicolo Strazzacappe.

Simone Cagnoli iuniore cominciò la fabbrica di questa casa con simetria, ma disestato, non potè finirla, anzi fu obbligato di venderla a Carlo Rusconi che la ridusse siccome in oggi si vede.

1698, 16 febbraio. Le suore della Maddalena permisero a Simone Cagnoli di fare un voltone sopra lo stradello che divideva la sua casa da quella delle suore. Rogito Francesco Pedrini.

Fra il predetto N. 506, e il susseguente N. 505, vi era un vicolo detto Strazzacappe, largo piedi 7, e lungo piedi 171, che terminava nelle Casette di S. Benedetto. Questo, dietro istanza fatta li 17 novembre 1736, fu chiuso nel 1737, ed unito al N. 506. Si poteva considerare per la continuazione dell' odierno Strazzacappe che va all' Avesella.

N. 505. Casa che del 1582 era di Giovanni Albonio, famiglia antica e benestante. Rosa Alboni, moglie del dottor Lodovico Nobili, fu l'ultima di sua famiglia, e mori li 8 marzo 1759. Questa casa passò al capitolo di Santa Maria Maggiore, poscia alle suore della Maddalena.

Si passa il Borgo di S. Giuseppe.

NN. 501, 502. Chiesa e convento già di S. Giuseppe di Galliera, poi della Maddalena.

Dicesi che gli eremiti Benedettini l'avessero nel 1129.

Nel 1270 circa avendo i detti eremiti abbandonato l'antichissimo monastero di Sant' Elena di Sacerno, l' ultimo abbate restò priore e parroco di S. Giuseppe del Borgo di Galliera, forse per provvederlo, e ciò avvenne sotto il Vescovo Giovanni Sabelli.

Bonifacio VIII, con sua Bolla delli 28 dicembre 1298, diede questo locale ai Padri Serviti, i quali ne presero possesso il primo settembre 1301. Rogito Manfredo del fu Tommaso da Osimo.

Quest'Ospizio colla parrocchia di S. Giuseppe furon governati da un monaco di Sacerno per molti anni, che aveva nome D. Tiberio, e sembra lo stesso abbate del quale se ne fece parola più sopra.

Li 17 giugno 1305, per breve del Legato del Papa dato in Imola, il governo della parrocchia fu concesso ai Serviti, essendo forse morto D. Tiberio.

Nel 1457 Callisto III volle unire i Serviti di Galliera a quelli di Strada Maggiore, progetto che non fu eseguito.

Avendo Clemente VII dato, nel 1529, S. Benedetto di Galliera ai Minimi, e non potendo adempire gli obblighi a loro ingiunti, ottennero quei parrocchiani, li 15 febbraio 1531, di assogettarsi alla cura di S. Giuseppe, la qual chiesa contava dodici capelle laterali oltre la maggiore.

Il Cardinal Paleotti, fino dai primordi del suo governo episcopale, divisò d' introdurre in S. Giuseppe di Galliera le Domenicane della Maddalena di Val di Pietra, e di mettere i Serviti di Galliera nella Maddalena fuori di porta Saragozza, ma questo progetto non ebbe effetto se non mediante Breve di Pio V delli 6 aprile 1556, in vigore del quale la cura d' anime fu data ai Paolotti di S. Benedetto, e li 2 giugno dell' anno stesso, in giorno di sabato alle ore 22, seguì il reciproco traslocamelo delle due comunità ai cambiati locali. Questo racconto è tratto dal Melloni prete dell' oratorio.

Il Masina dice che la chiesa e convento di S. Giuseppe di Galliera era stato dato ai Benedettini nel 1229. Aggiunge poi che nel 1301 S. Giuseppe era governato da D. Riberto della Badia di S.Chierno, e che D. Amatore reggeva la chiesa di Santa Margarita di Barbiano anch' essa unita alla predetta Badia. Il vescovo di Bologna Giovanni, dietro Breve di Bonifacio ViII del primo gennaio 1301, diede la chiesa di S. Chierno, e le altre due predette, ai Serviti, i quali misero un frate capellano in S. Giuseppe di Galliera. Nel 1301 ottennero i Serviti di fare un convento in Galliera, per Breve del Cardinal Napoleone Legato Pontificio in data d' Imola delli 24 luglio. Errò dunque il Masina dandolo per esistente nel 1229.

L' ingresso alla chiesa di S. Giuseppe di Galliera era nella via ora detta Borgo di S. Giuseppe, e il cimitero veniva appresso verso Galliera.

Durante il soggiorno dei Serviti in S. Giuseppe di Galliera fecero i seguenti acquisti:

1319, 11 settembre. I frati di Santa Maria dell'ordine dei Servi di Maria, del luogo di S. Giuseppe del Borgo di Galliera, fanno una compra da Pietro Garuby. Rogito Pace.

1321, 18 marzo. I suddetti frati fanno un'altra compra da Giovanni di Bartolo. Rogito Pace.

1474. I difensori dell'Avere concessero ai Serviti un guasto nel Mercato grande, di lunghezza piedi 57, e di larghezza piedi 11, per accomodare il loro convento, la qual concessione fu confermata nel 1486.

Le monache dal 1556 in avanti comprarono i seguenti stabili per ampliare la loro clausura:

1566, 3 ottobre. La casa di Francesco e di Domenico Cremona, per L. 412. Rogito Teodosio Botti.

1566, 3 ottobre. Battista Ballarini vendette loro la casa per L. 920. Rogito Teodosio Botti.

1568, 4 dicembre. Paolo da Seggio vascellaro vendette alle suore una casa sotto S. Tommaso del Mercato, per L. 3900. Rogito Teodosio Botti. La detta casa aveva orto, ed era posta nel Mercato dalla parte posteriore della chiesa delle suore. Confinava la via pubblica da due lati, cioè a mattina e a settentrione, la Mirandola ( pare a ponente) e Giovanni Pulzoni a mezzodì.

1570, 5 gennaio. Comprano le suore da Giovanni Pulzoni una casa sotto S. Tommaso del Mercato, per L. 5000. Rogito Teodosio Botti. Era posta nella via del Guazzaduro, ossia nella via Larga, la quale imbocca Belvedere verso Galliera. Confinava con le suore, con certa via ora chiusa a sera, cogli Allegretti in parte, e coi Mirandola a oriente.

1570, 13 aprile. Comprano le suore da Allegretto Allegretti una casa sotto San Tommaso del Mercato, per L. 1500. Rogito Teodosio Botti. Era posta sotto S. Tommaso del Mercato, in contrada Nuova della piazza de' Buoi. Confinava la strada da due lati, cioè la via Nuova ora chiusa, e la via del Mercato detta del Guazzaduro, i Pulzoni, poi le suore da due lati.

1571, 29 aprile. Uguzzone Bari vende alle suore una casa sotto S. Tommaso del Mercato, per L. 1575. Rogito Teodosio Botti. Si dice posta sopra il Mercato, in luogo detto alli Guazzadori, e confinare la strada a mezzodì, a mattina, e a sera, e i Mirandola di dietro.

1571, 19 luglio. Bartolomeo e Giovanni, fratelli Mirandola, comprano dalle suore alcuni beni sotto S. Tommaso del Mercato, per L. 4200. Rogito Teodosio Botti Confinano gli eredi del fu mastro Andrea Pulzoni, alias Botti, poi le suore, la strada del Guazzaduro davanti, e la via del Mercato a mattina.

Il sagrato era piantato di mori gelsi, che furono levati sul finire del secolo XVII.

La chiesa fu rifabbricata, accorciandola non poco, nel 1736, nella qual occasione le fu fatto il portico davanti, e rinnovato il cimitero.

In questa chiesa fu sepolto Lodovico Caracci, dove la sua famiglia aveva sepoltura nella navata di mezzo, colla seguente lapide: — Sepul. hoc devotus propter familias de Caratiis 1598. — .

Li 20 giugno 1798 le monache della Maddalena furon traslocate nel convento di S. Guglielmo, ed anche divise in altri conventi, però di domenicane. Poco dopo fu atterrato il muro che divideva la chiesa interna dall'esterna. e si formò un solo ambiente per il servizio militare.

Porzione del convento presso la chiesa al N. 2138 fu comprata da Gaetano Cavazzi. Rogito Aldini delli 11 aprile 1799. Altra porzione nell'angolo della via dei Falegnami, e della via della Maddalena, fu venduta ad Antonio Colliva. Rogito Aldini delli 3 maggio 1799. Il detto Antonio la rivendette poi a Luigi Vergani. Tutto il restante sulla detta via della Maddalena, e segnatamente dov'era il portone delle carra del convento, fu acquistato da Pietro Bonini coramaro, e vi eresse il teatro diurno. (Vedi via della Maddalena).

Li 22 maggio 1517 il capitano Ramazzotto abitava sotto la parrocchia di Santa Maria Maggiore. Quest'uomo straordinario per le sue imprese e per le sue disgrazie, fu sentenziato in contumacia li 23 giugno 1536 da D. Gregorio Magalotti Vescovo di Clusi, preside e delegato di Paolo Papa III, nella Romagna e nell'Esarcato di Ravenna, colla seguente sentenza:

"Ramazzotto Ramazzotti, di Scaricalasino, signor di Tossignano, è condannato al taglio della testa per aver dato ricetto ai banditi, per aver ordinati nove e più omicidii, per aver consentito a molti altri, e per aver prestato aiuto ad eseguirli. Sono confiscati tutti i suoi beni, ed applicati alla Camera Apostolica".

N. 500. Li 15 novembre 1581 (orig senza anno ? Breventani) fu concesso dall'Ornato a Castellano Castellani di far portico nella sua casa in Galliera presso le suore della Maddalena da una parte, e dall'altra in confine di Marcantonio Medici.

N. 499. Casa che del 1581 fu di Marcantonio Medici, e del 1635, e forse anche prima, apparteneva al famoso medico Gio. Girolamo Sbaraglia, grande oppositore dell' altro celebre cattedrattico Marcello Malpighi. Sorpreso da forte apoplesia nelle scale di S. Petronio la domenica di. Pentecoste 8 giugno 1710, fu raccolto nell'ospedale della Vita, dove morì alle ore 6 della notte seguente. Aveva egli fatto donazione del ricco suo patrimonio a Marcantonio Collina barbiere figlio di un figlio naturale di D. Paolo Sbaraglia, riservandosi di poter testare per L. 20000, e l' usufrutto sua vita natural durante, obbligandolo a prender moglie, e far adottare il suo cognome ed arma al primogenito. Il Collina morì senza figli, e lasciò questo stabile all' Instituto, ove abitò per vari anni il celebre avvocato Lodovico Montefani Caprara.

I Montefani si dissero Caprara da una famiglia di curiali, della quale furono eredi in causa di Vincenza di Gio. Battista Caprara, moglie di Marcantonio seniore Montefani, e sorella di Ippolito ucciso li 4 agosto 1612, e di Gabriella Curiale. Altra famiglia Caprara fu la nobile, e la terza fu quella dei tintori, della quale furono eredi i Canonici.

L' Assuntaria dell' Instituto ebbe facoltà d' alienare il suddetto stabile, siccome fece li 20 luglio 1755.

Fu poi poco dopo comprato dai Mazzanti per L. 7700.

N. 498. Giovanni Comelli vendette questa casa li 13 ottobre 1536 a Pompeo del fu Pietro Spighi chirurgo di Faenza, fatto cittadino di Bologna li 14 gennaio 1567. Rogito Gio. Battista Benazzi.

Nel 1578 confinava coi Fuci, o Fucey, e con Marcantonio Zani.

Li 2 maggio 1648 Tarsizio e Cassiodoro, fratelli Spighi, e Annibale di Giulio Spighi, la vendettero a Galeazzzo Donduzzi per L. 15500. Rogito Scipione Carrazzi. Confinava di dietro colle suore della Maddalena.

1635, 19 dicembre. Casa di Giulio Cesare del fu Ercole, e di Pompeo del dottor Giulio Cesare Spiga, posta in Galliera, in confine di Carlo Malvezzi, di Girolamo Sbaraglia, e delle suore della Maddalena. Rogito Francesco Cavallieri.

Questo ramo Spiga finì, e gli successe lo Spiga socio di Lorenzo Panzacchia.

La suddetta casa apparteneva agli Spiga anche del 1790.

N. 497. Casa di Cesare Zani affittata li 9 marzo 1540 a Gio. Antonio Sangiorgi, anche a nome del cav. Aldrovandino e fratelli, figli di Giovanni Malvezzi, per annui scudi 56 d' oro. Rogito Gio. Battista Canonici. Confina la strada, e Giulio Guidotti di sopra.

Nel 1715 era di Domenico Romani, poscia delle suore cappuccine.

N. 496. Casa antica con ornati alla porta e alle finestre della facciata. Dicesi che fosse di proprietà dei de' Buoi, e da essi abitata.

Nel 1540, secondo il suddetto rogito Canonici, era dei Guidotti.

N. 495. Stabile dei Bennini, che lo abitarono dal 1505 al 1601. Nel 1501 l' individuo, o individui di questa famiglia intitolavansi Nobilis Vir.

Nicolò di Romolo Gioannetti fu erede dei Bennini, e venne ad abitare la suddetta casa.

Nicolò iuniore, morto li 14 gennaio 1732, lasciò una sola figlia, Elisabetta, maritata nel conte Antonio di Angelo Costerbosa di Parma, il di cui figlio Angelo vendette la casa in discorso ai Barbetti, e da questi passò a Mauro Bandi.

N. 494. Casa dei Gheldi, famiglia civile, poi ultimamente dei Farini Gualandi.

N. 491. Si trova che li 4 aprile 1614 Margarita Giovannetti assegnò ad Antonio dal Purgo una casa in Galliera nell'angolo della via Imperiale, a titolo di dote. Confina di dietro coi Bennini. e verso la porta con altra casa deì Giovanetti. La via dei Falegnami è qui qualificata per via Imperiale.

Li 26 febbraio 1663, a Rogito Bartolomeo Marsemigli, Angelo Cospi e Margarita Giovannetti vendettero una casa posta sotto Santa Maria Maggiore nell'angolo della via dei Falegnami rimpetto ai Tanara, ad Alberto Guinigi, il quale li 4 maggio 1679 la cedette alla contessa Maria Zani in Agostino Marescotti. Rogito Giacomo Antonio Roffeni. Appartenne poi al dottor Gambarini.

Si passa la via dei Falegnami.

Dalla via dei Falegnami alla via di Bertiera vi furono stabili che appartennero ai Ringhiera ed agli Stuppa, o dalla Stuppa, sui quali si sono raccolte le seguenti notizie:

1403, 25 gennaio. Casetta con bottega ad uso di Barbiere, che apparteneva agli Stuppa, posta in Galliera sotto Santa Maria Maggiore. Confinava la via, il canale, e i Ringhiera da due lati. Rogito Cristoforo Manzoli.

1404, 21 marzo. Basilio di Giacomo dell' Arrenghiera compra dal Capitolo di Santa Maria Maggiore una casa con orto sotto Santa Maria Maggiore, presso il compratore, presso due strade, e presso Guglielmo Stuppa. Rogito Rolando Castellani e Rinaldo Formaglini. La detta casa è piana, cioè ad un sol piano, e rovinosa, ed era affittata a detto Guglielmo dalla Stoppa li 19 dicembre 1403 per L. 14. Rogito Ostesano Piantavigne.

