N.391 - Palazzo Marescotti

Cartigli

Palazzo Marescotti

Costruito nel 1508, epoca alla quale risale il portale, forse appartenuto al palazzo Bentivoglio; la facciata restò incompiuta. L'interno fu ammodernato, per volere di Raniero Marescotti, a partire dal 1680. Lo scalone fu progettato da Giangiacomo Monti (1680-87). All'interno le sale, al piano nobile, furono affrescate da D. M. Canuti, con stucchi di G. F. Bezzi (1682), da M. A. Franceschini e E. Haffner (1682), da G. e A. Rolli (1683) e il grande salone da G. e A. Rolli (1687) e G. A. Caccioli (1709).

Indirizzo:

via Barberia, 4

Guidicini

Palazzo dei Marescotti. Deriva questa illustre famiglia dalla Valle del Lamone per un Alberto padre di Amadeo Calvi, che venne a Bologna nel 1272. Si dicevano dei Calvi, cognome che ritennero per molto tempo anche dopo l'aver adottato quello di Marescotti da Marescotto di Nicolò notaro pro-zio del famoso Galeazzo di Lodovico di Giovanni del detto Nicolò che dicevasi Marescotti Calvi.

Il ramo primogenito ebbe termine nel senatore Riniero di Annibale, morto li 11 aprile 1690 in Firenze, dei quale fu erede la sorella Smeralda, moglie del senatore Ercole di Filippo Aldrovandi, che perciò si dissero Aldrovandi Marescotti.

Il ramo cadetto finì col conte Ercole del conte Luigi, ultimo dei Marescotti Calvi di Bologna, morto nel 1824, la cui eredità è passata nel conte Luigi di Filippo Marsili Duglioli, in causa di Elena Maria di Gio. Luigi Marescotti, madre del predetto erede.

Sussistono però li Marescotti Calvi in tre famiglie romane, e cioè nei Marescotti, nei Ruspoli e nei Capuzucchi, le quali posseggono tuttavia parte di questo palazzo e delle sue adiacenze.

Il famoso Galeazzo di Lodovico nel 1443 liberò Annibale Bentivoglio dalla rocca di Varano in un modo prodigioso. L'amicizia che lo legava ai Bentivoglio in seguito gli fu funesta e specialmente nel dì 24 giugno 1445, giorno dell'assassinio di Annibale, in cui perdette tre fratelli, ed egli potè a grande stento salvarsi colla fuga. Il terribile Galeazzo vendicò il sangue de' suoi con quello dei Canetoli; nè fu pago se non quando vide rovinato pur anco il loro palazzo ch'ergevasi dov'è di presente la chiesa di S. Gregorio (V. Via Battisasso). Prosperò Galeazzo in ricchezze e discendenze, ma Agamenone, di lui figlio, lasciatosi sedurre dai Malvezzi fece parte della loro congiura contro Giovanni II Bentivogli, il quale perdonò generosamente ai Marescotti; se non che Ermete, figlio di esso Bentivogli, dopo tredici anni fece aspra vendetta sopra sette dei Marescotti figliuoli di Galeazzo, il quale come amantissimo della patria seppe sopportare tanta disgrazia, e per nobile sentimento seppe anche sacrificare gran parte de' suoi più cari e delle immense sue ricchezze. Fu uomo di strenuo coraggio, di forza proverbiale, e del pari scienziato ed erudito, talchè con molto sapere e leggiadria compendiò i fatti più salienti che riguardano la fuga di Annibale Bentivogli, nonchè le guerre da lui sostenute. Questa preziosissima leggenda trovavasi presso la superstite famiglia Marescotti che ne permise una copia al Ghiselli per la Biblioteca Universitaria, poi al Guidicini.

Diversificano l'una dall'altra in questo, che il Ghiselli ne curò soltanto la parte storica ed il Guidicini di più la dizione testuale. Galeazzo alli 6 settembre 1502 morì d'anni 96 con sospetto di veleno, e fu sepolto senza pompa nella chiesa di San Domenico. Un atto di Giulio II delli 16 aprile 1507 concede alla famiglia Marescotti l'esenzione di tutti i dazi ed angarie, lo che mostra che essa famiglia non era più legata coi Bentivogli come si vedrà in appresso.