1427, 15 aprile. La casa in Galliera dei Ringhiera confinava strade da due lati, il canale di Reno, il Borgo di Galliera, i beni dell' ospedale di S. Bartolomeo del Borgo di Galliera, la casa piccola dei Ringhiera, la quale confinava colla predetta casa, coi beni del suddetto ospedale, col canale di Reno di dietro, la strada di Galliera dalla parte anteriore, e Guglielmo del fu Plevale Stuppa notaro, ed in suo luogo Giacomo Barberi.

1468, 13 maggio. Licenza dei difensori dell'Avere data a Giacomo di Basilio dell' Arrenghiera di far portico con pillastri, e volto di pietre, in lunghezza piedi 55 e in larghezza piedi 12, dove fu già un portico di legno.

1468, 25 dicembre. Licenza data dai difensori dell' Avere a Giacomo dell' Arrenghiera di poter fare un portico di dodici Pillastri davanti la sua casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore. Rogito Giacomo da Scanello.

1474, 18 agosto. Testamento di Giacomo di Basilio dell' Arrenghiera, col quale lascia erede Francesca sua figlia maritata in Paolo Lupari. Rogito Francesco Venenti. In detto testamento si parla delle sue case in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, le quali confinavano strade da più lati, gli eredi di Gasparo di Dino merciaio, Andrea di Giacomo barbiere dalle Bisse, e il canale di Reno.

La suddetta Francesca testò li 20 agosto 1483. Rogito Bartolomeo Zani e Alessandro Buttrigari.

1480, 27 marzo. Compra Paolo del fu Marco Lupari, da Astorre da Faenza, un guasto dove furon due case con forno, rovinate da un incendio, poste sotto Santa Maria Maggiore in Galliera nell'angolo che va al Mercato. Rogito Bernardino Guastavillani.

1587, 28 marzo. Assegnazione di Matteo e fratelli, figli di Gio. Francesco Lupari, a Dorotea loro sorella, moglie del dottor Angelo Ranuzzi, di una casa con orto sotto Santa Maria Maggiore, per ducati 100 d'oro. Confina le suore, di Santa Maria della Pugliola, la via pubblica, Antonio Sacchetti, e Bartolomeo Chiarini. Rogito Eugenio Lupari.

1508, 24 maggio. Giuliano Cerioli beccaro chiede al pubblico certo suolo scoperto a modo di guasto, sotto Santa Maria Maggiore in Galliera, per edificarvi una bottega da vender carni e farvi un pellatoio. Confina di sotto il Campo del Mercato, ser Lorenzo Benassi, e il canale di Reno.

1513, 18 giugno. Compra Gio. Battista del fu Carlo Rossi, alias Piperata, da Ercole del fu Carlo Savi, una casa sotto Santa Maria Maggiore per L. 310. Confina la via Nuova (Falegnametti). Rogito Battista Bovio.

1581, 15 novembre. Concessione a Castellano Castellani di far portico nella sua casa in Galliera presso le suore della Maddalena e di Marcantonio Medici.

Fin qui quel tratto dalla via dei Falegnami fino al canale di Reno, che passa coperto sotto Galliera. L'altro tratto fino a Bertiera scoperta fu venduto da Prospero Rota, e da Vannino dei Medici, a Geminiano Boniti, e confinava con Bertiera, con Lucia Calzolari, col canale di Reno, e cogli eredi Ringhiera avanti il 1441.

Giovanni Boniti, probabilmente figlio del suddetto Geminiano, fu marito di Elena di Ugolino conte di Panico, quello cioè che fu ucciso nel 1440 da Iacopo suo cognato. La parentela del Boniti con la famiglia dei conti da Panico può aver fatto credere che qui vi sien state case con torre che gli appartenessero, ma quella potente famiglia abitava in Saragozza.

Si trova che Lippa Galluzzi, madre di Elena da Panico in Boniti, vendette la quinta parte di questi stabili a Girolamo Cattani speziale di Castel S. Pietro, e Lodovico e Lorenzo, successori di detto Girolamo Cattani, vendettero li 3 dicembre 1610, al conte Alessandro del fu Cesare Tanara, la casa posteriore alla spezieria, posta in Bertiera, poi unita, mediante voltone sopra la detta strada, alla casa dei Tanara in Galliera N. 489.

Morì Lorenzo del fu Lodovico Cattani con testamento delli 22 settembre 1630 lasciando erede Anna sua sorella, vedova di Paride Grimaldi, morta li 13 ottobre 1649, la quale, li 3 marzo 1638, vendette la spezieria, la larderia, e il forno a Marcantonio Ranuzzi per L. 14500. Rogito Lelio Rofleni. Dai Ranuzzi Cospi passarono questi stabili a Gaetano Ambrosi per vitalizio fatto col conte Prospero Cospi nato Ranuzzi.

La macellaria compresa in questo tratto di strada si crede eretta li 26 agosto 1392.

Li Stuppa, famiglia di notari originaria di Castagnolo, abitarono e possedettero stabili fra le dette vie dei Falegnami e di Bertiera, e probabilmente presso quest' ultima contrada.

1332, 13 aprile. Bertolina del fu Lorenzo, moglie di Guidobello, compra da Baroncino del fu Giovanni Baroni la metà di una casa per indiviso cogli eredi Darnesiore Stuppa, posta in borgo di Galliera, sopra il Serraglio, in capella di Santa Maria Maggiore, per L. 15. Rogito Tommaso dal Gesso.

1345, 20 settembre. Ratifica di Biagio Medici a Plevale Stuppa della vendita di una casa grande con altra piccola annessa, poste sotto Santa Maria Maggiore. Rogito Nicolò Argelata.

1359, 11 novembre. Casa grande con certo terreno contiguo, locata per anni 10 e per annue L. 20, dal cav. de Confalonieri nobile di Brescia, a Galato e fratelli de Stuppa.

1369, 29 settembre. La predetta casa è venduta a Plevale Stuppa notaro per ducati 350 da soldi 30 per ducato. Rogito Giacomo de Vincenzi. Si descrive per casa grande con certo terreno contiguo, in capella di Santa Maria Maggiore, nel borgo di Galliera, e in certa altra via detta Bertiera. Questo contratto fu ratificato li 31 marzo 1371.

1381, 12 giugno. Inventario dell' eredità di Plevale Stuppa. Rogito Prendiparte da Castagnolo.

1° Casa grande sotto Santa Maria Maggiore. Confina la strada da due lati, gli eredi di Travaglino Stuppa, e l' infrascritta casa.

2° Casa sotto la detta parrocchia. Confina la casa suddetta, il canale dì Reno, e l' infrascritto casamento.

3° Un casamento o guasto nella detta parrocchia, presso il predetto canale, e Nicolò tagliapietre.

4° Casetta affittata ad una treccola, sotto Santa Maria Maggiore, presso il canale di Reno, la via predetta, e gli eredi di Bartolomeo Ringhiera da due lati.

5° Casa condotta in affitto da un maestro di grammatica, posta sotto Santa Maria Maggiore, in confine dei suddetti eredi Ringhiera da due lati, e della seguente casa.

6° Casa locata a Nascimbene, in detta parrocchia, presso la via pubblica, presso il muro vecchio della città, sopra del quale è posta (pare che dica Virgo Maria) presso la via pubblica, e presso certa casa dei canonici di Santa Maria Maggiore. Questa casa dei canonici sembra la stessa venduta li 21 marzo 1404 a Basilio Ringhiera.

Si passa Bertiera scoperta.

N. 489. 1399, 8 gennaio. Braiguerra e Caccianemico, fratelli Caccianemici, vendettero una casa con torre a Giorgio Villanova, per L. 100. Rogito Gio. Ghisellardi.

1448, 15 febbraio. Nicolò Villanova affittò la detta casa con torrone a Nicolò e Domenico fratelli Scardui, per L. 12 di Picchioni. Rogito Galeazzo Manzoli e Giacomo Perraccini.

1454, 6 giugno. Licenza dei difensori dell'Avere a Nicolò Scardui, dietro perizia di Aristotile Fioravanti, colla quale si permette di chiudere il portico laterale della sua casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore dalla parte della strada per la quale si va alla contrada Quartirolo, fabbricando un muro da cominciarsi nell'angolo della casa che fu già di Nicolò Villanova in Galliera che era presso la torre di detta casa, e da continuarsi a retta linea sotto il portico di detta casa fino ad un pillastro che sostiene una catena, e cioè per piedi 55 circa, di modo che la strada che conduce alla via Quartirolo essendo larga piedi 8 1/2 diventerà larga piedi 9 e oncie 1.

Gli Scardui unirono alla predetta casa quella loro assegnata da Margarita Balzani vedova di Lapo Lapi, poi moglie di Nicolò Terzi, in prezzo di L. 200, rogito Frigerino di S. Venanzo, e quella che Scarduino Scardui aveva acquistato li 8 febbraio 1428 da Antonio da Como per L. 70. Rogito Filippo Formaglini.

Il cav. Galeazzo del dottor in leggi Gio. Bonasoni, comprò una casa grande, pare dai Dina, in confine di Bertiera e del vicolo Quartirolo, rogito Girolamo Castellani, e sopra vi fabbricò un palazzo ornato, come egli dichiara nel suo testamento fatto li 7 marzo 1556 a rogito Pierantonio Stancari.

1609, 10 dicembre. Il conte Alessandro Tanara comprò da Camilla di Giovanni Bonasoni una casa grande in Galliera, che confinava tre strade, il dott. Gio. Battista Fabi ecc. , più una stalla con rimessa rimpetto a detta casa nella parte posteriore, per L. 25000. Rogito Gio. Battista Rossi.

1615, 13 agosto. Il conte Gio. Battista e Annibale Ranuzzi comprano dal conte Alessandro del fu Cesare Tanara tutti gli edifìzi delle case, casette e stalle, poste sotto Santa Maria Maggiore, Bertiera, e Quartirolo, per L. 31600. Rogito Achille Canonici.

1704, 31 gennaio. Il senator Gio. Carlo Ranuzzi permutò questo stabile, valutato L. 33000, con una possessione alla Gaiana del senator Volta, come da Rogito di Giuseppe Lodi e di Camillo Canova.

Achille Vincenzo d'Astorre Volta, morto li 8 dicembre 1739, ultimo della sua famiglia, testò li 30 aprile 1739 a rogito d'Innocenzo Maria Mazza, nel quale ordina che si imborsino i secondogeniti del conte Gaetano Grati, del senatore Guastavillani, e di Costanzo Pellegrini, che se ne estragga uno, e questo sarà suo erede, obbligandolo però ad assumere Arma e cognome Volta, ed abitare il suo palazzo in Galliera. L' estrazione non poteva farsi se non eseguiti tutti i legati. Verificata questa condizione, gl' interessati convennero che l' estratto avrebbe pagato agli altri due, loro vita natural durante, annue L. 1200. Rogito Gio. Antonio Lodi delli 8 aprile 1771.

La mattina del 9 luglio 1772 nella congregazione dell'opera dei vergognosi fu fatta l'estrazione, che favorì il conte Muzio del conte Gaetano Grati, il quale li 26 gennaio 1804, a rogito Luigi Aldini, vendette questo palazzo .al marchese Francesco Camillo di Nicolò Scarani.

N. 488. 1602, 30 maggio. Battista Volta ebbe a sostenere una lite contro Galeazzo Bonasoni in causa di questa casa, e dal processo, per gli atti di Ulisse Boninsegna, confinava con il detto Bonasoni, con Giacomo Guglielmini a levante, col vicolo Quartirolo, e colla via pubblica a sera.

1602, 31 luglio. Astorre Volta, procuratore di Monsignor Gio. Battista Volta, vende a Gio. Battista Fabi una casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, per L. 4000. Rogito Antonio Nobili. Confina la casa grande di Galeazzo Bonasoni di sotto, il vicolo Quartirolo di dietro, e Giacomo Guglielmini di sopra.

1607, 11 giugno. Lauro Romanzi compra dal dottor Gio. Battista Fabi una casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, per L. 3360. Rogito Girolamo Folchi. Confina la casa grande di Galeazzo Bonasoni di sotto, il vicolo Quartirolo di dietro, e Giacomo Guglielmini dalla parte di sopra.

1615, 7 ottobre. Laura del fu Luigi Romanzi vende questa casa con bottega in Galliera, sotto Santa Maria Maggiore, a Gio. Battista e Annibale Ranuzzi, per L. 3360. Rogito Achille Canonici. Confina la casa già Tanara, poi del compratore.

N. 487. Orsino Orsi comprò nel 1552, da Alessio Orazi, una casa sotto Santa Maria Maggiore in Galliera, per L. 2600. Rogito Carlo Zenzifabri. Confina Floriano Caccialupi, e a mezzodì i Paselli.

Questa casa appartenne poi a Francesca di Giacomo Guglielmini, ed a Nicolò Donini Iugali, che la vendettero in parte li 23 marzo 1645 per L. 2354, rogito Giulio Roffeni, e l'altra parte la vendettero li .16 dicembre 1673 per L. 2000, rogito Francesco Arrighi, al conte Angelo Ranuzzi Cospi.

N. 486. 1563, 20 dicembre. Dialta del fu Matteo Paselli, moglie del cav. Francesco Paselli, vende a Sertorio del fu Guidantonio Lambertini una casa in Galliera rimpetto a Santa Maria Maggiore, per L. 7000. Rogito Leone Mastri, Angelo Ruggeri, e Giacomo Machelli. Confina con Lodovico Caccialupi, con Matteo Ruccola, e col vicolo Quartirolo. L' abitò Aldraghetto di detto Guidantonio Lambertini, morto li 16 settembre 1589, il quale unì a questa una casa verso settentrione, di Fabrizio Ruccola, comprata per L. 6600 li 8 marzo 1583, a rogito Sebastiano Campeggi, che confinava con Stefano Guglielmini, e col compratore, le rifabbricò, e le ridusse in un sola.

Si trova che li 12 dicembre 1601 Ottaviano e fratelli, figli di Ippolito Piatesi, comprano da Guidantonio di Sertorio Lambertini una casa in faccia a Santa Maria Maggiore, per L. 20000. Confina i Caccialupi a mezzodì, gli eredi di Stefano Guglielmini a settentrione, e il vicolo Quartirolo a levante. In questo contratto fu compresa la stalla posta nel predetto vicolo. Dopo il 1605 passò di nuovo ai Lambertini.

1635, 16 marzo. Antonio del fu Orazio Taruffi l'acquistò per L. 16000 dai conti Francesco e Cornelio Lambertini. Rogito Lodovico Calvi. Confinava la via di Galliera, il vicolo Quartirolo, il dottor Pirati, o Cirati, e Virgilio Bassani. Dai Taruffi passò ai Boschetti famiglia senatoria, che terminò nel marchese Claudio del conte Girolamo, morto li 5 febbraio 1737, del quale furono eredi le due figlie maritate, l'una nel conte Gaetano Grati, e l'altra nel conte Canossa di Mantova.

1640, 10 febbraio. Questa casa fu assegnata dal conte Claudio del fu Francesco Maria Boschetti, alla contessa Giulia del fu Claudio Capacelli, in prezzo di L. 28000, dichiarandola casa nobile in Galliera rimpetto a Santa Maria Maggiore. Rogito Giovanni Bertolotti. Del 1758 fu comprata da Francesco Baroni, escluse le cinque botteghe che erano delle suore di S. Gio. Battista, pagandola L. 11250. Rogito Francesco Schiassi. Questi la restaurò. In un capitello verso il Serraglio vi è un' arma con un leone rampante avente fra le zanne una spada o pugnale.

Li 23 marzo 1505 Folco d'Argelata si ferì alla gola, poi si gettò dal corridoio nella corte in camicia. Il rumore della caduta fu sentito da quelli che erano in Santa Maria Maggiore, che lo soccorsero, ma morì dopo quattro giorni.

Gli eredi, o creditori Baroni, vendettero questa casa al dottor Pietro Bontadini, e i di lui figli la rivendettero a certo Simoni, che l'abbellì e le fece i pillastri coprendo con essi le antiche colonne.

N. 485. 1472, 14 dicembre. Folco di Nicolò Carlo Argelati vende a Floriano, e fratelli Cerioli una casa con corte e mezzo pozzo, posta sotto Santa Maria Maggiore, passando anche nella via Quartirolo, per ducati 20 d'oro larghi. Rogito Nicolò Scardui.

Appartenne poi a Pietro Cerioli, che la vendette li 9 marzo 1551 ad Alessio Orazi per L. 2600. Rogito Francesco Frontoni. Confina la strada di Galliera a sera, altra strada a oriente, Floriano Caccialupi ad ostro, e i Paselli a settentrione. Nel 1605 confinava a settentrione coi fratelli Piatesi, come da rogito di Vincenzo Orlandini.

1558, 28 gennaio. Compra Floriano del fu Carlantonio Caccialupi, da Pietro Paolo del fu Gio. Battista Cerioli, una casa in Galliera in faccia a Santa Maria Maggiore, per L. 5500. Confina coi Paselli.

Passò dagli eredi Caccialupi a Carlo Orsini, da questi al mercante da seta Alberto Gorbagni che fallì, indi a Gaetano Berselli speziale, arricchito coll' appalto dell'allume, morto in Civitavecchia, che testò li 10 ottobre 1770, a rogito del dottor Filippo Betti, lasciando usufruttuarie del suo ricco patrimonio Anna Gnudi sua moglie, e Antonia sua figlia moglie del dottor Giacomo di Carlo Marescotti, sostituendo in questo usufrutto i figli di detta sua figlia in eguali porzioni e con reciproca sostituzione, e terminati questi e i loro discendenti senza successione, chiama al predetto usufrutto Stefano, Gaetano, Giuseppe Melchiorre, e Gio. Battista Cacciari di lui nipoti ex sorore, ed estinti i rami mascolini Cacciari, lascia libera l' eredità alle suore della Santa.

I suddetti Marescotti si dissero poi Berselli in causa di questa eredità che si volle ammontasse a scudi 200000 (vedi Borgo Salamo), e vendettero questa casa a Marco Vergani Milanese nel 1783, che la risarcì. Ultimamente era del dottor medico Galvani.

1605, 9 febbraio. Carlantonio Caccialupi promette a Gio. Domenico Locatelli, e a Lauro Romanzi la difesa di una casa da Santa Maria Maggiore, in confine della casa grande dei Caccialupi, di Ottaviano e fratelli Piatesi, e di due vie pubbliche. Rogito Achille Canonici.

L' Oretti crede che questa casa N. 485 in faccia a Santa Maria Maggiore, dov' è la porta con ornato rustico, avesse appartenuto anche a Sante Vandi.

N. 484. Casa che dicesi fosse dei Cervi nel 1291, della qual famiglia fu Corvolino Cervi, che nel 1406, assieme ad altri primari cittadini, il Legato volle con sè andando a Roma, come ostaggi per la tranquillità di Bologna. Appartenne però a quei dalle Correggie. È certo anche che fu posseduta dalla famiglia senatoria Caccialupi, estinta nel senator Lodovico che lasciò erede Carlantonio di Lodovico di Gio. Galeazzo Malvezzi, ma non avendo egli successione, e neppure fratelli, instituì erede Giovanni di Stefano Allamandini e di Laura Caccialupi sua sorella.

Il detto testamento fu fatto li 10 febbraio 1607 a rogito di Gio. Francesco di Paolo Benacci.

1607, 8 marzo. Inventario legale dell'eredità di Carlantonio Caccialupi fatto da Stefano Allamandini padre e amministratore di Giovanni Caccialupi erede testamentario del suddetto Carlantonio. In quest' inventario si descrive una casa grande in Galliera sotto Santa Maria Maggiore. Rogito Carlantonio Berni.

Questa casa fu comprata dai Pinchiari, dei quali furono eredi i conti Scarselli discendenti da Elisabetta di Bernardino Pinchiari, moglie di Cesare Alessandro di Mario maggiore Scarselli, morta li 24 gennaio 1737.

Li 12 ottobre 1731 era dei Gozzi, che sembra l'acquistassero per Antonia Merighi celebre cantante bolognese, che lasciò erede il marito Carlo Carlani, il quale nel 1764 passò in seconde nozze con Annunziata Garani della Pieve, essa pure cantante.

Nel 1776 mori Carlo in Palermo lasciando incinta la Garani, che ebbe il dottor in leggi Carlani, il quale ultimamente era possessore di questa casa.

Si passa la via di Mezzo di S. Martino.

N. 483. Li 8 luglio 1475 D. Gio. Battista del fu Francesco Gerardi, priore della chiesa di Santa Maria Maggiore e canonico di S. Pietro, comprò da Lodovico del fu Gasparo di Lippo Muzzarelli, a rogito Bartolomeo Panzacchia, una casa sotto Santa Maria Maggiore in Galliera, in confine di altre vie vicinali, e più certo terreno vacuo, ossia guasto, sul quale eravi una casa in confine della predetta, il tutto per lire 1145, 16, 10 moneta d'argento.

1475, 31 agosto. Il medesimo compra da Cattaneo del fu Sinibaldo Cattanei, come donatario di Giovanna Rigosa sua moglie, una casa sotto Sant'Andrea dei Piatesi, in via Quartirolo. Rogito Domenico e Bartolomeo Panzacchia. Confina la via da due lati, Nicolò Scardui, e Cristoforo Ariosti.

1476, 2 novembre. I difensori dell' Avere concessero a detto Gio. Battista di demolire un suo vecchio edifizio posto in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, nell' angolo della via di Mezzo, in confine della strada Quartirolo, e di Andrea Argellata, con facoltà di occupare qualche poco di terreno per costruire un nuovo edifìzio. Rogito Boatiero Boatieri.

1476, 11 dicembre. D. Giovanni Battista Gerardi, canonico di Bologna e priore di Santa Maria Maggiore, avendo cominciato un edifizio grande ed ampio in Galliera, in faccia la casa degli eredi di Nicolò di Pietro Aldrovandi, e avendo bisogno di suolo pubblico, gli venne concesso dall'Ornato.

1477, 6 luglio. Il detto Gerardi comprò da Lodovico del fu Stefano Canonici due case contigue nella via Quartirolo, ed altra casetta presso le medesime nella via stessa, pagate le prime due L. 183, 6, 8, e la terza L. 45, 13, 8. Rogito Bartolomeo Panzacchi, e Giustiniano Zappolini. Le suddette case confinavano col compratore. Il primo maggio 1479 D. Gerardi era morto, e pare che ne fosse erede Girolamo Ranuzzi.

1495, 15 settembre. Compra del dottor Girolamo Ranuzzi del fu dottor Antonio, da Anselmo del fu Luca Bombasari, della terza parte di una casa sotto Santa Maria Maggiore in Galliera, per L. 40. Confina il compratore, Gio. Antonio Belvisi, Antonio da Cremona, e una chiavica. Rogito Boatiero Boatieri.

1500, 4 novembre. Compra del conte Angelo del cav. Girolamo Ranuzzi, da Giulio d'Argelata, una casa sotto Santa Maria Maggiore, per scudi 200 d'oro larghi, la qual casa confinava col vicolo Quartirolo, cogli eredi di Albizzo Duglioli, col compratore, e cogli eredi di Alessandro d'Argelata. Rogito Tommaso Picciolpassi, e Leonardo Casari.

1520, 25 maggio. Nella divisione fra Angelo e Battista, fratelli, figli del fu dottor Girolamo Ranuzzi, si trova citata una casa grande in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, in confine di vie pubbliche da tre lati, degli Argelati, di Rinaldo Diolo, e dei Maltacheti; più altra casa ad uso di stalla rincontro detto palazzo nella parte posteriore, in confine della via Quartirolo, della via di Mezzo, di Sebastiano Roversi, e di Pietro Canonici. Rogito Tommaso Ruggeri.

1546, 16 giugno. Compra di D. Lipo del fu Matteo Maria Ghisilieri, dai conti Annibale e Marcantonio, padre e figlio Ranuzzi, di una casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, per L. 9000. Rogito Bartolomeo Algardi. Confina la via di Mezzo, Francesco Ranuzzi, Andrea de Argelata, la viazzola per cui si va verso la casa di Panfilio dal Monte, e Rinaldo Bugliolo.

1547, 20 ottobre. Nell' inventario legale dell'eredità di detto Lippo, a rogito Giovanni Boccamazzi, è detta esser casa rovinata e minata in Galliera.

Quando questa casa fu minata era Vicelegato Angelo Medici detto il Medichino, Milanese, ed ecco come ne vien riferito che la fosse:

Messer Lippo Ghisilieri, quantunque protonotario, conduceva la vita di soldato piuttostochè da ecclesiastico. Avendo molte inimicizie teneva al suo soldo vari bravi. Conviveva con certa Lucrezia sua concubina, seco condotta da Roma, dalla quale ebbe nove figli, e in quell'epoca era incinta. Il maggiore dei figli era Pirro d'anni 10, i due altri maschi erano Alessandro e Cesarino, e le femmine ebbero nome Gentile, Girolama, Vittoria, Livia, Virginia, e Cassandra, e convivevano tutti col padre. Alcuni offesi da Lippo macchinarono la sua ruina. Biagio Barbieri da Stuffione, servitore di Antonio Masina detto il capitano Gramigna, assunse l' incarico di dar effetto alla vendetta. Costui la notte del 12 agosto 1547, fra le cinque e le sei ore della notte, cinto di corrazza, e coadiuvato da molti armati che occupavano gli sbocchi delle strade, fece gettare per una piccola finestra della cantina, che era sotto la stanza dove dormiva Lippo, per mezzo di una canaletta di tavole, molti barili e sacchetti di polvere da bombarda. Turata poi la finestra con una tavola ferrata involta in un tabarro di cotone, la puntalò con un legno che poggiava contro una colonna della casa del cavalier Floriano Caccialupi, e avendo accomodato uno stoppino di fili di bombace stropicciato nella polvere da bombarda, lo accese e ritirossi sulle scale di Santa Maria Maggiore per vederne l' effetto, ma sembrandogli che troppo tardasse l' operazione, sospettò che il fuoco si fosse spento, onde accostatosi alla finestra per osservare, scoppiò la mina con strepito tale, che fu udito nelle più lontane parti della città. La maggior parte del palazzo di Lippo rovinò. La colonna del Caccialupi, a cui era appoggiata la trave, cadde, e la ferriata della cantina del Ghisilieri si piantò nel muro del Caccialupi.

Rimasero sotto le ruine Lippo Ghisilieri, Gio. Pietro Lauri da Osimo, Gio. Battista da Bologna, e Simone da Parma sgherri di Lippo, come pure Biagio da Stuffione incendiario.

La mattina accorse infinito popolo per vedere tanto disastro. Il governatore, l'uditore del Turrone, e le guardie entrarono nelle case di Gio. Aldrovandi per vedere dalle finestre l' estrazione dei cadaveri. Il primo a scoprirsi fu quello di Lippo ignudo e involto nel suo Ietto, senza alcun mancamento, e solo avente un braccio sbozzato dalle ruine, di modo che fu creduto che morisse più per paura che per ferite.

Gli altri corpi furon trovati orribilmente mutilati.

Ercole di Pirro Cazzoni, altro bravo, fu trovato vivo nel suo letto, altri dicono in cantina, con poche ferite in un braccio, in una gamba, e in un fianco.

Il cadavere dell'incendiario fu trovato con un pugnale lungo alla bolognese, e per ordine del governatore fu trascinato al Mercato, ed ivi appeso ad una forca, ove restò per molto tempo insepolto.

Madonna Lucrezia l'amica di Lippo, e Margarita Romana donna di governo, con sette figliuoli, che erano in casa, assieme ad alcune serve e servitori, non patirono alcun danno per essere nelle stanze dall'altra parte della loggia e rimasero del tutto illese. La tavola che chiudeva la finestra fu. trovata nell' orto degli Aldrovandi.

Si sospettò che il colpo venisse da Cornelio del fu Annibale Bentivogli, ma il capitano Gramigna dichiarò esser sua la vendetta, perchè Lippo usava di tutti i mezzi per poterlo far uccidere. Essendo contumace gli fu messa la taglia di scudi 1000. Li 25 marzo 1548 si seppe che il detto Masino era stato appiccato in Piemonte per vari altri delitti.

1553, 5 agosto. Licenza degli Anziani a Cesare, Alessandro e Pirro fratelli pupilli, e figli del fu Lippo Ghisilieri, di vendere una loro casa sotto Santa Maria Maggiore, in parte rovinata, a Girolamo Ranuzzi, per L. 5000, che poi fu pagata L. 5200. Rogito Francesco Bartolomeo Fabri.

1557, 11 febbraio. Obbligazione del cav. Virgilio del fu Bonaparte Ghisilieri a favore di Girolamo Ranuzzi, di non impedire la pace a detto Girolamo, dagli eredi di Lippo Ghisilieri, rimasto ucciso con altri sotto le ruine della sua casa in Galliera. Rogito Leone Masini.

1557, 5 marzo. Vendita di Cesare e Alessandro del fu Lippo Ghisilieri, al conte Girolamo Ranuzzi, di una casa in Galliera sotto Santa Maria maggiore, per L. 5200. Rogito Giacomo Boccamazzi.

Questo ramo Ghisilieri terminò in Lippo iuniore di Alessandro, che lasciò erede il ramo di Gualengo che abitava da Sant'Arcangelo.

1583, 28 novembre. Compra Lodovico e Gio. Filippo fratelli, figli di Albizzo Duglioli, dal conte Girolamo Ranuzzi Manzoli, due case contigue con portico e guasto, sotto Santa Maria Maggiore in Galliera, idem una casa vecchia con stalla, per lire 36750. Rogito Tommaso Passarotti. Confina con Paolo Argellati, ossia Lorenzo Cattanei a mezzodì, la via di Galliera a occidente, e il vicolo Quartirolo a oriente.

1586, 12 aprile. Assoluzione del conte Girolamo Ranuzzi ai Fratelli Lodovico e Giovanni, figli di Albizzo Duglioli, del prezzo del palazzo ed annessi in Galliera, comprati per L. 36750. Rogito Tommaso Passarotti.

Gli acquirenti cominciarono il primo maggio 1593 a rinnovare la parte posteriore di questo stabile. Terminò la linea mascolina di Tolomeo Duglioli nel dottor in leggi Tolomeo di Lodovico Duglioli, morto li 15 marzo 1622, marito di Lucrezia Barberini morta d' anni 20, prima che il di lei zio Urbano VIII fosse assunto al pontificato. Instituì erede il marchese Cesare Giuseppe di Alessandro Marsili, figlio di Aurelia sua sorella, e perchè Camilla Cattani, figlia di Bianca di Albizzo Duglioli, pretese il fidecommesso di detto Albizzo ordinato nel 1598, vennero a transazione li 9 luglio 1640, rogito Gio. Ricci e Bartolomeo Cattani, in forza della quale il patrimonio Duglioli fu in gran parte fra loro diviso, e toccò al Marsigli questo palazzo, che poi fu abitato dagli eredi fino alla morte del marchese Agostino Filippo di Alessandro, morto li 19 dicembre 1791. L'eredità Marsigli Duglioli. passò ai conti Filippo e Antonio fratelli, figli di Carlo Marsili, abitanti in S. Mamolo, il primo dei quali vendette questo stabile per L. 31161, 25 d'Italia a Sebastiano Bologna, mercante di pannine di Schio, fatto cittadino di Bologna nel 1796.