Gli Archivi Marescotti ed Aldrovandi non somministrano che poche notizie degli acquisti fatti dai Calvi in questa situazione, ma è certo che nel 1408 vi possedevano. I confinì della casa dei Marescotti sotto S. Martino dei Santi confinavano li 26 gennaio 1507 colla via da quattro lati, e cioè Barbaria, Belfiore, Via del Collegio di Spagna e Borgo Ricco, più con gli eredi di Lorenzo Basenghi di Giacomo e Bernardino Fornari e con Guidantonio Merlini, rogito Gio. Righetti.

1146 li 26 febbraio. La casa grande o il palazzo confinava colla casa rossa dei Marescotti, rogito Lodovico Pandolfi. Ercole di Galeazzo meritò l'odio pubblico per esser stato uno degli autori della rovina del principesco palazzo Bentivogli in via S. Donato.

Gaspare Scappi, giovine di grande ardire, meditò la vendetta sopra il palazzo Marescotti e la mise ad effetto il 17 gennaio 1508 sulle 10 o 11 ore della notte, coll'aiuto dei Poeti, Felicini. Pepoli e Fantuzzi, facendo saccheggiare e rovinare questo palazzo, ed obbligando i Marescotti ad abbandonare Bologna, siccome facevano il 20 susseguente, ritirandosi verso la Romagna. Gli storici narrano che si stentò ad appiccarvi il fuoco ed a demolirlo, essendo fabbricato in volta.

Nel 3 di luglio rimpatriarono i Marescotti e furono ricoverati ed alloggiati per ordine del governo bolognese nelle case degli Scappi. Il Legato card. Francesco Alidosio arrivato li 9 giugno dell'anno stesso si procurò una nota dei distruttori del predetto palazzo somministratagli da Vincenzo Dosi, da Gio. Cancro o Cancaro, da Giulio Argelata, da Nicolò Marescalchi, e da Gasparo de' Pini, e condannò i delinquenti ad una tassa d'opinione a titolo di spese per rifabbricar il palazzo medesimo, la quale produsse ducati 55200 da soldi 70, e cioè Sc. 39659. I maggiori tassati furono Antonio da Panico per ducati 1250, Troiano Morandi 1400, Gio. Felicini Sc. 1715 e la Camera di Bologna 200.

Li 6 settembre 1508 furono assolti da qualunque pena pecuniaria e corporale, Lodovico Carlo, e Vincenzo fratelli e figli di Matteo Magnani, per qualunque delitto di lesa maestà per essi e pel fu Bartolomeo altro loro fratello, tanto per la demolizione del palazzo Marescotti, che per la presa della Porta di S. Mamolo, grazia compartitagli dal Cardinal Legato.

Li 15 luglio il Legato pubblicò un invito d' appalto per la detta rifabbricazione che fu concessa a mastro Gio. Beroaldo per ducati 17000 coll'obbligo di dar compito il lavoro entro mesi 18. Ignorasi il motivo che indusse a lasciare la fabbrica imperfetta, non essendosi all'esterno finito che il portico. Le scale e l'appartamento nobile è opera del succitato conte senatore Riniero, il cui erede Aldrovandi cedette il tutto ai Marescotti nel 1600 per la somma di Sc. 16000. Nella loggia havvi una lapida che dice: "1515 8 dicembre Venne a Bologna Leone X e cantò messa li 13 in S. Petronio. Il cristianissimo Re Francesco di Franza entrò li 11 e partì li 15, e Leone li 18".

Estinta la famiglia de' Marescotti, questo palazzo e l' eredità loro passò ai Marsili Manzoli, che aumentarono le fabbriche di questo locale dalla parte di mezzogiorno, acquistando posteriormente all' ingresso le porzioni spettanti ai Marescotti ed ai Capuzucchi di Roma. Il conte Marsili Duglioli vi ha stabilito il suo domicilio li 8 maggio 1828.