Nel 1671 questo stabile fu stimato L. 38920.

Nel 1741 la casa dei Marsigli in Galliera confinava a levante la via dei Corighi, a mezzodì i fratelli Zanolini in parte, in parte colla via Monari, in parte col vicolo chiuso degli Angelelli e Marsigli, e in parte con due case dei Marsigli, a ponente con Galliera, e a settentrione colla via di Mezzo.

NN. 482, 481. 1594, 4 aprile. Compra Lodovico e Giovanni Filippo, fratelli Duglioli, da Francesco Maria Argellati, due case in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, per L. 9200. Rogito Achille Canonici. Confina la prima un vicolo, e mediante questo, Marcantonio Angelelli, Antonio Ferrari, detto Campanino, di dietro, affittata al senator Giulio Cesare Piatesi. La seconda confina il compratore.

1600, 12 aprile. Compra Lodovico e fratelli Duglioli, da Laudamia Lambertini, una casa in Galliera, per L. 2115. Rogito Achille Canonici. Confina gli Argellati, poi Duglioli, il. conte Girolamo Ranuzzi, poi Duglioli, e gli eredi di Alessandro Ferrari detti Campanino.

1617, 21 gennaio. Compra Tolomeo Duglioli da Biagio Ferrari una casa sotto Santa Maria Maggiore, per L. 2250. Rogito Achille Canonici.

Passato il N. 481 vi è un portone che chiude un vicolo, il quale terminava nella via ora detta Monari, e prima Porta di Vacca, o Pota di Vacca, e qualche volta Sigillo.

Li 3 giugno 1667 fu concesso dal Reggimento a Cesare Marsili Duglioli di chiudere da tutte le parti con portone lo stradello in Galliera fra le sue case e quelle degli Angelelli.

N. 480. Il dottor Panfilio Monti comprò da Antonio e Battista, fratelli Vitali, alias Grassi, questa casa sotto Santa Maria Maggiore in Galliera, per L. 1830. Confinava a settentrione cogli Argellati mediante via pubblica, a occidente con la strada di Galliera, e a mezzodì con Rinaldo Duglioli mediante altra strada. Rogito Gio. Battista Bue delli 17 febbraio 1517.

Li 19 agosto 1517 mastro Panfilio Monti dottor d'arti e di medicina, aveva casa in Galliera, che verso occidente confinava detta strada, a oriente e a mezzodì con Rinaldo di ser Albizzo Dugliolo, e a settentrione con strada pubblica. Volendo egli rifabbricarla gli vien concesso suolo pubblico.

Li 29 agosto 1518 fu concesso altro suolo pubblico al dottor Panfilio dal Monte.

Pietro Lamo nelle sue memorie manoscritte sulle cose di belle arti di Bologna, dice: "A mano sinistra vi è un edifizio in Galliera di architettura, invenzione di Baldassare da Siena, e lo fece messer Pandolfo dal Monte " poi dice in altro sito "esser di mano di messer Andrea da Formigine".

1550, 6 marzo. Vincenzo di Nicolò Fontana compra da mastro Panfilio di Carlo dal Monte, marito di Ippolita Fava, una casa sotto Santa Maria Maggiore in Galliera, per L. 11000, quasi tutta confinata da strade, e mediante queste con Rinaldo Duglioli a mezzodì, Andrea Argellata a settentrione, e a levante, ossia di dietro, altra casa di detto Panfilio. Rogito Nicolò Fasanini.

1561, 24 gennaio. Gli eredi di Vincenzo Fontana, e per essi Dorotea di Marcantonio Ghiselli, vedova del detto cav. Fontana, uccisa dal fratello Girolamo li 6 dicembre 1569 per essersi rifiutata di rimaritarsi col senator Francesco Bolognètti, vendettero questa casa al cav. Alberto Angelelli, per L. 10700, rogito Alberto Budrioli, il quale li 27 luglio 1566 la lasciò a Nicolò di Francesco Angelelli. Rogito Francesco Mosca, e Andrea dalle Rote.

1744, 14 marzo. Il marchese Roberto Angelelli vendette questo stabile a Biagio Monari per L. 12000. Rogito Giuseppe Bini. Negli archi del portico vi era scolpita l'arma dal Monte, composta di sei monti e di tre gigli.

1744, 17 dicembre. Facoltà a Biagio Monari di occupare nella parte posteriore della sua casa in Galliera piedi 26 in lunghezza e piedi 19 in larghezza di suolo pubblico, e di chiuderlo con muro per servizio della sua stalla, pagando L. 80.

Stefano di Biagio Monari nel 1782 con grande spesa ornò l'interno di questa casa, e vi aggiunse la torre ossia il belvedere, ma rovinò la facciata aggiungendovi la ringhiera nel 1783, che fu finita pel Corpus Domini del 1787.

1785, 19 febbraio. È concesso suolo pubblico a Stefano Monari nel vicolo vicino detto del Catecumeno, ossia via Monari. I figli ed eredi di detto Stefano nel 1810 vendettero questa casa, che si disse palazzina degli Angelelli, ai fratelli Fioresi, per L. 24300. Rogito Cassani.

In un rogito di Giovanni Tommasino Crocenualdi delli 14 novembre 1299 si trova citata una via Alidosio sotto Santa Maria Maggiore.

Si passa la via Monari.

N. 479. Casa già Duglioli. Li 10 agosto 1475 i canonici di S. Salvatore vendettero ad Albice Duglioli una casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, per L. 1200 di bolognini d'argento che equivalgono a L. 1300. Rogito Giacomo Mantachetli. Confina a occidente la strada di Galliera, altra strada a settentrione, gli eredi di Prato Vecchio di sopra, Francesco Ferrante speziale, Alessandro Poggi bombasaro, e Cattaneo Cattani di dietro mediante chiavica.

1476, 25 maggio. Compra Albice Duglioli da Gio. Francesco Ferrante una casa sotto Sant' Andrea dei Piatesi, nella via Quartirolo, per ducatoni 20 d' oro del valore di bolognini 57 l'uno. Rogito Nicolò Fasanini.

1476, 23 settembre. Compra lo stesso da D. Gio. Battista Gerardi due casette unite sotto Sant'Andrea dei Piatesi, nella via Quartirolo, per L. 130. Rogito Giovanni Mantachetti e Bartolomeo Panzacchia.

1497, 21 ottobre. Compra Albice Duglioli dai Governatori della B. Vergine di Galliera, già monastero di Santo Spìrito, l'angolo di una casa, ossia una camera lunga piedi 8, e larga piedi 20, per ducatoni 25 d' oro. Rogito Albertino Sanvenanzo.

1508, 8 gennaio. Compra Albice Duglioli da Gio. Francesco Aldrovandi una casa ad uso di stalla in via Potta di Vacca, sotto Santa Maria Maggiore, per L. 420 di bolognini. Confina il compratore e gli Argellati. Rogito Gio. Marchetti, alias Fasanini.

1598, 30 marzo. Testamento di Albizzo del fu Rinaldo Duglioli, a rogito Lucio Faberio, nel quale si descrive la casa del testatore, posta in Galliera, in confine di detta via a sera, della via Potta di Vacca a settentrione, degli eredi di Gio. Francesco Ercolani a mezzodì, e di quelli dal Poggio, e dell' oratorio di Galliera a levante. Aveva una casa in via Quartirolo e la stalla in via Potta di Vacca.

Questo stabile fece parte dell' eredità Duglioli pervenuta per transazione a Camillo di Antonio Maria Cattani avente diritto al fidecommesso d' Albizzo iuniore, in causa di Bianca di detto Albizzo di lui madre, come da transazione delli 9 luglio 1640. Rogito Bartolomeo Cattanei e Giovanni Rizzi. Fu stimata L. 18000 da Camillo Saccenti e da Giovanni Socchi. Questa casa ha due archi di portico in Galliera nell' angolo della così detta via Monari, e nel capitello in confine del N. 478 vi sono incise le armi Duglioli, Conforti e Bentivogli dominanti.

1660, 31 agosto. La marchesa Ippolita Antonia Maria del fu Ippolito Cattanei vendette ai Filippini per L. 1000, col patto di ricupera, una casa grande sotto Santa Maria Maggiore, in Galliera, in confine di strade pubbliche, dei beni dei Filippini, degli Ercolani, e dei Bonasoni. Rogito Sforza Alessandro Bertolazzi. La Cattani era promessa sposa del marchese Achille Grassi.

1672, 18 marzo. La predetta Cattani in Grassi, col consenso del marito cede ai Filippini il suddetto patto di ricupera per L. 5000. Rogito Sforza Alessandro Bertolazzi.

In questo locale vi fu la prima residenza col magazzeno dell'azienda della pubblica notturna illuminazione.

N. 478. si ha memoria che i Conforti abitassero in questa casa nel 1447, la quale confinava di dietro con un vicoletto morto, coi Caccianemici, coi Cattalani, e con quei da Prato Vecchio. In questa casa vi è inclusa quella che li 9 settembre 1493 Giacomo Castelli vendette agli operai della fabbrica già di Santo Spirito dei. poveri vergognosi, poi della Madonna di Galliera, posta sotto Santa Maria Maggiore, per L. 270, 18, pari a L. 300.

1440, 2 novembre. Tommaso di Andrea Giovannetti lanarolo, della parrocchia di Sant' Andrea dei Piatesi, vende a Guglielmo del dottor Giovanni Conforti una casa sotto la detta parrocchia, presso la via pubblica, presso Giacomo di Benedetto de Sancto Petro notaro, presso certo oratorio de' frati dei vergognosi, presso Baldassare Cazzanemici, e presso Giorgio Villanova di dietro mediante via vicinale che serve a questa casa e ad altre contigue, per L. quingentis. Rogito Pietro Bruni.

1497, 23 novembre. Gio. Battista e Achille del fu Antonio Conforti permutano cogli operai della Madonna di Galliera una casa sotto Sant'Andrea dei Piatesi, e più scudi 100 d' oro larghi a pareggio, e ricevono una casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore. Sembra fosse la casa dei Giovannetti.

1530, 17 dicembre. Antonio del fu Achille Conforti testò nelle carceri dopo esser stato condannato a morte, per avere, li 12 del mese stesso, fatto uccidere Giulio suo fratello bastardo. Fu decapitato alle ore 13 di detto giorno, e appena eseguita la sentenza arrivò la grazia che gli commutava la pena nel pagamento di ducati 4000. Il testamento fu scritto senza notaro da Matteo Guidalotti custode delle carceri, alle ore 11 1/2, col quale lasciò erede sua madre Elisabetta.

1565, 7 giugno. La casa dei Conforti in Galliera era di Camilla del fu Achille Conforti, moglie di Gio. Francesco Ercolani.

1574, 27 marzo. Testamento di Camilla del fu Achille Conforti, moglie di Giovanni Francesco Ercolani, col quale istituisce eredi universali i conti Giulio, Antonio, Ercole, Ottavio e Ridolfo Ercolani suoi figli.

Li 10 marzo 1577 morì madonna Camilla Conforti, vedova di Gio. Francesco Ercolani, e fu sepolta in Santa Maria Maggiore.

1644, 9 luglio. Testamento di Gio. Francesco del fu Ottavio Ercolani col quale lascia in legato ai Filippini tutta la parte a lui spettante della casa da lui abitata in Galliera, sotto Santa Maria Maggiore, rimpetto ai Torfanini, in adempimento della volontà di Giulia Ercolani Canonici di lui madre, dichiarando che l'altra parte è soggetta al fidecommesso di Rodolfo seniore Ercolani, colla facoltà di pagare ai Padri L. 6000 in luogo di detta parte di casa da lui legatata. Lascia eredi Scipione Grassi, e Achille e Cristoforo Angelelli suoi nipoti, ai quali sostituisce il conte Agostino ed altri Ercolani. Rogito Antonio Benni. Il detto testatore morì nel 1651.

1675, 19 luglio. Breve di Clemente X, che concede al senator Enrico di Agostino Ercolani di alienare una casa ai Filippini, nonostante che fosse fidecommissaria.

1676, 25 gennaio. Compra dei Padri Filippini, dal senator Enrico Ercolani, di una casa in Galliera sotto Santa Maria Maggiore, in confine dei compratori, per lire 23500. Rogito Sforza Alessandro Bertolazzi. La casa predetta ha sei archi di portico dopo i due che si disse che appartenevano a quella dei Duglioli N. 479.

Dopo la casa dei Conforti veniva quella che li 19 aprile 1445 fu comprata dal dottor Antonio del fu Marco dal Prato Vecchio, e venduta da Battista e Nicolò fratelli, figli del fu Giovanni del fu Giorgio da Villanova, per L. 2000, e che si dice posta in Galliera. Confina Baldassare Caccianemici, Giacomo Sampieri, gli eredi di Francesco Gioannetti, e Guglielmo Conforti. Del 1441 il predetto Villanova l'aveva locata, con patto di francare, al detto Prato Vecchio per anni 3, e per l' annuo affitto di L. 25. Rogito Cesare del fu Bartolomeo Panzacchia.

1449, 19 marzo. Transazione fra la Camera di Bologna e il dottor Antonio del fu Marco dal Prato Vecchio da una parte, e Baldassare del fu Melchione Caccianemici dall'altra, sopra una sponda di muro fabbricata d'ordine dei Difensori dell'Avere, in capo di una piccola strada sotto Santa Maria Maggiore, nella contrada di Galliera, fra le case abitate dai detti Pratovecchio e Caccianemici, ed anche da Guglielmo Conforti del fu Giovanni, chiamate le case dei Vergognosi, ed allora godute dal Pratovecchio, la cui sponda di muro dopo pochi mesi fu fatta demolire dai Difensori dell'Avere in forza di sentenza, dalla quale il Caccianemici si appellò, stante che detta strada non era comune, ma privata ed a lui spettante in forza di donazione fattagli dal Cardinal Legato. In questa transazione il Caccianemici acconsente che sia demolito il muro, e che al Pratovecchio sia lecito andare a suo talento per detta piccola strada, e per le suddette case dette dei Vergognosi, ed allora spettanti ai Mansionari della Cattedrale, con patto però che se detto Pratovecchio cessa dalla conduzione di dette case locategli dai Mansionari, sia lecito al Caccianemici di riedificare il muro com'era prima. Rogito Pietro Bruni e Filippo Formaglini.

1455, 31 luglio. Licenza dei XVI Riformatori ad Antonio del Pratovecchio di occupare piedi 4 e oncie 8 in larghezza, e piedi 32 in lunghezza, della strada che è fra la casa di detto Antonio e quella degli eredi di Baldassare Caccianemici, onde poter fabbricare presso detta casa.

In seguito veniva il suddetto vicolo, e dopo vi era la casa dei Caccianemici, che formava l'angolo della voltata di strada Galliera, la qual casa nel 1496 era di Giovanni dal Pratovecchio, e fu data li 18 giugno 1633, da Ubaldino di Angelo Michele Sacchi, a Taddea Cuzzani figlia di Catterina Lanzoni prima moglie di detto Sacchi, per L. 8500. Rogito Lorenzo Artemini. Confina gli Ercolani e i Padri Filippini.

La detta Taddea del fu Bartolomeo Cuzzani, vedova di Gio. Antonio di Francesco Muratori, la vendette ai preti dell'Oratorio per L. 9000, li 20 novembre 1648. Rogito Lorenzo Dominici, alias Artemini.

N- 477, 476. Chiesa e collegio dei Padri dell'Oratorio detti Filippini.

Nel secolo X le mura della città passavano presso il luogo dove fu poi la Madonna di Galliera.

Si trova nei libri e negli atti pubblici che sino dal 1294 il Vescovo di Bologna deputava una persona a raccogliere elemosine per i poveri vergognosi, e ciò si rileva particolarmente dai registri del Comune nei quali ogni anno è registrato un memoriale che il suddetto deputato dava al pubblico per aver sussidio. Così si trova praticato fino al 1304, nel qual anno il Vescovo Uberto chiamò da Piacenza certi frati detti di Santo Spirito, dei quali il primo a venire, secondo gli atti pubblici, fu frate Tubertinus et socij, che piantarono una loro colonia in Bologna, alla quale il predetto Vescovo concesse una località, dov' è ora la Madonna di Galliera, sotto Sant'Andrea dei Piatesi, e li incombenzò di raccogliere e di distribuire le elemosine ai poveri vergognosi, e perciò furon detti fratres verecundorum.

Rilevasi da una cronaca la seguente notizia: "nel 1307, essendo cominciati i miracoli di S. Petronio, l'abbate di Santo Stefano chiese ed ottenne che due di questi frati assistessero alla raccolta delle elemosine che si offrivano dai fedeli a quella chiesa".

Fabbricarono i detti frati un oratorio sotto l' invocazione dello Spirito Santo, da non confondersi coll'altro dello stesso titolo dalle Moline, che fu distrutto prima del 1311. Nel 1320 sono ricordati i frati dello Spirito Santo, che cercano per i poveri vergognosi, come abitanti presso le case di Alberto Conoscenti (Via Galliera da Sant'Andrea dei Piatesi).

Li 16 novembre 1333 Nicolò Bazzolini vice-capitano, e gli Anziani e Consoli di Bologna ordinarono che fosse aperta una strada presso le case del convento dei frati vergognosi dell' ordine dello Spirito Santo, per la quale si andava al castello del Cardinal Legato, fatta chiudere pochi anni or sono dai vicini di detta strada, concedendo agli interessati di apporre ai capi della medesima due portoni di legno, tenendo ciascuno di essi una chiave per l'accesso e recesso in detta strada. Rogito Gaspare Baruffaldini. (Potrebbe essere la strada menzionata al N. 478).

Cominciando a mancare le elemosine fu soppressa la chiesa, e coi beni furono instituite due mansionarie nella Cattedrale per ordine del nostro Vescovo il B. Nicolò Albergati, e il locale fu concesso a persone laicali.

Questa pia sollecitudine si risvegliò di nuovo nel 1495 in una compagnia detta dei procuratori dei poveri Vergognosi favorita dai Domenicani, i quali li 25 marzo di detto anno formarono una compagnia sotto l'invocazione di S. Nicolò di Mira, antico titolare della loro chiesa, composta di Agostino Orsi dottor in leggi, Orsino Orsi, Nestore Foscarari, Aiace Grati, Camillo Tartagni, e Floriano Cedropiani, che furono raccolti da frate Antonio d' Olanda. Il priore del convento gli assegnò un locale sopra la compagnia di Santa Croce. Ai primi dieci confratelli ne furono aggiunti altri due. Nel 1551 il numero fu portato a 18, e in progresso di tempo furono in numero di 21. Questa congregazione trasportò poi la residenza nel locale della Madonna di Galliera, ma non vi fu erretta. Quivi tennero diverse provvisioni per i poveri vergognosi, e ciò avvenne perchè gli assunti alla fabbrica, detti anche operai della Madonna di Galliera, diedero ad essi procuratori, a titolo d'imprestito, alcune stanze in questa casa.

Secondo un rogito delli 19 marzo 1441 di Pietro Bruni e di Filippo Formaglini, il dottor Antonio Minucci da Prato Vecchio godeva le case già appartenenti ai Padri dei Vergognosi.

1459, 22 ottobre. Locazione enfiteutica concessa dai Mansionari al dott. Antonio dal Prato Vecchio di una casa e di un oratorio ruinoso sotto Sant' Andrea dei Piatesi, in confine della via pubblica da due lati, degli eredi di Baldassare Caccianemici, del detto Prato Vecchio, di Guglielmo Conforti, ed altri, con patto che sia lecito al con duttore di risarcire l'oratorio, e ciò per l' annuo canone di L. 10. Rogito Baldassare Grassi. I cronisti dicono che l'oratorio fu ridotto a stalla da quei dal Prato Vecchio.

Nel marzo del 1479, secondo il Nadi, si diede mano a ripristinare la chiesa dello Spirito Santo, ossia l' oratorio della Madonna di Galliera, e li 5 ottobre dell' anno stesso il Senato accordò L. 25 per detta fabbrica che fu compiuta nel 1492. Non resta in oggi della medesima che parte della facciata.

Da un instrumento delli 20 aprile 1481, a rogito Rinaldo da Dugliolo, si rileva che nella divisione dei beni paterni seguita fra i figli del dottor dal Prato Vecchio, il detto oratorio toccò al dottor Giovanni del dottor Antonio.

1481, 20 aprile. Bartolomeo Chiarini, Daniele Sampieri dottori, Bartolomeo Ghisellardi, Bernardo Fasanini notari, e Alessandro Poggi, operari e governatori della chiesa dell' Oratorio di Santa Maria di Galliera, comprarono una casa posta parte sotto Sant'Andrea dei Piatesi e parte sotto Santa Maria Maggiore, che poi la permutarono con altra casa avente orto, e con l'oratorio condotto in affitto da Giovanni del fu Antonio dal Prato Vecchio, e siccome erano beni enfiteutici dei Mansionari di S. Pietro, fu applicato questo diritto sulla parte anteriore della casa ceduta al Prato Vecchio. Rogito Rinaldo Duglioli.

Esiste una lettera delli 12 agosto 1481 di Giovanni Alimento Negri, Luogotenente del Cardinal Francesco Gonzaga Legato di Bologna, nella quale nomina alcuni operai dell' oratorio, o chiesa della Madonna di Galliera, ove prima eravi una chiesa detta dello Spirito Santo.

Li 12 agosto 1481 gli operai dell'oratorio abbandonato dai frati dell' ordine dello Spirito Santo, e ridotto a benefizio di due Mansionarie, ottengono di ricevere elemosine per compire l' incominciata fabbrica del suddetto oratorio, ed anche per soccorrere i poveri vergognosi.

1489, 27 febbraio. I suddetti operai comprano da D. Angelo del fu Giovanni dalla Valle, mansionario della Cattedrale, una casa enfiteutica e una casetta, ambedue antiche e rovinose, poste sotto Santa Maria Maggiore in Galliera, in confine di Giovanni dal Prato Vecchio, dei beni di detti operai, e di Albizzo Duglioli, per ducati 80 larghi d' oro. Rogito Nicolò del fu Giacomo Fasanini.

1493, 9 settembre. Giacomo Castelli vende agli operai della fabbrica della chiesa già di Santo Spirito dei poveri vergognosi, ed ora della Madonna di Galliera, una casa posta in Galliera, sotto Santa Maria Maggiore, per L. 270, 18, eguali a L. 300. Rogito Nicolò Fasanini.

I suddetti operai furon confermati li 29 aprile 1496 da Cesare Nacci luogotenente del Legato, affinchè continuassero a raccogliere elemosine per i poveri vergognosi.

1496, 14 maggio. I suddetti operai comprano dal dott. Giovanni del fu Antonio dal Prato Vecchio una casa sotto Santa Maria Maggiore, in Galliera, in confine di Martino dalla Cola e dei compratori, più tutte le sue ragioni sopra di una parte di casa e corte anteriore del fu Baldassare Caccianemici, e poscia dei detti compratori, con tutto il contiguo a detta casa venduta, e ciò per L. 1966, 3 d' argento, che a moneta corrente sono L. 2140. Rogito Nicolò Fasanini.

1496, 2 luglio. Fu seliciata di pietra cotta la piazzetta della Madonna di Galliera.

1537, 8 ottobre. Casa di Monsignor Ottaviano del fu Francesco Castelli, suffraganeo del Vescovo di Ferrara, posta sotto Sant'Andrea dei Piatesi, in confine degli operai di Santa Maria di Galliera, di Carlo Ardizzoni, e dei successori di Antonio Conforti. Rogito Gio. Marchetti, alias Fasanini. Pare che fosse di dietro all'oratorio, e in seguito venisse la casa Ardizzoni, che dava sulla via Monari, e il Broilo dei Piatesi.

1550, 1 agosto. Casa grande dei detti operai posta sotto Sant'Andrea dei Piatesi, nella via di Galliera. Confina altra casa dei detti operai, gli Ardizzoni e i Conforti.

1551; 9 ottobre. Casa dei detti operai sotto Sant'Andrea dei Piatesi, nella via detta della Madonna di Galliera. Confina Rinaldo Duglioli, gli eredi di Antonio Conforti, ed altri beni di questa ragione.

1596, 21 giugno. Nella chiesa della Madonna di Galliera vi sono due altari, ai quali si celebra quotidianamente.

1597, 21 maggio. I Teatini tentarono per due volte di avere l' oratorio della Madonna di Galliera, ma vi si opposero gli operai di detto oratorio, che erano Girolamo Boccaferri, Girolamo Boncompagni, Antonio Maria Cattanei, Filippo Fava, marchese Antonio Angelelli, Francesco Mogli, o Gio. Battista Raigosi.

D. Licinio Pio radunava sette sacerdoti e due laici nella sua casa d' abitazione, di ragione dei dottori Paolo e Antonio, fratelli Luna, posta in S. Mamolo al N. 13 rimpetto la chiesa delle Grazie, i quali sacerdoti li 17 luglio 1615, in numero di otto e due laici diedero principio in Bologna alla congregazione dell'oratorio di S. Filippo Neri, e in detto giorno elessero a loro superiore il suddetto Pio.

1616, 29 settembre. I suddetti sacerdoti determinarono di tenere lo loro congregazioni nella chiesa di Santa Barbara, ove depositarono le statue di S. Carlo e di San Filippo, poi la somma per un altare da fabbricarsi in detta chiesa.

1621, 2 gennaio. D. Fabio Fabri, rettore della chiesa senza cura dei SS. Ippolito e Barbara, consegnò questa chiesa ai Filippini, rogito Lorenzo Cattanei, e li 3 del mese stesso il Cardinal Lodovisi, Arcivescovo di Bologna, conferma e approva l'unione dei Padri, la quale l'erige in congregazione sotto l' invocazione di S. Filippo Neri. Rogito Lorenzo Cattani.

1621, 28 febbraio. Gregorio XV concede ai Preti dell'oratorio la chiesa di Santa Maria di Galliera con le case, e stanze unite, antecedentemente occupate da alcuni laici nobili, applicando a detta chiesa e congregazione le tre case adiacenti, una delle quali confinava colla chiesa dell' oratorio, con Tolomeo Diola, e cogli Ercolani. Rogito Lorenzo Cattanei.

Li 14 marzo 1621 presero possesso di detta chiesa.

1672, 3 giugno. Comprano i Filippini da Ippolita Fanti una stalla per L. 1000, la qual somma promette erogarla in una casa dei Bonasoni. Rogito Bartolomeo Cattanei.

Li 22 aprile 1618 Stefano Allamandini esibì ai Filippini un locale in un suo podere fuori porta S. Mamolo per farvi gli esercizi; li 2 giugno 1619 si doveva cominciare, ma in causa della pioggia ebbero luogo nella chiesa delle Acque.

Li 22 luglio 1629 Pantasilea Ghisilieri Pietramellara concesse ai Padri dell' Oratorio, alias Filippini, un piccolo terreno fuori di porta S. Mamolo, detto poi Sant'Onofrio, dove nei giorni di festa estivi potesse radunarsi la gioventù per esercitare uffizi religiosi.

Li 6 giugno 1633 la detta concessione fu rattifìcata dal senator Gio. Antonio Vassè Pietramellara, pel tempo che continuassero i Padri a farvi gli esercizi.

Li 12 marzo 1715 i preti dell' oratorio concessero all' Accademia degli Arcadi di tenervi le loro adunanze ad onore di S. Filippo Neri nel giorno del Corpus Domini. Sant' Onofrio fu poi unito al predio detto S. Procolino, che apparteneva nel 1796 ai Pietramellara.

1679, 28 giugno. Licenza ai Filippini di occupar suolo dalla parte dello stradello a oriente, per accrescere il numero degli altari della chiesa. Rogito Cosimo Gualandi.

Nel 1684 la chiesa fu compiuta in quanto a fabbrica, ma in quanto a pitture e dorature li 24 maggio 1760.

Il grandioso interno oratorio fu riedificato nel 1727, e dicesi sulla casa che fu già dei Lana in confine della porteria.

La cronaca Ghiselli, sotto la data delli 13 febbraio 1726, racconta che i Filippini vendettero a certo Giuseppe dalle Tele varie statue di marmo per 18 doppie, le quali statue furon forse trovate fra dei rottami di pietre nei loro sotterranei, appartenenti alla vecchia chiesa. Erano dodici apostoli, tre profeti, e due angeli di mano del celebre scultore Tribolo. Si spesero due doppie per ricuperarle, ma si trovarono mancanti delle dita e guaste in alcune estremità.

Questa comunità religiosa fu soppressa li 11 dicembre 1798. La casa servì per delegazione cantonale di polizia, per la direzione dei lotti, poi, per disposizione delli 27 giugno 1812 fu destinata all' uffizio degli atti e contratti, che vi rimase fino alli 8 maggio 1813. Vi si ristabilirono poi di nuovo i Filippini.

Si passa il vicolo Broilo de' Piatesi, ora chiuso.

N. 475. Casa dei Fasanini, famiglia antica e nobile, terminata nel conte Romolo ucciso li 17 agosto 1709 sotto il portico delle scuole da un incognito. La sua eredità passò ai Papafava di Padova, in causa di donne.

Questo stabile si stava fabbricando li 9 dicembre 1507, trovandosi che in detto giorno gli operai di Santa Maria di Galliera protestano contro Orlando Fasanini perchè non debba apporre certi modioni fuori del muro di una di lui casa sotto Sant'Andrea dei Piatesi, che confina la via pubblica, e la piazzola fra detta casa e l'oratorio di Galliera.

Li 9 marzo 1584 era di Francesca Fasanini moglie di Silvestro Marchetti, e confinava la strada da tre lati, e con Bernardino Marchetti. Pare che questo ramo Fasanini si dicesse dei Marchetti, mentre del 1537 si trova un notaro che si segnava Giovanni Marchetti, alias Fasanini.

Nel 1715 il suddetto stabile era del conte Pirro Fava, poi de' suoi successori.

N. 474. Sotto questo numero si comprendono due antiche case, ora unite in una sola, che appartennero ad una famiglia Marchetti.

Li 13 gennaio 1651 era di Andrea Sirani (6) celebre pittore, e di Laura Zenzanini Gallesi.

Li 24 aprile 1692 i creditori dello stato di Ercole del fu Giovanni Guastarobba vendono a Biagio e fratelli Nuzzi la casa che fu Bombelli, poi Guastarobba, con spezieria, posta sotto S. Pietro, e nella via Malcontenti e Galliera. Rogito Giuseppe Lodi. (Vedi via Malcontenti N. 1804).

Nel 1715 era di Geminiano Nuzzi e di Francesco Bombelli.

Passò a Vincenzo Campedelli, morto il primo aprile 1750, che lasciò erede la moglie Elisabetta Borloloni.

Li 28 aprile 1744 Vicenzo Campedelli ottenne suolo pubblico per fare un nuovo muro a comodo della sua casa e spezieria, cominciando dalla via di Galliera, in larghezza piedi 6 e in lunghezza piedi 24 nel vicolo detto de Malcontenti, e di condurre ii muro sinistro alla chiesa dell' oratorio.

1768, 13 settembre. Giuseppe Ignazio Facci, lardarolo sotto il portico degli Scappi, compra da Elisabetta Bortoloni vedova Giavarini, del dottor Panelli, e di detto Campadelli, una casa con bottega da speziale nel bivio di Galliera, sotto S. Pietro, per lire 13200. Rogito Gio. Battista Pio Monti, ed Ercole Maria Valla. Sembra però che fosse un vitalizio, perchè la venditrice si riservò l'uso di un applicato di L. 500 e once 50 d'olio annuali, fino alla sua morte, seguita li 19 febbraio 1771. Fu poi acquistata dai fratelli Malaguti, che la risarcirono.

La bottega di spezieria fu condotta dai Principi quando ritornatone un ramo a Bologna si diede alla farmacia, e che dall'insegna di un medico cominciò a dirsi Principi dal Medico. (Vedi Pescarie). La detta bottega servì sempre ad uso di farmacia, salvo un intervallo di tempo nel quale fu messa a drogheria da un certo Foco. Ultimamente apparteneva ai fratelli Malaguti di Crevalcore.

I suddetti stabili, assieme alla farmacia, furon poi acquistati da Pietro Pellegrino Ferri, che senza risparmio e con molta cura li ridusse ad un solo, abbellendolo e rendendolo nello stato in cui presentemente lo vediamo.

Per il proseguimento di questa strada fino alla piazza del Nettuno vedi Piazza di S. Pietro.

Aggiunte

1295, 2 luglio. Assoluzione data a Romeo, dal pescatore Guglielmo, di L. 20 pagate per saldo di 2000 pesci posti da detto Guglielmo nella pescaria del Pepoli, la quale era presso il castello della strada di Galliera. Rogito Petrizolo Vandoli. Si noti che il primo castello di Galliera non era ancora stato edificato, e che forse il Pepoli conduceva in affitto nel 1295 la casa del Prendiparte, comprata poi nel 1304, cioè nove anni dopo.

1299, 14 novembre. Casa di Benvenuto di Bonafede Curioni, sotto Santa Maria Maggiore, in via di Alidosio. Rogito Giovanni di Tommasino Crocenualdi.

1304, 13 febbraio. Compra di Andrea di Romeo del fu Zerra Pepoli, da Benuccio ed altri dei Prendiparte, di una casa con suolo ed edifizio sotto San Benedetto, per L. 500. Rogito Graziolo di Bolognetto.

1339, 23 aprile. Casa del fu Nascimbene, detto Benino, del fu Marcbesio Restani, aggiudicata a Leonardo Loiani, posta sotto Santa Maria Maggiore, e stimata L. 450. Confina gli eredi di Bartolomeo Saignini, Tederisio di Rolando Amati, le vie pubbliche, e il canale Navilio. Idem, parte di altra casa sotto detta parrocchia, per L. 165. Confina le vie da tre lati, e Pietro Benvertiti. Rogito Albertuccio del fu Pietro Rombodevini.

1340, 31 maggio. Pietro, detto Petrachino, di Ardizzone, notaro, lascia a Cilia e Berta di Francesco di Bonfante Angelelli, la sua casa grande nel borgo di Galliera. Rogito Bernardino da Quarto.

1346, 31 maggio. Pietro, detto Petrachino, di Ardizzone notaro, lascia a Cilia e Besia di Francesco di Bonfante Angelelli, una casa grande nel borgo di Galliera sotto Santa Maria Maggiore. Rogito Bernardino da Quarto.

1379. Calzolari Venente compra da Galeotto e da altri degli Usberti una casa sotto S. Benedetto, per L. 600. Rogito Gualterio Sanuti. Pare che sia uno della famiglia Venenti, che si dicessero a quei giorni Calzolari.

1399, 3 marzo. Locazione di Matteo di Paolo Benserviti, ad Urbano di Roberto da Saliceto, di una casa sotto Santa Maria Maggiore, per L. 20. Confina le vie pubbliche da due lati, le case di Santa Maria Maggiore, e Lanzalotto Uberti. Rogito Bartolomeo Carnelvari. Questa casa fu di Musotto Argellata. Bisogna avere presente che la casa ultimamente di Bologna era da Santa Maria Maggiore, che gli Argelati confinavano con due strade, e colla predetta casa dei Bologna.

1403, 8 febbraio. Compra Giovanni di Cino Sampieri, da Carlo di Fabio Argelati. una casa per indivisa con Giacoma di Segurano Argelati, sotto Santa Maria Maggiore, per L. 105. Confina Gaspare e fratelli, figli di Verro Caccianemici piccoli. Rogito Antonio di Fuccio Preti.

1403, 18 dicembre. Sentenza del giudice del Podestà a favore di Antonia Lambertazzi, vedova di Segurano Argelati, nella quale dichiara esser giusto il valore di una casa sotto Santa Maria Maggiore in Galliera. Rogito Bartolomeo Pellizzaro.

1411, 14 gennaio. Assoluzione fatta da Giacoma di Segurano Argelati, vedova di Giovanni Sampieri, ad Antonia Lambertazzi sua madre. Rogito Alberto Battagliucci.

1470, 6 novembre. Ratifica fatta da Antonio del fu dottor Antonio Ranuzzi, al dottor Girolamo, della vendita di una casa in Galliera a Domenico e fratelli Scarselli. Rogito Bonaventura Paleotti.

1480, 27 marzo. Compra Paolo del fu Marco Lupari, da Astorre da Faenza, un guasto dove furono due case con forno bruciate, sotto Santa Maria Maggiore in Galliera nell' angolo della via che va al Mercato. Rogito Bernardino Guastavillani. (Via Falegnami). Deve essere di sopra in causa della parrocchia.

1487, 28 marzo. Assegnazione di Matteo e fratelli, figli di Gio. Francesco Lupari, a Dorotea loro sorella, e moglie del dottor Angelo Ranuzzi, di una casa con orto sotto Santa Maria Maggiore. Confina le suore di Santa Maria Maggiore della Pugliola, la via pubblica, Antonio Sacchetti e Bartolomeo Chiarini. Per L. 100 d: oro. Rogito Eugenio Lupari.

1513, 18 giugno. Compra Gio. Battista del fu Carlo Rossi, alias Piperata, da Ercole del fu Carlo Savi, una casa sotto Santa Maria Maggiore, per L. 340. Confina la via nuova e i Ringhiera. Rogito Battista Bovi. Si noti che i Ringhiera non possedevano più gli stabili dove è ora la beccaria del serraglio.

1516. La casa dei Samacchini in Galliera, che confinava coll'Avesella, era stata dei Zambeccari, che la vendettero per L. 1400, a rogito di Tommaso e Bartolomeo Grengoli.

1522. Aldrovandi cav. Filippo Maria compra dal conte Aldrobandino Piatesi una casa grande in Galliera.

1536, 21 aprile. Bernardino di Carlo Bisesti da Carpi vende a Pietro di Giacomo Bonfigli tre case contigue con orti, sotto Santa Maria Maggiore, per L. 626. Rogito Pietro Antonio Stancari. Confina la strada da due lati, gli eredi di Lodovico Montecalvi. e quelli di Nicolò Fontana; e un orto confina con Alberto Cala successore dei Zaccari, o Zancari.

1540, 9 marzo. Locazione di Cesare Zani a Gio. Antonio Sangiorgi, anche a nome dei cavalieri Aldrovandino e fratelli, figli di Giovanni Malvezzi, di una casa con stalla, per annui scudi 56 d' oro, posta in Galliera sotto S. Giuseppe, in confine di strade davanti e di dietro (Avesella), e di Giulio Guidotti di sopra. Rogito Giovanni Battista Canonici.

1546, 23 giugno. Bolognini Gio. Francesco del fu Francesco, compra da Francesco Borgognini una casa sotto S. Colombano, ed altra casa, per L. 3200.

1550, 22 novembre. Compra Floriano Giovannetti, da Giuseppe Samacchini, una casa sotto S. Giuseppe in Galliera, per L, 690. Confina Bartolomeo Calvi, alias de Rubera, Alessandro Concllini mediante chiavica, e strade da due lati, cioè la strada di Galliera davanti, e lo stradello per il quale si va da Galliera al Mercato di sotto. Rogito Tommaso di Gabrielle Gherardi.

1573, 16 marzo. Sebastiano Ottani compra da Lorenzo Zanetti una casa sotto S. Benedetto in Galliera, la quale confina di dietro e a settentrione colle suore della Maddalena, e ad occidente coi Bulgarini, per L, 4100. Rogito Lodovico Ostesani. Dai confini pare la casa annessa al sagrato delle suore della Maddalena.

1587, 9 giugno. Compra di Giulio e Aloisio Cardelli, da Giulio Cesare Giraldini, della metà di una casa sotto S. Benedetto, per L. 6000.

Casa dell' eredità Sanuti sotto Santa Maria Maggiore. Confina la strada a mattina, Pietro Cavazza a sera, Battista Calcina di sopra, e Ippolito di Scarduino Scardui, o Scarduini, di sotto.

Altra casa della stessa eredità e nella predetta parrocchia, condotta dagli eredi di Amoretto Stiatici. Confina a mattina Lorenzo Cattani speziale, la strada a sera, coi beni della chiesa di Santa Maria Maggiore di sopra, il canale di Reno, e Lorenzo Bonacci di sotto. (Pare dalla spezieria del Sole).

1721, 6 agosto. Casa Canobbi Capponi, in Galliera, sotto S. Colombano.

1621, 13 novembre. Bolognini Girolamo del fu Marcello loca a Libera Grassi, vedova di Alberto Castelli, una casa grande in Galliera, per annue L. 600. Rogito Giovanni Ricci.

1600, 24 aprile. Orazio Giovanetti vende ad Ercole Abbati parte di casa in Galliera, posta sotto Santa Maria Maggiore, in contrada Belvedere di Galliera, per L. 700. Confina detta strada davanti, gli eredi di Alfonso de' Benini, gli eredi di Vincenzo dei Vincitori, e la via Galliera. Rogito Francesco Guidastri.

1607, 22 febbraio. Case di Emilio e di Alessio Viggiani, delle quali una sotto Santa Maria Maggiore, incontro a Reno, in confine degli eredi di Gio. Andrea Leoni, e di Emilio Viggiani, l'altra in detta strada e parrocchia, in confine degli eredi di Giulio Cesare Oretti, e di detto Leoni. Rogito Giuseppe Bruneri.

1617, 29 agosto. Il conte Giacomo Pepoli assegna in permuta a Giovanni Gessi una casa in Galliera del valore di L. 10000. Rogito Antonio Monticelli. Era in faccia a S. Benedetto.

1704, 22 settembre. Dote di Teresa Liberata Arriguzzi, moglie del dottor Giovanni Battista Flotta, di parte di una casa in Galliera, spettante a Paola Brigida Zavagli di lei madre, assegnatagli dal dottor Paolo Piella li 14 settembre 1693 in prezzo di lire 6689, 11. Rogito Scipione Uccelli.

1624, 30 maggio. Catterina di Lodovico Rusticelli, vedova di Giacomo Cavalca madre di Alessandro, comprò da Alessandro di Alemanno Guidotti una casa sotto San Benedetto in Galliera, per L. 10000. Rogito Gio. Battista Rosci.

1655, 15 novembre. Casa di Teresa Calvi annessa alle suore di Santa Maria Maddalena. Rogito Sforza Alessandro Bertolazzi.

1621, 15 settembre. Le dette suore comprano da Giovanni Ottani una casa sotto S. Benedetto per L. 7500. Rogito Antonio Nobili.

1624, 19 gennaio. Catterina Rusticelli, vedova del fu Giacomo Cavalca, a nome di suo figlio Alessandro, compra da Alessandro Guidotti una casa e casette sotto San Benedetto, per L. 15000. Rogito Gio. Battista Buosi.

1661, 24 settembre. Ercole Zanetti compra da Giacinto Laurenti due case contigue ridotte in una, poste sotto S. Benedetto, in faccia al sagrato della Maddalena, per L. 5000. Rogito Alberto Miglioli. Nel 1590 erano sotto S. Giuseppe. Confinavano con detto Ercole qual successore di Antonio Tubertini per compra fatta nel 1661. Rogito Miglioli. Questa casa fu venduta li 4 gennaio 1590 da Gio. Francesco Calvi a Bernardino Guilici, e da questi ceduta a Roberto Laurenti marito di Margherita Guilici. Dicesi ancora che guardavano nel lato anteriore verso il mercato delle bestie e alla strada che conduceva al detto mercato.

(1) Fabio Fabri

Quest'uomo rispettabilissimo, mancato ai vivi il giovedì Santo dell'anno 1869, appartenente ad una famiglia di tradizionale ricordanza, della quale tenemmo già discorso, cittadino benemerito, integerrimo, ed intemerato magistrato, che lo resero esemplare, e riverito sì dal foro tutto che da' suoi colleghi, ha diritto alla riconoscenza dell' editore di questa qualunque pubblicazione, perchè vuole si sappia esser dovuta al benevolo incoraggiamento che ne porse, ed alla più che amorevole insistenza praticata verso chi timoroso non azzardava provocare l' indulgenza de' suoi onorevolissimi concittadini.

Socio corrispondente di questa nostra Deputazione di Storia Patria fu da essa ufficiato a far parte di una commissione, che esaminar dovesse l' originale Guidicini per riferirne poi sul merito ed interesse suo intrinseco. Accettò cortesemente quest' incarico, quindi coll' approvazione de' suoi colleghi formulò regolare ed esteso rapporto, che se per consuetudine d'ordine non fu comunicata officialmente a chi d'interesse, lo si fu però confidenzialmente ed in termini che pienamente lo soddisfecero non solo, ma ben anco distrussero quella triste impressione che da taluno erasi cercato insinuare nell'animo altrui, il di cui nome a suo tempo sarà denunciato, siccome il compendio di quelle animosità che non vergognò mettere in opera volendo tradurre le fatiche di un benemerito raccoglitore in mero ufficio di manuense e non più.

Finche visse quel venerando cittadino non mancò di onorare de' suoi consigli l'umile editore di questa pubblicazione, non senza compiacersi doversene a lui il fortunato inauguramento, e ben ne duole sia esso mancato, non sapendo chi potesse rimpiazzarlo in quella ammirevole sollecitudine, vera emanazione di un cuore gentile che sentivasi trascinato proteggere chi adoperatasi per possibilmente illustrare la diletta sua patria.

(2) Tanara

Tutte le famiglie Tanari che sono in Bologna, e che in vari tempi vi son venute, hanno origine da Gaggio di Montagna.

Il ramo senatorio è diverso da tutti gli altri Tanari.

A Gaggio vi avevano tutti molti beni, anche prima che si trasferissero a Bologna.

Molti credono venisse quésta famiglia da Treviso, mediante un certo Tanaro Braga, che aveva per stemma una braga bianca in campo rosso, mutata poi in una luna, e dicono che costui discendesse da un certo Viviano assai celebre, che si portasse ad abitare nelle Alpi di Bologna, ma che però non si scordasse della sua potenza, perchè Castagnino Tanara, come dice Giovio a Lib. 38, porse grande aiuto a Cosmo Duca di Firenze contro i ribelli Pistoiesi, ed Antonio Tanara fu capitano della guardia di detto Duca.

Furono tanto amorevoli dei Papi, da soccorrere perfino con 2000 scudi d' oro Leone X, il quale in ricompensa diede la cittadinanza di Bologna a Zanotto di Tanaro, e a Bosio e Tanarino suoi figli, privilegio confermato poi da Clemente VII, Paolo IV, Giulio III, e Paolo V che loro donò l'arma, della quale poi si fregiarono.

Il primo Tanara che venne a Bologna dicesi che fosse Cristoforo sopranominato il Russo nel 1490.

Sul conto di questa famiglia corrono molte voci. Alcuni dissero che Alessandro Tanara fosse un fanciullo degli esposti rinvenuto nella chiesa di S. Petronio, e che trovandosi ivi accidentalmente il canonico Filippo Tanari, dicesse: "I miei fratelli non hanno eredi, portatelo a casa, e se riescirà un valent' uomo lo farò erede del poco che ho, se riuscirà cattivo lo caccierò alla malora". Ma questa voce vien distrutta dal trovarsi nel testamento di Cesare, che Alessandro era suo figlio, nè potea esser bastardo perchè figlio di detto Cesare e di Iacopa di Iacopo Monteceneri, che gli diede in dote L. 20000.

Quest'Alessandro natura lo aveva dotato di grande spirito e di mente elevata, doni di cui si servì per rialzar dei potenti ma pe' suoi fini. Però avendo accumulate ricche facoltà, ne venne che essendo monsignor Camillo Borghese Vice-legato di Bologna, di povera fa miglia fatto Nunzio di Spagna, chiedesse denari, per equipaggiarsi in tale occasione, ai primi mercanti e banchieri della città, i quali erano allora un Cornelio Malvasia, un Matteo Amorini ed altri, che per la povertà del prelato se ne schermirono con isvariàti pretesti. Venutone a cognizione Alessandro Tanari, si recò un giorno da Monsignore e lo pregò di recarsi in casa sua per osservare una raccolta di pitture, del che lo compiacque; e quando Alessandro gli ebbe mostrato le pitture grandi, lo condusse in un gabinetto dove ne aveva altra raccolta di piccole, e dopo aver anche queste osservate, Alessandro azzardò dirgli sapere che egli non aveva potuto avere denari da alcun banchiere, e che perciò Monsignore facesse capitale di lui, del che Monsignore ne lo ringraziò senza però chiedergli cosa alcuna. Allora Alessandro aprendo uno scrignetto pieno d'oro, questo, disse, è tutto al servizio di V. S. Illustrissima, e Monsignore ritirandosi per covenienza, Alessandro glielo vuotò nel cappello, ma per l'estremo bisogno in cui versava lo accettò, e domandandogli quando dovesse farne la restituzione, Alessandro rispose quando potrebbe, e se non avesse potuto per lui sarebbe stato lo stesso. Lo ringraziò Monsignore di un tanto servigio e ne promise il meritato guiderdone.

Passato Monsignore in Ispagna fu fatto Cardinale da Clemente ViII, poi dopo la morte di Leone XI, fu eletto Papa col nome di Paolo V, il quale tosto scrisse ad Alessandro esser venuto il tempo di rimunerarlo pei benefici ricevuti, che perciò gli mandasse tosto a Roma Giovanni Nicolò suo figlio, che lo mise in prelatura. Fece Alessandro conte di Piavola e tesoriere di Bologna. Gio. Nicolò, più savio di Paolo suo fratello che era dissipatore e pazzo cervello, fu richiamato dal Padre, e Paolo V condiscese che rinunziasse alla prelatura. Fece Paolo cavaliere di Malta, il quale fu mandato in Piemonte alla guerra, dove commise molti errori. Tornò in patria fuori di casa sua e separato da' suoi.

Da Paolo V ebbero pure il senatorato, e furon fatti marchesi della Serra.

Avevano altare e sepoltura in Santa Maria Maggiore.

In Roma avevano sepoltura nella chiesa di Santa Maria Maggiore della Vittoria.

Nel 1604 il ramo senatorio stava in Strada Maggiore. Gli antichi Tanari avevano le loro case in Galliera rimpetto ai Fibbia, che Alessandro vendette ad Annibale Ranuzzi, e i Ranuzzi ai Volta.

Il ramo senatorio possedeva i seguenti beni:

Tenuta Cavallina con bel palazzo fuori porta S. Vitale.

Tenuta con palazzo a Bazzano.

Tenuta con palazzo a S. Benedetto.

Tenuta con palazzo a Gaggio di Montagna.

Tenuta a Bargi.

Tenuta a Monterenzio.

Il ramo Tanari da S. Domenico, di più remota installazione in Bologna che non è il senatorio, ebbe l'eredità Mattugliani, e la casa da S. Domenico, ove abitavano, era dei Mattugliani, loro pervenuta in causa di Giulia di Rinaldo Mattugliani moglie di Vincenzo di Cristoforo Tanari, sposata li 29 ottobre 1701, e detto Vincenzo era nipote dell' altro Vincenzo autore dell' opera l'economia in villa.

Il casino con terreni al Marazzo presso Castel S. Pietro apparteneva ai Crescimbeni.

Avevano pure beni con casino nel Comune di S. Vitale.

Marchese Antonio del marchese Gio. Nicolò, senator V, fu dottor in leggi e avvocato concistoriale nel 1740. Essendo premorto il marchese Luigi, suo fratello maggiore, per mantenere la famiglia abbandonò Roma, dove fu fatto senatore per rinunzia del padre. Nell'ottobre del 1764 sposò Maria Maddalena di Ottavio Bali del Rosso di Firenze, la quale morì in Pisa la notte del venerdì 12 febbraio 1768 per etisia. Nel giugno del 1770 passò a seconde nozze colla N. D. Giustina del N. U. sig. Gio. Francesco Sagredo patrizio Veneto. Il marchese Antonio morì d'idropisia di petto li 23 ottobre 1771 a ore 11 1/2, e fu sepolto nell' Annunziata. Di Giustina Sagredo lasciò un figlio unico infante detto Sebastiano Antonio, il quale nel 1785 era nel collegio dei Nobili in Bologna, sotto la tutela di Giustina sua madre, la quale per chirografo apostolico la ritenne benchè ritirata nelle monache di Gesù e Maria. La detta Giustina era vedova di Carlantonio Zani.

Marchese Cesare del marchese Gio. Nicolò, senator II, fu marito di Laura Carpegna, una sorèlla della quale fu maritata negli Albergati. Fu fatto senatore nel 1669 per rinunzia del padre, e ambasciatore ordinario di Bologna a Roma dal 1690 al 1700. La moglie era nipote del Cardinal Carpegna, e morì in Roma li 7 febbraio 1697 d' anni 72. Fu sepolta in Roma in Santa Maria della Vittoria nel tumulo Tanara.

Dal Reggimento, li 2 giugno 1700, con voti 22 di 32 senatori ebbe licenza di ripatriare per le sue istanze replicate dopo molti anni d' ambasciata presso la Santa Sede. Li 8 ottobre 1701 giunse a Bologna e seco condusse sua figlia Diane moglie del senator Antonio Campeggi, col quale non voleva convivere. Li 20 febbraio fu giudice nella giostra alla quintana. Era fratello del Cardinal Sebastiano. Mori li 15 settembre 1711 d'anni 85. Fu uomo savio e prudente, pieno di qualità distinte, e molto versato nelle cose pubbliche, protettore delle scienze e mecenate generoso di chi applicava alla patria illustrazione, ben dissimile da suoi posteri spiegatissimi non curanti, ed avversi a tutto che la riguarda. Fu sepolto nella chiesa dell'Annunciata nell'arca dei Tanara, essendo di questa famiglia la capella maggiore di detta chiesa.

Marchese Franciotto del marchese Cesare, senator III, fu marito dì Vittoria Malvezzi, dotata di L. 56000. Morì di parto li 12 novembre 1680, e fu sepolta nel Corpus Domini.

Marchese Giovanni Nicolò del conte Alessandro, senator I, marito di Lucrezia Ghisilieri, fu fatto senatore in luogo del conte Francesco Maria Boschetti. Fu conte di Piavola e marchese della Serra. Li 12 giugno 1613 si adottorò. Fu Referendario dell'una e dell' altra segnatura. Da Gregorio XV fu fatto governatore di Fano, di Fabriano, e presidente di Montalto, e da Urbano VIII governatore di Rimini. Si ammogliò, e rimasto vedovo, si fece sacerdote. Fu tesoriere apostolico in Bologna. Avendo avuto i Tanari la tesoreria per circa 30 anni, ciò moltissimo contribuì ad arrichìrli. Fu eletto ambasciatore per ricevere il Cardinal Barberini Legato. Fu abbreviatore de' Parco Minori. Ebbe quattro figli, tre maschi e una femmina. Rinunziò il senatorato a Cesare suo primogenito. Fu del collegio dei Giudici, e morì in casa propria.

Marchese Gio. Nicolò del marchese Franciotto, senator IV, fu marito di Teresa di Costanzo Zambeccari, la quale mori li 4 maggio 1764 a ore 3 di notte d'anni 85 dopo più d'un anno d' apoplessia, e fu sepolta nel Corpus Domini. Egli mori li 19 giugno 1776 a ore 11, alla Cavallina, di risipola cancrenata, in eta d'anni 97.

Nel 1701 andò a Firenze per vedere la promessa sposa Teresa Zambeccari, che era in quella corte dama della gran duchessa. Li 20 gennaio 1702 giunse la sposa, e si maritarono li 22 in S. Damiano. Li 6 gennaio 1707, essendo principe dei Gelati, tenne in casa sua l'accademia. Li 4 novembre 1708 fu mandato con Alessandro Sampieri a Cento dal Senato per trattare col Maresciallo Daun, e li 9 novembre tornò a Bologna coli' accordo fatto coi Tedeschi. In novembre di detto anno fu di nuovo spedito col suddetto a Forlì al detto Maresciallo per esser indenizzato da saccheggi sofferti dalle truppe, che bloccavano forte Urbano. Li 26 gennaio 1709 fu mandato dal Senato col marchese Monti e Alessandro Sampieri al quartier generale a Faenza a congratularsi col generale Daun dell' accordo col Papa. Nel 1710 giostrò alla quintana. In novembre del 1711 parti per Roma colla moglie.

(3) Fibbia

Alcuni dicono che Castruccio Castracani, Duca di Lucca, fra i vari figli avesse Enrico ed Orlando, e che dal primo discendino gli Antelminelli di Lucca, e dal secondo, mediante Francesco suo figlio, i Fibbia di Bologna.

Nell' Archivio si trovano altri Fibbia, cioè Bartolomeo di Pasquale che era del Consiglio dei 2000 nel 1292. Lorenzo uno dei sedici riformatori nel 1412, Biagio detto Bolognino, che sposò Iacopa. di Ghilino Bianchetti, e andò con Antonio Bentivogli a prender possesso di Castel Bolognese.

Questa famiglia possedeva le cariche di pagatore delle guardie, di campioniere del dazio del pesce, della munizione, e delle fosse della città, che rendevano molto emolumento.

Questa famiglia si estinse, e l'eredità passò ai marchesi Fabri.

Furon fatti conti da Urbano VIII.

Nel 1597 avevano beni a S. Giovanni in Persiceto con capellina in luogo detto la Romita.

Possedevano terreni e palazzo fuori porta S. Donato, in luogo detto Pipola, o Spipola.

Nel 1287 avevano case in Saragozza sotto le Muratelle.

Nel 1602 Roberto di Marcantonio era della parrocchia di Santa Maria Maggiore.

Alessandro di Antonio Galeazzo, senator II, fu accademico Torbido, detto l'Assicurato. Armeggiò nel torneo del 1628.

Conte Alessandro del conte Matteo, senator V. Successe a Matteo suo padre, che gli rinunziò il senatorato li 22 luglio 1700 in forza di un breve avuto. Ne prese possesso li 30 luglio dello stesso anno, e poi ne vendette il jus al marchese Francesco Monti. Ebbe in moglie Girolama dal Medico vedova di Gianandrea Landini. Suo padre, oltre il senatorato, gli rinunziò ancora le cariche della munizione, e le fossa della città.

Li 14 marzo 1702 diede piattonate ad un marchese Imperiali di Genova, e furono spartiti dalla contessa Anna moglie del conte Giulio Cesare Fibbia suo fratello, poi si accomodarono. Nel 1705 avendo avuto lo sfratto da Bologna per controversie insorte col conte Giulio. Cesare suo fratello, fu preso in grazia dalla Regina di Polonia quando passò per Bologna, ma questa grazia si restrinse ad un semplice salvacondotto.

Alla carica di munizioniere incombeva la custodia delle artiglierie della città, e con questa andava unita quella delle fossa della città. Questa carica fu confermata da Urbano VIII al senator conte Matteo Fibbia, e riconfermata da Alessandro VIII al suddetto Alessandro Egli con beneplacito apostolico, nel 1705 la rassegnò al marchese Paris Grassi per far dispetto al conte Giulio Cesare suo fratello, il quale avendo avuto per alcuni anni in affitto le fossa, non pagò mai un soldo. Morì li 24 settembre 1721.

Conte Matteo di Antonin Galeazzo, senator IV. La sera prima della sua morte rinunziò la dignità senatoria al figlio per breve di Alessandro VIII, e divise le cariche ai figli, e cioè ad Alessandro la munizione e le fossa della città, e a Giulio Cesare il posto di pagatore delle guardie e di campioniere sopra il dazio del pesce. Morì d' apoplesia li 23 luglio 1700, in venerdì, a ore 21 1/4, d'anni 86, e fu sepolto in S. Benedetto. Sua moglie fu Camilla di Marcantonio Zambeccari, ultima del suo ramo, già stata moglie del conte Angelo Zani, poi del conte Francesco Tarlato Pepoli.

Il detto conte Fibbia, prima dì morire, aveva intenzione di rinunziare il senatorato al conte Giulio Cesare suo figlio prediletto, ma questi generosamente esortò il padre a lasciarlo al primogenito.

La suddetta Camilla Zambeccari morì pur essa d' apoplesia li 23 dicembre 1700 senza aver testato, e fu sepolta in S. Benedetto. Era creduta ricca di contanti, d' argenti, e di gioie, perciò Giulio Cesare tentò negli ultimi momenti di sua vita, che facesse testamento a suo favore, ma mentre era per riuscirvi, sopravenne Sulpizia Fibbia sua figlia, vedova di Ridolfo Bonfioli; il conte Giulio Cesare le venne incontro e la cacciò di casa. I di lei figli Bonfioli cercarono il conte per vendicarsi, ma questi fuggì da Bologna. Col tempo poi si composero fra loro.

Conte Marco Sitico di Antonio Galeazzo, fu senator III.

Conte Roberto di Marcantonio, senator I, marito di Dorotea Bonfioli, fu fatto senatore in luogo del conte Camillo Ranuzzi Manzoli, e fatto conte da Urbano VIII. Era dottor in leggi.

(4) Aldrovandi

Gli Aldrovandi dicesi che discendano de un Longobardo detto Ildebrando.

Altri dicono che vengono da Firenze.

È certo però che si chiamavano dal Vivaro per aver gran tempo abitato nel Vivaro, e nelle sue vicinanze.

Anticamente abitavano a Castel de' Britti, onde spesso si trovano nominati Aldrovandi di Castel de' Britti.

Avevano beni a Castel de' Britti che passarono ai Fava.

La casa che ultimamente apparteneva ai Bavosi nella piazza di Santo Stefano e nella cantonata della via del Vivaro, era la senatoria Aldrovandi.

Gli Aldrovandi erano sostituiti all'eredità del marchese Filippo Bentivogli.

Nel 1241 avevano beni nel comune di S. Marino.

Nel 1534 ne avevano a Sant'Antonio di Savena, in luogo detto S. Zan Polo.

Nel 1494 possedevano in Santa Maria in Duno.

Nel 1503 avevano beni a Piumazzo.

Nel 1686 erano conti di Guia nel Modenese.

Nel 1598 conti di Viano nel Reggiano. Avevano sepoltura in Santo Stefano, e in S. Salvatore nella capella di Sant' Antonio.

Nel 1524 in S. Petronio fu fondato un benefizio da Pietro Marco.

Nel 1633 il conte Filippo del conte Pompeo acquistò i casamenti e orto che formavano parte del monastero delle monache di Santa Maria Maggiore, sotto la qual parrocchia Gio. Francesco di Nicolò vi abitava nel 1494.

Alcuni Aldrovandi nel 1503 e 1517 abitavano sotto S. Gervasio.

Il famoso Ulisse abitava nel Vivaro, ed aveva un casino fuori porta S. Vitale, dove già si conservava una memoria lasciata dal medesimo presso una capelluccia, ma essendo stata riedificata la casa dal proprietario Ercole Petroni forse più non esiste.

Ercole di Filippo Maria, senator V, marito di Alessandra Foscarari, nel 1586 fu in vestito dal Duca di Ferrara della contea di Guia per scudi 42000 d' oro, ma nel 1593, per innosservanza delle convenzioni, gli fu tolta, e ne fu investito il conte Ercole Tassoni Ferrarese. Mori li 19 dicembre 1598.

Ercole di Filippo, marito di Smeralda Marescotti, poi di Maria Giulia Albergati, senator VIII, andò in Francia col Cardinal Ghigi nipote di Alessandro VII. Fu cavaliere molto stimato, ed amabilissimo per la sua cortesia.

Filippo Maria di Sebastiano Aldrovandi, alias del Vivaro, senator III, marito di Ginevra Lupari, fu fatto senatore da Leone X nel 1513. Morì li 25 marzo 1541 secondo il Rinieri, che poche righe dopo dice li 25 maggio. Il suo senatorato passò a Giovanni suo cugino.

Filippo di Pompeo e di Laura Malatesti, senator VII, nel 1607 ebbe uno schiaffo dal conte Prospero Coltelli, e li 19 novembre 1618 fecero la pace alla presenza del Legato.

Li 5 luglio 1620, essendo in truppa col marchese Fabio Pepoli suo cognato, assalirono e ferirono il conte Guidantonio Barbazza. Questi, li 28 aprile 1620, da S. Giorgio si battè coll'Aldrovandi, e lo ferì. Nel 1622 facendo lega col marchese Fabio Pepoli nella inimicizia coi Barbazza, il detto marchese Fabio fu ucciso dal conte Guidantonio Barbazza, e l'Aldrovandi fu in pericolo di esser tolto di vita dai conti Ugo e Giacinto Barbazza.

Nel 1620 sposò Isabella secondogenita del marchese Cesare Pepoli, che portò in casa Aldrovandi la Giovannina con otto possessioni e palazzo, e parte della tenuta Colombara Storta.

Filippo dol conte Ercole e di Smeralda Marescotti, senator IX, detto Marescotti per eredità del conte Riniero Marescotti suo zio materno, sposò Elena Pepoli. Li 16 giugno 1700 fu eletto ambasciatore a Boma con voti 26 favorevoli sopra 35 votanti. In dicembre partì per Roma con sua moglie, con Nicolò suo fratello, e col conte Alessandro Pepoli suo nipote Li 29 gennaio 1701 ebbe la sua prima udienza dal Papa. Il suo seguito fu di 24 livree, di 5 carozze, e di 60 altre carozze di corteggio. Li 7 agosto 1709 giunse da Roma alla sua villa di Camaldoli, avendo avuto il permesso di stare due mesi a Bologna, nel qual tempo monsignor Pompeo suo fratello disimpegnò le incombenze dell'ambasciata. Li 18 gennaio 1710 partì per Roma; infermatosi a Pesaro, fu ricondotto a Bologna li 6 febbraio, e riavutosi fu riconfermato ambasciatore li 8 giugno 1710. Li 16 maggio 1711 fu letta una sua lettera in Reggimento, in cui chiedeva licenza di rinunziare per infermità.

Li 12 giugno fu posta ai voti la sua richiesta, ed ebbe 10 votanti contrari; li 13 fu riproposto, e confermato, ma con cinque voti contro. In agosto andò ai bagni di Lucca, e nel 1715 terminò la sua ambascieria, poi tornò a Bologna. Nel 1724 fu rieletto ambasciatore, e nel 1731 ripatriò. Li 26 agosto 1748, in lunedì, a ore 18 3/4, d' anni 89 meno circa un mese, morì in Bologna d'asma convulsiva, e consumato dalla vecchiaia.

Giovanni di Gio. Francesco, senator IV, marito di Elisabetta Bolognetti, poi di Bianca Orsi, fu fatto senatore dopo Filippo Maria Aldrovandi il primo ottobre 1541 in luogo del cugino. Aveva beni a Castel de' Britti. Fu uomo molto pratico negli affari, perciò mandato dal Senato più volte a Roma in qualità di ambasciaiore. Mori li 13 giugno 1583.

Gio. Francesco di Nicolò, senator II, fu uno dei quattro ambasciatori spediti ad Imola per offrire la città a Giulio II dopo la fuga dei Bentivogli. Fu marito di Francesca Barbazza, poi di Lodovica Zanetini. Mori nel 1512,

Gio. Francesco del conte Riniero, senator IX, marito di D. Lucrezia del marchese Alfonso Fontanelli di Reggio, mori in Modena la notte del 12 gennaio 1780 a ore 4 1/4 di idropisia. Fu sepolto a Viano suo feudo nel Modenese.

Riniero del conte Filippo, senator IX, fu marito di D. Anna Colonna. Fece annullare il testamento del cardinal Pompeo di lui zio. Morì il primo settembre a ore 18 3/4 nel palazzo della Fontana, di febbre acuta. I funerali furon fatti li 4 settembre in Santa Maria Maggiore, ove fu sepolto.

(5) Fava

Si crede che un certo Mezirando Bresciano, Potestà di Bologna, abbia dato origine a questa famiglia, ma vari documenti assicurano che è antica Bolognese, proveniente da certo Oddo della Romeggia, che ne era signore circa il 1200, e cominciò a chiamarsi dalla Fava.

Nel 1347 Pietro di Guidotto era della parrocchia di Santa Maria Maggiore.

Nel 1505 Andrea di Guglielmo era drappiere e strazzarolo.

Nel 1530 Annibale d'Andrea era della parrocchia della Maddalena.

Del 1514 Francesco d'Antonio, del 1538 Guglielmo di Cesare e Maria Iacopo di Guglielmo, e del 1554 Baldesserra di Francesco erano della parrocchia di S. Nicolò degli Albari.

Nel 1569 Pier Francesco aveva casa presso quella dei Loiani, poi Riario, come pure Ottaviano d'Annibale l'aveva sotto la parrocchia di Santa Cecilia. Ebbero sepoltura in S. Gio. in Monte ed in S. Giacomo.

Nel 1582 Camillo di Girolamo esercitava l'arte della seta e della lana, ed era della parrocchia di S. Procolo.

Nel 1592 avevano beni a S. Giovanni in Triario, a Bagnarola, ed una bottega nelle Spaderie.

Nel 1559 Annibale di Giulio era della parrocchia di S. Tommaso di Strada Maggiore.

Ramo Fava detti da Stifonte, perchè possedevano terreni con antico palazzo e torre nel detto Comune. Si suddivise poi in vari rami, per la maggior parte però ridotti a stato assai povero, avendo già alienato quasi tutto il possedimento a Stifonte, anzi alcuni furono ridotti ad esercitare arti meccaniche per vivere, però questo ramo non ha rango nelle famiglie nobili come gli altri Fava. I beni che possedevano a Castel de' Brìtti erano degli Aldrovandi. I predetti rami Fava da Stifonte derivano però indubitatamente dalla nobile famiglia Fava, e si ritirarono a Stifonte trovandosi di facoltà ristrette. Si mantennero per qualche tempo con impieghi nobili, e per lo più militari, ma poi diramandosi in vari rami, e cosi diminuendo le facoltà, e molto avendo speso nella curia Criminale, si ridussero in povero stato.

Ramo da S. Domenico, che abitava nel bel casamento che fa angolo alla via del Cane e alla via larga di S. Domenico, rimpetto ai Barbazza, il qual casamento ha due facciate ornate di macigni. Questo ramo s' estinse nel 1639 in Iacopo Maria di Guglielmo di Iacopo Maria, e la detta casa passò al ramo della Madonna di Galliera. Possedevano beni a Marano.

Ramo da S. Salvatore, che abitava rimpetto a detta chiesa, allo scoperto, nella casa poi affittata ai Dazieri Morelli. Questo ramo si estinse nel 1730 nel conte Alberto d'Orazio, e la sua eredita, in causa di Laura d' Orazio, passò agli Albizzi di Cesena. Possedeva beni a Cazzano e a S. Martino in Soverzano, che furon comprati dai fratelli Chiesa periti. Nel 1623 avevano beni anche a Bagno di Piano.

Ramo della via dei Vitali, che si estinse, e la sua eredità passò all'ospedale della Morte. La casa fu comprata da Antonio Pederzani. Aveva beni a Funo, a Casadio con ma gnifico palazzo di campagna fabbricato con molta spesa, che fu atterrato dall' erede ospedale, che ne vendette i materiali.

Ramo delle suore della Maddalena, che abitava nell' angolo di Strazzacappe in Galliera. Estintosi il ramo della Madonna di Galliera, questi della Maddalena comprarono quel palazzo, e vi si trasportarono ad abitarlo. Da non molto un cadetto di questi, ammogliatosi, tornò ad abitare in detta casa rimpetto alla Maddalena, e vi formò un nuovo ramo Fava, che nel 1773 era continuato da Alessandro del conte Nicolò. Questo ramo aveva beni e bel palazzo situato in delizioso poggio a Ceretolo.

Ramo della Madonna di Galliera. Il palazzo fu già abitato da un ramo antico e diverso dal presente, che si estinse in Antonio di Francesco Fava, dopo la di cui morte, come fu detto più sopra, il detto palazzo fu comprato da quelli che abitavano dalla Maddalena. Si pretende che i presenti Fava siano discendenti da un Ercole che assunse il cognome Fava per esser figlio di Fabio Lana e di Smeralda Fava, e per la morto di Ercole Fava suo cugino, seguita senza figli nel 1605, assunse il cognome Fava. Ma i predetti conti Fava pretendono veramente discendere dal detto Ercole Fava figlio di Lodovico di Galeotto Fava. Questo ramo ebbe un eredità Ghisilieri, e però ne porta il cognome e ne inquarta le armi. Ebbero pure l'eredità di Gio. Francesco Rossi Poggi, e parte di quella di monsignor Lattanzio Sega Vescovo d' Amatunta, della quale gli toccò il bel casino Sega a Castenaso.

Il conte Nicolò Fava, della famiglia che abitava di faccia alle suore di Santa Maria Maddalena di Galliera, ebbe in madre una sorella della moglie del notaio Arcivescovile Antonio Franchi. Fu uomo alquanto irascibile, non privo di certo tal qual talento. Nella sua gioventù gli fu mestieri fuggire da Bologna per essere incorso in seri guai col Cardinal Legato Boncompagni, e riparare a Modena ove vi si trattenne parecchi anni. Avuta l'eredità dei Fava che dimoravano di faccia alla Madonna di Galliera, si compose colla Legazione, e ripatriato sposò una Marescotti Berselli, e cioè una Mattarelli pronipote dell' oste della Marescotta fuori di Strada Maggiore. Giunto il 1796 si spiegò animoso partigiano dei Francesi, ed in casa sua inaugurò un club nel quale fu formulato un indirizzo a Bonaparte firmato da molti, onde ottenere che Bologna non fosse restituita al Papa. Impiegato dal governo provvisorio, e specialmente nella guardia nazionale, non mancava ogni sera ammonire i giovani nazionali imbrandendo la spada perchè giurassero — mai più Papa — Fu esso spedito al congresso di Peggio e Modena, dove vieppiù manifestò i suoi principi democratici, ed in guisa tale che fu scelto per andare ambasciatore a Parigi per la repubblica Cispadiana, e dal congresso eletto membro della medesima. Bonaparte però non assentì, e così, invalsa la certezza che non godesse della stima del generale, non fu più, siccome lo era dapprima, considerato dal partito, ma anzi negletto ed abbandonato. Indispettitosene il Fava diedesi alla vita devota ed al più spiegato attaccamento per il Papa. Ma ciò che è ben singolare da notarsi si è che in questa sua, direm così, rinnegatone ebbe a compagno il marchese Davia che era stato parecchi anni rinchiuso nelle carceri dei Sant'Uffizio, da dove era riuscito fuggirne miracolosamente rifugiandosi a Modena, e quivi conosciutisi strinsero amichevoli rapporti fra loro. Il Fava e pel suo subitaneo cambiamante e per le sue intemperanze politiche non fu mai più tenuto in verun conto dal Governo Italiano. Esso però, governato sempre da una prepotente smania di primeggiare, dopo l'abdicazione di Bonaparte, seppe insinuarsi nell'animo di parecchi Bolognesi che si erano sempre conservati riverenti pel partito Pontificio, talchè questi lo mandarono a Vienna perchè si adoperasse pel ritorno del Papa a Bologna, siccome seguì, ma non certamente per mezzo suo, dacchè il congresso non lasciossi giammai influenzare da un uomo della sua tempra. Pure per munificenza del Santo Padre gli furono accordati duemila scudi annui sopra i sali e tabacchi. Il marchese Angelo Marsili, già senatore, temendo che una sua figlia potesse essergli chiesta in matrimonio da un generale austriaco, cercò di maritarla su due piedi, e presentatosi il figlio di Nicolò glie l'accordò tosto con una dote richissima, ma senza l'assenso della nobilissima sua parentela, e specialmente del conte Carlo Caprara che non volle nemmeno intervenire alle nozze.

(6) Andrea Sirani

Andrea Sirani nacque in Bologna li 4 settembre 1610, e mori li 21 maggio 1670.

Elisabetta, di lui figlia, era nata alli 9 di gennaio 1638, e mori a 27 anni li 28 agosto 1665. Che che ne dicano parecchi cronisti questa celebre pittrice, intagliatrice e musicista, morì per propinato veleno. Venne sepolta in S. Domenico nell'arca dei Guidotti.